Viaggio di nozze indimenticabile in Sudafrica
Arriviamo a Cape Town con una giornata di sole fantastica, così sciolgo subito il mio dubbio: oggi sarà possibile fare l’escursione in cima alla Table Mountain, perchè contrariamente a quanto spesso accade (dicono) non c’è nebbia e il panorama da lassù sarà favoloso. La nostra guida, M. , signora gentilissima di origini italiane, ci accompagna in hotel (Table Bay Hotel al Waterfront), iniziando già durante il tragitto a spiegarci diverse cose della città. Il tempo di lustrarci gli occhi per la bellezza e grandeur dell’albergo e per lo splendore della vista di cui godiamo dalla nostra camera (la baia a perdita d’occhio, che include anche Robben Island, la famosa isola-carcere di massima sicurezza in cui ha vissuto a lungo Nelson Mandela), ma anche di bere un goccio di champagne gentilmente offerto dalla direzione dell’hotel per noi piccioncini, e siamo già di nuovo in macchina diretti per l’appunto verso la Table Mountain. Prendiamo la funicolare che porta in cima e…Sorpresa! Vista mozzafiato molto più di quel che credevamo! Peccato essere stati stanchissimi per il viaggio infinito, perchè se no sarebbe stato bello anche percorrere interamente uno dei percorsi guidati che girano intorno alla montagna. Invece abbiamo preferito goderci il sole limpidissimo semisdraiati sui tavoloni di legno del bar panoramico a gustare caffè lungo (leggi brodoso) e “death by chocolate”, un gigantesco muffin di cioccolato la cui golosità potete ben immaginare solo traducendo il nome! Scesi dalla montagna, facciamo un giro per il centro della città in auto (M. era una guida in tutti i sensi, cioè guidava anche l’auto), spingendoci fino a vedere il quartiere dei malesi, tutto di case colorate molto caratteristiche, che tante volte avevo visto in fotografia sui cataloghi, e poi torniamo in hotel, dove ci godiamo un bel bagno e una cena splendida al ristorante The Victorian, uno dei tre ristoranti dell’albergo. Non solo ci offrono di nuovo champagne quando scoprono che siamo honeymooners, ma ci servono anche una cena buonissima. Il servizio è fin esagerato, portano i piatti coperti da cupole d’argento che poi scoprono davanti ai nostri occhi imbarazzati e ci mettono persino i tovaglioli sulle gambe (nel corso del viaggio impareremo quasi ad abituarci alle mille attenzioni dei camerieri per i clienti, ma continuo a pensare che sia fin troppo!)Facciamo anche un breve giro dell’hotel per scoprire tutto ciò che offre: spa, piscina riscaldata all’aperto, computer center, e un vero e proprio centro commerciale pieno di negozi bellissimi.
L’indomani partiamo alla scoperta dell’isola delle foche. Da Hout bay prendiamo un traghetto (meglio dire un barcone a motore) che ci porta al largo, in pieno oceano, con onde a volte anche molto alte. Ad un certo punto, girato intorno ad un promontorio, si apre uno scenario incredibile: in mezzo all’oceano si ergono alcuni scogli di roccia scurissima interamente coperti da…Foche! sono tutte foche maschio, che stazionano in loco in attesa che venga il periodo fertile delle femmine. Sono tantissime, centinaia, e ciò che mi ha colpito di più sono stati odore (cattivo, di guano) e rumore (fortissimo, le foche urlano!). Una scena quasi surreale! Al ritorno facciamo un breve giro in un mercatino di artigianato (locale e africano in genere) e poi ci rimettiamo in macchina alla volta del Capo di buona speranza. Bellissimo! e soprattutto emozionante pensare a dove si è sul mappamondo. Peccato che quando siamo arrivati in cima è salita una nebbia incredibile che ci ha impedito di goderci a lungo il panorama. E viene inevitabile chiedersi: ma erano matti quelli che secoli fa, con chissà che tipo di navi, osavano sfidare vento, nebbia e onde del Capo?la risposta è senza dubbio: sì! Ogni minuto qui è un’emozione o una sorpresa: persino il pranzo, che pensavamo fosse un momento di mera pausa tra un’emozione