Burning Route 66
Il volo Alitalia per Chicago è previsto per le 10.05, ma parte con 50’ di ritardo, che non influisce sull’orario di arrivo. Il viaggio è comodo, i pasti a bordo sono decenti, unico neo è l’intrattenimento, i film sono brutti, la musica si sente male e non ci sono video games…Ma d’altronde Alitalia questo offre e da aeromobili vecchi di 30 anni non si può pretendere di più!!! Alle 13.45 siamo a Chicago; le formalità doganali, che prevedono impronte digitali di tutte e 10 le dita più fotografia e domande varie, sono rapide, un pò meno i bagagli che comunque alla fine arrivano. Finalmente fuori dall’aeroporto, prendiamo un taxi (40 $) che ci porterà in albergo, posto in downtown (Howard Johnson Inn, 135 $).
Dopo esserci rinfrescati partiamo alla scoperta di Chicago, la città del vento. Il nostro dettagliatissimo programma ci porta a percorrere l’arteria principale, fino a raggiungere la Sears Tower, dove saliamo fino al 103° piano (non prima di aver fatto un bel pò di fila e aver pagato 13 $) Da lassù si può ammirare tutto lo stato dell’Illinois e anche oltre, è una vista spettacolare. Dopo aver scattato le dovute fotografie, riprendiamo l’ascensore, che in 1 minuto esatto inanella i 103 piani a scendere! Tornati in strada, ci avviamo verso il Chicago River, per prendere un water taxi e raggiungere in Navy Pier (6 $), dove abbiamo intenzione di cenare. Il giro in motoscafo è meraviglioso, il fiume passa tra i grattacieli, la vista è stupenda, passiamo tutto il tempo a guardare all’insù, finché arrivati in prossimità del Lago Michigan, il vento freddo ci accoglie, per fortuna che è ora di scendere.
Il Navy Pier è un ex molo militare ora adibito a zona divertimenti, vi sono numerosi locali e qualche giostra, tra cui la ruota panoramica più alta del mondo. Dopo una breve passeggiata, scegliamo il ristorante, che si rivelerà azzeccatissimo, il “Bi-Bop-BBQ”, dove iniziamo a prendere confidenza col cibo americano.
Dopo cena una lunga passeggiata ci riporta in albergo, la stanchezza è tanta, siamo in piedi da praticamente 25 ore, quindi posarsi sul letto e addormentarsi sono praticamente la stessa cosa!!! LUNEDÌ 11 AGOSTO 2008 “CHICAGO-SPRINGFIELD (IL)” Sveglia alle 6.30, qualcuno anche prima per via del fuso orario! Dopo aver lasciato i bagagli in deposito all’albergo, ci incamminiamo verso il “loop”, ovvero il centro cittadino, ma prima facciamo colazione in un classico locale americano. Cappuccino bollente, anzi ustionante e dolce glassatissimo!!! Il nostro obiettivo è fare il giro del loop tramite la metropolitana rialzata, che gira intorno alla città, passando tra i grattacieli, qui la chiamano “EL”, così a Merchandise Mart saliamo in stazione e facciamo i biglietti. Gli scenari che ci scorrono davanti, sono quelli visti mille volte in film e telefilm, come Spiderman 2 o E.R. O ancora Il Cavaliere Oscuro, il tutto è molto emozionante e viviamo questo giro in metropolitana come se stessimo su una giostra!!! La linea marrone fa un giro ad anello, così saliamo e scendiamo nella stessa fermata. Finiamo la mattinata sulla “Magnificient Mile”, la strada dello shopping, piena di negozi famosi, come la Apple, la Guess, la Disney, etc…Alle 12, come da programma, ci rechiamo all’ufficio della National, per ritirare la macchina; dopo aver firmato i documenti e aver scelto il modello (una DODGE GRAND CARAVAN noleggiata dall’Italia tramite Enoleggioauto, €. 496 tutto incluso), ci rechiamo a pranzo in un locale frequentato solo da neri, il cibo splendido e la gente cordialissima. Dopo mangiato scendiamo al garage della National per ritirare la macchina, una nuovissima e fiammante auto bianca, è grandissima con 7 posti e un bagagliaio esagerato. Usciti dal garage affrontiamo con facilità il traffico di Chicago, senza nessun tipo di problema raggiungiamo l’albergo per ritirare i bagagli. Ci sistemiamo bene in macchina e partiamo per il nostro tour “on the road”! La prima tappa è proprio nel centro di Chicago, all’incrocio tra la Michigan e la Adams, dove inizia la Route 66. Facciamo una foto al cartello di inizio e da li azzeriamo il contamiglia per iniziare la prima tappa che ci porterà a Springfield. Guidiamo per 210 miglia lungo la I-55, intorno a noi l’America, coi suoi scorci più o meno intriganti. Le strade sono enormi, così come i “trucks” che ci corrono sopra, la nostra auto è comodissima e grazie al “cruise control” è facile rimanere nei limiti di velocità, che a differenza dell’Italia, vanno rispettati al millesimo! Quando giungiamo a Spingfield, la capitale amministrativa dell’Illinois e città natale del presidente Lincoln, è già sera. Il nostro motel (Travelodge 78 $) è un pò fuori mano, ma per raggiungerlo attraversiamo il centro e ci rendiamo conto che non offre molto, così dopo aver preso possesso delle camere, un simpatico camionista ci spiega la strada per raggiungere un buon ristorante, ma non lo troveremo mai. La cena la consumiamo