Mauritius in lungo e in largo
Noi abbiamo soggiornato al Paradis della Beachcomber dal 13 al 27 novembre. L’hotel è incantevole, pulito, ordinato, elegante, informale. Spiaggia magnifica e contesto suggestivo con la montagna Le Morne alle spalle. Buffet a tema la cena e quintali di frutta e leccornie sia a cena e sia a colazione. Unico neo sia del ns. Hotel sia del Dinarobin è stato che fuori dall’hotel non c’era nulla e il primo centro abitato era a circa 5 KM. Conseguenza:per uscire dall’hotel e visitare l’isola si doveva necessariamente spostarsi in taxi con i prezzi già fissati e non contrattabili. L’ideale è contrattare il prezzo (lì contrattano per tutto) e prendere un taxi per girare l’isola, i tassisti fanno da ciceroni! I tour operator propongono escursioni che la gente del luogo propone a prezzi inferiori ma c’è il rischio che in caso di sinistri o di problemi nessuno risponde… Il problema è che tutti i tour operator si affidano a compagnie locali come la White Sand o la Summer time o la Mauritour per le escursioni sia via mare sia via terra e difficilmente tra gli accompagnatori c’è qualcuno che parla italiano. Parlano tutti inglese ma soprattutto francese. Noi abbiamo effettuato una sola escursione, siamo andati in catamarano a vedere i delfini. E’ stato molto bello perché li abbiamo cercati e seguiti mentre dalla costa raggiungevano il mare aperto. Non abbiamo fatto il bagno con loro ma li abbiamo ammirati mentre si avvicinavano curiosi alla barca, giocando e saltando in branco! Abbiamo fatto snorkelling in una zona particolarmente ricca di corallo e poi abbiamo pranzato a bordo pollo e pesce alla griglia eccezionalmente buoni nella loro semplicità per poi veleggiare siano al porto. Per essere più indipendenti, dato che eravamo con la nostra bambina di 4 anni, ci hanno proposto una macchina con autista per tutto il giorno a 90€. Così abbiamo organizzato 3 uscite per visitare l’isola. Prima di partire ci siamo studiati ben benino le guida della Lonely Planet, che a mio avviso è un vero e proprio MUST per coloro che amano viaggiare e conoscere e vistare la meta delle proprie vacanze.
La 1° uscita ha avuto come meta la capitale Port Louis. C’è da dire che è molto sporca ed inquinata e merita una visita veloce nulla di più. Impedibile è il mercato, affollato colorato e caotico, con gli ambulanti che richiamano a gran voce la gente per mostrare la frutta e la verdura che troneggia ordinatamente sui banconi. Per gli amanti dello shopping è necessaria una capatina al Caudan Waterfront, un moderno centro commerciale che non ha nessuna attrattiva particolare, essendo le boutiques identiche a quelle europee. Non a caso pullulano di turisti e non di mauriziani e si possono trovare cose carine soprattutto abbigliamento a prezzo leggermente più ridotti di quelli nostri. Carino è un negozio di artcraft che vende spezie ed oggettistica varia all’interno del quale si trovano altri piccoli corner di ambulanti che vendono cose tipiche mauriziane: pashmine, tovaglie,caftani, parei, T-shirt e oggetti intarsiati come il dodo, le tartarughe o gli elefanti. Da Port Louis abbiamo proseguito per Grand Baie, un paese turistico sulla costa caratterizzato da negozi di ogni genere, ristoranti e centri che organizzano escursioni marittime posti tutti sul lungomare. Somiglia vagamente ai nostri paesi di mare, con la passeggiata sul lungomare. Dopo un pranzo veloce a Grand Baie abbiamo proseguito per il villaggio di Cap Malheureux, ossia il capo più a nord dell’isola. C’è una piccola chiesetta bianca col tetto rosso davanti alla quale si erge fiero un grandissimo albero di flamboyant con i suoi magnifici fiori rosso aranciati. Da qui si possono vedere le isole a largo di Mauritius: l’ile Ronde, l’ile Plate e l’ile Coin de Mire. Qui è morta annegata Virginie, l’eroina del romanzo Paul e Virginie scritto da Bernardin de Saint-Pierre ed ambientato sull’isola, per questo molti ristoranti ed alberghi hanno questo nome. La statua dei due amanti si trova al museo Blue Penny di Port Louis, situato nel complesso del Caudan Waterfront, mentre una copia si trova nel parco della cittadina di Curepipe.
