A Bayerischerwald !!!

A BAYERISCHER WALD!!! Il viaggio al Nationalpark Bayerischer Wald non è stato impeccabile sotto il profilo organizzativo. Sapevamo solo che volevamo partire e che dovevamo farlo subito. La mancanza di pecunia, gli impegni scolastici dei ragazzi, gli appuntamenti con il fotoclub ci dicevano che non potevamo rimandare oltre. Nel canonico ora o...
Scritto da: tiaulicchiu
a bayerischerwald !!!
Partenza il: 13/10/2007
Ritorno il: 18/10/2007
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
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A BAYERISCHER WALD!!! Il viaggio al Nationalpark Bayerischer Wald non è stato impeccabile sotto il profilo organizzativo. Sapevamo solo che volevamo partire e che dovevamo farlo subito. La mancanza di pecunia, gli impegni scolastici dei ragazzi, gli appuntamenti con il fotoclub ci dicevano che non potevamo rimandare oltre. Nel canonico ora o mai più, si doveva partire.

Volevo che i ragazzi fotografassero, ma non ho procurato loro le macchine digitali. Maria doveva organizzare il mangiare, ma alla fine è finita a succo di frutta e biscotti. Sapete? Tanto meglio.

La mattina con estrema calma ci siamo alzati ed alle nove abbiamo salpato le ancore. Ora che ci penso non ho controllato i livelli alla macchina. Olio, acqua, pressione delle gomme. Non ho visto nulla. Conosco persone che mi toglierebbero il saluto se sapessero tutto questo. Comunque partiamo. Ieri ho fatto il pieno e anche se in serata sono andato a San Donà di Piave per assistere ad una fotoproiezione sui vulcani dell’Ecuador non ho percorso più di cento chilometri quindi ne ho altri duecento di autonomia.

A Portogruaro, dopo appena 20 km, ci fermiamo per effettuare la prima tappa. Qui dobbiamo prelevare i soldi dal bancomat prima e comperare il seggiolino ad Aurora poi. Mi hanno detto che la polizia tedesca è severessima. Meglio non rischiare inutili multe. Alla SME, i seggiolini, li hanno finiti. Provo al Carrefour. 14,90 euro, sa è l’ultimo. Pago e, finalmente, mi metto in autostrada per Udine. Da internet con il sito www.Viamichelin.It ci eravamo fatti un’idea mooolto approssimativa sulla strada che dovevamo percorrere. Comunque raggiungere Saltzburg non era un problema ed una volta giunti avremmo comperato una cartina per proseguire.

Il viaggio fino al confine austriaco è stato piacevole. Scorrevole e senza intoppi. E’ un’altra italìa. L’ultima volta che ho attraversato il confine italiano è stato prima del 1997. Ricordo che cambiammo i soldi e presentammo i documenti ad un poliziotto annoiato rinchiuso in una garitta come se stesse in una gabbia. Da vero alienato.

Come è stato trasformato il confine ora che c’è l’Europa unita? Cosa troverò? Era veramente tutto libero? E’ vera circolazione di persone, merci e capitali? Maria quando attraverseremo il confine? Mario, il confine lo abbiamo lasciato dieci chilometri fa! E dove? Dove c’era la stazione di sosta con il cambio di valuta.

Sorrido, dove una volta c’erano soldati e poliziotti armati oggi c’è un cambia-valute. Bè almeno il consumismo qualcosa di buono l’ha portato. Nel suo nome si abbattono frontiere e si costruiscono ponti, seppur lastricati di pubblicità. Chissà che fine ha fatto quel poliziotto.

Il transito da uno Stato ad un altro non è certo una fucilata. La natura non conosce certo confini politici. Ed infatti ciò che cambia sono solo i cartelli. Adesso sono in tedesco. La comparazione delle indicazioni stradali in ambito europeo te li fa rendere comprensibili. L’autostrada non è tanto dissimile. Ero stato avvisato di rispettare i limiti di velocità perché, dicono, in Austria ci tengono molto.

Ed infatti, con i limiti imposti, l’autostrada austriaca è un vero calvario. Il numero di cantieri stradali, non inferiore a quelli italiani, ed i tunnel, ti costringono continuamente ad andare a 60 km orari! E, a differenza delle autostrade italiane, qui quando c’è un cartello che ti ordina di andare piano, tanto per farti capire che non lo dicono “per consigliartelo”, immediatamente dopo c’è un radar che misura la velocità.

In tutto il tragitto non ho mai superato i 100 km orari. E’ successo solo in un caso. Ero stremato, ero arrivato a Saltzburg (!) e spingevo alla folle velocità di 110, in discesa, con il 50% di pendenza. Mio figlio ad un certo punto mi dice che un apparecchio al nostro passaggio aveva emesso una luce. Probabile un flesciata. Nooooooo!!!!!! Vabbè che me la mandassero a casa e soprattutto che non trattenessero il respiro nell’attesa che io li paghi! Mentre ne discutevamo con Maria, troviamo lo svincolo Munchen- Saltzburg. Che fare? Non avevamo ancora comperato la cartina! Nell’indecisione prendo per Munchen…E sbaglio. Comunque le indicazioni ci dicono che fra un chilometro troveremo una stazione di rifornimento.

Qui ci fermiamo e spendiamo 9,90 € (!) per una cartina stradale tedesca. Per riprendere la “retta via” nessun dramma. Basta uscire alla prossima e decidersi sul da farsi. Ci fermiamo e ci si pone un dilemma: per arrivare a Passau, nostra prossima meta, ci mancano quasi 200 km ed abbiamo due strade. Una la famigerata autostrada austriaca, l’altra una, seppur comoda, via interna. Posto davanti al dilemma, decido di percorrere la via tedesca per due motivi.

Il primo è che fra due mali affronto quello che non ho provato. Dopo aver percorso le autostrade austriache si capisce perché quelle tedesche non hanno limiti di velocità: ci si deve sfogare. Secondo, per me vale la regola che ciò che è interessante non è la meta, ma il viaggio. Arrivare a Passau voleva dire farsi 168 chilometri di stradine, ma il pensiero di visitare la campagna tedesca mi allettava tantissimo.

