Australia, Singapore e Malesia
Per vedere le foto di viaggio: http://digilander.Libero.It/albertoviaggi/australia.Html 1° giorno, Singapore – Perth Partiamo dal Terminal Budget dell’aeroporto di Singapore con volo della Tiger Airways (€ 88), destinazione Australia, Perth. Arriviamo alle21.00 in perfetto orario, ritiriamo l’auto da Alamo (una intermediate ad € 240 per 7 giorni, incluse tutte le assicurazioni, prenotata su easycar.Com) e raggiungiamo il vicino Comfort Inn Bel Eyre (€ 78, prenotazione diretta).
La serata è fredda e piovosa, il benvenuto in Australia non è dei migliori, ma confidiamo in un miglioramento, come indicato dalle previsioni.
2° giorno, Perth – Cervantes Il fuso orario del Western Australia è lo stesso di Singapore, così non abbiamo più alcun problema di adattamento: il cielo è migliorato e la giornata è estremamente variabile, si passa con una velocità impressionante da nuvoloni neri che scaricano veloci acquazzoni ad un cielo blu limpidissimo, con un sole tiepido che scalda velocemente. Andiamo subito a fare un po’ di spesa grossa per la settimana da Coles, enorme centro commerciale che si trova ad ogni angolo di Perth, quindi raggiungiamo il centro città per una breve visita. Il traffico è piuttosto sostenuto e parcheggiamo in zona dell’Embarcadero sul fiume Swan; i parcheggi sono a pagamento e si può utilizzare la carta di credito presso le varie macchinette. Siamo di fronte alla Bell Tower, costruzione alquanto caratteristica, circondata da meravigliosi parchi dai quali spuntano moderni grattacieli. Il centro di Perth non offre tantissime attrattive, ma si intuisce rapidamente che qui lo stile di vita è molto rilassato: gente che fa jogging nei parchi, barche ormeggiate nel fiume, uomini d’affari che si mischiano a persone a passeggio per lo shopping. Curiosala London Court, uno stretto passaggio pieno di negozi in stile puramente britannico tra i grattacieli del centro.
Per pranzo raggiungiamo il Caversham Wildlife, una riserva che ospita molte specie di animali, tra cui un enorme spazio dove si può entrare a contatto con i marsupiali, Wallabies e canguri, molto abituati alla presenza dell’uomo così che si possono accarezzare e dar loro da mangiare. Praticamente siamo solo noi in mezzo ad una cinquantina di canguri. Visitiamo anche la zona dove ci sono i koala ed anche qui si possono osservare da vicino ed accarezzare. Forse un primo impatto non proprio naturale con la fauna australiana, ma senza dubbio affascinante e divertente. Avremo comunque modo presto di rivederli nel loro ambiente selvaggio. Ripartiamo in direzione Cervantes su strade che, proseguendo verso nord, diventano sempre più deserte ed arriviamo prima del tramonto all’ingresso del Nambung National Park, più comunemente conosciuto come “Deserto dei Pinnacoli”. Paghiamo la tassa d’ingresso (aud 10) e scopriamo con stupore che il biglietto scade in giornata, per cui la mattina seguente sarà necessario ripagare (fortunatamente il giorno dopo all’ingresso non ci sarà nessuno…).
Al termine raggiungiamo l’unico resort della zona, il Best Western Cervantes Pinnacles Motel (€ 88 con colazione, prenotazione diretta). I cartelli stradali indicano di procedere a bassa velocità per via dei canguri che abitano la zona; non passa molto che dobbiamo inchiodare improvvisamente per due esemplari che ci tagliano letteralmente la strada e si piazzano sul ciglio a fissarci curiosamente. Sarà così per tutti i20 km che separano il parco dalla cittadina; al tramonto gli avvistamenti diventano numerosi, e bisogna procedere con molta prudenza.
Qui come in quasi tutta l’Australia, alle 18.00 sembra di essere in piena notte fonda, tutto deserto, buio pesto e stellate magiche.
3° giorno, Cervantes – Kalbarri Questa mattina rivisitiamo con molta più calma il: Il Deserto dei Pinnacoli Il deserto dei pinnacoli è un vero miracolo della natura ed è uno dei luoghi che più mi ha incantato in tutta l’Australia; da solo giustificherebbe un viaggio nello stato del Western. Da un suggestivo deserto giallo spuntano numerosi monoliti rocciosi verticali, che si suppone siano i resti di un’antica foresta. Lo sfondo è dominato da una parte da alte dune bianchissime, dall’altra dall’oceano Indiano. Alte guglie, dalle forme bizzarre, svettano dal fondo sabbioso creando un paesaggio suggestivo. Per la visita è necessario seguire una strada sterrata con fondo sabbioso, percorribile tranquillamente con auto normali, delimitata da piccole rocce che creano un effetto particolarissimo. Oltre ad alcuni punti panoramici sorprendenti, ci sono molti luoghi dove è possibile abbandonare l’auto e cimentarsi in piacevoli passeggiate tra i pinnacoli, circondati da alcuni esemplari di rari pappagalli che svolazzano nel cielo per poi posarsi sulle guglie.
Il consiglio è quello di uscire dal percorso circolare e seguire la strada che svolta a sinistra fino alla fine del parco. Qui si possono scalare delle dune giallissime e ripidissime ed ammirare un’incredibile vista su tutta la zona, in completa solitudine. Il parco con i colori del tramonto diventa ancora più suggestivo, in quanto il sole crea degli strani effetti filtrando tra in pinnacoli, la cui ombra viene proiettata ed allungata sulla sabbia. Se poi si ha la fortuna di vedere un arcobaleno spuntare dal deserto giallo…Ma questo non è assicurato nel biglietto d’ingresso!!! Lasciamo Cervantes e proseguiamo verso nord, percorrendo velocemente i400 km che ci separano da Kalbarri. Arriviamo prima del tramonto ed iniziamo a visitare la parte costiera del parco, fermandoci in tre suggestivi punti panoramici: Natural Bridge, Pot Alley e Red Bluff.
All’ingresso di Kalbarri ci attende uno splendido arcobaleno, che sembra proprio uscire dalla mitica pentola d’oro. Ci trasferiamo allo splendido Kalbarri Beach Resort, dove abbiamo prenotato un enorme cottage con cucina(€ 90) e per cena cuciniamo delle gigantesche bistecche nei comodi barbecue a gas a disposizione.
4° giorno, Kalbarri – Monkey Mia In mattinata visitiamo il: Kalbarri N.P.
