Tour del guatemala: tra natura e archeologia
L’itinerario: ANTIGUA – PIANTAGIONE DI CAFFÈ “FINCA FILADELFIA” – LAGO DI ATITLAN: VILLAGGIO DI PANAJACHEL, VILLAGGI INDIGENI DI SAN PEDRO LA LAGUNA, SANTIAGO ATITLÁN E SAN ANTONIO PALAPO – MERCATO DI CHICHICASTENANGO – SITO ARCHEOLOGICO DI COPÀN (HONDURAS), SITO ARCHEOLOGICO DI QUIRIGUÀ – RIO DULCE – FINCA EL PARAISO – FLORES – SITO ARCHEOLOGICO DI CEIBAL – SITO ARCHEOLOGICO DI TIKAL – SITO ARCHEOLOGICO DI UAXACTÙN – MUSEO ARCHEOLOGICO DI GUATEMALA CITY 1° giorno (giov.19 Luglio) ITALIA – GUATEMALA CITY – ANTIGUA Il suo nome indigeno è Coactemalan, “la terra dei boschi”: è il Guatemala, paese dove vivono ben 22 etnie Maya! Ci ha condotto qui il desiderio di scoprire misteriosi siti Maya immersi nella giungla, la possibilità di ammirare una splendida natura (laghi, fiumi, montagne, vulcani, piantagioni di frutta e caffè…) e gli affascinanti costumi delle attuali popolazioni indigene. Non ci siamo lasciati scoraggiare dalle notizie allarmanti circa la pericolosità di questo paese (aggressioni, furti, omicidi) e, studiato attentamente l’itinerario, siamo partiti. Prima di partire, però, al momento dell’acquisto dei voli aerei abbiamo stipulato una buona assicurazione sanitaria, e abbiamo segnalato il nostro itinerario al Ministero degli Affari Esteri (www.Dovesiamonelmondo.It).
Dopo 10.000 km di volo, un numero imprecisato di ore viaggio e un fuso orario di –8h, atterriamo all’Aeroporto internazionale “La Aurora” di Guatemala City. Caotica, pericolosa, povera di attrattive: così viene descritta Ciudad de Guatemala, per gli abitanti solo “Guate”. E’ una città grande (2 milioni di ab.), capitale del paese dal 1773, quando un terremoto distrusse la precedente capitale, Antigua. E’ una città piena di contrasti, dove tante sono le zone degradate, ad alto tasso di delinquenza, e non mancano zone moderne ed esclusive. E’ una città dove vengono commessi moltissimi omicidi e aggressioni, dove tante case e hotel hanno il filo spinato e i catenacci anche di giorno e dove moltissimi ristoranti e negozi hanno una guardia armata davanti all’ingresso. E’ una città dove sono avvenute tantissime rapine ai danni di turisti appena scesi dall’aereo. Considerato il preambolo, preferiamo spostarci subito ad Antigua. Prima di partire avevam0 prenotato una camera deluxe (bella vista sui vulcani per € 37 a notte, con caffè/te, il tipico pane con banana a disposizione e internet gratis) nel piccolo e confortevole HOTEL “CASA CRISTINA” (http://www.Casa-cristina.Com/) in 6° Avenida Norte, Collejon Camposeco no. 3a.
Per comodità e tranquillità, abbiamo prenotato anche un taxi inviatoci dal nostro hotel (30US$ per due persone).