in una pizzeria che tutto sommato non è affatto male, il Bellacino’s!!! Tornati in albergo chiudiamo la serata con una divertente partita a carte! MARTEDÌ 12 AGOSTO 2008 “SPRINGFIELD (IL)- SPRINGFIELD (MO)” L’orario della sveglia è fissato alle 6.30 e lo sarà per quasi tutto il viaggio. Facciamo colazione in un locale vicino al motel, eccoci qui…A consumare la nostra prima colazione all’americana: uova strapazzate, bacon, patate, cipolle, peperoni, pancake, toast con burro di arachidi, etc…Ora siamo pronti per partire, oggi ci attende una tappa abbastanza lunga, oltre 300 miglia, che ci porteranno in Missouri. Iniziamo la tappa percorrendo la I-55 verso sud-ovest, poi la abbandoniamo per guidare finalmente sulla “Mother Road”. E’ una strada magica, attraversa piccoli borghi e zone rurali, peccato che in questa zona sia veramente breve il tratto percorribile. Dopo soli 100 miglia giungiamo a St. Louise, proprio al confine tra Illinois e Missouri, poco a sud di dove il Mississippi incontra il fiume Missouri. Già qualche miglio prima di giungervi, si scorgeva il Gateway Arch che domina la città con i suoi 192 mt. Di altezza.
Parcheggiamo la macchina in un parcheggio lungo le sponde del Mississippi e da li risaliamo la scalinata che ci porta ai piedi dell’arco. Scattiamo qualche foto e poi entriamo al suo interno, dove vi ha sede un museo e da dove si può risalire fino in cima all’arco tramite delle anguste ma divertenti capsule. Da lassù si domina la città e gran parte dello Stato. Questo posto rientra nella lista dei parchi americani, così ne approfittiamo per fare il pass annuale ($ 80,00) , in questo modo paghiamo 1/3 il biglietto di ingresso e saranno gratis tutti gli altri parchi che visiteremo nei prossimi giorni. Un bel risparmio!!! Tornati a terra, facciamo un giro per il centro città, molto piccola ma ricca. Il pranzo lo consumiamo in un fast-food locale, mangiamo i primi hot dog e le prime insalate…Questa era di pollo.
Dopo pranzo tentiamo inutilmente di fare qualche telefonata a casa, ma la scheda prepagata che abbiamo preso è un pò complicata, così rinunciamo, ma non prima di aver fatto arrabbiare l’operatrice della AT&T, la compagnia telefonica locale…Colpa sua, parlava troppo e troppo veloce! Ripartiti da St. Louise, ci dirigiamo ad ovest, lungo la I-44, alternandola alla Route 66, quando presente e sbagliando spesso strada a causa dell’assenza di cartelli indicatori (della Route 66).
A metà strada incontriamo le Caverne Meramec, dove si dice che si fosse nascosto il famoso bandito Jessie James. Arrivati al visitor center, capiamo che sono molto simili alle nostre Grotte di Frasassi, così optiamo per un giro in barca lungo il fiume, nulla di speciale.
In serata arriviamo a Springfield, dove alloggiamo al Best Western Route 66 Rail Heaven (67 $), un carinissimo motel in stile anni 50. Dopo aver preso possesso delle ampie camere, essendo il compleanno di Simona, lasciamo scegliere a lei il ristorante e non ci delude, infatti ci porta ad un meraviglioso e verissimo ristorante messicano, dove la cameriera parlava solo spagnolo. Ottima scelta!!! MERCOLEDÌ 13 AGOSTO 2008 “SPRINGFIELD (MO)-STROUD” Eccoci finalmente liberi da impegni culturali, poca strada da percorrere ma grandi emozioni, con quella che sarà la nostra tappa più bella e suggestiva, tanto da ribattezzarla simpaticamente “TOP TAP”!!! La Route 66 attraversa paesaggi e località dove il tempo sembra si sia fermato. Ad ogni cittadina facciamo una sosta, per fare delle foto e cercare di respirare questa aria magica. La gente è cordialissima, saluta, domanda, a noi questo piace, perché lo scopo del viaggio era proprio avere un contatto con l’America vera, la “old America del west”!!! Lasciato il Missouri, la Route 66 ci porta in Kansas, che attraversa per sole 13 miglia. In questa poca distanza troviamo tutto il senso della storia di questa strada; così esultiamo di fronte al primo stemma della Route 66 impresso sull’asfalto e alla vista di un camioncino completamente arrugginito, che ha ispirato i personaggi del film CARS. Mentre facciamo delle foto ad una vecchia pompa di benzina, una simpatica signora esce per invitarci a firmare il suo libro degli ospiti, nel suo locale vende gadget che ci interessano poco, ma nel retro c’è una cucina, dove decidiamo di mangiare un panino. Il pranzo è americanissimo, con cheeseburger, anelli di cipolla e patatine, l’ambiente veramente cordiale, tanto che una coppia di signori ci chiede di noi, del nostro viaggio, di dove stiamo andando. Ancora una volta gli americani si rivelano simpatici e cordiali…Eh, si…Ci piacciono proprio!!! Dopo mangiato ripartiamo alla volta dell’Oklahoma, terra di cowboys. Passiamo dentro a tanti paesini, in uno di questi, Commerce, ci ferma un simpatico sceriffo, con i suoi baffi, il cappellino e la maglietta con scritto “POLICE”, la pistola e le manette, legate all’enorme fibbia dei suoi blue jeans; ci chiede da