Saudade: Lisbona, Fado e Pastèis de Belèm
Dal 13 al 16 – Villamoura (Algarve), Hotel Dom Pedro Marina Dal 16 al 17 – Lisbona, Hotel Miraparque 06 agosto Partenza per Lisbona da Milano Malpensa. Atterraggio (con applauso) alle ore 22.10 locali. Volo TAP con qualche turbolenza.
Aeroporto di Lisbona. Bus n. 45 (alle 22.30, ora locale, è il solo che porta in centro). Stop a Praça Marques de Pombal. Scesi dal Bus SuperTechMan non aveva capito da che parte eravamo girati. Forse era impegnato a pensare alla Pizaria Pastelaria vista lungo il tragitto, segno che evitare il Bacalau si può! Ho individuato subito la via dell’albergo (Hotel Miraparque); ovviamente la via è in salita e of course l’albergo è in cima! Per fortuna dietro l’angolo c’è una fermata della Metro (fermata Parque, linha Azul). Di fronte alla nostra stanza il Parque Eduardo VII… un po’ di verde, rilassante (ma con un sacco di cicale!). Temperatura all’atterraggio: 32 gradi! In TV Sporting Lisboa-Manchester Utd (3-0): partita con incasso in beneficenza per le vittime degli incendi che in questi giorni stanno devastando il Portogallo.
NOTA: all’atterraggio l’aereo ha abbassato le luci in cabina: dall’oblò Lisbona illuminata, il ponte sul Tago e noi che sorvolavamo l’Oceano… meraviglioso.
NOTA di SuperTechMan: il nome dell’operazione di beneficenza è, a suo parere, gotico: “Rinascer das Cinzas”, ovvero ‘rinascere dalle ceneri’.
In effetti, è gotico.
07 agosto Dopo aver girato attorno alla Baixa per un’oretta (senza sapere che fosse la Baixa), abbiamo finalmente trovato una fermata del tram (pardon: éléctrico) n. 28. L’abbiamo preso, direzione Alfama. Ci ha mollati al capolinea, facendoci cenno di scendere, per ripartire poco dopo senza di noi (grazie!). Abbiamo fatto 2 passi nel quartiere Graça (senza sapere di essere lì!). Siamo entrati in un supermercato e poi abbiamo preso un altro 28 per finire il giro. In realtà pensavamo di finirlo, ma anche questo 28 ci ha mollati al capolinea (piazza Martin Moniz, ma non sapevamo di essere lì!)… per cui abbiamo dovuto rincorrere un altro 28 per raggiungere l’Alfama e scendere.
Abbiamo fatto qualche foto dai vari Miradouros che ci sono in cima e a piedi ci siamo arrampicati fino alle rovine del Castello. E qui… ho avuto la conferma che gli Iberici sono tutti uguali. Persino gli animali hanno le stesse abitudini! Anche qui, infatti, come accadde a Madrid, un simpatico piccione mi ha lasciato un pensierino su una spalla! Poco dopo sono riuscita a sedermi su una cacca… mancava giusto che la pestassi e avrei fatto l’en plein.