Il Kalbarri è un parco estremamente selvaggio che custodisce un patrimonio naturale sorprendente, che si divide in una parte costiera a picco sull’Oceano Indiano e in un profondo canyon dal colore rossastro scavato dal fiume che offre scenari mozzafiato e strapiombi da capogiro, nel mezzo di una natura incontaminata e lontana da qualsiasi opera di urbanizzazione. Al di la della cittadina di Kalbarri, non si incontra alcun centro abitato per centinaia di chilometri.
Iniziando la visita della parte costiera, è d’obbligo una fermata a Natural Bridge, dove un arco naturale è stato eroso dal mare spesso tempestoso. Qui le pareti che scendono a strapiombo nell’oceano sono impressionanti. Poco oltre si incontrano Pot Alley e Red Bluff, estremamente pittoresche al tramonto, con un tratto di costa battuto da onde gigantesche, bianche e spumeggianti che contrastano con le rocce rossastre c e si perdono nell’infinito entroterra. Una lunga strada sterrata (circa 50km) raggiunge il canyon scavato dal fiume, visibile da diversi punti panoramici. Il fondo stradale è sabbioso ed è percorribile con auto normali, anche se alla velocità di 80-100 kmh sembra di guidare sul ghiaccio e bisogna evitare il più possibile di sterzare per sbandare il meno possibile.
Il punto più suggestivo da raggiungere è Nature’s Window, dove una passeggiata di circa 20 minuti conduce ad un arco naturale sospeso nel vuoto che crea una finestra sul canyon; qui la vista spazia a 360 gradi su tutto il maestoso canyon del Kalbarri, con un cielo talmente luminoso che esalta i colori in modo impressionante. Molto bello è anche il vicino punto panoramico di Z-Bend, dove una piattaforma è sospesa sul canyon offrendo una magnifica vista. Se in questi due punti panoramici si incontra qualche sperduto turista, nei punti più a nord del parco non si vede anima viva e sembra quasi di essere degli autentici esploratori: è il caso di Hawks Head, dove una roccia è sospesa nel vuoto del canyon ed i più coraggiosi possono sporgersi nel vuoto, a loro rischio e pericolo.
Terminata la visita del parco, percorriamo la deserta strada che raggiunge la Shark Bay, dove si trova la famosa ed unica Monkey Mia. Arriviamo al Monkey Mia Resort (€ 128, prenotazione diretta), dove trascorriamo due notti, in tempo per ammirare un indimenticabile tramonto.
5° giorno, Monkey Mia Si lo ammetto…Monkey Mia era un mio punto debole, uno di quei tasselli che ti si piantano nel cervello e non se ne vanno mai, quelli che suscitano il desiderio incontrollato che ti spinge a fare pazzie, come andare dall’altra parte del mondo solo per soddisfare ed esaudire il tuo sogno. Non so perché proprio Monkey Mia…Ci sono altri tantissimi luoghi affascinanti, ma al desiderio non si comanda. E’ da quando più di una decina di anni fa vidi una semplice foto su un catalogo ad accendere la scintilla, e da allora il desiderio è costantemente aumentato, facendo ruotare un possibile viaggio in Australia sempre attorno a questo luogo, facendolo diventare punto imprescindibile ed intoccabile tra le centinaia di possibili mete imperdibili che l’Australia offre e che bisogna purtroppo inevitabilmente tralasciare per via del tempo a disposizione. Cos’è Monkey Mia? Immaginate il nulla, un’aspra zona del Western Australia in cui non si trova altro che una lunga ed interminabile strada percorsa da qualche auto e pochi road train, interminabili camion con 3 o 4 rimorchi. Una strada che ad un certo punto si divide: una che prosegue verso nord, sempre nel nulla, ed un’altra che gira improvvisamente a sinistra, per protrarsi per 200 chilometri lungo una selvaggia penisola, quella della Shark Bay, che termina in una semplice spiaggia, appunto denominata Monkey Mia.
Ma altro che semplice spiaggia: qui si trova una cosa unica al mondo: è infatti l’unico luogo in cui, ogni giorno da oltre 50 anni, un gruppo di delfini selvaggi si avvicina alla spiaggia fino a quasi sfiorare la riva, semplicemente per incontrare e per interagire con l’uomo. No, qui non si paga per fare il bagno con il delfino addomesticato dell’acquario, qui non si può accarezzare i delfini e fargli le coccole oppure dare loro da mangiare qualsiasi cosa capiti sotto mano; siamo di fronte ad esemplari abituati si alla presenza dell’uomo, ma che ogni giorno sono liberi di saltare e nuotare nell’infinito oceano indiano, ed omaggiarci della loro presenza semplicemente per loro volere. Regole precise dunque, sia per la loro tutela sia per la nostra.
Per loro tutela intendo il fatto che selvaggi sono e selvaggi devono restare, non devono abituarsi ad avere il cibo senza cacciarlo, non devono diventare schiavi della presenza dell’uomo, non possono correre il rischio di una possibile estinzione per via di malattie che l’uomo può trasmettere.
Nostra tutela per far si di poter ammirare, ancora per altri altrettanti decenni, una cosa unica al mondo, l’incontro quotidiano ed emozionante con gli abitanti marini più affascinanti in assoluto, più intelligenti, più simpatici. Il delfino arriva, ti fissa negli occhi, sembra sorriderti. Questa cosa succede tutti i giorni, più di una volta al giorno. Il mio desiderio ora è placato, se ne va nella soffitta dei ricordi, appagato come un bambino. Ora la mia mente è libera, in attesa di una nuova immagine, di un particolare che faccia scattare un’altra scintilla, un luogo da sognare per anni, perché forse è proprio l’attesa a rendere magico qualsiasi momento, più del semplice momento stesso. Notizie pratiche: Monkey Mia dista oltre1000 km da Perth, raggiungibile con piccoli aerei o meglio ancora con un auto a noleggio, in quanto sono numerose le tappe imperdibili ed affascinanti che si incontrano lungo il tragitto.
La località più vicina è Denham, piccola cittadina (e l’unica in questa zona sperduta d’Australia), a circa30 km che offre alloggi e servizi, ma l’ideale è pernottare direttamente a Monkey Mia nell’unico Resort costruito con perfetto rispetto dell’ambiente circostante. Il Monkey Mia Resort offre ogni tipo di sistemazione, da confortevoli camere al semplice campeggio o dormitorio. Per la cena si può usufruire del ristorante, dello snack bar, oppure della cucina in comune attrezzata anche con barbecue a gas. I delfini arrivano tutti i giorni a partire dalle 7.30 del mattino, e vengono solitamente organizzati due o tre incontri durante la mattinata con la presenza dei rangers, grazie ai quali i delfini si trattengono per qualche decina di minuti nuotando proprio a pochi centimetri di distanza dalla riva. In questo momento chi vuole può offrire qualche pesce al delfino, in modo molto controllato e limitato per non abituarli a ricevere cibo dall’uomo a scapito del loro naturale stile di vita. Tuttavia i delfini non si avvicinano allo scopo di ottenere qualche pesce, anzi alcuni lo rifiutano, la loro è una presenza curiosa e calorosa.