e l’altra, ci lascia a bocca aperta. Pranziamo infatti in un ristorante con vista su una baia, dove il programma prevede che ci venga servita aragosta. Ci tengo a puntualizzare che non siamo abituati a mangiare aragosta tutti i giorni, ma è passata decisamente in secondo piano rispetto allo spettacolo che si è aperto davanti ai nostri occhi: M. , la guida, insiste per mangiare fuori, su una specie di terrazza sul mare, e io inizialmente approvo perchè penso: così posso fumare a tavola senza disturbare nessuno..Invece è stata sì un’idea geniale ma per un altro motivo!Ad un certo punto, infatti, M. caccia un urlo e mi indica un punto nel mare dicendomi: la vedi la balena? BALENA?! Intravedo uno spruzzo che sale dall’acqua e capisco che è il famoso spruzzo che le balene fanno dalla schiena! E poco dopo inizio a vedere una balena, poi un’altra, e un’altra ancora, finchè realizzo che la baia è piena! Devo trattenermi dal mettermi ad urlare come una bambina, soprattutto quando arrivano anche i delfini! M. ci garantisce che il giorno dopo vedremo le balene ancora meglio e in numero maggiore quando andremo a visitare il villaggio di Hermanus, ed è solo con questa promessa che acconsentiamo a venire via dal ristorante (Black Marlin è il suo nome).
Prossima meta: i pinguini! Imparo una cosa nuova: e cioè che ci sono diverse razze di pinguini, se non sbaglio almeno 4, con caratteristiche molto differenti tra loro. Ebbene, ho scoperto anche che i pinguini sudafricani sono decisamente i miei preferiti! Arriviamo in una spiaggia magnifica di sabbia bianchissima, circondata da case veramente carine (e, si vede, di gente con tanti soldi). M. ci racconta che una volta questo era un posto di villeggiatura tra i più rinomati per gente bianca e ricca, che infatti si faceva costruire case bellissime a ridosso di questa spiaggia meravigliosa, una delle più belle del Sudafrica. Finchè un giorno una colonia di pinguini ha pensato bene di metter su casa proprio su questa spiaggia. Quando la colonia ha iniziato a crescere le autorità locali hanno deciso di proteggere questi pinguini chiudendo l’accesso alla spiaggia e costruendo delle passerelle di legno a circa un metro da terra per consentire ai visitatori di arrivare alla baia per vedere i pinguini senza calpestare la sabbia dove depongono le loro uova. I pinguini che vivono sulla spiaggia e tra i cespugli nelle sue vicinanze sono tantissimi, qualche centinaio, ed è uno spettacolo divertentissimo e quasi commovente osservarli da vicino. Non sarei andata via più, o meglio avrei adottato uno di quei meravigliosi pinguini! Pensate che sono piccolissimi, alti non più di 40 cm! troppo teneri! La giornata si conclude di nuovo al Waterfront, la zona di Cape Town dove ha sede il nostro albergo che è anche la più bella a mio parere: è un intero quartiere che sorge nella zona del vecchio porto, ed è stato non solo interamente ristrutturato ma altresì acquistato da una società privata (dicono con capitale arabo) che lo gestisce come se fosse una specie di paradiso, pulitissimo e senza pericoli di alcun genere. E’ molto romantico passeggiare per i vicoli del Waterfront la sera, con la luna che si specchia nella baia…La nostra cena è prevista in un ristorante esterno all’albergo stavolta: si tratta del ristorante Hojo, presso il V&A Hotel. Ristorante elegante, atmosfera ovattata, vista sul porto, posto ideale dove cenare in luna di miele! Il giorno successivo, ultimo giorno di permanenza a Cape Town, visitiamo Hermanus, dove assistiamo allo spettacolo impagabile delle balene che giocano nella baia mostrando le loro code, le loro pinne e i loro spruzzi d’acqua a decine di turisti stupefatti, poi ci dirigiamo verso i giardini botanici di Kirstenbosch, che apprezzo nonostante non abbia una gran passione per piante e fiori (ma M. è molto brava e ci racconta cose interessanti) ed infine ci dedichiamo alla scoperta della regione dei