Tuttavia, gira che ti rigira, la giornata è finita in gloria, con i favolosi Pastèis de Belem: dolci di pasta sfoglia ripieni di crema con cannella e vaniglia, spolverati di cacao e zucchero a velo, serviti tiepidi… che spettacolo!!! Li abbiamo comprati in una pasticceria originale, nei pressi della Torre di Belem e del Convento de Los Jeronimos (enorme e stupendo) NOTA 1. Mentre passeggiavamo per Praça do Comercio ci hanno fermati 2 volte per venderci marijuana (ecco “comercio” di cosa…) NOTA 2. Per SuperTechMan Lisbona è una Catania abitata da Napoletani 08 agosto Oggi è andata meglio. Da bravi “italiani medi”, pensavamo di poter non leggere la guida, pur avendola comprata. Ma dopo aver letto le prime pagine, abbiamo organizzato le idee e pianificato il tour odierno: giretto nella Baixa (ora che sapevamo cos’era), salita (a piedi) al Chiado, con i suoi grandi magazzini (Fnac su tutti), le rovine del Convento del Carmine, pranzo in un locale spagnolo (caprese per SuperTechMan e calamari per me… ma era Spagnolo, giuro!), visita all’Oceanario e al quartiere ipermoderno del Parque des Naçoes. Infine, Bairro Alto by night con cena al “Bizzarro”, locale più o meno tipico dove ho mangiato Bacalahu Assado com Batadas Cocidas (baccalà arrosto con patate bollite) e dolce della casa (una specie di mascarpone, troppo liquido!). Per SuperTechMan: pancetta in padella con patate fritte e fetta di torta di crema con biscotto sbriciolato sopra (pastosissima!)… e SuperTechMan pensava che il biscotto fosse pan grattato… vabbè. Comunque… Il Barrio Alto va senz’altro visitato la sera! Considerazione della giornata: dal punto di vista linguistico il Portogallo è un casino: se parli spagnolo si incazzano perché ci tengono alla loro autonomia, ma se parli italiano, ti prendono loro per spagnolo e ti parlano nella tua presunta lingua: uno spagnolo con pronuncia portoghese che devi decifrare. Se poi passi all’inglese, ti guardano sospetti e ti chiedono se sei italiano, dopo di che farfugliano qualche parola (“è tutto?”, “grazie”) e poi ti sorridono. E’ uno strano popolo… dove gli uomini spesso puzzano di sudore e le donne si stra-profumano! NOTA 1. Abbiamo visitato l’Oceanario, bellissimo! Tutto era ben spiegato: pesci, ecosistemi, diagrammi… ma quel pesce enorme e bruttissimo che nuotava in mezzo all’acquario, che cos’era? Perché non era segnalato? Mah… NOTA 2. Cinque minuti di SuperTechMan filosofico: davanti all’Oceanario, all’interno dell’area expo, ha detto: “questo è il mondo perfetto: è hi-tech, multietnico, verde, luminoso”… che guru! NOTA 3. Questa frase filosofica è stata ribadita e confermata appena abbiamo scoperto che nella zona Expo c’è la sede di Euro-RSCG Portugal 09 agosto La Triade: Palacio, Giardini, Castelo: Sintra! Per sfruttare al meglio la Lisboa Card (26,55 Euro di card per mezzi pubblici e un sacco di musei gratis, ma in sole 72 ore – neanche nei Giochi senza Frontiere!!!)… essendo oggi il suo ultimo giorno di utilizzo, mi sono passata tutta la notte precedente in bianco, per vedere cosa era meglio fare oggi. E ho deciso: Sintra. Viaggio gratis e visita del Palazzo gratis… Già! Ma il Palazzo sta in mezzo ai Giardini… e per vedere i giardini… si paga! Vabbè, paghiamo, entriamo nei giardini, di cui all’ingresso non si vede nulla e scorgiamo il Palacio in cima alla collina. Un allettante bus costituito da una carrozza simil-tram-antico di legno è parcheggiata in attesa di turisti. Ci fiondiamo. Anche il viaggio tra il piazzale d’ingresso e il Palacio si paga! Ma la vecchietta alla guida del possente mezzo, la quale ha probabilmente letto una espressione di “stizza” sul mio viso, si è affrettata a dire “es ida i volta” (ovvero, il biglietto vale per l’andata e il ritorno… e volevo proprio vedere!). Ci siamo e partiamo: ovviamente il percorso del bus è su una stradina irta da cui dei giardini non si vede nulla. Arriviamo al Palacio: una roba strana, rosa, gialla e blu, con azulejos (le famose piastrelle –tipicamente portoghesi- dipinte con “affreschi” azzurri) e sculture di dubbio gusto. Al suo interno, i mobili antichi progettati da Eiffel (sì, quello della torre!), le porcellane di un famoso porcellanista francese, una vasca da bagno con doccia incorporata. Insomma, un palazzo “di design” con mobili “di design” dell’epoca (fine 800, inizi 900). OK, visto questo, siamo ridiscesi con il bus… dei Giardini, neanche l’ombra. Vabbè, per “giardini” forse si intendeva il parco con gli alberi folti… abbiamo deciso, quindi, che li avevamo visti.
