Saigon ed il Delta del Mekong
Dovendo passare la frontiera, il personale dell’agenzia ci controlla preliminarmente i passaporti, ci danno da compilare i moduli che consegneremo a “Moc Bai” confine sud fra Cambogia e Vietnam. Il torpedone è effettivamente di lusso, la carina hostess in divisa, passa fra i sedili porgendo a tutti la colazione (una brioches dolce ed una salata) ed una bottiglia d’acqua marchiata “Mekong Express”, il nome della compagnia. La toilette c’è! Il viaggio scorre quindi comodissimo e veloce. Le provincie del sud cambogiano sono vaste pianure, la jungla del nord è solo un ricordo. Giunti a Moc Bai tutti scendono dal bus per il controllo del bagagli ai raggi X, tutto il bus viene scansionato in meno di un’ora.
Appena passata la frontiera, il paesaggio cambia: verdissime risaie sono tagliate dal nastro d’asfalto, le abitazioni, anche le più povere, sono tutte in muratura anziché in legno. Appena un’ora e mezza dopo la frontiera, siamo nel cuore brulicante di Saigon, distretto 1 di Ho Chi Min City. Il pullman ci sbarca a “Pham Ngu Lao”, la zona dove tutti i viaggiatori “budget” vanno che è una specie di “Khaosan Road” di Bangkok. Dopo un paio di tentativi, troviamo due stanze presso il “Ngoc Dang Hotel” che per 13 $ ci offre l’acqua calda, l’AC, la tele e free Internet, a due passi dalla strada principale, in “254 De Thàm Street”. Saigon mi appare coloratissima (anche grazie i festeggiamenti per il Capodanno cinese che anche qui è molto sentito), incasinata al punto giusto ma senza eccessi negativi. Dopo avere preso possesso delle stanze, con Barbara faccio un giro per le vie attigue l’hotel. È un susseguirsi ininterrotto di negozi, alloggi e ristoranti, tutti muro a muro. Anche dal Vietnam vorrei portare a casa nuova ceramica per la mia collezione, la LP dice che quella prodotta a “Ba Trang”, Hanoi, a 1500 km da qui, è la migliore. Ci sediamo da “Stella”, Italian restaurant, visto il caldo entrambi vogliamo assaggiare una fresca birra Viet.
La cameriera molto gentile e sorridente alla quale chiedo della ceramica, mi dice che è molto costosa e difficile da trovare. Prezzi a parte, mi preoccupa la difficoltà di reperimento… Se la fortuna è cieca, fortunatamente la mia vista è ancora ottima; noto al di la della strada un minuscolo negozio che vende… Ceramica. Entro. È di Ba Trang. Yeahh!! La minuta gentilissima titolare mi permette di toccare ogni cosa dentro il negozio che non supera i dieci metri quadri. Studio in pochi minuti ogni cosa. Devo prendere del tempo per riflettere e per finire la mia birra prima che diventi troppo calda, ed attendo che Barbara termini la sua. Tornato al negozio dall’altra parte della via, nel giro di un quarto d’ora decido di portar via un tipico servizio da colazione, completo di vassoio in bamboo e bacchette intarsiate in madreperla, composto da una ciotola con piattino, zuccheriera con coperchio e cucchiaino di ceramica anch’esso, ed un vassoino a forma di foglia per le pietanze. Fantastico!!! Per gratitudine e per felicità, prendo anche una ciotolina che senza incarto regalo alla gentile propiziatoria cameriera di Stella. Una parte di me è già soddisfatta da questo Paese! Ed è appena l’inizio…
Fattasi notte, che al solito arriva molto presto, andiamo a cena da “Good Morning Vietnam”, ristorante italiano di fronte il nostro hotel. Il giovane titolare è di Asti, visibilmente soddisfatto e sereno, è pieno di gioia per l’arrivo della seconda figlia, nata da appena dieci giorni, l’ha avuta dalla moglie vietnamita; ha anche un ragazzino ormai in prima media, che deve essere uno sveglio! (al prof. Di inglese: “Ma lei lo sa anche l’italiano? Io si!) Serio e professionale, mi sembra lieto di parlare con noi, ci offre un paio di bicchieri di limoncello fatto in casa da lui con il lime (ottimo..). Mi sento quasi inopportuno nel fargli tante domande ma non sembra infastidito, mi risponde pacatamente; è latente in me la volontà di cambiare Paese sinché sono in tempo, nei miei viaggi cerco inconsciamente un posto nuovo dove iniziare nuovamente… Il suo nome? Il più bello del mondo: Fabrizio! Gli chiedo anche la mail, gli invierò questo diario di viaggio per riconoscenza… Grazie estemporaneo amico per i bei momenti che mi hai fatto vivere in tua compagnia nel tuo ottimo locale.
