Asante Tanzania

Partenza 20 Gennaio Il nostro viaggio non è decisamente partito con il piede giusto! Abbiamo acquistato i biglietti della EgyptAir a 646 Euro Milano-Nairobi con scalo al Cairo; a Nairobi avremmo dovuto incontrare la guida che ci avrebbe portato in Tanzania con uno shuttle e lì avremmo iniziato il nostro safari. Ma pochi giorni prima della...
Scritto da: emi.ale
asante tanzania
Partenza il: 20/01/2008
Ritorno il: 02/02/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
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Partenza 20 Gennaio Il nostro viaggio non è decisamente partito con il piede giusto! Abbiamo acquistato i biglietti della EgyptAir a 646 Euro Milano-Nairobi con scalo al Cairo; a Nairobi avremmo dovuto incontrare la guida che ci avrebbe portato in Tanzania con uno shuttle e lì avremmo iniziato il nostro safari. Ma pochi giorni prima della partenza sono scoppiati i disordini in Kenya e la Farnesina ci ha consigliato di non muoverci via terra, così siamo stati costretti ad aggiungere la tratta Nairobi-Kilimangiaro Airport con la Precision Air (149 Euro). Ma una volta arrivati alla Malpensa ci è stato comunicato che, causa nebbia, il volo Milano-Cairo era stato dirottato su Genova (…E noi siamo di Genova!!!). Caricati tutti in fretta e furia sui pullman abbiamo raggiunto l’aeroporto ligure dove siamo stati in attesa di partire (e di qualsiasi informazione, cibo e bevanda!) per ben 5 ore partendo così per il Cairo con 10 ore di ritardo e di conseguenza perdendo tutte le nostre coincidenze! Arrivati in Egitto alle 7 del mattino un’altra buona notizia ci ha accolto: il primo volo per Nairobi c’era alle 10.40 di sera! L’unica nota positiva è stata avere stretto una bella amicizia con dei nostri compagni di sventura, Gianluca, un simpatico ragazzo di Imola e Liliana e i suoi due figli che hanno davvero fatto tanto per aiutarci. Per disagio arrecatoci, la EgyptAir ci ha accomodato in un hotel fino al momento della partenza e una volta arrivati a Nairobi, per nostra fortuna, la Precision Air ci ha convertito i biglietti dell’aereo perso con il primo volo in partenza per il Kilimangiaro Airport. Alla fine di tutto ciò avevamo comunque un ritardo di 24 ore sulla nostra tabella di marcia e praticamente abbiamo dovuto saltare la visita ad Arusha che avevamo programmato per il giorno del nostro arrivo. Così, per non perdere neanche un minuto di tempo, appena scesi dall’aereo abbiamo subito iniziato il tanto sospirato safari. Questo lo abbiamo prenotato dall’ Italia tramite internet con la Swala Safaris (www.Swalasafaris.Com), una modesta agenzia tanzaniana e il signor Gamaliel si è adoperato per programmarlo in base ai parchi che desideravamo visitare (prezzo totale 2 persone comprensivo di ingresso ai parchi, 6g-5n pensione completa 3.000$) con una guida tutta per noi, il simpatico John! 22 Gennaio LAKE MANYARA Il parco si estende per 330Kmq di cui, durante la stagione delle piogge, due terzi sono ricoperti dal lago. A ovest confina con quella meravigliosa scarpata che è la Rift Valley e ad est proprio con il Lago Manyara. Essendo in stagione secca, la pista seguita dai fuoristrada era, purtroppo, molto trafficata. Il parco è abitato da circa 350 tipi di uccelli, noi siamo riusciti a vedere fenicotteri, pellicani, aironi, cicogne e tanti altri. Che emozione vedere le giraffe, gli elefanti con i cuccioli proprio a fianco alla nostra jeep, i babbuini rincorrersi e spulciarsi, intere famiglie di facoceri, dik dik, impala e bufali. Gli ippopotami li abbiamo visti un po’ da lontano così come in lontananza abbiamo visto le zebre mentre dei leoni che si arrampicano sugli alberi neanche una traccia… A dormire ci hanno alloggiato al Buganvillea Safari Lodge, un villaggio di bungalows bellissimi con tanto di caminetto, immersi nel verde, con un’ottima e abbondante cena.