Ci siamo quindi diretti verso l’altra attrattiva di Sintra: il Castelo. Andiamo, facciamo il biglietto per entrare (nessuno sconto con Lisboa Card!) e… un dettaglio: ormai con biglietto in mano non troviamo l’ingresso al sito! Ci accorgiamo di una porta girevole curiosa, con al di là una stradina, ma di lì solo gente che esce. Titubiamo… cerchiamo… vicino alla porta una freccia semi-distrutta che ci pare indichi altrove. Poi decidiamo: entriamo di lì. Era l’accesso giusto. E ovviamente il percorso era in salita, per raggiungere le rovine del Castello dei Mori (Kouros). OK, visto anche questo… è tempo di andare. Ritorniamo alla porta girevole, dove altri ragazzi italiani in difficoltà si interrogano sul fatto che quello sia o meno l’ingresso giusto. SuperTechMan, mosso da pietà e spirito patriottico dice loro: “Il Castello è da quella parte!”. Estremamente sollevati, ringraziano di cuore! Usciamo, e ci mettiamo in attesa dell’autobus per scendere alla stazione. Già… l’autobus!!! Sia all’andata che al ritorno ci becchiamo lo stesso autista pazzo che percorre una strada stretta, in salita, con burrone accanto, senza protezioni, a tutta velocità. All’andata è riuscito a evitare un frontale con un camion per pura fortuna. Il ritorno è stato un po’ meno avventuroso. Ci siamo fermati a fotografare il Palacio Nacional de sintra (‘na roba bianca e gialla con due coni davanti –che poi ho scoperto essere camini giganteschi che si sviluppano sotto terra) e poi giù alla stazione. Qui accanto, da “Pizza Hut”, abbiamo fatto un break.
Una volta a Lisbona abbiamo iniziato a cercare un ‘rent-a-car’. Le pagine gialle ne indicavano uno al Parco delle Nazioni, che noi ovviamente non abbiamo trovato. Quindi abbiamo dirottato su “Pans” al megacentrocommerciale “Vasco de Gama”, al Parco des Naçoes.
10 agosto “Oggi? Oggi andiamo a Cascais, Estoril, Cabo da Roca e Mafra”… sì, magari! I nostri progetti, durante questa vacanza sono stati continuamente messi in discussione, modificati, rimandati. Dovevamo anche andare a Porto, Coimbra, Fatima, ma a causa degli INCENDI che stanno rovinando tutta la flora portoghese, PROPRIO DOVE VOLEVAMO ANDARE NOI, siamo stati costretti a rinunciare. E così oggi pensavamo a un itinerario, ma ne è uscito un altro.
Arrivati a Cascais –che dovevamo visitare- abbiamo pensato di prendere subito il bus per Cabo da Roca, il punto più occidentale d’Europa. Scoprendo per puro caso (seguendo un autobus in movimento) che il capolinea del mezzo che ci serviva era nel parcheggio SOTTO un centro commerciale. Abbiamo quindi preso il n. 403 e a Cabo da Roca ci siamo beccati tutta la corrente gelida dell’Oceano. Tecnicamente: un fred da mat! Ovviamente, foto di rito e filmato con vento che entra nel microfono, quindi attesa del bus per tornare a Cascais e visitarla.
Nel frattempo, idea geniale: vedere sull’elenco telefonico quali fossero gli indirizzi di Avis a Lisbona (Avis-Rent-a-Car, infatti, garantiva sconti ai viaggiatori di TAP-Air Portugal).