Durante il giorno i delfini si spingono spesso vicinissimi alla riva, ma senza la presenza dei rangers non si trattengono per più di due o tre minuti. E’ vietato assolutamente toccare i delfini per due motivi: il primo è che l’uomo può trasmettere malattie, il secondo è perché il delfino non addestrato può diventare aggressivo, specie in presenza dei piccoli.
L’intera Shark Bay è diventata patrimonio dell’Umanità: oltre ai delfini infatti, le acque sono popolate da squali, dugonghi, tartarughe marine e altre infinità di specie, facilmente visibili partecipando alle crociere in catamarano che partono dalla spiaggia.
Clima: nella nostra estate è inverno, la mattina fa freschino ma di giorno si raggiungono i 25 gradi. L’acqua è fredda (19-21 gradi), ma si può comunque fare il bagno, e con un po’ di fortuna proprio a fianco di qualche delfino. L’estate è torrida, con temperature che superano i 40 gradi.
Per l’accesso al parco marino della Shark Bay viene richiesto il pagamento di una tassa di 12 dollari australiani a famiglia (€ 7), il ricavato viene utilizzato a tutela dell’intero patrimonio.
6° giorno, Monkey Mia – Dongara Lunga giornata di trasferimento verso sud. I limiti nel W.A. Sono di 110 kmh, ma viste le distanze e lo scarsissimo traffico ho tenuto spesso velocità attorno ai 140-150. Spero di non ricevere qualche multa nei prossimi mesi…
La mattinata è dedicata ad alcune soste nei punti più suggestivi della Shark Bay. Primo tra tutti Shelly Beach, una fantastica e lunghissima spiaggia unica nel suo genere essendo completamente ricoperta da milioni di piccole conchiglie bianchissime ed a Stomatolite, formazioni rocciose nel mare composte da microrganismi che sono gli esseri viventi più antichi del pianeta. Vorremmo andare anche a Eagle Bluff, punto panoramico a picco sull’oceano, ma la strada è chiusa per lavori. A Dongarra ci sistemiamo presso il Lazy Lobster, una spaziosa e fredda villetta ben accessoriata (€ 57, prenotazione diretta).
7° giorno, Dongara – Perth Ultime visite del Western Australia: Lancelin per ammirare delle incredibili dune bianchissime, dove tira un vento talmente forte che quasi si fatica a raggiungere la cima. Sembra quasi di essere su una montagna ricoperta di neve. Ci sono vari fuoristrada che si divertono su e giù per le dune ed alcuni appassionati di motocross che fanno salti incredibili. Proseguiamo per lo Yanchept Np, un parco davvero molto bello, famoso per ospitare gli unici esemplari di Koala allo stato “semi-selvaggio” del Western Australia. Li si possono ammirare facilmente passeggiando su una passerella di legno rialzata e scrutando tra le piante: ce ne sono diversi esemplari, alcuni sonnecchiano altri sono decisamente divertenti e anche piuttosto attivi. Allo Yanchept ci dovrebbere essere anche molti canguri ma non riusciamo a vederne e quando stiamo uscendo ed ormai abbiamo perso le speranze, ne vediamo un paio sbucare tra le piante. Li seguiamo un pochino e ci portano in un immenso prato dove ce ne sono almeno una cinquantina…Incredibile, un’esperienza indimenticabile. Proviamo ad avvicinarci lentamente ma quando si arriva a 3-4 metri scappano saltellando…
Eccoci arrivati a Perth dove visitiamo il Kings Park, infinito polmone verde cittadino, con splendide viste sulla metropoli e sullo Swan River, prima di trasferirci nuovamente al Comfort Inn Bel Eyre; da qui siamo partiti una settimana fa ed in 7 giorni abbiamo vissuto talmente tante emozioni che si fanno quasi fatica a vivere in una vita intera. Il Western Australia è uno stato incredibilmente affascinante, sconfinato e selvaggio…E ne abbiamo visitato solo una minima parte!!
Per vedere le foto di viaggio: http://digilander.Libero.It/albertoviaggi/australia.Html
8° giorno, Perth – Sydney Questa mattina finalmente si dorme, il nostro volo ci permette di prendercela con calma. Dopo una veloce colazione direttamente in camera, raggiungiamo il vicino aeroporto, rilasciamo l’auto (notare che in tutta l’Australia al momento della riconsegna non c’è nessun addetto a controllare eventuali danni, si raggiunge l’ufficio nel terminal e si rilasciano le chiavi,e si viene avvisati che il controllo verrà effettuato dopo il lavaggio dell’auto…Brutta cosa, ma alla non abbiamo avuto sorprese). Perdiamo le due ore di fuso orario e arriviamo a Sydney in serata (volo Virgin, € 143) sorvolando la città illuminata dove distinguiamo tutta la baia. Con un taxi (circa € 15) ci facciamo portare al nostro hotel, dove resteremo per 3 notti. (Quality Cambridge, € 86 con colazione, piscina coperta, accomline.Com). Scopriamo che in camera manca il 3° letto richiesto e ci offrono una nuova camera più spaziosa ed elegante senza supplemento, con bella vista sui grattacieli della città.
9° giorno, Sydney Ci svegliamo con una splendida giornata. Il cielo è blu intenso, l’aria frizzante ma si sta bene con una felpa. Acquistiamo a bordo del bus che ci porta a Circular Quay un “1 day Pass”, (€ 10), che permette corse illimitate su tutti i bus, metro e traghetti della zona centro. Un vero affare, perché i traghetti compiono tragitti spettacolari paragonabili a quelli offerti dalle crociere turistiche. Circular Quay brulica di gente e ci offre il primo colpo d’occhio spettacolare. In particolare, salendo sul piano più alto del Terminal Passeggeri la vista è mozzafiato e si intuisce subito che stiamo ammirando una delle città più belle del mondo. Di fronte il simbolo cittadino dell’Opera House, circondato dalla splendida baia dove si staglia imponente l’Harbour Bridge, mentre il via vai dei traghetti raggiungono il Circular Quay sovrastato da imponenti ed eleganti grattacieli. Dalla parte opposta si apre il quartiere storico The Rocks, dove girovaghiamo per una mezz’ora. Con una breve passeggiata raggiungiamo anche l’Opera House, da vicino è davvero imponente e scintillante. Da Circular Quay prendiamo il ferry che costeggia tutta la baia per arrivare in 20 minuti fino a Watson Bay. Una breve passeggiata conduce a The Gap, dove alte scogliere dominano l’Oceano Pacifico. Solo ieri avevamo di fronte lo sterminato Oceano Indiano…Non male!!! Da The Gap prendiamo il bus e scendiamo dopo una ventina di minuti a Bondi Beach. La spiaggia più famosa della città si presenta con una enorme distesa di sabbia praticamente deserta, lambita da un mare blu intenso con onde poderose cavalcate dai surfisti. Qualche temerario sta facendo il bagno senza nemmeno la muta, mentre noi riusciamo a togliere a malapena la felpa riscaldati da un tiepido sole. La passeggiata che da Bondi raggiunge Bronte Beach è davvero splendida; impieghiamo circa 30 minuti, tra piccole calette, splendide baie, alte scogliere e gente che fa yogging e ginnastica. Da Bronte prendiamo il bus 378 che riporta in centro.
