Svizzera in moto: il cantone dei Grigioni

Questa è la storia di un viaggio desiderato con l’acquolina di un affamato, sognato con la mente di un bambino, conclusosi con la soddisfazione di due amici che si sono prestati la spalla a vicenda superando avversità e sorridendo insieme per tutto quello di cui hanno goduto. Un’esperienza indimenticabile. Un viaggio, dei paesaggi, delle...
Scritto da: Mezza Piega
svizzera in moto: il cantone dei grigioni
Partenza il: 07/07/2007
Ritorno il: 14/07/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Questa è la storia di un viaggio desiderato con l’acquolina di un affamato, sognato con la mente di un bambino, conclusosi con la soddisfazione di due amici che si sono prestati la spalla a vicenda superando avversità e sorridendo insieme per tutto quello di cui hanno goduto. Un’esperienza indimenticabile. Un viaggio, dei paesaggi, delle sensazioni che i nostri occhi hanno visto passare come un film in un’unica visione e che, per quanto possiamo provare a raccontarvi nei dettagli, mai, crediamo, potrà essere compreso come noi l’abbiamo vissuto. Il racconto parte e si chiude con la nostra città, Roma, con la stazione ferroviaria spettatrice della nostra partenza e del nostro arrivo; queste le uniche cose certe e identiche del viaggio, un giro perfetto ma con una forma tutt’altro che circolare e regolare. Tante e continue le diversità, gli imprevisti, i climi e le temperature, e tutto concentrato nel breve arco di una settimana. Qualche numero: • 2 amici: Stefano e Alessandro; • 4 le nazioni: Italia, Svizzera, Austria, Liechtenstein; • 7 i giorni di viaggio; • 17 i passi di montagna; • 1600 circa i Km percorsi; • innumerevoli le fantastiche sensazioni provate.

7 Luglio. Il nostro viaggio inizia da Roma . Ore 19:30 Stazione Tiburtina: imbarchiamo sul treno diretto a Bolzano le nostre moto (Yamaha FZ6 e Kawasaki Ninja 636) che verranno poi sapientemente imbracate ed ancorate al vagone dagli addetti delle FS.

Ore 22:00 parte il treno, un notturno con cuccette (niente di che).

La notte passa con qualche scossone ed eccoci pronti per l’alba di un nuovo giorno finalmente nelle “terre del Nord”.

Alle 7:00 dell’8 luglio arriviamo a Bolzano.

Dopo circa un’ora scarichiamo le moto (questi i tempi tecnici per il ritiro) e partiamo verso Silandro, piccolo paesino della provincia presso cui pernotteremo.

Alle 9:15 circa arriviamo alla Pensione Maria trovata su internet e gestita dalla famiglia Tavernini, due signori settantenni molto ospitali.

La pensione è piuttosto semplice ma pulita ed abbastanza economica (60 euro la doppia a notte con colazione), inoltre, anche se noi non abbiamo avuto modo di usarla, c’è una zona relax molto ben fornita con sauna, piscina e palestra.

Scarichiamo i bagagli molto ingombranti, ci rimettiamo in sella e iniziamo col primo dei 17 passi che cavalcheremo nell’arco di questa settimana (per ragioni di tempo o di interesse dei singoli passi, ne narreremo solo alcuni).

PASSO DELLO STELVIO 2750 m Moto, moto, moto.

Bici, bici, bici.

Tornanti, tornanti, tornanti.

Uno spettacolo! Dopo 48 tornanti finalmente siamo ripresi dalle webcam del passo che per settimane abbiamo guardato da casa come spettatori per monitorare il meteo e sognando le curve che avremmo fatto.

PASSO UMBRAIL Scesi dallo Stelvio sconfiniamo subito in Svizzera. Qualche curva e poi lo spettacolo di una vallata con ruscello e cascatine davanti al quale vale la pensa fermarsi per una sosta ristoratrice.

Passiamo poi per la Val Mustair e ritorniamo in Italia. Ci fermiamo per pranzare con un gelato in un paesino molto piccolo e carino (Glorenza) vicino Malles Venosta.