Antigua si trova a circa 45 km dalla capitale. Impieghiamo 45 minuti per arrivare: il traffico per uscire dalla capitale è notevole, ma la strada è in ottime condizioni. Arriviamo nel tardo pomeriggio e scopriamo una cittadina bellissima, tutta ciottoli e case basse colorate. Antigua si trova a 1.600 mt, in un altopiano delimitato dai vulcani Agua, Fuego ed Acatenango. Qui l’aria è di montagna, fresca e asciutta, con una invidiabile temperatura tardo primaverile. Il golfino è dunque d’obbligo. Ci sistemiamo in camera, poi usciamo per telefonare a casa. Conviene acquistare una scheda Telgual, per chiamare dai telefoni pubblici sparsi un po’ ovunque. Con una tessera da 50 Quetzal siamo riusciti a chiamare 3 volte! Poi, nonostante la stanchezza, andiamo a cena. Scegliamo il vicino e carinissimo ristorante italiano “Queso y vino”, sulla 5a Nte no.32. Gustiamo un ottimo antipasto di salumi e formaggi, una “focacciosa”, ma gustosa pizza, una delicata “sopa”, cioè zuppa di verdure, spendendo 250QZ (circa 24 euro, con carta di credito). Poi, com’è inevitabile, crolliamo dal sonno. Il tempo di sbirciare dalla finestra, un panorama di tetti e il vulcano sullo sfondo, e crolliamo in un sonno beato… 2° giorno (ven.20 Luglio) ANTIGUA Antigua è una cittadina di 40.000 abitanti, proclamata Patrimonio Culturale dell’Umanità dall’Unesco. Si tratta dell’antica capitale dello Stato, fondata nel 1543 dai conquistatori spagnoli e capitale fino al 1773, anno in cui venne rasa al suolo da un devastante terremoto. Ci innamoriamo immediatamente della sua atmosfera, delle sue case colorate, delle strade acciottolate, dei suoi portici caratteristici, dei cortili coloniali, dei bellissimi ristoranti e del suo artigianato! Non a caso Antigua è considerata una delle più belle città dell’ America Latina, e conserva splendidi palazzi coloniali e suggestive chiese e conventi. Antigua è infatti ricchissima di chiese barocche, la maggior parte delle quali ancora danneggiate dal terremoto del 1773.
Cominciamo dalla CHIESA E CONVENTO DI NOSTRA SIGNORA DE LA MERCED (1548) ricostruita più volte, l’ultima nel 1855. La facciata è davvero splendida, quasi una fantasia di glassa su una base di marzapane crema.
Poi camminiamo lungo la bella 5A AVENUE NORTE, animata da bei ristorantini, caffè, eleganti hotel e negozi di artigianato.
Arriviamo così al cuore della città, il PARQUE CENTRAL, l’animata piazza cittadina. Qui, nel verde degli alberi che circondano la splendida fontana di fine Settecento, si rilassano turisti e abitanti, tra venditori ambulanti, lustrascarpe e bancarelle di cibo. Intorno alla piazza si trovano gli edifici più importanti della cittadina.
Ci sono la CATTEDRALE DI SANTIAGO, costruita nel 1542 e ricostruita dopo il terremoto. Al suo interno c’è la tomba di Bernal Diaz Castello (1492-1581?), scrittore al seguito di numerose spedizioni spagnole (nelle Indie e Cuba, nel 1527; con Hernández de Córdoba alla scoperta dello Yucatán, con Hernán Cortés alla conquista del Messico, dove morì, dopo aver ricevuto in compenso una encomienda). Fu autore di dettagliate cronache, come la “Crónica de la conquista de la Nueva España”.
Di fronte sorge il bel PALACIO DEL AYUNTAMIENTO (1743), sede dell’amministrazione cittadina e di due piccoli musei, il “Museo de armas de Santiago” e il “Museo del Libro antico”.
Su un altro lato della piazza si trova il PALACIO DE LOS CAPITANES (1558/1773), sede della polizia nazionale.
Qui c’è anche una banca, il Banco del Quetzal, dove cambiamo i primi dollari. Con una breve passeggiata ci spostiamo alla IGLESIA DE LAS CAPUCINAS (30QZ), costruito nel 1736 da suore missionarie spagnole. Oggi è un bellissimo complesso monastico, parzialmente in rovina, vero e proprio museo sulla vita religiosa d’epoca coloniale. Bellissime le 18 celle collegate tra loro.
E’ tempo di pranzo. Scegliamo il delizioso ristorante “Dona Luisa Xicotencatl”, in 4calle oriente no.12: frutta fresca, agua de frutas, cioè frullati di frutta e acqua, e sandwiches al prezzo di 114QZ (11 euro).