La serata la trascorriamo a Darling Harbour che offre lo skyline più bello della città illuminata e sovrastata da alti grattacieli e dalla caratteristica Sydney Tower. Ceniamo in un ristorantino che si affaccia sulla baia, all’aperto riscaldati dalle lampade stufa. Al termine, ci imbarchiamo su un ferry che da Darling Harbour conduce a Circular Quay, forse la crociera più economica e spettacolare del mondo, navigando nella baia, passando sotto l’Harbour Bridge e di fianco all’Opera House, tra le luci infinite e magiche della città.
10° giorno, Sydney La giornata di oggi, altrettanto splendida, la dedichiamo al centro cittadino. Attraversiamo Hyde Park fino alla cattedrale St Mary, che sta per essere preparata in previsione dell’arrivo del Papa. Da qui proseguiamo a piedi fino agli incantevoli ed enormi Royal Botanic Gardens, che percorriamo interamente fino a Mrs Macquaries Point, da dove si ammira una delle più stupefacenti viste di Sydney. I giardini sono famosi per due motivi: il primo per i cartelli che invitano i visitatori a calpestare l’erba, il secondo per i pipistrelli giganti che restano appesi a testa in giù dalle piante, e che quando si alzano in volo fanno davvero impressione. Il nostro giro a piedi prosegue verso il centro: percorriamo la pedonale Martin Place, caratterizzata da eleganti ed imponenti edifici, fino alla stazione della monorotaia di City Center, dove acquistiamo un pass giornaliero (€ 14 pass famiglia). La monorotaia corre rialzata tra le strade di Sydney offrendo panorami incantevoli e permette di salire e scendere nei vari quartieri. Il primo che visitiamo è China Town, ma è forse la città cinese meno caratteristica che abbia mai visto. Visitiamo poi la zona della Town Hall e dell’elegante centro commerciale del Queen Victoria Building, tra un via vai frenetico di gente a passeggio per i vari centri commerciali e uomini d’affari. Infine torniamo a Darling Harbour, per una piacevole passeggiata nel porto turistico dove i grattacieli contrastano con il blu intenso del cielo, mentre il termometro supera i 20 gradi …Salutiamo così la stupenda Sydney, ringraziando per il tempo splendido che ci ha accompagnato fino a questo momento…
11° giorno, Sydney – Ayers Rock Lasciamo Sydney con il volo della Qantas (€ 150) che ci conduce nel Red Center, dove inizia letteralmente un’altra Australia. Ritiriamo il fuoristrada al banco Avis (€ 315 per 3gg, prenotazione su vroomvroomvroom.Au) che ci condurrà alla scoperta di questo immenso territorio aspro ed isolato, ma con luoghi dalla bellezza mozzafiato inimitabile.
Uno dei primi dubbi nel pianificare un viaggio in questo sterminato Paese, è quello se includere o meno il Red Center, dove si trova il famoso Uluru, comunemente tradotto in Ayers Rock.
I dubbi nascono dal fatto che questa scelta implica un deciso sovrapprezzo, rispetto alla media dei costi normali, e una percorso quasi obbligato nel costruire un itinerario: due voli aggiuntivi (monopolio Qantas, per cui i più cari), resort costosi, noleggio auto costoso, insomma, uno sforzo economico per trovarsi di fronte ad una montagna…La cui immagine è talmente famosa che quasi verrebbe a pensare: ma chi me lo fa fare?? Il mio consiglio?? FATELO!!!! E non chiamate Uluru montagna…Il motivo però, lo si capisce solo dopo averlo visto. La prima emozione che suscita Uluru è ADRENALINA: il solo trovarsi al suo cospetto fa battere il cuore, lascia fantasticare, sembra di essere arrivati ad una meta precisa, ad un punto di riferimento, ad un simbolo non solo dell’Australia ma dell’intero pianeta. Una meta imprescindibile per chiunque si consideri vagamente viaggiatore.
La secondo sentimento che si prova avvicinandosi, è quello del RISPETTO. Il volere degli Anangu, tribù Aborigena che da sempre ha vissuto in queste terre, è quello di insegnare al semplice turista ad apprezzare il luogo oltre la semplice visita, conoscere le loro tradizioni, il loro rispetto per la natura, per una pianta, per un insetto, per una pozza d’acqua considerata sacra, visto che solo grazie all’acqua sono riusciti a sopravvivere in un luogo così poco ospitale. Gli Anangu chiedono al turista di non scalare il loro simbolo sacro, ma non lo proibiscono. Sta al visitatore decidere quale sia la miglior cosa da fare. Di certo le viste più emozionanti non vengono offerte dalla scalata, ma dal sentiero che circonda la base, passando tra canyon spettacolari, pareti vertiginose levigate dal vento e dall’acqua, buche impressionanti scavate dal tempo, grotte dipinte con pitture rupestri che simboleggiano e testimoniano l’esistenza degli aborigeni da millenni.