23 Gennaio SERENGETI Di buon ora siamo partiti alla volta del Parco Nazionale del Serengeti. Per raggiungerlo abbiamo attraversato la Ngorongoro Conservation Area, fermandoci in un punto panoramico per ammirare il famoso e fantastico cratere. Dopo un’abbondante tragitto, tra sali e scendi, rigorosamente in sterrato (John ci ha fatto provare anche l’ebbrezza della velocità!), siamo arrivati in un villaggio Masai. Qui con 50$ i locali hanno cominciato a danzare e cantare per noi, coinvolgendoci in prima persona nei loro balli, ci hanno fatto visitare una loro casa spiegandoci le usanze della tribù e infine ci hanno portato nella scuola dove, appena entrati, come quando si inserisce una moneta nel juke box, i bambini hanno cominciato a cantare e a pronunciare i numeri in swaili e in inglese. La nostra visita si è conclusa dopo aver girato il market pieno di collane, bracciali ed altri oggetti molto carini fatti a mano. Dopo un’ora abbondante di viaggio durante il quale abbiamo visto parecchi animali, siamo entrati nel Serengeti Park. Il parco è un insieme di sconfinate pianure di più di 14.000 Kmq ad un’altitudine tra i 1.000 e i 2.000 m. E’ qualcosa di unico! Come d’incanto migliaia di gnu e di zebre ci hanno accompagnato nel nostro viaggio. Abbiamo visto moltissimi animali, le iene, lo sciacallo, giraffe, elefanti (pochi per la verità), gazzelle, struzzi…Molti dei quali ci hanno addirittura attraversato la strada. Ma l’emozione più forte, naturalmente, l’abbiamo vissuta assistendo ad una scena degna di documentario. Una dozzina di leoni si stava sfamando con una carcassa di un giovane bufalo, mentre sull’albero sopra le loro teste gli avvoltoi aspettavano di poter godere degli avanzi. Finito il pranzo i leoni sono andati ad abbeverarsi in un fiume vicino, passando proprio davanti alla nostra jeep e ad un certo punto uno di loro ha cominciato a soffiare in maniera strana verso l’acqua; è così che ci siamo accorti della presenza di due coccodrilli! John ci ha detto che siamo stati fortunati perché non è facile vedere i leoni mangiare. Ma il nostro lucky day non finiva qui! Due leonesse e tre cuccioli e un po’ spostato, solitario, un bel maschio si godevano le ore più fresche della giornata. Un nutrito gruppo di ippopotami immersi nelle acque di un fiume e per finire uno stupendo leopardo appollaiato su un ramo di un’acacia hanno concluso il nostro secondo giorno di safari.

Il meritato riposo lo abbiamo passato al Ngome Tented Camp, un campo tendato di nuova costruzione, proprio nel bel mezzo della savana. Letto con zanzariera, bagno in tenda, ottimo cibo e un incredibile silenzio interrotto solo dai versi dei numerosi animali notturni.

24 Gennaio SERENGETI La giornata odierna l’abbiamo trascorsa nella parte centrale del Serengeti cioè quella vasta zona che va dal Retima Hippo Pool al Lake Magadi. La cosa più incredibile è la varietà di paesaggi che passano da interminabili distese di erba alta e gialla, priva di alberi, a verdeggianti colline ricche di acacie tra le quali spuntano i lunghi colli delle giraffe. Sotto un sole equatoriale abbiamo ammirato ancora tantissimi animali, il topi, i facoceri, un’intera famiglia di manguste tutte su due zampe ad osservare i nostri movimenti, gli impala, gli elefanti e molte “vanitose” giraffe che, quasi, si mettono in posa per essere fotografate. Abbiamo visto due famiglie di leoni, una addormentata all’ombra delle acacie, l’altra in lento movimento tra l’erba alta della savana. L’incontro più ravvicinato della giornata l’abbiamo avuto all’Hippo Pool, un grande stagno dove decine di ippopotami erano felicemente a mollo. John ci ha fatto scendere a piedi fino alla riva del fiume ed è stato bellissimo sentire i loro versi, vedere i cuccioli che, come i bambini al mare, alzandosi da terra si sono tuffati tutti assieme, tutto sotto lo sguardo di due coccodrilli impietriti a prendere il sole sulle rocce. Per il packed lunch abbiamo fatto sosta in un’area pic nic dove c’eravamo solo noi e una gruppo di giraffe che guardandoci con curiosità ci ha fatto capire che i veri intrusi in quel paradiso eravamo noi. Il Serengeti Sopa Lodge è stata la nostra base di rientro per la giornata odierna. Siamo arrivati un po’ prima rispetto agli altri giorni forse perché John voleva farci godere della piscina e della vista mozzafiato sulla savana che il lodge può offrire. Per com’è strutturato non è bellissimo ma le camere sono enormi, con due letti matrimoniali, un bagno grande e con tanto di cena accompagnata dai canti tipici del personale tuttofare. Un lusso esagerato, in una terra così povera, che per noi sa poco di Africa.