Stavolta i fatti mi hanno dato ragione. Gli innumerevoli paesini hanno tutti la loro chiesa in stile gotico. Il loro ordine. Il loro candore. Nulla di superfluo. Maria nota che non esistono insegne. I messaggi pubblicitari sono disegnati sui muri delle case. Qui si bada al sodo. Non c’è spazio per il superfluo e un’insegna luminosa è spreco. Vuoi per l’acquisto, vuoi per il mantenimento.

Iniziamo a scontrarci con la mentalità tedesca al primo rifornimento. A differenza delle stazioni di servizio italiane, dove c’è una zona self-service ed una assistita, quelle tedesche sono tutte automatiche. Ti rifornisci e paghi. La mia macchina ha l’impianto per il GPL. In italìa guai a rifornirti da solo. Qui no, tutto è self-service.

Quando devi rifornirti di GPL, che qui chiamano LPG (si pronuncia el-pe-ghe), devi andare alla cassa e un omino ti consegna una valigetta contenente vari adattatori per il bocchettone dell’LPG. Grazie, ma cosa devo farci? Ci faccia il pieno! Sì, ma come? Non posso certo io darle una mano. Vabbuò, ci provo. Nulla. Ritorno dal titolare. Mi dispiace, non posso aiutarla. Vada avanti, fra sette chilometri c’è un altro distributore, forse lì potranno aiutarla.

Una volta avrei detto oggi le comiche. Vabbé. Penso al mio amico Maurizio. La sua calma è il mio riferimento per i momenti difficili. Cosa farebbe lui in questo momento? Andrebbe all’altro distributore e vedrebbe di cavarsela. Forza! Dopo sette chilometri raggiungo la stazione di servizio. Scendo dalla macchina e vado alla cassa. Il titolare aveva visto che mi ero fermato alla colonna dell’LPG e come mi avvicino alla cassa mi porge la cassetta dei riduttori! Un’altra? Guardi non so come fare! Potrebbe aiutarmi Lei, per piacere? Me lo faccia vedere una volta sola e poi, giuro, non romperò più le palle a nessun gestore tedesco. Ci provi e se proprio non ce la fa, vedremo.

Dopo ventidue bestemmie brindisine, lo vedo arrivare. E finalmente mi mostra come rifornire. Fa tutto come facevo io: inserisce l’adattotore, ci avvita la pistola e schiaccia il pulsante START. Però bisogna tenerlo premuto finchè non si aprono tutte le valvole, mi dice. Ma quella putt…Ma come cacchio facevo io a saperlo? Si prosegue. Dobbiamo raggiungere Passau. Ma quella non è la nostra meta. Da questa cittadina dovremo iniziare a salire per arrivare finalmente a Noschenau dove abbiamo affittato un appartamento.

La strada è scorrevolissima. Un camion ha rovesciato dell’olio ed i vigili fanno il loro lavoro di ripulitura. Ora è anche scivoliosissima. Anche se a 100 km/h in un’ora e mezza arriviamo alla nostra meta.

Passau è una città tedesca che sorge sul Danubio. Città di confine tra Germania, Austria e Repubblica Ceca. Intravediamo un bellissimo duomo ed il fiume ci si presenta in tutta la sua bellezza. Da piccolo gli insegnanti di geografia che mi si sono succeduti nel tempo, mi hanno fatto studiare questo fiume fino all’inverosimile. Mi sembrava una cosa lontana e irraggiungibile. Ora eccolo qui con le sue chiatte di trasporto. Inizio ad essere stanco. Maria è brava con le carte geografiche ed è un ottimo navigatore. Meno male, io vorrei solo fermarmi. Direzione Freygau e poi finalmente Neuschenau… Neuschenau, 13 ottobre 2007 – 1° giorno IL PARCO TIERFREIGELAENDE E’ la voce della piccola Aurora che dà inizio alla giornata. Ero sveglio già da un pò e leggevo il libro di Vittorino Mason “la Via dei Vulcani”. Tutte e due le V maiuscole. L’autore della proiezione a cui avevo assistito due giorni prima, diceva che con la montagna si scopre il dissolversi delle mille sfaccettature dell’uomo. Ossia, posti davanti le difficoltà (il vulcano o la montagna o qualsiasi altra vera difficoltà che la vita ci pone) ognuno di noi mostra il proprio vero carattere. Questo me lo ha scritto anche nella dedica del libro che ho acquistato.

Dopo un’abbondante colazione alla simil-tedesca, ovvero, prodotti italiani ma in quantità industriale, saliamo in macchina e ci avviamo al parco. Due chilometri e siamo arrivati. 5 € di parcheggio. Mortacci, a saperlo venivo a piedi. Sorpresa! l’ingresso al parco è gratuito. Nessuno parcheggia a sbafo sulla strada. Che bello, ordine. I polentoni si accaparrano il loro essere socialmente superiori. A noi del sud, visto che i posti della ragione sono occupati, tocca sederci dalla parte del torto. Se vedessero cosa vuol dire avere un reale senso sociale, impallidirebbero.

Il parco è enorme. La zona con gli animali chiamata Tier Freigelaende (territorio degli animali liberi) è un percorso, ad anello, lungo sette chilometri. Dalla cartina vediamo che ci sono i grandi cacciatori come la lince, l’orso e i lupi. Vi sono poi i cinghiali, i cervi, le lontre. Vi sono anche delle voliere in cui crescono rapaci, diurni e notturni, e altri volatili.

Eccitatissimi intraprendiamo la camminata. Il primo ospite che incontriamo è un topolino che vive in un buco sotto una roccia. Siamo ad ottobre e le foglie secche cadono. Quest’anno a causa del forte caldo la natura ha anticipato tutto il proprio calendario di una ventina di giorni. Comunque, mentre con Roberto eravamo in ascolto dei vari suoni della foresta, abbiamo sentito un fruscìo tra le foglie. Girata la testa in direzione del rumore abbiamo visto il topetto. Purtroppo la bassissima luminosità del sottobosco non mi ha dato una bella foto. Ho capito che qui non sarebbe stato facile fotografare.

Una voliera! Ci sono una coppia di gheppi , due colombacci e una miriade di uccellini che banchettano. A guardare bene però non sono ospiti della struttura. Cinciallegre, cince more, picchi muratori vivono liberi ed approfittano dei pasti e dell’acqua lasciati agli animali ospiti che però non posso volare via sfuggendo alle maglie della voliera. I piccoletti, invece, vanno e vengono quando vogliono.

