Un altro Messico
Ci rallegriamo di avere una stanza sulla parte interna rispetto alla strada, troppo presto, ahimé!, infatti giá durante la prima notte ci accorgeremo che quanto a rispetto per il prossimo i Messicani lasciano molto a desiderare…Qui, come in praticamente tutti gli alberghi visitati, nessuno – né gli impiegati, né gli ospiti – sembra curarsi del fatto che ci sono anche altre persone in albergo oltre a loro, quindi radio a tutto volume, porte sbattute o vociare nei corridoi fino a tarda notte e fin dal primo mattino sono la regola. Niente che non sia risolvibile con un buon paio di tappi, peró fastidioso.
Ceniamo alla Hostaria di San Domingo, bisteccona e mole poblano ottimi (19€), poi facciamo un giretto per lo Zocalo, dove hanno allestito una grande pista per il pattinaggio sul ghiaccio: c’è una fila chilometrica per comprare il biglietto, e altrettanto per entrare in pista. Lo Zocalo è pieno di gente, bambini che giocano, mendicanti, ambulanti che vendono varie mercanzie, sedicenti Indios intenti ad eseguire riti di purificazione sui turisti, e in generale un sacco di persone che passeggiano, chiacchierano e passano il tempo. Torniamo all’albergo abbastanza stanchi per il fuso orario, e crolliamo addormentati, salvo venire svegliati verso le 4 del mattino da rumori inequivocabili provenienti dalla stanza accanto alla nostra… Sarà solo la prima di svariate altre volte. 21/12/2007 Mexico City Dopo una notte piuttosto disturbata, ci concediamo una buona colazione sulla terrazza dell’Hotel Majestic, affacciata direttamente sullo Zocalo. Costa quasi quanto 1 notte nella nostra stanza (comunque poco, 16€ per entrambi) ma mangiamo da scoppiare e tutto è molto buono. Dall’alto si vede che la fila per andare a pattinare è giá lunghissima, veniamo a sapere che l’attesa per entrare in pista puó durare fino a 8 ore.
Facciamo un po’ di foto, poi saliamo sul turibus, consigliatissimo perché permette di vedere tante zone di DF che altrimenti richiederebbero una serie infinita di trasferimenti in metropolitana, e che comunque non saremmo riusciti a vedere in così pochi giorni: inoltre, ci si rende veramente conto di quanto sia gigantesca questa città. In pratica passiamo la giornata in bus, peró è molto interessante e scopriamo che DF è un agglomerato di tanti villaggi indipendenti, molto diversi tra loro. Particolarmente belli Coyoacan e Chapultepec.
A causa del traffico, restiamo intrappolati sull’autobus, ne approfittiamo per prendere il sole che splende come da noi a giugno.
In serata raggiungiamo in metro la Arena Mexico, per assistere allo spettacolo di Lucha Libre, il wrestling messicano. Compriamo i biglietti da un bagarino (?) all’ingresso, non senza qualche perplessitá acconsentiamo all’obbligo di depositare la nostra macchina fotografica (che comunque riprenderemo sana e salva alla fine), ed entriamo. In effetti, non si potrebbe fare fotografie ma dentro è pieno di gente con le fotocamere digitali, che avevano probabilmente nascosto nelle calze, visto che all’ingresso si viene perquisiti. Lo spettacolo dura circa 2 ore, ma i veri eroi locali arrivano solo verso la fine, infatti l’Arena si riempie verso le 22:00; nel frattempo abbiamo visto altri incontri tra lottatori di secondo piano e lottatori nani (la Lucha de Minis…). I lottatori sono abbastanza ridicoli visti dal vivo, i Messicani peró sono davvero entusiasti e fanno il tifo strillando come pazzi; ci sono decine di venditori di sigarette, panini, bibite, maschere come quelle dei lottatori, aggeggi luminosi e ciarpame vario. Tra il pubblico, ci sono persone di tutte le etá e nel complesso l’atmosfera è festosa.
Tutto finisce alle 23:00. Torniamo in albergo con la metro, comoda e sicura anche di notte, nonostante il quartiere dove si trova l’Arena Mexico non sia dei migliori.
22/12/2007 Mexico City Anche oggi, colazione “con vista” dalla terrazza dell’Hotel Holiday Inn (29€), anch’esso sullo Zocalo. C’è piú scelta rispetto al ristorante del Majestic, e il cibo è comunque molto buono anche se la qualitá è leggermente inferiore rispetto a ieri. Andiamo in metro fino a Coyoacan, facciamo un giretto per un centro commerciale molto bello ma di lusso (e anche i prezzi lo sono…) poi ci avventuriamo nel mercato. Coyoacan è molto carina, sembra un quartiere residenziale, di sicuro è molto meno caotica del centro del DF. Scopriamo il mercato alimentare di Coyoacan, dove facciamo anche uno spuntino da Pepe Coyote (una vera bancarella, igiene zero ma le quesadillas erano ottime, e senza conseguenze spiacevoli) dove ci saziamo con 4 € a testa. Girelliamo ancora un po’ tra le bancarelle, ci sono tipi di verdura e frutta che non riconosciamo, poi andiamo a visitare la Casa Azul, dove visse Frida Khalo, che merita solo se siete esperti d’arte o se avete tanto tempo. Torniamo in centro, e dopo un pisolo in albergo (con i tappi… malediciamo ancora una volta l’aver scelto un hotel economico, ma come ci accorgeremo in futuro, non è affatto garantito che spendendo di piú avremmo avuto una sistemazione piú silenziosa) usciamo per cena. Il programma prevedeva aperitivo al Miralto sulla Torre Latinoamericana e poi cena a Condesa-Reforma, ma quando finiamo il nostro Margarita sono le 22:00, il panorama dal 41° piano della torre è spettacolare e cosí ci tratteniamo per cena. Mangiamo benino (36€), ma il panorama vale la pena, ci divertiamo a contare gli aerei che decollano ogni 2-3 min. Dall’aereoporto di DF.
