Hasta la vista madrid
L’albergo assegnato è il Florida Norte, un 4 stelle (considerate un nostro 3 stelle) con qualche annetto sulle spalle, ma tutto sommato non male e ben posizionato (zona Campo del Moro, a venti metri dalla stazione della metro di Principe Pio ed in prossimità del Palacio Real).
Tenuto conto che l’Iberia non vi dà neanche un bicchiere d’acqua se non a pagamento, dopo aver posato le valigie e guardato l’orologio dato che il pulmino ci ha messo quasi 90 minuti (il traffico di Madrid è portentoso) mi obbligo a mangiare da un Mc D…’s di fronte all’albergo. Erano anni che non lo facevo più!!!, ma compenso la mollezza del pane, l’insipidità dell’hamburger, la pesantezza delle fettine di cetriolo, con il sorriso di mia figlia (ma perché i bambini sono così attratti da ..’sti posti?). A seguire ci facciamo un giretto d’assaggio per la città: salita fino al Palacio Real e antistante Plaza de Oriente (bello, ma ripassateci di notte che allora diventa fiabesco), girovaghiamo per le stradine ed arriviamo nella Gran Via. Da qui decido di puntare verso est fino ad arrivare a Plaza de Espana. Mentre camminate non dimenticatevi di guardare verso l’alto, vi servirà per abituarvi a questa parte della città, costruita a partire dal 1910 e proseguita durante la dittatura di Franco, dove si voleva evidenziare che ci si trovava nella capitale di un’antica e potente Nazione. Il culmine, anche in senso metrico, si raggiunge in Plaza de Espana, con un paio d’ ingombranti palazzotti di 30 piani. Tutto sommato va detto che comunque si poteva fare di ben peggio.
Mi rimane un pochino d’amaro in bocca, non è che ho scelto (vi ricorso che è un viaggio premio, potevo anche decidere per altre destinazioni) una Manhattan in miniatura? Al tempo stesso mi rimane la sensazione di una città dove la gente è sinceramente sorridente (sono un po’ scemi loro o c’è qualcosa che non va da noi?).
Alla sera ceniamo in un locale di cucina asturiana consigliato dalla guida del pulmino di trasferimento in albergo: Casa Mingo in Paseo de la Florida. Polletto al sidro, insalata mista freschissima e, da bere, ovviamente sidro. E’ un locale storico, fondato nel 1888, frequentato esclusivamente da spagnoli, dove si mangia accanto alle botti (di sidro) e, per quanto la scelta è molto contenuta, la qualità è buona ed i prezzi davvero bassi.
Dopo cena acquistiamo un carnet di biglietti della metro e ci apprestiamo a fare un giretto in centro. Madrid ha 13 linee della metro, funzionanti fino alle 2 della notte, con treni puliti e frequenti a qualsiasi ora. Il biglietto costa 1 euro, ma si può comprare un carnet di 10 biglietti a 7 euro o fare un abbonamento per più giorni.
La giornata successiva l’obiettivo principale è il Prado. Scendiamo alla fermata Banco de Espana; lì date un’occhiata ai vari edifici di Plaza de Cibeles: la Banca Centrale, il Palazzo delle Comunicazioni e Casa America, oltre ovviamente alla fontana al centro, uno dei simboli di Madrid. Da qui andate verso sud, percorrendo con calma il Paseo del Prado, e vi consiglio di farlo al centro, sotto gli alberi del viale, tra i pittori che espongono le loro opere e la musica dei suonatori di strada, le fontane, i palazzi e gli antichi alberghi di lusso che scorrono ai vostri lati. Siccome si è fatto mezzogiorno e davanti all’entrata del Prado c’è una discreta fila, decidiamo di proseguire lungo il Paseo fino alla stazione ferroviaria di Atocha, quella tristemente nota per l’attentato. Vi consiglio vivamente di visitarla: la facciata è davvero bella (l’architetto che l’ ha costruita si è tra l’altro avvalso della consulenza dell’ing. Eiffel, quello della torre) ed all’interno contiene una serra di piante tropicali alte più di 20 metri.
