46 ore di autobus, 33 di aereo e 4 ernie discali
04/04/08-07/04/08 Città del Messico. Pernottamento presso l’Hotel Azores 08/04/08 Puebla. Pernottamento presso L’Hotel Teresita 09/04/08-10/04/08 Oaxaca. Pernottamento presso la Posada Margarita 11/04/08-13/04/08 San Cristobal de las Casas. Pernottamento presso L’Hotel Casa Margarita 14/04/08 Palenque. Pernottamento presso L’Hotel Lacandonia 15/04/08-16/04/08 Merida. Pernottamento presso la Posada Casa Becil 17/04/07-18/04/08 Pistè. Pernottamento presso la Posada Olalde 19/04/08-23/04/08 Tulum. Pernottamento presso Cabañas Zazil Kin 24/04/08-30/04/08 Holbox. Pernottamento presso L’Hotelito Casa Iguana 01/05/08 Cancun. Pernottamento presso l’Hostal Chacmool
04/04/08 Venerdì: Bologna-Città del Messico Partiamo da casa alle 5.00 in direzione aeroporto G. Marconi. Mia sorella che gentilmente ci accompagna e che altrettanto gentilmente mi porta la valigia, riesce quasi ad abbattere il muro delle scale di casa. Lasciamo un cumulo di macerie sul pianerottolo. Sono ansiosa è penso che questo sia un cattivo presagio, sarà il viaggio della distruzione? Speriamo bene.
Alle 7.00 partiamo puntuali per Barcellona, la tratta è operata da Air Nostrum, poi Barcellona-Madrid e Madrid- Mexico City con Iberia. Eravamo perplessi per la scelta di Iberia in particolare per i commenti su questa compagnia letti in precedenza. In realtà i voli sono stati puntuali, il servizio molto essenziale (non sperate nei monitor personali per ciascun sedile), lo spazio ed il cibo ci sono sembrati nella norma o comunque non peggio delle altre compagnie europee. Le compagnie asiatiche, va detto, sono ad un livello superiore. Arriviamo alle 18.00 alla destinazione finale, affrontiamo una fila lunghissima al banco dell’immigrazione, il recupero bagagli ed il semaforo per i controlli.
In aeroporto si trovano moltissimi uffici cambi, scopriremo solo dopo che qui sono i più vantaggiosi di tutto il Paese, soprattutto per chi deve convertire Euro in Pesos.
Prendiamo un taxi prepagato che per 127 Pesos (Mxp) ci porterà all’ hotel, in verità poi ci chiederà altri 20 Mxp perchè abbiamo i bagagli molto grandi, ma questa è prassi regolare legittimata dal regolamento dei taxisti. La guida è del genere “roulette russa”, ma ciò nonostante arriviamo all’Hotel Azores (360 Mxp a notte per camera), in posizione ottima (due passi dallo Zòcalo). L’esterno dell’edificio è stato appena ristrutturato, mentre il letto king size è troppo grande per le dimensioni della stanza, non ci si muove. Nelle lenzuola trovo peli e capelli di qualcun’altro. Per non pensarci usciamo a fare due passi allo Zòcalo che è spettacolare anche di sera. Rientriamo distrutti e affrontiamo una notte rumorosa almeno fino alle 2.00.
05/04/08 Sabato: Città del Messico Usciamo di buon ora ed in maniche corte dall’albergo ma con la complicità dei 2240 metri di altitudine, l’aria del mattino è frizzantina e quindi dopo poco rientriamo per vestirci più pesantemente. Facciamo colazione al cafè El Popular.
Visitiamo la Cattedral Metropolitana ed il Palacio Nacional con i bellissimi murales di Diego Rivera al suo interno ed un giardino botanico molto rilassante. Decidiamo poi di seguire l’itinerario a piedi proposto dalla Lonely Planet (LP) fino a quando anche M. Realizza che la macchina fotografica ha problemi seri. Le sue risposte alle mie obiezioni erano inizialmente dell’ordine ”Sei tu che non la sai usare” oppure “Sei tu che hai il fluido negativo per le apparecchiature elettroniche”, ma poi scatta l’operazione acquisto nuovo apparecchio che ci porterà via parecchio tempo ed il cui pagamento si rivelerà un’operazione delirante.
Pranziamo con bicchieroni di frutta acquistati dagli ambulanti all’Alameda Central, una gradevole isola verde nel caos della città.
Ho trovato il centro storico davvero molto bello e ben tenuto. Non si ha l’impressione di essere in una megalopoli e spesso nemmeno in centroamerica, ma piuttosto in una splendida città spagnola tanto forte è l’impronta che i colonizzatori hanno dato a questo luogo. L’architettura coloniale si accompagna armoniosamente a più moderne opere di innovativo design, come in Calle Moneda, una strada abbellita da una serie di sculture moderne che hanno sullo sfondo la veduta della Catedral Metropolitana. 06/04/08 Domenica: Città del Messico Visitiamo la Piazza e la Iglesia de Santo Domingo, vicinissime al nostro Hotel Azores. Ci rechiamo poi al Palacio de Bellas Artes, ingresso libero la Domenica. Si tratta di un bel edificio in marmo bianco, che ospita al suo interno immensi murales di Diego Rivera, Rufino Tamayo e altri. Curiosamente era ospitata anche una mostra sull’architettura del Canton Ticino. Terminata la visita raggiungiamo la Torre Latinoamericana (ingresso 50 Mxp), dalla cui vetta godiamo di una sconfinata vista panoramica della città.
Percorriamo camminando Avenida Juarez, che ci offre un’immagine surreale con il traffico consentito solo a biciclette e pedoni. Quando mi trovo in un luogo nuovo, spesso innesco il confronto o la ricerca di similitudini con altri luoghi già visitati in precedenza. Ebbene, questa zona della capitale, così moderna e ordinata mi ricorda New York, ma forse sono scherzi del mio lobo limbico, quell’area del cervello dove si annidano i ricordi, la porzione di una mente (la mia) che in qualsiasi luogo si trovi, vorrebbe continuamente essere altrove.
Raggiungiamo Plaza de la Repubblica, gremita di gente sotto un solo cocente, che si trova qua per assistere ad un comizio politico. Dubito che in Italia potremmo assistere a manifestazioni di simile fervore politico, in piazza all’ora di pranzo e con una temperatura di 40° all’ombra.
Arriviamo alla Virgen del Metro, la chiesa che nel 1997 fu teatro di un miracolo, si narra infatti che una perdita d’acqua avesse formato sul pavimento una chiazza la cui forma somigliava alla Virgen de Guadalupe. Al suo interno si sta celebrando la messa, e la folla di fedeli è tale che molti sono accalcati all’esterno. Vicino alla chiesa c’è un rumoroso e folkloristico mercato di articoli religiosi.
Con la Metro arriviamo al Bosque di Chapultepec, il parco più grande di Città del Messico. Oggi è affollatissimo perché è Domenica e molte persone vengono a fare un picnic o a visitare i musei gratuiti in questa giornata. Vediamo il monumento a Los Niños Hèroes, i sei giovani martiri che nel 1847, difesero la Patria al costo della vita contro l’invasione nordamericana. Non esiste centro abitato in Messico, anche il più piccolo villaggio, che non abbia una via a loro dedicata. Vediamo anche il castello ed il Museo de Historia.
Stanchi ci dirigiamo al Museo National de Antropologia (50 Mxp), tappa imperdibile se si intendono visitare i siti archeologici, poiché qui si trovano moltissimi reperti in ottimo stato di conservazione. È vastissimo e richiederebbe di essere visitato in condizioni più riposate delle nostre. Davanti al museo si ripete abbastanza frequentemente lo spettacolo dei Voladores.