dove veniamo, ci racconta di aver vissuto 2 anni in Germania, poi ci invita a visitare un piccolo vecchio distributore di benzina gestito da un simpatico signore. Al nostro ritorno, ci regala gli stemmi del suo dipartimento. Ripartiti in direzione ovest, incontriamo i primi ranch e le prime mandrie di bovini, siamo fuori dai percorsi cittadini, la Route in questo tratto offre poco, così decidiamo di prendere la I-44 per velocizzare il nostro avvicinamento a Stroud, dove poche miglia prima facciamo visita a Tulsa, deludente città che troviamo completamente deserta e dalla quale fuggiamo. Il motel di Stroud, il Best Western Motor Lodge (74 $), è molto carino, vista l’ora ne approfittiamo per fare un bagno in piscina, poi usciamo per andare a cena al famosissimo Rock Caffè, locale storico della Route 66…Ma ci attende un’amara sorpresa, infatti scopriamo che è andato a fuoco ed è completamente distrutto. Vista la scarsa offerta di Stroud, optiamo per una meno famosa e poco gustosa “smokehouse”, che ci regalerà una delle peggiori cene del viaggio.
GIOVEDÌ 14 AGOSTO 2008 “STROUD-AMARILLO” Oggi affrontiamo una delle tappe più lunghe, ci serve energia, così facciamo una ricca colazione al ristorante dell’albergo, uova, bacon, patate, etc… al modico prezzo di 3 dollari!!! Durante il pasto sono entrati 2 veri cowboys, con i loro abiti tradizionali, gli stivali con gli speroni e un bel pick-up rosso parcheggiato fuori.
Fatto il pieno alla macchina (la benzina costa circa 1 dollaro al litro), partiamo alla volta di Clinton, dove si trova un museo interamente dedicato alla Route 66. Lo visitiamo, facciamo tante fotografie alle macchine d’epoca, alla ricostruzione di un drive-in e alla stazione dei pompieri, poi prima dell’uscita in uno store, compriamo i primi souvenir, compresi i cappellini che ci accompagneranno per tutto il viaggio.
Ripartiti da Clinton, percorriamo la Route 66 fino ad Elk City, dove pranziamo in uno sperduto paesino, in un tipico locale gestito da due simpatiche signore. Non mangiamo chissà cosa, ma è tutto così bello, l’atmosfera ci fa sembrare splendido anche un semplice panino. Ad Elk City c’è un altro museo della Route 66, abbinato ad un museo della “Old Town”. Li visitiamo entrambi, poi ripartiamo alla volta del Texas. Prima di entrare nella terra del petrolio, incontriamo una città fantasma, Texola, che giriamo in auto. Dopo aver fatto la foto sotto il cartello di cambio di Stato, iniziamo a percorrere la Route 66 in terra texana, il panorama è pianeggiante, ranch e praterie ci accompagnano lungo la strada. Ci fermiamo in uno stadio del rodeo, è vuoto, così facciamo due foto e poi fuggiamo perché un temporalone ci sta per colpire.
Arrivati ad Amarillo, prima di andare in motel, facciamo visita al “Cadillac Ranch” uno stravagante sito voluto da un artista texano, dove 10 Cadillac sono letteralmente infilate nel terreno e la gente può disegnarvi sopra ciò che vuole. Lasciate le nostre iniziali e fatte le nostre foto, torniamo di corsa indietro, verso il motel (Quality Inn & Suites 67 $), prima però ci attende lo store della Harley Davidson, per le magliette commissionate dagli amici.
Mentre ci cambiamo d’abito, apprendiamo dalla TV che tra poche ore si abbatterà sulla nostra città una tempesta, ma nulla può fermarci e il nostro prossimo obiettivo è il “Big Texan Steak Ranch”, dove la carne è stupenda. Una limousine ci viene a prendere per portarci li, la guida un anziano cowboy e sul cofano svettano due appuntite corna di bufalo. Arrivati nel locale, facciamo i conti con lo “slang” texano, un vero rompicapo, alla fine capiamo il meccanismo e riusciamo a confrontarci con il simpaticissimo cameriere, che ci fa mangiare e bere a volontà. Nel bel mezzo del locale due ragazzotti americani e poi altri due (uno era italiano) si sfidano in quella che è l’attrazione locale: mangiare un filetto di 2 Kg in un’ora. Se ce la fai non paghi!!! Non ce l’hanno fatta!!!! VENERDÌ 15 AGOSTO 2008 “AMARILLO-SANTA FE-ALBUQUERQUE” Oggi ci attende la tappa più lunga di tutto il viaggio, 350 miglia che alla fine scopriremo averne fatte 400!!! Davanti a noi il deserto del New Mexico e le sue città fantasma, come Vega, che alle 9 del mattino, un’ora dopo la partenza da Amarillo, è particolarmente deserta!!! Il New Mexico è dietro l’angolo, qui le lancette vanno un’ora indietro e così recuperiamo tempo, che oggi ci servirà moltissimo! Man mano che ci dirigiamo verso ovest, il paesaggio si fa arido, la terra diventa sempre più rossa e in lontananza si iniziano a scorgere i primi altopiani, dove un tempo vivevano gli indiani nativi e più a nord, verso il Colorado, le altissime montagne! Saliamo fino a 2000 mt. Slm, ma non sembra. Uno stop al visitor center ci permette di prendere del materiale informativo su questo Stato che onestamente è più messicano che americano, lo si capisce anche dai tratti somatici dei suoi abitanti e dalla lingua, che spesso è spagnola.
