Tra Masai e giraffe- riserva Kimana

Ll Kimana Wildlife Sactuary è una splendida riserva faunistica nei pressi della strada che collega il parco di Amboseli allo Tsavo Ovest. Nasce nel 1996, in seguito ad un'interessante alleanza tra Masai ed autorità locali (KWS-Kenyan Wildlife Service). I Masai sono rimasti spesso esclusi dalle varie iniziative del Kenya volte a portare turismo e...
Scritto da: letiziax
tra masai e giraffe- riserva kimana
Partenza il: 14/02/2007
Ritorno il: 28/02/2007
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 3500 €
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Ll Kimana Wildlife Sactuary è una splendida riserva faunistica nei pressi della strada che collega il parco di Amboseli allo Tsavo Ovest. Nasce nel 1996, in seguito ad un’interessante alleanza tra Masai ed autorità locali (KWS-Kenyan Wildlife Service). I Masai sono rimasti spesso esclusi dalle varie iniziative del Kenya volte a portare turismo e quindi ricchezza. Ci voleva qualcosa che permettesse di integrare le loro magre risorse, senza venir meno alle forti tradizioni di queste tribù.

La riserva faunistica viene in gran parte donata alle comunità masai. In cambio i fieri guerrieri si sono impegnati a non cacciare animali in via d’estinzione come leoni o elefanti.

I Masai hanno anche diritto ai proventi che derivano dal walking safari intorno alla pozza d’acqua permanente dove vivono gli ippopotami. Infatti sono proprio i ragazzi della tribù a scortare i turisti nella passeggiata a piedi. Come ho già scritto nella mia opinione sullo Tsavo, nella classifica Masai l’ippopotamo è al secondo posto come pericolosità, dietro al bufalo.

Da qualche anno parte della riserva appartiene all’African Safari Club che vi ha costruito alcuni lodge e una pista di volo.

Proprio la possibilità di arrivare via aerea ci ha convinti a scegliere questa meta, per evitare a Letizia ore e ore di percorso su strade dissestate.

Si parte nei pressi di Mombasa, a pochi chilometri dal nostro hotel e si raggiunge il Kimana in poco più di un’ora di volo su piccoli aeroplani a 16 posti.

Il tragitto è molto suggestivo: Mombasa dall’alto, la costa, i corsi d’acqua nell’interno, le capanne e le distese brulle…Avvicinandosi, lo spettacolo del Kilimanjaro innevato toglie il respiro. Si atterra in mezzo alle zebre che pascolano tranquille.

Il Kimana è una riserva piccola, di soli 40 ettari, ma è ricchissima di fauna selvatica.

Oltre alle varie uscite alla ricerca degli animali, il safari prevede anche un’interessante sosta alla clinica veterinaria dove vengono curati gli animali feriti o gli orfani, che vengono nutriti e poi riabituati alla vita libera che è giusto che abbiano.

Gli ospiti d’onore sono un leone di due anni e due giovani leonesse. Sono tutti cuccioli trovati feriti nei dintorni. Si pensa che qualche Masai non troppo ligio alle regole abbia cacciato la loro mamma e che, quindi, i piccoli siano rimasti orfani ed incapaci a provvedere a se stessi.

Ormai sono quasi pronti a tornare nella savana.

Una leonessa ha iniziato a guardare Letizia con bramosia, soffermandosi sulla sua carne tenera di bimba…L’intero gruppo si è accorto dell’interesse della belva: per fortuna il recinto era resistente! I Lodges dell’ASC sono all’interno della riserva. In alternativa vi sono tre campeggi, due dei quali costano più dei lodges …La Lonely Planet riporta un prezzo di 750 dollari per il più caro, che sorge all’interno di una riserva masai protetta di 400 Km2.

Normalmente una delle uscite comporta anche la visita al villaggio masai. Nel periodo della nostra visita, questa attività è stata sospesa perché c’erano in corso le elezioni di un qualche capo e di solito ciò avviene con polemiche, litigi, baruffe…Insomma, tutto il mondo è paese.

Il nostro autista, però, ci ha condotti vicino alla pozza d’acqua dove vengono a riempire le taniche le donne e i bimbi della tribù. Quindi li abbiamo potuti incontrare e naturalmente abbiamo dovuto acquistare qualche loro manufatto.

Devo confessare che di rado ho trovato braccialetti più miseri…Spesso erano solo un filo di perline.

I bambini avevano chiari in faccia i segni di una cattiva alimentazione e della mancanza di vitamine: qui frutta non ce n’è e i Masai allevano bestie, ma non coltivano nulla. Mangiano carne, bevono il latte e il sangue degli animali. Il sangue abbassa il livello di colesterolo, che altrimenti sarebbe elevatissimo. Le vitamine, però, rimangono un grosso problema e ciò era ben visibile dalla pelle butterata e dalla dentatura non sana delle persone che abbiamo incontrato.

Le altre uscite sono state interamente rivolte alla fauna: babbuini, giraffe, elefanti, sciacalli, zebre, facoceri, kudù, antilopi alcine, bufali, cervicapre, antilopi nere, orici, gnu, dik dik, impala, gazzelle e uccelli coloratissimi di cui non ricordo i nomi… Anche qui non abbiamo visto i grandi predatori…Peccato.

La sagoma del Kilimanjaro ci ha accompagnati per tutti i tre giorni. Al mattino presto si scorge la vetta innevata, che al pomeriggio è di solito offuscata dalle nubi.

Ci è stato detto che in Tanzania le piogge sono state molto meno abbondanti e che, quindi, gli animali si sono spostati qui dal Serengeti . Che fortuna! Come accade sempre, le uscite più belle sono state quelle del primo mattino ( partenza alle 6). A quell’ora c’è più fresco e gli animali non dormono rintanati nella boscaglia, come accade nelle parti più torride della giornata.

Mi è piaciuta tutto di questo safari: il progetto da cui nasce la riserva, l’esempio di come si possano coniugare tradizioni ed esigenze turistiche…Ho apprezzato i tentativi di preservazione ed implementazione della fauna e il grande rispetto dell’ambiente da parte delle comunità locali.

Ho visto animali liberi e placidi e uomini che si occupano di loro senza interferire troppo nelle loro abitudini.

Il Kimana è valso da esempio ad altri progetti simili, che per fortuna, si stanno espandendo a tutto il territorio. Ottimo, no?



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