La terza emozione che offre Uluru è STUPORE, nell’ammirare un simile monolito che si erge dal nulla dal piatto paesaggio circostante, sembra appoggiato non per caso ma per volere di qualcuno. Assaporare il silenzio ed il rumore del vento camminando lentamente attorno alla base, dove ci si trova come per incanto lontano dal resto dei turisti, dal trambusto di auto e bus. E’ qui che si respira la vera essenza di Uluru. La quarta ed ultima emozione che Uluru regala è MAGIA: è quella offerta dal tramonto indimenticabile che scende rapidamente sul Red Center, che quasi confonde e regala agli occhi ed allo spirito momenti incantati, sollevando un dubbio; forse questo luogo è davvero magico come molti dicono. In pochi minuti Uluru offre il meglio di se, trasformandosi come per prodigio dando l’impressione di diventare una cosa viva, passando da una tonalità di colori incredibili, unici, indescrivibili, come se al suo interno si accendesse una lampadina fluorescente, per poi spegnersi lentamente nel buio intenso del deserto, dove si accende improvvisamente una stellata mai vista, con astri talmente luminosi che danno l’impressione di essere in un altro pianeta. Nei giorni precedenti mi piaceva raccontare a mio figlio una storiella inventata, per accrescere il suo desiderio e la curiosità, visto che alla sua età non avrebbe di certo potuto apprezzare emozioni che vengono suscitate in un adulto: gli raccontavo che molti anni fa, quando gli aborigeni erano diventati schiavi dei conquistatori, un giorno giunsero di fronte ad Uluru e raccontarono a loro che che questa montagna era sacra, e che qualora la sera fosse diventata rossa, lo spirito protettivo della montagna li avrebbe uccisi. Quella sera, una volta assistito all’evoluzione della montagna, i conquistatori si spaventarono fuggendo e gli aborigeni tornarono liberi. Ancora oggi, se la montagna diventa rossa, lo spirito buono veglia su chi abbia portato rispetto alla montagna.
Dopo aver visto Uluru, comincio a credere che questa storia inventata racchiuda un piccolo segno di verità, e che lo spirito buono di Uluru ci abbia vegliato nel nostro girovagare per l’Australia regalandoci forti emozioni.
Notizie pratiche: L’aeroporto di Ayers Rock si trova a circa 30 km da Uluru, e rappresenta la base più comoda di partenza per la visita dell’intera zona. L’unica compagna che serve l’aeroporto èla Qantas. In alternativa, è possibile volare fino ad Alice Springs e percorre un tour in auto (un fuoristrada è quasi indispensabile) di 4gg che tocca le varie principali attrazioni della zona.
A 5 chilometri dall’aeroporto si trova l’unica zona in cui è possibile pernottare: ci sono 4 resort differenti, che dispongono di tutti i servizi, costruiti a debita distanza da Uluru. Anche il più economico è offerto a prezzo eccessivo, la camera più piccola con bagno privato dell’Outback Resort, costa €124 in solo pernottamento, ed è davvero modesta. In alternativa sono disponibili dormitori ed un campeggio.
Anche cenare costa caro: si può farlo sotto le stelle acquistando la carne e cucinandosela da soli nei barbecue, ma il prezzo, che comprende un buffet di verdure, è decisamente eccessivo. Conviene spendere qualcosa in più e cenare in un buffet tipicamente australiano presso i ristoranti dei vari resort (circa aud 48, bambini gratuiti).
L’ingresso al parco di Uluru, che comprende anche la visita ai monti Olgas, costa aud 25 (€ 15) e dura 3 giorni, bambini gratuiti.
Ad Ayers Rock anche la benzina costa cara, oltre 2 dollari contro il dollaro e mezzo del Western Australia… Clima: da giugno a agosto scende l’inverno sul Red Center, ma forse è la stagione migliore per la visita. Le temperature notturne sono rigide, ma dopo l’alba basta una felpa pesante per reggere il freddo del mattino (anche 2-4 gradi), che rapidamente salgono già verso le 9 fino a raggiungere i 18-22 gradi. Le giornate sono terse, il cielo blu, e le mosche fastidiose sono quasi assenti.
Finito l’inverno le temperature salgono progressivamente fino a superare facilmente i 40 gradi, diventa impossibile percorrere i vari sentieri durante la giornata, anche per via delle mosche che diventano fastidiosissime.
12° giorno, Ayers Rock – Kings Canyon La fortuna ci accompagna in questo viaggio, e così al posto della camera budget prenotata presso l’Outback Resort ci è stata offerta una standard (una bella differenza di prezzo) senza supplemento. Veloce colazione in camera e via…Alla scoperta di un’altra meraviglia del Red Center… i monti Olgas, o meglio, il Kata Tjuta National Park E’ mattino presto, l’aria più che frizzante, ma pensavo peggio…E poi il freddo non lo si sente, si è troppo stregati dai colori dell’Outback, dai suoi spazi infiniti e dai silenzi che regnano sovrani.
Ci stiamo avvicinando agli Olgas velocemente, con il nostro 4*4…Mano a mano che ci si avvicina cambiano forma e colore, diventano sempre più spettacolari e misteriosi. Una deviazione sulla destra segnala un punto panoramico, Dune Viewing, che si raggiunge con una breve passeggiata di 5 minuti, attraverso un sentiero rialzato tra le sterpaglie del bush. Per noi sabbia e vegetazione insignificante, ma per gli aborigeni un ambiente sacro da rispettare. Ci troviamo su una piattaforma leggermente sopraelevata di fronte agli Olgas, che s’impongono con una bellezza unica ed indiscutibile. L’ambiente ricorda le sterminate savane africane, con quella vegetazione secca e quasi giallognola e quei panorami infiniti. Kata Tjuta significa “molte teste”, effettivamente il termine rende l’idea di queste stravaganti formazioni rocciose. Proseguiamo in auto fino al termine della strada, o meglio, fino al termine della strada indicata sulle cartine, perché qui dove l’asfalto finisce inizia una strada sterrata interminabile che conduce fino al Western Australia…Ma questa è più roba da avventurieri preparati! Lasciamo l’auto al parcheggio e procediamo a piedi fino all’inizio della Valley of the Winds Walk, un circuito di 7km che s’incunea tra le cupole rocciose. Il cartello indica 3 ore di cammino…E saranno 3 ore indimenticabili, tra scenari lunari fatti di rocce dal colore rosso fuoco, che contrastano senza eguali con un cielo dal blu intenso. Salite mozzafiato fino a passi montani dove la vista viene rapita dall’intensa bellezza del luogo, resa ancor più affascinante dalla completa solitudine in cui si è immersi.
Tre ore fuori dal mondo, o forse…Tre ore dentro al mondo più affascinante ed irraggiungibile che esista.
E’ il momento di ripartire, lasciamo definitivamente Uluru per percorrere una strada che si perde nel mezzo del deserto rosso nel cuore dell’Australia. La strada è assolutamente solitaria e per oltre200 chilometri non attraversa nemmeno un centro abitato. Giusto qualche auto e pochi camper, incontri talmente rari che quando ci si incrocia si fa un cenno di saluto con la mano. Dimenticavo…E un cammello che ci ha attraversato la strada lentamente…
Poco più di due ore e arriviamo al Kings Canyon Resort (€ 133, solo pernottamento, asiarooms), in posizione fantastica, immerso nel nulla dello sconfinato Red Center. Un breve sentiero che parte dal resort conduce ad una piattaforma panoramica che permette di ammirare un suggestivo tramonto sulle montagne rosse che dominano lo sfondo. Rientriamo per la cena a buffet presso il ristorante Carmichael’s del resort (€ 30).