07/04/08 Lunedì: Città del Messico-Teotihuacan Non ho ancora assorbito il nuovo fuso orario, quindi mi sveglio alle quattro di notte e per ingannare l’attesa del mattino, faccio il bucato.
Dopo colazione raggiungiamo con la metro il Terminal Norte, la stazione da cui partono gli autobus per Teotihuacan. Acquistiamo il biglietto per Los Piramides dalla compagnia Estrella Roja, penultimo banco a sinistra rispetto all’ingresso principale, costo 31 Mxp. Teotihuacan è la più grande e spettacolare città del Messico antico, dista circa 50 Km dalla capitale e si raggiunge con un’ora di autobus. Il biglietto di ingresso costa 48 Mxp. Non mi dilungo sulla descrizione di questo immenso e suggestivo sito archeologico, trovate informazioni su qualsiasi guida, anche se le spiegazioni degli archeologi sembrano essere abbastanza dogmatiche, come la calzada de los muertos che viene definita essere una strada, quando è evidentemente una serie di vasche con tanto di argini, bocchettoni di immissione e scolo…
ma questo luogo, vale sicuramente una visita ancor di più in bassa stagione e con uno scarso affollamento di turisti. Dopo tre ore ritorniamo in città su un autobus affollatissimo e decisamente più scassato di quello dell’andata.
Il pomeriggio visitiamo La Secretària de Educaciòn Pùblica, ingresso gratuito, luogo molto rilassante, le cui mura interne sono decorate da moltissimi murales di Rivera.
08/04/08 Martedì: Città del Messico – Puebla Decidiamo di raggiungere Puebla, 200 km circa dalla capitatale, con gli autobus ADO.
Commettiamo l’errore di acquistare il biglietto presso l’Agenzia di viaggi e turismo Zocalo situata nel centro commerciale Gran Plaza, consigliata da LP oltre ai Ticket service per l’acquisto dei biglietti dell’autobus. La LP non specifica però che la commissione applicata da queste agenzie è molto alta, abbiamo infatti pagato i biglietti quasi il doppio del loro valore effettivo, 234 Mxp contro i 120 Mxp che avremmo pagato acquistandoli direttamente in stazione. Oltretutto in agenzia ci hanno fatto aspettare quasi due ore per consegnarci i biglietti, quindi per pagare il prezzo netto conviene acquistarli direttamente in stazione e alla fine dei giochi forse si risparmia anche tempo.
Gli autobus della Compagnia ADO per Puebla partono dalla Stazione Tapo, che raggiungiamo con il taxi dell’Hotel al costo di 120 Mxp.
Il viaggio in autobus Gran Lusso scorre velocemente e all’arrivo in stazione a Puebla, sorprendo me stessa prenotando la stanza al telefono il lingua spagnola o quasi. Raggiungiamo quindi l’Hotel Teresita con un taxi prepagato al costo di 45 Mxp. I punti a favore dell’Hotel Teresita sono: la posizione centrale e vicinissima allo Zòcalo, l’acqua del bagno veramente calda ed il prezzo (240 Mxp), per il resto le stanze sono anguste e male illuminate, l’ascensore è assente e ci sono invece quattro bei piani, e il nostro era il più bello: il quarto. Capelli e peli di precedenti ospiti nel letto ed un persistente odore di acido cloridrico che ci ha impregnato i vestiti.
Puebla è un vero gioiellino di architettura coloniale, peccato solo per il traffico incessante e le auto che strombazzano in continuazione. Inoltre Puebla è sede di una frequentatissima Università, le strade ed i locali sono affollati di studenti a tutte le ore, l’atmosfera che si respira è giovane ed informale e vengono organizzate moltissime iniziative culturali.
Per visitare il centro è sufficiente una giornata, l’organizzazione urbanistica a scacchiera è assolutamente maniacale, Biagio Rossetti a confronto era un principiante. Da vedere tutto il centro storico, lo Zòcalo ombreggiato e soprattutto la Iglesia de Santo Domingo. E’ piacevole passeggiare anche per il mercato degli artigiani, dove si possono trovare bellissime ceramiche e maioliche ai prezzi più bassi di tutto il Messico, ma purtroppo ci aspettano ancora troppi chilometri per caricarci di oggetti fragili. A Puebla si trovano numerose dulcerie che producono frutta candita, in particolare il Camotè, la patata dolce candita, o altri dolci simili ai nostri di pasta di mandorle. Molto frequentemente nelle vetrine delle pasticcerie si vedono teschi di zucchero, molto simili ai nostri dolci dei morti che però qui, a quanto pare si trovano anche fuori stagione.
Per mangiare ci siamo trovati benissimo al ristorante vegetariano “La Zanahoria” (al 5 oriente 206), l’ambiente è estremamente piacevole ed inoltre ci sono promozioni per i tre pasti principale che offrono un menù completo e di qualità a pochissimi Mxp.
A proposito di piatti locali, un po’ mi dispiace ma non me la sono sentita di assaggiare il famoso Mole Pueblano, sarà per un’altra volta. 09/04/08 Mercoledì: Puebla – Oaxaca Usciamo presto dall’albergo per fare colazione, ma non riusciamo perché alle 7.00 tutti i locali sono ancora chiusi. Prendiamo allora un taxi che per 50 Mxp ci porta alla CAPU (Central de Autobuses de Puebla), qui saliamo sul pulman ADO di Prima classe per Oaxaca (220 Mxp). La differenza tra prima classe e gran lusso provato il giorno prima è l’assenza del sacchettino merenda e delle cuffiette che permettono di sentire meglio l’audio durante la proiezione dei films. La comodità e lo spazio dei sedili sono gli stessi. Il viaggio dura 4 ore e 15 minuti, è una strada di montagna e si sale molto in alto ma la guida è fluida e prudente. Il paesaggio che si osserva dal finestrino è molto brullo, costituito da vallate ricoperte da “piloni” di cactus e altre piante grasse. Arrivati alla stazione degli autobus ADO, cerchiamo senza successo di contrattare il passaggio in centro città. Per 40 Mxp, ci portano alla Posada Margarita che si trova vicinissima alla Iglesia de Santo Domingo ed a due passi dal corso principale. Ci accoglie un ragazzo che rappresenta la versione messicana di Piero Pelù e purtroppo come abbiamo modo di constatare, il sito internet della posada è abbastanza ingannevole.
La stanza, che paghiamo 330 Mxp a notte è in pessime condizioni, il muro è ricoperto di pedate, la porta del bagno è senza maniglia, mancano le lampadine ed indomiti scarafaggi condividono l’ambiente con noi, ma almeno l’acqua della doccia è ben calda. Nel cortile della Posada si trovano due locali molto frequentati: il ristorante bio-organico Gaia, gestito da una ragazza sarda ed il Cafè Los Cuiles, ottimo per colazioni e pasti veloci, connessione internet senza fili gratis, ottimo caffè biologico e bei quadri esposti.
Oaxaca è una delle capitali messicane più apprezzate dal punto di vista culturale, storico e architettonico. Una città universitaria vivace e spensierata, dove anche molti stranieri hanno deciso di dimorare, godendo del suo clima caldo e secco e di una particolare atmosfera bohemienne. Le dimensioni della città sono a misura d’uomo e qui si trovano moltissimi musei e gallerie d’arte che richiamano appunto artisti ed appassionati da tutto il mondo. Lo Stato di Oaxaca è anche uno dei più poveri del Messico, più di una volta ho visto persone in lacrime uscire dalle banche del centro.
La proprietà terriera rimane fonte di conflitti e qui non sono infrequenti manifestazioni contro il governo da parte delle popolazioni più povere.