Nel pomeriggio visitiamo la IGLESIA DE SAN FRANCISCO del 1579, un tempo vero gioiello barocco. Distrutta a più riprese, oggi questo convento ospita la tomba di Fratel Pedro De Betan Court (1667), un francescano originario delle isole Canarie, molto venerato in Guatemala.
Una piccola pausa caffè da “Cookies, etc.”, caffetteria che vende biscotti e dolcetti, e poi ci rechiamo nella splendida “CASA POPENOE” (15QZ), residenza coloniale un tempo appartenente alla ricca famiglia Mendoza (1636), poi acquistata dalla famiglia Popenoe, che ne curò il restauro. La splendida ristrutturazione permette di gustare nei suoi interni, l’epoca coloniale, il bellissimo giardino colmo di fiori, l’antica cucina coi forni per il pane. Dal tetto della casa si può ammirare una bella vista sulla città e sul vulcano Agua. Ultimo momento culturale della giornata è l’interessantissimo “PASEO DE LOS MUSEOS” (http://www.Antiguacultural.Com/museos.Htm , ingresso 40QZ), un progetto nato dalla collaborazione del Collegio Mayor Santo Tomas de Equino, l’Università di San Carlo del Guatemala con il Centro Cultural dell’Hotel “Casa Santo Domingo” (http://www.Casasantodomingo.Com.Gt/). Si tratta di un percorso che comprende diversi musei e le rovine del Convento Santo Domingo. Due gli ingressi: uno dalla 1avenida no.23 (Calle de Candelaria) e l’altro dalla 3calle oriente no.28. Entrando da Calle de Candelaria dapprima si incontra il Museo della Farmacia (con oggetti dell’antica farmacia spagnola), il Museo de Artes y Artesianas Populares de Sacatepequez (mostra dell’artigianato tipico della regione), l’area archeologica de Santo Tomas de Aquino, il Museo de Arte Precolombino y Viario Moderno (splendidi oggetti maya a confronto con belle opere in vetro moderne), il Museo Arquelogico (piatti, vasi, incensieri, urne funerarie del periodo Classico Maya, 200-900 d.C.), il Museo de Arte Colonial (sculture, pitture e piatti di epoca compresa tra XVI e gli inizi del XIX sec.) e i resti del Convento di Santo Domingo: chiesa, chiostro con fontana, cripta. Merita davvero! Poi, dopo tanta storia, concludiamo la giornata curiosando nei tanti negozi di artigianato.
Molto bello il grande “Nim Po’t”, sulla già citata 5a Avenue Norte. Per la cena scegliamo l’elegante “Posada de Don Rodrigo”, magnifico hotel con eccellente ristorante (http://www.Posadadedonrodrigo.Com/). Il ristorante ha una bella veranda con vista sul giardino interno, colmo di piante e fiori. L’atmosfera è romantica e intima. Ci concediamo un ricco plato chapìn (formaggi, carni, verdure e altro), un piatto unico a base di riso e pollo, la mitica birra Gallo (quasi un simbolo nazionale), un delicato flan e un dolce di mandorle (prezzo 350QZ, circa 33 euro). Il tutto a suon di marimba “live”.
N.B. Per info generali sugli Hotel di Antigua: http://www.Visit-antigua.Com/hotels.Htm 3° giorno (sab.21 Luglio) Antigua: escursione alla piantagione di caffè “Finca Filadelfia” e trasferimento al Lago di Atitlan (km 80).
L’agenzia di Elizabeth Bell (http://www.Antiguatours.Net/antigua.Htm) organizza escursioni di livello e visite guidate alla città e ad una piantagione di caffè. Si trova in 3a. Calle Oriente no.22, vicino all’Hotel Casa Santo Domingo.
Il giorno prima qui avevamo prenotato l’escursione di quasi 3 ore con auto provata e autista (15 US$ a persona) alla Finca Filadelfia (http://www.Rdaltoncoffee.Com/), dove si produce un eccellente caffè.