13° giorno, Kings Canyon – Alice Springs Difficile indicare il luogo che mi è piaciuto di più in Australia tra le tante meraviglie viste, ma se proprio dovessi sceglierne uno, probabilmente direi…Kings Canyon.
Se il percorso dei Kata Tjuta è spettacolare, questo del Kings Canyon è semplicemente indescrivibile. Sono 7 chilometri da vivere intensamente, da compiere in circa 3 ore (incluse le numerose soste per fotografare).
Pronti via, la prima tratta spezza le gambe e toglie il fiato, una ripida salita che porta fino al bordo del canyon…Meglio comunque farla all’inizio, con il fresco e con tutte le forze. Una volta giunti in cima, non ci saranno più salite, ma il percorso prosegue in falso piano con qualche saliscendi, fino alla discesa finale. Il percorso è una progressione di scenari spettacolari, che dominano prima la vasta piana circostante, per poi addentrarsi nel vero canyon, tra precipizi strabilianti, pareti dalla pendenza mozzafiato, rocce e cupole rosse levigate dal vento, per finire in una verdissima oasi, denominatala Valle dell’Eden, che miracolosamente sorge in questo ambiente davvero ostile. Il percorso si svolge in gran parte vicino al bordo del canyon, su entrambi i lati, ed occorre un minimo di attenzione perché tutto il luogo è senza protezioni. Ci si può per cui avvicinare ai baratri fino all’ultimo centimetro. Posso assicurare una cosa…Non soffro di vertigini, ma quando ci si avvicina al limite, la testa comincia a girare ed il cuore battere fortissimo!!!! Giunti nel lato opposto, si risale con una ripida scalinata in legno scavata tra le rocce; i colori e i riflessi diventano inverosimili, quasi finti. Il percorso si perde alla fine tra migliaia di formazioni rocciose antiche, come se fosse una città di pietra, prima di ridiscendere fino al parcheggio.
Una giornata indimenticabile e foto incredibili.
Durante la programmazione del viaggio in Australia, più volte sono rimasto perplesso per il periodo scelto, giugno, nel pieno dell’inverno australiano. Ma dopo aver vissuto l’esperienza del Red Center, i suoi percorsi trekking entusiasmanti, ed anche molti luoghi del Western Australia, devo dire che forse questa stagione è l’ideale per molti dei luoghi visitati, Non immagino nemmeno percorrere questi sentieri durante la stagione estiva, tra un caldo allucinante e le mosche fastidiosissime. In questi giorni di fine giugno, al mattino fino alle 9 è piuttosto freddo, ma verso mezzogiorno la temperatura si avvicina e supera 1 20 gradi, l’ideale. Già durante i momenti più caldi della giornata, qualche sparuta mosca comincia ad infastidire…Sono pochissime e piccole, ma davvero insistenti. Avevamo portato giacche un po’ pesantine e le abbiamo riportate senza nemmeno usarle. Terminato il trekking nello Kings Canyon, ripartiamo verso Alice Springs ed avendo noleggiato un fuoristrada ci avventuriamo nella Mereenie Loop Road (acquistare il permesso al Kings Canyon, circa 2 dollari) una strada completamente sterrata che attraversa alcuni punti spettacolari del Red Center. Abbiamo impiegato circa 3 ore per superare il tratto sterrato, abbiamo incrociato 4 auto…La strada è abbastanza impegnativa, anche perché, considerata la lunghezza, è necessario tenere una velocità di almeno 80 kmh, ma le buche e i sassi impegnano costantemente l’attenzione alla guida e non ammette distrazioni. Per arrivare ad Alice Springs ci sono due possibilità: la prima è quella di attraversare la località di Hermannsburgh, ma la strada è piuttosto monotona. Il consiglio è quello di prendere l’unico bivio prima di questa località, e prendere direzione nord per Glen Helen. Ora buona parte di questo percorso è stata asfaltata, ma soprattutto attraversa i paesaggi mozzafiato dei West Macdonnell, un’aspra catena montuosa dove si possono visitare alcune gole spettacolari con brevi deviazioni dalla strada principale, come Standley e Simpson’s Gap. Alla fine si impiegano quasi 5 ore per compiere l’intera distanza. Ad Alice Springs ci sistemiamo presso l’Heavitree Gap Outback (€ 55, prenotazione diretta), che ha un particolarità non da poco: verso il tramonto, un gruppo di piccoli e rari black wallaby scendono dalla montagna e arrivano fino ai cottage per cercare qualcosa da mangiare direttamente tra le mani delle persone. La reception è fornita di mangime adatto alla loro alimentazione. 14° giorno, Alice Springs – Darwin La mattina la dedichiamo alla visita del centro di Alice Springs. Il mall è molto carino, si passeggia in una tranquilla strada pedonale piena di botteghe artigianali e gallerie che espongono opere d’arte aborigene e prodotti tipici del Red Center (molto cari)…La cosa strana è che non c’è nessun aborigeno a vendere le proprie opere…Sono tutti bianchi!! Il tempo è scaduto, abbandoniamo lo splendido Red Center, in soli tre giorni abbiamo visto talmente tante bellezze naturali che sembra ti essere stati qui molto più tempo.
Restituiamo l’auto presso il banco Avis, dove ci vengono ingiustamente addebitati 200 dollari per riconsegna in un’altra città, cosa che al momento della prenotazione veniva indicata come inclusa. Dopo varie discussioni, non resta altro da fare che risolvere la cosa al rientro (e l’ho risolta solo ora, dopo due mesi!!!). Ci attende il volo per Darwin (Qantas, € 145), che in solo un’ora e mezza ci porterà in un territorio completamente diverso, sia dal punto di vista paesaggistico che climatico.
14° giorno, Alice Springs – Darwin – Litchfield Park Atterrati a Darwin ritiriamo subito l’auto al banco Europcar (intermediate per 5gg, € 200 con vroomvroomvroom.Au) e partiamo per Batchelor, porta d’ingresso per il Litchfield Park.