Come tutte le città messicane, Oaxaca si sviluppa attorno allo Zòcalo, ombreggiato e circondato da portici con caffè, locali e venditori ambulanti. Sullo Zòcalo si trova il Palacio del Gobierno con bei murales al suo interno. Una animata via pedonale, Calle Alcalà, collega lo Zòcalo alla Iglesia de Santo Domingo, la più bella delle chiese di Oaxaca insieme alla Basilica della Soledad.
Visitiamo anche il Mercado de Artesianas, ma per comprare i prezzi sono più economici nella bancarelle di Plaza de las Virgenes, proprio davanti alla nostra bistrattata Posada Margarita. Qui troverete abiti ricamati, huipiles e monili a prezzi più che onesti.
Ceniamo al Ristorante de mariscos “La red”, ubicato sul corso principale pedonale. L’ ho scoperto per caso, la fila di Messicani fuori dal locale all’ora di pranzo mi ha fatto supporre che si trattasse di un posto valido. Così è stato: cucinano solo pesce (di tutti i tipi) e verdure crude, il che potrebbe essere rischioso, servizio veloce e gentile (161 Mxp in due).
10/04/08 Giovedì: Oaxaca- Monte Alban- El Tule Acquistiamo il transfert per Monte Alban dalla Agenzia turistica Morfil che si trova nel centro commerciale davanti alla Iglesia de Santo Domingo. Il prezzo è di 50 Mxp a persona ed è ottimo perché alcune agenzie facevano pagare il doppio. Una mattinata è sufficiente per visitare l’antica capitale zapoteca, il cui nome, Monte Alban significa montagna bianca. Bello il sito, il museo annesso e gli uccelli colorati che svolazzano sugli alberi.
Ritornati in città, decidiamo di fare rotta verso El Arbol del Tule, definito probabilmente in maniera impropria, l’albero più grande del mondo. Raggiungiamo a piedi la stazione degli autobus di seconda classe. Già capire da dove parte il bus si rivela un’ ardua impresa. Non si tratta infatti di una stazione ma di una strada trafficata e polverosa. L’autobus non passa è così un ragazzo impietosito dalle nostre facce che rivelano un misto di confusione e preoccupazione, ci suggerisce di prendere un collettivo. Siamo in sette persone su un’auto omologata per quattro, M. Si trova davanti seduto sul cambio, tra il guidatore ed un altro passeggero, fa caldissimo ma paghiamo soltanto 8 Mxp a persona.
Arriviamo a El Tule e ci troviamo davanti questo alberone che si calcola abbia tra i 2000 ed i 3000 anni. La pianta è effettivamente molto grande ma meno impressionante di quanto mi aspettassi anche perché circondato da costruzioni, compresa una chiesetta dalla bella facciata bianca e azzurra dipinta di fresco.
Ritorniamo in città con il bus, che trasporta i lavoratori pendolari e che ha in dotazione opzionale un fantastico impianto stereo praticamente di legno.
11/04/08 Venerdì: Oaxaca- Tuxtla Gutierrez-Cañon del Sumidero- San Cristobal de las Casas.
Di buon ora raggiungiamo l’aeroporto di Oaxaca in taxi al costo di 120 Mxp. Alle 8.45 ci attende il nostro volo Alma de Mexico, nuova ed efficiente compagnia low cost, con destinazione Tuxtla Gutierrez. Atterriamo alle 9.40, con un anticipo di 10 minuti. La nostra intenzione era di raggiungere il centro città e da qui con i mezzi pubblici il Cañon de Sumidero. Il Taxista sapute le nostre intenzioni si offre di portarci direttamente a Chapa de Corzo, da dove partono le lance, aspettarci mentre facciamo l’escursione in barca e poi accompagnarci a San Cristobal per complessivi 900 Mxp. Il prezzo potrebbe sembrare alto ma la soluzione ci consente un notevole risparmio di tempo e soprattutto di sbattimento. Accettiamo senza indugi e pentimenti. Giunti al Cañon di Sumidero aspettiamo circa 20 minuti per raggiungere il numero di persone necessarie per l’escursione in barca. Paghiamo 170 Mxp a testa, veniamo dotati di giubbotto salvagente anche se le acque sono estremamente tranquille. Il viaggio di circa due ore, in lancia a motore, tra le alte pareti del cañon può essere piacevole, ma non particolarmente impressionante, vediamo due coccodrilli, due scimmiette e parecchi avvoltoi.
Per l’ora di pranzo arriviamo comodamente a San Cristobal, troviamo alloggio all’Hotel Casa Margarita. Ci chiedono 450 Mxp a notte contro i 280 Mxp riportati dalla LP, alla faccia della bassa stagione. Chiediamo uno sconto perché ci fermiamo 3 notti e così il prezzo scende a 350 Mxp. Si tratta della migliore sistemazione trovata sino ad ora, l’Hotel è stato ristrutturato di recente, ha un bel cortile interno con alberi di Bouganville fioriti, la biancheria è nuova ed immacolata e offre inoltre la connessione internet gratis.
La notte a San Cristobal è veramente molto fredda, non guasterebbe avere il riscaldamento in camera che qui però manca.
Pranziamo al ristorante vegetariano La Casa del Pan Panpaloti, ma il menù a buffet non ci soddisfa completamente.
Il pomeriggio facciamo un giro turistico per la cittadina, Plaza 31 Marzo, la Cattedrale che è a ragione una delle chiese più fotografate di tutto il Messico e la Iglesia de Santo Domingo con il suo pittoresco mercato dell’artigianato, uno dei posti migliori per fare acquisti. San Cristobal è una cittadina circondata da alte montagne. L’aria che si respira è pura e frizzante, il cielo spesso è terso, tra nuvole che scorrono veloci. E’ piacevole camminare per le sue vie acciottolate e fiancheggiate da basse case colorate. E’ facilmente intuibile come San Cristobal sia divenuta una delle mete più frequentate dai viaggiatori, richiamati dall’atmosfera artistica, dalla simpatia per il movimento zapatista o dal fascino misterioso di un personaggio come il Subcomandate Marcos.
Il luogo è complessivamente molto freak, tanto freak da fare invidia all’India. E’ la città dove le turiste indossano abiti tipici e le messicane cercano di vestire all’occidentale. Dove non mancano i suonatori di bonghi, impegnati a propinare la loro musica più o meno gradevole in tutti i locali del centro. Chissà perché, alla fine un po’esasperati da tanta insistenza, ci risuonava nella mente la canzone di Elio “smettila con stì borghi non siamo mica in Africa”.
Ma San Cristobal ha anche un’altra faccia, certamente più triste e disperata.. La faccia della moltitudine di bambini costretti a lavorare come venditori di gomme da masticare, come lustrascarpe e quando gli affari non girano bene costretti a chiedere l’elemosina. La faccia delle giovani donne indie che si aggirano fino a notte tarda per vendere poveri articoli di artigianato locale portando sulla schiena il loro ultimo nato avvolto in una coperta. Insomma non me ne abbiano i sostenitori del luogo ma San Cristobal mi è sembrata più di ogni altra città messicana, la città dei questuanti in mezzo agli stranieri che giocano a fare i freakketoni..
12/04/08 Sabato San Juan Chamula Finalmente sveglia tranquilla dopo una bella dormita in un comodo e profumato lettone.