PASSO RESIA Il tempo cambia e dal momento che non sappiamo come sarà l’indomani, seppur stanchi, decidiamo di tirare e andare verso il Resia. E’ un passo più facile di quanto pensassimo, curve dolci e un’ottima strada ci accompagnano fino al confine con l’Austria: è dunque già la seconda volta che sconfiniamo in poche ore. Proseguiamo poco oltre, facciamo due foto e poi decidiamo di rientrare a Silandro, la giornata è stata lunga ed intensa.

Ci riposiamo un po’, una doccia, poi cena in paese. Silandro si rivela carina ma veramente poco popolata.

Rientriamo alla pensione dopo aver controllato il meteo per il giorno dopo in un bar-tabaccheria (bar Cremona) con internet point (2 euro per 10 minuti!!). Facciamo due chiacchiere con Maria che ci racconta mezza storia della sua famiglia e poi a nanna.

9 Luglio. Ore 8:30 sveglia. Colazione con: marmellata di ribes fatta in casa da Maria, speak, formaggio, the e cappuccino; il tutto condito dai racconti immancabili della signora.

Indecisi se dirigerci verso il Tonale o verso le Dolomiti per affrontare i 4 Passi, dopo una ponderata riflessione meteorologica optiamo per il Tonale, anche perché la strada per arrivarci comporta il transito per altri due passi, che alla fine, causa maltempo, saranno anche gli unici che faremo.

PASSO PALADE 1500 m Strada spettacolare ma umida. A pochi Km dalla cima ecco che arriva l’acqua. Sfruttiamo la situazione per qualche foto di rito ed un buon caffè con la gentilissima signora del bar/rifugio che ci regala due adesivi del passo.

Di nuovo in sella.

PASSO MENDOLA Faremo questo passo due volte. La prima sull’asciutto, con inclusa salita sul monte Penegal (inultile peraltro poiché troviamo solo un triste albergo solitario), la seconda, come vedremo a breve, sul bagnato. Ci dirigiamo verso il Lago di Giustina dove sostiamo per pranzo.

Note di rilievo nessuna, se non un panino fai da te pure freddo al bar del Lago. Dopo lo pseudo-panino decidiamo di proseguire verso Passo Giove (nei pressi di Vipiteno) dal momento che il tempo sembra peggiorare sempre più e la strada verso il Tonale sembra inaccessibile. I Km per arrivare sono però comunque molti e a causa della pioggia eccessiva decidiamo di tagliare il giro tirando dritti verso Silandro. Passiamo nuovamente per il Passo Mendola, stavolta sotto una pioggia battente e con delle nuvole talmente basse tanto che ci passiamo attraverso (scena indimenticabile).

Ore 17:00 arriviamo, bagnati come pulcini, finalmente da Maria.

Insomma, la giornata finisce così, stavolta un po’ mestamente, con me che impreco per aver portato un K-way che anziché impermeabile è bello traspirante e scopro che dopo tutta la pioggia presa, perfino il giacchetto di pelle che avevo sotto non ha retto perdendo colore e macchiando addirittura la maglietta. Fortunatamente il sorriso ci torna con un’ottima cena al ristorante albergo Maria Theresia, possiamo quindi, alla fine, andare a letto soddisfatti anche oggi.

10 Luglio. E’ il giorno in cui lasciamo il Trentino per la Svizzera.

La colonna sonora di questa giornata potrebbe essere “Let it snow, let it snow, let it snow”.

Dopo la solita colazione accompagnata dalla “breve” narrazione di Maria, prima di caricare i bagagli e partire, facciamo un breve giro in paese per rifornimento e per cercare un K-Way (degno di questo nome) per il sottoscritto. Dopo una breve ricerca lo troviamo niente popò di meno che…Al “Consorzio Agrario”.

Partiamo verso le 10 direzione Svizzera. Passiamo per Glorenza, delizioso paesino in cui avevamo pranzato Domenica, poi sconfiniamo e ci avviamo verso l’Ofenpass o Pass dal Fuorn.

