Maldive al Ranveli
Il viaggio trascorre piacevolmente senza problemi e anche la nostra piccola riesce tranquillamente a dormire fin quando le prime luci dell’alba cominciano ad entrare dagli oblò. Ci stiamo avvicinando e dopo una discreta colazione eccoci in vista di Malè. La pista è una sottile striscia di terra parallela all’isola di Malè. All’uscita dall’aereo ci aspettano 36° di caldo secco che ti entrano subito nelle ossa quindi la prima cosa da farsi è … spogliarsi il più possibile mantenendo sempre un certo contegno visto che siamo sempre in un paese musulmano.
La cosa che colpisce fin dall’inizio è il silenzio di questo magico posto, anche in aeroporto, tutte le pratiche di sbarco vengono formalizzate nel massimo ordine, calma, organizzazione e velocità e così in meno di 10’ ci troviamo caricati su un pulmino che ci accompagna diretti allo scalo degli idrovolanti. Aria condizionata al massimo sia in aeroporto che sul pulmino. Una mezz’oretta d’attesa, giusto il tempo di scattare qualche foto e sbrigare le formalità d’imbarco peraltro veloci grazie al nostro voucher, e pronti via. Un pilota olandese scalzo, sì avete capito bene, senza scarpe o altra calzatura, accompagnato da un “aspirante pilota” maldiviano si prende la responsabilità di “traghettarci” al nostro atollo, al Ranveli Village. Dopo 40’ e aver sorvolato decine di atolli che apparivano come macchioline verdi in gocce di acqua cristallina e poi il blu dell’oceano ecco avvistare il nostro atollo, lungo circa 300 m e largo 50 m, solo il posto per un ristorante su palafitte, una boutique, la reception, il centro massaggi e 2 file di camere disposte come piccoli appartamenti quadrifamiliari immersi in un giardino stracoloratissimo e straprofumatissimo di fiori e piante cui i maldiviani dedicano gran parte della loro giornata.
L’idrovolante, non potendo avvicinarsi alla barriera corallina, ci lascia a circa un paio di km su di una zattera galleggiante di una decina di m2 e da qui con dhoni arriviamo al Ranveli. Consueto benvenuto con asciugami rinfrescanti profumati e cocktail di benvenuto dove il giovane “capovillaggio”, che parlava un italiano arrangiato, ci ha illustrato quella che sarebbe stata l’attività sull’isola: snorkelling, gite all’isola deserta e all’isola dei pescatori e varie escursioni in mare aperto, più alcuni servizi come il diving e il centro massaggi. L’animazione è stata praticamente zero, e noi questo volevamo: una settimana senza che nessuno ci corresse dietro per farci giocare a volley, tennis, bocce, freccette e quant’altro. Volevamo solo riposarci e immergerci in una natura senza fine. Beh, sistemate le valige in camera direi proprio che l’immergersi è stata la prima cosa. Costume e subito in acqua: 28° di laguna, praticamente il bagno di casa in inverno con la sola differenza che la vasca da bagno è infinita, cristallina e coloratissima di ogni varietà di pesci e coralli. Purtroppo il Nino e in parte lo Tsunami hanno rovinato gran parte della barriera che però inizia a dare segni di ripresa tanto che la gente del posto è convinta che in una decina d’anni tornerà tutto come prima. In laguna oltre ai vari pesci di barriera c’erano come compagni di vacanza anche 5 squaletti pinna nera di 50 cm di lunghezza e 2 razze belle grandi che ogni sera venivano ad affacciarsi sotto le palafitte del ristorante.
Mangiare? Benissimo e al 70% alimentazione del posto, 30% il classico spaghetto, pizza, patate, pollo, sempre speziato ma gradevole e digeribile, cosa importante visto che l’attività fisica non è stata granchè a parte lo snorkelling in barriera peraltro su un lato vicinissima agli alloggi. Devo dire che dopo 24h che sei lì sembra siano passati 3 giorni, tanto la vita è lenta e rilassante nei ritmi. Sveglia prestissimo, alle 6.00 già in spiaggia e a letto altrettanto presto, alle 21.00, visto che il tramonto viene a salutarci sulle 17.30. In una settimana ne abbiamo visti 7 e tutti con colori e sfumature diverse, dal rosso fuoco al rosa, passando per il viola, e se una nuvola si frapponeva al sole sulla linea d’orizzonte il cielo diventava di un aspetto indefinibile: mai visto una cosa del genere, mai pensato di vederla, mai creduto potesse esistere. Così come le stelle del cielo, sono infinite e non ho ricordi di un cielo di notte così luminoso per merito di miliardi di stelle che lo puntinano in tutta la sua estensione.
Per quanto riguarda l’escursione, noi abbiamo fatto quella all’isola deserta e all’isola dei pescatori: partenza la mattina presto, dopo colazione, e via con un dhoni per dirigerci su un isolotto che con l’alta marea emergeva solo per la vegetazione mentre con la bassa lasciava un grande lingua di sabbia dove abbiamo potuto prendere il sole e fare anche qui snorkelling, soliti anemoni, pesci pagliaccio, pesci chirurgo, murene, pesci palla, … niente che non avevamo anche al villaggio comunque. La cosa divertente è stato il pranzo: abbiamo mangiato cotto alla brace del pesce che era stato pescato durante l’andata. Dopo pranzo un po’ di siesta, solite foto all’ombra di palme e via verso l’isola dei pescatori: uniche attività dell’isola la fabbricazione di navi pescherecce e le boutique per i turisti, tuttavia anche qui abbiamo trovato calma, silenzio, ordine, pulizia e una grande simpatia verso i bambini da parte di tutti gli indigeni. Solite spesucce di rito e di ritorno al villaggio. Già anticipato la scarsità di animazione ma una nota particolare la merita la corsa dei paguri: tutti numerati e disposti al centro di una piattaforma rotonda, il primo che raggiunge l’esterno vince 20 lattine di birra, o meglio chi ha comprato (5 dollari) il paguro vincente si aggiudica la posta. Come si fa a capire di chi è il paguro? Dal numero che gli viene scritto sul guscio. Il nostro Baby Carlo è arrivato 4°.
Per quanto riguarda la barriera attorno all’atollo direi che siamo rimasti molto soddisfatti, della “povertà” dei coralli già sapevamo, ma come quantità di pesce e varietà siamo rimasti favorevolmente colpiti, come si potrebbe non esserlo quando si riesce a nuotare in compagnia di una tartaruga (che tutte le mattine veniva al molo per prendersi la sua dose di pesce) e di uno squalo pinna nera di 1,5 m (la mamma dei 5 squaletti in laguna)? Impossibile.
Cos’altro dire? Che è stata una vacanza nata e riuscita per quello che doveva essere: relax, relax, relax. I nostri amici si sono fermati una settimana in più, noi avevamo deciso per quella “breve” visto che non sapevamo come avrebbe reagito la nostra Nicole, paure svanite nel giro di qualche ora visto che si è adattata subito e ha dato il meglio di sé senza darci nessun tipo di problema. Concludendo potrei dire che questa vacanza al Ranveli è stato il nostro viaggio di matrimonio, la scoperta del mondo da parte della nostra piccola e il rafforzarsi di un amicizia (quella con Mario & Francy) che dura ormai da 3 anni, da quando ci siamo conosciuti e stretti la mano al Cairo in una calda notte del marzo 2004. Ma quella … è un’altra storia! Ciao fratè!