Siamo stanchi, attraversiamo la strada per tornare nelle nostre camere; mi sento sereno e soddisfattissimo per l’ottima e fruttuosa giornata. Buonanotte.
15 febbraio 2008 Saigon Oggi ci attende una giornata dal programma intenso. Ieri fra le cose, con sette dollari a testa abbiamo acquistato due biglietti per il giro della città, inclusi pranzo e guida parlante inglese, ingressi a pagamento esclusi; ora alle otto della mattina, saliamo su un moderno minibus per iniziare il nostro “city tour”. Prima tappa il “The War Remnant Museum”. Non voglio usare parole, andate a visitarlo; vi dico solo che gli anziani di qualsiasi Paese terminano la visita piangendo. L’unica considerazione che mi gira nella testa in questa visita circa gli USA, è che loro spavaldamente chiamano se stessi nei confronti del mondo “Peace Keepers” ma la storia mi insegna che sono i più sanguinari “War Makers” da sessanta anni a questa parte, ancora oggi come e più di ieri. Accetterò tutte le opinioni diverse dalle mie.
Per alleggerire la pesante atmosfera creata dalla visita al Museo della Guerra, siamo portati presso la “Pagoda Xa Loi” a “Cholon”, quartiere cinese di Ho Chi Min City. L’aria all’interno è quasi satura di incenso, nelle zone a cielo aperto, vi sono dei ventilatori che spingono i fumi verso l’alto. I diversi Buddha sono pregati dai fedeli, i quali talvolta recitano silenziose preghiere brevi anche un solo minuto prima di andar via. La bella pagoda dei primi del novecento, è ricca di altari, sculture e statue dorate, vasi antichi, ex voto e quanto incomprensibile a noi “ignoranti” occidentali.
Terminata la visita alla Pagoda, a breve distanza visitiamo il grande Mercato cinese “Binh Tai” dove è possibile trovare una incredibile varietà di articoli ma di qualità decisamente scadente. Di tutto il viaggio, nonostante l’abbondanza e per quanto pittoresco, il più deludente.
Ad ora di pranzo, torniamo nel Distretto 1 Saigon, in un ristorante a dieci metri il nostro hotel, anziché trovare il pranzo incluso nel ticket del tour, abbiamo un forfait per qualsiasi piatto scelto per un solo dollaro, bevande escluse. Io ordino un trancio di tonno cotto in una piccola pirofila di coccio che mi risulta veramente squisito.
Dopo pranzo è il turno della visita del bellissimo coloniale francese “Palazzo delle Poste”, perfettamente restaurato, è un magnifico esempio di architettura dei primi del novecento. All’interno sono gli uffici e gli sportelli operativi, nonostante si possa considerare un monumento, svolge la propria funzione impeccabilmente. Ne approfitto (cosa insolita per me!) per spedire qualche bella cartolina.
Appena di fronte le Poste possiamo ammirare, purtroppo solo esternamente, la bella “Cattedrale di Notre Dame” quasi una copia ridotta di quella di Parigi ma realizzata in rossi mattoni faccia a vista, ha due torri quadrate alte quaranta metri è in stile neo romanico.
Per concludere questa piacevolissima giornata di visite, siamo condotti al “Palazzo dell’Indipendenza”, dove per la sua conoscenza impieghiamo oltre due ore. È uno dei luoghi più affascinanti di tutta Ho Chi Min City, oggi appare esattamente come nel 1975, quando gli USA ammisero la sconfitta e coda fra le gambe lasciarono l’Indocina, ma in questo preciso luogo la storia del palazzo inizia nel lontano 1868, quando il Governatore di Indochina, il francese Lagrandière, pose la prima pietra di quello che venne chiamato Norodom Palace. Occupa una superficie incluso il grande parco, di ben dodici ettari, oggi nel parco sono presenti anche delle foresterie, uno storico gazebo (pavillon octagonal) posto su una minuscola collina, sono presenti anche dei campi da tennis.