PASS DAL FUORN Fortunatamente già indossavamo (previdenti i ragazzi!!) l’abbigliamento da pioggia perché questo passo ci riserva, già dopo pochi Km, la prima sorpresa della giornata: NEVICA!!! Increduli, ma sempre sorridenti proseguiamo temerari sino in cima.

Fotografie ricordo ormai sempre più di rito sotto i cartelli d’indicazione dei passi (compresi di altitudine sul livello del mare) e ci rimettiamo a cavallo.

Scendiamo un po’ di quota e ci dirigiamo verso il passo successivo che ci dovrebbe permettere di arrivare a Davos. Giunti a Zernez, però, leggiamo che il Fluelapass è chiuso. Noi crediamo che la causa possa essere la neve caduta copiosa durante la notte precedente; un autoctono (che fortunatamente parlava l’italico idioma) invece ci svela che riaprirà alle 15:00 circa, non appena sarà terminata la gara di ciclismo che si svolgeva nella mattinata.

Decidiamo a questo punto di ammazzare l’attesa pranzando. Deviamo per un paesino poco lontano, Guarda, villaggio arroccato e nascosto che siamo in grado di trovare solo alla guida del touring club che ci portiamo appresso. Il paesino merita davvero, un gioiello in miniatura, sembra di essere entrati in un’altra epoca, ogni edificio sembra ricamato con sapiente tradizione da sarte popolane.

Mangiamo in uno dei Gasthof del villaggio (uno tra le migliaia sparsi tra Tirolo ed Engadina). Le pietanze sono davvero ottime.

FLUELAPASS La strada comincia ottimamente, uno spettacolo per gli occhi che non possono non affacciarsi sul fiume che ci scorre accanto, ma una meraviglia anche per le gomme date le curve che si susseguono serrate e le fanno entrare in temperatura anche se l’asfalto è ancora parecchio freddo.

Già prima di raggiungere la cima si nota come il colore predominante sia il bianco, la neve è infatti sempre più fitta ogni metro che saliamo, fin quando, arrivati in cima, si apre a noi uno scenario da Polo Nord o meglio da Elefantentreffen…Comincia addirittura a fioccare e pesantemente per giunta. Ormai non ci diamo per vinti, arriviamo su, foto classiche ma veloci perché non vogliamo rischiare troppo ed il freddo è divenuto penetrante.

Finalmente Davos! una cittadina che mi ricorda Bergamo (non me ne vogliano i bergamaschi), eppure a Stefano piace.

Nel giro di poco comunque arriviamo a Wiesen dove pernotteremo al Sun-Ranch. A dire il vero di “sun” ce n’è veramente poco ma basta l’ospitalità di Claudia (la padrona) a scaldarci ed a farci sentire a casa.

Questo albergo/Ranch è davvero carino, posto su di una collina verdissima affacciato su una vallata popolata da 300 anime e di fronte a due montagne alte tra i 2000 e i 3000 metri. Un posto splendido fuori e dentro con camere veramente belle, grandi e pulite (66 euro la camera per notte).

Facciamo un risposino, doccia, poi partitella a biliardo e cena con vista su una vallata mozzafiato.

Diamo la buonanotte ai gentili proprietari e finalmente spegniamo la luce su questa giornata, non prima però di aver guardato fuori dalla terrazza della nostra camera per azzardare due previsioni sul meteo del giorno dopo.

11 Luglio. La prima sveglia in terra Svizzera inizia nel migliore dei modi…Ossia con una ricca colazione a buffet .

Preparato il vestiario per affrontare qualsiasi avversità climatica si parte in direzione Albulapass, ma prima, dal momento che la benzina è scarsa, andiamo in cerca di una pompa per il rifornimento.

Con la “provvidenziale” indicazione di due operai dell’ANAS locale, entriamo nel piccolo villaggio di Filisur dove troviamo la pompa di benzina “Tomaschett”, un benzinaio talmente all’avanguardia da essere un self service 24 h con pagamento solo con carta di credito.