vini: Stellenbosch. Il programma prevede ben due soste per assaggio di vini, una prima e una dopo pranzo. La prima visita è a Piers, un posto incantato, una specie di parco dove le famiglie vanno a fare pic-nic, al cui interno si trova un centro dedicato al vino, in cui si può assaggiare e ovviamente anche comprare il vino, oltre che mangiare, ballare, fare shopping… Per chi non lo sapesse, i vini sudafricani sono molto buoni, soprattutto i rossi, e anche molto forti, si aggirano sui 15 gradi come minimo. Ho particolarmente apprezzato lo Shiraz, che ho subito eletto a mio vino rosso preferito! Il pranzo è previsto in un’altra tenuta, dove producono e confezionano il vino, oltre a venderlo direttamente al pubblico. Ognuno di questi posti è dotato di ristorante, e devo dire che si mangia davvero bene. In tutto il viaggio abbiamo sempre apprezzato la cucina sudafricana, nonostante – come si sa – per un italiano sia sempre difficile andare all’estero e mangiare bene. Ma la cucina sudafricana credo che possa andare incontro a tutti i gusti perchè a differenza di altri paesi africani (penso soprattutto all’africa del nord) in cui i piatti tendono ad avere tutti lo stesso sapore, qui non usano molte spezie e soprattutto hanno una grande varietà di materie prime che consentono di ovviare al problema monotonia. Abbiamo trovato tutti i tipi di verdura e una quantità incredibile di frutta, oltre a carne (struzzo e kudu sono le mie preferite, ma hanno anche coniglio, manzo, maiale, pollo) e pesce (kingclip, buono, e barracuda) e frutti di mare (mai viste cozze così grandi tra l’altro).
Chiudendo questo piccolo excursus eno-gastronomico, posso ammettere che siamo tornati in hotel abbastanza allegri grazie agli assaggi di vini! Non posso dimenticare di raccontare che durante questa escursione ho visto per la prima volta nella mia vita dal vivo le zebre (che non sono affatto bianche e nere come walt disney vorrebbe farci credere, bensì beige e marroni) e i babbuini. La sera andiamo a letto prestissimo perchè ci aspetta la sveglia alle 4 per partire per la seconda parte del nostro viaggio, ovvero la regione del Mpumalanga ed il mitico Parco Kruger. Praticamente saltiamo la cena, che viene però ampiamente ricompensata dalla colazione pantagruelica che un elegantissimo cameriere ci serve in camera alle 4.15: che meraviglia! un trionfo di brioche calde, toast, marmellata, burro, succhi di frutta a non finire, tè e caffè! M. ci aspetta nella hall e ci porta in aeroporto, dove come se fosse una badante ci accompagna al check-in e poi ai controlli di polizia prima dell’imbarco dove ci salutiamo ringraziandola infinitamente per tutte le sue attenzioni. Voliamo fino a Johannesburg, dove inizia la seconda parte del nostro tour, con la compagnia di un’altra guida, un tipo completamente diverso da M. , che a suo modo contribuirà comunque a rendere indimenticabile il nostro viaggio: V. ! L’impatto iniziale è di grande perplessità, perchè V. , che ci aspetta agli arrivi nazionali, si presenta come un omone dall’età imprecisata (ma poi scopriremo che ha due figlie grandi sposate ed è pure nonno, quindi penso che abbia una settantina d’anni almeno) e dal volto scavato da rughe “d’esperienza”, il quale da subito brontola per il nostro ritardo (in effetti il volo aveva un’oretta buona di delay). Quindi ci dirigiamo nel parcheggio per prendere la macchina, che lui ci preannuncia essere “un catorcio”. Peccato che la macchina non si trova, perchè V. non ricorda più dove l’ha messa, e chi ha idea di quanto grande sia l’aeroporto di Jo’burg e il suo parcheggio auto capirà che questo era un bel problema! Giriamo mezz’ora alla disperata ricerca del mezzo, io e mio marito ci guardiamo perplessi e un po’ preoccupati mentre V. apostrofa con parole poco carine (la più bella è cretino) i custodi (tutti neri) del parcheggio che non sanno dargli una mano nel trovare l’auto. Alla fine la troviamo, ed in effetti non è un granchè: trattasi Toyota bianca, piuttosto sporca, il cui baule viene tenuto aperto con un’asta di metallo e che peraltro per tutti i 5 giorni del viaggio continuerà imperterrita a fare un BIP assordante e prolungato direi a casaccio, che ancora non abbiamo capito a cosa fosse dovuto…