E’ ormai ora di pranzo e consiglio a mia figlia, che mi asseconda entusiasta, di assaggiare lo Jamòn Serrano, considerato che praticamente di fronte al Prado c’è un Museo del Jamòn, (che non è un museo: i pezzi esposti sono prosciutti). Prendiamo due piatti di affettati e formaggi misti (prosciutto, salame piccante, salame di fegato, lonza, formaggio di pecora fresco e stagionato) veramente di livello. I prezzi non sono proprio economici (13 euro a piatto) ma sicuramente adeguati alla qualità e quantità. Devo dire che rispetto alle nostre abitudini ed a quelle di altre zone della Spagna, a Madrid il prosciutto viene tagliato un po’ troppo spesso ed il formaggio un po’ troppo sottile., ma è un locale che dovete visitare (ne troverete anche altri in città, considerato che è una piccola catena).
A seguire entriamo al Prado. Qui ci si trova al cospetto della seconda o terza pinacoteca al mondo. Ci sono dei dipinti da sbalordire; in particolare gli Italiani del Rinascimento ed i Fiamminghi, oltre ovviamente a Goya, Velàzquez, Ribera, El Greco. Ma il gusto artistico è affare troppo personale per dare delle indicazioni; quello che posso raccomandarvi è di non mancare una visita al museo anche se transitate a Madrid per un solo giorno e di ritornarci se vi rimane un tempo sufficiente per godervi di nuovo le opere che più vi sono più piaciute (tra l’altro la domenica l’entrata è gratuita). All’uscita, sinceramente stanchi, chi perché colpito da troppa bellezza, chi perché consumato dal capire perché tale bellezza sia così bella (ma è stata bravissima: ha 7 anni), ci dirigiamo verso l’albergo – rifocillandoci prima, io con un birra e lei con un’aranciata, in uno dei tanti bar de tapas che si incontrano lungo la strada per la Plaza Major – a farci un riposino ed adeguarci agli orari madrileni. Verso le 9 di sera riprendiamo la metro e ci andiamo a gustare una splendida paella di mare (se ne trovano anche a base di carne o verdure) in una delle vivacissime traversine intorno alla Plaza Major, senza prima esserci goduti un pezzetto di zarzuela rappresentato nella piazza (ci sono spettacoli praticamente ogni sera). Il locale si trova in Aida Cutierrez, ha tavoli interni ed all’aperto e noi ci siamo seduti accanto a tre belle ed eleganti signore irlandesi (ogni volta che incontro irlandesi mi riconvinco che sono i più simpatici, espansivi e con l’accento linguistico da noi italiani più comprensibile tra tutti i popoli di origine anglosassone).
Dopo cena ci permettiamo anche noi un po’ di movida e girovaghiamo a caso per la città, ritrovandoci anche nella Gran Via (comincia pure a piacermi ..‘sta strada, sarà la notte, l’illuminazione perfetta, la paella, la sangria). Rientriamo in albergo all’ 1:30 di notte: la città è ancora strapiena di ragazzi e non più ragazzi che camminano, sorridono, scherzano; ma per me è tardi: se mia moglie sapesse che sono stato fuori fino a quest’ora con la nostra bambina mi chiederebbe subito il divorzio per colpa .
La mattina successiva insisto sull’arte e trasporto mia figlia al museo Reina Sofia, ma mi accorgo che ho finito le sigarette e comincio a farmi un giro in cerca di un tabaccaio. Se anche voi fumate, considerate che a Madrid gli introvabili tabaccai di domenica sono tutti chiusi, ma basta entrare in qualsiasi bar (tutti aperti) e potete acquistare le principali marche da un distributore automatico, tra l’altro a prezzi ben più bassi dei nostri.
Il Reina Sofia è un altro degli importanti musei di Madrid dove sono esposte opere del XX secolo. Non lo potete mancare, almeno per la Guernica di Picasso (I M P E R D I B I L E), il Grande Masturbatore di Dalì, le tante tele di Mirò (se vi piace, a me proprio no, già ce l’avevo la sensazione ma a Madrid l’ho consolidata definitivamente) ed un formidabile ritratto di Sonia de Klamery di Anglada-Camarasa. Almeno in questo museo vi consiglio di prendere la guida telefonica, a prezzi contenuti, a meno che non siate esperti di arte moderna.