Proseguendo sul sentiero troviamo il recinto dei bisonti. Spettacolare l’ambientazione. Il territorio a loro dedicato si dinapa su di una collina con alberi maestosi. Purtroppo di bisonti neanche l’ombra.

Andiamo oltre e troviamo una radura con tantissimi alberi abbattuti. Un cartello ci dice che la foresta è infestata di minuscoli coleotteri che si infiltrano tra la corteccia ed il libro degli alberi. Nutrendosi dell’albero lo portano letteralmente alla morte.La conseguenza, oltre ad essere nefasta per il vegetale è pericolosissima per l’uomo perché questi alberi, di punto in bianco, si abbattono al suolo. Sono quindi controllatissimi e si interviene prima che il peggio accada.

Successivamente apprenderemo che il piccolo coleottero, a dispetto delle proprie dimensioni, è realmente devastante e sta letteralmente distruggendo la foresta per migliaia di ettari come si noterà in alcune immense radure.

Recinto delle linci. Sono una delle maggiori attrazioni del parco. Quest’anno poi in particolar modo perché la lince è diventata mamma di due bei cuccioli. E’ stata messo a loro disposizione lo spuntone di una roccia al disotto del quale i felini trovano riparo per dormire. Il sopra è la sala divertimenti dei cuccioli. Esistono tre punti d’osservazione: uno al di sotto, uno al di sopra e l’altro di fianco lo spuntone. Perennemente sotto i riflettori. Esiste però, giustamente, una zona cieca che permette agli animali un po’ di privacy.

Nella torretta da sotto trovo due italiani, sono milanesi. E lo dimostrano subito. Ad un Canon 300 f2,8 hanno abbinato la 350D. Chiedo loro se è da tanto che frequentano Bayerischer Wald (che da questo momento in poi abbrevierò in BYW). Mi rispondono che, praticamente, gli hanno consegnato le chiavi. Bene. Poi mi dicono che è da sopra che si fotografa meglio. Ma come da un punto di vista alto? A torto, penso di non essere tanto gradito. Comunque ci vado perché voglio vedere tutto. Saluto e mi sposto sopra. Qui c’è una ressa di gente che osserva le linci. In mezzo al baillame tedesco sento un lui che parla di problemi tecnici fotografici ad una lei. Lo fa correttamente. Mi avvicino e mi ci metto a chiacchierare. Sono persone preparatissime ed intelligenti. E’ un piacere conversare con loro. Lui collabora anche con riviste quali naturae magazine, lei, appassionata di natura, lo segue. Vengono da Trento. Mi chiedono se in zona da noi c’è qualcosa di bello. Parlo loro della mia Valle Vecchia. Ci salutiamo.

Proseguo per i lupi di cui però non c’è traccia. BYW non è propriamente uno zoo. Gli animali hanno un’area sufficientemente grande per spostarsi, quindi c’è il rischio che se non vogliono non si fanno vedere. Discorso a parte è per gli animali in voliera. Purtroppo questi ultimi vivono da animali in gabbia timorosi e sempre distanti dall’uomo. D’altro canto è vero che solo in questa situazione sono osservabili. Esistono specie di rapaci notturni che ritengo siano difficili da vedere in libertà.

Quando arriviamo anche qui la situazione è molto desolante. A parte la stupenda ambientazione, non si vede niente. Dopo mezz’ora di sosta finalmente un orso, anzi un’orsa, decide di fare capolino. Fa una passeggiata sulle rocce, poi rientra. Ciao, ti saluto e sono, direbbe Camilleri. Siamo in cammino da 5 ore ed iniziamo ad essere stanchi. Inoltre ci manca da visitare altri luoghi.

Vediamo le aquile. Che belle, che sguardo fiero. Vedo anche l’aquila colombaccio. Bellissima ed agilissima. Vi è poi una specie di condor. Maestoso, imponente. La mia guida non riporta il suo nome. Vediamo il gallo cedrone e, da una mangiatoia appesa in alto, una miriade di passerotti che sta banchettando.

Stamane siamo arrivati alle nove ed ora andiamo via alle sedici e trenta. Non abbiamo tralasciato nulla.Stanchi ma felici, ci fermiamo al bar. Qui si chiama cafe. I bambini ordinano un panino con wusterl, io con salame della zona. Buonissimi. Usano delle creme deliziose. Al sapore della birra sono abituato. E’ quella dozzinale che arriva anche all’IN’S o alla LIDL. Comunque la bevuta mi ristora e mi dà la mazzata finale perché la bottiglia, che è del formato più piccolo, è da mezzo litro. Facciamo ritorno all’appartamento. E’ una bellissima casetta in stile montanaro. La padrona di casa è una signora dai modi fermi ma gentili. Pagamento anticipato, ma paghiamo ben volentieri. 120 euro per soggiornare tre notti. Io e la mia famiglia. Incredibile. Una diversa concezione di vita. Si può viaggiare senza dissanguarsi come accade da noi dove dormire fuori è legato ad un vecchio concetto di lusso. E quindi va pagato.

Passo il resto della serata a scaricare le foto sul PowerBook G4 prestatomi da Mauri. Come immaginavo le immagini non sono bellissime. Devo scartarne un casino. La mia Canon 10D presenta rumore già evidente a 400 iso e non voglio andare oltre, ma i risultati sono deludenti. Domani proverò ad 800 iso con esposizione a destra (leggera sovraesposizione).

Domani, adesso si dorme.

Neuschenau, 14 ottobre 2007 – 2° giorno V E R B O T E N ! Stamattina vado al parco da solo. Ieri sera i ragazzi erano stanchissimi e con Maria ci siamo organizzati che mi accompagnerà in macchina per poi andare a fare compere. E’ quello che le piace. D’altronde fare la spesa è un modo come un altro per conoscere un popolo. Lei lavora nella reception del miglior campeggio della provincia orientale di Venezia e la lingua tedesca è per lei uno strumento di lavoro, ma essendo nata in Switzerland ha voluto sempre approfondire la loro mentalità. Io no, sono latino. Nei miei desideri vorrei conoscere la Francia e la Spagna.