L’aria è fredda, molto fredda. Prendiamo un combi per San Juan Chamula, la stazione di partenza è poco distante dalla Iglesia de Santo Domingo. Il viaggio si rivela una esperienza unica, viaggiamo insieme agli indios che ci guardano incuriositi, a galline vive, sacchi di aghi di pino e ad una fantastica torta di panna montata. Paghiamo 8 Mxp a persona, l’escursione organizzata dalle agenzie ne chiedeva 150. Arrivati a Chamula, entriamo in chiesa pagando il biglietto di ingresso che è di 20 Mxp. L’impatto è senz’altro particolare, innanzitutto per le migliaia di candele accese che conferiscono un bel teporino all’ambiente rispetto alla gelida temperatura esterna, il pavimento ricoperto di aghi di pino, il Cristo in croce che non si trova al centro della chiesa, ma relegato in un angolo ed i curanderos (guaritori) che eseguono ancestrali rituali pagani. Tutto sarebbe molto particolare e autentico se non fosse per le orde di turisti, fra i quali anche noi, che alterano l’originalità di questo luogo. Al termine visitiamo anche il cimitero vicino alla chiesa sconsacrata con le sue croci di tre colori: nere per gli anziani, verdi/blu per gli adulti e bianche per i bambini. Al termine rientriamo in città, M. Riposa e cerca di curare i suoi acciacchi mentre io mi scateno nel mercato Indio. Per i pasti principali ci appoggiamo al Tierradentro in Real de Guadalupe, un centro culturale che offre ottimi menù completi a prezzi eccezionali. L’ambiente, come sempre qui a San Cristobal è un po’ freak.
13/04/08 Domenica: Grutas de San Cristobal, Cascate El Chiflòn e Lagos de Montebello Acquistiamo questa escursione completa dalla Agenzia Tierra Maya, in Calle Real de Guadalupe, al costo di 200 Mxp a testa. Per le tappe che questa escursione propone si incontrano importanti cambiamenti di altitudine e conseguentemente di temperatura, il consiglio è quindi quello di vestirsi a strati.
La prima tappa è alle Grutas de San Cristobal, si tratta di una grotta naturale con qualche stalattite/stalagmite, ma niente di eccezionale. La Domenica è molto frequentata dai locali che si recano qui per la gita fuori porta. La zona circostante è interamente presidiata dall’esercito. Ci spostiamo poi alle cascate di El Chiflòn, un luogo piacevole dove è anche possibile soggiornare vicinissimi al corso del torrente, dove si scatena la potenza dell’acqua. Si percorre un sentiero in salita in mezzo ad una fitta vegetazione, incontrando via via cascate sempre più potenti. In cima si trova la cascata più suggestiva, l’acqua compie un salto di circa 70 mt, producendo una nebbiolina che rinfresca i corpi dalla calura. Avendo tempo, potrebbe essere piacevole anche fare il bagno nelle piscine naturali che si formano lungo la discesa del torrente.
La destinazione successiva sono i Lagos de Montebello, trattasi di una serie di laghi, posti praticamente al confine con il Guatemala, che con la luce del sole assumono tonalità di azzurro/verde molto diverse fra loro. Noi abbiamo avuto sfortunatamente un pomeriggio nuvoloso e quindi i colori dei laghi non risaltavano. Lungo il tragitto in pulmino di diversi Km, mi è piaciuto osservare da fuori i villaggi delle popolazioni indigene. Personalmente ho sempre detestato le visite guidate ai villaggi etnici: le donne giraffa in Tailandia, i villaggi beduini in Egitto, mentre l’analogo messicano sembra essere il villaggio di San Lorenzo Zinacantàn, dove la donnina ti prepara la tortilla migliore del paese. Sia chiaro, trattasi di opinione personale, ma li reputo imbarazzanti spettacoli messi in scena appositamente per i turisti e dai turisti stessi remunerati, felici di aver comprato una scena di autentica recitazione etnica. Osservare questi villaggi a distanza, mentre si viaggia su un pulmino, permette di averne un’immagine più veritiera anche se più distante e fugace, riducendo al minimo le contaminazioni. Gli scialli delle donne cambiano colore in base al villaggio di appartenenza, le tonalità variano dall’azzurro, al rosa fluò, al verde. Portano una coperta in lana nera fermata in vita quasi come un pareo, sembrano, e sicuramente lo sono, ragazzine ma hanno già al loro seguito uno stuolo di tre/quattro pargoli. Bimbi tutti bellissimi, un po’ moccolosi e spettinati ma sani. Mi chiedo dove siano quelli che invece, ovunque nel mondo, non nascono sani. L’errore natale, a quanto pare, qui, ha un prezzo ancora più alto. Facendo della epidemiologia spicciola per strada si incontrano solo non vedenti, con una professione già nel loro destino, qualcuno che presenta uno sfumato deficit di movimento e tutti gli altri che fine fanno? Non ci è dato saperlo ma soltanto di immaginarlo.
E’interessante notare come i Messicani di origine spagnola che nell’immaginario collettivo sono tutti moraccioni, qui in realtà siano biondi e chiari di carnagione, segno del fatto che non si sono mai mischiati con i Maya, creando una discendenza pseudo-ariana (i Coletos). I mestizos, persone di sangue misto, nate dall’unione tra Spagnoli e Indios, non sono per me facilmente identificabili. Eppure secondo la guida dovrebbero rappresentare la maggior parte della popolazione. Colpisce come l’architettura di tutte le città abbia un carattere puramente spagnolo, nascondendo qualsiasi traccia di un precedente passato. Tremila anni di civiltà messicana furono spazzati via in poco più di due anni dai terribili conquistatori spagnoli, che ridussero gli indigeni al rango di schiavi e imposero loro la religione cattolica. Una colonizzazione che ha violentemente annientato l’individualità di un popolo. Si dice che le differenze tra i conquistatori e gli Indios fossero tali, da far dubitare ciascun gruppo della natura umana dell’altro. 14/04/08 Lunedì: San Cristobal de las Casas- Palenque Il giorno del diluvio universale è arrivato. Comincia a piovere alle 4.00 di notte e non smetterà più per le successive 24 ore. Abbiamo programmato l’escursione alle cascate e Palenque senza ritorno a San Cristobal al costo di 250 Mxp a persona. Ci dicono di farci trovare pronti fuori dall’albergo alle 6.00, ma ci vengono a recuperare alle 6.45. Il pulmino è al completo e quindi i bagagli vengono caricati sopra, ma piove. Partiamo, il mezzo avanza tra scrosci violenti, nuvole e burroni. Il paesaggio per chi non soffre di mal d’auto può essere molto suggestivo, è un susseguirsi di vegetazione rigogliosa e lussureggiante. Noi pensiamo alle nostre valigie che si stanno riempiendo di acqua. Alle ore 9.00 sosta per il desayuno e per le 11.30 siamo alle cascate di Agua Azul che per l’occasione, a causa delle forti piogge, più che azul sono color caffelatte. Tutti i sentieri che costeggiano le cascate sono divenuti essi stessi dei torrenti e solo i più motivati si cimentano nel percorrerli. Più tardi giungiamo a Misol Ha, che sembra ancora più imponente, ma anche qui diluvia. Stesso scenario a Palenque, appena arrivati sembra impossibile riuscire a vedere qualcosa tanto è fitta la pioggia. Siamo completamente fradici e anche il contenuto delle nostre valigie lo sarà, ci facciamo coraggio e proviamo a visitare quella che viene definita una delle meraviglie del Messico, nonostante da quasi tutti i pullman che arrivano carichi di turisti non scenda quasi nessuno. Il nubifragio sembra ridurre la sua potenza permettendoci di scorgere qualche scorcio spettacolare, sentiamo le scimmie urlatrici in lontananza e le cascate all’interno del sito archeologico, dopo le 16.00 non sono visitabili, regolatevi. Almeno possiamo vantarci di aver visitato il sito di Palenque senza il classico affollamento di turisti. Rinunciamo a cercare alloggio a El Panchàn per non rischiare di morire annegati. Al termine ci facciamo accompagnare in città dove troviamo alloggio all’Hotel Lacandonia, situato a circa 300 mt dalla stazione degli autobus, ci offe una stanza spaziosa a 450 Mxp, le luci sono valide, gli arredi un po’retrò ma per una notte può andare. E’ prevista pioggia su Palenque per altri due giorni e quindi desistiamo dall’idea di rivisitare il sito archeologico l’indomani mattina.
