Portogallo: un Paese straordinario
Obidos. 12 Agosto Obidos dista appena una mezz’ora di macchina da Peniche. E ne vale assolutamente la pena. E’ un paese circondato da mure medioevali al cui interno sorgono delle case bianche con i bordi dipinti di giallo e blu. E’ piacevole salire sulle mura, farsi un giro da un estremo all’altra guardando la città dall’alto, stando attenti a non volare giù perché non esistono delle protezioni. E’ una città raccolta, incantevole. Un paio d’ore sono sufficienti per girarla, fare un paio di foto, fermarsi a guardare oggetti in vendita e rilassarsi. E’ un’ottima tappa intermedia nel tragitto per raggiungere Coimbra, la nostra prossima meta.
Coimbra. 12 Agosto A Coimbra arriviamo che il tempo si è leggermente guastato. Il cielo azzurro si è tinto di grigio, il sole è nascosto dietro le nuvole. Soggiorniamo alla Pensao Residencial Larbelo, nella piazza centrale di Coimbra. Manca l’ascensore, ma la camera ha il bagno privato. Paghiamo solo 40 € in due. La macchina la lasciamo parcheggiata nella via laterale alla piazza, con il freno amano tirato al massimo perché la strada ha una pendenza assurda, secondo me più del 50%. Giriamo a piedi per le vie come al solito, passiamo sotto l’Arco de Almedina, la porta moresca della città, iniziando la micidiale salita sulla scalinata che sembra essere infinita e che ti fa venire il fiatone dopo 3 minuti. Ci infiliamo nelle stradine acciottolate, osservando originali murales e vecchie insegne di bar agli angoli delle strade. Rozzi cartelli su case diroccate comunicano che all’interno c’è Antonio Cruz, l’avvocato di Coimbra. Non si sa mai, saperlo può essere sempre utile di questi tempi. In cima si trova la vecchia università, che effettivamente non ha niente, assolutamente niente, di nuovo. All’interno ci sono un po’ di cose da vedere, come la torre dell’orologio e la Sala dos Capelos, ovvero la sala dei laureati. Noi ci siamo dedicati alla visita della biblioteca joanina, che contiene più di trecentomila volumi antichi e rilegati in pelle. La signora all’ingresso avvisa tutti di non fare foto, ma poi è un continuo scattare e lei che dice: “no photo plese!”, click “no photo please!”. All’interno ci sono anche dei murales mal tenuti, o forse semplicemente lasciati lì al proprio destino. Non ci si fa quasi caso, perché la gente è tutta presa nel raggiungere le altre zone da visitare, o semplicemente il bagno, da lasciarsi alle spalle questi particolari di cultura portoghese.
Al rientro, nella piazza principale dove alloggiamo, in Largo da Portagemm, ci si può sedere sui tavolini, ordinare una birra, un thè freddo, due dolci tipici e sospendersi nello sborsare 3 € e 20 centesimi. Porto. 13 Agosto In Italia, avevamo sentito molti commenti riguardo a Porto. Alcuni positivi, altri negativi. Non sapevamo esattamente cosa aspettarci, se credere di più a quelli che dicevano che era affascinante o piuttosto agli altri che storcevano la bocca dicendo che era fatiscente. Noi ci arriviamo dalla periferia, attraversando uno dei sei ponti caratteristici della città, che dividono Porto da Villa Nova de Gaia, la sede storica di molte cantine produttrici di Porto, tra cui Sandeman e Calef. Le strade sono intricate, attorcigliate in strette vie a senso unico e lavori in corso che non ci permettono di raggiungere facilmente la nostra Residencial Paulista in Avenida dos Aliados. Lasciare la macchina parcheggiata lungo qualche via è impossibile, perché ci sono solo posti a pagamento e sono tutti pieni. Meglio lasciarla in un parcheggio sotterraneo. Nella piazza che si affaccia alla Residencial Paulista incontriamo due amici milanesi, con cui trascorreremo la giornata percorrendo i vicoli stretti scendendo verso il quartiere Ribeira di una bellezza disarmante. Non è propriamente od oggettivamente bello. Ma è dannatamente affascinante. Case strette e lunghe, colorate, una attaccata all’altra, lasciate al loro destino, alle intemperie, all’età, senza la minima briciola di parvenza di restauro. Un po’ di panni appesi, qualche azulejos, alcune paraboliche disseminate qua è la e viali che salgono e scendono e persone che potrebbero essere poco raccomandabili o è solo una propria impressione e immaginazione. Da qualche parte ho letto che l’intero Portogallo deve il nome a Porto. Devo dire che non era difficile immaginarselo. Sulla guida c’erano indicate una serie di vie e quartieri da evitare di notte. Noi c’eravamo, ci siamo passati e non ci sono sembrati così “pericolosi”. Di notte Porto assume ulteriore fascino, con le sue luci che si riflettono sul Duoro, il fiume che dall’Atlantico entra in Portogallo ed arriva in Spagna. Non c’è niente di meglio che sedersi su un tavolino, ordinare il porto che può essere nero ma anche, e annusare il sapore e l’aroma di una città che sembra abbia un proprio profumo intriso nei marciapiedi, nelle vie e nelle case.