Passata Tucumcari, facciamo un rapido passaggio ai laghetti di Santa Rosa (The Blue Hole), poi deviamo per Santa Fè. Arriviamo proprio all’ora di pranzo, così ci fermiamo al “Charro” a mangiare un panino, poi iniziamo il nostro tour per la città, costruita in totale stile adobe e molto turistica, con le sue bancarelle e i negozietti. Alle 16 ripartiamo in direzione di Albuquerque, ma strade interrotte e cambi di direzione ci fanno perdere tempo, intanto sulla città si abbatte un forte temporale, che per fortuna passa in fretta. Alloggiamo di nuovo nella catena Quality Inn & Suites (67 $), anche qui ottima. La serata la passiamo nella Old Town, piccola città nella città, sembra un pueblo messicano, nella piazza centrale un gruppo sudamericano suona musica caraibica, la gente ascolta, balla e passeggia.
La cena la consumiamo a “La Placida”, locale molto elegante ma economico, segnalato dalle guide come il miglior posto dove mangiare ad Albuquerque.
SABATO 16 AGOSTO 2008 “ALBUQUERQUE-HOLBROOK” Oggi finalmente una tappa media, usciamo dal New Mexico alternando la I-40 alla Route 66, in questo punto il paesaggio è fantastico. Facciamo tappa in un paesino dove c’è un mercatino di indiani, vicino un negozio di manufatti navajo, dove il proprietario ci regala la targa della sua automobile. A Gallup, 10 miglia dal confine, ci fermiamo a mangiare il pollo fritto di CFK, poi passiamo dentro alla città, in tipico stile Route 66 e successivamente riprendiamo la I-40 fino al Petrified Forest National Park.
Da qui inizia il percorso dove si alternano auto e passeggiate, prima verso il Painted Desert, meraviglioso sito di rocce rosse levigate dal vento e dall’acqua e successivamente nella Foresta Pietrificata, dove il paesaggio è lunare e sparsi ovunque vi sono tronchi d’albero che grazie all’azione di numerosi agenti atmosferici, si sono pietrificati, mantenendo forma e colore. Il solito temporale serale ci accompagna fino al motel (Super8, 51 $), sito ad Holbrook. La serata trascorre in lavanderia, a fare il bucato e poi a cena in un locale di cucina italiana per un piatto di spaghetti…Finalmente!!! DOMENICA 17 AGOSTO 2008 “HOLBROOK-GRAND CANYON-WILLIAMS” Questa mattina scopriremo il Grand Canyon, ma non sarà una sorpresa per tutti, infatti Francesco e Silvia c’erano stati già 8 anni fa. Partiti allo 8.00 da Holbrook, abbiamo percorso la strada senza fare soste; a Flagstaff abbiamo preso la “scenic drive” che tra boschi e praterie sale fino a 2300 mt. Slm, per poi arrivare all’ingresso del Grand Canyon National Park, intorno alle 11.30.
Grazie al pass acquistato a St. Louise, evitiamo anche la fila al gabbiotto, purtroppo essendo domenica c’è molta gente e i parcheggi scarseggiano, così decidiamo di lasciare la macchina lungo la strada, sperando che non ci facciano la multa.
Dal parcheggio, ci incamminiamo verso i vari “view points”, il canyon si apre proprio sotto di noi, sembra un’enorme cartolina, un poster. Un piccolo fuori programma agita la nostra mattinata, una donna si sporge troppo e cade da un dirupo, alcuni messicani si gettano giù per salvarla, alla fine la vediamo dolorante una ventina di metri più giù e dopo pochi minuti arrivano i soccorsi.
Continuiamo il nostro giro verso ovest, dove a metà strada incontriamo un ristoro, che utilizziamo, vista l’ora. Poi continuiamo ancora il giro, ma la zona rossa, nell’estrema punta ovest è chiusa per manutenzione, così torniamo verso est, il sole sta calando la luce illumina il canyon in una maniera spettacolare. Tornando verso Williams, vediamo un temporale all’orizzonte, ma quando arriviamo è già passato, così facciamo un giretto per i negozi lungo la Route 66 di Williams e poi ci rechiamo in albergo, il Travelodge (89 $), dove scopriamo che la nostra prenotazione non risulta. Discutiamo col gestore, che voleva più soldi e alla fine facciamo valere le nostre ragioni, ecco due belle camere spaziose al prezzo concordato 5 mesi prima!!! La cena la consumiamo al “Route 66 Cruise Cafè”, tipico locale in stile Route 66, dove si mangia molto bene.