Palenque città non ha proprio nulla di interessante da offrire, così, cerchiamo di asciugare tutto il contenuto delle valigie, compresi i pesci che ci nuotavano dentro e poi sfiniti e fradici decidiamo di dormire non prima però di aver strappato al botteghino gli ultimi due biglietti dell’autobus ADO per Merida per l’indomani mattina (347 Mxp). M. Cena con pane e paracetamolo.
15/04/08 Martedì: Palenque –Merida Il viaggio in autobus dura 8 ore e 30, tutte di freddo polare. Imploriamo tutti il conducente di abbassare l’aria condizionata, il quale con la freddezza di un giustiziere ci risponde che non è possibile, quindi copriamo i bocchettoni con materiali di ripiego, giornali, guide turistiche e carta igienica. M. Per la stanchezza ed il freddo comincia a dare segni di cedimento. Assume quantità di paracetamolo che potrebbero far sospettare una dipendenza. Alle 17.00 siamo a Merida e finalmente è caldo! Il caldo che mi aspettavo di trovare in Messico ma che fino ad ora a causa dell’elevata altitudine dei luoghi visitati non avevamo potuto apprezzare. Alloggiamo a Casa Becil (200 Mxp), dove ci accoglie una signora con la dentatura d’oro, che abbiamo notato essere uno status in Messico. La casa ha un bel giardino ricco di piante. Le camere sono estremamente semplici, gli arredi datati ed usurati, ma c’è l’acqua calda, siamo vicinissimi alla stazione degli autobus e per 200 Mxp cosa si può pretendere di più! La sera ceniamo a El Trapiche, cui va la nostra palma d’oro dei locali, uno dei migliori della vacanza, mangiato benissimo e speso pochissimo.
16/04/08 Mercoledì: Merida Merida è una città caotica, calda e ricca di folklore, gli autisti sono impazienti e gli autobus particolarmente inquinanti. Ci si orienta bene una volta capito il sistema poiché tutte le strade sono numerate. In questo luogo più che altrove sembra essere obbligatorio l’acquisto di una amaca, anche da parte di chi vive in 30 mq senza giardino e nemmeno possiede un balcone. Frequentemente si viene avvicinati da imbonitori, procacciatori di clienti o sostenitori della tal causa, quasi tutti personaggi bizzarri con i quali può essere divertente scambiare due chiacchiere, l’unico rischio in cui si incorre è quello di rallentare la tabella di marcia.
Il mattino ci alziamo con calma, facciamo colazione al Caffè Pop, in calle 62, ma arriva tutto freddo. Diamo quindi inizio al giro turistico della città, visitiamo tutte le chiese possibili e poi il Paseo de Montejo, un ampio corso ispirato agli Champs Elysèes della capitale francese, dove può essere piacevole passeggiare ammirando le splendide ville di architettura europea e le moltissime opere d’arte contemporanea di ispirazione ambientalista. Termino la giornata con un giro al Mercado Municipal (prezzi esageratamente alti) e alla Casa de las Artesianas (ottimo per gli acquisti). M. Il pomeriggio è convalescente, ma confido che il rialzo della temperatura unitamente ad un trattamento “pseudo-chiropratico” possano arrecargli giovamento.
17/04/08 Giovedì: Ruta Puuc e Uxmal Facciamo colazione con pandulce e caffè gentilmente offerto da Casa Becil. Alle 8.00 siamo già al terminal di seconda classe per salire sull’ autobus ATS che giornalmente effettua il tour della Ruta Puuc e di Uxmal al costo di 132 Mxp a persona..
Il tour, da noi ribattezzato, gran premio della Ruta Puuc o Japaneese tour, a causa dei tempi molto ridotti potrebbe risultare un po’ ansiogeno ma resta comunque una valida soluzione economica per visitare questi siti archeologici. Le tappe sono: Kabah (55 Mxp, tempo concesso 20 minuti), Sayl (35 Mxp per 20 minuti di permanenza, davvero troppo pochi), Xlapak (ingresso gratutio, permanenza 10 minuti), Labna (35 Mxp per 20 minuti di permanenza) e infine Uxmal (98 Mxp per 2 ore di permanenza). La topografia e l’architettura della regione Puuc presenta una certa omogeneità, le città furono fondate da gruppi Maya provenienti perlopiù dall’attuale stato di Campeche, i quali diedero a questi centri urbani una comune identità politica e religiosa. La loro prosperità dipendeva soprattutto dalla stagione delle piogge. Ecco perché una delle divinità più importanti è il Dio della pioggia, il famoso Chac.
Uxmal è uno dei più spettacolari siti Maya, enorme ed ottimamente conservato. Era la capitale politica, militare e religiosa della regione Puuc. Dovunque appare Chac, riconoscibile dal suo naso a becco. Ho notato con dispiacere come nonostante siano sempre ben individuabili cestini per la raccolta differenziata dei rifiuti, ampie zone della boscaglia nei pressi dei siti archeologici siano delle vere e proprie discariche a cielo aperto di bottiglie di plastica, ma allo stato attuale noi italiani, non ci possiamo proprio più permettere alcuna critica.
Alle 15.30 siamo nuovamente a Merida, recuperiamo i bagagli lasciati in deposito a Casa Becil al costo di 10 Mxp a collo, molto più conveniente del deposito bagagli della stazione e alle 16.00 siamo già sull’autobus per Pistè, il villaggio vicino a Chichèn Itzà. Il viaggio da Meida a Pistè dura 2 ore e mezza e la seconda classe costa 55 Mxp, senza dolore e spavento. Giunti a Pistè troviamo alloggio alla Posada Olalde, una sistemazione molto carina e tranquilla che, per 250 Mxp a notte ci offre una stanza spaziosa e pulita. L’ambiente è particolarmente bucolico, la sera ci addormentiamo con gli ululati dei cani (e 500mg di Paracetamolo per M., ormai è dipendenza) e al mattino veniamo svegliati da canti di galli e uccelli.
18/04/08 Venerdì: Chichèn Itzà Percorriamo a piedi i 2 km che separano la posada dal sito di Chichèn Itzà e alle 8.00 in punto siamo dentro, costo del biglietto 96 Mxp. Il luogo è grande, splendido, ben restaurato e vale tutto quanto e già stato detto e scritto di positivo a riguardo. Il mattino presto il clima è piacevole e i visitatori sono pochi. Quando siamo usciti, alle 11.00 la folla all’ingresso era impressionante e nel parcheggio avrò contato almeno 80 pullman. E’ senz’altro il sito archeologico più turistico e al tempo stesso il meno Maya della regione, essendoci stato un considerevole apporto tolteco.
Facciamo un insignificante pranzo al risotante Las Retes e dopo una pausa di recupero raggiungiamo con un collectivo il cenote Ik Kil, ingresso 60 Mxp. Il luogo è affollatissimo di turisti italiani e francesi, sembra una piccola Gardaland, l’acqua è molto fredda e una volta immersi si viene continuamente toccati da impavidi e naturalmente viscidi pesci gatto. La sera riutilizziamo il biglietto di ingresso al sito di Chichèn Itzà per assistere allo spettacolo luci e suoni o almeno era mia intenzione assistervi, ma esattamente come mi succede al cinema non appena fa buio comincio a dormire e non c’è suono che mi ridesti. Almeno M. Ha apprezzato ed io ho potuto vederne le foto il giorno seguente.