Saliti in macchina la nostra guida, dopo avere esultato alla scoperta che io e mio marito siamo entrambi fumatori (“che bello, così si può fumare liberamente!”), ci confessa di non avere ancora letto il programma del nostro tour e chiede A ME dove dobbiamo andare. Per fortuna io il programma me l’ero imparato a memoria già prima della partenza e quindi da brava studentessa lo “dirigo” verso Pretoria, dove è previsto che facciamo un breve giro per la zona centrale fino alle Unione Buildings, palazzo sede del Presidente (che sta a Pretoria 6 mesi l’anno mentre gli altri 6 mesi risiede a Cape Town). Pretoria fa impressione per il fatto che il centro città è totalmente in mano alla popolazione di colore, trovare un bianco che passeggia è praticamente impossibile e se qualcuno c’è è chiaramente un turista sprovveduto. Colpiscono i viali fiancheggiati da alberi di jacaranda, che immagino che colpo di colore possano dare nella stagione della piena fioritura.
Usciti da Pretoria ci dirigiamo verso Middelburgh, orrenda cittadina nelle cui vicinanze dovremmo trovare il posto designato per il pranzo e un villaggio dell’etnia ‘Ndebele da visitare. Peccato che V. , nonostante gli avessi precisato più volte che il ristorante si chiamava Corn&Cod, si fosse messo in testa di portarci in un posto che aveva tutt’altro nome…Così ci perdiamo e dopo una serie di vicissitudini che non sto a raccontarvi arriviamo al ristorante alle 15.30, con un ritardo di 3 ore sul programma. A causa di questo contrattempo, arriviamo tardissimo a White River, nostra tappa nel percorso verso il parco Kruger: peccato, perchè l’Oliver Hotel and Restaurant è un posto meraviglioso, con poche suite nuovissime ed enormi che si snodano intorno ad una piscina di cui non possiamo più fruire essendo ormai buio pesto. Arriviamo infatti in tempo solo per un bel bagno caldo ed una abbondante cena (mangio carne di kudu con mirtilli rossi, gustandomela assai, senza ancora sapere esattamente cosa sia un kudu: lo scoprirò solo una volta arrivata al parco Kruger, e alla vista di questi bellissimi animali della famiglia dei cervi mi pentirò amaramente di averne mangiato uno!). Il servizio è veramente di classe. Per dirvene una: al momento di sederci a tavola, mi accorgo di avere dimenticato in camera le sigarette; faccio per andare a prenderle, quando il cameriere mi dice: no, nessun problema, se mi dice che sigarette fuma gliele porto; io stralunata rispondo e in cinque secondi lui arriva con un vassoio, su cui poggia un fazzoletto rosso e sopra un pacchetto della mia marca di sigarette preferita, aperto e con un sigaretta leggermente estratta, che mi offre con un sorriso smagliante. MAH! La cena si svolge all’aperto, in un clima assolutamente gradevole. Unico lato negativo: vorrei gustarmela da sola col mio maritino, ma V. non ci lascia neanche finito di mangiare, al contrario inizia a parlare e a raccontare dei suoi viaggi e della sua esperienza di guida (interessante, per carità), ed è difficile interromperlo per congedarci. Impareremo presto che la nostra guida ha bisogno di compagnia, e che non si farà mai alcuno scrupolo per il fatto che siamo in viaggio di nozze, anzi, non ci mollerà mai un secondo in tutto il viaggio, costringendoci altresì a rendere conto a lui dell’ora in cui intendiamo pranzare/cenare e fissandoci dei veri e propri appuntamenti a cui non possiamo arrivare in ritardo senza sfidare la sua ira (e checcavolo, siamo in luna di miele, magari una sera possiamo anche permetterci di arrivare tardi a cena perchè ci siamo trattenuti un po’ di più del previsto in camera…O no??).