Qui abbiamo una disavventura poiché pur rifornendo le due moto per un totale di 36 Chf, un sms da parte della Banca ci comunica che la transazione effettuata è invece di 130 Chf.

Tra lo stupore, la rabbia e vari tentativi di far erogare uno scontrino al distributore decidiamo di cercare il gestore per tutto il paese, purtroppo non troviamo nulla…L’unica speranza sembra “Chi l’ha visto”.

Insomma, prendiamo comunque il via, il tempo perso era stato fin troppo.

ALBULAPASS Arriviamo fin sull’Albula dove la pioggia e la neve ci attanagliano. Il paesaggio è spettrale e sconfortante per i più. In cima ci sono solo le nostre moto e quelle di altri due temerari che però sono soltanto di passaggio.

Piuttosto infreddoliti ci fermiamo a mangiare nel rifugio del passo dove i gestori ci accolgono con la consueta gentilezza che abbiamo notato in tutti gli Svizzeri. Un piatto caldo è proprio ciò che ci vuole e, per sciogliere gli arti intirizziti, ci mettiamo un po’ vicino alla stufa che per l’occasione andava al massimo.

Finalmente rifocillati ed asciutti, dopo aver chiacchierato un poco con i locali (il cuoco aveva una bella KTM parcheggiata fuori in mezzo alla neve ma prudentemente coperta), ripartiamo verso Sankt Moritz, esattamente dall’altro versante, dove ci aspettiamo di trovare un tempo migliore.

Così è fortunatamente, o meglio, non che il sole sia rovente ma quanto meno non piove, il che già ci sembra molto.

Sankt Moritz è un paesino molto carino, decisamente in linea con le aspettative e, come nell’immaginario, sembra essere piuttosto vitale e crediamo anche abbastanza caro.

PASSO MALOJA Tiriamo dritto fino al passo Maloja. Nessuna nota di particolare rilievo qui, se non che ci stiamo dirigendo di nuovo verso l’Italia e l’aria di Lombardia già si fa sentire: aumenta la temperatura, con essa l’umidità e quasi abbiamo già nostalgia delle montagne innevate appena abbandonate.

Il passaggio in Italia è obbligato, passiamo per Chiavenna che ci lascia abbastanza indifferenti.

SPLUGENPASS Cominciamo a salire ed attraverso il Passo dello Spluga ci apprestiamo a ritornare in Svizzera.

Il paesaggio anche qui è impareggiabile, anche se la strada ed i tornanti che si susseguono non sono dei più tranquilli ed agevoli, anzi! Si passa spesso sotto dei tunnel scavati nella roccia privi di illuminazione e segnaletiche (sembra di stare sul trenino della casa dell’orrore alle giostre), le corsie si restringono improvvisamente divenendo più temibili soprattutto quando si incontrano nel tragitto gli automobilisti locali che conoscendo bene ogni centimetro dell’asfalto azzardano un po’ pigiando troppo sul gas.

Facciamo una breve sosta sulla diga che incontriamo poco dopo, giusto il tempo per una sosta “tecnica”, poi rimontiamo in sella fino alla dogana dove stavolta veniamo fermati per un controllo dal lato Svizzero.

Tutto regolare. Niente da dichiarare. Targhe pulite. Passiamo.

Dalla dogana inizia la discesa vorticosa verso Thusis percorrendo la strada cantonale n° 13, curve veloci da fare con la saponetta a terra (ovviamente noi manco a parlarne!).

La strada passa per le “Gole di Rofla” e per la “Via Mala”…Siamo in piena valle del Reno ed ovviamente varrebbe la pena fermarsi a far foto e filmati ogni 5 minuti. Il paesaggio è denso di sfaccettature ed alla fine colpisce per i mille particolari e le fascinose diversità.

Infine arriviamo a Thusis dove deviamo per Wiesen per fare finalmente ritorno a casa. Dopo 230 Km e i cambiamenti climatici passati è arrivato il momento di rimettere il sedere al caldo.