25 Gennaio SERENGETI L’area del Seronera è stata la tappa della giornata. Ed è stato un giorno molto fortunato! Appena partiti di prima mattina un gruppo di giraffe stava tranquillamente mangiando all’ingresso del nostro lodge. Che fosse la giornata buona lo si è capito dopo neanche un’ora di auto, quando un bel esemplare di leopardo si è fatto ammirare sdraiato su un ramo di albero di salsicce. Questi felini sono molto difficili da vedere, non solo perché ce ne sono pochi, ma anche perché tendono a riposare su alberi non proprio vicini alle strade percorse dalle jeep. La varietà di piante del Seronera, che va dalle palme, alle acacie, agli alberi delle salsicce ospita tantissime aquile mentre nell’erba spuntano numerosi mucchi di terra dentro i quali si svolge la vita delle termiti. Abbiamo incrociato una colonia di babbuini che, come su una passerella hanno sfilato sotto i nostri occhi, chi senza curarsi della nostra presenza, chi, mettendo al sicuro il proprio piccolo sotto la pancia. Quando siamo arrivati ai piedi di uno dei numerosi Kopje, dei blocchi rocciosi alti anche più di 10 metri, ci siamo subito accorti della presenza di tre leoni. Questa specie di isolotti di pietra in mezzo alla savana servono spesso da rifugio per questi felini e per i serpenti. Nel Seronera vi è l’unico centro informazioni per turisti della regione con un percorso, dove, sia in swahili che in inglese viene spiegato l’ecosistema del Serengeti. Un’area pic nic completa il centro e lì abbiamo pranzato contornati da uccelli e manguste. Nei pressi del Seronera Air Strip, una delle piste di atterraggio del Serengeti, ci aspettava l’ennesima fortuna della giornata; una coppia di ghepardi riposava all’ombra di un albero. Ancora non sappiamo come John abbia potuto vederli, un po’ per l’erba alta e un po’ per la distanza, ma ci ha assicurato che è difficile avvistarli perché oltre ad essere animali notturni, tendono a spostarsi su zone molto ampie. Prima di rientrare al Sopa Lodge siamo riusciti ancora a vedere delle simpatiche scimmie blu intente a spulciarsi e molti altri animali tra cui varie famiglie di elefanti. 26 Gennaio CRATERE DI NGORONGORO Oggi, purtroppo, è stato l’ultimo giorno di safari e siccome la base di rientro era Arusha che dista molti Km dal parco del Serengeti, siamo partiti molto presto. Nel lungo tragitto che dal nostro lodge ci ha condotto al Cratere del Ngorongoro abbiamo avvistato interminabili branchi di gnu e zebre, avvoltoi, una colonia di simpaticissime manguste e numerose aquile, una in particolare appollaiata a bordo strada, pronta a farsi fotografare. L’emozione più grande è stata quando una leonessa, uscendo dall’erba si è messa proprio davanti alla nostra jeep, passando ad un metro dal finestrino. Noi eravamo in fibrillazione, è stato bellissimo, lei non era per nulla spaventata e con i suoi occhioni gialli ci ha guardato più volte. Siamo tornati anche un po’ indietro con l’auto per fare più foto. E’ stata un’esperienza unica, da pelle d’oca, che auguriamo a tutti di provare! Abbiamo proseguito il viaggio entusiasti e man mano che ci spingevamo verso il sud del Serengeti il numero degli animali cresceva a dismisura, tutti ai bordi del percorso, sembrava quasi che si avvicinassero