La camera dell’Oliver è veramente strepitosa, dormiamo benissimo nel nostro gigantesco e morbidissimo letto, e ci svegliamo con un’altra giornata di sole caldo! Pronti, via, si parte per un’altra avventura! Percorriamo tutta la regione del Mpumalanga, facendo tappa nei punti panoramici più belli: cascate, il Blyde River Canyon, le Bourke’s Luck Potholes, God’s Window, fino ad arrivare ai margini del Kruger. Dovete sapere che i cancelli del parco Kruger chiudono alle 18 in questa stagione e oltre le 18 non solo non si pò più entrare ma neppure si può circolare all’interno del parco, anche perchè diventa buio e quindi pericoloso guidare su strade senza illuminazione in zone popolate da migliaia di animali. La circolazione è riservata ai soli ranger che portano i clienti dei lodge a fare i safari in notturna. Ebbene, V. ha condotto la giornata in modo tale che siamo arrivati tardissimo al Kruger. Siamo entrati che erano le 5 passate da un cancello assai lontano dal nostro lodge. In sostanza, abbiamo viaggiato all’interno del parco tra le 18 e le 19.30, ora in cui siamo finalmente arrivati a destinazione, in violazione di qualsiasi divieto! non posso dire di non essermi divertita, anche perchè abbiamo incontrato centinaia di animali (il tramonto e subito dopo è il momento migliore per gli avvistamenti), ma certo è stato anche un po’ angosciante sapere che se ci beccavano potevano darci una multa e forse anche arrestarci. V. sembrava preoccupato solo che dal lodge, non vedendoci arrivare, chiamassero l’agenzia per cui lui lavora, e che gliene derivassero conseguenze negative dal punto di vista professionale. Invece nessuno si è preoccupato di dove fossimo finiti…Semplicemente perchè, per un disguido di prenotazioni, la prima notte delle 4 che avremmo dovuto passare al lodge Imbali non era stata prenotata per noi! Arrivati ad Imbali alle 19.30, come dicevo, scopriamo l’inghippo e io devo controllare una mezza crisi isterica (dovuta principalmente al fatto che V. sembrava solo preoccupato di non saltare la cena, e io invece avevo urgentemente bisogno di un bagno!). Quelli della direzione sono molto gentili, mi mettono a disposizione un bagno, ci danno una squisita cena (con avvistamento di leoni a pochi metri dalla terrazza con vista sulla savana su cui cenavamo) e ci trovano una sistemazione alternativa: Singita. Non conosco ovviamente questo lodge, e il fatto che V. mi assicuri che è un posto meraviglioso, molto più di lusso dell’Imbali, non mi mette affatto tranquilla (non mi fido molto di lui a questo punto). Il problema è che Singita è a circa 80 km da Imbali, percorso che dovremmo affrontare nel mezzo della notte a 30 km/h massimo (limite massimo di velocità nel parco), con tutti i rischi del caso (la savana non è propriamente ospitale di notte…). Come due scemi ci facciamo convincere da V. ad andare a Singita con la nostra Toyota, anzichè sulla jeep con il ranger armato (perchè, dice V. , la jeep è aperta e fa freddo). Il ranger quindi si limita a farci strada nella notte e noi lo seguiamo sulla Toyota. V. lo istiga ad andare ad una velocità folle finchè ovviamente ci scoppia una gomma (per fortuna posteriore). Fermarsi è impensabile, non si può scendere dalla macchina e poi è buoi pesto, non potremmo mai cambiare la gomma in queste condizioni, quindi si prosegue. Altro problema: ad un certo punto V. dice a mio marito, che siede davanti accanto a lui: “Puoi prendere un attimo il volante per favore?” e lui: “Certo”. V. : “Grazie. Io chiudo un attimo gli occhi, ragazzi, perchè sono stanchissimo, non ce la faccio più”. E, ve lo giuro, si mette a