Per fare un esempio delle diversità culturali che si possono incontrare acquistando all’estero, in questa zona della Germania, il salame si compera a fette. Dieci, venti, trenta fette di salame. Inusuale per noi che lo comperiamo a peso. La cioccolata è convenientissima. La pubblicità televisiva ti bombarda di cioccolata. Solo a guardare la TV, ingrassi. Per il pane e la pasta devi accendere un mutuo.

All’ingresso del parco noto quello che sarà una sua costante. Di riflesso penso lo sia della mentalità tedesca. Mi riferisco ai divieti: verboten. Si inizia con un cartello che ti indica i divieti con figure a cui fanno seguito figure con piccole didascalie I percorsi sono disseminati di divieti. Verboten fumare, verboten uscire dal percorso, verboten dare da mangiare agli animali, verboten raccogliere fiori e funghi, verboten andare in bici, verboten gridare.

Rispetteranno la natura, ma avranno disboscato una foresta solo per incidere nel legno tutti i verboten di questo mondo. Non vedrete mai un tedesco che dà da mangiare agli animali. Pensi: bè i bambini, di loro istinto lo faranno. Sì, ma avete mai sentito un genitore tedesco che rimprovera i propri figli? A me quando accadeva, mi veniva da scattare sull’attenti e gridare”sissignore!”. Alle 07:45 del mattino c’è una luce meravigliosa e ne approfitto per scattare delle fotografie in controluce. Strano, ma c’è già gente. Nella zona della lince sento delle voci ma non vedo nessuno. Mi accorgo che sulla parte media dello spuntone vi sono delle persone. Quando arrivo alla torretta, una sfilza di tedeschi con una batteria di 500 mm Canon e Leica sta puntando il proprio mirino di tacca sulla lince e sui piccoletti. Saluto e, anche se non capisco cosa dicono, rispondono . Un buon inizio.

Ad un certo punto i piccoli lasciano la madre e si dirigono sullo spuntone. Qui lo spettacolo inizia. In fondo si tratta di cuccioli di felino. Per i cuccioli il divertimento è di prassi. I felini poi hanno un modo curiosissimo di divertirsi. Chi ha un gatto in casa questo lo sa. E questi, anche se un poco cresciutelli, sono gatti.

Le raffiche di scatti si sprecano. Spesso il leicista deve cambiare pellicola. Scatta senza ritegno. Ma non la paga la pellicola? Usa Velvia! Grazie allo spettacolo visto sono, anzi, siamo tutti contenti. Per poco non ci mettiamo a cantare sotto braccio.

Penso ad un‘atmosfera tipo Oktober Fest quand’ecco che arriva una scolaresca tedesca in gita. Sono bambini di sette – otto anni e probabilmente a quell’età non sono stati ancora indottrinati alla mentalità tedesca. La torretta si riempie di polvere. Mi allontano in attesa di tempi migliori.

L’episodio mi fa venire in mente che qui in BYW ho visto gente vestita come se dovesse andare in mezzo alla foresta più sperduta. Tanto mimetizzata che un assaltatore americano gli farebbe una pippa! Bè questa gente con pantaloni, scarpe, maglioni, giacca, zaino, attrezzatura fotografica mimetica, pronta ad affrontare il Borneo fa una figura un po’ magrina in mezzo ad un fiume in piena di bambini. Fotografi d’assalto pronti ad affrontare orsi e lupi in mezzo a mamme che spingono il carrozzino su cui ci sono bimbi piagnucolosi con un lecca-lecca in mano. Un abbigliamento sportivo, pesantuccio, va benissimo. In inverno con la neve, abbigliamento consono. I percorsi sono fatti con un ghiaino particolare che non permette di scivolare accidentalmente. Ho dimenticato gli anfibi a casa e, anche se le passeggiate con le scarpe normali, in suola, non sono state il massimo, comunque non ho trovato alcuna difficoltà.

Mi sposto al recinto dei lupi. Qui incontro nuovamente i miei amici da Trento. Si vede che fa piacere anche a loro rivedermi. Dico loro della lince. Stamane sono venuti diretti ai lupi, ma non ne hanno fotografato neanche uno. Corrono a vedere ciò che ho raccontato loro. Prima di andare via mi parlano di un altro BYW denominato BYW 2. Mi informerò.

Intanto degli inservienti sono arrivati con un carrettino e lasciano il pranzo ai lupi. Cavolo! Ora che i trentini sono andati via. Vorrei andarli a chiamare, ma il tempo perso per andare e tornare avrebbe fatto perdere anche a me il momento. Carpe diem! Andrea mi aveva parlato del rituale del pranzo. Il mangiare, già tagliato a pezzi, viene poggiato su di una roccia vicino alla gente. Si fotografa benissimo con il 70-200. Purtroppo ho lasciato la borsa lontana ed andare a prenderla mi farebbe perdere la fatidica poltrona. Scatto con il 300 a cui ho aggiunto l’extender da 1,4 x. Dal 15 al 600 millimetri qui tutto è utilissimo, ma per i grandi mammiferi il 70-200 è l’ottica ideale.

Tornando ai lupi, ormai sanno benissimo che il lunedì , il mercoledì ed il venerdì portano loro da mangiare. Quindi al rumore del trattorino già alcuni di loro hanno iniziato ad avvicinarsi. Quando il mangiare è stato posto sulla roccia e l’inserviente è andato via, è iniziata una lenta processione. I lupi, in una lenta processione, hanno odorato il cibo, senza che nessuno ne toccasse un solo pezzo. Ad un certo punto, dal fondo della collina, è salito un lupo sensibilmente più grande degli altri. Si è inerpicato sulla roccia, ha scelto con calma il proprio boccone ed è andato via. Era il capo del branco. L’elemento Alpha. A lui è succeduto un altro lupo, andato via il quale c’è stata un po’ una ressa. Solo un poveraccio è rimasto senza. L’alpha ha mangiato a pochi metri da noi. Si sentivano le ossa frantumarsi sotto i suoi possenti denti. Quando ha finito, ha nascosto il proprio osso ed è andato via. Dopo che si era sufficientemente allontanato, il lupo che non era riuscito ad impossessarsi di un pezzo di carne, ha fatto una cosa inaudita. Anzi una serie di cose inaudite.