Arriva il bus, SuperTechMan sale prima di me, l’autista gli dice che quella corsa NON VA a Cascais… e lui che fa? Invece di scendere e prendere quella dopo… FA I BIGLIETTI PER SINTRA!!! E che caspita ci andiamo a fare di nuovo a Sintra??? A vedere i Giardini mai visti??? NOTA: tra l’altro, tornando giù con l’autobus da Sintra ci siamo accorti che i Giardini erano altrove… mah! Comunque, niente paura… cambio di programma in corso… da Sintra si prende il treno per Queluz. Una località definita “anonima” dalla guida, nella quale è stato costruito un immenso palazzo rosa, che abbiamo visitato. Ingresso gratis per i giornalisti (come all’Oceanario) e possibilità di scattare qualche foto –che non guasta mai…-.
Al rientro a Lisbona abbiamo fatto una puntatina all’Avis-Rent a car, perché, come da nostro programma, volevamo noleggiare un’auto per fare qualche escursione, ma soprattutto per raggiungere agevolmente l’Algarve (che il TG diceva essere in fiamme) per trascorrere la seconda parte della nostra vacanza. Solo che… all’Avis ci dicono: (1) che non hanno macchine, (2) che non possono prenotarcele e (3) che quindi si andava per tentativi… PANIC. Decidiamo di tornare l’indomani e nel frattempo optiamo per la cena al Bairro Alto: ristorante Imperios dos Sentidos (impero dei sensi) dove ho mangiato un risotto baccalà e gamberi cotto nel prosecco da leccare il piatto! Una meraviglia. Per SuperTechMan, maiale al marsala. I dolci: Tiramisù a SuperTechMan e budino alla cannella con salsa all’arancia per me… che meraviglia sublime! 11 agosto Mattinata di quasi riposo. Decisi a trovare un’auto a noleggio, ci siamo recati nuovamente all’Avis e la signorina ci ha confermato che un’auto ci aspettava in un altro centro Avis in una zona inesplorata della città. Andiamo e per la “modica” cifra di 240 €, circa, per 7 giorni, ci danno una Fiesta nuova con la PASTA (ossia documenti e libretto) nel cruscotto. Aria condizionata e autoradio incluse. Colore: grigio metallizzato. Carina.
Eravamo in zona “Avenida da Repubblica”, che a spiegarlo e a raggiungerla coi mezzi è stato un po’ articolato, ma una volta scoperto che era dietro la statua del Marques de Pombal, a 2 passi dal nostro hotel, ci ha fatto un po’ sorridere. Finalmente eravamo auto-muniti e le mie stanche membra potevano farsi accompagnare ovunque, senza più il timore di dover affrontare scale e salite (Lisbona è proprio una città “scomoda”, da questo punto di vista). Così, affrontiamo i percorsi “mancati” nei giorni scorsi.
Cominciamo da Cascais: la cittadella, fortificazione oggi ancora caserma militare, il municipio con chiesetta sulla Piazza 5 Ottobre, che dà sul porticciolo… Intravediamo le spiagge -2 piccole insenature di sabbia affollate- e pensiamo di aver già documentato sufficientemente la località. Per cui ripartiamo: tappa a Estoril per foto davanti al casinò più grande d’Europa e click su via Anita (abbiamo per fortuna lasciato perdere l’idea di andare alla ricerca del circuito di Formula Uno da fotografare… Deo Gratis!). Dopo di che, siamo ripartiti alla volta di Mafra, per visitarne il Castello, il Monastero, il Palazzo (che poi abbiamo scoperto essere lo stesso edificio). Arriviamo alle 16. Alla prima porta imboccata ci spiegano che l’ingresso è altrove e l’ultima visita inizia alle 16.30. Corsetta, biglietti (anzi uno solo, perché per i giornalisti è gratis) e poi ci accalchiamo con altri sotto una rampa di scale. Un losco figuro si presenta e ci consente di salire. Ci guardiamo tutti perché non vediamo la “guardia” che secondo la guida Lonely Planet doveva accompagnarci (NOTA: tutti gli italiani in Portogallo quest’anno avevano la guida Lonely Planet. Più raramente la Routard o quella del Touring). Guardia o non guardia, decido di salire… e mi rendo conto che tutto il gruppo mi sta seguendo. Prima rampa: porte chiuse. Dovremo salire anche l’altra… chiuso pure lì… Inutile dire che, arrivati in cima sudati e ansimanti, non avevamo trovato neanche una porta aperta (ma che ci aveva fatto salire a fare?). Sentiamo dei passi dietro di noi. E’ l’uomo che ci aveva fatto salire. Ha un mazzo di chiavi “antiche”. Capiamo che la “guardia” è lui. È portoghese, parla solo portoghese e ci descrive ogni stanza in portoghese… e la visita dura un’ora! Senza poter fotografare nulla (sigh…).