All’uscita ci dirigiamo a mangiare in Plaza de Santa Ana, veramente carina, e imbarazzati nello scegliere il locale, considerato che ce ne sono moltissimi, imbocchiamo in una taverna (la Los Cabeles) dove mangiamo polpo gallego e calamari fritti spendendo, inclusa acqua e birra e considerato che le porzioni sono quasi doppie rispetti ai nostri locali in centro, in totale onesti 35 euro.
Si prosegue verso l’adiacente Plaza del Angel per un caffè, ma tenete in considerazione che dovete chiedere “espressamente un espresso” e non dovete aspettarvene uno come il nostro, ma più brodoso, lungo e costoso. A seguire decidiamo per una passeggiata nella vecchia Madrid, tra i vicoli di Lavapies, El Rastro, La Latina, da percorrere con tutta calma, gustandosi le stradine pochissimo trafficate o completamente pedonali attorniati da una società multietnica: nordafricani, sudamericani, cinesi, universitari del Nord Europa in Erasmus, madrileni finalmente stanchi della Movida della scorsa notte, tutti perfettamente diversi ed integrati. Risaliamo verso la zona del Palacio Real senza mancare di dare un’occhiata alla zona di Plaza de la Villa, la parte più antica di Madrid – che merita – con i suoi bei palazzi medievali nella piazza e negli adiacenti vicoli.
Cena veloce in un pub irlandese accanto a Plaza Major ed ultimo giro di Madrid di notte, forse il momento della giornata in cui la città si manifesta nella sua interezza: esclusiva e movimentata, tranquilla e frenetica, antica e modernissima, semplice e raffinata, nel giro di poche decine o centinaia di metri. La mattina successiva, ultimo giorno di vacanza, avevo già deciso di dedicarlo a mia figlia portandola al Faunia, un parco biologico a tema, unico in Europa, in cui in ognuno dei dieci padiglioni è ricreato un autentico sistema ambientale ed animale diverso, con tempeste tropicali, ghiacci polari, ambiente notturno, ecc. E’ stato il solo neo della mia visita: dopo esserci sorbite tre linee di metro (tutte peraltro perfettamente efficienti) ed aver camminato per quasi un km dalla stazione di Valdebernardo (ma ci sono comunque degli autobus) in una anonima ma solare e pulita estrema periferia , ci imbattiamo in un bel biglietto incollato al portone di entrata con la scritta SERRADO, per quanto sia le guide che il depliant in albergo per questo periodo prevedono l’apertura anche di lunedì. Peccato. Visto che ci rimane qualche ora all’appuntamento con il pullman che ci porterà all’aeroporto, facciamo una puntata, riprendendo la metro, nella zona elegante di Madrid, ovvero Recoletos, camminando per Paseo de Recoletos, Plaza de Colon (con un moderno e tutto sommato interessante monumento di Cristoforo Colombo) e Calle de Serrano. In questa zona dovrebbero esserci le più importanti vetrine di alta moda della Spagna, ma secondo me (che non sono comunque un appassionato del settore) non siamo al livello delle analoghe strade di Roma, Milano e Venezia (anche se non ci siamo spinti più a nord, nel quartiere di Salamanca).
Torniamo verso l’albergo ripercorrendo la Gran Via – che alla fine deve proprio avermi sedotto – dove mi soffermo per le ultime occhiate alla Plaza de la Indipendencia, Plaza de Cibeles, Edificio Telefonica e Metropolis. Nelle vicinanze dell’albergo ci rilassiamo infine un’ultima mezz’ora al Campo del Moro, uno splendido parco, dal quale si ha forse la migliore vista del Palacio Real.
E’ l’ora di tornare a casa e di Madrid ci siamo goduti molto e molto ci siamo persi.
HASTA LA VISTA MADRID.