YUCATAN, y un poquito de Guatemala
Le tappe del nostro viaggio, completamente autonomo e “zaino in spalla”, di 2 settimane (dal 13 al 27 settembre 2003) sono state queste: – MILANO/MADRID/CANCUN (con Iberia) – CANCUN/CHICHEN ITZA – CHICHEN ITZA/ MERIDA/ SAN CRISTOBAL DEL LAS CASAS – SAN CRISTOBAL DEL LAS CASAS – SAN CRISTOBAL DEL LAS CASAS/CANON DEL SUMIDERO/PALENQUE – PALENQUE – PALENQUE/AGUA AZUL – PALENQUE/ FLORES (Guatemala) – FLORES/TIKAL – FLORES/TULUM (via Belize) – TULUM – TULUM/COZUMEL/PLAYA DEL CARMEN – TULUM/CANCUN – CANCUN/ISLA MUJERES – CANCUN/MADRID/MILANO 13 SETTEMBRE 2003 – MILANO/MADRID/CANCUN: siamo in partenza dall’aeroporto di Milano Malpensa diretti a Madrid e da lì a Cancun , che raggiungeremo dopo circa 10 ore di volo in serata. Dall’aeroporto ci dirigiamo verso il centro della cittadina con un pullman scassato che prendiamo al volo appena fuori. Cancun è una città ormai troppo caotica e nella zona residenziale è piena di alberghi-grattacieli. Il nostro hotel (l’unico prenotato dall’Italia) si trova invece nella zona vecchia di Cancun. Stanchi per il volo e per il fuso orario andiamo a letto abbastanza presto.
14 SETTEMBRE 2003 – CANCUN/CHICHEN ITZA: ci svegliamo di buon mattino e subito i colori vivaci delle casette messicane riempiono i nostri occhi, così come la tranquillità della cittadina che si sta svegliando. Appuntamento alla stazione dei bus dalla quale intraprendiamo il viaggio che in 4 ore ci porterà alle rovine di Chichen Itza. Decidiamo di dormire in una “posada” a Pistè, un minuscolo paesino che si trova ad un paio di chilometri dal sito. La posada è fatiscente ma lì intorno sono tutte così. Troviamo ad accoglierci in questo minuscolo paesino solo il caldo, “quattro gatti” e tanti cani (nel vero senso della parola…E randagi anche se docili). Una strada unica attraverso la città che pare fantasma. Posiamo gli zaini e ci incamminiamo a piedi lungo la strada solitaria costeggiata da una vegetazione lussureggiante che ci porta all’ingresso delle rovine. Chichen Itza è spettacolare, un sito ben curato, con l’erba tagliata e verdeggiante, e ci appare proprio come nelle immagini e le foto di qualsiasi catalogo. Il Castillo, il Juego de la Pelota, il tempio delle Mille Colonne e altri edifici del tempo maya sono ben conservati e sono molto affascinanti (al termine del viaggio però, gli altri siti ci appariranno più veri e selvaggi di questo). Sono le due del pomeriggio e il caldo umido comincia a diventare opprimente (non ho mai sudato così tanto nella mia vita come in questo viaggio in Messico).
Dopo una breve pausa nel ristorante del sito, a base di fajitas e di freschissima cerveza Corona, verso il tramonto ci incamminiamo nuovamente verso Pistè per poi ritornare al sito per assistere allo spettacolo notturno di luci alle rovine. La strada che già nel pomeriggio ci sembrava lunga e solitaria, nel buio della notte lo è ancor di più, circondati solo dal buio e dai rumori della jungla. Lo spettacolo di luci, nonostante sia molto turistico, non ci delude affatto e insieme a voci narranti in spagnolo di storie e di leggende dei maya, crea un’atmosfera davvero unica e sognante.