Come dicevo, Mafra è tante cose insieme: nasce come monastero costruito come voto dal re (“se avrò un erede…”), poi è ampliato a palazzo reale con un fasto esagerato (oltre 200 metri di corridoio, metà ala del palazzo, per consentire ai nobili di passeggiare, 10 mila ettari di superficie, migliaia di persone per costruirlo, per un investimento globale che fece crollare a picco l’economia nazionale dell’epoca!!!). Un autentico scempio… ma tant’è! Siamo rientrati al tramonto, costeggiando (sfiorando appena, in verità) Ericea e arrivando a Lisbona in tempo per farci il primo giretto in auto by night.
12 agosto Abbiamo deciso di andare a Evora e nella penisola di Setubal. Imbocchiamo pertanto l’autostrada e attraversiamo una vastissima distesa di querce da sughero, alcune delle quali senza corteccia –da cui si ricava appunto il sughero- e dunque nude e rossicce: uno spettacolo bellissimo. Arrivati a Evora, la prima cosa che ci attendeva, neanche a dirlo, era una bella salita… su, fino alla piazza centrale, con la Sé (che sta per Sede e indica la chiesa principale, il Duomo) e poco distante i resti di un tempio romano, qualche palazzo, un Miradouro (terrazza panoramica) e una chiesetta privata con accesso a pagamento e le pareti interne interamente rivestite di Azulejos: molto bella. La guida indicava poi dei resti romani all’interno del municipio. Dopo aver girato attorno a qualche palazzo, SuperTechMan ha deciso che qualche pietra testimoniava a sufficienza la “romanità” del posto e ha fotografato qualche macigno. Alla fine abbiamo poi trovato municipio e resti e fatto qualche click serio. Ora di pranzo: ci siamo fermati in un locale del posto e abbiamo mangiato un piatto unico con spaghetti freddi (!?!) e FRANGO (il pollo, piatto nazionale!)… non un granché.
A Evora c’è la cosa più raccapricciante del mondo. In verità c’è anche a Roma, in una chiesa di Via Veneto, e mio suocero mi ci ha portata, ma l’avevo rimossa. Trattasi di una cappella il cui interno è completamente ricoperto di ossa umane, che sono anche accatastate nelle navate laterali, fino al soffitto, con 2 mummie appese, una delle quali probabilmente di un bimbo. Anche la splendida cappella privata rivestita di Azulejos aveva un ossario nel sottosuolo, visibile da una botola… davvero poco rispettoso, trovo… Lasciamo la città riprendendo quell’autostrada lungo la quale all’andata, ci aveva accompagnati, per qualche minuto, una canzone di Ramazzotti (brivido di disgusto). Pensavamo non potesse accadere nulla di peggio, invece ci siamo cuccati pure la Pausini! Arriviamo nella Penisola di Setubal, dove visitiamo i Castelli, trasformati in splendide Pousadas, di Palmela, Setubal e Sisimbra. Abbiamo evitato di seguire l’indicazione per i Sepulcros Neoliticos (che SuperTechMan ha salutato con un poco entusiastico “Mè coyons!”) e arrivati a Sisimbra, sulla spiaggia, abbiamo visto uno splendido tramonto sull’Oceano.