La visita è davvero interessante: prevede una parte teorica, con tanto di documentario; una parte didattica, con visita alla piantagione, alla serra dove crescono le piantine, agli edifici dove i chicchi vengono lavati, asciugati e torrefatti; una parte pratica, con guida alla degustazione. Acquisto diversi pacchetti della qualità migliore del caffè di Robert Dalton (56QZ).
Tornati ad Antigua, pranziamo a “La Fonda de la Calle Real”, un bel ristorante dove gustiamo queso y chorizo, una fonduta di formaggio con pezzettini di saporita carne simile a salsiccia, e frutta fresca a volontà (132QZ, pari a 12 euro, carta di credito accettata). Nel pomeriggio, alle 16, partiamo per il Lago di Atitlan. Le tante agenzie di Antigua da noi visitate ci hanno proposto lo stesso prezzo: la partenza al pomeriggio costa 10 US$, mentre quella al mattino costa la metà! Un pulmino tutto per noi ci porta, dopo un’ora e mezza di viaggio, in una delle regioni più spettacolari del Guatemala, quella degli altopiani.
Qui si trova il lago Atitlan, una bellissima conca sita tra 3 vulcani: Atitlan (che è il più alto, coi suoi 3.500 metri di altezza), il Toliman e San Pedro.
Quello che un tempo era un cono vulcanico oggi è una distesa di acqua di ben 128mq, profonda più di 300mt. Gli antichi Maya veneravano le sue acque e ancora oggi è considerato un luogo sacro.
In questo paesaggio incantevole, in un’alternanza di verdi colline, distese di mais e fitte pinete, sorgono caratteristici villaggi indigeni, noti per il meraviglioso artigianato e i mercati tipici. Per cercare di capire la storia di questo meraviglioso popolo o, meglio, la storia di questi popoli, dato che le 22 etnie Maya si distinguono per tradizioni, costumi e lingua, prima di partire ho letto un bellissimo libro, “Il mio nome è Rigoberta Manchu”, che raccomando, e diversi articoli sulla tribolata storia degli indigeni Maya. Quello che ho potuto capire è che dal 1523, anno in cui cominciò la conquista spagnola del Guatemala, la storia di queste genti ha conosciuto solo povertà, violenze e sfruttamento. Neppure l’indipendenza dalla Spagna, nel 1821, ha visto cambiare di molto la loro vita: i discendenti degli Spagnoli hanno continuato a sottrarre e mantenere le terre dei Maya, costringendoli a lavorare come manodopera a misero stipendio, per non dire quasi da schiavi nelle immense piantagioni di caffè, tabacco e canna da zucchero.
Bisogna aspettare oltre 100 anni per vedere un politico, il Presidente Juan José Arévalo, in carica dal 1945 al 1951, per vedere qualcuno interessarsi della vita di queste persone, con un tentativo di instaurare un sistema di previdenza sociale, servizi sanitari e un ente per la salvaguardia delle popolazioni Maya. Anche il suo successore, il colonnello Jacobo Arbenz Guzmán, proseguì con una politica liberale e diede il via a una riforma agraria volta a scardinare il sistema del latifondo e promuovere la nascita di piccole aziende agricole a gestione individuale. Quando egli cominciò a espropriare le terre controllate da società straniere, per lo più americane, la CIA intervenne nel paese, appoggiando il colpo di stato dei militari. Fu l’inizio di ben 36 anni di guerra civile (!). Ancora morti e sparizioni tra il popolo indigeno: si parla di almeno 250.000 morti! Oggi il paese ha voglia di riscatto e rinascita, ma deve comunque convivere col suo passato e con la povertà e l’analfabetismo (pare riguardi ben il 70% della popolazione indigena). Come evidenziato dalla Commissione Diritti Umani delle Nazioni Unite, pochi anni fa, “il 3% della popolazione possiede il 70% delle terre coltivabili”.
E’ con questo spirito che arrivo a Panajachel che, con i suoi 14.000 abitanti, è il villaggio più importante del lago.