Lasciata la costa ci siamo diretti verso l’interno e ci siamo fermati in un’ex fabbrica di zucchero trasformata in museo chiamato L’Aventure du Sucre. All’interno il museo si apre con una parte dedicata alla storia dell’isola, che si evolve sino a coinvolgere la storia della canna da zucchero ed infine alla produzione dello zucchero. Il museo è molto elegante e moderno, nulla da invidiare ai musei continentali. Il problema notevole è lo scoglio linguistico: solo inglese e francese. Alla fine della visita si accede ad un piccolo cortiletto con un paio di boutiques che vendono gadgets del museo e soprattutto fanno degustare ai visitatori ben 9 tipologie diverse di zucchero, di cui due inedite prodotte solo sull’isola. Noi abbiamo acquistato un contenitore di vetro che contiene ben 12 tipi diversi di zucchero, differenti per colore, granulazione e soprattutto sapore! Dopo questa mega gita ci siamo recati all’hotel dove siamo rimasti per due giorni. La seconda gita, sempre con l’auto e con l’autista della volta precedente (un hindu gentilissimo, supereducato e ottimo cicerone di Curepipe) abbiamo visitato la cittadina di Floreal, posta nella parte centrale dell’isola, colorata,vivace e ricca di negozi. Poi è stata la volta di Curepipe, elegante e verdeggiante, sede di ambasciate oltre che della Clarence House, la residenza del Primo Ministro. In queste cittadine, così come in altri centri dell’isola ci sono i negozi delle principali catene Maille Street, Ty’am, Diane e soprattutto ci sono molti duty free shop per i turisti ove si possono comprare oggetti (soprattutto diamanti) che si ritireranno poi direttamente all’aeroporto dopo il check in. In questa città c’è un negozio molto famoso chiamato Voliers de l’océan che vende e produce in loco modellini di navi e velieri in legno. Sono magnifici e soprattutto, per gli amanti del genere, dette navi vengono appositamente ben confezionate per essere imbarcate come bagaglio a mano. Da Curepipe ci siamo spostati verso sud. Prima tappa è stato Domain des Aubinaux, situato alle porte di Curepipe. E’ una casa colonica originale e pagando una somma irrisoria si può visitare l’interno arredato con mobili coloniali originali. Le scuderie sono adibite a créperie e casa da thé. Anche senza entrare si può visitare il parco che circonda la casa e fare qualche foto nel parco con la casa come sfondo. Ripartiamo e strada facendo ci imbattiamo in un villaggio chiamato Britannia dalla cui strada principale si può ammirare una fabbrica di zucchero con un laghetto davanti e una palmeto tutt’attorno. Questa fabbrica, ormai dimessa come molte altri zuccherifici, è conservata e tutelata dal governo Mauriziano come monumento. Proseguendo oltre abbiamo visitato St. Aubin, una casa colonica con un paio di stanze arredate in stile adibita a ristorante, in cui molte pietanze sono a base di vaniglia. Nel parco che circonda la casa c’è una distilleria di rhum e una specie di dépendance in cui viene mostrato ai turisti un video di pochi minuto in italiano (!!!) sulla produzione lavorazione della vaniglia. All’interno di questa dépendance vi è una grande sala con tutti gli oggetti necessari alla lavorazione ed è possibile acquistare la vaniglia, anche se il prezzo migliore lo si spunta al mercato di Port Louis. Verso sud, poco stante c’è il parco de La Vanille, situato in una rigogliosa foresta tropicale dove abbiamo ammirato i coccodrilli e le tartarughe gigante dell’atollo di Aldabra, i rospi giganti, le scimmie e un fantastico insettarium con magnifiche farfalle multicolore e insetti mimetici. Poco distante dalla Vanille c’è una spiaggia chiamata Gris-Gris. E’ la spiaggia più selvaggia dell’isola e la si ammira dall’alto, ance se c’è un sentiero che consente di raggiungere la spiaggia. Noi non siamo scesi perché il vento soffiava furioso e i cavalloni schiumosi si innalzavano altissimi per infrangersi fragorosamente sulla spiaggia, dove troneggiava minaccioso un cartello di divieto di balneazione. Tornati al Paradis ci siamo concessi un paio di giorni di relax sulla spiaggia nelle acque cristalline e sotto un sole che ci abbandonava nel primo pomeriggio per far capolino a volte nel tardo pomeriggio.
