Utopie a Malta

A fine dicembre Ryan Air fa dei regali. Dopo il tutto esaurito di Natale ogni anno la compagnia low cost irlandese offre biglietti a un centesimo a gennaio. Con la mia fidanzata spagnola si decide di prenderci qualche giorno di ferie intorno a un fine settimana e andare da qualche parte. Io propongo di andare a Salisburgo (20 euro a/r comprese...
Scritto da: utopie
utopie a malta
Partenza il: 11/01/2008
Ritorno il: 15/01/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
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A fine dicembre Ryan Air fa dei regali. Dopo il tutto esaurito di Natale ogni anno la compagnia low cost irlandese offre biglietti a un centesimo a gennaio. Con la mia fidanzata spagnola si decide di prenderci qualche giorno di ferie intorno a un fine settimana e andare da qualche parte. Io propongo di andare a Salisburgo (20 euro a/r comprese tasse), la basca cerca una meta più calda e propone Malta (24 euro a/r comprese tasse). Io cerco di opporre una vana resistenza.

Chiamatemi zerbino.

Primo giorno Arriviamo a Malta alle 11.55. Il pilota ci dice che c’è il sole e ci sono 19 gradi! Ad aspettarci all’aeroporto l’autista dell’albergo prenotato per 4 notti. L’autista in un precario italiano (rai e mediaset arrivano pure qua) si stupisce di trovare un italiano e una spagnola e ci dice che fuori stagione si vedono solo inglesi e tedeschi e recentemente un po’ di irlandesi. E ci da per 3 volte un consiglio: “Non noleggiate una macchina a Malta c’è il traffico peggiore del mondo!”. Arriviamo all’Hotel Valentina. Fantastico alberghetto boutique sul mare di Paceville giustamente consigliato dalla Lonely Planet. Abbiamo una stanza in stile post-moderno con un balcone che si affaccia sul mare e sul devastante palazzone di cemento armato che presto ospiterà l’ennesimo albergone volgare a 5 stelle con 300 stanze sul mare. Sul letto troviamo dei cioccolatini alla nocciola di benvenuto, sul tavolo un vaso con un mazzo di rose fresche, ma io mi commuovo nel vedere la grande vasca da bagno profumata di fresco tutta per noi. Convivete per 6 mesi in una casa irlandese con una sola vasca da bagno con 4 francesi e capirete le mie emozioni. E tutto per 40 euro al giorno. Il bello della bassa stagione.

Ci riposiamo qualche ora e nel pomeriggio usciamo per Silema, St Julian’s e Paceville, ex villaggi di pescatori che ora sono diventati l’epicentro del divertimento di Malta (una sorta di Riccione l’estate). Io lascio in albergo maglione e maniche del piumino, la mia partner si compra dei sandali e una sorta di bermuda, il caldo è eccessivo per vestiti invernali. Mangiamo del Kapunana, una versione maltese del ratatouille fatto di pomodori, capperi, melanzane e pepe verde e del Qarabali (che il menu descrive così baby marrows particularly good baked, stuffed with minced beef an parsley, tradotto dall’architetto come “midollo di bambino tostato”) al Paranga, poi prendiamo un fantastico pulmino giallo anni ’60 dove sentiamo nel tragitto musica italiana (Il cobra di Rettore, Felicità di Albano e Romina Power e una di Eros Ramazzotti a me sconosciuta). In viaggio cerco di spiegare che significa “il cobra non è un serpente ma un pensiero frequente che diventa indecente”. Andiamo a La Valletta, giustamente dichiarata Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO per i suoi edifici bellissimi di pietra bianca che al tramonto ci accecano. L’interno della città fortificata sul mare sono un labirinto di stradino in cui è piacevole perdersi. Prima di tornare in albergo visitiamo l’Hypogeum, la misteriosa necropoli sotterranea nei pressi di La Valletta. La sera passeggiamo nel lungomare e pianifichiamo la visita dell’isola. In effetti un po’ di sole ci voleva e venire qui fuori stagione è stata un’ottima scelta, ma non ditelo alla basca, mi piace farle pensare di averle fatto un regalo a venire qui e essere in credito.

Chiamatemi scemo.

Secondo giorno La mattina il PDA di Belén segnala 20 gradi e sole. Con ancora in mente le parole del taxista andiamo a noleggiare un’auto. Ho guidato tra i sanpietrini di Roma, le ZTL di Milano e gli imbottigliamenti di Dublino. Nulla mi fa più paura. Anche il costo delle macchine è ridicolo (poco più di una decina di euro tutto incluso al giorno per una Matiz) e allora mi compro un capello in feltro un foulard alla compagna di viaggio e affittiamo una Peugeot 307 cabriolet rossa con tutti gli optional. Tra stradine che mi ricordano la Barbagia ci dirigiamo verso il centro dell’isola. Superiamo il mercato di Ta’ Qali che blocca le strade e passiamo a Molta a vedere il miracolo del Mosta Dome, la chiesa a base circolare seconda nel mondo solo al Pantheon e a San Pietro che si vede da quasi ogni punto di Malta dove nella seconda guerra mondiale non esplosero alcune bombe lanciate sulla chiesa e ancora conservate e venerate. Arriviamo a Mdina, l’antica capitale di Malta, un gioiello di architettura e pace. Mdina qua la chiamano la città silenziosa e in effetti tra le stradine in pietra scaldate dal sole si ci sente come dentro a una accogliente cattedrale laica. Ci fermiamo nella panoramica Fontanella Tea Garden dove vediamo dalla terrazza i quattro mari dell’isola. Insieme a due boccali di Cisk (la birra locale) mangiamo pastizzi, i tradizionali snack maltesi fatti di ricotta o purea di piselli e ftira, cioè del pane tostato farcito con un mix di pomodori, olive, capperi e acciughe.

