Nicaragua, spiagge, città e vulcani

Seconda volta in Costa Rica e prima, ma non ultima, in Nicaragua. Siamo due “fidanzatini” quarantenni già avvezzi al fai da te, amanti della natura e della cultura. Arriviamo all’aeroporto di San Josè (Costa Rica) dopo un lungo volo da Bologna con Iberia via Madrid, troviamo ad aspettarci l’autista inviato dal nostro B&B prenotato via...
Scritto da: Africapersempre
nicaragua, spiagge, città e vulcani
Partenza il: 07/03/2008
Ritorno il: 22/03/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
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Seconda volta in Costa Rica e prima, ma non ultima, in Nicaragua. Siamo due “fidanzatini” quarantenni già avvezzi al fai da te, amanti della natura e della cultura.

Arriviamo all’aeroporto di San Josè (Costa Rica) dopo un lungo volo da Bologna con Iberia via Madrid, troviamo ad aspettarci l’autista inviato dal nostro B&B prenotato via internet. Visto il traffico del venerdì nell’ora di punta necessitiamo di molto tempo per raggiungere la nostra sistemazione vicina al centro città. Il B&B “La Gioconda” è molto intimo, solo qualche camera raccolta intorno al piccolo patio centrale. Tutte le stanze sono arredate con gusto e curate nei minimi particolari.

Alle cinque del mattino, saliamo sul taxi che in qualche minuto ci porta al terminal dei Tica Bus. I Biglietti li abbiamo prenotati via internet. Consegniamo passaporti e prenotazioni e ci sono assegnati i nostri posti. Partiamo alle sei in perfetto orario attraversando una città che inizia a svegliarsi. L’aria condizionata è tremenda necessito di una felpa e di una giacca. Il bus è pulito, i sedili sono comodi e reclinabili, vengono anche proiettati un paio di film.