23/12/2007 Mexico city – Chihuahua – Cuauhtemoc Oggi sveglia felice, si abbandona il loculo, l’unica nota positiva è il conto: 70€ per tre notti.
Facciamo colazione sulla terrazza del Grand Hotel Ciudad de Mexico, anche questo sullo Zocalo, anche questo ottimo seppur piú costoso.
Visitiamo il Palacio Nacional con i murales di Diego Rivera, non prendiamo la guida ma solo l’opuscolo con le spiegazioni. Ma abbiamo fortuna, e riusciamo a scroccare un po’ di spiegazioni accodandoci “discretamente” ad un gruppo organizzato. I murales sono enormi, belli e molto colorati, niente a che vedere con l’atmosfera cupa dei quadri di Frida Khalo.
Terminata la visita, facciamo shopping lungo la Av. 16 de Septiembre dove ci sono molti negozi soprattutto di scarpe – evidentemente i messicani adorano le scarpe… Dopo una sosta rigenerante al bar dell’Hostal Catedral, proprio sullo Zocalo, torniamo in albergo e raggruppiamo le nostre cose, oggi infatti prenderemo il primo dei nostri 4 voli interni.
Il tragitto dallo Zocalo all’aereoporto dura 30’ circa (sono le 14.30), il volo va benissimo e atterriamo in orario a Chihuahua. Al banco della Alamo, abbiamo una brutta sorpresa: il ragazzo allo sportello ci dice che la tariffa con la quale avevamo prenotato un pick-up via internet non è valida, e con una certa arroganza dice che quella prenotazione alla fine non serve a niente perchè lì le tariffe sono quelle che stabilisce lui, prendere o lasciare. La voglia di fare una bella baruffa c’è tutta, ma siccome tutti gli altri autonoleggi sono vuoti, è quasi notte, ed il bastardo è l’unico ad avere due macchine, desistiamo. Ci offre la scelta tra un Suburban che ci affitta alla modica somma di 150 dollari al giorno più tasse e assicurazione, e una Chevrolet Optra a poco meno della metà. Comunque, per lasciargli meno soldi possibile, prendiamo la Optra, che è una specie di WW Bora, con la quale raggiungiamo Cuauhtemoc: abbiamo deciso di fermarci qui perché dalla Lonley Planet avevamo saputo che qui vive una comunitá mennonita che avrmmo voluto vedere, ma a prima vista dei mennoniti non c’è traccia e anzi, Cuauhtemoc sembra molto vivace e piena di vita notturna: tutti gli uomini portano cappelli da cow-boy e stivaloni alla texana, e c’è un traffico che rivaleggia con quello del DF. E´ buio, e fa decisamente molto freddo.
Raggiungiamo l’hotel San Francisco, prenotato via Internet tramite la Agenzia di Soggiorno e Turismo di Mexico City, ed è una vera topaia, con tanto di bacherozzo in bagno e peli e insettini non meglio identificati nel letto. A proposito degli alberghi: noi abbiamo prenotato quasi tutto via internet, perché arrivando dall’aereoporto non eravamo sicuri di trovare una sistemazione, ma prenotare senza vedere prima l’albergo non si è rivelata una politica vincente…Quasi sempre esistevano alberghi migliori rispetto a quelli prenotati (senza sito internet…), e le descrizioni e le foto sui siti erano sempre ben lontani dalla realtá.
24/12/2007 Cuauhtemoc – Cascate Baseachic – Creel Sopravviviamo alla nottata e partiamo per la cascata Baseachic, a circa 3 ore di distanza. Prima peró , facciamo un giretto per Cuauhtemoc, la cittadina non è niente di particolare ma c’è una luce veramente abbagliante. Anche qui, ci sono decine di negozi di scarpe,.
La gita alla cascata vale la pena solo se si ha una giornata da dedicarle: noi scendiamo con la guida (ubriachissimo, peró simpatico e molto loquace …) fino a vedere la cascata dall’alto e per questo ci vuole 1 ora. Sostiamo lí per un po’, poi rientriamo, (un’altra ora) e la nostra guida avvinazzata ci spiega che per scendere fino alla base della cascata ci vogliono almeno 3 ore, e altrettanto per risalire. Non abbiamo tempo, inoltre per andare a Creel bisogna per forza tornare quasi fino a Cuauhtemoc e la strada è piuttosto dura, piena di buche e curve, anche se il panorama è magnifico e anche qui c’è una luminositá straordinaria. Arriviamo a Creel alle 17:30, prendiamo possesso della nostra stanza all’Hotel Plaza Margherita (vicini casinisti anche qui…), facciamo un giretto per Creel – che è un buco con 3 vie di numero di cui 2 con le solite baracche – poi rientriamo in albergo per la cena di Natale (10 € di sovrapprezzo, la stanza ne costa 36 con trattamento di mezza pensione), cibo appena appena decente e spettacolo di Mariachi ai quali diamo una buona mancia facendo vergognare un turista tedesco con la moglie, che contava le monetine.