dormire. In tutto questo io e mio marito eravamo letteralmente basiti, senza parole. Quando però dopo pochi secondi V. addormentato comincia a schiacciare l’acceleratore con la gamba a peso morto mio marito si spaventa e gli urla: “No, vai troppo veloce, così non si può fare, guida tu!” Io mi offro di sostituire V. alla guida, ma lui giustamente rifiuta, perchè non si può scendere dalla macchina neanche per cambiarsi di posto, è troppo pericoloso, potremmo essere attaccati da qualche animale. Insomma, un viaggio ALLUCINANTE, al ricordo del quale adesso sorrido, anzi rido a crepapelle, ma vi assicuro che al momento è stato spaventoso! In tutto questo, devo dire che lo spettacolo è stato al tempo stesso stupendo: nei nostri tragitti all’interno della savana abbiamo incontrato rinoceronti (sia quellli bianchi che i più rari rinoceronti neri), giraffe, impala, elefanti e persino i wild dogs, che poi scopriremo essere una vera rarità, che gente che lavora nel parco vede sì e no 4 volte nella vita. Notate bene che questi animali non è che li vedessimo da lontano (come credevo io quando dall’Italia immaginavo un safari), bensì erano tutti sulla strada, o sul ciglio della stessa, al massimo ad un paio di metri da noi. Da pelle d’oca!! Arriviamo finalmente a Singita verso mezzanotte e ci rendiamo subito conto che su una cosa V. non aveva esagerato: dire che è di lusso è dire poco, scopriremo poi che costa qualcosa tipo 850 € a testa a notte! Il nostro chalet è tutto circondato da vetrate, non esistono muri, in modo da consentire di ammirare la natura all’esterno, senza che la privacy ne soffra, perchè è garantita dalla collocazione degli chalet, che sono messi in modo che da uno non si veda l’altro. Persino mentre si è comodamente seduti in bagno si possono avvistare elefanti o altri animali che vengono a bere al fiume lungo il quale si snodano gli chalet. Abbiamo un letto gigantesco all’interno e uno su una terrazza all’esterno per poter dormire sotto le stelle, tre bagni (favolosi), un soggiorno ed una cucina. Tra i vari gadget a nostra disposizione, un i-pod con altoparlanti per diffondere in tutto lo chalet musica di ogni genere, champagne ed ogni ben di dio nel frigobar (incluso nel prezzo), dolcetti e stuzzichini salati, prodotti di bellezza, giochi in scatola.. Insomma più di quello che un essere umano potrebbe desiderare! Peccato essere arrivati qui così tardi, perchè ancora una volta ci rendiamo conto che c’è una piscina da sogno e ancora una volta non possiamo sfruttarla. La giornata successiva inizia molto presto: sveglia alle 5.30 per il primo safari! Beviamo un caffè in camera, convinti che salteremo la colazione, e invece ne faremo ben 4 di colazioni quel mattino. La seconda alle 5.45, abbondante anche se un po’ frettolosa, prima di partire per il safari, una terza nel mezzo del bush, a metà safari (ci hanno offerto persino champagne! che abbiamo rifiutato solo perchè erano le 7 del mattino), ed una quarta al ritorno dal safari. Durante il giro, che si è svolto in jeep aperta con ranger alla guida e ranger seduto in punta dell’auto per indicare il percorso al suo compare, in compagnia di una sola coppia di turisti, ci siamo divertiti come pazzi. Trattandosi infatti di riserva privata, i ranger sono autorizzati ad andare anche in fuoristrada, cioè allontanarsi dai sentieri segnati, e questo ci ha consentito di inseguire letteralmente un rinoceronte nero in mezzo al bush. Bellissimo! Abbiamo anche incontrato una mandria di bufali e percepito la presenza del leopardo, che si è manifestato in un modo pazzesco: ad un certo punto, alziamo gli