La sera siamo andati al Corte Inglès, un grande magazzino poco distante dal nostro albergo, e abbiamo comprato cibo per la cena e per il viaggio del giorno dopo in Algarve! 13 agosto Check out all’hotel Miraparque, ma senza la sensazione di “vacanza finita” che di solito accompagna i check out. In fondo saremmo tornati in quell’hotel per la nostra ultima notte in Portogallo. Oggi però, si parte per l’Algarve. Riprendiamo l’autostrada per il sud, attraversando il Ponte 25 de Abril (che ha di fronte una copia dell’Angelo di Rio de Janeiro… mah!). Percorriamo questa autostrada (il cui concetto è un po’ diverso dal nostro: lunga e tortuosa, in mezzo a distese deserte di colline arse dal sole, arbusti e, se va bene, qualche quercia da sughero e sperduti villaggi in lontananza). Attraversiamo anche una vallata completamente annerita da un incendio il cui odore acre e pungente era ancora nell’aria. Finché arriviamo in Algarve. Seguiamo le indicazioni per Faro e, appena le scorgiamo, quelle per Villamoura, la località in cui ci aspettava il nostro albergo a 4 stelle. Entriamo a Villamoura come da noi si entra a Milano 2: una strada di ingresso con aiuole e rotonde super curate e indicazioni NON per il centro e per il mare, ma verso QUESTO o QUEL Campo da Golf. Raggiungiamo il centro della località e individuiamo il nostro hotel. Gli giriamo attorno 3 volte e finalmente capiamo come entrare: direttamente con l’auto, suoniamo alla sbarra che si alza e parcheggiamo davanti all’ingresso tutto piante ed eleganza, tra Bmw e Mercedes… la nostra Fiesta, però,aveva la sua dignità: anche lei con targa portoghese… con un boccione di acqua Luso nel baule, comprato il giorno prima al Corte Inglès. Abbiamo ritenuto opportuno non entrare con la scorta di acqua e viveri.
Entrati, facciamo il check in con un receptionist che si affanna a parlare italiano e a cui SuperTechMan (cafone!) dice che poteva parlare tranquillamente in inglese. Il poverino mi guarda e mi chiede se il suo italiano è così male… che imbarazzo!!! La hall dell’albergo era davvero di classe: piante alte con mobili in vimini e cuscini colorati, area piano bar nello stesso stile, che dava sulla piscina dell’hotel, dalla quale si aveva anche accesso a un’area coperta con Jacuzzi idromassaggio in acqua tiepida… Saliamo nella nostra stanza accompagnati dal “facchino” (?) per il quale avevo già preparato un mucchietto di monetine di piccolo taglio, sicché il gruzzolo sembrasse più cospicuo di quanto in realtà non fosse (la mancia mi è sempre sembrata una pessima usanza!). Una volta in stanza, disfo i bagagli, SuperTechMan va a farsi un giro di perlustrazione, rientra e PLUFF, immediatamente in piscina. Una volta in acqua, abbiamo pianificato la nostra permanenza in Algarve: piscina, letto, Oceano, spiaggia e cena al Porto di Villamoura, dove si concentrava la movida locale, fatta per lo più di portoghesi. Finalmente: avevamo lasciato gli italiani a Lisbona!!! 14 agosto Le giornate in Algarve, un po’ per volontà e un po’ per gli incendi che il TG diceva essere a Portimão e a Faro (eravamo dunque circondati), le abbiamo trascorse tutte a Villamoura, anzi Vilamoura. Così, oggi siamo scesi a fare colazione (finalmente un buffet coi fiocchi, altro che Lisbona) dove c’era uno strano tostapane che ho provato subito: si mettevano le fette di pancarrè in una specie di bocca metallica dove una griglia mobile le accoglieva per restituirle in un raccoglitore metallico, tostate al punto giusto in pochissimo tempo. Bello. Quindi, dopo colazione, piscina fino all’ora di pranzo, dopo di che, saliti in camera, abbiamo mangiato gallette di riso e cereali con uva che avevamo comprato al Corte Inglés. Il freschino dell’aria condizionata ci ha accompagnati in un riposino pomeridiano, fino all’ora di cena: passeggiata al porto e cena in loco. Attimo di panico: rimasti senza soldi, decido di prelevare, ma il bancomat non mi dà neanche un eurino. Anzi, dice che ci ho messo troppo tempo e mi saluta! Scopro il giorno dopo che in realtà avevo spinto i pulsanti sbagliati.