Chi dice che Creel è una graziosa cittadina di montagna, che sembra di stare sulle Alpi, mi sa che non è mai andato sulle Dolomiti… Comunque si va lì per il canyon e questo basta.
25/12/2007 Creel – Barranca del Cobre Da Creel a Divisadero sono 40 km di strada asfaltata in mezzo a boschi e gole. Arrivati all’Hotel Posada Barranca, che è veramente a strapiombo sul nulla, si procede su una stradina sterrata lungo la quale si incontrano alcuni belvedere dai quali si gode la vista del Canyon. E´ spettacolare, con torri di pietra alte centinaia di metri. La LP non lo dice, ma sentiamo una guida che dice che sarebbe meglio visitare il Canyon al tramonto, perché a quell’ora le rocce assumono il colore del rame (da qui il nome) mentre i licheni verdastri che crescono sulla roccia hanno il colore del rame ossidato. Sono le 11 di mattina, e di color rame non c’è traccia, ma non importa, lo spettacolo è magnifico lo stesso. In fondo alla stradina, attraversiamo le rotaie del Ferrocarril e ci troviamo di fronte all’ingresso di un resort che sembra un castello delle favole. Peccato non aver trovato il sito Internet, altrimenti altro che Plaza Margherita…Tornati a Creel, pranziamo sulla statale, da Mr Pollo, dove il pollo viene cotto alla brace dentro il ristorante: ci affumichiamo ma il pollo è ottimo e con 9€ in tutto mangiamo mezzo pollo a testa, patatine e tortillas con salsa piccante.
Ci dirigiamo in direzione opposta rispetto a Creel, per visitare il lago Arareko, la valle delle rane e la valle dei funghi cosí dette dalla forma delle pietre che ci si trovano. In albergo ci avevano proposto questa escursione, e ne avevamo letto un resoconto entusiasta, ma la persona che l’ha scritto deve aver mangiato un altro tipo di fungo prima di fare l’escursione, perché la valle delle rane e quella dei funghi si rivelano un ammasso di sassi, il lago Arareko un laghetto, bello per caritá ma niente di eccezionale, e in generale si tratta di fare un giro in macchina su una strada sterrata con qualche ruscelletto pantanoso da guadare. In conclusione una perdita di tempo. Scendiamo verso LaBufa alla ricerca della cascata Cusarare, ma per arrivarci bisogna camminare un bel po’ a bordo fiume, in più non c’è anima viva, non ci sono cartelli nè troviamo indicazioni sulla guida, quindi decidiamo di evitarla anche perché abbiamo giá visto diverse cascate, quest’anno la Baseachic con un salto di oltre 200m, l’anno scorso Agua Azul e MisolHa in Chiapas. Scendiamo in auto verso LaBufa, dove dovrebbe esserci un belvedere, ma dopo 2 ore di guida e a 40km da LaBufa, la strada si interrompe per lavori! Torniamo mestamente indietro, comunque ci siamo goduti il panorama duante il viaggio e riusciamo a vedere il Barranca del Cobre al tramonto…Diventa davvero color rame. Lungo la strada, non c’è assolutamente nulla oltre al canyon: ogni tanto si incontra qualche baracca, ovviamente senza elettricitá, o acqua, e si vede qualche persona; immagino che nascano e muoiano lí senza mai vedere altro che il canyon e le macchine dei turisti di passaggio.
Al ritorno facciamo un giro per Creel e ci fermiamo a bere qualcosa nell’unico posto aperto (é il 25 dicembre!), il bar davanti al Best Western Lodge, dove trasmettono MTV e la clientela è praticamente tutta statunitense. Fuori fa freddo (siamo sotto zero tant’è che l’acqua della bottiglia in macchina la troveremo gelata), e la birra Negra Modelo è buona…Stiamo volentieri qui a studiare l’itinerario per domani, seduti accanto ad una ragazzina che dal tavolo vicino naviga su Internet in WiFi (…A Creel… siamo proprio indietro in Italia).
Andiamo a cena al Plaza Margherita, che stasera indubitabilmente stravince la mia personale medaglia per il peggior cibo mai trovato in un albergo. Tutto dico tutto immangiabile, e non è che io sia particolarmente delicata. Alla fine lascio tutto nel piatto e mangio le tortillas vuote. Se mai soggiornerete lí, vi conviene contrattare, farvi fare uno sconto, e prendere la stanza senza colazione e cena. Ci sono diversi altri locali dove è possibile mangiare a Creel, lasciate perdere il ristorante del Plaza Margherita! Per consolarci dell’orribile pasto, torniamo al bar del Best Western e finiamo la serata provando diversi tipi di tequila.
26/12/2007da Creel a Chihuahua – in volo fino a Guadalajara Torniamo a Cuauhtemoc, e facciamo un giro per i campi Mennoniti che abbiamo scoperto si trovano su delle strade sterrate che partono dalla statale che da Cuauhtemoc va verso Chihuahua. Gli odierni Mennoniti ci sono, biondi, pallidi (in fondo sono di origine tedesca), vestiti con abiti pittoreschi, le donne con cuffiette e abiti lunghi, gli uomini col panciotto, parlano una strana lingua derivata dal tedesco e i piú giovani sono evidentemente frutto di ripetuti matrimoni tra consanguinei perché in molti di loro i lineamenti non sono proprio deformi, ma neanche del tutto normali. Ci fermiamo a pranzo in una steak house dove riusciamo ad osservarli bene, non facciamo nessuna fotografia perché temiamo una loro reazione, ma abbiamo la sensazione di essere precipitati in un episodio di “Ai confini della realtá”.
