Quattro capitali, Ko Samui e Ko Phangan
Nel raccontarvi, taglio sulle visite classiche mentre vi lascio recapiti e informazioni molto pratiche sul come e dove, utili se, come me, approcciate il Paese per la prima volta e nulla ne sapete. BANGKOK – Siamo nel quartiere di Banglamphù, quello più vicino alla città vecchia, all’hotel Diamond House prenotato su Booking.Com (www.Thaidiamondhouse.Com), albergo molto carino e pulito a 1200 bath a notte, arredato con cura anche se con camere minuscole e, sulla strada, senza isolamento acustico… Comodissimo però, a 5 minuti da Khao San road, vivacissima giorno e notte, e dai moli dei traghetti sul fiume Chao Praya.
Visite classiche a parte, consiglio un gin tonic allo Sirocco (o altro locale su grattacielo) al 64° piano della State Tower, dove la vista al tramonto sulle luci della citta vale gli 8 euro del bicchiere. Ah, il tramonto è alle 18,30, alle 19 è già buio pesto. In zona Khao San invece ci sono più posti frequentati dagli studenti (oltre che dai turisti, tantissimi) che ogni sera suonano dal vivo nei vari locali. Se le sale massaggi di Khao San sembrano un po’scannatoi (ma a fine vacanza non ci farete più caso), per il primo massaggio tradizionale abbiamo scelto la Spa 1930 sicuramente più cara di quel che si trova per strada, 1600 bath per un’ora e mezza, ma ben spesi vista la cura dell’ambiente e la bravura delle massaggiatrici. E’ vicinissima alla fermata Chitlom dello Skytrain. Per lo shopping selvaggio è meglio attendere Chiang Mai, ma nel caso il posto più divertente è l’Mbk in Siam Square, il Siam Paragon se si è a soldi perché le cose di qualità costano care anche in Thailandia (abiti di marche thai sui 200 euro, accessori di più), mentre al Central World Plaza (area Zen) abbiamo trovato negozi interessanti, un’area ‘souvenir’ meno loffia di altre e anche un mercatino dei prodotti tradizionali commercializzati dalla fondazione della regina Sirikit a prezzi molto buoni. Il mercatino di Patpong ha cose veramente orride, è più interessante studiare il contesto a ‘luci rosse’ che c’è intorno, dribblando gli innocui ‘buttadentro’. Occhio ai canaletti di scolo a lato della strada, ci son finita dentro con un piede e m’ha aiutato a ripulirmi dal fango un gruppo di gentilissime ‘signorine’ del ‘locale’ accanto. Tutti m’han consigliato il mercato di Chatuchak del sabato e domenica, ma non ne ho avuto la forza. Per i trasporti i taxi meter sono la soluzione migliore perché costano veramente poco, soprattutto da e per la zona di Banglamphù dove la metropolitana e lo Skytrain non arrivano. Nel caso il tassista, interpellato prima di salire, non abbia intenzione di usare il tassametro (e capita spesso, soprattutto di sera nelle zone turistiche), basta fermarne un altro…A Bangkok ci sono più tassisti che abitanti. Quando, soprattutto in partenza dall’aeroporto, se ne trova qualcuno di particolarmente allergico al tassametro, anche dopo che siete saliti, basta dire ‘Police…’ e tutto si risolve: le tariffe proposte senza meter sono normalmente il doppio di quello che realmente si pagherebbe. Quindi, gentili ma fermi, insistere. I traghetti costano pochissimo (17 bath). I tuktuk chiedono 100 bath per brevi tragitti e nella metà cercano di menarti in giro dicendo che il tal posto è chiuso. Sorridi, e gli dici che vuoi andar li anche se è chiuso. Sempre che non sia tardo pomeriggio (16.00), perché a qual punto i luoghi turistici chiudono veramente. Ah ecco: Bangkok è l’unico posto dove funzionano i taxi con i meter: sia a Chiang Mai che a Samui ce ne sono, pochi, e per questo fanno pagare un forfait, per reggere la concorrenza con samlaaw e tuktuk. Per muoverci tra una città e l’altra abbiamo utilizzato i bus pubblici, molto puntuali e affidabili.