Il fresco dei giorni scorsi è solo un ricordo…L’umidità e la temperatura sono salite vertiginosamente, si comincia a sudare, ma è comunque un caldo più che sopportabile, e poi è la questa è la stagione fresca…La nostra sistemazione di questa notte è molto spartana, abbiamo un piccola camera presso il Banyan-Tree (un campeggio con qualche bungalow, € 93 con colazione). I proprietari sono un po’ strani ma gentili, e ci avvisano che la sera è prevista una piccola grigliata gratuita per tutti gli ospiti. Ceniamo sotto ad un enorme banano a base di wurstel, birra, toast e cipolle alla griglia…Molto folcloristico e decisamente australiano! 15° giorno, Litchfield Park – Katherine Facciamo colazione all’aperto su un bancone del bar (sandwiches, succo e caffè) e partiamo alla scoperta dello splendido Litchfield, un parco famoso per quattro cascate che precipitano dai bordi di un altopiano tra la foresta pluviale. Dopo pochi km siamo all’ingresso ed un cartello ci indica che presso le Wangi Falls non è possibile fare il bagno per via del pericolo coccodrilli. Molte zone del parco infatti, durante la stagione delle piogge sono completamente allegate e i coccodrilli, circoscritti in alcune zone durante la stagione secca, sono liberi di sguazzare nelle piscine naturali che si formano sotto le cascate. Durante il percorso facciamo una sosta presso le Magnetic Termite: sono dei termitai giganteschi, alti fino a 3 metri, che sembrano un ammasso di pietre tombali. Arriviamo alle Wangi Falls e scopriamo che sono appena state riaperte, ed è quindi possibile immergersi per un rigenerante bagno fino alla cascata. C’è qualche persona, ma nessuno entra…E allora devo fare io da cavia. L’acqua è davvero trasparente e l’ambiente è circondato da una lussureggiante foresta pluviale, davvero un angolo idilliaco. Davidino, il fifone, per il momento se ne sta ad osservare, è ancora sconvolto dal cartello che indicava il pericolo crock, ma si decide dopo aver visto che il papi è rientrato illeso da una nuotata fino alla cascata… Proseguendo nel parco, facciamo una sosta presso le Tolmer Falls, che si possono vedere solo dall’alto di un punto panoramico. La cascata si getta in una piscina naturale dai colori smeraldo, dall’alto di una gola profonda immersa in una macchia verdissima di fitta vegetazione. Le successive Florence Falls sono altrettanto suggestive, con due cascate che si gettano in una limpida pozza circondata da rocce enormi, da dove alcuni si tuffano. Ma la nostra ultima sosta rigenerante la facciamo presso le Buley Rockhole, dove piccole cascate alternate a laghetti creano un idromassaggio naturale davvero rilassante. Il parco è visitabile solo durante la stagione secca, da maggio ad ottobre. Durante il resto dell’anno molte strade sono impraticabili ed in tutto il parco vige il divieto di avvicinarsi alle cascate. Meglio evitare i week end, giorni in cui il parco si riempie di molti turisti che arrivano da Darwin, che dista poco più di un’ora d’auto.
Nel pomeriggio proseguiamo la nostra avventura nei Northern Territory e arriviamo fino a Katherinie, la cittadina più grande della zona, e ci sistemiamo presso il bel Knotts Crossing Resort, immerso in una vegetazione tropicale, con belle piscine, cottage con cucina e barbecue dove cuocersi grandiose grigliate. (€ 68 cottage con cucina, prenotazione diretta).
16° giorno, Katherine – Cooinda, Kakadu NP.
Siamo arrivati fino a Katherine naturalmente per visitare la più importante attrazione della zona: il Nitmiluk National Park, un profondo canyon eroso dall’incontaminato Katherine River, che nel corso dei secoli ha scavato tredici gole divise da strette rapide rocciose. Per visitare il parco è necessario partecipare ad una escursione in barca, che si incunea nel canyon tra pareti rocciose impressionanti dal tipico colore arancione. I vari tour disponibili permettono di visitare dalle due alle quattro gole, rispettivamente con navigazioni che durano 2 (€ 30) o 4 ore (€ 40). Al termine di ogni gola, è necessario percorrere a piedi un breve tratto roccioso dove la navigazione è impossibile, per poi imbarcarsi nuovamente nella gola successiva. Nel fiume non è raro incontrare i coccodrilli d’acqua dolce, denominati freshwater, che raggiungono la lunghezza massima di 3 metri, molto meno pericolosi dei feroci coccodrilli estuarini (saltwater), che si trovano nelle acque del Kakadu.
Vista la grande richiesta durante il periodo estivo, è preferibile prenotare il tour al sito www.Nitmiluktours.Com.Au. L’attrezzato Visitor Center del parco offre una presentazione della fauna del parco, della conformazione del territorio e delle tradizioni della popolazione aborigena, proprietaria da secoli della zona.
Dal Visitor Center partono molte passeggiate ma anche impegnativi percorsi di trekking della durata di più giorni. Il più breve permette di raggiungere in mezz’ora un punto panoramico a picco sulle gole, mentre il Jatbula Trail è un percorso 66 km tra il bush che termina presso le Edith Falls, da compiere in 5 giorni. Un altro modo per apprezzare ancor meglio la particolare conformazione naturale del luogo, è quello di sorvolare il parco con brevi voli in elicottero. Il volo più economico è quello offerto da www.Heli-musternt.Com.Au, che sorvola le prime 6 gole in circa 10 minuti (€ 45), un’esperienza davvero elettrizzante.
Tornando presso la località di Katherine, ci si può rilassare presso le suggestive Katherine Hot Springs, sorgente naturale caratterizzata da acqua cristallina color smeraldo che sgorga a circa 30 gradi, con un percorso immerso in una natura lussureggiante e tropicale.
Ripercorriamo parzialmente la sconfinata e semideserta Stuart Hwy, tornando in direzione Darwin, fino al bivio che all’altezza di Pine Creek conduce verso il Kakadu Np. Dall’ingresso del parco fino a Jabiru il panorama è pressochè identico, una selvaggia, incontaminata e infinita distesa di piante ed erba secca, che rende il paesaggio piuttosto monotono (ed è così praticamente per tutto il parco, tranne Ubirr). Arriviamo al carissimo Gagudju Lodge Cooinda (€ 174 con colazione), l’unica sistemazione possibile in quest’area del parco (alternativa sarebbe stato arrivare fino a Jabiru per poi tornare indietro il giorno dopo…Troppo scomodo, le distanze nel Kakadu sono enormi). Il resort è veramente un’oasi in mezzo alla natura più autentica: dal nostro cottage in 2 minuti a piedi si può raggiungere lo Yellow Water dove si possono avvistare i temibili Saltwater, che in particolare al tramonto, offre immagini davvero suggestive ed un idilliaco senso di pace. Ceniamo nel ristorante del resort, piatti piuttosto cari, scarni ed alquanto insoddisfacenti. 17° giorno, Kakadu NP.