per darci l’ultimo saluto! Tantissime iene come non avevamo mai visto prima, un infinito numero di gazzelle, struzzi… Prima di entrare nel cratere abbiamo incontrato tante giraffe; loro non vivono in questo circo vulcanico perché le è troppo difficile scendere per i ripidi pendii. All’ingresso siamo stati “assaliti” dai giovani Masai con i loro souvenirs, io ho scambiato il mio orologio con una lancia ma ancora adesso non so chi dei due abbia veramente fatto l’affare! Il cratere fa parte della regione protetta di Ngorongoro, l’ottava meraviglia del mondo e dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. Si è formato dopo l’esplosione del camino di un vulcano ed è 16 Km di larghezza per 20 di lunghezza. Si entra dall’alto e si scende per le sue boschive pareti per un dislivello di più di 600 m. E’ qualcosa di meraviglioso, indescrivibile! Siamo passati dalle savane arboree dei pendii alle steppe erbose del fondo del cratere. Gnu, bufali, zebre, gazzelle, iene, sciacalli, facoceri. Il Lago Magadi, nella parte centrale, è l’habitat di migliaia di fenicotteri. Dalla jeep si vedeva un’enorme macchia rosa. Siamo stati fortunati, come ci ricordava la guida, perché abbiamo visto ben 4 rinoceronti neri, l’unico big five che ancora ci mancava, anche se con l’aiuto del binocolo. Ma il bello doveva ancora arrivare! Un leone maschio con la sua maestosa criniera se ne stava sdraiato nella savana, mentre a poca distanza, su una roccia, una leonessa giocava con i suoi due cuccioli. Che bello vedere la mamma rotolarsi su se stessa, essere così amorevole con i suoi piccoli. Abbiamo scattato tantissime foto, aiutati anche dai tre che sembrava provassero piacere ad essere immortalati! Ormai era ora di pranzo e John ci ha condotto in un autentico paradiso, un piccolo stagno con a mollo degli ippopotami circondato da prati dove abbiamo potuto rilassarci un po’. Peccato solo che tutti i fuoristrada per il lunch facciano capolino qui, infatti dopo pochi minuti vi era alloggiato un vero parco auto. John ci ha raccomandato di mangiare a bordo della jeep perché sui prati è molto pericoloso per la presenza di numerose aquile che in picchiata si avventano sul cibo dei turisti. E non sono leggende! Infatti siamo stati testimoni della scena: un uomo ignaro si è visto portare via dalla mano il suo sandwich. Il tutto si è risolto con delle grasse risate ma John ci ha detto che con il becco sono in grado di staccare anche delle dita! Dopo esser riusciti a vedere ancora degli struzzi e pochi elefanti che, però, nell’erba così bassa sembrano essere ancora più ingombranti, ci siamo buttati nella strada che si inerpica sui pendii e ci siamo avviati verso l’uscita di questo splendido paradiso naturale. Un autentico temporale e la grandine (in Africa!!!) ci hanno sorpreso lungo il tragitto e ho dovuto inventarmi copilota per non far appannare il parabrezza visto che le bocchette del vecchio land rover non sputavano un filo d’aria! Sulla strada per Arusha ci siamo fermati in uno shop per fare acquisti, ma da queste parti sparano alto, bisogna contrattare fino alla fine. Cena e notte all’Arusha Crown Hotel, situato proprio davanti allo stadio, in Makongoro Rd., in un quartiere poco sicuro (evitare di uscire la sera).