A causa del tempo instabile e della stanchezza decidiamo di annullare l’uscita serale a Davos, ma ci rifacciamo comunque con una discreta Pizza, una birra e la vodka la caramello del Sun-Ranch.

12 Luglio. Apriamo le tende della nostra stanza e…Sorpresa…Finalmente oggi c’è il sole.

Tutto l’occorrente per la pioggia è riposto negli zaini perché comunque non si sa mai, qui il tempo è veramente bastardo ed imprevedibile.

Partiamo alla volta di Flims per finire l’itinerario della guida del Touring Club.

Stefano però, pensa di fare prima un salto dal benzinaio del giorno. Il caso vuole che lo troviamo proprio lì. Si dimostra cortese e disponibile , come tutti gli Svizzeri del resto, e ci rilascia una ricevuta manoscritta e firmata con dichiarazione dell’importo realmente pagato nel rifornimento del giorno precedente (problema risolto con la Banca!).

Finalmente partiamo più sereni. Si va a Flims come detto ma il paesaggio non è paragonabile ai precedenti…Perciò dopo un breve conciliabolo decidiamo di deviare dal percorso stabilito (anche se allungheremo un bel po’) e di andare all’Oberalppass.

OBERALPPASS La giornata di sole rende le curve ancora più gustose. Danzando tra i tornanti giungiamo in cima a 2100 metri circa e stavolta senza la neve!! La vista è veramente uno spettacolo. Ci rifocilliamo con un panino seduti sotto il sole all’aperto del rifugio, facciamo qualche foto all’insegna del passo (ormai un must) ed al lago dirimpetto, ci riposiamo un attimo e riscendiamo percorrendo la stessa strada dell’andata fino ad Ilanz con una piccola deviazione per una stradina di montagna consigliata sempre dalla guida…Beh complimenti alla guida…Il paesaggio è mozzafiato! Ci troviamo nelle gole del Vorderrhein. Proseguiamo poi verso Chur, una città piuttosto grande (crediamo una provincia vera e propria) che è la nostra porta d’accesso al Liechtenstein.

Sbagliamo anche strada ma un autoctono si farma di sua iniziativa e ci dà indicazioni per rimetterci sulla retta via!! Tempo un attimo che, però, ci riperdiamo ancora, infatti un altro indigeno ci dice di seguire la deviazione per Mainfeld dopo uno svincolo a 5 Km da lì…Invece erano 500 metri appena e noi ovviamente che ci fidavamo ciecamente abbiamo tirato dritto senza nemmeno pensarci.

IN LIECHTENSTEIN Dopo varie peripezie finalmente il Liechtenstein è nostro! Non c’è dogana se non uno stemma dello Stato che ci fa capire che abbiamo sconfinato! Decidiamo di non inoltrarci troppo e di fermarci dunque al primo villaggio che incontriamo: Balzers.

Decidiamo di fare “merenda”, giriamo per la cittadina e ci fermiamo in un bar di cui Stefano aveva visto l’insegna da lontano..Più che un bar, però, una volta entrati ci rendiamo conto che è un Night Club. Ci accolgono delle balde fanciulle e due energumeni in ciabatte.

Anche se titubanti ci fermiamo e chiediamo due caffè strong.

Sentiamo che una delle ragazze parla italiano con un operaio e tendiamo l’orecchio.

Scambiamo due chiacchiere con lei, si chiama Felicia, di padre lucano.

Ci racconta un po’ la vita che si fa in Liechtenstein e capiamo che la noia la fa da padrone, lei comunque è sorridente! Ristorati dal caffè e dalla chiacchierata ripartiamo direzione casa Wiesen facendo un ultimo passetto (WOLFGANGPASS) tanto per mantenere le gomme in temperatura.

Subito dopo sostiamo lungo il lago di Dorf dove c’è un’aria incredibilmente fresca che ti fa venir voglia di sdraiarti e rimanere li per ore.