Per arrivare a Chihuahua facciamo la statale invece dell’autostrada, il panorama nel deserto non è male, ma niente di straordinario e va fatta solo se non si ha fretta. Il volo fino a Guadalajara va bene, presa l’auto a noleggio (una Chevy Chevrolet, l’ultima auto disponibile allo sportello della Alamo – e anche l’ultima in aereoporto, siamo stati fortunati, perché pochi minuti dopo di noi arriva un tipo che aveva prenotato anche lui via internet, e si è trovato a piedi…La Alamo fa overbooking a quanto pare, oltre a cambiare le tariffe…). Non senza qualche difficoltá raggiungiamo l’hotel Tapatio che è molto bello, all’interno di un residence con guardia armata all’ingresso (31€), con un ottimo ristorante ma rumoroso perché per quanto siamo in alto, per tutta la notte dalla trafficatissima autostrada arriva il rumore assordante del freno motore dei camion. 27/12/2007 Guanajuato Come al solito sveglia presto ma facciamo tardi con la colazione (14€), e raggiungiamo Guanajuato solo nel primo pomeriggio dopo circa tre ore di macchina. Per arrivarci, conviene fare la statale e non la autostrada a pagamento, perché al casello di Leon c’è coda (noi abbiamo fatto 30’) e le condizioni della statale sono buone.
La cittá è difficile da girare in auto, c’è molto traffico e in piú la viabilitá non è per niente semplice. É consigliabile parcheggiare, e cercare un hotel a piedi.
Qui non abbiamo prenotato l’albergo, e trovare una stanza si rivela piú difficile del previsto. Dopo un paio di tentativi a vuoto, troviamo una bella stanza all’Hotel Real Minas, in un’ottima posizione, appena fuori dal centro, anche se costosa rispetto allo standard messicano (80€ a notte) ma preferiamo non correre il rischio di dormire in macchina o di finire nell’ennesima topaia.
Il concierge ci aiuta a chiedere la sostituzione dell’auto, che ha cominciato a dare problemi a metá strada tra Guadalajara e Guanajuato: la lasceremo all’aereoporto di Leon tra due giorni, sulla via per Sayulita.
Lasciati i bagagli in albergo, andiamo subito a esplorare Guanajuato: è molto divertente perdersi nel dedalo di gallerie e vicoletti. Il centro è piccolo e giriamo bene a piedi. Facciamo uno spuntino con delle quesadillas in una taqueria quasi di fronte al Mercado Hidalgo, che si rivelerà essere la migliore di tutto il viaggio. Cena buona ma nulla più al ristorante Santa Fe (19 €) al Jardin de La Union. Per rientrare in albergo, prendiamo un autobus al volo.
28/12/2007 San Miguel de Allende Nonostante le condizioni precarie dell’auto, partiamo per San Miguel de Allende: facciamo la statale che è montagnosa ma in ottime condizioni e si gode un bel panorama sulle valli circostanti. Sale verso nord passando per Dolores Hidalgo per poi scendere verso San Miguel, e ci vuole circa 1 ora e mezza per arrivare. San Miguel de Allende come Guanajuato è tutta un saliscendi, e intorno ci sono le villone dei ricchi americani che vengono qui a svernare o a trascorrere la pensione.
La basilica di San Miguel è bellissima all’esterno, dentro non possiamo visitarla perché si sta svolgendo una messa. Riusciamo ad entrare nella plaza de toros, le corride si fanno il lunedí ma i cancelli sono aperti e riusciamo perfino ad andare in mezzo all’arena, per dare un’occhiata agli spalti dal punto di vista del torero…O del toro.
A cena torniamo a Guanajauto, facendo la corrispondente delle nostre strade provinciali, e anzichè salire per poi riscendere, taglia dritta. Dalla cartina sembra pessima, ma invece è molto piú breve e in ottime condizioni. Ceniamo al Café van Gogh (25 €), la carne è ottima.
29/12/2007 trasferimento Guanajuato – San Francisco (San Pancho) Giornata di trasferimento. Partiamo presto da Guanajuato per paura di ingorghi sull’autopista, abbiamo infatti appuntamento con l’autonoleggio alle 11 per cambiare la nostra Chevy tossicchiante con un’auto si spera in condizioni migliori. In effetti, guadagniamo nel cambio, e partiamo subito alla volta di Guadalajara, che attraversiamo lungo la tangenziale che la taglia proprio nel mezzo. La strada per quanto trafficata è piuttosto scorrevole. Sono 26km, seguendo il consiglio dell’omino dell’autonoleggio riusciamo a passarci al di fuori delle ore di punta e ci mettiamo mezz’ora per attraversarla. Passata Guadalajara, procediamo alla volta di Puerto Vallarta fermandoci per una breve sosta a Tequila, patria dell’omonima bevanda. Giá prima di arrivarci si vedono campi e campi di agave blu, dalla quale viene ricavato il liquore, e che visti da lontano sembrano davvero blu.
Tequila è piccola e costruita a misura di turista, ci sono distillerie aperte al pubblico dove si possono acquistare bottiglie e fare giri turistici con una guida, e tante bancarelle che vendono bottiglie di plastica dal dubbio contenuto… all’ingresso del paese c’è un enorme cartello che sconsiglia l’acquisto di tequila “casalinga”.
