Il viaggio di 2 single non a nozze
Forse perché sognavamo di appoggiare le nostre morbide carni sulla candida spiaggia corallina.
Forse.
Ma la realtà, giunte lì, ha lottato con la nostra fantasia/idealizzazione del posto.
Primo fattore fondamentale, che avremmo dovuto tenere in considerazione più di tutto e non sottovalutarlo come optional, è il clima.
A Mauritius, il periodo del nostro soggiorno (fine settembre) corrisponde alla fine della primavera, quindi come il nostro mese di aprile, tempo un po’ pazzerello. Pioggia alternata a brevi ma caldissimi incontri ravvicinati con il sole tropicale e seratine romantiche in compagnia del fantastico k-way acquistato in Italia prima della partenza.
Malgrado il tempo, non esattamente come avevamo immaginato, (n.D.R. Recarsi sempre in tali luoghi durante il nostro inverno), malgrado la febbre cavallina che m’esplosa appena approdata sull’isola, direi che la nostra settimana mauritiana ha prodotto i suoi frutti, culturali, intendo scrivere! La nostra tabella di marcia fin dal primo giorno è stata dettata dall’azione, dallo shopping maniaco-compulsivo e dalla magica arte del mercanteggio.
Ovunque e con chiunque avevo la sensazione di essere alla fiera del sabato, perché, anche per muovere le nostre chiappette (per appoggiarle sul comodo e pulitissimo sedile del taxi senza tassametro) dovevamo azionare la leva dernier prix. Inizialmente è stato simpatico, si, ma per i giorni a seguire avevo sempre più la sensazione di essere la classica stupida turista splilorcia che deve spremere i locali per avere il massimo godimento dalla sua vacanza…Orribile.
Altro fattore importantissimo che ha caratterizzato la nostra permanenza, esserci vergognate di essere italiane.
Non è affatto un luogo comune che viene fuori dalle statistiche, il fatto che l’italiano (medio o superiore non so) sia tra i peggior ospiti al mondo.
Tristemente vero! Ritornando al racconto, per 2 siciliane abituate al sole e alle spiagge fantastiche (con tanto di rispetto per le bellezze e le innumerevoli diversità paesaggistiche) Mauritius è davvero una cosa normale, e non è campanilismo.
Una volta lì, però non potevi non rimanere incantata dall’eccessiva quantità di corallo bianco che l’Oceano puntualmente dona. Avrei voluto rotolarmi all’infinito su quella diafana spiaggia, rischiando innumerevoli ferite, si, ma volete mettere una tale soddisfazione? Le nostre escursioni ci hanno portato a girare quasi tutta l’isola e tutte le principali attrazioni per gli stupiti turisti.
Da nord, dov’era il nostro villaggio, ad est la celestiale Ile aux cerfs (Isola dei cervi) a sud, con le sue case coloniali, i laghi sacri, i templi, le cascate le terre dai 7 colori, e l’ovest con Port Luis e il suo profumato, colorato e socievole mercato, il giardino di Pamplemousse (o Pompadour come lo chiamava Sara) e il sublime tramonto a Flic en flac.
Voglio spendere qualche righa per l’escursione a Pamplemousse.
Siamo entrati nel giardino quasi ad orario di chiusura (ore 17:30 n.D.R.).
Accolti da una “apparentemente simpatica” guida abusiva mauritiana, che per poche rupie ci ha accompagnato con il suo improbabile italiano e umorismo discutibile, ci siamo avventurati nell’impenetrabile giungla di Pamplemousse.
Tra ottanta tipi di palme, alberi di tek, bambù da perderci la vista, alberi di Buddha, alberi di giuda, del sangue, cannella, noci moscate siamo giunti davanti fantastiche ninfee e fiori di loto che hanno colpito la mia fantasia di inguaribile romantica.
Tutto ciò mi ha portato indietro ad un contatto con la madre terra, ma la simpatia della nostra giuda, intrisa di doppi sensi che sono sicura deve aver appreso da susseguirsi dei numerosi e stupidi turisti italiani, mi ha riportata al tempo corrente, no comment.
A Mauritius il contatto con la natura riesci a stabilirlo con estrema facilità, perché è tutto romanticamente e adorabilmente connaturato ad una natura sovage, dove a volte hai la sensazione che il tempo si sia fermato ai tempi del colonialismo e se riesci a rimanere in profondo silenzio, quasi quasi arrivi ad ascoltare i neri canti d’un tempo, ma poi giungi a Port Luis e dimentichi tutto, sei in una metropoli, dove però smog, traffico ed inquinamento non hanno sviscerato dalla gente la sua naturale gentilezza ed armoniosità.
La sera sull’isola? Durante la settimana un susseguirsi di eventi organizzati al villaggio, danze tipiche locali come la sèga e i soliti giochi villaggeschi, hanno allietato le nostre serata da turiste “tutto compreso”.
Il week end è stato consumato in movimentati locali frequentati per lo più da adolescenti che tampinano continuamente, esattamente come da noi, le povere turiste che erano energizzate dalla sola voglia di ballare e dal sano divertimento asessuato.
La serata all’Enfant terribile ha concluso la nostra permanenza sull’Ile, bella gente, non adolescenti, buona musica internazionale ben mixata, ed io che pensavo di trovare solo musica locale.
Conoscenze? Due splendidi francesi de Paris.
L’ultimo giorno, Domenica l’abbiamo trascorso a Mon Choisy I mauritiani, la domenica, in flotta animano le pinete vicino alle spiaggie con i loro colorati pic nic e il dolce vocio dei bimbi che sognano di pescare con le loro piccole mollichine di pane dei grossi pesci per sfamare tutti, mi colpisce sempre la semplice ingenuità dei bambini tipica di tutti i pargoli del mondo.
L’ultima domenica il sole è forte, ma di breve durata, perché la pioggia prende subito il sopravvento, così, velocemente una corsa in macchina per l’ultima visita ad una tipica abitazione mauritiana abitata da europei e poi dritte al villaggio per riordinare i bagagli.
Rimanente fattore fondamentale, l’uniformità del comportamento degli uomini non ha confini territoriali ne culturali, ma era proprio necessario che mi facessi tante ore di volo per venire ad alimentare la mia sempre più ferrea teoria? Ovviamente si.
Di Mauritius avremmo potuto vedere altre mille altre cose, incontrare altre mille persone ma abbiamo preferito vivere ciò che abbiamo vissuto per segnare indelebilmente questo nostro viaggio nella memoria.
ou revoir Mauritius…