Questa mattina abbiamo in programma una delle più famose attrazioni del Kakadu: l’escursione in battello sullo Yellow River di due ore, che da quest’anno è aumentato non poco di prezzo (prenotato in anticipo, € 42). La comodità del Gagudju è quella di essere il punto di partenza per le escursioni. Una navetta che parte di fronte alla reception conduce al molo di partenza. L’ambiente è davvero suggestivo ed incontaminato, i colori stupendi e la natura mozzafiato. La crociera è però a mio parere troppo lenta, forse adatta più ad esperti appassionati di birdwatching; ci si ferma un po’ troppo ad ammirare minuscoli (e sicuramente rarissimi) esemplari di uccelli, e per ognuno la guida si sofferma non poco nella descrizione, per cui chi non comprende perfettamente l’inglese-australiano (piuttosto difficile…) si sente presto un po’ annoiato. Inoltre il caldo si fa sentire non poco e quando l’imbarcazione si ferma (molto spesso), il sole cuoce letteralmente.
Gli avvistamenti sono molti, tra cui enormi esemplari di coccodrilli estuarini che superano i 6/7 metri, e qui stranamente, ci si ferma ad ammirarli solo per pochi attimi. Insomma, un’esperienza sicuramente da provare, con molti aspetti positivi (l’ambiente circostante è davvero incredibile e la fauna comprende molte specie tra le più preziose del mondo), ma anche alcuni negativi, tra cui anche il prezzo un po’ troppo gonfiato.
Terminata l’escursione, riprendiamo l’auto e proseguiamo verso Nourlangie Rock, una roccia imponente ed isolata che si innalza dal piatto bush. Dal parcheggio parte un piacevole sentiero (circa mezz’ora) che tocca i principali punti di interesse culturali e paesaggistici che la meta offre: primo tra tutte alcune gallerie naturali dove si possono ammirare le famose ed antiche pitture rupestri aborigene risalenti fino a 20.000 anni fa, per poi terminare ad un belvedere che offre una vista sterminata su tutta la piana del Kakadu fino alla scarpata dell’Arnehm Land, la terra di nessuno. La pittura ha avuto da sempre un grande significato spirituale per la popolazione aborigena e qui si possono ammirare vari stili ed alcune tra le più importanti divinità, come l’Uomo del Lampo, uno tra i più temuti spiriti maligni.
Le distanze nel parco sono infinite e per passare da un luogo all’altro occorre anche un’ora d’auto seguendo sempre una strada immersa in un paesaggio che diventa presto monotono…Alcune tra le attrazioni più spettacolari necessitano di giornate intere di trasferimento su strade sterrate, come le cascate Jim Jim e Twin Falls. Questo rappresenta sicuramente un limite del Kakadu, un parco sicuramente straordinario ma tra i meno spettacolari dal punto di vista paesaggistico tra quelli visitati finora e che necessiterebbe di molto più tempo a disposizione e di mezzi particolari (elicottero e fuoristrada) per una visita completa. Inoltre, durante la stagione secca, il 90% del territorio è molto secco e la vera caratteristica del parco, quella di essere un piana alluvionale verdissima durante la stagione delle pioggia, scompare improvvisamente ed tale particolarità è intuibile solo navigando sui billabong e sui fiumi che resistono durante la stagione secca. Insomma, uno tra i luoghi che mi hanno meno impressionato nel territorio australiano, e naturalmente, questa resta la mia personale opinione, probabilmente non condivisibile da molti.
Tra i punti più spettacolari del parco c’è sicuramente Ubirr (circa 50 km di deviazione da ripercorrere obbligatoriamente anche al ritorno), interessante sia dal punto di vista paesaggistico che culturale. Questa roccia imponente e misteriosa offre alla base alcuni dei più importanti siti d’arte rupestre, con pitture raffiguranti gli animali tipici del bush, quali wallaby, pesci, tartarughe, ma soprattutto l’importante figura del Serpente Arcobaleno, simbolo di suggestive leggende e capace di provocare violente alluvioni e terremoti. La salita fino alla cima è breve ma ripida e con il caldo soffocante del pomeriggio diventa piuttosto faticosa. Lo sforzo è ripagato da uno dei pochi e più impressionanti panorami che il Kakadu offre, dove la vista spazia sulle piane alluvionali sottostanti e su tutta la scarpata dell’Arnhem Land visibile sullo sfondo. Al termine della lunga giornata ci trasferiamo all’Aurora Kakadu (€ 120 con colazione), isolato sulla Arnhem Hwy. E’ un bel resort con cottage sistemati in un giardino lussureggiante con wallabies che saltellano di qua e di la, una piacevole piscina ed un ottimo ristorante.
18° giorno, Kakadu NP. – Darwin Ultima tappa da non perdere, subito dopo l’uscita del parco in direzione Darwin, è la spettacolare Jumping Crocodile Cruise (circa € 40 a famiglia), sull’Adelaide River.
Ci sono varie compagnie che effettuano l’escursione in barca, tutte con la stessa caratteristica: attirare gli enormi coccodrilli che abitano nel fiume per mezzo di pezzi di carne legati ad una canna, fino a farli uscire dall’acqua e compiere salti sbalorditivi. Nel pomeriggio, proseguiamo rapidamente verso Darwin dove visitiamo un po’ il centro, praticamente un enorme e moderno centro commerciale, con molti locali dove nel pomeriggio si consumano già fiumi di birra. Un bel lungomare, un porticciolo con caratteristici ristoranti (Cullen Bay), e tramonti mozzafiato dalla vicina Mindil Beach, dove tutti i giovedì e le domeniche ha luogo il caratteristico mercato notturno con numerosi chioschi alimentari.
Non ci resta altro che raggiungere l’aeroporto, per il volo notturno della Tiger Airways (€ 115) che ci riporterà a Singapore.
Salutiamo questo immenso continente (chiamarlo Paese mi sembra alquanto riduttivo), consapevoli di averne visitato solo una minima parte, ma che ci ha letteralmente stregati con i suoi luoghi selvaggi, la natura mozzafiato, i colori luminosi, gli ampi spazi incontaminati e deserti. Ogni volta che si prende un aereo per spostarsi da un posto all’altro, ci si trova in un luogo completamente differente dal precedente, un susseguirsi di emozioni indimenticabili, a stretto contatto con la natura, un viaggio da ricordare per l’eternità, un viaggio che fa capire quanti angoli meravigliosi offre ancora il nostro bistrattato pianeta…
Ma l’avventura non è ancora finita… (prosegui in Malesia, Isola di Redang e Singapore) Per vedere le foto di viaggio: http://digilander.Libero.It/albertoviaggi/australia.Html