Io, la mia mamma, i gorilla in UGANDA!!!

La notte tra il 10 e l’11 Settembre, io e mia madre, mia infaticabile e fedele compagna di viaggi, con tanta emozione e un pizzico di paura, siamo partite per l’Uganda. L’ aereo è puntualmente atterrato all’aeroporto Internazionale di Entebbe alle ore 13.30 locali, dove ad aspettarci abbiamo trovato un ragazzo alto e magrissimo di nome...
Scritto da: Margheritachiav
io, la mia mamma, i gorilla in uganda!!!
Partenza il: 11/09/2008
Ritorno il: 18/09/2008
Viaggiatori: in coppia
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La notte tra il 10 e l’11 Settembre, io e mia madre, mia infaticabile e fedele compagna di viaggi, con tanta emozione e un pizzico di paura, siamo partite per l’Uganda.

L’ aereo è puntualmente atterrato all’aeroporto Internazionale di Entebbe alle ore 13.30 locali, dove ad aspettarci abbiamo trovato un ragazzo alto e magrissimo di nome Meddie, la nostra guida. Caricati i bagagli nel fuoristrada messo a disposizione dall’agenzia di viaggi presso la quale avevamo acquistato l’ intero pacchetto, partiamo alla volta della foresta impenetrabile di Bwindi, meta assolutamente irrinunciabile per chi decide di recarsi in Uganda. Solo qui è infatti possibile ammirare i gorilla di montagna nel loro habitat naturale, la foresta. Il gorilla tracking non ha una durata ben precisa, nel senso che lo scopo è appunto quello di incontrare i gorilla, ma non è possibile stabilire un tempo, poiché loro si spostano ogni giorno, anche se le guide hanno comunque una loro strategia, che è quella di portare i turisti nel posto in cui i gorilla sono stati avvistati il giorno prima. Avevo sentito parlare di persone che hanno dovuto camminare per ben 5/6 ore prima di riuscire a vederli! Una volta trovati, si può restare con loro per un’ora, durante la quale è possibile sia scattare foto (senza flash!!!) che filmarli, mantenendosi ad una distanza di circa 5 metri. Tornando al nostro viaggio, la distanza tra Entebbe e Bwindi era troppa, circa 7/8 ore di macchina, abbiamo pertanto trascorso la nostra prima notte in Uganda, in un albergo che si trovava a circa metà strada. Il 12 Settembre, cioè l’indomani, siamo ripartite al mattino presto, per percorrere le restanti 4 ore di viaggio. Attraversiamo il Lago Mburo National Park, il parco nazionale più piccolo in Uganda per dimensioni, e quasi sul ciglio della strada notiamo delle curiosissime Zebre e degli Impala, a cui la città di Kampala deve il suo nome. Quando i britannici arrivarono in Uganda, chiamarono Hills of the Impala (colline degli impala) l’aerea in cui sorse poi la città, proprio perché lì abbondava questa specie di antilopi. Il termine fu tradotto in seguito nella lingua locale e da qui originò il nome Kampala. La nostra guida ci ha concesso una piccola sosta per scattare alcune foto e sgranchirci un po’ le gambe. Siamo ripartite poco dopo, perché il tragitto era ancora abbastanza lungo e dovevamo assolutamente evitare di viaggiare con il buio, in quanto le strade non erano illuminate ed erano ben pochi i tratti asfaltati. Sul ciglio della strada gli uomini spingevano le loro biciclette cariche di bidoni d’ acqua e caschi di banane. Non abbiamo attraversato molti paesi, forse un paio, nessuna città (in Uganda ne esiste solo una, Kampala) e tanti villaggi costruiti dirimpetto alle strade o tra i numerosi bananeti. Le case sono tutte costruite con il fango, sono prive di acqua corrente e di luce, molte sono delle vere e proprie capanne. L’impressione che mi sono fatta è che servano più come dormitoi, infatti le persone trascorrono le giornate tra i campi, per strada a trasportare banane e acqua o semplicemente sdraiate per terra a chiaccherare e le donne ad accudire i figli. Non ho visto un solo giocattolo per i tanti bambini, ho visto invece una bimba, di forse neanche due anni, giocare per terra con un macete.

In tarda serata siamo arrivate al Gorilla Resort, costruito proprio ai piedi della foresta impenetrabile di Bwindi. Questo lodge è di recente apertura ed è considerato al momento il migliore disponibile. Si dorme in tende costruite su palafitte di legno. Noi quella notte abbiamo dormito davvero poco, eravamo terrorizzate dalle zanzare (e all’interno della tenda ve ne erano parecchie, oltre che altri insetti di ogni genere) e dalla possibilità che qualche animale potesse entrare all’ interno del nostro alloggio.