15 SETTEMBRE 2003 – CHICHEN ITZA/MERIDA/SAN CRISTOBAL DE LAS CASAS: l’indomani, sempre di buon mattino, attendiamo sulla strada solitaria di Pistè l’autobus che ci condurrà a Merida. Dopo il canonico ritardo messicano, riusciamo finalmente a partire e una volta arrivati a Merida veniamo letteralmente invasi dalla caotica frenesia di un mercato cittadino, con i suoi profumi, i suoi odori e le sue urla tipiche del formicolare della gente. La nostra sosta a Merida è breve in quanto avevamo deciso di partire nella stessa notte alla volta del Chiapas e della sua cittadina più rappresentativa: San Cristobal de Las Casas. Così, dopo un breve giretto pomeridiano per le vie della cittadina e nella sua Plaza de Armas, ripartiamo col bus notturno che in circa 8/9 ore ci condurrà a San Cristobal.
16 SETTEMBRE 2003 – SAN CRISTOBAL DEL LAS CASAS: il viaggio in autobus passa abbastanza velocemente, imbacuccati nonostante le temperature elevate dello Yucatan nei nostri sacchi a pelo sui sedili. Di fatti il Chiapas è una zona montagnosa e le sue verdi e lussureggianti colline rendono la notte molto umida. Inoltre, l’aria condizionata a tutto spiano sull’autobus ci costringe a coprirci per non morire! Veniamo accolti da una temperatura frizzantina e dalla nebbia che piano piano si dirada. Cerchiamo e troviamo con facilità la posada per il pernottamento e a metà mattina siamo già per le vie della città. San Cristobal è la città più rappresentativa di questa zona, il Chiapas. Per le viette della città, si susseguono casette basse tutte colorate e chiese, una più scintillante dell’altra. Ma la vera attrazione è la gente. Qui si vive a stretto contatto con gli indios di origine maya, gente povera ma ricca di dignità, vestita con gli abiti tradizionali e coloratissimi, che talvolta vendono la loro mercanzia nel mercato della piazza centrale, talvolta fanno l’elemosina al di fuori della cattedrale della piazza stessa. Fortuna vuole che ci troviamo proprio oggi a San Cristobal, durante la festa della liberazione nazionale. Le vie sono ben presto invase dalla gente che assiste alla sfilata di gruppi bandistici musicali, per lo più di bambini, che rendono con la loro musica e con la loro presenza l’atmosfera unica, qui a San Cristobal.
17 SETTEMBRE 2003 – SAN CRISTOBAL/CANON DEL SUMIDERO/PALENQUE: la giornata successiva della permanenza a San Cristobal è dedicata all’escursione al Canon del Sumidero. L’escursione, prenotata sul posto ed economica, ci porta con un’imbarcazione sul fiume Sumidero che scorre attraverso le alte pareti (ca. 200 mt.) di montagne e di pendii scavate nel corso dei millenni. Le pendici sono ricoperte sempre da una vegetazione ricca e di tanto in tanto si incontra qualche cascata. Durante l’escursione avvistiamo anche un paio di coccodrilli sulla riva del fiume. Dopo pranzo si fa rientro a San Cristobal, soffermandosi lungo qualche minuscolo villaggio sulla strada, dove si possono acquistare i prodotti tipici artigianali, come tovagliette, borse e altri indumenti coloratissimi.
L’escursione non è niente di speciale, ma per chi sta qualche giorno a San Cristobal la consigliamo sicuramente. Nella notte nuova partenza direzione Palenque, altre 8/9 ore di autobus.
18 SETTEMBRE 2003 – PALENQUE: Palenque è una cittadina molto carina ed accogliente, la sera si può passeggiare per le vie della città e mangiare in qualche buon ristorantino. Ma soprattutto è vicinissima alle rovine maya di Palenque appunto. Questa volta per raggiungerle ci affidiamo ad uno dei tantissimi taxi collettivi impossibili da non vedere (e soprattutto da non sentire) perché vengono annunciati da un urlatore molto simpatico che grida a mo’ di cantilena la destinazione del taxi. In poco meno di 20 minuti raggiungiamo così le rovine. Bellissime, forse ancor più di Chichen Itza, perché qui gli edifici e i templi sono immersi nella vegetazione selvaggia e danno sicuramente più fascino antico. Il Palacio e il tempio delle Iscrizioni e altri edifici sono visitabili in poco tempo, ma è sicuramente bello passarci un po’, anche per respirare l’aria e il mistero degli antichi maya, in silenzio e senza essere circondati da orde di turisti in visita organizzata. E Palenque è proprio così. Immersa nella natura incontaminata, intricata della fitta vegetazione che nasconde in sé questo angolo di cultura e fascino allo stesso tempo. Imperdibile.