19/04/08 Sabato: Pistè-Tulum Alle 7.30 prendiamo l’autobus di seconda classe Oriente in direzione Tulum: Il costo è di 70 Mxp, contro i 120 della prima classe. Durante il viaggio subiamo l’ormai consueto processo di ibernazione da aria condizionata a busso nonché l’incessante diffusione della stessa canzone di Gloria Gainor, ripetuta fino allo sfinimento. Arriviamo alle 10.30 a Tulum Pueblo, facciamo una colazione organizzativa al caffè Gaudì e quindi ci dirigiamo con un taxi alla zona Hotelera (45 Mxp). Già dall’auto riusciamo a scorgere il color turchese del mare e ci sentiamo subito meglio. Ci facciamo lasciare al Zazil Kin (ex Don Armando), la sistemazione più vicina alle rovine. Il quarto con bagno privato e aria condizionata costa 1000 Mxp a notte, la cabaña con bagno comune costa 500 Mxp. Optiamo per il quarto che ci lasciano a 900 Mxp al giorno per una permanenza di 5 notti. Camera e bagno sono sufficientemente grandi e puliti, nemmeno una presa per ricaricare cellulare e batterie, la vista è sul deposito! La spiaggia è bellissima, lunga, bianca semideserta, non ci sono praticamente servizi quindi, niente ombrelloni o lettini, ed anche in questo risiede il suo fascino selvaggio. Soltanto tre palme forniscono riparo dal sole, se si potesse andrebbero prenotate. Il color turchese del mare è assolutamente da cartolina a parte un po’ di “pineta” galleggiante (leggasi alghe ed altri arbusti marini).
Il ristorante dello Zazil Kin è organizzato a self service ed i prezzi sono assolutamente esagerati rispetto a quanto visto sino ad ora. La sera per fortuna scopriamo il Don Cafeto, gemello di quello del Pueblo, ottimi servizio e cucina., diventerà un appuntamento fisso per i tre pasti principali delle nostre giornate a Tulum. Assolutamente da non perdere la Chayagra, un liquados (frulllato) di ananas, lime e Chaya, quest’ultima una pianta simile agli spinaci molto usata anche per farcire le omelette.
20/04/08 Domenica: Tulum Giornata stanziale di sollazzo totale. La notte è stata sofferta a causa del caldo (alla fine cederemo all’aria condizionata), inoltre gli uccelli cominciano a strillare prestissimo e alle 7.00 il sole è già alto. Trascorriamo gran parte della giornata in spiaggia tra bagni e passeggiate. Ci sono pochi turisti, mischiati ai locali che vengono qui a campeggiare. Fatta eccezione per le ore centrali della giornata, quando dalle barche scendono i turisti americani (ma anche italiani) provenienti da Cancun, la”nostra spiaggia” è praticamente deserta. C’è un venditore ambulante bambino che offre gomme e lecca-lecca. Tiene le sue merci in una pesante cassetta in legno, che porta con una tracolla che lo sbilancia lateralmente. Penso alla sua schiena e a tutte le volte in cui per mestiere ho dispensato indicazioni su come i ragazzi dovrebbero portare gli zainetti scolastici, come distribuire il peso, che altezza deve avere il banco di scuola… E penso con amarezza che nessuno sceglie dove nascere.
La sera andiamo in taxi fino al Pueblo a fare scorta di boccioni di acqua che qui costa più della birra, frutta e pandulce di cui eravamo in astinenza.
21/04/08 Lunedì: Tulum Partiamo alle 7.00 in direzione delle rovine di Tulum che distano circa 500 m dallo Zazil Kin, nostra intenzione era quella di visitarle con il fresco ed uno scarso afflusso di turisti. Peccato che per l’ingresso (48 Mxp) rispettino già l’orario estivo e quindi dobbiamo ritornare per le 8.00. La spettacolarità del sito è data principalmente dalla sua collocazione a picco sul mare color turchese. In se e per se le rovine non dicono molto rispetto ad altri siti più importanti. Colazione al Don Cafeto e poi escursione in bici sul lungomare fino alle Cabañas Copal, dove ci fermiamo a godere della spiaggia e del mare antistanti.
22 e 23/04/08 Martedì e Mercoledì: Tulum Ancora giornate di riposo e M. Ricomincia a parlare, era infatti completamente bloccato dal dolore al collo. Mare, spiaggia semideserta, sabbia che non scotta, acqua di mare che non è salata e che non ha il caratteristico odore di mare e caffè del Don cafeto che non si dolcifica. La sera assistiamo allo spettacolo tristissimo del delfino morto, probabilmente nello scontro con una grossa imbarcazione, che viene portato a riva dalla corrente.
24/04/08 Giovedì: Tulum- Chiquilà -Holbox Percorriamo la tratta Tulum-Cancun con il bus di seconda classe della Mayab, durata del viaggio tre ore, costo 54 Mxp. Lungo il tragitto intravediamo quelle che forse saranno le rovine del terzo millennio: sono i templi del turismo, alcuni hotel hanno vere e proprie piramidi al loro interno. Sembrerà un’affermazione ridondante ma Cancun è veramente un altro Paese rispetto al resto del Messico. A Cancun acquistiamo il biglietto per Chiquilà, sempre con Mayab al costo di 74 Mxp. Ormai viaggiamo solo in seconda classe, almeno l’aria condizionata è meno potente. La strada è terribile, un susseguirsi continuo di topes e temo le conseguenze che i ripetuti sballottamenti potranno avere sul collo del povero M. Lungo la strada moltissimi richiami alle religioni, che in Messico rivestono un ruolo fondamentale dal punto di vista socio-culturale. Tante chiese presbiteriane, anglicane e metodiste, Case del regno dei testimoni di Geova, testimoni che peraltro nel rispetto della loro fama avevano cercato di convertirci anche in spiaggia a Tulum. Vediamo anche buffe insegne commerciali come: la taqueria “Dios proverà”, la parrucchiera “Dios te ama”, il negozio di alimentari “La caritad de Dios”. Pare che dagli anni ’70 ad oggi queste chiese alternative alla cattolica abbiano ottenuto milioni di conversioni, specialmente tra i contadini più poveri che non vedevano di buon occhio la collusione tra cattolicesimo e potere politico.
Tra un richiamo religioso e l’altro arriviamo a Chiquilà in tempo per la corsa con il barcone delle 16.00 per l’isola di Holbox. Paghiamo 45 Mxp per una corsa di circa 25 minuti. Ci caricano i valigioni e si parte saltando un po’ sulle onde da mare mosso. All’arrivo un taxi bicicletta si offre di seguirci con i bagagli nella ricerca di una sistemazione. Ne vediamo diverse ma alla fine seguiamo il consiglio del nostro nuovo amico e optiamo per l’hotelito Casa Iguana. Mai scelta di un albergo fu più azzeccata, struttura piccola, nuovissima, stanze ben arredate ed un delizioso bagno con lavandino decorato in stile tipico messicano, biancheria pulita e profumata, amache nel giardino per fantastiche penniche pomeridiane e non. L’hotelito si trova inoltre collocato sul tratto di spiaggia più bello di Holbox, acque calme e trasparenti, tutto per 400 Mxp a notte. Holbox ci piace subito, tanto che avevamo inizialmente pensato di fermarci per tre notti e alla fine ne siamo rimasti ben sette. Il paese è piccolo ma dispone di tutto quello che occorre: ufficio postale, medico, scuole, negozi e persino un circo. Il fatto di trovarci fuori stagione, qui i turisti infatti arrivano soprattutto da Giugno a Settembre e per Natale- Pasqua, rende questo luogo ancora più incantevole. Il mare non ha il color turchese di Tulum, ma le acque calme e trasparenti di Holbox formano delle lagune dalle tonalità di verde chiaro e popolate come sono da moltissimi pellicani e altri volatili, sono particolarmente romantiche al tramonto.
La sera ceniamo al ristorante Faro Viejo, 120 Mxp per uno spiedino minuscolo e sguarnito.