15 agosto Ultimo giorno in Algarve, così, tuffo nell’Oceano obbligato. Ci rechiamo in spiaggia (bellissima) e splash: tuffo per gradi perché di fatto l’acqua dell’Oceano è freschina, ma assolutamente gradevole in questa torrida estate. Prendiamo il sole e –of course- ci bruciamo. Rientriamo per pranzo (compriamo qualcosa al supermarket) e… pennichella pomeridiana. Ci voleva: dopo la perlustrazione di Lisbona e dintorni avevamo bisogno di un paio di giorni stra-riposanti. Sera: cena al porto, passeggiata e qualche acquisto (i soliti souvenirs).
16 agosto Check out e partenza per Lisbona. Lasciare questo posto mi dispiace, anche perché giusto il giorno prima un vento fortissimo aveva spazzato completamente il cielo regalando all’Oceano il suo colore blu intenso e svelando un lembo di terra che ci rivelava che eravamo in una baia. Bellissimo. Grazie a questa rivelazione abbiamo capito che probabilmente avevamo visitato il Portogallo nel periodo sbagliato. A Lisbona, infatti, il panorama non era mai stato nitido. Sempre una nebbiolina, una foschia lontana si abbassava sul Tago e sull’Oceano, spegnendo un po’ i colori della città, che risultavano tutti sfumati. Paragonati a quelli visti qui ieri, sembrano proprio tutt’altro posto.
E così, di nuovo in autostrada, questa volta decidiamo di salire sul ponte Vasco De Gama, per entrare nella capitale. Un ponte lunghissimo, con salite, discese e curve, in mezzo al Tago, anzi a congiungere le 2 rive nel punto in cui sono più distanti. Entriamo quindi in città dalla parte opposta rispetto a dove si trovava il nostro albergo e, of course, arriviamo in centro e ci smarriamo tra le viuzze della Baixa, proprio mentre nella nostra autoradio Nec canta “Laura non c’è – remix”. Ok. Fatto l’en plein: Ramazzotti, Pausini e Nec… possiamo andare a casa! Arriviamo all’hotel e un pseudo-facchino ci corre incontro a prendere i bagagli e pronuncia la solita frase di rito, in italiano: “Prima volta a Lisbona?” e SuperTechMan replica: “no, eravamo qui la settimana scorsa”, al che questo mi guarda, sorride e, puntandomi il dito contro dice: “ah, sì, mi ricordo!” (non voglio sapere cosa si ricordasse!!!). Entriamo in albergo, in una nuova stanza da fotografare, dopo di che decidiamo di trascorrere il pomeriggio al Corte Inglés. La sera, cena di nuovo al Bairro Alto, c/o Imperio dos Sentidos, per un bis di risotto-baccalà-gamberetti-nel-prosecco… quindi passeggiata by night, discesa nuovamente con l’elevador e giretto nel centro, al Rossìo, a vedere la chiesa non visitata né fotografata (grave dimenticanza!) dove venivano un tempo pronunciate le sentenze dell’Inquisizione. Poi a nanna… stava salendo l’ansia da volo.
NOTA: al Corte Inglés abbiamo anche comprato una collezione di bottigliette con tutti i tipi di Porto, che proveremo a casa… potevano forse mancare??? 17 agosto Eccoci qua. Abbiamo lasciato l’auto alla reception Avis dell’aeroporto e ora siamo in attesa del volo. Originariamente previsto alle 15:30, ora locale, ma con un ritardo di un paio d’ore!!! Saremmo quindi arrivati a Malpensa attorno alle 20, anziché alle 18, ora italiana (un’ora più avanti rispetto al Portogallo).