Non è una località tipica o particolarmente interessante, ma per i tanti graziosi ristoranti, il colorato mercatino, la superba vista sul lago e la gente, sorridente e cordiale, risulta nel complesso simpatica, a dispetto dell’incredibile confusione che regna, tra chicken bus, tuc tuc e pedoni! E’ inoltre un’eccellente base di partenza per le escursioni ai piccoli e più tradizionali villaggi indigeni che sorgono sulle sponde occidentali e meridionali del lago. Dal suo molo, tra le 8 e le 9.30 partono ogni giorno le motolance per visitare le varie comunità indigene, dove si possono acquistare bellissimi oggetti di artigianato in legno, come le famose maschere Maya, le amache, stoffe coloratissime, tovaglie, ecc… La vita mondana di Pana si concentra lungo Calle Santander, la lunga via che conduce al lago. Qui si concentrano i ristoranti più graziosi e le agenzie viaggi. Noi, invece, pernottiamo più a nord, di fronte alla Chiesa del villaggio, nel piccolo “Villa Lupita”, hotel gestito da una famiglia di gentilissimi indigeni. (80QZ a notte, caffè e tè gratuiti) Passeggiamo lungo la via, curiosiamo nei tanti negozietti e poi ceniamo nell’elegante ristorante Caffè Bistro Casa Blanca, in Calle Real. Il locale è molto curato e l’atmosfera romantica: gustiamo gamberoni alla Casa Blanca, manzo con salsa all’aglio e ottimo vino bianco del Cile, il Casillero del Diablo (http://www.Casillerodeldiablo.Com/) , per 348 QZ (circa 34 euro, con carta di credito).
4° giorno (dom. 22 Luglio) Lago di Atitlan: escursione al mercato di Chichicastenango (40 km) E’ il giorno del celebre mercato di Chichicastenango! Alle 8 passa a prenderci il pulmino dell’agenzia “Mario’s tour” (12 US$ per A/R).
Dopo un’ora e mezza di viaggio arriviamo alla cittadina di Chichicastenango, lett. “luogo delle ortiche”, a circa 2.020 m di altitudine, in una zona circondata da valli e dominata da maestose montagne. Malgrado la sua posizione isolata, la città è sempre stata un importante nodo commerciale. Il suo mercato (2 volte a settimana: domenica e giovedì, dall’alba alle 14) è il più conosciuto del paese. In questi due giorni, i locali, Maya dell’etnia Quiché, nei loro costumi tradizionali arrivano in massa per vendere prodotti di artigianato. La cittadina si sviluppa intorno alla chiesa di Santo Tomas (1540), il patrono, costruita sulle fondamenta di templi Maya. Qui è possibile assistere a queste antiche cerimonie che prevedono offerte di incenso, cibo e bevande agli avi e alle divinità; il tutto per propiziare la fertilità della terra. Da acquistare: tessuti, statue in legno intagliato, ceramiche, amache e sedie appese, pantaloni e gonne, bambole di pezza coi costumi tipici, strumenti a fiato e a percussione, mini presepi di terracotta, tovaglie, coperte, borse, magliette… Compriamo l’impossibile, tanto che siamo costretti a cambiare altri dollari nella Scotiabank, sita accanto al distributore dove tutti i pulmini turistici parcheggiano. Poi ci concediamo un po’ di relax e un veloce pranzo all’Hotel Santo Tomas (72QZ per un abbondante Club sandwich, sufficiente per due, e un maxi succo d’ananas).
Rientriamo a Pana nel pomeriggio. Riposiamo in hotel, passeggiamo ancora per agenzie, alla ricerca del tour per l’indomani, e infine ceniamo al Sunset Cafè (188QZ per liquado, birra, pollo con verdura e pesce di lago con purè). Più che il cibo, comunque buono, qui merita la vista spettacolare sul lago! Meraviglioso il tramonto e la notte che avanza sulle acque scure…
5° giorno (lun. 23 Luglio) Lago di Atitlan: giro in battello alla scoperta dei villaggi indigeni Le gite in barca possono essere prenotate tramite agenzia o col servizio pubblico, recandosi al molo o in riva al lago. I prezzi delle agenzie sono pressoché identici. Noi optiamo per l’agenzia Quetzalì, in Avenida Santander 5-17.
