Sudan Abri e il regno dei Funj
Intanto vi dico che ottenere un visto per il sudan è più facile di quello che pensavo. Al consolato di aswan l’ho ottenuto in 30 minuti, il tempo di fumare una shisha e bere un caffè. Ma mi raccomando non andate al consolato senza lettera di raccomandazione dall’ambasciata o dal consolato italiano. Noi siamo fortunatissimi,l’Italia rilascia il certificato gratuitamente e velocemente. Quindi se siete al cairo passate un amattina dall’ambasciata e ualà… Tutto fatto.
Ad aswan, 100 dollari, passaporto, foto, e lettera e 30 minuti avete il visto.
Sono arrivato a Karthoum percorrendo il Nilo, lentamente, proprio comequesto fantastico e meraviglioso fiume. Dopo wadi Halfa la mia prima tappa è stata la piccola cittadina di abri. E per ora vi racconto la mia prima tappa in questo grande paese.
Sono stato quasi un mese in sudan, ci sono arrivato prendendo la nave da aswan che ti porta fino ad wadi halfa, navigando sul fiume Nasser. All’alba si riesce a vedere, dalla nave, il tempio di Abu Simbel… Forse è più affascinante dalla nave che da sotto le statue visto che oramai è strapieno sempre di gente,mentre li sei tu con altri pochissimi viaggiatori quasi tuti diretii verso il sud Africa ad ammirare questa meraviglia.
Arrivato a wadi halfa dopo 18 ore di navigazione si và in una lokanda a 3,50 dollari a notte dove incontri altri viaggiatori diretti invece verso il Cairo e l’Europa. Wadi halfa l’ho trovata bellissima all’arrivo della nave è un momento di aggregazione con i pochi viaggiatori diretti a nord e a sud…Italiani? nessuno…
Il giorno dopo, dopo tutti gli impegni burocratici che ho dovuto fare (tassa di registrazione 38 dollari e permesso per fotografare free) ho preso l’autobus che mi ha portato per 200 km in mezzo al deserto fino alla cittadina di Abri Voglio raccontare solo le cose più belle di questo viaggio in un paese ancora sconosciuto o conosciuto solo per il problema del Darfour.
ABRI H.8.30 – mi sono svegliato in questo piccolo paese a oltre 200 kmda Wadi Halfa dove c’è un solo squallido e cara lokanda, dove il viaggio in autobus di non sò quante ore è stato traumatico con la paura di riperdere la retina e dove penso che fino a Karthoum o al massimo fino ad atbara la strada sia così.
Ma ho poi incontrato mr Hassan Magzoub nel souq e mi ha portato a casa sua dove ho potuto dormire in un posto decisamente molto più accogliente e più pulito che la lokanda passata la notte prima.
Qui è dove la gente và a letto presto, qui è dove il tempo si è fermato, qui è dove si vive in pace, qui è dove la luce c’è dalle 18.00 alle 23.00 e poi si và a dormire perchè tuto si spegne. Tutto rincomincia la mattina dopo.
Vicino ABRI c’è un’isola, si chiama Say Island. Qui ci sono delle rovine di una fortezza ottomana del periodo dei Funj e rovine di una chiesa bizantina. Ero partito all’alba da Abri, era ancora buio quando sono uscito da casa di mr Hassan. Ci ho impiegato un pò prima di vedere il punto per attraversare il Nilo. Sono stato tutto il giorno in quest’isola ma non c’era nessun posto dove mangiare qualcosa, bere un tè o un caffè. Per fortuna avevo una bottiglia d’acqua con me ma nel primo pomeriggio ero stremato e camminando per il villaggio di Say incontrai un signore nubiano e chiesi dove potevo mangiare ma soprattutto bere qualcosa e lui mi ha portato nella sua bellissima casa Nubiana e mi ha dato da bere dell’acqua, mangiare un piato di pasta e bere un tè… L’angelo venuto dal cielo. Mentre ero sotto il portico della casa Nubiana dell’angelo nero venuto dal cielo il tempo passava e io stavo gorgeggiando anche oggi un tè, un tè nel deserto circondato dal fiume Nilo.
il ritorno è stato più fortunato, non ho dovuto farmela a piedi, ma un pick up mi ha caricato e arrivai ad Abri dopo 15 minuti o poco più.
arrivato presi tutta la mia roba sporca, andai lungo la riva del Nilo. Arrivato mi sono spogliato, insaponato e poi mi sono tuffato nel fiume, ho pi insaponato i vestiti e li ho sciaquati nel fiume più lungo del mondo.