LUNEDÌ 18 AGOSTO 2008 “WILLIAMS-KAYENTA” Quello che ci attende oggi è qualcosa di inimmaginabile…Finché non ci si trovi a contatto… la Monument Valley!!! Partiti da Williams alle 8, facciamo una breve tappa a Flagstaff, giusto il tempo di fare una imponente colazione da Denny’s e vedere la stazione del treno, in tipico stile western. Purtroppo è tutto chiuso, così dopo una rapida passeggiata, ce ne torniamo alla macchina per rimetterci in cammino verso la “Navajo Nation”.
Man mano che saliamo verso nord, il paesaggio cambia, si fa arido e roccioso, si accende di rosso.
Alle 12.30 arriviamo a Kayenta, sperduta cittadina in pieno deserto; qui c’è un’ora in più a causa del fatto che gli indiani adottano l’ora legale, mentre in Arizona no, quindi spostiamo le lancette e siamo già alle 13.30!!! Dopo aver fatto il check-in in albergo (Best Western 138 $) e aver posato le valigie, ci spostiamo subito verso la Monument Valley, a poche miglia di distanza. Man mano che ci avviciniamo, si iniziano a vedere i monoliti, poi, in prossimità dell’ingresso al sito, iniziamo a scoprire la cattiva e scarsa organizzazione dei navajo, rispetto ai siti gestiti dal governo americano.
Un pò di fila e siamo dentro, appena arrivati al parcheggio, ci dirigiamo subito al visitor center dove in un casotto di legno un bambino indiano prende le prenotazioni per le gite a cavallo, paghiamo anticipatamente e cash (no carte di credito) e ci avventuriamo per la valle alla ricerca del maneggio. All’inizio sbagliamo strada, ma con gli indiani è difficile comunicare, parlano un inglese pessimo e sono poco collaborativi, oltre che inospitali; così torniamo indietro e riproviamo, stavolta è quella giusta, tra buche e curve, tra polvere e macchine ferme a fare fotografie, raggiungiamo il piccolo ranch immerso nella valle, proprio sotto alle Three Sisters e attendiamo 20 minuti, tanto ci vuole per sellare i cavalli. In 3 partiamo per questa magnifica avventura, iniziando il tour, che durerà 2 ore e mezza, verso le 16, percorrendo una stradina battuta, dove non passano automobili, poi ci addentriamo in un piccolo canyon, ci siamo solo noi, il sole, la polvere, il vento che ti accarezza il viso e queste magnifiche rocce rosse, a volte alte anche 60-70 metri, con i loro riflessi argentati e dorati, sembra di stare in un film di Sergio Leone, ci sentiamo dei cowboys e il gioco ci piace! Dopo circa un’ora facciamo la prima sosta, anche i cavalli ne hanno bisogno, è bellissimo, siamo tutti senza parole. Ripresa la cavalcata, iniziamo a giocare un pò con i cavalli, spingendoli ogni tanto al galoppo. Poi ad un certo punto l’apoteosi, ci infiliamo in un canyon stretto e sabbioso, un’immagine meravigliosa, un’emozione unica, siamo purtroppo sulla via del ritorno, anche se poi cavalcheremo per un’altra ora, provocando le invidie di molti turisti che ci incontravano lungo la strada e forse desideravano stare al nostro posto! Tornati al ranch, recuperiamo Silvia e facciamo un giro in macchina, alla scoperta di ciò che non avevamo visto (la parte più turistica), le nostre macchine fotografiche lavorano come non mai!!! Alle 19 il sole inizia a scendere, cerchiamo di raggiungere un punto panoramico che affaccia su tutta la vallata, in questo momento i raggi del sole colpiscono le rocce quasi perpendicolarmente, regalando colori inimmaginabili; facciamo in tempo a fare delle foto e a goderci il tramonto in piedi e immobili di fronte ad uno spettacolo mai visto che non dimenticheremo mai! Tornati in albergo è già buio, così andiamo a mangiare in un ristorante (il Golden Sands) che ci aveva consigliato una viaggiatrice di turisti per caso (Mary). Non male! La giornata è finita, quasi ci dispiace toglierci la polvere di dosso, la stanchezza vince sull’euforia e il sonno prende il sopravvento.