Il giro classico porta da Panajachel a San Pedro la Laguna, poi a Santiago Atitlán e infine a San Antonio Palapo (10US$). Il tempo sul lago è molto mutevole e l’aria può farsi fredda. Raccomando di portare con sé felpa, calzettoni e scarpe chiuse. Anche l’altitudine (oltre 1.500 mt) può giocare brutti scherzi: bisogna proteggersi con creme solari ad alta protezione, sennò si rischia, senza accorgersene, la scottatura! Un’ora circa di navigazione e siamo a SAN PEDRO LA LAGUNA, noto per le sue deliziose e calde acque termali.
Il cielo si apre e ci regala un sole magnifico. Scegliamo di passeggiare sul lungolago, tra campi di mais, fagioli e piantagioni di caffè. In riva le donne lavano i panni e la vita scorre tranquilla nel villaggio. Ci fermiamo in un localino delizioso, “Shanti Shanti” (www.Shantishanti.18.Com) e ci concediamo una bella colazione con vista superba sul lago. Per arrivarci, scendete dal molo e girate a ds., all’incrocio prima dell’hotel Mansion del Lago. Lo trovate poco avanti, sulla ds.
Ma è già tempo di ripartire. La tappa successiva è a 30 minuti di navigazione. E’ il villaggio di SANTIAGO ATITLÁN, dove gli abitanti sono Maya dell’etnia Tzutuhil e indossano sgargianti abiti ricamati con stormi di uccelli e mazzi di fiori. Qui si venera Maximón, mezzo idolo pagano, mezzo santo cristiano, simbolo della religiosità di questo popolo, in bilico tra Cattolicesimo e credenze animiste. Si racconta che nel XVI secolo, quando arrivarono in Guatemala gli Spagnoli, vivesse qui un autorevole medico, quasi adorato dalle popolazioni. Egli cercò di aiutare il suo popolo a resistere ai Conquistadores, ma era ormai troppo vecchio e conscio della sua vicina morte. Radunò, allora, tutti gli indigeni e consigliò loro di costruire una divinità, adorarla e offrirle doni, affinché proteggesse i villaggi dagli stranieri, quando gli uomini erano lontani a lavorare lavoro. Fu così che nacque l’effige di Maximon. La leggenda continua e racconta che, nonostante il culto all’idolo, i villaggi non divennero più sicure e, anzi, si verificarono stupri sulle donne. Gli uomini indagarono e scoprirono che era proprio il dio che la notte, quando gli uomini erano lontani, si introduceva nelle case e stuprava le donne sole. Decisero allora di recarsi al tempio e di punirlo, tagliandogli gambe e le mani, così da renderlo inoffensivo.
A distanza di secoli il culto di Maximon, forse ispirato a Giuda Iscariota, traditore di Gesù, è ancora molto diffuso. In particolare, durante la Settimana Santa la statua di Maximon viene portata in piazza e posta accanto alla chiesa, così che possa rendere atto delle preghiere esaudite e non esaudite. Dopodiché il Venerdì Santo la statua viene giudicata e bruciata se non ha esaudito sufficienti richieste. Durante la notte una delle confraternite religiose scolpisce un nuovo Maximon, che sarà ospitato da una nuova famiglia. Al molo ragazzini e adulti si offrono come guide per accompagnare i turisti. Ci accordiamo con una coppia di Argentini, con noi sul battello, e scegliamo Francisco, un ragazzino di 11 anni orfano di papà, che così raggranella due soldini per la sua famiglia. Per 30QZ ci accompagna a visitare la chiesa del paese, il variopinto mercato di frutta e verdura e la casa che quest’anno ospita Maximón. Entriamo in una casupola malmessa. Nel buio, spezzato da decine di candele accese, interno si trova il fantoccio di Maximon, vegliato dai rappresentanti della famiglia ospitante, specie dal capo famiglia, che ha il compito di essere sempre presente nel locale (di notte può essere sostituito da un famigliare che ne fa le veci), così da permettere a chiunque di venire a pregare notte e dì! Ovviamente in quell’anno il capofamiglia non lavora e vive delle offerte lasciate alla divinità. La visita al villaggio termina nel bel mercato di artigianato, vicino al molo. Gironzoliamo, acquistiamo portachiavi fatti a mano, a forma di pappagallini verdi e acquistiamo frutta dalle bancarelle sulla strada. Ultima tappa, a circa un’ora di battello, è SAN ANTONIO PALOPÓ, villaggio dove si possono acquistare belle ceramiche e tessuti. Qui è possibile vedere le donne ai telai, mentre lavorano le loro coloratissime coperte. Il costume delle donne indigene è veramente bello: le gonne delle donne sono pesanti stoffe tessute a mano con incredibili motivi a righe verticali, coloratissimi! Sopra portano i huipiles, camicette simili a ponchos, senza maniche, drappeggiate intorno al busto, ricamate manualmente con coloratissimi motivi floreali. Le diverse vesti e acconciature comunicano le diverse provenienze delle indigene, mas anche lo stato civile (nubili, sposate, vedove).