Per raggiungere il Nicaragua percorriamo l’interamericana attraversando piccoli paesi e cittadine immerse nel verde d’ogni tonalità, ogni angolo meriterebbe una foto. Facciamo qualche sosta per raccogliere passeggeri fermi lungo la strada o per fare salire venditori di bevande e panini. Arriviamo a Liberia crocevia per il pacifico e continuiamo sempre verso nord fino a raggiungere il confine con il Nicaragua, qui siamo bloccati da un’interminabile colonna di camion in coda per sbrigare le pratiche doganali. La voce dell’autista ci raggiunge gracchiante capiamo che dobbiamo scendere dal pullman e proseguire a piedi. La procedura standard avrebbe previsto di consegnare i passaporti ed i moduli per l’immigrazione all’autista che avrebbe poi pensato ai dovuti timbri ma l’inghippo ci costringe al fai da te. C’incamminiamo verso la frontiera inseguiti dai coyotes (cambiavalute). L’uscita dal paese è molto semplice, non paghiamo nulla ed in pochi istanti ci riconsegnano i nostri passaporti debitamente timbrati. Attraversiamo la terra di nessuno, ogni tanto ci ferma la polizia per ulteriori controlli ma ci fanno procedere senza ritardi alcuni. Avvicinandoci alla parte Nicaraguense ci attende il caos generale! Venditori di orologi ed occhiali, di generi alimentari di qualsiasi tipo, coyotes autorizzati e non, bambini d’ogni età, cani semi randagi, facchini carichi di merci e bagagli. Un ragazzino di non più di quattordici anni ci accompagna nella bolgia infernale, tecnicamente non sarebbe necessario ma considerando che i moduli d’entrata non sono disponibili agli sportelli e che le file non sono chiaramente indicate il suo aiuto , dietro pagamento di una piccola mancia, si è rivelato molto utile almeno per non perdere inutilmente tempo. Ripartiamo quindi alla volta di Granada, bella città coloniale costruita nel 1524 dagli spagnoli. E’ molto colorata e pulita, ha ricevuto finanziamenti dall’Unesco per un restauro generale. Il Parque Central con la Cattedrale costituisce il centro della città, tutt’intorno si diramano le varie calles ed avenidas ricche di botteghe, bar, ristoranti per tutti i gusti e le tasche. Non mancano i musei che raccolgono gli antichi reperti in ceramica oppure le statue dell’isola di Zapata e raccontano della vita degli indios e della sanguinosa conquista da parte degli spagnoli. Anche il chiassoso mercato cittadino merita una visita come lo meritano le numerose chiese. Dal campanile della chiesa de la Merced si ammira uno splendido panorama della città, mentre davanti al convento di San Francisco abbiamo spesso riposato all’ombra ammirando la bella facciata color mirtillo ed il variegato passaggio. Altre mete da non perdere sono il vecchio ospedale, la fortezza ormai chiaramente in disuso ed una piacevole uscita in barca alle Isletas che punteggiano il lago del Nicaragua. Alcune di queste sono abitate ma la maggior parte sono ancora selvagge colonizzate solo da piante di mango ed uccelli acquatici. Siamo anche saliti sul vulcano Masaya col suo fumante calderone per poi recarci a fare shopping nell’omonima città dove si possono trovare bellissime amache di tutte le misure , oggetti in legno, magliette di Sandino o del Che, collane e bracciali di vari materiali, profumato rum, caffè di montagna, sigari ed altro. Abbiamo proseguito poi per la cittadina di Catalina, con la sua splendida vista sulla laguna di Apoyo formata da un cratere ora riempito da fresca acqua e per San Juan de Oriente noto per le sue belle ceramiche. Altro interessante vulcano è il Mombacho anche questo vicino a Granada, qui abbiamo percorso uno dei vari sentieri che attraverso la foresta e per varchi aperti dalle eruzioni portano a fumarole, spazi aperti colorati dalle orchidee e punti panoramici. Con tutti questi colori e le viste magnifiche la mia passione per la fotografia è stata ampliamente ripagata. La popolazione è ancora molto povera, si dedica per lo più all’artigianato, all’allevamento ed all’agricoltura. Il turismo inizia a prendere piede ma, ad esempio da noi italiani, il Nicaragua è praticamene sconosciuto oppure considerato una meta molto pericolosa. Se non ci si reca in zone remote, specialmente del nord e della parte caraibica, e si adottano le normali sane precauzioni non si avranno problemi. La popolazione è cordiale molto giovane ed aperta alle novità, anche nei più piccoli villaggi troverete un collegamento ad internet od una rivendita di telefoni cellulari. A Granada abbiamo soggiornato tre notti all’hotel Patio del Malinche, in una tranquilla strada laterale in prossimità del centro. E’ mirabilmente gestito da una coppia di Catalani. Le camere, sono disposte attorno ad un cortile interno, sono pulite e dotate di tutti i confort. E’ presente anche una piccola piscina, il bar ed attorno ad un secondo cortile si gusta una ricca prima colazione. L’hotel Alhambra, dove ci siamo fermati solo una notte, da direttamente sul Parque Central è sicuramente in una bellissima posizione ma lo abbiamo trovato molto disturbato dato che il parque è frequentato dalle prime luci dell’alba fino a tarda sera. Vi si trovano le carrozze per i turisti trainate dai cavalli, il trenino per un breve giro della città, venditori ambulanti e mendicanti, è spesso sede di animate partite di calcio o di predicatori di qualche nuova religione, vi sostano anche i disco bus con finestrini aperti e musica a tutto volume.

Da Granada ci siamo trasferiti a Leòn con sosta lungo il cammino a Leòn Viejo sepolta dal vulcano Momotombo che svetta a poca distanza con il suo fratello minore Momotombito. Anche qui la conquista spagnola colpì duramente la cultura locale distruggendo le antiche tradizioni e trasformando i guerrieri Toltechi in schiavi. Leòn è simile a Granada ma non ha ancora ricevuto aiuti per i restauri. Molte case sono ancora costruite in taquezal legno intervallato a sassi e sabbia, che mantengono costante la temperatura interna. La Cattedrale, dal cui tetto si gode di una splendida vista sulla città e sulla catena vulcanica che la circonda, le varie chiese, i musei, i murales, l’università ed i vari localini e ristoranti fanno di Leòn una meta gradevole. Noi abbiamo purtroppo soggiornato all’hotel Los Balcones abbastanza vicino al centro ma sporco, trascurato con quasi tutto il personale scortese, frequentato da uomini d’affari accompagnati da “ragazzine” o da turisti locali rumorosi e maleducati. A volte anche la Lonely sbaglia…Nella nostra stanza abbiamo anche subito il furto della carta di credito, la denuncia fatta alle autorità locali ci ha proiettato in un telefilm di “Zorro” con il sergente Garcia e tutto il seguito.