Alla fine eccoci a Wiesen, doccia, scambiamo qualche chiacchiera con Georg sorseggiando Vodka al caramello e poi a nanna, pronti per un nuovo giorno in compagnia delle nostre piccole destriere.

13 Luglio. Partiamo da Wiesen dove ormai splende il sole (ovviamente perché ce ne andiamo noi). Dopo aver fatto una foto ricordo con Georg, Claudia, più una terza intromessa, probabilmente, una cameriera del Sun Ranch che ancora non avevamo visto, carichiamo le moto e andiamo.

JULIERPASS Ci dirigiamo verso questo che sarà l’ultimo passo della Svizzera per noi anche se possiamo dire di averne fatti praticamente la metà dell’intera nazione e possiamo dunque ritenerci più che soddisfatti.

Il tempo come detto è ottimo e le moto danzano sulle curve che è una meraviglia. Nel corso del tragitto ci sbizzarriamo anche facendo qualche filmato con camera on-board posizionata sulla borsa da serbatoio della Yamaha.

Sostiamo per un po’ sul passo (dove incontriamo anche due motociclisti FINLANDESI poco più che ventenni!!) e finalmente compriamo qualche souvenir per noi e per i nostri cari.

Ripartiamo direzione casa Tavernini (ossia la Pensione Maria a Silandro).

Passiamo di nuovo per St. Moritz che ha sempre un suo fascino (va detto), poi facciamo una breve deviazione su una stradina di montagna per raggiungere il villaggio di Bos-cha (vicino a Guarda dove eravamo stati giorni prima), ci mettiamo alla ricerca della casa al n° 99, anche questa segnalata dalla guida del Touring…Ma non la troviamo (forse non c’è).

Allora un attimo per riprenderci dato che oramai una settimana di curve si fa sentire e ripartiamo direzione Scuol.

Ci fermiamo in questa cittadina per pranzo. Il caldo si fa sentire abbastanza anche perché scendiamo di quota. Partiamo ormai alla volta dell’Italia solo che il passaggio per l’Austria è obbligato, quindi dopo aver superato la località di Martina (ultimo baluardo della svizzera), passiamo per Nauders (prima città dell’Austria) dove i controlli doganali sono accuratissimi e minuziosi (il doganiere leggeva un libro e manco c’ha visti).

Superiamo una serie di tornanti davvero belli e poi seguiamo le indicazioni per il Passo Resia ormai a noi familiare.

Valichiamo così il confine ed eccoci di nuovo in terra patria o quasi…In Trentino. Tiriamo un po’ e arriviamo direttamente a Silandro.

Sveniamo sul letto, doccia e pronti per la cena.

Ci dirigiamo, dietro consiglio di Maria a Castelbello ridente località vicina. Il ristorante consigliatoci sembra carino ma si rivela un po’ troppo fighetto per due malridotti come noi, considerate solo che all’ingresso c’erano parcheggiati un BMW X3, un Porche Cayenne ed un Range Rover…Insomma il posto decisamente non fa per noi.

Alla fine però c’ha detto bene perché andiamo a mangiare a Silandro dove scopriamo che il venerdì (d’estate) c’è sempre una festa. Ceniamo al solito posto ma con sottofondo di musica Folk by Vincent e Fernando II classificati al festival di Volkmusik 2006 (mammamia che roba!!!) che riadattano pezzi italiani, tipo Gloria di Tozzi in lingua italiana.

Finita la cena facciamo due passi e scopriamo un’altra piazza, stavolta con musica Rock (tutta un’altra storia!!). Cazzeggiamo un po’…Anzi un bel po’…Ma ci voleva proprio, poi torniamo al B&B per l’ultima notte in località “straniera”.

14 Luglio. E’ il giorno dell’addio ai Tavernini e quindi tristemente ci accingiamo a cavalcare le nostre piccole per l’ultimo giorno di vacanza.

Partiamo per Bolzano dove decidiamo di lasciare i bagagli più pesanti che renderebbero gli ultimi passi da affrontare troppo ardui. Troviamo un deposito presso la stazione dei pullman a Bolzano (3 euro tutto il giorno).