Possiamo accedere a tutte le sale dei quattro piani, la Sala delle Conferenze, Il Gabinetto Ministeriale, la Sala Ricevimenti, l’Ufficio Presidenziale, la Sala da Gioco, il Giardino Pensile, la Biblioteca, l’eliporto… Al piano interrato (sono diversi, ma non accessibili) sono le stanze dove i quadri vietnamiti condussero le operazioni di guerra di difesa contro gli americani, con cartine geografiche ed apparecchi di telefonia e radio d’epoca originali. Ultime le cucine, tanto solide che anche oggi sarebbero perfette allo scopo; della “Electrolux”. La visita è terminata e mi sento pienamente soddisfatto. Sulla via del ritorno, Barbara si fa lasciare con altre persone presso il Mercato di Saigon, io saturo dei grandi spazi, preferisco tornare verso l’hotel per bighellonare fra i negozietti della zona, dove uno in particolare propone ottimi strumenti musicali, dalle chitarre in diverse misure, a quelli tradizionali vietnamiti, passando per i mandolini e gli ukulele. Provo una bellissima chitarra intarsiata di madreperla, la più costosa, suona gran bene, aggiungere però un sì voluminoso collo ai miei già pesanti e fragili bagagli sarebbe poco responsabile. Appena uscito dal negozio, due ragazzi francesi incontrati presso i templi di Siem Reap mi riconoscono e mi vengono incontro con grandi sorrisi. Sono lieto di offrire loro una birra che beviamo seduti nella hall del mio hotel. Per mestiere realizzano allestimenti per spettacoli, quindi lavorano itinerando, per solo sei mesi l’anno in Francia, mentre gli altri sei mesi dell’anno spendono i denari guadagnati in viaggio per il mondo. Beh, a 27 anni si può ancora fare! Nel mentre torna Barbara dal suo giro, siede con noi per continuare a ridere e scherzare ancora una buona mezzora. Fattasi ormai ora di cena, i ragazzi francesi raggiungono un loro amico presso un ristorante indiano molto poco lontano, io e Barbara dopo una passeggiata ci accomodiamo su un balcone al terzo piano di un ristorantino, i tavoli offrono un’ottima vista sulla via e godono della dolce brezza della sera.
Dopo cena riprendiamo la passeggiata che ci porta ad esplorare i vicoli che si snodano internamente le grandi vie principali; li trovo veramente caratteristici, puliti, molte sono le Guest House che propongono alloggio credo a buoni prezzi. La giornata è stata lunga ed intensa, domani la mia attesa visita al Delta del Mekong.
Torniamo ognuno alla sua camera per un meritato riposo. Buonanotte! 16 febbraio 2008 Saigon Anche oggi ho vissuto una bellissima giornata! Poco dopo le otto, puntuali siamo in Pham Ngu Lao, dove un bus è pronto a portare una quarantina fra turisti e viaggiatori verso My Tho, porta di accesso al delta del grande fiume. “A My Tho ci sono le ragazze belle” esclama la nostra guida che è poco più di un ragazzino.
Ai bordi della strada sono grandi campi a riso e cosa alquanto insolita, noto delle tombe incastonate fra gli steli verdi; sono singole, a gruppi, bianche o colorate, tombe familiari… “Vogliono rimanere sulla loro terra per sempre, in questo modo chi resta non può venderla” chiosa la nostra guida.
Il Mekong, nel Delta, offre paesaggi che ad oggi ancora mai avevo visto prima. Siamo sulla sponda nord del ramo superiore, per cui scendiamo tutti dal pullman, siamo divisi in due gruppi e fatti salire su due piroghe coperte a motore capaci di circa venticinque posti a sedere ciascuna. Il fiume divide le province di My Tho da quella di “Ben Tre”. Ben Tre è anche il nome di una affascinante cittadina del delta; formata da quattro isole, anche lontane alcuni minuti di navigazione l’una dall’altra; le visiteremo tutte e quattro nel corso dell’escursione. Sono collegate fra loro da un efficace sistema di trasporti fluviali ma è ben visibile ed in stato avanzato il cantiere di costruzione di un ponte imponente che sicuramente cambierà le abitudini delle due province una volta collegate anche dall’asfalto. Queste isole sono un ricamo, il “macramè” dell’acqua con la terra e la luce. L’economia di Ben Tre è basata sulla produzione di frutta, e naturalmente la pesca. “La frutta del delta è buonissima” dichiara sorridente la guida. Con le barche sulle quali ora siamo, riusciamo a navigare i canali più larghi, quindi per la visita alla “fabbrica” (che è un pergolato fra la fitta vegetazione) di caramelle di cocco e di ginger, trasbordiamo su una barca ancor più piccola, sempre a motore, capiente circa sei persone. Sotto la tettoia di foglie trecciate di palma, ci sono esplicate le varie fasi di lavorazione: La separazione della polpa di cocco dai gusci, la pressatura della polpa dentro sacchi di fibre naturali, la cottura, il taglio delle strisce di caramella sino al confezionamento. Tutto il processo è seguito a mano, anche i vari strumenti richiedono l’intervento dell’uomo.