Il nostro viaggi è proseguito verso la riserva naturale delll’Isla Juan Venado con sosta nel piccolo villaggio sulla spiaggia di Las Penitas per un ottimo pranzo. Il tour si svolge in barca attraversando canali abitati da tartarughe, caimani, varie specie di uccelli e mangrovie si arriva poi ad una lunga spiaggia disabitata dove si può fare un bagno rinfrescante. A Las Penitas, grazie alle belle spiagge ed alla splendida natura stanno fiorendo diverse attività turistiche che ben fanno sperare per un prossimo futuro.

Nei dintorni vale la pena fermarsi anche a San Jacinto ricca di geysers ed a Esteli conosciuta per la produzione di sigari.

La prossima tappa è l’isola lacustre di Ometepe che raggiungiamo in traghetto da San Jorge attraversando prima Rivas, la città dei mango, graziosa e piena di vita. Il viaggio dura circa un ora, meno se si prende una lancia. Il traghetto trasporta di tutto inclusi camion carichi di banane. L’isola è splendida! È a forma di otto, costituita da 2 vulcani il Concepcion e il Maderas entrambi attivi. La vegetazione è rigogliosa, le strade sono poche e la popolazione vive ancora seguendo i lenti ritmi della natura allevando bestiame e coltivando il ricco suolo vulcanico. Abbiamo soggiornato per due notti al’hotel Villa Paraiso in riva al lago, buona e semplice sistemazione che offre anche escursioni nei dintorni e si trova vicino al Ojo de agua una sorgente naturale dove si può fare il bagno e non lontano dalle cascate di San Ramon. Anche il ristornate è adeguato, attenti alle gazze reali che cercheranno di dividere il pranzo con voi! Al mattino ed alla sera basta accomodarsi in riva al lago sulle sdraio color pastello per godere appieno della pace e della serenità dell’isola. Immancabile è la visita del Charco Verde dove si può camminare su sentieri ben segnalati attraverso la foresta accompagnati dalle grida delle scimmie per giungere ad una bella spiaggia dove, se come noi arriverete presto al mattino, sarete praticamente soli. Al Charco Verde si trovano anche semplici e pulite sistemazioni ed un ottimo ristorante. Attenti a non uccidere nessun essere vivente perché…Beh fatevi raccontare la storia del Chico Largo! Noi, per problemi di tempo, non abbiamo fatto escursioni sui vulcani ma ci hanno riferito che, anche se la salita è molto faticosa, si attraversa una bella foresta nebulare ricca di fauna e dalla cima si gode di una vista mozzafiato. Essendo in “Semana Santa” abbiamo assistito al rituale addobbo delle croci con fiori rossi ed ai preparativi per il giorno di Pasqua abbiamo anche visitato una finca biologica attrezzata con pannelli solari, che sfrutta anche le acque calde che scendono dai vulcani e dove abbiamo assaggiato gli ottimi prodotti dell’orto e del frutteto.

Lasciata con rammarico Ometepe abbiamo contrattato con un amico dell’amico dell’amico di un taxista per un passaggio in auto fino al confine. Ci siamo fidati e non ce ne siamo pentiti, prima delle otto del mattino eravamo già al confine ed in meno di un’ora con il solito aiuto ed una piccola “propina” eravamo già in Costa Rica dove abbiamo noleggiato un taxi pirata che con una guida spericolata ci ha portato al nostro autonoleggio a Liberia. Vi dirò solo che in Costa Rica ci siamo fermati per 7 notti suddividendo il soggiorno tra il Guanacaste all’hotel Sugar Beach direttamente sull’oceano ed in una spiaggia deserta ed il rifugio di vita silvestre del Cano Negro per poi visitare il vulcano Poas e rientrare in Italia.

In Nicaragua, dopo avere confrontato i prezzi proposti, ci siamo appoggiati per le prenotazioni ed i trasferimenti necessari ad un operatore di Granada, si può anche prenotare direttamente tutti i servizi con gli hotel e gli autonoleggi ma, nel nostro caso, non vi era alcuna differenza di prezzo. Visitate il Nicaragua non ve ne pentirete…



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