La terza escursione è partita con una visita delle terre colorate di Chamarel, delle terre simili a dune morbide di ben sette tonalità di colore che vanno dal rosso al viola, dall’arancio al marrone. Il momento ideale per visitarle è la mattina, soprattutto una bella mattina soleggiata che mostra bene i colori. Se il cielo è nuvoloso perdono tutto il loro fascino. Sulla strada per Chamarel si possono osservare le piantagioni di ananas che qui sono piccole ma dolci e molto succose e le piantagioni di caffè soprattutto arabica, il caffè di Chamarel è famoso sull’isola. Da qui siamo andati a Grand Bassin, il lago sacro per gli hindu dove è possibile vistare il tempio di Shiva (togliendosi le scarpe) e ammirare la costruenda statua gigante di Shiva alta non so quanti metri. Il bello dell’isola è che convivono hindu nei loro templi bianchi e rossi, con musulmani nelle moschee bianche e verdi, i cattolici nelle loro chiesette e gli hindu tamil nei loro templi multicolore. C’è una mescolanza di razze (indiani, hindo mauriziani, franco mauriziani), religioni e lingue (francese, inglese, creolo) che convive pacificamente in quest’isola che misura 65 Km da nord a sud e 45 km da est a ovest la cui popolazione è numericamente inferiore alla città di Milano! Comunque sia, dal Grand Bassin ci dirigiamo verso Bois Chéri. Qui sorgono le piantagioni di thé tutt’attorno alla fabbrica per la lavorazione di questa pianta. Pagando meno di 10€ si può visitare la fabbrica ancora attiva e durante un giro “turistico” viene illustrato il processo di lavorazione del thè, dalla raccolta delle foglie all’imbustamento e alla messa in commercio. A seguito della visita, incluso nel biglietto di ingresso si può visitare un piccolo museo adiacente la fabbrica e proseguire poi con mezzi propri in cima ad una magnifica collina da cui gode una vista magnifica sulla costa orientale e sulla valle dalla rigogliosa e ben curata vegetazione tropicale. Qui c’è un locale in cui si possono degustare sette tipi diversi di thé prodotti a Bois Chéri ed acquistabili presso la piccolissima boutique presa sempre d’assalto dai turisti (noi per primi). Preciso che detto tipo di thé è in vendita anche nei supermercati, ma provenendo proprio da Bois Chéri acquistalo lì ha tutto un altro sapore, soprattutto sentimentale. Da qui, in compagnia del nostro autista, ci siamo recati nella località più turistica dell’isola: l’Ile aux Cerfs. Questa è un’isola ricoperta di palme e pini marittimi, circondata da spiagge bianche e acque cristalline. L’acqua è bassa e caldissima ed è pericoloso nuotare in acque un po’ più alte perché passano in continuazione barche e motoscafi. Qui ci sono turisti soprattutto italiani oltre agli ospiti dell’hotel Touessrok che hanno una sorta di navetta dall’hotel a qui e ritorno ogni mezz’ora e sull’isola dispone di lettini ed ombrelloni riservati. Sull’isola esistono punti di ristoro, come un locale per un quick lunch (panini, patatine fritte, hot dog, riso ecc.), oppure il Paul et Virginie dove si mangiano piatti prelibati a prezzi modici sulla spiaggia sotto gli ombrelloni di legno e foglie di palma. All’Ile aux Cerfs si conclude la nostra terza visita. Lo scorrere del tempo non ci consente di visitare Blue Bay, una spiaggia in cui si trovano compagnie che organizzano escursioni in mare, soprattutto tour con barche dal fondo di vetro o mini crociere lungo la costa sino all’Ile aux Cerfs. Blue