E ora di visitare la vicina Rabat. Ci addentriamo nei labirinti delle catacombe di Sant’ Agata. Negli oltre 2.000 metri di stretti corridoi in questo periodo ci si può liberamente muovere anche in tratti non accessibili al pubblico. Con la fidanzata ci addentriamo con l’aiuto della luce di una penna/torcia per un lungo corridoio fino a che incontriamo quello che ci pare lo spettrale sorriso di un teschio e decidiamo di tornare indietro.

Torniamo al parcheggio e riprendiamo la cabriolet. Direzione i sbalorditivi e misteriosi megaliti dei templi Hagar Qim & Mnajdra, le più antiche strutture monolitiche in pietra del mondo con millimetrici posizionamenti di monoliti di 20 tonnellate secondo l’allineamento solare. Non possiamo che chiederci chi, quando, come e perché.

Vicino ai templi il “Blue Grotto”, dove secondo la mia agenda avremo dovuto iniziare un tour in barca. Arriviamo troppo tardi e non possiamo che vedere dall’alto la grotta blu, un imponete arco di 400 metri sulla costa ovest di Malta.

Un po’ delusivi andiamo a cena a Marsaxlokk, un villaggio di pescatori a sud dell’isola. Mangiamo a Ir-rizzu pasta ai ricci e pescespada (io) e Alyotta la tradizionale zuppa di pesce maltese e lampuky (l’architetto). Dopo cena, mentre la basca mi pizzica per il mio evidentemente inconsapevole atteggiamento saccente, spiego al cuoco con intorno un drappello di tre camerieri come si fa la pasta ai ricci. Questi qua la fanno con l’olio extravergine e con i pomodori addirittura non pelati. Scandalo! Usciti dal ristorante vediamo sul porto alcuni luzzu (la tipica imbarcazione maltese ancora usata dai pescatori locali) illuminati. Chiediamo se è possibile noleggiarne uno e il pescatore ci dice che è ormai tardi, ma per una coppia carina come noi può fare una eccezione (grande marketing!). Con questa specie di gondola maltese facciamo un bellissimo giro per baia di Marsaxlokk. A un certo punto si accosta a noi un altro luzzu con John e Martin una coppia di Belfast, e in un surreale colloquio vagando per la baia ci scambiamo email e promessa di rivederci in Irlanda.

La sera riportiamo la macchina al Garage San Gwann vicino a casa. Causa giro in barca abbiamo 2 ore di ritardo, ma per il titolare che contatto al cellulare non c’è nessun problema. Porto la Peugeot direttamente a casa sua e senza che controlli la macchina o mi chieda extra ci offre un liquore alle carrube e mentre la spagnola descrive alla moglie la figuraccia che le ho fatto fare a cena chiedo a bruciapelo a Mister Joseph: “Ma lei è felice?”.

Chiamatemi saputello.

Terzo giorno 19 gradi e sole. Non lamentiamoci. Statisticamente i Maltesi hanno un alto standard di vita, bassa inflazione (intorno al 2%) e un relativamente basso tasso di disoccupazione (intorno al 7%). La scuola fino ai 16 anni è completamente gratuita. Anche l’Università è gratuita e gli studenti ricevono inoltre uno stipendio annuale. Il mix di bel clima, territorio ospitale, senso della tradizione e della comunità hanno creato uno stile di vita molto rilassato e uno dei posti più interessanti per studiare l’economia della felicità. Il sociologo olandese Ruut Veenhoven dell’Università Erasmus di Rotterdam ha creato un database mondiale della felicità, che contiene l’analisi di dati raccolti tra il 1946 e il 1992 in 90 paesi. Rispetto a questo database Malta risulta il paese più felice del mondo in cui poter vivere.

In realtà lo scopo ufficiale del nostro viaggio a Malta è nel mio caso fare qualche ricerca sociologica sull’economia della felicità e per la partner studiare l’architettura dell’isola, di La Valletta in particolare. Dopo che l’architetto fa i suoi consueti esercizi yoga sulla spiaggia e io mi rimpinguo con una continental break fast ci si divide per una giornata. A dire la verità per quanto la spagnola sia bravissima a farmi credere che sia io a decidere tutto a me piace viaggiare in solitario senza piani e compromessi. Un po’ di libertà nel vagare senza metà mi serve ogni tanto e lei lo capisce e io lo apprezzo tantissimo.