AYUTTAYA –Ayuttaya come città è veramente brutta, di sera è spenta e piena di branchi di cani randagi, ma il parco storico merita una visita di una giornata intera. Noi l’abbiamo girato a piedi facendo una gran fatica, meglio la bicicletta e un tuk tuk per i siti più lontani. Alloggiamo una notte all’hotel Thanee, vicino al mercato notturno sul fiume dove si cena sulle bancararelle, prenotato su Sawadee.Com, 900 bath per una camera molto grande e pulita, anche se l’albergo è piuttosto tetro e nessuno sa una parola d’inglese. SUKOTHAI – Siamo al Ruean Thai Hotel, bellissimo, tutto in legno arredato con mobili d’antiquariato e una piscina al centro della struttura che, dopo aver sudato tutto quel che puoi sudare al Parco Storico, è una mano santa. Sono 1500 bath a notte, ma ci sono camere anche a meno, e sono offerti passaggi gratis dalla stazione degli autobus e per il centro città dove si possono prendere i samlaaw per il parco storico. Optional, massaggi in camera per 300 bath e tre biciclette gratis per girare nella cittadina, che al contrario di Ayuttaya è molto carina e accogliente. Abbiamo mangiato molto bene al Dream Cafè, locale pieno di mobili d’antiquariato e cimeli, a 400 bath in due. A Sukothai il parco storico, potendo, si gira meglio in motorino, perché anche in bicicletta dopo un po’ si schianta per il caldo e si finisce per rinunciare ai siti più lontani.
CHIANG MAI – Altrimenti detta il paradiso dello shopping selvaggio, tra Night Market, sterminato, e le Walking Street, più frequentate dai thailandesi piuttosto che dai turisti e con prezzi molto più convenienti. Io, piena di buona volontà, sono partita con lo zaino e quattro indumenti e sono tornata con un trolley nuovo per contenere il bottino. L’albergo era il Raming Lodge (prenotato su Booking.Com), 1500 bath a notte, più che discreto, con letto king size, vicino al centro e al mercato notturno. E con un ottimo servizio di lavanderia, se tornate come noi da un trekking bagnati fradici, infangati dalla testa ai piedi. Una cena l’abbiamo fatta al Mandarin Oriental, un 5 stelle che merita la visita anche per l’assaggio di danze e musica tradizionale offerto durante il pasto. Costo a la carte 58 euro in due, che si riduce quasi della metà se pasteggiate ad acqua e abolite aperitivi e cicchetti dopo cena. A Chiang Mai è anche il caso di portare l’ombrello: se in tutte le altre tappe di pioggia, anche se è stagione, ne abbiamo vista molto molto poca, a Chiang Mai piove spesso, diciamo tutte le sere. Il mercato notturno per fortuna è coperto.
Per tornare a Bangkok abbiano preso il treno espresso, esperienza che col senno di poi non rifarei. Nulla di tragico.. Solo 16 ore di viaggio, in vagone seconda classe con aria condizionata (gelida) e con deliziosi, piccoli scarafaggi che la notte scorazzano qua e là. Il costo è di circa 500 bath, ma un aereo di qualche low cost thai costa uguale e ci mette un’ora. Anche il treno è il caso di prenotarlo con anticipo, visto che la domenica tutte le carrozze erano strapiene, per non dire la prima classe. Il volo diretto per Samui della Bangkok Arlines c’è ma costa caro e bisogna prenotarlo con anticipo. A proposito, al Suvarnabhumi Airport questa compagnia aerea ha ai gate una lounge aperta a tutti i suoi passeggeri con cibo e internet gratis, comodi divanetti dove alcuni pernottano. Basta presentare la carta d’imbarco. Stesso trattamento agli aeroporti di Sukothai e Samui, gestiti dalla stessa compagnia.