Bay è un parco marino in cui la barriera corallina è la meglio preservata dell’isola. Noi abbiamo fatto snorkelling e fatto un paio di giretti con la barca dal fondo di vetro gratuitamente al largo del ns. Hotel, ma devo dire che la barriera e le quantità e qualità di pesci sono deludenti. Non so se magari facendo immersioni i fondali cambino e migliorino… Altri turisti che hanno alloggiato in altre parti dell’isola hanno detto lo stesso purtroppo… Durante un pomeriggio particolarmente uggioso abbiamo deciso di prendere un taxi e visitare i giardini di Pamplemousse. Sono veramente fantastici anche per coloro che non si intendono o non si interessano di botanica e nemmeno hanno il pollice verde. Non si paga alcun biglietto di ingresso ma un consiglio che vi do è quello di prendere una guida cartacea o una guida che possibilmente parli italiano e che possa mostrarvi tutte le meraviglie del parco. Infatti le piante non hanno un cartellino identificativo col nome della specie, ditalchè si rischia di passare davanti alle piante senza nemmeno sapere di che pianta si tratti e soprattutto perdendo la possibilità di ammirare le piante più particolari (la cannella, la noce moscata, la canfora, una palma che vive 60 anni fiorisce e muore subito dopo, ecc.). Con Pamplemousse si è conclusa la nostra esplorazione dell’isola. Abbiamo perso alcune cose che ci sarebbero interessate come il Domaine les Pailles, una tenuta in cui è stato ricostruito il patrimonio storico dell’isola. Si può visitare la tenuta a bordo di un vecchio treno o di una carrozza in cui si può vedere un mulino per la canna da zucchero, una distilleria di rhum e un giardino delle spezie… Purtroppo il tempo è quello che è, soprattutto su quest’isola che sebbene non sia eccessivamente grande la si gira lentamente, un po’ per le strade strette e tortuose, un po’ perché tutti i tassisti ed auto per turisti non viaggiano mai sopra gli 80 Km/h anzi, la guida nemmeno li raggiungeva! Se volete informazioni pratiche o curiosità chiamatemi pure intanto che sono ancora fresca di esperienza. Consiglio: comprate l’acqua al supermercato perché comprarla in hotel costa molto; contrattate tutto; cambiate i soldi in banca perché il tasso di cambio è di circa 1€=34 rupie, dipende dai giorni, in hotel vi cambiano gli euro a 31/32 al massimo. Cercate di non pagare in euro in giro anche se l’euro è ben accetto, perché vi applicano un tasso di cambio 1=30 e già ci smenate 4 punti. I souvenir comprateli al mercato di Port Louis o dagli ambulanti che pullulano sulla spiaggia, sono simpatici, gentili e soprattutto non ti stanno addosso cercando di convincerti a comprare ad ogni costo, soprattutto contrattate! La vaniglia compratela al mercato che è molto più conveniente di quella in vendita nei negozi. Se volete fare incetta di T-shirt lanciatevi perché il cotone è ottimo; un po’ meno il cashmere vi sono un sacco di negozi che vendono cashmere ma io non li ho trovati un gran ché. I prezzi non sono particolarmente convenienti anche sono trattabili, ma maglioni del genere li si trovano anche da Benetton… L’isola brulica di negozi che vendono polo, T-shirts, maglioncini di cotone di D&G, DKNY, Armani, Dior, Burberry. Io non li ho presi anche se un sacco di europei ne faceva incetta, fate vobis… Prima di partire comprate una guida Lonely Planet è veramente la migliore io non ne posso fare ameno quando viaggio… L’importante è partire.