19 SETTEMBRE 2003 – CASCATE MISOL HA/AGUA CLARA/AGUA AZUL: direttamente a Palenque, il giorno prima, abbiamo prenotato una piccola escursione di una giornata alle cascate circostanti la zona. Di buon mattino veniamo caricati su un pick-up e raggiungiamo le prime due cascate: Misol Ha e Agua Clara. Le cascate sono molto carine, niente a che vedere con le Cascate Vittoria, Niagara, Salto Angel etc. Sicuramente molto molto ma molto più piccole ma non per questo brutte. Fanno più che altro da apripista per la terza cascata, quella più importante e assolutamente più bella: Agua Azul. L’acqua non è proprio “azul” , anzi è certamente marrone-fango e la cascata non è alta. Ciò che è bello è che la cascata è composta da una serie di rapide molto lunghe e che si susseguono l’una all’altra creando così dei vortici fragorosi e imponenti. Lo sfondo è quello già visto e cioè foresta, foresta e foresta…
Un’escursione sicuramente da fare.
20 SETTEMBRE 2003 – PALENQUE/FLORES (Guatemala): a Palenque prenotiamo in una mini agenzia viaggi l’escursione che ci porterà a Flores in Guatemala. Più che un’escursione è una vera e propria traversata del confine organizzata, perché a pensarci adesso, ci è sembrato quasi uno sbarco clandestino…A parte gli scherzi, partiamo con questo pick-up da Palenque e ci dirigiamo verso il confine guatemalteco, all’altezza di Bethel. Qui veniamo accompagnati nel “gabbiotto” per le pratiche doganali e relativo timbro sul passaporto e veniamo caricati su delle piccolissime imbarcazioni, ognuno con i propri mega-zaini, che ci trasportano dalla riva messicana a quella guatemalteca in una ventina di minuti. Veniamo “parcheggiati” sotto un casolare ad aspettare non so che cosa. Noi (unici italiani) ed una quindicina di ragazzi stranieri, come noi viaggiatori “zaino in spalla” all’avventura. Il tempo passa, il caldo è opprimente, il silenzio attorno ci inquieta un pochino anche perché in quel momento siamo in un punto dimenticato da Dio, in balia di non sappiamo chi. Quando ormai sarà passata più di un’ora dalla fittissima vegetazione sbuca un autobus. Proprio come quelli che ci si immagina di vedere in questi paesi, i cosiddetti chicken-bus. Non capiamo come faccia a muoversi, arrugginito, scassato e poco confortevole. Veniamo caricati sull’autobus. Per circa due ore viaggiamo attraverso la vegetazione e la jungla su una strada che a dir sterrata è poco. Anche se un pochino agitato dalla situazione di incertezza, vengo rapito da una sensazione tipica di chi viaggia per il mondo in questo modo: mi trovo in Guatemala (dove non avrei mai pensato qualche anno prima di poter dire di essere stato in Guatemala), in una strada dimenticata da Dio, lontano da qualsiasi cosa, su un autobus scassinato, in compagnia di quindici persone sconosciute e lontane e di una molto vicina, circondato dalla jungla verdissima ed impenetrabile, sotto un cielo blu che più blu non si può, mangiato da nuvolosi bianchi. Stupendo!! E stupendo è anche quello che ci capiterà da lì a poco: il chicken-bus conferma i nostri dubbi sul come possa camminare questo catorcio, e così si guasta: il radiatore perde acqua e il nostro viaggio in autobus non può durare ancora molto. L’autista e la giovanissima guida che ci accompagnano in questo “sbarco clandestino” decidono di fermarsi al primo agglomerato di case che incontreremo e da lì telefonare (telefonare?!) a Flores per farci venire a prendere. Raggiungiamo questo agglomerato di case, abbandoniamo il nostro catorcio e nuovamente attendiamo il nuovo catorcio. E qui un’altra sensazione: il tempo passa lentamente in questi paesi (d’altronde dove dobbiamo andare). Sulla strada solitaria si concentrano queste quattro case, con i loro abitanti che vendono di tutto (ma a chi???), abitate più dai cani che da persone e non ci capacitiamo di come della gente possa vivere qui, senza comunicazioni, a ore e ore dal primo paese abitato, nella jungla incontaminata…Stupendo!! Finalmente, un autobus (e questo lo si può veramente chiamare così) in arrivo da Flores ci accompagna alla cittadina che si trova sul lago Petèn Itza a qualche chilometro dalle rovine maya di Tikal.