La strada fino a PV è in buone condizioni, ma molto trafficata, stretta e tortuosa, quindi se avete la sfortuna di capitare dietro ad un camion sono guai. Inoltre è circondata dalla giungla, e non si vede il mare o altro panorama.
Dopo quasi 10 ore dalla partenza da Guanajuato finalmente arriviamo a San Pancho (dovete calcolarne circa 7 di guida, e 50 dollari di spese di autopista). É un paesino microscopico che consiste in pratica di una sola via principale (Avenida Tercer Mundo…Tutto un programma) nei dintorni della quale si trovano tutti i negozi, gran parte dei ristoranti e gli alberghi. Noi alloggiamo all’hotel Cielo Rojo, prenotato via internet dopo infinite ricerche. L’albergo è bellino ma la nostra stanza è al piano terra, attaccata alla reception, molto rumorosa e umida e puzza di muffa, peró era l’unica disponibile in tutto San Pancho! Consiglio vivamente di iniziare a cercare una stanza con diversi mesi di anticipo, se si vuole andare a San Pancho nei periodi di alta stagione.
Facciamo uno spuntino con quesadillas, ottime, al Dolfin in Av. Tercer Mundo, poi gironzoliamo un po’ per la piazza principale dove c’è un festival dell’arte, con esposizione di manufatti e quadri, in massima parte di pittori americani, ed esibizioni di musica dal vivo.
30/12/2007 San Pancho Giornata tranquilla in spiaggia; ci svegliamo presto perché abbiamo mantenuto il fuso orario di Mexico City (qui c’è un’ora in meno) per evitare troppi sballottamenti visto che per tutto il viaggio ci sposteremo lungo due fusi orari. Alle 9:00 circa siamo in spiaggia, ma fa freddino e la sabbia è ancora bagnata. Passiamo parecchio tempo a guardare i surfisti e a giocare con vari cani che scorazzano liberi sulla spiaggia, inizialmente ero diffidente ma sono amichevoli.
La spiaggia non assomiglia per niente a quella della costa Atlantica, la sabbia è scura, il mare non è “azzurro caraibi” e l’acqua è fredda. Alle 13:00 non si parla ancora di fare il bagno, continua a fare freddino e c’è molto vento. Ció nonostante, la spiaggia è piena di turisti in gran parte americani. Insomma, ricordando la spiaggia bianca, semideserta e infinita vista a Tulum l’anno scorso, la costa Pacifica è un po’ una delusione. Il sole tramonta alle 17:00 circa, e dopo il tramonto fa freddo. Andiamo a cena a Sayulita, dove soggiorneremo da domani: la cittadina è carina, molto piú viva di San Pancho, popolata da fricchettoni di ogni genere (memorabile la ragazzina con jeans a vita ultrabassa e pelo abbondantemente fuori). Andiamo a vedere l’Hotel d’Hafa, dove alloggeremo da domani; i proprietari non ci sono ma incontriamo sulle scale un ospite che ci fa visitare tutto l’albergo inclusa la sua camera (che poi scopriremo sará la nostra). Ceniamo al Calypso (19 €), buono ma molto americano, niente vita notturna, non c’è molto da fare neanche qui per la veritá. Torniamo a San Pancho e facciamo un giro al festival dell’arte, ma non c’è nulla di interessante stasera e torniamo presto in albergo. Appena arrivati, ci viene offerto un margarita che sorseggiamo nel piccolo cortile interno, molto carino, chiacchierando con Steve, un pittore di Los Angeles che è un cliente abituale in quanto almeno una volta ogni 2 mesi viene a San Pancho in cerca di ispirazione per le sue opere.
31/12/2007 Sayulita Partiamo da San Pancho alle 9:30, alle 10:00 siamo sulla spiaggia di Sayulita. Affittiamo ombrellone e due sdraio per 7€ e ci sistemiamo. La spiaggia si riempie presto anche qui, l’acqua è freddina e ci sono rocce sul fondo tranne che in una striscia in mezzo alla baia, dove c’è solo sabbia e che ovviamente è superaffollata, ci sono onde abbastanza alte e fare il bagno puó essere difficoltoso. Il sole tramonta alle 16:00 e inizia a fare freddino. Prima di partire, eravamo entrati in contatto con Leonardo, il proprietario della pizzeria-ristorante La Betola di Sayulita, che ci aveva dato alcune dritte su luoghi e alberghi. Ci aveva chiesto se ci era possibile portargli dall’Italia la salsa tartufata e lo zafferano che non si riescono a trovare in Messico, e cosí prima di andare in albergo andiamo a consegnare il materiale e lo conosciamo di persona. Ci aspettavamo un ragazzone molto “easy”, ed invece è un 59enne che 4 anni fa ha lasciato tutto, è partito dal Veneto con 2000€ in tasca e due valige, e si è stabilito a Sayulita. Ci racconta di quanto sia stata dura all’inizio, ma ne è valsa la pena perché adesso è un ristoratore di successo: di quanto sia più semplice cominciare a fare l’imprenditore lí, di come la burocrazia sia inesistente rispetto all’Italia (ma questo è proprio facile…), di quanto si stia bene sia climaticamente che spiritualmente… Insomma un vero spot per il Messico, anche se non nasconde il fatto che non è semplice mollare tutto ed andarsene, bisogna abituarsi ad un’altra cultura, ad alte temperature e umidità d’estate, ai periodi morti quando non c’è il turismo eccetera., però evidentemente per lui ne è valsa la pena. Anche il ragazzo che gestisce operativamente il servizio al ristorante, laureato di Bologna, ci dice che lì guadagna 10 € al giorno, ma a Sayulita gli bastano e avanzano, e mai più tornerebbe indietro. Tra noi turisti e loro emigranti c’è qualcuno che sta sbagliando qualcosa, e il mio dubbio è che non siano loro… Comunque stasera alla Betola c’è il tutto esaurito e ci salutiamo ripromettendoci di rivedersi il giorno dopo. Non senza difficoltá, visto che i proprietari sono irrintracciabili (riusciremo a trovarli in spiaggia solo dopo una ricerca di circa un’ora per i vari bar e negozi del paese…), prendiamo possesso della nostra camera all’Hotel d’Hafa (65€, difficile trovare a meno qui, almeno in questo periodo). La prima positiva impressione si rivela esatta: l’hotel è carino, pulito, assolutamete da consigliare. Il proprietario è un francese figaccione che secondo noi fa strage di cuori e non solo fra tutte le turiste della zona.
