Yucatan: su e giù por la carretera
Il volo serviva sia Bologna che Roma, e in quest’ultima era previsto per noi lo scalo sulla via del ritorno: di fatto anche all’andata l’areo ha fatto scalo per carburante in Irlanda, quindi la prima tratta è stata interminabile (non lunga come se avessimo viaggiato con aerei di linea dal nostro punto di partenza…Ma quasi!!!) La località Avendo in mente di privilegiare le attività balneari, con qualche digressione archeologica, abbiamo scelto di soggiornare ad Akumal: non si tratta di una vera città ma una serie di baie, ognuna con il proprio accesso dalla carretera nacional (Highway 307), con grandi resort, hotel a conduzione familiare o piccoli condomini. Si trova a 90 km.Dall’aeroporto di Cancun, a 40 km.Dall’abitato di Play del Carmen e a 15 km.Da Tulum.
Noi eravamo nella baia Akumal sud confinante con il grande resort Baia Principe, ma abbiamo visto anche la baia centrale di Akumal, dove ha sede l’Akumal beach resort, venduto da Columbus per l’Italia, e visitato anche la baia di Akumal Nord. Vi consiglio il sito locogringo.Com per informazioni e viste aeree di tutta la riviera Maya (ecco il link sulla baia di Akumal sud: http:// www.Locogringo.Com/maps/tour/118a-t.Html ) Il villaggio Il GRAND OASIS fa parte della catena spagnola Oasis e viene venduto per l’Italia da Veratour: nel catalogo, se non ricordo male, vengono indicate circa 120 camere, che è solo la parte dedicata alla clientela italiana. In realtà ce ne sono altrettante riservate a clientela internazionale (prevalentemente nordamericana). Si tratta comunque di un resort di dimensioni medie…E quindi più umane rispetto ai colossi che arrivano a 1000 camere o più. Grandi spazi comuni, camere pulitissime, arredamento in stile messicano (il catalogo diceva stile Zen-Maya: cosa avrà voluto dire ?? l’impressione generale era ottima).
Trattamento all inclusive con varietà di ristoranti a buffet o a tema -Asiatico, Gourmet, Brasiliano, Mediterraneo- oltre a un sushi-bar che riscuote notevole successo. Alcuni dei ristoranti a tema sono aperti solo di sera e richiedono la prenotazione in anticipo, però senza alcun sovrapprezzo. Noi non siamo affatto patiti dell’all inclusive, anzi lo evitiamo se nella località che ci interessa troviamo una struttura adeguata che offra invece la mezza pensione: devo dire che questa è stata la struttura di questo tipo che più abbiamo apprezzato tra quelle viste negli anni.
Animazione italiana e internazionale gradevole, non invadente.
La spiaggia è molto ampia e protetta da barriera corallina distante 100-150 mt: partendo dal pontile che si trova sul lato sinistro della baia si può fare un facile snorkeling (pinne e maschera a disposizione al chiosco degli sport acquatici, che dispone anche di kayak e canoe biposto), ci si lascia portare dalla corrente e si arriva comodamente a metà della baia.
Si può nuotare a tutte le ore del giorno, non ci sono maree molto evidenti: oppure si può camminare verso il lato destro della spiaggia, dove ci sono alcuni piccoli hotel o casitas, prima di arrivare al grande complesso del Baia Principe, che ha una lunga spiaggia, ma molto stretta e più affollata.
Le escursioni Presso il villaggio vengono proposti innumerevoli escursioni in bus, o barca, di costo complessivamente elevato. Noi abbiamo preferito il fai-da-te. Subito all’uscita del villaggio, sulla carretera passano in continuazione i taxi collectivos, molto utilizzati anche dal personale di servizio dei vari resort: sono pulmini tra gli 8 e i 15 posti di colore bianco con una linea orizzontale arancio se servono la tratta Playa del Carmen-Tulum, verso sud, oppure linea azzurra per la tratta verso nord, con destinazione Cancun. A Playa si fermano in zona centrale (10ª avenida) e ripartono solo quando sono pieni, mentre lungo la strada basta alzare la mano e si fermano se hanno posti liberi. La tratta costa 20 pesos a persona, oppure 2 US$.
Con questo mezzo siamo andati a Playa del Camen un pomeriggio: abbiamo dato un’occhiata ai negozietti e ai prezzi, scelto un’auto a nolo, e infine cenato.
Siamo rientrati quindi nell’oscurità, alla guida di una Opel Corsa, facendo attenzione a trovare il cartello con l’indicazione del nostro resort, ma ormai ci eravamo orientati e un una mezz’oretta siamo arrivati.