Mi lavavo e bevevo l’acqua del Nilo… Sono ancora vivo.
Andai a letto presto, ero distrutto avevo fatto almeno una trentina di km a piedi per vedere questo forte del periodo dei Funj. Non conoscevo nemmeno l’esistenza di un regno che si chiamava FUNJ. E chi erano poi questi Funj? Si sà che non si sà da dove provenissero. Erano nomadi e si pensa che siano arrivati dall’Etiopia lungo il Nilo Blu o dal sud lungo il Nilo Bianco. Non erano nè arabi e nè musulmani ma si convertirono all’Islam molto presto. Regnarono in Sudan dal 16 fino all’inizio del 19 secolo d.C. E nel 19 secolo ilregno dei funj perse potere.
dopo tre notti in questo piccolo villaggio che vive solo per ilsuo mercato mattutino sono partito alla volta di un’altro sito archeologico. Tempio di Soleb Dop Abri parto per Wawa, una cittadina non lontano dalla destinazione precedente. Qui non c’è niente da dormire. C’era una specie di piccola stazione dell’autobus con quattro brandineeio mi appropriai di una delle quattro. Quella vicino al muro riparandomi così dal vento. La notte arrivava troppo presto, e a non mi piace tantissimo la notte, soprattutto se sei solo e dormi in unposto dove non ci sono le quattro mura. Per fortuna c’era una luce per pter leggere e scrivere.
Per visitare il tempio di Soleb son dovuto rimanere due notti in questo piccolo villaggio senza hotel e caffeteria,l’autobus per Dongola passava tra due giorni.
Passata la prima notte mi sveglio molto presto e attraverso ilfiume con una barca e arrivato dall’altra sponda mi trovo dopo una schiera di palme da datteri il tempio di SOLEB.
Il tempio costruito dal faraone Amenthope III dedicato ad Amun (il dio della creazione, ladivinitàpiù importante di Tebe) e a Nebmate il signore di Nubia.
Fu dato alla luce grazie all’archeologa italiana Michela Schiff Giorgini. Costruito dallo stesso architetto di Luxor. Questo tempio testimonia la grandezza dell’arte egiziana sotto la XVIII dinastia e le scene murali ne testimoniano l’ideologia di conquista.
Ero solo alla scoperta di questo piccolo tempio, paragonando chiaramente a quelli in Egitto, e la bellezza,oltre ai pilastri e a quello che ti offriva Soleb era proprio quello… L’essere soli,seduto in una delle tante pietre archeologiche lasciate sotti i pialastri scoperti dall’archeologa, egittologa Michela.
Passata la mattinata riprendo la barca per riattraversare il Nilo e tornare nella mia brandina ad aspettare l’autobus che passava il giorno dopo. Il vento era aumentato, la bufera di sabbia si stava avvicinando velocemente e dopo mezz’ora ero già coperto di sabbia. Un signore nubiano passa di là,mi vede seduto, solo, su questa brandina diventata ormai marrone e mi invita ad entrare in casa sua. Un’altra bellissimacasa nubiana, di colore giallo, con le porte e le finestre blu, l’ampio cortile in mezzo e le stanze attorno, pulitissmo, riparato dal vento e dalla sabbia.
la sera il lumino a petrolio illuminava la stanza offertami da quest’altro angelo ed io appoggio la testa sul cuscino rosso,sdraiato su di un comodo materasso e mi addormento, svegliandomi all’alba, offerta la colazione e poi si sente il clacson dell’autobus che mi porterà a Dongola.
Ci si vede li Alla prossima