Ceniamo nel giardino del Fiambala, con due bistecche di cui una ottima l’altra no, e il canonico litro di birra. I festeggiamenti per l’ultimo dell’anno finiscono poco dopo mezzanotte, decisamente qui non ci sono tiratardi.
01/01/2008 Sayulita Dopo una lunga ma saporita colazione da Don Pedro (10 €), con vista sull’oceano, partenza alle 10:00 dalla spiaggia per la gita alla ricerca delle balene, e per fare pesca d’altura. Ieri sera ci siamo messi d’accordo con El Tigre in persona, titolare della omonima agenzia rinomata per questo tipo di escursioni, e stamattina ci aspettavamo di uscire in barca con questo vecchio ed esperto pescatore. Invece, il capitano e la ciurma hanno rispettivamente 14 e 10 anni forse, e l’unica pesca d’altura che riescono a fare è costituita da un malcapitato papero che rimane impigliato nella lenza (e che viene tirato a bordo, slamato gentilmente e ributtato guercio in acqua) e una sardina da 3 cm (davvero 3 cm, con un’esca da 15 cm di lunghezza, hanno tirato su una sardina lunga meno di un mignolo, abbiamo le foto!). La battana imbarca acqua, e i due marinai la svuotano a turno con una latta. Nessuna traccia delle balene, freddissimo in barca, vediamo comunque delle mante, decine di inutili papere e un milione di pellicani che pescano sardine. Dopo 5 ore scendiamo delusi e infreddoliti, paghiamo i 115€ per l’escursione, e cerchiamo di riscaldarci approfittando degli ultimi raggi di sole. A cena, decidiamo di provare la pizza da Leonardo. Per fortuna avevamo prenotato, il ristorante è pieno, la pizza e le tagliatelle fatte in casa sono buone ma costano uno sproposito (10€ una margherita, 17€ un piatto di tagliatelle ai funghi – siamo in Messico, dove vale l’equazione 1 taco = 1 Euro…).
02/01/2008 Sayulita Sveglia presto anche stamattina, grazie al solito Messicano rompipalle che alle locali 6:00 AM passa sotto l’albergo con l’autoradio a manetta, e il subwoofer che neanche a “pimp my ride”… Questa purtroppo è una pessima usanza dei Messicani che abbiamo trovato un po’ dappertutto.
Colazione veloce, poi in spiaggia. Pranzo a base di tortas (deliziosa la combinadas, carne formaggio e verdure) comprata nel negozietto attaccato all’albergo, giornata di totale relax. Concludiamo la nostra permanenza a Sayulita con una cena favolosa da Don Pedro, probabilmente la migliore di tutto il viaggio (54 €), davvero da paragonare ad un ristorante di buon livello in Italia.
03/01/2008 Sayulita – Guadalajara – Chapa de Corzo Purtroppo è arrivato il momento di lasciare Sayulita, un posto veramente meraviglioso che ci resterà nel cuore per la gente e il modo di vivere la vita. Pur se piena di turismo americano, resta una cittadina veramente a misura d’uomo dove il tempo sembra essersi fermato. Qui la gente non ha fretta, non è stressata, nella sua povertà ha tutto, ma proprio tutto quello che gli serve. Indubbiamente abbiamo trovato mare e spiagge più belle nella zona nord est dello Yucatan l’anno scorso, ma questo posto non è minimamente paragonabile a quella parte del Messico dove il turismo di massa è ormai arrivato da troppi anni. Purtroppo sembra che anche qui nel giro di pochi anni la costa si riempirà di condomini, visto che tutta la zona costiera fino a sud di Punta Mita (sono 40 Km!) è stata tutta comprata da multinazionali americane, con il Four Season in testa, che stanno già costruendo alacremente. Non sono un pioniere, nè un nostalgico che gira con il sacco a pelo e la chitarra, anzi mi piace trattarmi molto bene, però devo dire che quando ti fermi per qualche giorno in un posto così cominci veramente a rivalutare la vita sotto molti aspetti diversi.