Non abbiamo molto tempo per gironzolare per il piccolo paese, giusto il tempo di vedere scene di vita quotidiane: le donne che raccolgono legna, i bimbi che nuotano nel lago, altre donne che ricamano e tessono. Rientriamo a Pana nel tardo pomeriggio.
Dopo un riposino, usciamo a cena. Gustiamo un’ottima pizza da “Lazzaroni’s pizza”, un carinissimo ristorante su Calle Santander. 6° giorno (mart. 24) Trasferimento ad Antigua (80 km) La notte è travagliata! Devo aver preso freddo sul lago: vomito più volte e al mattino ho la febbre. Che peccato! Salta così la prevista escursione al mercato di Sololà (8 km).
Me ne sto a letto a riposo sin quasi a mezzogiorno, quando passa a prenderci il pulmino di “Mario’s tour” che ci riporta ad Antigua (12 dollari usa). Impieghiamo quasi due ore per arrivare e io non sono proprio al meglio.
Riesco a mangiare solo la frutta che il marito esce a comprare e poi crollo a dormire nella modesta e non troppo silenziosa camera senza bagno dell’hotel “International Mochilero”, in 1 Calle Ponente no.33 (100QZ) 7° giorno (merc. 25) Sito archeologico di Copàn (Honduras) Alle 4 in punto passa a prenderci l’auto privata con autista che avevamo prenotato tre giorni prima. Oltre a Copàn volevamo vedere anche il sito di Quiriguà, ma non avevamo trovato chiare spiegazioni circa i mezzi pubblici per arrivarci. Così, anche a causa di non perfette condizioni di salute, abbiamo scelto la soluzione più semplice e costosa: affidarci a un’agenzia viaggi.
Giorni prima avevamo consultato diverse agenzie e raccolto i prezzi per l’escursione di due giorni, pernottamento incluso: tra i 200 e i 275 dollari a persona, pasti esclusi. Non poco, anche perché siamo solo due. Il prezzo cala notevolmente se si è in tre o, ancor meglio, in quattro.
Per farvi un’idea date un’occhiata ai siti: http://www.Antiguatours.Net/antigua.Htm http://www.Turansa.Com/ www.Silvatraveltours.Com Http://www.Adrenalinatours.Com/ Http://www.Mayaexplor.Com/ In realtà, come abbiamo scoperto poi, il viaggio è fattibile, anche se certamente più lungo e complesso, con gli autobus. La Linea Dorada, ad es., da Flores passa a Quiriguù, Rio Dulce e infine arriva a Guatemala City! Ma tant’è. Col senno di poi, visto la mia salute in quei giorni, la soluzione prescelta si è rivelata la migliore.
Avevamo prenotato il tour con “Silva Travel” (www.Silvatraveltours.Com) e siamo andati bene, anche se consiglio di far segnare tutto sul contratto, anche il nome dell’hotel dove si dorme, per non finire in un posto triste come il nostro, a Rio Hondo. Fatevi assegnare un hotel presente sulla guida oppure dormite a Copan Ruinas, che almeno è un villaggio grazioso! Il costo? 200US$ a persona, pasti esclusi. Alle 4 in punto, dunque, partiamo. Il viaggio scorre tranquillo, l’auto è comodissima e noi dormiamo rilassati.