KO SAMUI – Ci siamo rimasti 5 giorni per rilassarci, ma col senno di poi ne avremmo fatti tre per andare anche a Ko Tao dopo la tappa di Ko Phangan. Siamo stati a Lamai all’Utopia Resort (www.Utopiasamui.Com) a 1000 bath a notte. Il nostro bungalow, essenziale ma funzionale, aveva la verandina, aria condizionata, mobilia un po’ frusta, ma dopotutto non siamo qui per guardare i comodini. A proposito di comodini… li spostate a vostro rischio perché potrebbero celare un bel ragnazzo di dimensioni rispettabili. La spiaggia è molto bella, lunga, abbastanza tranquilla e in alcuni punti semideserta, che di notte diventa l’opzione per la cena più bella di tutto il villaggio, che di suo è un po’ squallido. La spiaggia vicina, Chaweng, ha la sabbia più fine e l’acqua più bassa, ma è più incasinata, con molti hotel a 5 stelle e poca ombra. Si trovano però molti buoni (e bei)ristoranti: noi abbiamo testato l’Eat Sense sulla spiaggia, con un ottimo granchio caramellato (1200 bath in due). Non aspettatevi l’acqua tipo Sardegna o Grecia: è pulita, ma molto torbida…Anche al parco marino di Ang Thong fare snorkeling, fortemente pubblicizzato, è impossibile perché non si vede nulla, ed è anche un po’ rischioso per l’acqua bassa e i coralli a pelo d’acqua. Meglio il kajak. A Lamai c’è un interessante indirizzo per lo shopping, visto che in generale il tono è un po’ basso: in una stradina che va verso la spiaggia non lontana dall’Utopia c’è questo negozietto Fisherman’s Pants (www.Fishermanspants.Com) che vende i tradizionali pantaloni da pescatore fatti in modo artigianale con tessuti di seta, canapa e cotone. Costano di più di quelli dei negozi, e mooolto di più di quelli che si comprano a Chiang Mai (150 bath). Però sono più belli, anche se i modelli in taglie piccole (come quella della sottoscritta) sono pochi: quello in cotone a 700 bath veste benissimo e lo utilizzo tranquillamente anche a Milano.
KO PHANGAN – Spettacolare natura, mare più bello che a Samui, strade sterrate ‘impossibili’ in mezzo alla foresta. Noi eravamo a nord nella baia di Hat Thong Nai Pan Noi che è tra le più belle dell’isola, al Baan Pamburi Village (1200 bath a notte), prenotato su Sawadee.Com. Il tipo dei turisti varia molto a seconda delle ondate.. Noi abbiano trovato tante famiglie e coppie, mentre fino a un po’ di tempo prima il target era più backpackers. Ci si muove in barca o con fuoristrada, che rispetto ai prezzi thai sono cari: per andare nella vicina Bottle Beach via mare chiedono 1400 bath, poco trattabili, e 1200 con il pick up del villaggio. Coi motorini nella parte nord si fa veramente fatica e ho visto gente tornare indietro, mentre nella parte ovest che è meno impervia già si ragiona. Ci si arrangia coi taxi pick up ad ore fisse e con la ‘bagnarola’. Dicesi bagnarola, e qui siamo purtroppo all’ultimo giorno di vacanza, una soluzione comodissima a cui la Lonely Planet accenna appena per tornare a Samui da Thong Nai Pan Noi e dalle isolate spiagge della costa est. E’anche utile, con un minimo di programmazione perché passa due volte al giorno, per visitare altre spiagge. Ci mette due ore, costa 300 bath e permette di saltare il passaggio taxi fino al capoluogo dove c’è il molo per le imbarcazioni veloci (10 o 20 min a Samui). La bagnarola si avvicina alla spiaggia, dove c’è l’acqua bassa, e si sale con zaini e valige in testa, meglio anche senza pantaloni perché se il fondale è basso bisogna fare un po’ di tragitto in acqua. E qui, con gambe, cellulare e sigarette a mollo, vi saluto alle prossime vacanze.