OK. Finalmente partiamo. Le solite 2 ore di panico, come sempre quando volo. Atterraggio in mezzo a una turbolenza (temporale in città) con un parroco seduto dietro di me che, parlando con qualche collega, faceva battute di dubbio gusto, tipo: “adesso giriamo un po’ prima di atterrare… speriamo di avere abbastanza carburante!”… insomma, l’avrei mandato io al Creatore!!! Comunque, atterraggio senza problemi: back home again… NOTE SULLA VACANZA: * Come detto, Lisbona va probabilmente visitata a fine giugno o settembre. Non solo. È una città che fa uno strano effetto: una volta a casa se ne sente la mancanza (la cosiddetta “saudaji – saudade” portoghese)… è come se la si apprezzasse a distanza di tempo.
* Appena presa la macchina a noleggio ci siamo anche comprati l’ultimo CD di Madonna, “American Life”, che è diventato la colonna sonora della vacanza – chiaramente infestata dal trio Nec-Ramazzotti-Pausini * Dimenticavo: il FADO! Si tratta del “Canto Popular Nazional do Portugal”: un lamento continuo di donne e uomini che, con SuperTechMan a imitarli, mi ha certamente allietato la vacanza. Ci avevano detto che avremmo sentito questa colonna sonora in tutte le strade della città. In realtà era per lo più nei locali turistici… anche se noi, decisamente fortunati (?) ne abbiamo sentito un brano originale uscire da una casa della Graça (opportunamente registrato) IL PORTO * 06/09/03 – Primo assaggio di Porto. Abbiamo aperto la prima bottiglietta. Trattasi di “Dona Margarita”, Reserva da Familia “Quinta do Infantado”, vinho do Porto do Produtor Gontelho, Covas, Alto Douro. Un rosé (rosso per SuperTechMan) da 19,5 gradi. Dolce, ma molto, molto alcolico. Sul retro della bottiglia c’era scritto: “D. Margarita, para uns Tia, Guida para outros, depois de enviuvar cedo, teve coragem, persistência e dedicação bastantes para dar una licenciatura a cada um dos três filhos menores, lançando, sem medo nem fraqueza, a base da primeira empresa produtora – engarrafadora da Região Demarcada do Douro – a Quinta do Infantado. Envelhecido em casco e engarrafado em 2002”.
* 02/11/2003 – Secondo assaggio di Porto. “Porto White Seco”. 19,5 gradi. Buonissimo… Leggermente liquorato/marsalato. Dolciastro. Bianco. Estremamente buono. Vino del 1816. “Quinta do Infantado”. Vinho do Porto do Produtor. Produzido, seleccionado e engarrafado na Quinta do Infantado. Vinhos do Produtor, Lda. Gontelho-Covas. Alto Douro. Produce of Portugal. Sul retro: “Seleccionado entre as melhores colheitas de “vinhos finos” de Gontelho tem uma venda limitada, a fim de garantir a sua qualitade e todas as características das “vinhos generosos” do Douro, restaurando assim a antiga tradição dos vinhos do produtor”. Engarrafado em 2003.
* 02/11/2003 – Terzo assaggio di Porto. “Porto Tawny Demi-Sec”. 1816. Quinta do Infantado. Mis en bouteille à la Quinta. Vino rosso piuttosto forte e dal sapore deciso. Molto buono però il retrogusto e il sapore che lascia in bocca. Davanti c’è scritto: “Produced, bottled and shipped by Quinta do Infantado. Vinhos do Produtor, Lda. Gontelho. Covas. Alto Douro. Produce of Portugal”. Anche questo è 19,5 gradi. Sul retro: “Selectionné parmis les meilleurs récoltes, ce vin est vendu en quantités limitées, à fin de préserver sa qualité et toutes les caractéristiques des vins de la Quinta do Infantado”. Mis en bouteille en 2002.