27 Gennaio ZANZIBAR STONE TOWN Dopo aver salutato un po’ dispiaciuti John, al quale eravamo ormai affezionati, siamo saliti sul volo Precision Air che ci ha portati a Zanzibar. L’aeroporto di Arusha è piccolissimo, le bording e i tickets per i bagagli sono compilati rigorosamente a mano, ma proprio all’ingresso della sala d’attesa (all’aperto…) vi è un negozietto di souvenir che vende oggetti carini a prezzi ragionevoli. A Stone Town avevamo prenotato l’albergo tramite internet, il Narrow Hotel, ma pensavamo di non trovare nessuno ad accoglierci all’aeroporto anche perché nessuno aveva risposto all’ultima mail inviatagli; invece un simpatico signore di mezz’età con un cartello con su impresso il mio nome sbagliato ci aspettava all’uscita. Nonostante ci abbiano assegnato la 301, la deluxe suite, la stanza con più finestre e ben due camere da letto, non era di certo una reggia, ma quando si deve rimanere dentro certi budget ci si deve accontentare (30$ con colazione). Appena usciti dall’hotel, alla prima indicazione chiesta, un simpatico locale, Said, ci ha condotto nel punto richiesto e da lì è diventato il nostro accompagnatore ufficiale per il soggiorno a Stone Town. In cambio di una mancia ci ha guidato per il labirinto di vicoli della città e ci ha portato nei negozi più nascosti e cheaper dove da soli non saremmo mai arrivati. Tra gli shop merita una citazione lo Zanzibar souvenir shop in Hamamni St., dove un artigiano costruisce bellissime scatole di legno tipiche dell’isola, molto più economico rispetto ad altri e lo Zanzibar art gallery che vende a prezzi bassi vestiti, borse, scarpe, tappeti ecc. Cuciti da donne locali proprio dentro al negozio. Stonetown è famosa per i bellissimi portoni dei suoi palazzi, di influenza araba e indù. Said ci ha condotto al Beit El-Ajaib (la Casa delle Meraviglie), uno degli edifici più belli che ospita il museo nazionale si storia e cultura di Zanzibar, al Vecchio Forte dove solitamente si svolgono i concerti, alla Cattedrale Anglicana e l’antico mercato degli schiavi che però era chiuso. Dopo aver visto la Cattedrale di St. Joseph, le varie moschee e i bagni persiani di Hamani, i primi bagni pubblici di Stone Town, la nostra guida ci ha portato a vedere gli artigiani lavorare il legno , il mercato Darajani, con i suoi banchetti di spezie, frutta e verdura e il pittoresco mercato ittico dove i venditori allestiscono una vera e propria asta e i vincitori buttano i soldi sui pesci già ricoperti di mosche…! I giardini Forodhani, in riva al mare, punto d’incontro dei cittadini, erano chiusi per lavori di restauro. I venditori di specialità gastronomiche si sono spostati con i loro carretti in una traversa limitrofa. Un salto veloce alla casa dove è nato il grande Freddy Mercuri e poi Said si è accordato con un conoscente per farci portare il mattino seguente a Changuu. Alla sera abbiamo mangiato al Passing Show Hotel, segnalatoci da Said, un locale senza pretese dove tanti swahili si siedono anche solo per vedere la tv. Con 6.800 scellini abbiamo cenato e poi rientro in albergo nel totale buio dei vicoli di Stone Town.