Prima, spinto dalla fame, si è impossessato dell’osso dell’elemento dominante. Poi, invece di andare a nascondersi per non essere visto, è andato a sgranocchiarselo in mezzo ad una radura. Allo scoperto poteva essere visto, ma poteva anche vedere.

Infatti il capobranco quando lo ha scorto, si è precipitato su di lui e così hanno fatto i componenti del branco a lui vicini. Nella corsa il fuggitivo perdeva il pezzo d’osso che rotolava in un fosso. Il branco dopo aver inseguito inutilmente il ladro, si è messo alla ricerca dell’osso senza però riuscire ad individuarlo. Quando il capobranco ha desistito ed è tornato sui propri passi è stato seguito dal branco. L’elemento omega a quel punto è riuscito a tornare indietro, a recuperare il maltolto e a mangiare indisturbato.

Che scena! Tutti i presenti erano letteralmente impazziti. Avevo visto nella stessa mattinata due cose fantastiche.

Insieme alla famiglia riunita, ci siamo diretti al recinto degli orsi. In mattinata ci ero già passato, ma non avevo visto nulla. Gli orsi non avevano voglia di farsi vedere, così la gente dopo essersi fermata un pò a curiosare, dispiaciuta, tirava dritto. E così avevo fatto anche io.

Ora, visto che la giornata doveva essere particolare, quando siamo giunti al recinto, i due orsi erano sotto il muro di protezione. Questo è alto ed ha una grata per evitare che i plantigradi si arrampichino.

Comunque erano proprio sotto di noi. E’ stata un’emozione grande. Gli orsi sono enormi e quando te ne trovi uno a tre metri ti incanti. Gli orsi hanno quel qualcosa che ti fa innamorare di loro. Li vedi quasi come peluche. Con il loro sguardo sornione, l’andatura lenta. Quando son fermi si siedono in maniera goffa. Per questo motivo la gente rimane sorpresa della velocità della carica di un orso, dell’esplosiva agilità di un animale di una tale mole. Il pelo nasconde degli artigli grandissimi, incastrati in una zampa enorme. Un cacciatore di tutto rispetto con l’aspetto da Winnie the Pooh.

Ad un certo punto mio figlio gli ha offerto un ramo di un qualcosa che lui ha trovato gradevolissimo e si è alzato in piedi. E’ un’emozione grandissima sentire il suo respiro ad un metro da te. I tedeschi, meravigliati, non hanno avuto niente da verbotare sul comportamento di mio figlio. Sicuramente perché aveva offerto una cosa naturale e non un nostro alimento. Hanno una logica. Contorta, ma ce l’hanno.

Lo show è finito con l’orso che faceva il bagno all’interno della pozza d’acqua che gli hanno allestito. Lì la gente aveva definitivamente declamato l’orso il più bell’animale del parco. Amo i felini, ma come dargli torto? Neaschenau, 15 ottobre 2007 – 3° giorno BAYERISCHER WALD ZWEI Il parco della Baviera è enorme e si sviluppa per decine di migliaia di ettari tra la Germania e la Repubblica Ceca. Il lato tedesco è denominato Bayerischern (ed è grande circa 25.000 ettari) quello ceco Sumava (e consta di circa 60.000 ettari). Oltre a Neuschenau, che con gli animali del Tierfreigelande è una delle tantissime attrattive del posto, esistono altri paesi ognuno dei quali forma un sistema in cui ognuno offre qualcosa ai turisti. I musei della natura, del legno, del vetro (la bohemia è vicina), le sculture nella foresta, il parco divertimenti naturalistico per bambini, le piste da sci. Tutti i paesi sono collegati dal treno così da offrire un servizio di trasporto che li colleghi tutti. Ne ometto il nome di ognuno di loro perché in sé non direbbero nulla.

Tutti, ad eccezione di Ludwigstein dove c’è un secondo parco animali. Questo è di recente costruzione e oltre alle attrattive del primo (quali linci, lupi e daini) qui si trovano anche cavalli e bisonti. Ma ciò che rende spettacolare quello che, comunemente, viene definito il BYW 2 è l’ “ Haus zur Wildnis” che tradotto in italiano suonerebbe come “ Casa Selvaggia ”. Si tratta di una grande struttura in cemento e legno in cui ti viene spiegato cos’è il parco di BYW. Lo fanno attraverso computer, video e proiezioni cinematografiche. Nel senso che c’è proprio un cinema che proietta continuamente film sul Bayerische Wald Park. Con la famiglia abbiamo visto una proiezione digitale di fotografie in 3D. Poi abbiamo proseguito la visita in un percorso che riproduceva una grotta. Nella stessa erano disposti microscopi con il quale ti mostravano la struttura delle foglie, del terreno, delle rocce. Ai bambini venivano mostrate immagini sulla conformazione del terreno e venivano date loro delle rocce in modo da poterle maneggiare e conoscerle anche con il tatto Il mondo dei bambini per i tedeschi è molto importante. Per loro ci sono sempre attrazioni e giochi. Questo oltre a dare ai piccoli una cultura, rende liberi i genitori di respirare un po’ senza doversi occupare continuamente della prole.

Per i tedeschi il mondo dei bambini è molto importante. Per loro ci sono sempre attrazioni e giochi. Questo oltre a dare ai piccoli una cultura, rende liberi i genitori di respirare un po’ senza doversi occupare continuamente della prole.

Tutto era curatissimo. Nelle sale c’era anche una mostra sul Brasile e sulla deforestazione che è in atto. Alla fine del percorso c’è un comodissimo ed abbastanza economico ristorante. Non abbiamo pranzato perché avevamo la colazione al sacco e poi a me l’odore sapeva molto di rancio di caserma. Specialità della giornata: maiale condito con salsa di birra! Anche Maria, che adora tutto ciò che è tedesco, trova il loro limite nella cucina.

Solo la hause vale la pena del viaggio. Dimenticavo: tutto è gratuito. Per la visione in 3D c’è da acquistare un paio d’occhiali. Costo 1 euro.

Terminata la visita alla hause, abbiamo proseguito il nostro giro. Appena fuori, superato un ponte di legno, c’è un’altana alta una quindicina di metri. Lo spettacolo sulla foresta è emozionante come lo è il semplice fatto di salire. La struttura, seppur enorme, vibra. Anche il salire di un bambino la fa tremare completamente.