MARTEDÌ 19 AGOSTO 2008 “KAYENTA-PAGE” Dopo le fatiche fisiche di ieri, la tappa di oggi è breve e rilassante. Solo 100 miglia di strada per raggiungere Page. Appena arrivati, rimettiamo l’orologio un’ora indietro, siamo di nuovo in territorio americano, quindi andiamo subito a prenotare la gita all’Antelope Canyon. L’albergo (Travelodge, 89 $) non è ancora in grado di darci le stanze, così ci dirigiamo all’Horse Shoe Bend, un punto del Glen Canyon dove il fiume ha scavato la roccia dandole la forma di un ferro di cavallo. Fatte le foto e ammirata la bellezza del posto, ce ne torniamo a Page, dove prima di mangiare diamo una lavata alla macchina, ancora piena di polvere da ieri e poi facciamo un giretto per negozi. Il pranzo lo consumiamo in un piccolo pub, panino, patatine, cipolle fritte e birrozza americana. Ora siamo pronti per la gita. Ci vengono a prendere degli indiani con delle jeep rinforzate, partono a razzo e dopo 15-20 minuti tra strada e deserto, giungiamo all’ingresso di quello che è un posto chiuso, dove l’acqua e il vento hanno scavato e levigato la roccia rossa, che con la luce che filtra dall’alto provoca degli strani e bellissimi giuochi di colore.
Tornati a Page, prendiamo finalmente possesso delle camere, poi ce ne andiamo nella zona del lago e della diga, la Recreational Area National Park, anche qui il nostro pass ci fa entrare gratis, ma la delusione è tanta, infatti a parte la bellezza del contrasto tra le rocce rosse e l’acqua blu, per il resto il posto non regala emozioni particolari. Il Glen Canyon non è visitabile, così, fatte le foto al lago e alla enorme diga, torniamo in albergo, per goderci un po’ la piscina! La cena era in programma in un locale italiano (il Bellanapoli), poi ci siamo fatti tentare dalle enormi e profumatissime pizze dello Strombolli’s, ma purtroppo ci è andata male: posto pessimo e cibo di bassa qualità.
MERCOLEDÌ 20 AGOSTO 2008 “PAGE-BRYCE CANYON-PANGUITCH” Siamo di nuovo in corsa, oggi ci attende il Bryce Canyon!!! Dopo la colazione, non memorabile, partiamo alla volta dello Utah, l’8° Stato americano che toccheremo. Il paesaggio è fantastico, rocce rosse e alberi verdi altissimi, poi imboccata la “scenic drive”, passiamo sotto due archi naturali scavati nella roccia, le foto sono d’obbligo! Da li a poco c’è l’ingresso per il Bryce Canyon, anche qui il pass ci fa entrare senza pagare, però a causa di una lunga attesa al gabbiotto, la nostra poca pazienza viene redarguita dal ranger, che ci strilla per averci visto smaniare! Una volta dentro, facciamo subito un paio di View Points, poi andiamo a pranzo, dove il cameriere un pò anzianotto, commette una serie di errori per cui ordiniamo per 4, mangiamo per 5 e paghiamo per 3!!! C’è da dire che il parco è pieno di aree pic-nic, ad averlo saputo prima avremmo potuto comprare della carbonella, qualche bistecca e fare un bel BBQ. Dopo pranzo giriamo un pò per il canyon, facciamo fotografie, visitiamo tutti i View Points, poi verso le 16 decidiamo di affrontare un sentiero che scende per 1,6 miglia all’interno del canyon. La decisione è azzeccatissima, li sotto la vista è mozzafiato, il contrasto delle rocce rosse con gli alberi verdi, che cercano di svettare più alti, è sensazionale, un vento morbido ci rinfresca durante la discesa, poi la risalita è un pò faticosa, ma ne è valsa la pena. In tutto stiamo via per 1h 20’, dove scattiamo decine di foto. Una bella bevuta e una rinfrescata alla fontanella, ci ridanno energia, così siamo pronti per uscire dal parco e andare in una vicina zona turistica, dove una cittadina in pieno stile western, offre negozi di souvenir e bibite fresche.
Alle 19.30 siamo a Panguitch, paesino abitato dai mormoni. Il motel è pessimo (Marianna Inn, 90 $), stanze piccole, poco ospitali e porte che si chiudono male, inoltre siamo proprio sulla strada, non ci sentiamo molto al sicuro, ma per fortuna è solo per una notte. Posate le valigie ci laviamo velocemente e poi ci rechiamo subito al “Cowboy Smokehouse Cafè” il ristorante migliore della città, questo è confermato anche dalla fila che c’è fuori a dispetto dei locali vuoti che vi sono intorno. In meno di 15 minuti siamo a tavola, il cibo è ottimo e nonostante la religione, ci danno anche da bere la birra. Soddisfatti e stanchi, ce ne andiamo a dormire…Sperando che qualche TIR non ci entri in camera!!! GIOVEDÌ 21 AGOSTO 2008 “PANGUITCH-LAS VEGAS” Stamani partenza alle 8.00, direzione Las Vegas, Nevada! Attraversiamo un passo di montagna tra boschi, cervi e scoiattoli, tocchiamo quota 3.065 mt. Slm e ci accorgiamo che lo Utah è sicuramente lo stato paesaggisticamente più bello dei 10 visitati. A stomaco vuoto percorriamo i tornanti che ci portano fino alla I-15, dove finalmente incontriamo le solite catene commerciali. Scegliamo Denny’s, per una colazione esplosiva a base di uova, peperoni, patate, bacon, salsicce, french toast