28 Gennaio STONE TOWN – KENDWA L’isola di Changuu o Prison Island dista pochi Km da Stone Town ed è raggiungibile con delle barche motore nel giro di mezz’ora. Noi abbiamo pagato 20$ a testa perché non c’era nessun altro ma se il numero dei partecipanti aumenta il prezzo diminuisce. Sull’isola, una volta sede della prigione di Zanzibar, vive una colonia di 110 tartarughe terrestri dalla più giovane di pochi giorni di età alla più vecchia che ha 170 anni! Sono però confinate in uno spazio recintato che ha reso per noi la visita un po’ meno bella, pensando di trovarle del tutto libere sull’isola, ma è comunque simpatico poterle accarezzare e fare le foto insieme. Abbiamo fatto i primi bagni africani dopo di che siamo rientrati a Stone Town. Fatti gli ultimi acquisti e salutato Said all’una siamo saliti sullo shuttle che ci ha portato a Kendwa. Eravamo convinti di avere prenotato tramite internet dall’Italia ma una volta arrivati al Kendwa Rocks (www.Kendwarocks.Com) il nostro “banda” non era disponibile… Per una notte abbiamo dormito in un bungalow in muratura, dal secondo giorno fino alla fine della vacanza ci siamo trasferiti nel banda (bungalow di legno e foglie di palma) nel frattempo liberatosi allo stesso prezzo del bungalow (35$ con colazione) ma decisamente più caratteristico. A Kendwa, che si verifichi il fenomeno della bassa e dell’alta marea non ci sono problemi per fare un bagno o stare in spiaggia, visto i lunghi e larghi arenili che caratterizzano la località. Abbiamo fatto lunghe passeggiate durante il nostro soggiorno e provato diversi ristoranti. Generalmente tutti buoni come qualità, variano invece leggermente sui prezzi. Il più costoso è proprio quello del Kendwa Rocks mentre merita una visita per un ottimo pan cake banana il White Sun Beach Hotel, al Mocovilla Bar servono degli ottimi piatti di pesce accompagnati da riso e patate mentre una buona pizza si può gustare al Bikini Bar e Restaurant. Per trascorrere una giornata un po’ diversa abbiamo effettuato un’escursione all’isola di Mnemba, incuriositi dalla descrizione entusiasta della Lonely Planet. Alla prenotazione presso una delle piccole “agenzie” in spiaggia, per un totale di 50.000Tsh, circa 40 Euro, ci era stato assicurato di poter visitare l’isola sulla quale avremmo mangiato dell’ottimo pesce al barbecue. Invece è stato quasi un sequestro di persona, visto che non abbiamo mai toccato terra e al posto del pesce ci hanno servito della semplice frutta. Dapprima l’equipaggio ci ha raccontato che l’isola è privata e non si ci può sbarcare per poi dirci che quando il mare è agitato ci sono problemi per attraccare. Risultato: tutti scontenti e parecchi partecipanti, noi compresi, che hanno sofferto per il mare grosso che ha fatto da cornice a questa indimenticabile giornata. E’ quindi doveroso informarsi bene prima della prenotazione, affinché una bella gita non si trasformi in un incubo! Uniche consolazioni un branco di delfini che è passato vicino alla nostra barca ed una mezz’ora di snorkelling dove abbiamo potuto vedere coralli e tanti pesci coloratissimi. Andrea e Liliana, due simpatici ragazzi romani conosciuti a Kendwa, ci hanno inoltre raccontato di esser stati vittime di un raggiro: accordatisi per un’escursione, pagandola anticipatamente e sotto costo ad un ambulante sulla spiaggia (un certo Gelsomino), al momento della partenza nessuno si è presentato a prelevarli! In conclusione della nostra vacanza ci sentiamo di giudicare imperdibile il safari e per quanto riguarda Zanzibar, bellissima, un po’ troppo cara la costa e i “locali” tendono ad escogitare tutti gli espedienti possibili per spillare soldi ai turisti.

CONSIGLI UTILI: • In tutta l’isola di Zanzibar gli sportelli automatici per prelevare denaro si trovano solo a Stone Town • Il Kendwa Rocks come quasi la maggioranza di resort accetta solo contanti • I pochissimi che accettano le Carte di Credito praticano interessi fino al 15% • Per telefonare in Italia spendendo veramente poco si possono acquistare le schede sim della compagnia telefonica Zantel compatibili con i nostri cellulari • Per girare e conoscere meglio Stone Town farsi accompagnare da uno dei tanti abitanti che si improvvisano guide (noi disponiamo del numero di Said, assicurando la sua competenza e il suo inglese molto comprensibile) • Binocoli e un cappellino per il safari • Tassa di entrata in Tanzania 50$ di uscita 30$. Per il semplice passaggio a Nairobi 20$ • All’aeroporto di Zanzibar il personale addetto pretende mance per non aprire e controllare il bagaglio • Lungo le strade dell’isola non fotografare e riprendere mai i poliziotti che effettuano i posti di blocco e di controllo • Per cambiare denaro rivolgersi sempre ai bureau de change per evitare di avere dei cambi sfavorevoli come 1.000Tsh = 1$ e 1$ = 1Euro!!! • Per uno spuntino conveniente rivolgersi ai beach boys che procurano dell’ottima frutta fresca



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