Se qualcuno a Milano mi chiedesse un parere su Porto, non storcerei il naso. Gli direi che è una delle città più belle del Portogallo.
Tomar. 14 Agosto Dopo Porto la nostra idea era quella di andare nell’Alentejo, raggiungendo Evora. Da Porto sono circa 4 ore e mezza di viaggio. Abbiamo così deciso di fare una tappa intermedia fermandoci a Tomar. E’ la città in cui sorge il Convento de Cristo, un monastero immerso in un bosco, quartier generale dei cavalieri templari, addirittura dichiarato Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Già con questa definizione forte e pomposa, ci sembrava un peccato passarci veloce a cento allora sull’autostrada senza fermarsi a dare un’occhiata. Così siamo saliti come ad Obidos sulle mura, fatto un giro, scattato qualche foto e guardato giù, verso la città, dove si stagliava la piazza principale che pareva una scacchiera. Evora. 14 e 15 Agosto Da Tomar ad Evora ci sono circa due ore e mezza di viaggio. Il paesaggio intorno cambia via via che Evora si avvicina, il sole splende e scalda le terre che si fanno sempre più aride, con ulivi e querce di sughero sparsi qua e là nelle vaste colline di erba gialla. Siamo immersi nell’Alentejo, la regione che sta al di là del Tejo (alem Tejo). E’ una delle zone più povere del Portogallo dotata di un incredibile fascino. Ci sono dei numeri bianchi sui tronchi sbucciati delle querce da sughero. Alcune volte c’è il 7 altre il 3. Deduciamo, dopo varie ipotesi, che il numero sia l’anno in cui è stata tolta la corteccia per fare il sughero, in quanto quelli che hanno il 7 hanno il tronco rosso e quelli con il 3 incominciano ad avere la corteccia nuova. Evora è su una collina, racchiusa all’interno delle mura circolari. Il centro della città è a Praca do Giraldo, vicino a dove abbiamo trovato da dormire, nella Pensao O Giraldo, in una delle tante viette che dalla piazza si snodano per scendere verso la pianura alentejana. Parcheggiare all’interno delle mura è un’impresa, il consiglio è quella di lasciarla parcheggiata fuori. Tanto non serve. A piedi è un piacere immergersi nelle vie, sbucare in una piazza dove c’è un tempio romano, guardare dall’alto la città, trovarsi sotto l’acquedotto, passare accanto alla Cattedrale Sé, provare ad entrare alle terme romane, ma accorgersi che ormai è tardi e sono chiuse. Allora si torna in Praca do Giraldo, ci si siede per una birra e si osserva il trascorrere del tempo, gli anziani che si ritrovano insieme per parlare o semplicemente per riposarsi. Vicino ad Evora, ci sono disseminati dei megaliti che altro non sono se non delle grandi pietre incastonate nella terra. Sono delle costruzioni storiche costruite seimila anni fa e dovrebbero essere state delle specie di tombe o dei semplici luoghi di culto. Per raggiungerli basta salire in macchina, dirigersi verso Guadalupa e poi voltare a sinistra per una strada sterrata in direzione Cromeleque dos Almendras, il più importante e vasto sito dove trovare questi megaliti.
Algarve – Tavira, Galè, Carvalho – 16,17,18,19 Agosto Percorriamo le strade dell’alentejo in direzione sud, evitando le autostrade, ammirando i paesaggi, le colline. Passiamo in mezzo a piccoli villaggi fatti di cinque case con un semaforo che diventa rosso se non vai a cinquanta all’ora. Dopo circa un’ora e mezza entriamo nell’Algarve. La nostra prima tappa è Tavira, definita da qualcuno impropriamente la “Venezia dell’Algarve”. Qui sentiamo subito l’effetto del turismo sui prezzi delle Pensao che a differenza delle altre zone sono molto più cari. Tavira è molto carina, piccola e piena di ristorantini tipici dove puoi assaggiare tutto il pesce che vuoi, come il Robalo e la Dorurada. La spiaggia si raggiunge con un traghetto. Perché è a Ilha de Tavira che ci si sdraia a prendere il sole in una spiaggia lunghissima dove puoi stare sia in solitudine, sia nel caos insieme ad un sacco di altre persone vicino alle svariate attrezzature, come il beach volley. Il mare è freddo, non tanto quanto a Peniche e a Baleal, per cui si riesce, dopo qualche minuto, a buttarsi di testa in acqua.