Il giro è proseguito con il recinto delle linci di cui non si è visto traccia. Stessa sorte i cervi. I lupi erano assonnati e distesi per terra. Di certo non erano un gran bello spettacolo. Abbiamo poi visto una famiglia di cavalli, purtroppo in controluce. Ultima attrattiva sono stati dei bisonti del nord-europa. Anche loro assonnati.

Salutato il parco BYW 2 siamo ritornati a Neuschenau facendo tappa a Spiegelau. Qui Maria, per disinfettarsi dalla natura, ha voluto visitare la miriade di negozi in cui vendono cristalli Swaroski. Dietro gli stessi si vedono in brutta mostra tutte le fabbriche di vetro. Personalmente penso sia tutta una bufala modello Murano in cui, di facciata, esistono i forni per il vetro, ma in realtà ciò che viene venduto è tutto d’importazione cinese. Da anni.

Acquistiamo sei bicchieri per tre euro. Ne ho viste troppe, si ritorna a casa.

Neaschenau, 16 ottobre 2007 – 4° giorno PASSAU!!! O NO? La vacanza ha visto la famiglia unita. Dopo tre giorni passati nel parco, mia moglie desidera visitare una città. Io e i ragazzi la pensiamo diversamente, ma non possiamo monopolizzare la vacanza.

Diamo un’occhiata alla cartina e la città più appetibile ci sembra Passau. Inoltre il ricordo del Danubio, quando l’abbiamo attraversata, ci è ancora dolce.

Stamattina quindi ci siamo alzati con calma. Io sono andato a comperare il pane ed ho avuto l’opportunità di parlare con una bellissima ragazza tedesca. Quando da buon italiano, dopo i convenevoli, le ho chiesto dodici panini ha letteralmente strabuzzato gli occhi. Avranno raddoppiato la vendita di pane in questa giornata. Ho comperato anche altri prodotti utili per la casa.

I prodotti, ovviamente, servono per la pulizia della casa in cui soggiorniamo. Il bello di questi posti è che si può pernottare con pochissimi soldi. Giornalmente l’affitto di una casa costa 28 € per due persone. Per ogni persona in più vanno aggiunti 3 €. Pago quindi in totale 34 € al giorno. Ovviamente con una tale cifra non solo le pulizie bisogna farle da sé, ma bisogna anche acquistare il detersivo per i piatti e quant’altro si abbisogna per un normale convivere. Per risparmiare, parte delle vivande le abbiamo portate dall’italìa, altro invece lo abbiamo acquistato in loco. Del salame già si sa.

Le case sono molto confortevoli, tutto è in perfetto ordine. A differenza di quanto ho visto delle case vacanze italiane dove ti davano un tavolo recuperato dalla nonna con cinque sedie una diversa dall’altra, qui tutto è in coordinato. Non sono mobili costosi, ma fanno la loro bella figura. Ti mettono a disposizione stoviglie ed elettrodomestici.

Ovviamente in paese, oltre alle case in affitto, esistono anche le pensioni e non sono affatto care. La casa che ho scelto era senza lavatrice ma gli indumenti che ci siamo portati sono bastati al cambio giornaliero. Altrimenti sarebbe bene trovare un appartamento che offra anche tale servizio.

Alle dieci finalmente partiamo. Lascio a casa il 300 e per fotografare mi porto dietro il sigma 70-200 f2.8 e il sigma 15-30. In base a quanto descritto dalla cartina, che ci hanno dato all’ufficio informazioni, abbiamo deciso di visitare il Duomo di Passau, fare una passeggiata per il caratteristico centro e, per ultimo, fare una piccola gita in traghetto sul Danubio.

Una giornata diversa. Soprattutto quando scendiamo e vediamo che la nebbia inizia a farsi sempre più fitta. Molto fitta. Ehm, forse un po’ troppo fitta. Quando, dopo 51 chilometri raggiungiamo Passau, non si vede oltre i dieci metri. Entriamo nel paese tramite il ponte che unisce le sponde del Danubio e non riusciamo neanche a vedere l’acqua che è sotto di noi. Si vede addirittura male da un lato all’altro della strada. Sconfortati, prendiamo l’unica decisione che ci avrebbe reso felici: tornare in montagna, al sole! Teniamo a freno la contentezza per non offendere Maria, quand’ecco che ci dice di essere contentissima di tornare indietro e che quando aveva visto la città si era sentita fuori luogo. Meraviglie femminili.

Okkei torniamo su, ma per andare dove? Maria propone un posto oltre Ludwigstein (ricordate BYW 2?), cioè oltre 45 chilometri dopo Neuschenau! E questo dopo i 102 km a vuoto di Passau! Vorrei spellarla viva, ma dicono che sia reato. Altalena di sentimenti. Mi viene in mente che a Spiegelau esiste la foresta per i bambini, nel senso che tutta una parte di foresta è stata trasformata in un enorme parco giochi in legno.

Urla dal sedile posteriore. Un muso lungo quanto e come il becco di un’avocetta al mio fianco, ma la decisione è stata presa a maggioranza.

Il parco è stata una gradita sorpresa. Tutto è stato pensato per bambini e ragazzi. Ci sono i giochi più disparati. Dai soliti scivoli, alle arrampicate sulla corda, alla passerelle, alle altalene. Il tutto in legno. Esistono poi attrazioni particolari. Una vedeva appeso un immenso tronco che faceva da altalena. Un’altra aveva due strutture, poste a 30 metri l’una dall’altra, grandissime , in legno, unite da un cavo d’acciaio. Al cavo era agganciato un carrello dal quale scendeva un seggiolino (modello skilift). Il bambino si siede sul seggiolino e scivola verso la struttura più bassa. Ovviamente il ritorno è fatto a piedi o con il papà-mulo 🙂 Esiste poi un percorso, chiamato wald schule (scuola della foresta o sulla) nel quale ti insegnano il nome degli alberi. Come? Ne piantano uno per ogni specie e poi su di una targhetta, sempre di legno, ti dicono qual è il suo nome. Meraviglioso: natura e cultura. Il tutto a gratis! E non si paga neanche il parcheggio (che negli altri posti è di un euro l’ora ma raggiunte le 5 euro non si paga oltre). Ho visto file di genovesi farsi i chilometri a piedi pur di non pagare il parcheggio.