Ci si vede dopo il tramonto. E’ bello rivedersi. Io arrivo abbronzatissimo dalla Golden Bay del nord ovest che con una canoa ho perlustrato a lungo (in realtà le spiagge e le rocce più che di color oro sono di color marrone), la basca mi viene incontro con tante buste con vestiti, ceramiche e artigianato locale. Ci basta uno sguardo e un sorriso per capire che di studi sociologici o architettonici se ne sono fatti pochi. Io prendo rassegnato le buste dello shopping di Belén e andiamo a mangiare nella bellissima atmosfera araba, medioevale e mediterranea di Vittoriosa a sud di La Valletta. Non prima però di aver promesso che non farò più comizi culinari.

Chiamatemi Sherpa.

Quarto giorno Ancora 19 gradi. E il giorno di vistare Gozo, l’isola a nord di Malta. Una coppia di inglesi conosciuti in albergo ci da un passaggio con la loro macchina fino a La Valletta e poi prendiamo un pulmino fino a Cirkewwa. Attraversiamo mezza Malta per arrivare e il tragitto e piacevole. Abbiamo occasione di parlare con alcuni abitanti di Gozo che ci dicono che loro non sono “esattamente” maltesi, ma “Gozitans first. Maltese second”. A queste parole alla basca si illuminano gli occhi. Parliamo in inglese e in italiano (che tutti i giovani parlano benissimo e l’architetto incomincia a capire bene), ma chiedo di parlarci in maltese, una lingua-melting pot: è un misto di fenicio, dialetto arabo, siciliano, italiano, spagnolo, francese e inglese. Grazie per esempio si dice grazzi e mercato suq.

Al porto di Cirkewwa prendiamo il traghetto per Mgarr. Prendiamo il sole sul ponte e costeggiamo l’isola di Comino. A Gozo visitiamo Victoria, il centro principale che sta su un monte che domina l’intera isola. Bello Il-Kastell, che qua chiamano la cittadella, la roccaforte/medina che domina la città di accecante pietra bianca. Interessante all’interno della cittadella il Museo di Scienza Naturale, che noi abbiamo visitato fondamentalmente per il palazzo che lo ospitava. All’interno del museo c’è una sezione di scheletri di animali domestici divertentissima. Scheletri di gatti siamesi o persiani sono presentati come fossero scheletri di brontosauri o capodogli, simulando giochi con gomitoli di lana o durante le fusa. Agghiacciante per l’architetto, originale per me.

Mangiamo al Grapes Wine Bar all’aperto sulla piazza di fronte alla basilica. Belén prende una fantasia di formaggi di capra locali io il piatto tipico: il coniglio in salmì. Nel menù è indicato come contorno di una piatto di pasta. Chiedo se è sufficiente come piatto unico. Il cameriere accenna di si con la testa. In effetti mi arriva un vassoio con mezzo chilo di pasta con sopra mezzo coniglio. Gozo è un’isola verde e serena in cui il tempo sembra essersi fermato. I locali sono gentilissimi e sembrano veramente felici. Nel pomeriggio noleggiamo per 10 euro 2 biciclette al Victoria Garage. Arriviamo alla baia di Marsalform a nord dove ci fermiamo un po’ e prima che arrivi il buio torniamo a Victoria passando dalla Xwieni Bay e Zebbug. Visto il dislivello, 15 minuti per arrivare al mare, oltre un’ora e mezzo per ritornare a Victoria. Facciamo tardi e rischiamo di perdere l’ultimo bus per La Valletta. Io propongo di prendere l’elicottero che collega Victoria con La Valletta e ricevo uno sguardo come se avessi proposto di lanciarci da un paracadute.

Riusciamo a prendere l’ultimo pulmino e la sera si va a ballare in un locale di Paceville che per il clima e la fauna a tratti mi sembra di essere a Riccione o in Costa Smeralda ad agosto. E non è un complimento. Per fortuna dopo ci sono le belle passeggiate notturne sul lungomare in cui ripenso che avremo potuto sorvolare per pochi euro Malta. Chiamatemi aquila. Quinto giorno Bisogna ripartire. Speravo in una bella pioggia. E invece il sole persiste e i gradi sono sempre 19. Prendiamo il pulmino 42 per la Valletta e poi il pulmino 8 per l’aeroporto. Evitiamo di prendere un banale taxi e decidiamo per un lento e divertente pulmino. E perdiamo l’aereo. O perlomeno lo avremo perso se non ci fosse stato un ritardo di oltre un ora del volo in arrivo. Torniamo a casa al tramonto con 4 gradi, una pioggerellina sottile e un cielo grigio. Melanconicamente indosso il maglione e mi metto le maniche al piumino mentre la mia fidanzata si imbarda di guanti, sciarpa e capello in lana. A casa mettiamo il riscaldamento al massimo, scarico alcune canzoni degli Agricantus, ci alleggeriamo dei vestiti invernali, tostiamo del pane e apriamo i vasetti di ftira e la bottiglia di chardonnay maltese che pensavamo di dividere con i nostri amici. Chiudiamo gli occhi e immaginiamo di essere ancora a Malta.

Chiamatemi nostalgico.



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