Dopo Tavira andiamo a dormire ad Albufeira. Posto da evitare assolutamente. E’ una specie di Rimini e Riccione ma in stile inglese, con i buttadentro fuori dai locali che ti incoraggiano ad entrare nel loro locale, con i cocktails di tutti i colori e le cannucce lunghe un metro. La musica dei bar e discoteche va avanti fino a tardi, e se dormi in una stanza della Pensao Albuferense, la senti fino a tarda notte. E’ comunque un buon punto per andare a cercare le migliori spiagge della zona, come Galè e Carvalho.
Algarve – Lagos, Sagres, Cabo do S. Vicente. 20,21,22 Agosto A Lagos, alla Residencial Caravela ci fermiamo per 3 giorni. La stanza non costava niente, 40 € a notte. Lagos è carina, piacevole, brulicante di vita, con i soliti viottoli acciottolati e pieni di ristoranti e caffè. Si trova in una buona posizione per andare a scoprire le varie calette e spiagge che ci sono disseminate in questa zona. C’è solo l’imbarazzo della scelta, guardare sulla cartina e provare ad andarci. Alcune sono ventose, altre più riparate e immerse nelle calette. Vicino a Lagos c’è Sagres, sulla punta più occidentale dell’Algarve. Ed è bellissima, perché è sulle scogliere erose dal vento e dal mare. Ricorda un po’ le scogliere irlandesi. Qui c’è un vento pazzesco, perché sei proprio sulla punta estrema, a destra hai il mare, a sinistra il mare. Ci sono un bel po’ di onde per fare surf, ma come al solito bisogna ricordarsi di non aspettare il pomeriggio per entrare, perché poi arriva la bassa marea. Vicono a Sagres, c’è Cabo de Sao Vicente, un aspro promontorio con un faro. E’ da qui che si può ammirare il tramonto sul mare. Il primo tramonto sul mare dell’Algrave.
Algarve – Aljezur. 23 Agosto Il nostro percorso sta quasi giungendo al termine. Dirigiamo la nostra macchina ora a nord. Dopo Sagres saliamo e arriviamo a Carrapeteira, la patria dei surfisti. C’è un vento pazzesco e freddo, nonostante ci sia il sole stagliato nel cielo. A 20 km più a nord, si trova Aljezur, un tranquillo paese situato su una piccola collina a dieci chilometri dalle spiagge molto belle, circondate da rocce nere che arrivano fin dentro il mare. Anche su queste spiagge si può fare surf, o semplicemente sdraiarsi a prendere il sole o giocare a racchettoni o buttarsi sulla riva con una piccola tavola e scivolare sul bagnasciuga.
Lisbona. 24 e 25 Agosto. Ritorno dopo 3 anni. Questo è quello che avevo scritto 3 anni fa e che penso ancora.
Non so perché, ma già il nome Lisbona mi era simpatico. Ero sicuro al cento per cento di trovarla bella. Nel caldo di un giugno con sole e cielo azzurro, Lisbona si presenta affascinate, dolce, calda. Ci sono vari dedali di stradine strette e altre un po’ più larghe che salgono e scendono, localini tipici che ti fanno accomodare sulla via oppure all’interno, fatto di tre tavoli stretti e un lavatoio per la mani. Sembra quasi che sia una città a misura ridotta con la non-voglia di assumere dimensioni più grandi per mantenere quello che ha, originale e invariato nel tempo. La città è uno spunto per leggere qualcosa di Pessoa e farti ricordare “Sostiene Pereira”, di Antonio Tabucchi. “Bom Dia”, dici al cameriere, “un porto.” Prendiamo un pullman che da Lisbona ci porta ad Ericeira, dove ci avevano detto che era probabile trovare onda per fare un po’ di surf. Ericeira è un paesino di mare, fatto di pescatori e di una spiaggia. Non eravamo ancora nella piena stagione estiva, eppure in spiaggia troviamo un bel po’ di gente. Il mare è ghiacciato, da congelarti le ossa e i pensieri. E’ talmente freddo che non riesci a tenere il piede in acqua. Si facevano le gare a chi teneva di più la caviglia in acqua. Si vinceva con due minuti, giusto per far capire. La cosa migliore da fare verso l’una è andare in un piccolo chiosco di pescatori, ordinare le sardine con le patate e la birra e sedersi con le seggioline vista mare. E poi stare lì, senza telefono e appuntamenti e movimenti.
Se vuoi vedere anche le foto del viaggio vai sul mio sito: http://www.Sergionitro.It/Viaggi/Portogallo/Portogallo.Html