Dopo una passeggiata di 6-7 chilometri torniamo indietro e ci fermiamo al cafe del parco. Lo gestisce un italiano di Portogruaro, Venezia. Ma è dove lavoro! Incredibile. Ormai parla malissimo la nostra lingua, ha nostalgia di casa, ma ha sposato un tedesca e non può più tornare indietro.

Ho tenerezza per lui. Capisco cosa vuole dirci. Io abito ad oltre mille chilometri da casa. Integrarmi non è stato facile, ma ce l’ho fatta. Soprattutto perché aiutato da un lingua e una cultura comune che mi hanno permesso di rapportarmi con gente a me molto simile. Ma in un paese straniero dove anche la cittadinanza è un diritto da acquisire? Paghiamo, salutiamo e andiamo via. Ciao paisà. Un bacio a te e alle milioni di persone che sono dovute andare via. Il perché non voglio affrontarlo qui… Rientriamo a casa che sono appena le cinque. Maria vuole uscire e io non ho ancora visitato una chiesa di questi luoghi. Sono protestanti o cattolici? Il portone d’ingresso della chiesa è piccolo, di legno, rivestito in metallo (sembrano lastroni di ferro). L’interno, come tutto d’altronde, è tutt’altro che frivolo. Mura dipinte a tinta unita. Pochi quadri appesi alle pareti. Fuori è buio e dentro non è accesa alcuna luce se non quella di alcuni ceri elettrici. Non riesco a scorgere la manifattura dei quadri. Anche il cosa rappresentano mi risulta difficile. Ci avviamo ad uscire quando scopriamo una teca in cui ci sono le fotografie di persone che vivevano nel paese e che sono morte. La data più antecedente risale al 2005. Sotto ogni le fotografia una dedica. Maria me le legge. Messaggi d’amore e di cordoglio.

Esattamente dall’altra parte della sala scorgiamo un’altra teca. Anche in questa ci sono fotografie, ma in numero di gran lunga maggiore e di formato più piccolo. Ci avviciniamo e scorgiamo la scritta “ nostri defunti 1939 – 1945” con le fotografie che ritraggono uomini in divisa nazista. In una chiesa.

Attraverso vari stati d’animo. Nazisti ricordati in una chiesa! In italìa, i morti delle nostre guerre difficilmente sono ricordati. Siamo nati sotto la stella della liberazione e quindi tutto ciò che era prima è stato cancellato. Come una vergogna. Provo disprezzo per noi italiani che non abbiamo saputo onorare i nostri morti, provo disagio a vedere una teca piena di nazisti.

In Germania il rapporto tra i morti e la chiesa è molto stretto tanto che i cimiteri sorgono alle spalle delle chiese, dove noi, solitamente, abbiamo l’oratorio. Ma perché dedicare una teca a quei defunti? Neuschenau, 17 ottobre 2007 – 5° giorno AUFWIEDERSEN! Oggi è l’ultimo giorno. Eravamo venuti al Parco Nazionale di Bayerischer Wald per fermaci due giorni, andiamo via dopo averne trascorsi sei. Voglio rivedere per l’ultima volta quelli che considero i miei lupi, i miei orsi, le mie linci.

Punto la sveglia alle 07:05, mi alzo, apro le finestre e dopo cinque giorni in cui il tempo era stato meraviglioso, considerata anche la stagione, vedo un cielo nuvoloso, plumbeo.

Ieri sera abbiamo cenato fuori ed io ho mangiato una zuppa di funghi porcini, una grigliata di carni bianche e della birra scura. Stamattina mi sento ancora pieno. Maria mi ha convinto a mangiare fuori perché per conoscere un popolo bisogna conoscere anche la loro cucina. Anche questa è cultura. Naturalmente ha ragione, solo che io con i miei 98 chili mi sa che mi sono acculturato già troppo! Esco da casa, il freddo inizia a farsi sentire e sta piovigginando. Seguendo il percorso come descritto sulla cartina, per primi si incontrano le linci. Il Tier Freigelaende è un anello che andrebbe visitato in senso antiorario, ma nulla vieta di farlo al contrario, anzi. Intelligentemente sono state create delle scorciatoie che permettono di spostarsi in linea retta da un punto ad un altro del parco.

In fondo qui siamo in un zoo solo che l’impressione di libertà, di senso di “wild” che si ha guardando gli animali, è notevole. Tutto è studiato a tavolino in modo da fornire una discreta privacy a questi ultimi, ma nel contempo, permettono al visitatore di vederli creando una suspence fino a quando gli animali non passano davanti ai punti d’osservazione. Qui bambini, mamme e nonni, papà muniti (o scimuniti) di macchina fotografica sulla sinistra e telecamera nella destra, così come fotografi armati di bazooka costosissimi, sono lì pronti ad accoglierli con grida gioiose.

In BYW 2 dove hanno dato maggior territorio agli animali, l’impatto visivo è minore. D’altronde se così non fosse come poter incontrare, sistematicamente, in natura tali animali? Ho passeggiato nei percorsi botanici della foresta, al di fuori dei parchi, e in due giorni ho incontrato solo cinciallegre che volavano altissime, scoiattoli, merli e corvi.

Comunque stamattina c’è solo un’altra macchina nel parcheggio del Tier Freigelaende. Mi avvio e sento voci provenire dalla torretta mediana delle linci. Sulla strada trovo l’involucro di un succo di frutta che qualche bestia ha abbandonato. Non ho mai visto un bidone dell’immondizia in tutto il parco eppure non c’è una carta per terra. La spazzatura è tua e te la riporti a casa. E lo fanno. Penso alle nostre città strapiene di bidoni stracolmi. Prendo l’involucro e lo infilo nel mio zaino.

Su nella torretta ci sono due belgi. Delle linci neanche l’ombra. Nel mio scholastic very comic english, riusciamo a discutere di fotografia mentre aspettiamo che le signore linci escano dalla loro tana. Il sottobosco, con il cielo nuvoloso, dona una luce meravigliosa mentre nei giorni antecedenti con il sole forte c’era un contrasto tremendo ed era mooolto difficile dare la giusta esposizione. La temperatura colore si è riscaldata. Passa quasi un’ora. Saluto e vado a vedere i lupi.