Nel giardino della “factory” vi è una gabbia con due pitoni eccezionali; una ragazza li di casa, visto il mio entusiasmo, estrae dall’interno il più grosso, lungo oltre due metri e me lo mette al collo! Luminescente, morbido, docile… Come avendo fatto da apripista, molti del gruppo, alcuni vincendo una gran paura, si fanno immortalare in foto anch’essi con il pitone al collo. Non vi è alcun pericolo, i pitoni non sono velenosi, mal che vada, stritolano! Ripresa la barca, cambiamo isola per il pranzo. Mangiamo sotto un pergolato di legno, stavolta il pranzo è realmente incluso nel biglietto, la birra no! Dopo pranzo, con una imbarcazione ancora più piccola, ci addentriamo fra i canali del Delta. Il verde è brillante in modo assoluto e la vegetazione forma vere e proprie gallerie con una striscia di cielo in alto, l’acqua è calda al tatto, pacata e rassicurante. Mi sento beato fra questa natura benevola e ridondante di Ben Tre, simile ad un Paradiso Terrestre acquatico, generoso di risorse, sono prodotte squisite banane e noci di cocco, mango, ananas, i lichis, Sbarchiamo in un altro settore dell’isola, andiamo in una casa che lavora con i turisti, sotto un pergolato ci offrono un the da aromatizzare con il succo di minuscoli ma dolcissimi mandarini, hanno anche delle arnie e la loro specialità è la produzione di miele, non molto denso anche per la temperatura alta ma anche per un non elevato grado zuccherino. Specialità nella specialità, una piccola produzione di caramelle di miele e fiori di loto… Che dire amici, sapori celestiali rendono all’umore delle persone una pace difficile da provare.
Dopo la sosta per in the, percorrendo a piedi un sentiero fra la vegetazione ed i fiori colorati a forma di spiga, gialli e porpora, giungiamo presso un’altra piccola azienda che produce frutta, sono grandi le tettoie attrezzate per accogliere le persone che qui possono assaggiare e comprare la migliore frutta del Delta. Il piccolo chiostro adibito alla vendita, pulito con la frutta disposta in geometrie perfette, è di per se una cartolina. Ci viene anche offerto uno spettacolino di musica e canti del Delta, i musicisti suonano strumenti acustici e ragazze e bambine in abiti tradizionali cantano in maniera soave.
La mia mente, scevra da qualsiasi pensiero, è curata da sensazioni di una profonda armonia taumaturgica.
Cambiamo nuovamente imbarcazione, minuscola di due posti che avanza frusciando sull’acqua spinta da due rematori con pagaia, uno a poppa ed uno a prua. Un miglio a remi, fra i canti degli uccelli, i raggi del sole che filtrano fra le foglie delle palme che emergono direttamente dall’acqua: celestiale! Alla fine del canale raggiungiamo il grande fiume, trasbordiamo sulla prima grande imbarcazione che ci sta attendendo. Navighiamo sino l’altra sponda, torniamo a My Tho. Pullman, Saigon.
Tornati in hotel, prendiamo due birre dal frigo del market a fianco, poi andiamo a preparare i bagagli, domani partiremo alla volta della Cambogia e la sveglia sarà alle sei.
A cena ci sediamo in un ristorante Viet proprio di fronte “Stella”, assaporando con del riso a parte, vari tipi di gamberi, dolci e leggermente piccanti. Che bontà! Con gli ultimi Dong in tasca, acquisto una bottiglia di “vino di serpente”, un infuso poiché nella bottiglia vi è un vero cobra che tiene in bocca per la coda uno scorpione! Considerato un medicinale, dovrebbe curare dalla sciatica ai reumatismi, dall’impotenza alla eiaculazione precoce sino alla pazzia…
Prendo anche un paio di vasetti di balsamo di tigre bianco, una specialità medicale Viet. Prima delle 23,00 saluto Barbara e mi ritiro in camera, scrivo il diario, spengo presto la luce. Buonanotte!
Fabrizio Carbognin muxicante@hotmail.It