Il giorno dopo ci siamo diretti di primo mattino verso Chichen Itza, dove siamo arrivati verso le 10,30, con qualche vantaggio rispetto all’arrivo dei pullman da parte dei gruppi organizzati. Purtroppo il tempo ha fatto le bizze e proprio quel giorno il cielo era coperto: se non altro non abbiamo sudato, ma non credevo di visitare questo sito col K-Way addosso! Il complesso è molto grande: purtroppo non è più possibile salire sulla piramide più alta di El Castillo (a causa di un incidente, credo fatale, accaduto qualche mese prima). Nei vialetti tra un tempio e l’altro esponevano i loro prodotti molti venditori locali: ci ha colpito la presenza di diverse signore in costumi tradizionali Maya, che spesso sfoggiavano decorazioni dentali che noi aborriremmo (si fanno profilare in oro i due incisivi centrali). Siamo riusciti a terminare la visita per le 14, e dopo una breve sosta per un po’ di frutta a Valladolid si siamo diretti a Coba, dove siamo riusciti a fare una veloce visita prima dell’imbrunire. Questo sito è stato portato alla luce da poco tempo ed è immerso nella foresta (ci si respira un’atmosfera alla Indiana Jones) : c’è molto da camminare oppure si possono noleggiare biciclette o farsi accompagnare con un risciò. Qui ci siamo rifatti con la salita alla cosiddetta Grande piramide (42 mt.Di altezza – la più alta dello Yucatan) da cui si gode uno splendido panorama sulla selva. Siamo tornati sfiniti al nostro resort, consapevoli di aver macinato molti chilometri e molti passi, comunque soddisfatti. Il mattino seguente ci ha accolto con un sole magnifico: alle 9 eravamo tra i primi visitatori di Tulum, comunque molto vicino al nostro hotel, e abbiamo potuto vedere questo sito in condizioni ottimali! Certo è molto meno importante di Chichen Itza, ma probabilmente è il più fotografato per la sua posizione direttamente sul mar dei Carabi.
Dopo la visita ci siamo spostati a playa Paraiso, bianchissima e lunga, visibile già dalla terrazza di Tulum rivolgendo lo sguardo verso sud. Qui si possono trovare sistemazioni in riva al mare, dalle più semplici cabanas (strutture in legno inchiodate alla meglio, tetto in paglia e base di cemento), a hotel a conduzione familiare di maggior confort. Abbiamo passato un paio d’ore in riva al mare, poi il sole si è velato e ci siamo spostati verso la baia centrale di Akumal. Qui abbiamo fatto snorkeling con accompagnatore e barca d’appoggio- 30 us$ per un’ora: siamo riusciti a vedere alcune tartarughe che si cibano delle alghe sul fondo e un paio di barracuda piuttosto grandi!! Oltre la baia di Akumal nord c’è invece la Caletta Yal-ku, privata (ingresso us$ 5), di cui avevamo sentito parlare molto bene: però non ci siamo arrivati, scoraggiati dalla tortuosa strada di accesso con “topas” ogni 10 mt.(sono le cunette che servono per rallentare la velocità delle auto, nelle strade vicino alle abitazioni o negli incroci).
A fine pomeriggio abbiamo raggiunto Playa per riportare l’auto (1430 pesos – circa 100 euro – per due giorni interi, kasko inclusa) e siamo ritornati al villagio in collectivos.
Chi non si sentisse di noleggiare un’autovettura, può comunque trovare a Playa del Carmen un’ampia offerta di tour su misura, a prezzi convenienti rispetto a quelli proposti dai resort: anche per piccoli gruppi le agenzie prevedono la partenza direttamente dai rispettivi hotel.
Considerazione generali La vacanza ci è piaciuta molto anche se il clima è stato un po’ freschetto (nella stessa settimana sul Nordamerica era presente una tormenta tale da far chiudere per un paio di giorni l’aeroporto di New York). Il periodo dicembre-febbraio dovrebbe essere il migliore per visitare questa parte dei Caraibi, che nel periodo estivo arriva a livelli di umidità molto elevati.
Complessivamente ci ha soddisfatto sia la parte archeologica – per quanto concentrata – che quella balneare e di relax. Per contro abbiamo invece rinunciato, nei due giorni nei quali disponevamo di auto, a visitare i cenote che si trovano un po’ dovunque nei pressi della carretera (Aktun Chen oppure Hidden Worlds): in giornate così plumbee non sentivamo il bisogno di rinfrescarci visitando questi fenomeni carsici che caratterizzano la penisola dello Yucatan, certamente interessanti ma adatti a stagioni più roventi.
Abbiamo anche evitato i parchi tipo Xcaret e Xel Ha, che a quanto abbiamo sentito sono specie di Gardaland ambientate ai tropici: hanno un biglietto costoso e sono comunque troppo artificiali per i nostri gusti.
Al nostro viaggio forse è mancato qualcosa …Ma in 7 giorni non ci si può far stare tutto!!
Brunella e Maurizio