Le sorprese della corea del nord
E inoltre durante il viaggio viene sfatata anche un’altra diceria, e cioè che tutti i nordcoreani non sorridano mai e siano tutti tristi: fra le stesse guide, anche locali, peraltro tutte più che all’altezza della situazione, il sorriso e l’allegria spesso e volentieri regnano.
Della Corea del Nord si sa poco o nulla e quel poco che si racconta generalmente verte su aspetti negativi, buona parte dei quali poi, a contatto con la realtà, si rivelano falsi.
D’altro canto loro di noi sanno meno ancora: la media dei visitatori italiani è di cinque all’anno, tant’è vero che delle oltre 150 guide del paese nessuna parla italiano (e sì che ce n’é perfino una che parla turco). Parlando con una guida locale, l’unica notizia arrivata negli ultimi tempi sull’Italia è riferita alla spazzatura di Napoli.
Il viaggio si rivela completo sotto tutti gli aspetti. Tralasciamo il programma ufficiale che, come un po’ già previsto, viene stravolto, soprattutto nell’ordine cronologico, ma non necessariamente in negativo: le poche visite previste dal programma ma non effettuate (ad es. Gli studi cinematografici, l’ospedale, ecc.) sono poi tranquillamente sostituite da tante altre visite non previste. Tant’è vero che le città in cui dormiamo dalle 5 previste dal programma diventano 6, con l’aggiunta di Wonsan.
Il viaggio tocca un po’ tutti gli aspetti della Corea del Nord. Sotto l’aspetto naturalistico, si è in presenza di una natura verde e rigogliosa che ricorda ancora in meglio quella del Vietnam: non ci è mai capitato nei nostri viaggi, ormai alquanto numerosi, di vedere tanto verde (neppure in Costarica). Sotto l’aspetto monumentistico e culturale, tutto in Corea del Nord è gigantesco (piazze enormi, biblioteche su 6 piani con 30.000.000 di volumi, metropolitana che sembra quasi scendere al centro della terra, con enormi lampadari tipo cristalli di Boemia, ecc.). Sotto l’aspetto storico e politico, grosso rilievo viene dedicato alle vicende del paese: dalla guerra di liberazione contro i giapponesi terminata con la 2° guerra mondiale, alla guerra di Corea, alle successive vicende da guerra fredda, ecc.. Fra i vari musei visitati, da ricordare quello della resistenza coreana, dedicato alla guerra di Corea, con giganteschi plastici automatizzati riproducenti alcune fasi della vicenda: sembra di essere all’interno dell’azione; l’automatizzazione è così sofisticata che farebbe morire di invidia qualsivoglia nostrano geniale costruttore di presepi. E ancora, dalle parti dei Monti Myohyang, alcune parole è il caso di spenderle sull’International Friendship Exibition, due palazzi a più piani in cui sono conservati tutti i doni ricevuti da Kim Il Sung e Kim Jong Il, cioè rispettivamente dal padre della patria, presidente dalla Liberazione della Corea fin quasi alla sua morte, avvenuta nel 1994, e dall’attuale presidente, suo figlio. Per vedere tutti i doni non basterebbe l’intero viaggio (si parla di centinaia di migliaia di pezzi per il primo, di decine di migliaia per il secondo): visitiamo solo un pò di sale e a dir la verità proviamo un minimo di vergogna per la pochezza quantitativa e qualitativa dei regali provenienti dall’Italia, anche solo confrontati con quelli di altre nazioni europee a noi vicine e che pure, alla pari di noi, non intrattengono particolari rapporti dipolomatici con la Corea.
Dal lato del cibo, è cura delle guide portarci a mangiare in ristoranti tali da darci un aspetto completo della cucina e gastronomia locale: una cucina che per certi aspetti è abbastanza diversa e autonoma da quella degli altri paesi asiatici limitrofi. Anche rispetto ai souvenirs, il paese offre occasioni decisamente più appetibili di quelle previste: non c’è solo il ginseng, radice tipica del paese, ma ci sono anche, tra l’altro, stupendi quadretti ricamati a mano e affascinanti vasi di ceramica. Rispetto ad altri paesi limitrofi o vicini, quali il Vietnam, la Cambogia, il Laos e la Birmania, la Corea del Nord si rivela essere una nazione tecnologicamente più avanzata: sicuramente non è un paese ricco se visto con i nostri canoni occidentali, ma non sembra essere neppure il paese sull’orlo della fame e del tracollo economico di cui spesso si parla.
Alcuni aspetti di vita, fra i tanti su cui non mi dilungo per non essere troppo prolisso, colpiscono: il vedere la gente nelle città che aspetta educatamente in fila per due (una lunga fila) l’arrivo dell’autobus e l’enorme educazione dei bambini (la festa di ringraziamenti che ci fanno alla fattoria cooperativa Chonsam – una vera cittadina a sé stante con cinema, saloni da barbiere e parruchiere, sauna, ecc. – solo per aver loro portato in dono alcuni dolci e caramelle, la gara fatta per cederci il posto in un vagone della metropolitana, la lunga fila di saluti e scappellamenti all’incrocio con una truppa di bambini durante la salita per le cascate Ulrim). L’impressione è che la Corea del Nord stia investendo sul futuro, cioè appunto sui bambini e sui giovani: visitiamo colonie estive fornite di tutto punto (compresi impianti sportivi, della capienza di 1.500 ospiti), scuole e Università gigantesche.
Naturalmente non essendo la Corea del Nord ancora completamente aperta al turismo, non tutte le strutture alberghiere sono all’altezza: se a Pyongyang l’albergo è internazionale a tutti gli effetti, se comunque sono più che accettabili gli alberghi di Nampo (con vasca termica in stanza) e dei Monti Myohyang, decisamente sotto quota appaiono gli hotel del Lago Sijung, di Kaesong e di Wonsan, ma questo è ampiamente già risaputo in partenza ed è comunque un piccolo scotto da pagare oggi come oggi per addentrarsi nelle bellezze del paese. Concludendo, alla resa dei conti il viaggio si rivela un’autentica sorpresa in positivo, al di là di ogni più rosea aspettativa: un viaggio assolutamente da suggerire, da affrontare senza paraocchi e pregiudizi e che rivela tanti aspetti positivi e interessanti per viaggiatori desiderosi di mete non consuete.