Per fortuna nulla di quanto ipotizzato era accaduto e le zanzare ci hanno assolutamente ignorate, probabilmente grazie ai repellenti a cui credo non siano ancora assuefatte (a differenza delle nostre zanzare) e di cui ormai i nostri corpi erano totalmente cosparsi.

Il tanto atteso giorno era quindi finalmente arrivato e dopo colazione, intorno alle otto, abbiamo lasciato il Gorilla Resort. Accompagnate dalla nostra guida Meddie, abbiamo raggiunto il luogo di ritrovo per tutti coloro i quali quel giorno avevano fissato il gorilla tracking. Dopo un breve briefing, nel quale ci hanno spiegato quale atteggiamento assumere in presenza dei gorilla (e soprattutto cosa non fare assolutamente!!!), ci siamo incamminati per un villaggio costruito in montagna, tra i bananeti, che sembrava non finire mai. I bambini, al nostro passaggio, ci venivano incontro e ci salutavano sorridendo chiamandoci “buzungo”, uomini bianchi. Il percorso è stato tutto in salita ed è durato quasi due ore. Oltrepassato il villaggio, siamo arrivati in quello che doveva essere il punto d’ingresso alla foresta di Bwindi, nella quale non siamo neanche dovuti entrare. Una famiglia di gorilla era proprio là, davanti ai nostri occhi. Erano sdraiati sulle ortiche a mangiare e a prendere il sole, sembrava quasi ci stessero aspettando per darci il benvenuto. I gorilla di montagna si distinguono dagli altri gorilla per il pelo più folto e più scuro e questa loro caratteristica li rende ancora più teneri alla vista, non bisogna però dimenticare che ci si trova nel loro ambiente e che non si deve in alcun modo tenere un atteggiamento che possa infastidirli o spaventarli, perché potrebbe risultare pericoloso, basti pensare che il Silver back, il grosso maschio dominante, può raggiungere il peso record di 250 kg!!! Durante l’ora a nostra disposizione, abbiamo seguito il gruppo durante i loro lenti spostamenti, mi sentivo parte di questo raro complesso naturale, potevo quasi allungare una mano e toccarli..

Scaduto il tempo, mi sentivo quasi stordita, come quando ci si risveglia improvvisamente da un bel sogno, consapevole però di aver vissuto un’ esperienza unica e straordinaria. Non capita tutti i giorni di poter guardare negli occhi un gorilla di montagna.

Prima di iniziare a scrivere, credevo di poter raccontare l’intera settimana trascorsa in Uganda, dai gorilla di montagna di Bwindi agli scimpanzee della foresta di Kibale, dagli ippopotami, elefanti, bufali e coccodrilli, abitanti del canale Kazinga, ai leoni, leopardi, scimmie e quant’ altro popola la savana del Queen Elizabeth National Park, mi sono però resa conto che non è affatto così semplice, sono troppe le cose di cui parlare e non riesco a tramutare in parole le emozioni vissute.

Mi preme però concludere dicendo che l’Africa non è solo questo, e’ principalmente un incontro con gli Africani, le bestie selvatiche sono solo un pretesto per sfiorare l’ umanità dalla quale proveniamo e che abbiamo calpestato. Nelle mie foto questa terra sembra sorridere e posso farlo pur’ io adesso a distanza, ma lì non lo si può fare. La povertà e la dignità del popolo Africano ti lacerano sino a spolparti e tutto il resto rimane in secondo piano. Auguro a tutti di poter vivere questa terra, così come è capitato a me e a mia madre. Piccoli consigli: oPortare capi pesanti perché la notte al Bwindi Gorilla Resort fà parecchio freddo ed è molto umido; oPer il Gorilla e Scimpanzee tracking, indossare calze e scarpe da tracking; oNelle foreste, controllare sempre dove si mettono i piedi ed evitare assolutamente di calpestare le colonie di formiche rosse; oLasciare sempre la mancia, anche piccola, è gradita ed attesa; oSe lo si può fare, portare abbigliamento e materiale per la scuola da donare ai bambini;

Cosa si deve sapere: oAl Bwindi Gorilla Resort, non vi è campo e quindi i cellulari non prendono, inoltre negli alloggi non vi sono prese elettriche; oPer partecipare al Gorilla Tracking, bisogna richiedere il permesso con diversi mesi di anticipo, che viene rilasciato dalla Uganda Wildlife Authority al costo di 500,00 USD a persona; oPer chiamare in Italia bisogna comporre tre zeri e a seguire il 39; oIn Uganda, se decidete di pagare in USD, sappiate che non accettano dollari emessi prima del 1997; oAcquistare il pacchetto presso un Tour Operator Ugandese – il nostro era la Travelust – costerà sicuramente meno.



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