25/04/08 Venerdì: Holbox Abbiamo trascorso una notte tormentata dal caldo, zanzare, versi di gatti, uccelli e geki. Facciamo colazione alla Isla del Colibrì, che diventerà uno dei nostri locali preferiti per colazioni e spuntini. Non è difficile incrociare il proprietario, nonché cuoco del Colibrì mentre gioca a golf sulla strada tra il locale e la Plaza Central, a volte si rischia anche di essere colpiti da una delle sue palle. Tutto questo mentre i camerieri giocano tranquillamente a carte; non c’è che dire, un clima di lavoro davvero idilliaco! Intanto la mia banca mi comunica via SMS l’addebito su carta di credito di 67 US$, scopro poi dal receptionist del Casa Iguana di aver pagato oltre alla mia, anche la stanza di qualcun’altro. Chiariremo l’equivoco, ma raccomando in ogni caso “prudencia” nell’uso della carta di credito! Giornata di sole e mare e la sera cena alla Pizzeria Evelyn, frequentatissimo soprattutto da locali.
26/04/08 Sabato, Holbox: l’isola dei cani felici e dei cercatori di conchiglie.
Questo luogo è affollatissimo di cani liberi il cui manto e portamento sono magari messi a dura prova dal sole e dai frequenti bagni in mare, ma sono animali in salute, felici, tranquilli e giocosi.. Il mare inoltre porta a riva moltissime conchiglie, ricercate e raccolte da turisti e abitanti del luogo. Un mattino di buon ora, proprio mentre ero impegnata nella ricerca di qualche pezzo particolare mi è capitato un episodio che ha del fantastico. Mentre ero china a cercare tra la sabbia, mi si avvicina un cane femmina: mi gironzola attorno, le faccio qualche carezza che sembra gradire, le parlo e giochiamo un po’. Poi proseguo nella mia ricerca, la cagnetta si allontana velocemente verso la pineta per ritornare dopo poco, portando in bocca un enorme e splendida conchiglia perfettamente integra che lascia ai miei piedi, credo e spero in segno di amicizia. Faccio appena in tempo a ringraziarla che già è corsa lontano. Non me ne vogliano gli ambientalisti, ma quella conchiglia ora è qui a casa con me! 27/04/08 Domenica: Holbox Il mattino facciamo il bagno in mare insieme a branchi enormi di pesci trombetta e altri pescetti trasparenti. Il pomeriggio noleggiamo le biciclette per percorrere la costa nord-est dell’isola. Decidiamo di fare gli alternativi perché tutti sembrano preferire le macchinette da golf; è hanno ragione: in realtà capiremo poi che è faticosissimo spostarsi in bicicletta sulla sabbia morbida. La spiaggia è lunghissima e porta ancora molti segni dei ripetuti e devastanti uragani che si sono abbattuti su questo luogo. Macerie di strutture alberghiere in stato di abbandono, alberi divelti ed un vero proprio istmo creato nel 1988 dall’uragano Gilbert che infierì sulla parte orientale dell’isola, separando Cabo Catoche da Holbox.
La sera ceniamo al Viva Zapata, a nostro avviso il migliore ristorante di pesce sull’isola a prezzi più che onesti.
28-29-30/04/08 Holbox Riusciamo a prolungare la nostra a permanenza in questo luogo che è quanto di più si avvicina alla mia idea di paradiso terrestre. Certo, in questa stagione non si possono vedere gli squali balena, (ma se vi accontentate di solo balene ci sono sempre le messicane) che sono l’elemento di maggior richiamo per i turisti, ma volete mettere l’idea di avere spiagge praticamente solo per voi! Perdonate il poco elegante riferimento alla corporatura delle signore messicane, ma ha il dolce sapore della vendetta visto e considerato che non potendo noi fare sfoggio di girovita simili ai loro, ci siamo più volte sentiti chiedere se eravamo malati! Trascorriamo le giornate pigramente con il cielo che ogni tanto si vela e compare il “cerchiobaleno” (arcobaleno a forma di cerchio attorno al sole). Abbiamo ripetutamente cercato di acquistare dei pandulce dall’unica panaderia dell’isola. Dopo vari tentativi andati falliti a causa degli improbabili orari di apertura dell’esercizio: 7.00-10.00 e 18.00-20.00. Quando finalmente abbiamo raggiunto lo scopo, abbiamo scoperto che i dolci contenevano al loro interno formiche viventi e non.
Un altro locale per colazioni e pranzi, valido soprattutto perché offre uno dei più bei panorami dell’isola, è il Villa do Mar. Il servizio può essere lento e nel nostro caso hanno sbagliato le ordinazioni ma questo passa in secondo piano quando si è in vacanza. Andateci soprattutto quando rientrano le barche dei pescatori, vedrete centinaia di pellicani e gabbiani su uno sfondo di mare con tutte le sfumature del verde e del turchese. Come dice Mike, la miglior vista del mondo.
01/05/08 Giovedì: Holbox-Cancun E’ arrivato il momento di lasciare il paradiso. Alle 13.00 puntuale parte la barca dei 9 Hermanos, che collega Holbox a Chiquilà. Alle 13.30 siamo sull’autobus per Cancun, Mayab, sempre seconda classe. Compriamo i biglietti a bordo perché la signorina della biglietteria non si trova. L’autista fa un po’ di cresta sul prezzo del biglietto. Arriviamo puntuali a Cancun per le 16.30. Dobbiamo nostro malgrado alloggiare qui almeno per una notte visto che domani comincia l’odissea dei voli per il rientro. Avevamo letto buone recensioni sull’Hostal Chacmool, telefoniamo e ci dicono di avere una doppia con bagno privato a aria condizionata per 350 Mxp. Nel prezzo è compresa anche una colazione piuttosto essenziale e due ore di connessione internet. Beh, è una soluzione solo per i più coraggiosi. La stanza si rivela quanto di più simile ad un garage ci possa essere, senza finestra, dubbia pulizia della biancheria, clientela giovane e godereccia e quindi casino garantito fino al mattino. Definirla una sistemazione decorosa sarebbe eccessivo, ma probabilmente a Cancun per questo prezzo non si può trovare di meglio. Volendo ricercare gli aspetti positivi, va detto che l’Hostal Chacmool si trova vicino alla stazione degli autobus e direttamente sul Parque de las Palapas, una piazza molto animata e caratteristica, forse l’unico luogo che preserva ancora un po’ di autenticità di tutta Cancun. Ceniamo con liquados e quesadillas in un localino vicino e poi a nanna per cercare di dormire. Dormire si rivelerà una missione impossibile, sembrava di essere in mezzo al Paseo della Reforma nelle ore di maggiore traffico.
02/05/08 Venerdì: Cancun-Città del Messico Raggiungiamo a piedi la stazione degli autobus e da lì prendiamo la corsa per l’aeroporto al costo di 35 Mxp. Le corse partono ogni venti minuti e impiegano circa mezz’ora. Voliamo con Mexicana airlines, al chek in si offrono di imbarcarci i bagagli fino a Bologna. Accettiamo felici. Giunti a Città del Messico realizziamo che abbiamo tre ore effettive di attesa e quindi, lasciato il bagaglio a mano in deposito raggiungiamo la cittadella universitaria. La metro impiega quasi un’ora dall’aeroporto e quindi riusciamo correndo a vedere soltanto il Rettorato e la Biblioteca, entrambi rivestiti da mosaici. La Ciudad Universitaria è il campus più grande di tutta l’America e credo anche del mondo. Al suo interno ci si sposta con 7 linee di autobus gratuite oppure con i taxi ed è considerata a ragione uno dei gioielli dell’architettura moderna del Paese. Peccato non avere avuto più tempo per visitarla in maniera meno concitata.