Partiamo verso le Dolomiti e più precisamente ci dirigiamo verso i Quattro Passi.

Il primo è proprio di strada.

PASSO COSTALUNGA Superato il lago di Carezza sul quale non ci fermiamo per motivi di tempo, arriviamo con una manciata di curve al Passo Costalunga dove ci fermiamo per pranzo. Un bel piatto di maccheroni al ragù, un affettato misto diviso in due e un paio di caffettini. Ci facciamo qualche foto in assoluto relax con lo sfondo del Latemar (un massiccio davvero imponente), osserviamo qualche tedesco in moto (alcuni delle migliaia che ci sono in giro e che abbiamo incontrato) e ripartiamo verso il passo successivo.

PASSO PORDOI Il caldo si fa sentire ma sarà per il fascino che ostenta il nome di questo passo al solo pronunciarlo che ci fomentiamo. Le punte e le suole degli stivali grattano ripetutamente a terra risuonando come musica per le orecchie. Finalmente, una bella limatina che rinfranca lo spirito! Al Pordoi ci fermiamo per una sosta. Ci rifacciamo gli occhi con lo spettacolo di quei massicci imponenti ed incombenti sopra di noi.

Torniamo in sella e proseguiamo verso i restanti passi.

PASSO DI CAMPOLONGO Un passo di “passaggio” e fatto purtroppo “al passo”. Cominciamo infatti a vedere una quantità di macchine e moto davvero esagerata. C’è traffico per salire e a volte tocca mettere la prima marcia in coda. E’ assurdo, sembra di stare ad Ostia la domenica.

Ci facciamo coraggio e proseguiamo.

PASSO GARDENA Speriamo di rifarci e invece il traffico peggiora.

Prima siamo costretti a fermarci per la banda locale che doveva passare, poi quando dopo una lunga coda arriviamo in cima e vorremmo fermarci di nostra iniziativa, vediamo che negli unici due spiazzi disponibili il parcheggio è a pagamento (2 euro pure per le moto) e infatti non ci si è fermato nessuno.

Anche noi li mandiamo virtualmente a quel paese e dopo una breve sosta in una piazzola “di fortuna” lungo la discesa, decidiamo di partire e tirar dritti verso Bolzano. Si è fatta una cert’ora e non vogliamo correre il rischio che il deposito bagagli chiuda.

Arriviamo dunque a Bolzano alle 18:30 e ritiriamo i bagagli. Siamo veramente tumefatti, sudati, stanchi ed assetati.

Ci distendiamo nel giardino pubblico vicino alla stazione e facciamo due chiacchiere.

Dopo un po’ di traccheggio ci facciamo una pizza e una birra in un bar lì vicino e poi carichiamo le moto sul treno, dove i “simpatici” inservienti delle FS ci invitano ad imbracarle da noi e quando Stefano giustamente dice: “vabbè fallo te che io non so come si fa” quello di tutta risposta gli fa: “Eh…Già siamo in ritardo”. Cavolo!! come se fosse colpa nostra…Ovviamente rimaniamo senza parole.

Torniamo al posto di controllo per firmare la presa in consegna delle moto e ci facciamo fare un’ultima foto da una signora di Roma anche lei in moto col marito.

Finalmente arriva il treno. Che spettacolo! Proprio diverso dall’andata. Questo sembra più antico ma dentro la cabina ha addirittura un lavandino a scomparsa. Che lusso! Ci sono: asciugamani, salviette rinfrescanti, acqua, stampelle, insomma da veri nababbi e sembra pure che il nostro ipotetico inquilino della cuccetta non ci sia. Beh, meglio…Staremo più larghi.

La stanchezza si fa sentire ormai, le ultime righe sul taccuino di viaggio e le palpebre pesanti scendono sui nostri occhi come un sipario finale su questa vacanza. E come nei migliori spettacoli…Un grande applauso per noi.

Ce lo siamo davvero meritato! Alessandro & Stefano



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