FLORES/TIKAL: Flores è una piccola cittadina che si protrae nelle acque del lago Petèn Itza, molto carina, con negozi per i souvenirs tipici del Guatemala, come stoffe coloratissime. Ci accomodiamo in un piccolo alberghetto molto economico e pulitissimo. Al mattino ci svegliamo di buon ora per raggiungere con un pick up le rovine maya di Tikal ad una sessantina di chilometri da Flores. E’ consigliabile la visita alle prime luci dell’alba, quando la nebbia della jungla lascia spazio agli alberi della foresta e alle rovine. Tikal è splendida ed enorme. Per avvistare le costruzioni è necessario camminare un po’ per i sentieri sotto le piante attraverso l’umidità e il caldo. Quello che colpisce rispetto agli altri siti che abbiamo visitato è che Tikal è la più selvaggia. Le piramidi bucano la coltre degli alberi ed è sensazionale salire su una di esse e spaziare lo sguardo verso l’orizzonte, dove si avvista solo ed esclusivamente jungla, jungla e ancora jungla. La piazza centrale è spettacolare e sembra proprio di calarsi direttamente nel tempo dei maya, tanto è ben conservata. Inoltre, il silenzio e la pace del sito sono surreali, nonostante sia uno dei siti più visitati, i grandi spazi permettono di godersi le rovine in pace con se stessi. Oltre alle Piramidi e alla piazza centrale, vi sono diversi templi e tombe sparse in tutta la grandezza del parco, raggiungibili attraverso delle brevi camminate.
Verso sera ci colpisce un violento temporale caraibico che ci costringe a terminare la nostra visita con un po’ di anticipo, ma pienamente soddisfatti. Una volta calmatosi il temporale risaliamo sul pick up che ci riporta a Flores.
FLORES/TULUM (Via Belize): questa giornata è dedicata esclusivamente al trasferimento da Flores a Tulum sulla costa orientale del Messico, attraversando per qualche ora il piccolo stato del Belize. La tappa sarà lunga e faticosa, circa 12 ore di bus durante tutta la giornata. Finalmente stanchi e puzzolenti raggiungiamo in serata quando ormai è buio la cittadina di Tulum. Prima di partire dall’ Italia alcuni amici ci avevano segnalato come alloggio le cabanas di Don Armando. E così senza esitare chiediamo ad un tassista di accompagnarci qui. Le cabanas (in questo caso di Don Armando, ma su tutta la spiaggia ce ne sono tantissime e altrettanto affascinanti) sono delle vere e proprie capanne o di paglia o di cemento sulla spiaggia, con un punto di ristoro e un bar illuminato solo dalla luce delle fiaccole nella notte. L’esperienza delle cabanas è esaltante e lo consigliamo a tutti, nonostante qualche piccolo inconveniente. D’altronde si dorme in spiaggia in un paese caraibico cosa volete di più? E allora non lamentatevi se nella capanna la notte ci saranno scarafaggi, gechi o qualche altro animale sconosciuto che cammina sul tetto di paglia facendo rumore. E non lamentatevi se per questo sarete costretti a dormire come me con le lenzuola tirate fino agli occhi nonostante 40 gradi notturni e il 90% di umidità. L’esperienza è stupenda soprattutto all’alba, quando il sole spunta dal mare e illumina la spiaggia, il mare e…Le cabanas.