Comunque partiamo da Sayulita alle 8 e 40 e dopo 5 ore siamo a Guadalajara fermandoci alla fabbrica della Herradura per comprare una bottiglia di Tequila Anejo. Restituiamo la macchina (lunga attesa al banco della Alamo dove non c’è nessuno – che novità…) e voliamo fino a Tuxtla Gutierrez. Il volo va bene, prendiamo un’altra volta la macchina a noleggio (stavolta Hertz, 95 € per due giorni, nessun problema) e raggiungiamo Chapa de Corzo, il punto di partenza per visitare il Canyon del Sumindero. Giriamo per un po’ alla ricerca di un albergo, ma sono tutti pessimi e alla fine ci decidiamo per l’Hotel La Ceiba (41 €), che dovrebbe essere il migliore della cittadina: da fuori non sembra male ma la stanza, per quanto grande, è cimiteriale e non esattamente pulita. Tentiamo inutilmente di far scorrere l’acqua calda nella doccia, dopo un po’ rinunciamo e decidiamo di chiedere alla reception, controlleranno dopo cena. Raggiungiamo la piazza del paese e girelliamo inutilmente alla ricerca di un posto dove cenare. La cittadina è veramente brutta. Scoraggiati, fermiamo un tassista e gli chiediamo di portarci a un buon (!) ristorante. Ci scarica in un comedor a 1 km dalla piazza: il proprietario, è circondato da moglie e figlie con cui è molto autoritario. Ci fa sedere e si adopera subito per servirci la specialitá della casa, bistecca alla brace con contorno. Arrivano i contorni, tostaditas (tortillas abbrustolite sulla brace, buone) e frijoles che assomigliano in modo inquietante a fagioli in scatola con tutta la salamoia, e varie salsine. Dopo un po’ arrivano le bistecche, che saranno anche la specialitá della casa ma sono carbonizzate, dure come sassi e poco saporite (a parte il sapore di bruciato…): non c’è che dire, una vera battaglia se faccia più schifo questa cena o quella del Plaza Margherita a Creel. Il tipo peró è molto convinto e per tutto il tempo mentre mangiamo rimane a controllare a braccia incrociate, e con atteggiamento alquanto marziale, noi che mangiamo, la moglie che prepara tortas e le figlie che carbonizzano la carne. Ovviamente gli diciamo che è tutto buono anche se mangiamo solo per non morire di fame… Finito il rancio, torniamo a piedi in cittá e siccome non c’è in giro nessuno (sono le 22:00…) andiamo dritti in albergo. Il concierge manda un ragazzino a controllare l’acqua calda, il quale, dopo averla fatta correre per almeno 10 minuti, ed essersi lavato dalla testa ai piedi a causa dell’ugello della doccia difettoso, ci annuncia tutto fiero che ecco, l’acqua calda c’è! 04/01/2008 Chapa de Corzo – San Cristobal de las Casas All’ embarcadero di Chapa de Corzo prendiamo la lancia (8€ circa) con la quale faremo una gita attraverso il Canyon del Sumindero. A Osumacinta (si trova a metá percorso, c’è un ristorante e un motel – che non sembra neanche male – e nulla piú) facciamo una sosta di mezz’oretta, durante la quale veniamo allietati dalla esibizione di un Mariachi. L’escursione dura circa 2 ore. Una volta sbarcati, andiamo in macchina fino al parco del Sumindero, che si inerpica sulla montagna e dal quale si puó vedere il Canyon dall’alto. La Lonely non lo dice, ma solo la gita con la lancia non renderebbe l’idea: vale assolutamente la pena di fare tutte due le cose, la visione del Canyon dall’alto è forse piú impressonante ma anche navigare in mezzo alle pareti a strapiombo ha il suo fascino.
In mezz’ora di autostrada raggiungiamo San Cristobal de Las Casas, ce ne avevano parlato in tanti in termini entusiastici, in effetti la cittadina è carina e nonostante sia molto turistica si respira una certa aria bohemien. Troviamo una camera all’Hotel Monica, carino e pulito, con garage (25€), scarichiamo le valige, e andiamo a fare un giro in cittá. Di fronte alla Cattedrale (bellissima!, almeno all’esterno) c’è un enorme mercato di ciarpame vario, soprattutto tovaglie e maglioni. Ci sono anche diversi “non messicani”, per la maggior parte sembrano americani, che vendono oggetti di artigianato al mercato. Fa molto freddo, ci rintaniamo in un caffè dove beviamo del vino caldo (una specie di sangria riscaldata) molto buono e poi andiamo a cena. Abbiamo scelto il Moustache, seguendo il consiglio della LP, ma non è granché.
05/01/2008 San Cristobal de las Casas – Oaxaca In mattinata facciamo un po’ di shopping nel mercato, e visitiamo anche il mercato alimentare che come al solito è molto divertente, pieno di cose strane, incluse un paio di donne con 4-5 tacchini o polli vivi legati alle caviglie, pronti per essere venduti freschi freschi… Dopo un breve spuntino partiamo per San Juan Chamula. Parcheggiamo in un piazzale all’ingresso del paesino, e veniamo immediatamente assaliti da un mucchio di bambini che chiedono l’elemosina, sono piuttosto invadenti e fastidiosi e dobbiamo costantemente stare attenti alle nostre tasche.
