La strada del Cercer

Qualche anno fa guidavo lungo la ex-strada imperiale che porta ad Harar. Bellissima strada, ancora perfetta dopo piu' di sessanta anni. Certo, non c'e' asfalto*, ma il profilo della carreggiata e' ancora buono, le curve non hanno mai meno di ottanta metri di raggio, e il panorama e' degno: prima l'altopiano, poi il deserto, poi la savana, poi...
Scritto da: KillingTime
la strada del cercer
Viaggiatori: da solo
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Qualche anno fa guidavo lungo la ex-strada imperiale che porta ad Harar. Bellissima strada, ancora perfetta dopo piu’ di sessanta anni. Certo, non c’e’ asfalto*, ma il profilo della carreggiata e’ ancora buono, le curve non hanno mai meno di ottanta metri di raggio, e il panorama e’ degno: prima l’altopiano, poi il deserto, poi la savana, poi ancora le montagne. 560 chilometri da sogno, che di solito si potevano fare in otto ore, spingendo.

Era ormai tardo pomeriggio, e dato che non volevo farmi sorprendere dal buio ancora sulla strada, andavo veloce. Traffico non ce n’era. Mentre risalivo sulle larghe curve che dalla valle di Irna portano sul Cercer orientale, da un lato la montagna e dall’altro la scarpata e poi giu’ la valle, un gregge di pecore spinte da un pugno di pastorelli che risalivano la scarpata irruppero sulla strada trenta metri davanti a me.

Di sterzare, non se ne parlava: da un lato mi sarei frantumato, dall’altro sarei volato. Di frenare, neanche: trenta metri andando ad ottanta sulla ghiaia…Tanto varrebbe buttarsi di sotto…

Per fortuna i ragazzini erano tutti dietro il gregge, ancora giu’ sulla scarpata, e sulla strada c’erano solo pecore. Quindi scalai di marcia per mantenere la strada, diedi gas, e la vecchia Jeep Wagoneer del 1973 piombo’ in mezzo al gregge come un rapace. Fu un attimo. Mi fermai ad un paio di centinaia di metri oltre, e lentamente tornai indietro.

Che scena. Quattro pecore giacevano in mezzo alla carreggiata. Il resto del gregge, in preda al terrore, si era disperso belando selvaggiamente qua e la’. Uno dei ragazzini stava accoccolato vicino alle pecore che avevo investito. Aveva gli occhi umidi. Lo mandai a chiamare suo padre. In pochi minuti si raccolse una piccola folla di valligiani.

Quando arrivo’ il padrone delle pecore ci sedemmo sul bordo della strada. Ci trovammo d’accordo nel ringraziare Dio che i bambini non erano stati coinvolti, dopodiche’ cominciammo a discutere sul compenso. Sapevo che in citta’ una pecora da arrostire costava almeno 100 Birr, ma in campagna i prezzi erano inferiori, quindi fui contento quando ci accordammo per 240 Birr per tutte e quattro.

Pagai, ed uno dei ragazzini venne a dirci che uno degli animali era ancora vivo. Gli occhi di tutti i presenti si illuminarono. Quelle popolazioni sono infatti Cristiani Ortodossi, e seguono i precetti antichi, secondo i quali l’animale, per essere mangiato, deve essere sgozzato da un cristiano.

Velocemente comparve una lama, una mano sicura verso’ il sangue li’ sulla strada, e con me al seguito – diventato un ospite, dato che stavo pagando per la festa – andammo alla vicina casa del pastore, dove l’animale fu arrostito e mangiato, innaffiato con birra locale, con grande soddisfazione di tutti, bambini compresi.

Molto piu’ tardi mi rimisi in macchina per proseguire. Come addio, uno dei bambini mi mise in mano un cane di legno, intagliato ovviamente da lui stesso. Delle altre tre pecore – che non poterono essere mangiate perche’ uccise dalla macchina e non dalla lama di un cristiano – restavano sulla strada solo batuffoli di lana. Le tracce insanguinate di iena sparivano nella macchia.

* questa storia e’ del 1996. Da allora la strada e’ stata asfaltata.



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