Yokoso japan4 Nagasaki, Tokyo
Continua la nostra Odissea (vedi Yokoso japan1/3)
18/05/08 Venerdì NAGASAKI (長崎市)
Stanche e spossate riprendiamo il pullman diretti a Nagasaki. Partiamo con larghissimo anticipo e arriviamo troppo presto agli impianti della Toyota… La signorina che doveva farci da guida nella fabbrica...
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Continua la nostra Odissea (vedi Yokoso japan1/3) 18/05/08 Venerdì NAGASAKI (長崎市) Stanche e spossate riprendiamo il pullman diretti a Nagasaki. Partiamo con larghissimo anticipo e arriviamo troppo presto agli impianti della Toyota… La signorina che doveva farci da guida nella fabbrica s’impietosisce all’idea di noi sotto al sole per due ore e decide di farci fare un mini tour prima della pausa pranzo. Alé… Allora ci mettiamo in fila tutti ordinati e la seguiamo all’interno della fabbrica, pronti ad inalare tutte le vernici o chissà cos’altro… Seguiamo tutti i processi che servono per costruire una macchina, dall’arrivo dello scheletro in fabbrica al collaudo, non che sia di vitale importanza saperlo, ma ormai siamo qui, tanto vale far finta di esser interessati… Ci impongono anche di fare domande finali alla nostra guida, come ogni volta, l’agnello sacrificale per questo sporco lavoro è Paolo… Che per goliardia, o perché non gli viene in mente nulla, chiede quanto dura una pausa pranzo (il nostro argomento preferito)… la guida risponde che varia dai quaranta ai cinquanta minuti… Allora siamo presi da un ilarità generale e, in sottofondo, si sentono persone dire: “più di quanto è concesso a noi italiani all’estero”… Proprio in quel momento gli operai sono chiamati alla mensa da una musichetta che abbiamo riconosciuto come l’Inno Nazionale Austriaco… Mah… Abbandoniamo la Toyota e riprendiamo il viaggio verso Nagasaki. Fino a quando la fabbrica non scompare dalla nostra vista riusciamo ancora a vedere la nostra guida che ci saluta con un ostentato inchino! (La stessa scena si è ripetuta durante tutte le nostre visite) Facciamo una breve sosta all’autogrill e resto estasiata dalla pulizia e dalla funzionalità dei bagni… veramente ben tenuti!!! Il wc è ipertecnologico, con riscaldamento, musica per coprire i rumori molesti e fontanella bidè; c’è del gel disinfettante per pulire il coperchio del wc per sedersi oppure c’è l’apposito cartoncino usa e getta… C’è un “poggia bimbo” dove lasciare l’infante per andare in bagno senza intralci..! Eh beh! Fuori l’autogrill c’è un’area attrezzata dove “parcheggiare” il tuo cane mentre fai spese… Mangiamo del pesce alla piastra veramente ottimo e dei biscotti caldi a forma di pesciolini con marmellata di fagioli (L’anko è una marmellata preparata con fagioli di soia rossi, gli azuki!) Visitiamo il ABomb Museum, o meglio, loro visitano il museo, io mi limito a guardare le Gru di carta donate per buon auspicio dai visitatori… Leggo un primo cartellone che mi fa capire che Nagasaki è la città più fortunata del mondo… fu la seconda città sulla quale gli Stati Uniti sganciarono la bomba atomica (chiamata Fat Man) durante la Seconda Guerra Mondiale solo perché i primi obbiettivi scelti (Kogura e Niigata) avevano il cielo oscurato dalle nuvole e non si potevano registrare gli effetti della Bomba… L’ingresso del museo è una cupa ricostruzione di cartapesta di un angolo di città devastato, con musiche lugubri e luci tenui che accentuano la nostra angoscia… Allora adotto lo stesso piano d’azione usato per il precedente museo: corro e mi fermo solo quando sono uscita! Anche facendo così il mio occhio cade su delle foto di bambini e iniziano a scorrermi silenziose le lacrime dell’amarezza. Fuori siamo accolti da una simpatica vecchina che vende gelati alla crema: il particolare è che li mette sul cono facendo sembrar il tutto una rosa bianca! Passeggiamo nel Parco della Pace, pieno di statue donate dalle varie nazioni come simbolo del loro dolore e rimorso per quello che è accaduto. Costruito nel 1955 nell’epicentro dell’esplosione. Nella parte nord vi è la Statua della Pace scolpita dallo scultore Seibou Kitamura. Istallata di fronte alla statua vi è una volta in marmo nero con su incisi i nomi delle vittime della ABomb e delle persone che morirono successivamente a causa delle radiazioni. Nel 1978 fu costruito il “Peace Symbols Zone” ai due lati del parco, composto dalle statue donate dalle altre nazioni. Fra le varie statue vi è anche una statua donata nel 1987 dalla città di Pistoia: “Hymn to Life”! Proseguiamo il viaggio… Arriviamo al Washington Hotel di Nagasaki nel primo pomeriggio e decidiamo di far un pisolino ristoratore. Al risveglio visitiamo l’adiacente China Town e ci sentiamo a casa, sembra di esser a piazza Garibaldi a Napoli! Le commesse non accorrono ad aiutarti appena entri, le cinesi si limitano a controllare sott’occhio che non sottrai illecitamente nessun souvenir…! Ceniamo in uno dei ristoranti cinesi, prendo delle costosissime (3000 yen, quando un pasto standard costa 500 yen!!!) ma gustose lumache di mare perché sbaglio a leggere il menù… Va beh si deve provare tutto nella vita! 19/05/08 Sabato NAGASAKI (長崎市) Giornata ginnica…Camminiamo per kilometri e kilometri per le strade di Nagasaki…! È stata il centro che ha maggiormente risentito dell’influenza europea nel Giappone medievale, quindi l’insediamento dei primi Olandesi è la prima tappa. Gli appartamenti sono ben conservati e l’arredamento misto orientale/occidentale è un pugno in un occhio! Ovviamente per entrare bisogna togliersi le scarpe, il che è abbastanza seccante visto che le case sono distanti tra loro ed è un continuo togli e metti… >_< C’è un bellissimo giardino con fiori europei e un modellino del complesso (stile “Italia in miniatura”). Ci sono un teatro ed un museo abbastanza grande su tutte le innovazioni portate dagli stranieri! Abbandoniamo questo nostro “tuffo nell’Europa dell’Ottocento” e ci dirigiamo al porto. I magnanimi professori ci fanno fare un giro turistico della baia con un traghetto... All’inizio siamo tutti entusiasti della cosa e ci mettiamo a prendere il sole sulla prua della nave...Ma appena ci allontaniamo dalla Baia inizia a soffiare un vento tremendo e rischiamo l’assideramento!!! Arriviamo al pontile che sembriamo dei ghiaccioli all’amarena... Rossi come pomodori perché il sole è troppo forte e ci siamo ustionati un po’ tutti! Proseguiamo per l’istituto di cultura cinese “Confucius Shrine” (孔子廟 Kōshi-byō) e visitiamo l’interno. Tutto eccessivamente pomposo... (come del resto l’architettura cinese in generale) Siamo accolti da un cortile pieno di statue raffiguranti monaci intenti a pregare, c’è anche un ponticello che sovrasta un grazioso laghetto pieno di ninfee e carpe (le onnipresenti Carpe, in Giappone sono più numerose dei giapponesi...). L’interno, che una volta ospitava la scuola di lingua e cultura cinese, è stato adibito a museo e alla fine vi è il solito angolo souvenir. Continuiamo la passeggiata verso la cabinovia, così ammiriamo la città dall’alto. Non posso dire che la cosa mi entusiasma perché ho degli accenni d’insolazione ed un mal di testa atroce! Ci dirigiamo al Glover Garden (グラバー園 Glover-en), un mega parco con villette costruito da uno stravagante scozzese che arrivò a Nagasaki nel 1859 come turista, se ne innamorò e decise di costruire questo parco! Il Glover Recidence è la casa in stile occidentale più antica in Giappone. È strano ed abbastanza grezzo, vicino ai laghetti (pieni di Carpe o per lo più di Tartarughe) vi sono delle statue con le forme animali più disparate (canguri, struzzi, coccodrilli...) coperte di file di lampadine (stile albero natalizio)... mah... Il parco è bellissimo, pieno di fiori provenienti da ogni parte del mondo! Scendiamo a piedi, ormai distrutti, e visitiamo la cattedrale. I giapponesi sono assurdi nel mescolare i vari Credo! Fuori la cattedrale ci sono delle statue raffiguranti dei Santi circondati dai draghi e con appoggiate addosso delle ghirlande di gru fatte ad origami... mah... Arriviamo in albergo ormai febbricitanti e ci buttiamo tutti sul letto per riposare! Siamo veramente esausti! La sera passiamo ancora a China Town e prendiamo un panino al vapore. Ci dirigiamo presso la zona commerciale e facciamo ulteriori acquisti presso la nostra catena di supermarket di fiducia... Ceniamo in un ristorante e prendiamo dei set senza capire troppo cosa sarebbe arrivato... Gaudio e giubilo quando la cameriera porta degli spaghetti alla boscaiola! (ovvio affiancati dall’immancabile ciotola di riso e la salsa giallognola dubbia Chawan mushi (茶碗蒸し) che non abbiamo mai assaggiato...) Dopo cena girovaghiamo senza meta e conosciamo degli artisti di strada che ci regalano il cd con le loro canzoni! Prima di tornare in albergo facciamo una capatina dentro una sala giochi di Pachinko (パチンコ) Non potevamo visitare il Giappone senza vedere una sala giochi di Pachinko!... Siamo accecati da mille luci stroboscopiche e assordati da musichette rintronanti ad altissimo volume! Ci sono tantissime persone stregate da queste macchinette che non fanno altro che inserire soldi e guardare questa serie di palline che scivolano nel giochino... Facciamo scorta di Yebisu e ci raduniamo tutti nella stanza di Paolo per bivaccare allegramente e scambiarci aneddoti di varia natura! È stata una delle serate più spassose! Ritorniamo alle nostre stanze completamente ubriachi... 