TULUM: a mattino inoltrato ci dedichiamo alla visita delle rovine maya sulla spiaggia. La bellezza di queste rovine non sta nella loro magnificenza (risalgono al periodo di decadenza dei maya) ma nella loro posizione: a strapiombo su una spiaggia bianchissima e un mare che a dire azzurro è poco. Stupendo e la foto è d’obbligo così come abbiamo notato su tantissime cartoline o immagini di guide turistiche. Nonostante la bellezza del posto il caldo del mezzogiorno è terrificante e il mare cristallino sotto di noi ci invoglia a terminare la visita e a calarci in acqua. Così è, e ci sdraiamo sulla spiaggia di sabbia fine e bianchissima in compagnia di simpatiche iguana, sotto un cielo blu e ad un mare cristallino…Proprio come nei sogni di isole caraibiche. Tulum, non dimenticate questo nome!! TULUM/COZUMEL/PLAYA DEL CARMEN: il mattino successivo, prendiamo l’autobus che fa la spola lungo la costa del Quintana Roo, da Tulum fino a Cancun, con diverse fermate intermedie, tra cui Playa del Carmen. Meta di numerosissimi turisti stranieri, che passano le loro vacanze nei villaggi super organizzati e bellissimi. A noi, non interessa particolarmente e così prendiamo un traghetto che ci accompagna nel giro di una mezzora sull’isola di Cozumel. L’isola è molto carina, pulita e colorata e da qui è possibile fare snorkelling. Sinceramente non lo ricordo come uno dei posti più belli che ho visto per lo snorkelling, avendolo fatto prima nel Mar Rosso e poi sulla barriera corallina australiana, ma un oretta può essere comunque consigliabile. Ritorniamo verso mezzogiorno sulla costa a Playa del Carmen e decidiamo di rilassarci sulla spiaggia. Così come per Tulum, la spiaggia è molto bella anche se non bianchissima e il mare è limpido. La cosa infatti che più ci ha colpito è l’acqua nella zona del porto dove partono questi mega-traghetti per Cozumel. Generalmente nelle zone circostanti i porti l’acqua è sempre molto sporca, mentre qui pare una piscina! E così ci rilassiamo fino a tardo pomeriggio quando faremo ritorno sempre con l’autobus a Tulum. Ormai il nostro viaggio itinerante “zaino in spalla” che ci ha portato attraverso le rovine, le cittadine ed il Guatemala sta volgendo al termine e gli ultimi giorni li trascorriamo, all’insegna del relax su questa splendida costa caraibica.
TULUM/CANCUN: ultimo tratto in autobus del nostro splendido viaggio, da Tulum a Cancun, dove l’indomani abbiamo il volo Iberia che ci riporterà a Milano. Ma avendo a disposizione l’intera giornata prima di ripartire, ci togliamo l’ultimo sfizio, anche perché stare un giorno a Cancun sarebbe veramente sprecato. Dopo aver raggiunto Cancun, a metà mattina, ci dirigiamo verso il porto, per trascorrere la giornata su una delle isole più belle della costa, Isla Mujeres.
CANCUN/ISLA MUJERES: l’ isola è splendida, e nonostante l’evidente “colonizzazione turistica” degli ultimi anni in alcune zone. In altre invece è ancora possibile assaporare il fascino degli antichi e recenti pescatori, con paesini sperduti e angoli di spiaggia ancora incontaminati. Sulla spiaggia, si alternano diversi gabbiottini coloratissimi e piccoli localini, dove è possibile assaggiare dell’ottimo pesce fresco e respirare un po’ di aria caraibica. La spiaggia è stupenda, bianca e praticamente isolata, non ci sono schiamazzi e rumori, anzi è proprio deserta! Palme e mare limpidissimo, azzurro come una piscina, che donano all’isola l’aria di una vera propria isola caraibica. E’ possibile anche noleggiare delle biciclette per girarla, ance se non è proprio minuscola e ci vuole un po’ di tempo. Dopo esserci fatti coccolare per l’ennesima volta dalla bellezza del mare dei Carabi, in serata ci tocca rientrare a Cancun, dove abbiamo già prenotato una “cantina”, senza finestre e con un umidità del 95%, puzza e altro. Nella notte una violenta pioggia tropicale batte incessantemente ed il mattino seguente ci svegliamo in una città semi-allagata…Il sole ed il mare dello Yucatan svaniscono, così come i nostri sogni e il nostro viaggio: si torna a casa. Ciao Messico, ciao Guatemala…Ci rivedremo presto.