occhi e su un albero, ad altezza elevata, vediamo un impala morto, appeso a cavallo di un ramo, con sul posteriore i segni di un azzannamento. Ci spiegano che è la preda di un leopardo, che dopo averlo catturato se l’è portato in cima ad un albero per poterselo poi mangiare con calma in un momento successivo. Che roba! Terminato il giro e fatta la quarta colazione, quelli del resort, tutti dispiaciuti per gli inconvenienti che abbiamo incontrato il giorno prima, decidono di regalarci un massaggio alla schiena e alle spalle presso il loro centro spa. Due ragazze belle e brave si prendono quindi cura di noi per un’ora abbondante e ci restituiscono a V. praticamente nuovi di zecca! Salutiamo, ringraziamo e un po’ piangiamo per il dispiacere di dover abbandonare tutto quel lusso e ci rimettiamo in pista per il nostro Imbali Lodge, dove passeremo altri 3giorni e altrettante notti. L’Imbali non è paragonabile al Singita, ma a sua volta ha un sacco di lati positivi: anzitutto, le camere sono comunque molto belle, con tanto di vasca jacuzzi sulla terrazza di legno con vista sulla savana, il personale è di una gentilezza estrema, il cibo è ottimo, il ranger con cui facevamo i safari (uno all’alba e uno al tramonto), molto bravo e professionale, e soprattutto la posizione del lodge è invidiabile. Di fronte alla terrazza su cui è collocato il ristorante c’è una pozza d’acqua, e per chi se ne intende un minimo è facile capire come questo sia un privilegio: l’acqua attira gli animali, e quindi è possibile avvistare a pochi metri animali di ogni genere senza neppure muoversi dal lodge. Nell’ordine abbiamo visto: 2 leonesse con leoncini, elefanti, giraffe, e rinoceronti. Un elefante più ardito degli altri, poi, un giorno a pranzo ha deciso di bere più comodamente dalla piscina del lodge, ed è quindi venuto a bere lì a un metro da noi mentre alcune persone facevano allegramente il bagno in piscina! Che spettacolo unico! Durante i safari abbiamo visto tutti i big five, ossia leoni, rinoceronti, bufali, elefanti e leopardo. Il leopardo mi ha veramente colpito per la sua eleganza e per lo sguardo sicuro da cui traspare tutta la sua energia e potenza. Una sera, poi, durante la cena, abbiamo sentito fortissimo un verso..Ci siamo guardati e in un attimo abbiamo capito: il ruggito del leone! pensavo che fosse vicinissimo, invece mi hanno spiegato che si sente fino a 5-10 km di distanza! Pazzesco! I 4 giorni nel Kruger sono volati tra un’emozione e l’altra, abbiamo imparato tante cose (per es., a riconoscere le giraffe maschio dalle femmine, gli elefanti giovani dai più anziani…), ci siamo commossi alla vista delle leonesse coi loro piccoli, ci siamo emozionati di fronte al miracolo della natura e alla luce unica dei tramonti africani, abbiamo anche fatto piacevoli conoscenze (grazie anche alla nostra esuberante guida, che invitava al nostro tavolo tutti gli ospiti del lodge)…È stata veramente un’esperienza indimenticabile, sicuramente degna di un viaggio di nozze! Senza nulla togliere alle bellezze della penisola del Capo, devo dire che mai nella vita potrò dimenticarmi l’impatto con la natura selvaggia quanto affascinante della savana. Infatti stiamo già progettando un altro viaggio il prossimo anno, magari in Botswana, Zambia e Zimbabwe…E chissà, magari accompagnati ancora una volta da V. , la nostra impareggiabile guida! p.S. Il nostro viaggio è poi proseguito, questa volta senza guida, per il Mozambico, dove abbiamo trascorso gli ultimi 4 giorni sull’isola di Bazaruto, nell’omonimo arcipelago. Di questa parte del viaggio però parlerò magari in un altro resoconto!