20/05/08 Domenica TOKYO (東京) Lasciamo l’albergo e, con un pullman lumachina, ci dirigiamo all’aeroporto di Nagasaki. Partenza in orario, volo pessimo, pieno di sobbalzi all’atterraggio... Arrivo all’aeroporto di Haneda e trasferimento col pullman (sempre come i terremotati, con le valige messe nel corridoio perché non entrano nel vano bagagli...) al Chisun hotel di Shinjuku (新宿区; -ku)!!! Finalmente a Tokyo (東京 Tōkyō, lett. "capitale orientale", in quanto si trova più ad oriente rispetto alla precedente capitale imperiale Kyōto)! Arriviamo con due ore di anticipo e ci costringono a mettere sotto una rete i nostri bagagli mentre attendiamo l’orario d’ingresso prestabilito... Girovaghiamo un po’ nei pressi per ingannare l’attesa e mangiamo a base di Tongatsu (una cotoletta alla milanese!!!). Torniamo nella hall e veniamo smistati nelle rispettive camere... Devo dire che da fuori l’albergo sembra alquanto angusto e grigio (la prima impressione che ci ha dato è stata quella di un frigorifero!) ma dentro è stupefacente! C’è un piano interamente occupato da un ristorante per matrimoni, uno per il supermarket e così via... e sull’attico c’è un meraviglioso ristorante panoramico con le pareti trasparenti, per godere della vista mentre mangi... Superbo! Abbiamo fatto colazione sempre lì! L’unico neo sono le finestre delle stanze... Oltre ad essere minuscole sono sigillate, devi chiamare la reception per far venire qualcuno ad aprirle, poi devi richiamare per richiuderle! Negli altri alberghi si aprivano un po’, giusto lo stretto necessario per far passare l’aria...Ma qui si esagera con le misure preventive! (In Giappone, dato l’alto tasso di suicidi, le finestre dei palazzi alti non si aprono più di una decina di centimetri!) Nel pomeriggio partiamo alla volta dell’Observation Platform , sita al quarantacinquesimo piano del palazzo n°1 del Municipio di Tokyo (Tōkyō Tochōsha). Da lassù dominiamo la città! Purtroppo non è possibile vedere il Monte Fuji a causa del cielo nuvoloso, però fin dove arriva l’orizzonte scorgiamo la mitica Tokyo! Dopo questa visita i professori ci abbandonano a noi stessi e tutti emozionatissimi apriamo la cartina per attuare un piano d’azione che ci permetta di vedere Tokyo in quattro giorni... Devo dire che grazie allo snervante training fatto fino ad ora siamo riusciti ad ottimizzare il tempo e a compiere la titanica impresa! La prima tappa designata è il parco di Ueno ... Prendiamo una metro e raggiungiamo il quartiere, il gruppo si divide e via verso i chioschetti del parco...! Ci sono una miriade di bancarelle che preparano le cose più strane! Dai biscotti a forma di Hello Kitty alle più tradizionali Okonomiyaki...Agli spaghetti crudi fritti nell’olio agli Ikayaki... tutto sembra invitante! Ci dirigiamo verso lo zoo con annessa pagoda ma oramai si avvicina l’orario di chiusura e non ci fanno entrare! Riprendiamo la labirintica metro (Una cosa buona hanno fatto... Numerare le fermate, così potevi orientarti senza impazzire coi Kanji!) e ci dirigiamo ad Akihabara (秋葉原) conosciuta anche come Akihabara Electric Town (秋葉原電気街 Akihabara Denki Gai)! Lì facciamo un rapido giro di perlustrazione per scovare i negozietti più economici, anche se la merce è più economica rispetto all’Italia! Ci teniamo alla larga dalla trappola “Duty free” perché per noi italiani, con l’ I.V.A. Al 20%, è un vero suicidio! Ceniamo in un rilassante McDonald dove non dobbiamo sforzarci per farci capire... Riprendiamo la metro e ci fermano nel cuore notturno di Shinjuku! Pieno di luci e colori, l’Electric Town di Shinjuku è simile (ma meno caotica) a quella di Akihabara! Lì incontriamo delle accompagnatrici in vestaglia ed orecchie da gatta che distribuiscono volantini del locale dove lavorano... Cerco di fotografarle senza farmi scorgere ma mi notano e, invece di offendersi, si mettono in posa! Mah... Constatiamo che il quartiere porno è costruito parallelamente al quartiere principale! Ridacchiando torniamo alla metro diretti in albergo...