C’era un ragazzo che come me amava..
Mi spiego meglio.
Solitamente si effettua un viaggio, si assimila, si interiorizza, poi quando si torna, a sensazioni stabilizzate, si riescono a tessere tutte le fila a riorganizzare le emozioni tracimate ed a riassumere in qualche riga tutto il vissuto.
Questa volta lo sviluppo evolutivo è leggermente diverso.
Abbiamo sognato, immaginato fin da quando eravamo piccoli, che esistesse un posto “là”, ne sentivamo parlare, soffrire per la guerra in atto ed i soprusi subiti.
Questo Luogo ha patito per secoli le nostre mire occidentali, eppure per sua intrinseca dignità, era ben al di sopra delle righe dei nostri biechi obbiettivi.
Così ce lo siamo coltivato dentro questo “desiderio orientale”.
Ci siamo figurati nella mente un illusione oltre le nostre aspettative.
Là, quindi, un Paese che, seppur martoriato dalla follia pazzesca delle lame di fuoco al napalm, che stavano distruggendo la loro (nostra) storia naturale, quella di esseri umani fortunati di abitare nel lusso delle foreste tropicali, dividendo la loro esistenza con esse ed i loro animali, manteneva alto agli occhi di tutto il mondo che lo guardava, lo spirito di sopravvivenza e l’orgoglio di vita.
Questo era il sogno di anni.
La superbia di una raffinata Natura che, più dell’uomo, ha saputo resistere alle di lui angherie e soverchie, la volontà di riscattarsi del suo Popolo che ha saputo, non solo realizzarlo in modo elegante e repentino, ma ha addirittura offerto agli occhi di tutti, un’immagine di Paese sublime ove la volontà umana e la forza della Vita hanno saputo riscattarsi appieno e creare in noi tutti un ideale di bellezza e utopia per anni sopita.
Adesso andiamo là a portare il nostro rispetto al Luogo che ha dovuto subire per la follia umana ogni sorta di sofferenza ed a cercare di capire come la Sua squisita identità possa infonderci tutto ciò che gli abbiamo sempre riposto…