Surma d’Etiopia
I Surma sono una popolazione di origine nilotica che vive nell’Etiopia occidentale vicino al confine col Sudan ed essendo una delle popolazioni più isolate d’Africa sono riusciti a mantenere quasi intatti i loro usi e costumi.
Coperti(si fa per dire) solo da un pezzo di stoffa appoggiato ad una spalla gli uomini accudiscono le loro vacche da cui ricavano latte e sangue mentre le donne accudiscono i figli,raccolgono tuberi e frutta e coltivano il sorgo (simile al mais) da cui ricavano una birra molto alcolica e molto apprezzata a tal punto che non è raro vedere uomini e donne completamente ubriachi.
Molte donne portano il cosiddetto piattello labiale come le vicine “cugine” della popolazione Mursi nella bassa valle dell’Omo.Questo piattello consiste in un disco di argilla o legno che viene inserito nel labbro inferiore precedentemente tagliato e vi posso assicurare che alcune donne “indossano” dei piattelli così grandi che solo il guardarle da un senso di fastidio.
Gli uomini praticano il bodypainting (colorano e disegnano il corpo con linee e curve) e partecipano alla cerimonia della Donga dove,completamente nudi e pitturati,si affrontano in duelli cruenti muniti di bastoni lunghi circa 2 metri.
Con l’appoggio di un Tour Operator etiope siamo partiti da Addis Abeba e abbiamo attraversato l’altopiano toccando le città di Jima e Mizan Teferi fino al villaggio di Tum,punto ideale per escursioni in territori Surma,Sono stati necessari 3 giorni di viaggio in strade quasi sempre sterrate ma di una bellezza paesaggistica incredibile e che hanno dato modo di vedere l’arretratezza e la dignitosa grande povertà di questa terra.Dal villaggio di Tum abbiamo raggiunto in fuoristrada e non facilmente la località di Maji a 3000 metri di altitudine e centro principale della popolazione Dizi.Abbiamo messo il campo su una collinetta dalla cui sommità il panorama spaziava a 360 gradi e sembrava di essere sul tetto del mondo.Dal giorno dopo è cominciata la vera avventura ,9 giorni in territorio Surma .
Ci si spostava a piedi o a dorso di mulo e alla sera si preparava il campo e si montavano le tende per la notte.Il gruppo consisteva in 9 muli e 14 persone (4 noi e 10 di supporto) compreso 3 guardie armate per scoraggiare eventuali incursioni di banditi sudanesi.Abbiamo visitato numerosi insediamenti Surma,abbiamo assistito ad alcune loro cerimonie e soprattutto abbiamo avuto la fortuna di assistere alla Donga(non facile da vedere in questo periodo dell’anno).Per il ritorno ad Addis Abeba abbiamo privilegiato un’itinerario passante dalla città di Metu (stupende le cascate del fiume Sor) e da Nekmete.
E’ stato un viaggio vero e difficile,dai fuoristrada impantanati alla stanchezza di giornate passate a camminare o a dorso di mulo,dal “gattonare” su sentieri immersi nel fango all’affidarsi a fiumi e torrenti per lavarci,dalla guerra invincibile contro ragni e insetti alle ferite inferte dalle spine delle acacie africane,dagli spari ricevuti durante la cerimonia della Donga all’attraversamento con corde e liane di un fiume inaspettatamente gonfiato da piogge a monte ,dalla fuga da un villaggio in cui la situazione stava precipitando all’esperienza terribile del pernottamento in un Hotel “locale” sulla strada per Addis Abeba.
Mia figlia dice che è stato un viaggio difficile da raccontare e si ha la sensazione di un viaggio immaginato e non vissuto da come sono state forti le emozioni provate.
Un viaggio incredibile alla scoperta di un luogo dove il tempo si è veramente fermato e dove i Surma rappresentano (ancore non so per quanto) l’ultima Africa.