Siamo qui per visitare la famosa chiesa: paghiamo il biglietto all’ufficio del turismo che si trova, fronte alla chiesa, sul lato destro della piazza, e dopo aver assicurato il guardiano all’ingresso sul fatto che non intendiamo fare fotografie o filmati, entriamo. L’atmosfera è inquietante: il pavimento è coperto da aghi di pino e centinaia di candele accese brillano ovunque: sono appoggiate su ogni superficie disponibile pavimento incluso, bisogna fare attenzione a non bruciarsi i pantaloni camminando; sono l’unica illuminazione della chiesa, e scaldano…Fra candele, incenso e odore di pino, si soffoca. Ci sono diversi penitenti seduti a terra, circondati da bottiglie di bibite gassate e di birra che serve per espellere il male a suon di rutti… assistiamo anche al sacrificio di un pollo che viene estratto da una scatola, e lentamente e progressivamente soffocato, il tutto accompagnato da un continuo, sommesso salmodiare. Questo è vero fanatismo, resistere alla tentazione di fare qualche foto è difficile…Usciamo dopo un bel po’, lievemente scioccati, e ci dirigiamo a Zinancantan (dove non valeva la pena di andare, sono solo 10km da San Juan Chamula ma è tempo sprecato).
Torniamo a Tuxtla G. Lungo la strada normale, è molto panoramica e piú lunga dell’autostrada, ma abbiamo tempo. Atterriamo a Oaxaca in orario, troviamo un taxi che ci porta all’hotel Aitana sulla Crespo, prenotato via Internet, molto buono, in una zona tranquilla a pochi minuti a piedi dal centro. Anche se sono le 22:00, camminiamo fino allo Zocalo e mangiamo un ottimo mole negro sulla terrazza dell’ Asador Vasco (20 €) che scopriremo solo poi essere uno dei migliori ristoranti di Oaxaca.
06/01/2008 Oaxaca Facciamo colazione alla fabbrica di cioccolato La Soledad, dove abbiamo il primo assaggio della cioccolata Oaxaquena – assomiglia alla cioccolata di Modica, senza burro di cacao quindi vagamente polverosa, molto zuccherata e molto buona. Facciamo alcuni assaggi e vediamo anche come viene prodotta, in pratica i semi di cacao vengono buttati in una macchina che li tritura, viene aggiunto lo zucchero e la pasta viene venduta cosí come esce dal macinino, ancora calda, in sacchettini di plastica. Dall’ Hotel Riviera del Angel in Mina 20 de Novembre prendiamo il pullman per visitare il sito archeologico di Monte Alban. Ci si arriva dopo 30 minuti circa, c’è un interessante museo dove si possono vedere i crani trapanati dagli indigeni Zapotechi in improbabili operazioni di neurochirurgia, e il sito è molto ben conservato, pulito e ordinato – ricorda un po’ Teotihuacan. Fa caldissimo, e non c’è ombra da nessuna parte. Per fortuna siamo attrezzati con la crema solare! Prendiamo di nuovo il pullman e scendiamo al Parque del Amor; da lí prendiamo un bus di linea che in 40 min circa ci porta fino a El Tule. L’Arbol del Tule è davvero gigantesco. Facciamo merenda con due Tlayudas (specialià Oaxaquena, tortillas farcite e tostate alla brace) comprate in un bar accanto all’Arbol, sono buone ma niente di speciale.
Con un bus sovraffollato torniamo in Oaxaca, è domenica e negozi e ristoranti sono quasi tutti chiusi: facciamo il turibus che dura 45 min, approfittiamo degli assaggi in un negozio che vende Mezcal e derivati, e che è miracolosamente aperto, poi andiamo a visitare la Chiesa di San Domingo che è forse l’unica fra quelle viste fin’ora che sia bella sia all’esterno che all’interno. A cena, capitiamo per caso da “Como l’agua pa’ chocolate” (27 €), un bel ristorante vicinissimo allo Zocalo dove mangiamo un’ottima selezione di mole. 07/01/2008 Oaxaca Giornata dedicata all’ultimo shopping.
Dopo un’ottima colazione al Café Alex, compriamo cioccolata alla Soledad, mole negro alla Majordomo (altra fabbrica di cioccolato), polveri per fare il mole al mercato 20 de novembre (occhio al resto quando si paga… e non solo qui), una tortillera al Mercado Central de Abastos, dove vediamo anche i banchetti con mucchi di cavallette fritte. Visitiamo poi alcune artesanias, la migliore è Maro sulla 5 de Mayo.
Andiamo a cena al Naranjo (27 €), sperando di gustare la rinomata cucina di Liliana de la Vega, ma quando siamo seduti si avvicina al nostro tavolo un signore, evidentemente americano, che si presenta quale nuovo gestore e ci dice che ha rilevato il locale dai precedenti proprietari, che se ne sono andati negli USA (!!!) dopo aver istruito gli attuali cuochi per un semestre. La cena è comunque buona, ma non sapremo mai come sarebbe stata quella cucinata dalla mitica Liliana… Dopo cena ci fermiamo in una tequileria a pochi passi dall’albergo, dove spendiamo i nostri ultimi Pesos. La nottata viene disturbata da un cliente dell’Hotel che rientra ubriachissimo e canta a squarciagola nei corridoi, inseguito dal concierge che tenta inutilmente di ridurlo al silenzio… Ma non è assolutamente una novità, ormai dovremmo esserci abituati… Oggi è stato l’ultimo giorno in Messico, domattina alle 8:00 voleremo negli Stati Uniti per terminare la nostra vacanza sulle spiagge di Miami. Nota sul trasferimento MEX-USA: dall’hotel Aitana di Oaxaca ci vogliono 20 minuti per arrivare all’aereoporto, alle 6 e 40 siamo lí e c’è giá una lunga coda per il check-in. Controllate bene che su tutte le valige venga attaccato un cartellino che specifica che i bagagli vanno trasferiti direttamente sull’aereo per la destinazione finale.