e quant’altro! Alla ripartenza bruceremo i chilometri che ci separano da Las Vegas senza fare più tappe. L’arrivo nella città che non dorme mai è impressionante, traffico caotico, caldo esagerato (50°C) e confusione ovunque. Il nostro albergo (l’Harrah’s, 54 €.) è proprio sulla “strip”, la via dove si concentrano tutte le attrazione di Las Vegas. Dopo aver impiegato quasi 10 minuti per fare tutto il giro dei parcheggi e giungere all’ingresso dell’albergo (uno dei più grandi con oltre 3000 stanze), Fabrizio entra per fare il check-in, ma mai avrebbe immaginato di trovare una hall grande come una piazza con tanti banchi di accettazione quanti ce ne sono in un aeroporto. La registrazione in albergo è piuttosto lunga, alla fine ce la facciamo e dopo aver scaricato i bagagli e parcheggiato la macchina, abbiamo preso possesso di una sola stanza, in attesa che l’altra fosse pronta. Dopo la consueta rinfrescata, ci dirigiamo subito all’aeroporto per lasciare la macchina, eh si, dopo il saluto alla Route 66 è arrivato anche il momento di salutare la nostra cara e fidata Dodge, che per 4.800 Km ci ha trasportato con grande affidabilità e sicurezza. Incredibile l’organizzazione che c’è per restituire l’auto, un palazzo intero con tutte le maggiori catene di autonoleggio, ognuna ben segnalata e un check-out velocissimo. Con un economicissimo taxi (solo 20 dollari) torniamo in albergo, la stanza è finalmente pronta, così ci concediamo un’oretta di riposo, per poi essere pronti a partire alla scoperta di “Vegas” (come la chiamano qui)!!! Il primo albergo che visitiamo è il Flamingo, ovviamente tutti gli hotels hanno il casinò al loro interno, poi molti sono a tema e propongono attrazioni legate al tema stesso, come il Paris, che ha una Tour Eiffel identica a quella vera, ma più piccola, dove addirittura si può salire fino in cima per ammirare la città dall’alto; l’MGM è molto sfarzoso, mentre il New York, New York riproduce al suo esterno il ponte di Brooklyn e internamente i viali delle old city, ma l’attrazione vera sono le montagne russe che questo albergo propone, le più alte del mondo, dove in 3 minuti affronti discese mozzafiato, giri della morte e raggiungi velocità inaspettate. Proseguendo il tour degli alberghi, tocchiamo i famosi Excalibur, Luxor e Mandalay Bay. Quando la notte cala sulla città e le luci si accendono, inizia lo spettacolo, l’appuntamento è al Bellagio, l’hotel più bello e ricco di Vegas. Al suo esterno ci sono delle fontane che sparano acqua a ritmo di musica, così assistiamo per due volte allo spettacolo, che viene proposto ogni 15 minuti, il tour serale continua con la visita al Caesar Palace, in stile Roma antica e al Venetian, ovviamente con la riproduzione di Venezia e dei suoi canali, con tanto di gondolieri. A questo punto la stanchezza incombe su tutti, così all’1.00 decidiamo di andare a dormire!!! VENERDÌ 22 AGOSTO 2008 “LAS VEGAS-SAN FRANCISCO” Finalmente ci concediamo una mattinata di risveglio lento. La sveglia puntata alle 9-9.30, con check out alle 11. Colazione da Starbucks dentro l’albergo, il tempo di lasciare i bagagli in deposito e poi via di nuovo a girare come trottole alla scoperta della città. Mirage, Treasure Island, il nuovissimo Palazzo e di nuovo il Bellagio, sono gli alberghi che visitiamo, l’unico intervallo è quello del pranzo che consumiamo al Venetian.
Alle 16 ritiriamo i bagagli al deposito e con un taxi raggiungiamo l’aeroporto, dove un rapido check-in ci porta nel gate in attesa del volo per San Francisco, che, puntualissimo, alle 19.30 decolla alla volta della California…Decimo Stato visitato.
Dopo 1h 30’ di volo giungiamo a Frisco, recuperiamo le valigie e con un taxi guidato da un simpatico cinese, in circa mezz’ora, raggiungiamo l’albergo (Greenwich Inn, 99 $), dove preso possesso delle camere, prima di metterci a dormire, andiamo a mangiare qualcosa nel ristorante di fianco. Questi pochi minuti ci fanno capire che il clima qui è diverso, nebbia e freddo ci accolgono imperturbabili!!! SABATO 23 AGOSTO 2008 “SAN FRANCISCO” Sveglia alle 6.30, la colazione non è inclusa nella tariffa, ma il ristorante di ieri sera prepara delle splendide colazioni, così non esitiamo e affamati iniziamo a ordinare.
Con la pancia piena ma infreddoliti dalla grigia mattina californiana, ci avviamo verso le prime attrazioni cittadine. Due cose ci colpiscono subito, la prima è la fatica delle famose strade di San Francisco, che alternano delle ripide salite a forti discese; la seconda è data dallo stordimento della vita di città alla quale non eravamo più abituati, avendo passato due settimane tra campagna e deserto.
Comunque, giacche in spalla e fazzoletto al collo, il nostro primo obiettivo è la “Coit Tower” posta su “Telegraph Hill”, durante il percorso abbiamo la possibilità di vedere da più angolazioni la bellissima Isola di Alcatraz, che visiteremo meglio stasera.