Ce n’è uno che fissa un punto lontano, poi mi guarda e, abituato com’è alla gente, mi passa a pochi metri per andare a sdraiarsi su di una roccia dandomi le spalle.

Lo inquadro, la foto è bella, ma lo sarebbe ancora di più se lui guardasse verso di me. Faccio schioccare la lingua. Vedo che rizza le orecchie. Emetto schiocchi sempre più forti. E’ un rumore diverso dal solito e gli animali quando lo sentono si incuriusiscono e vogliono vedere chi o cosa emette quel suono. E’ come il pishing quando si fa birdwacthing. Ottengo l’effetto voluto. Il lupo si gira verso di me pur rimanendo sdraiato. Scatto, scatto e scatto. Sono le mie ultime foto.

Una folata di vento un po’ più forte mi dice che è il momento di andare via.

Mi avvio alla macchina quando una pigna cade a mezzo metro da me. La raccolgo, è profumatissima. Sarà il mio ricordo. Forse la foresta mi sta salutando.

Ritorno a casa. Carichiamo le valigie in macchina. Siamo tutti tristi. Ci mancheranno il bosco, gli animali, i giochi, la spensieratezza.

Non appena partiamo si mette a piovere. Anche Bayerischer Wald piange per la nostra partenza.

Neuschenau, 18 ottobre 2007 – 6° giorno E P I L O G O Appunti pratici: Per prima cosa bisogna considerare che il nostro viaggio è stato compiuto in autunno nel sue mese d’eccellenza: ottobre.

Si ha la possibilità di vivere la montagna in tutte e quattro le stagioni, ma meteorologicamente può essere divisa in due grandi aree: estate e inverno. Anzi meglio, con la neve e senza la neve. Ed è quello che fanno al parco. D’altronde due anni fa ne è caduta così tanta che ha coperto le porte (regolamentari) del campo di calcio. Non è una questione indifferente.

Il mio viaggio è iniziato da La Salute di Livenza in provincia di Venezia. Abbiamo quindi attraversato l’Austria seguendo il percorso Udine, Tolmezzo, Villach, Saltzburg. Da qui si ha l’opportunità di proseguire o tramite l’autostrada austriaca percorrendo però chilometri in più oppure tramite una strada tedesca corrispondente ad una nostra provinciale. Noi abbiamo scelto la seconda perché non avevamo problemi di neve. Non sappiamo come sia d’inverno. Speriamo di scoprirlo! L’autostrada italiana Portogruaro – confine mi è costata 9,00€. Quella austriaca è anche a pagamento. Solo che vi si chiederà di apporre un adesivo sul parabrezza della macchina. A seconda di quanto pagherete potrete viaggiare sulle autostrade austriache per più giorni. Io ho acquistato quello da dieci giorni e ho pagato 7,50€. Si può acquistare sia prima di entrare in Austria, sia al confine, sia dopo, nelle stazioni di servizio. Non conosco però gli altri tagli.

La mia macchina è alimentata a GPL. Nessun problema in Germania. Lo si trova spesso. Non altrettanto vero è per l’Austria dove, tra l’altro, è più caro di quindici centesimi. Ho pagato 0.626 in Germania contro i 0,780 austriaci. Assolutamente nessun problema per gli altri tipi di carburante. Si trova anche il bio-power. Tutte le stazioni sono self-service. Non verrà nessuno a chiedervi quanta benzina deve versare nel serbatoio.

Andate piano nei paesi. I limiti sono molto rispettati e difficilmente qualcuno si supererà. Vi si accoderanno fino a quando non vi toglierete davanti. Odiavo avere qualcuno attaccato al culo. All’ingresso dei paesi vi attende una pattuglia con macchina d’inseguimento (solitamente una BMW) con le ruote già girate verso la strada segno di forte operatività. Per vedere quanto, superate i limiti e poi sappiatemi dire.

Grande cortesia nei negozi. Vi saluteranno sia all’ingresso che all’uscita. In italìa i negozi sono abbastanza specializzati qui in ogni negozio troverete di tutto. Sono supermercati in miniatura. Molto bello vedere le sigarette messe nei cesti assieme a tutti gli altri prodotti. Ti servi come fosse un qualsiasi altro bene. Strano è invece vedere che nei locali pubblici, se non diversamente indicato, è possibile fumare.

Un contratto di compravendita può essere chiuso anche in forma concludente. Ossia se prendete un oggetto e lo poggiate davanti alla cassa, volete esprimere la volontà di concludere un contratto di compravendita. Grazie a questa riconosciuta regola del diritto, in qualsiasi parte del mondo vi troverete, potrete fare la spesa. Ma se ciò che volete è dietro il bancone è un po’ più difficile. Comunque, tranquilli, noi italiani siamo maestri nel farci capire. Ho visto italiani che aiutavano cecoslovacchi per farsi capire dai tedeschi. E, escluso gli ultimi, nessuno conosceva una parola di tedesco. Siamo fenomenali. D’altronde la mancanza di politici da quarant’anni ci ha permesso di sapercela cavare sempre e comunque.

Procursarsi il necessario per l’igiene propria e della casa. In alcune case non vi verrà fornito nulla. Anche in cucina. Non troverete sale, zucchero, aceto od olio. Informatevi prima di partire o attrezzatevi.

L’affitto va pagato in via anticipata. Allo stesso va aggiunta una tassa di soggiorno pari a 3,30 €. Essendo una tassa va corrisposta in maniera fissa, fortunatamente una volta sola.

Al ristorante, come solitamente avviene nei paesi anglo-sassoni, è buona norma lasciare la mancia quando pagate. Solitamente il 10%. Non lasciarla del tutto indica che vi siete trovati male. Se non capite cosa voglia dire il menu, hanno un libro di traduzioni. Se ancora non sapete cosa fare, tranquilli. Comunque non siamo in Mongolia o nel Congo. Nessuna sorpresa nel mangiare. Al massimo vi capiterà una salsa un po’ piccante o agrodolce.

Portare sempre con sé una busta per l’immondizia. Abituati in italìa a trovare cestini, qui non ne vedrete uno per migliaia di ettari quadrati. 100.000 per la precisione.

Mario “Tiaulicchiu” Gallù www.Tiaulicchiu.Com



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