Ci scapicolliamo in aeroporto e al banco Iberia ci informano di essere in overbooking. Per un attimo mi sono illusa che ci avrebbero fatto volare in buisness, ma no, ci propongono un volo di Lufthansa con gli stessi orari ed un cambio in meno. Tutto come da programma se non per il tenero bimbo che ha urlato e calciato il mio schienale tutta la notte! 03/05/08 Sabato: Bologna Mi ripeto, ma ogni volta che ritorno da un viaggio constato l’arretratezza e la disorganizzazione del nostro Paese. Tempo di attesa dei bagagli: un’ora! Prendiamo la navetta dall’aeroporto alla stazione dei treni e qui trasciniamo i nostri pesanti bagagli su e giù per le scale. E’ scandaloso che uno degli snodi ferroviari più importanti d’Italia non abbia almeno un ascensore o delle scale mobili. Ancora una volta ben tornati nel terzo mondo!! M. È malconcio ma è sopravvissuto e lo ringrazio per avermi accompagnato anche in questa avventura.
Informazioni pratiche Tutti i voli, intercontinentali ed interni, sono stati acquistati on line.
Il volo Bologna – Città del Messico e ritorno (via Barcellona e Madrid) acquistato da Iberia a € 672 a testa. Il volo Oaxaca – Tuxtla Gutierrez, acquistato da Alma de Mexico a € 80.
Il volo Cancun -Città del Messico di Mexicana per € 130 a testa.
Ci sono state alcune difficoltà iniziali legate alle prenotazioni degli alloggi e dei trasporti, in questo i popoli latini contrariamente agli orientali non eccellono nella programmazione e funzionalità dei loro siti internet, i quali oltre a non funzionare sono spesso del tutto inutili. Per prenotare le stanze ci hanno spesso chiesto di inviare il numero di carta di credito per email, il che equivale a scrivere lo stesso numero direttamente sui muri della città. Usate con cautela la carta di credito anche per i pagamenti in loco, noi abbiamo scampato un addebito ingiustificato per pura fortuna. Quindi abbiamo prenotato soltanto i voli e le prime notti a Città del Messico, il resto ad Aprile si trova tranquillamente sul posto.
Abbiamo sottoscritto un’assicurazione sanitaria e bagaglio acquistata on line da www.Worldnomads.Com al costo di 54 € a testa per una copertura di 4 settimane. Non abbiamo avuto bisogno di richiedere alcun rimborso, non avendo accusato nemmeno un accenno dei più comuni mali del viaggiatore, a quanto pare la maledizione di Monctezuma ci ha snobbato.
Per telefonare abbiamo acquistato una SIM della Movistar, fra le più diffuse assieme a Telcell. Occorre che il telefono cellulare sia compatibile, quindi chiedete di farvene provare una. Purtroppo non esistono tabelle delle tariffe, ma ci è sembrata abbastanza conveniente, molto conveniente per le chiamate locali ed i collegamenti a Internet, meno per le chiamate verso l’Italia, anche se non è possibile inviare SMS: probabilmente con Telcell sì, ma non abbiamo verificato.
Per gli acquisti consiglio Puebla per le ceramiche, Oaxaca per gli abiti e San Cristobal per tovaglie, tappeti e bigiotteria. Per i ricordini sono invece tassativamente da evitare le località della costa caraibica più frequentate, tutto costa almeno tre volte tanto rispetto a Chapas e Oaxaca.
Il clima ad Aprile è stato splendido, caldo e secco di giorno. Più fresco la sera con necessità di manica lunga. Una sola giornata di pioggia su 30 giorni di permanenza. A San Cristobal de las Casas la temperatura è notoriamente abbastanza fredda, la sera nelle stanza non guasterebbe il riscaldamento e se avessi avuto un piumino leggero lo avrei indossato con piacere.
Pasti e cibo a Città del Messico Colazioni all’ottimo Cafè El Popular in Avenida 5 de Mayo, questo storico locale aperto 24 ore su 24 e per 365 giorni l’anno, è stato il nostro riferimento anche per diverse cene nella capitale.
Memorabile per uno spuntino goloso o anche solo da vedere la Pasteleria Ideal vicino a Calle Isabel la Catolica, corridoi fiancheggiati da enormi torri di pandulce, i corrispettivi giganti e messicani delle nostre paste da colazione. Personalmente sono rimasta a bocca aperta, ma per poco, poi l’ho riempita con il pandulce.
In Avenida 5 de Mayo si trova un’antichissima pasticceria specializzata in frutta candita e caramellata, la Dulcerìa da Celaya, vale una visita anche solo per ammirare l’antico edificio in cui è ubicato il negozio. M. Famoso estimatore di banane e patate dolci, non trovando la banana candita, opta per una patata americana candita (camotè).
Disceto e tipico il Cafè La Blanca ed ottimo il Cafè La Pagoda, entrambi per colazioni e pranzi veloci, entrambi in Avenida 5 de Mayo.
Ottima ed igienicamente sicura la frutta tropicale venduta alle bancarelle in giro per la città, servita con lime e peperoncino e talvolta accompagnata da cetrioli.
Spostamenti a Città del Messico La metro è comodissima e sicura durante il giorno (meno la sera), inoltre è estremamente economica, il prezzo infatti viene calmierato dal governo ed è di 2 Mxp, circa 15 centesimi di euro per tutte le combinazioni che si vogliono fare.
Cabañas a Tulum Accoglienza ed organizzazione come sottolinea la Routard, non sono il fiore all’occhiello dello Zazil Kin, quando chiediamo di noleggiare le biciclette, praticamente due cancelli arrugginiti, riceviamo informazioni contrastanti, sembra che non c’è le vogliano dare ma poi riusciamo a combinare con la guardia che le ha in custodia. Il noleggio del catorcio costa 100 Mxp al giorno, a Tulum Pueblo costa la metà e le biciclette sono in condizioni decisamente migliori. Passeggiando verso sinistra dello Zazil Kin in direzione delle rovine si trova un campeggio, anche se molte tende sono piantate direttamente sulla spiaggia e sono occupate da nudisti. Le cabanas Santa Fe sono chiuse ed abbastanza diroccate. Camminando verso destra si incontrano le Cabanas Paraiso, 1400 Mxp a notte, affollamento di lettini stile Rimini e musica a busso. Poco più avanti si incontrano le pubblicizzatissime cabanas del La vita è bella, ma qui la spiaggia è corta ed il sole a causa della vegetazione, il pomeriggio scompare prima che allo Zazil Kin.
Cabañas Copal, le avevo prese in considerazione come sistemazione e così decido di verificare come sono. Il costo per la cabaña con bagno privato e aria condizionata è di 950 Mxp, alcune sono vista mare, eleganti e con biancheria immacolata. L’ambiente in genere è gradevole. La spiaggia è corta ed in gran parte rocciososa o “corallosa”. Ci sono alcuni ombrelloni con sedie ed alcuni nudisti. In mare le onde sono forti e con il fondale roccioso, durante il bagno ci si può fare male.
Le cabañas del Papaya playa mi sono sembrate ancora più essenziali, alcune sono vere e proprie capanne con finestre completamente aperte, senza vetri e senza scuri.
Il Mezzanine è una delle sistemazioni più esclusive, ha poche stanze lussuose a prezzi poco competitivi, ma è comunque ad un livello superiore.
Spesa comprensiva di tutto, ma proprio tutto (anche i ricordini, le mance e i biglietti del treno in Italia): € 1845 a testa.
Letture: Lonely Planet che per quanto riguarda il Messico è attualmente la più completa ed aggiornata, Routard, Rough,” Messico del sud” guida per viaggiare ed.Polaris, “Diario di Oaxaca” di Oliver Sacks, “Impronte degli Dei” di Graham Hancock interessante anche per chi intraprende un viaggio in Cambogia o in Egitto.
F.& M.