Successivamente raggiungiamo “Levi’s Plaza” per poi addentrarci nella downtown dei grattacieli, stranamente deserta. Arrivati a Union Square iniziamo a vedere finalmente un pò di gente e approfittiamo dei numerosi negozi per fare dello shopping. Dopo aver pranzato in un localino poco raffinato ma essenziale, muovendoci con i mezzi pubblici (efficientissimi), raggiungiamo il palazzo del comune e la zona delle case in stile vittoriano.
Tornati in albergo ci cambiamo per poter affrontare la fredda serata sull’Isola di Alcatraz e successivamente raggiungiamo la zona dei moli (Embarcadero) con un taxi. Alle 18.50 dal Pier 33 salpa il battello per Alcatraz, l’ex carcere divenuto ora Parco Nazionale. La visita è guidata, all’esterno con un ranger e all’interno con le audio guide. Ripercorriamo tutte le tappe della storia di questo edificio e visitiamo i vari locali, anche qui il cinema ha fatto la sua parte e chi come Fabrizio ha visto tutti i film dedicati a questo luogo, può solo emozionarsi trovandosi di fronte ai resti ancora intatti della mitica fuga di Frank Morris e dei fratelli Anglin avvenuta nel giugno del 1962. In quelle celle il buco nella parete e le teste di cartapesta sono ancora al loro posto.
Tornati a terra, consumiamo una cena di pesce fritto sul mitico Pier 39, dopodiché una lunga fila per il taxi ci attende fuori.
DOMENICA 24 AGOSTO 2008 “SAN FRANCISCO-CHICAGO” Stamani ci svegliamo con più calma, l’appuntamento è alle 9.30 per la colazione, che consumiamo nello stesso posto di ieri. Oggi c’è il sole, la giornata sembra promettere bene, così prepariamo le valigie per il lungo viaggio di ritorno e dopo averle lasciate in deposito al gestore dell’albergo, ci dirigiamo verso il Golden Gate Bridge, che raggiungiamo in autobus. Durante il tragitto, però, il tempo è cambiato, così dal sole siamo passati alla fitta nebbia e al freddo. Il ponte si vede solo per metà, coperto com’è da quella che qui chiamano “foggy”, ma è bellissimo lo stesso. Decidiamo di percorrerlo a piedi per tutti i suoi 2.710 mt, impiegando circa 1h 30’ e fermandoci spesso per fotografie e riprese. Giunti sull’altra sponda della baia, il sole è tornato a farci compagnia, la nostra gita a Sausalito è salva!!! Dopo una lunga attesa, dovuta forse al giorno festivo, un autobus extraurbano ci carica lungo la strada e dopo pochi minuti siamo già a Sausalito, splendida località turistica e residenziale affacciata proprio sulla Baia di Frisco. Dopo un rapido giro, ci fermiamo a mangiare in un ristorante italiano: Angelino. La peculiarità di questo locale è che a differenza dei soliti locali italiani all’estero, questo lo era in tutto e per tutto, a cominciare dai camerieri che parlavano la nostra lingua (uno era bolognese) fino al cibo e alle bevande totalmente “made in Italy”!!! Pranzo a base di pesce con tanto di Falanghina e acqua San Benedetto, il tutto per una cifra consistente ma equa!!! Dopo pranzo facciamo una bella passeggiata lungo il viale centrale, visitiamo qualche negozietto di souvenirs, finché non arriva l’ora di riprendere il battello per San Francisco. Mezz’ora di navigazione nella baia, una veduta meravigliosa del Golden Gate, poi di Alcatraz ed infine lo skyline della città, cosa chiedere di più per imprimere nella mente queste immagini nell’ultimo giorno di vacanza? Il pomeriggio termina al Pier 39, tra i leoni marini e un pò di shopping e infine con un giro (d’obbligo) sulla famosissima “cable car”!!! Alle 19.30 ritiriamo le valigie in albergo, poi una macchina ci passa a prendere per portarci all’aeroporto, dove un volo American Airlines decollerà alle 23.30 alla volta di Chicago, ne approfitteremo per dormire un pochino! LUNEDÌ 25 AGOSTO 2008 “CHICAGO-ROMA” Il volo è durato solo 4 ore, ma per effetto delle 2 ore di fuso, quando atterriamo sono le 6.00. L’aeroporto di Chicago è una vera delusione, è molto piccolo e non vi sono negozi ne attrazioni. La zona ristoranti è semideserta, molti dei pochissimi locali sono chiusi, così facciamo colazione ma senza grossa soddisfazione. Il nostro volo per l’Italia è previsto alle 15:45, ci attendono 10 ore di noia totale…Anzi no, le ore diventano 12…Il volo viene segnalato come in ritardo, quindi partenza rischedulata alle 17.55! Finalmente alle 18.00 decolliamo, il viaggio sarà lungo, circa 9 ore, ma lo passeremo dormendo, quindi non ce ne accorgeremo. Domani atterreremo a Roma alle 9.30, a quel punto la vacanza sarà terminata e la mente sarà già proiettata a quando visiteremo di nuovo questo meraviglioso paese!!! Sarò felice di rispondere a chiunque avesse necessità di informazioni più dettagliate.