Alle 7.30 siamo al confine con l’Honduras. Le formalità di frontiera col viaggio organizzato sono minime, non dobbiamo neppure scendere, pensa tutto l’autista e paga anche la tassa di ingresso. Alle 8 siamo al sito. Non abbiamo neppure cambiato, tanto si paga in dollari e con carta di credito. L’ingresso al sito (ben 15US$) e la visita guidata in italiano sono incluse nel prezzo pagato all’agenzia. Dopo una piccola colazione alla caffetteria del sito, “Rosalilia” (4,60 euro con carta di credito), ci dedichiamo all’archeologia.
Copàn è uno spettacolare sito archeologico dell’Honduras, già Patrimonio dell’umanità dall’Unesco.
All’ingresso splendidi pappagalli colorati ci danno il buongiorno! Una breve passeggiata, tra splendidi e antichi alberi di ceibal, ci porta alle prime rovine. Ciò che è visibile è solo una piccola parte dell’immenso patrimonio archeologico ancora sotterrato. Di sicuro Copan fu una città Maya grande, ricca e fiorente. Ad oggi sono stati portati alla luce quattro zone principali: l’Acropolis, la Gran Plaza o Piazza delle Steli, la Scalinata dei Geroglifici e il campo per il gioco della “pelota”. Gli scavi continuano con successo: è del 2002 la scoperta di punti di osservazione astronomici che servivano a determinare il succedersi delle stagioni e del tempo.
Ma Copan è nota anche per alcune splendide opere di scultura, probabilmente le più famose ed importanti del periodo Classico maya.
L’Altare Q, che si trova nell’Acropolis, è di straordinaria importanza perché su di esso sono riportati i nomi di ben 16 sovrani, fino a Yax Pac (“Aurora”), re dal 763 all’820. Ciò ha permesso di ricostruire la storia della città, a partire da Mah K’ina Yax K’uk’ Mo’, che regnò tra 426 e 436 d.C., nell’epoca di massimo splendore. Secondo la leggenda egli giunse dalla lontana e messicana Teotihuacan (o, più probabilmente, dalla oggi guatemalteca Tikal). La pietra racconta anche di Uaxaclahun Ubak K’awil, “Coniglio 18”, sovrano che allargò l’importanza militare della città, ma fu poi sconfitto e ucciso dal sovrano di Quiriguà, Cauac Cielo, nel 738.
Sappiamo che, dopo anni di gloria e ricchezza, Copan cadde in declino (carestie? epidemie?) dopo la morte dell’ultimo re, U kit Tok’, nell’822 e fu inghiottita dalla giungla e dimenticata sino al 1839, quando Lord John Lloyd Stephens, si imbatté casualmente in una pietra scolpita. Nel sito, infatti, si trovano alcune splendide stele, raggruppate per lo più nella Gran Plaza.
Da non perdere: la stele B, raffigurante Coniglio 18. Davvero splendida è la Scalinata dei Geroglifici, una rampa di 63 scalini (non si sale, ovviamente, data la delicatezza del reperto) incisa da migliaia di glifi. La Stele più famosa del sito, la stele A, è invece ospitata nel MUSEO DE ESCULTURAS, ingresso sul parcheggio del sito. Il biglietto si fa alla biglietteria del sito e costa 7 dollari. Anch’essa raffigura Coniglio 18.
Curiosa è la ricostruzione a grandezza reale del tempio di Rosalila. L’originale si trova sottoterra ed è visitabile scendendo in un tunnel posto nei dintorni dell’Altare Q (biglietto a pagamento).
Dopo la visita al sito l’autista ci propone un’escursione a LAS SEPOLTURAS, a pochi km di distanza. Ottima idea, perché così riusciamo a visitare l’antica zona residenziale di Copan, dove un tempo vivevano ed erano sepolti i nobili e i ricchi. Veramente affascinante! Camminiamo tra le antiche stanze dell’harem del signore, ammirando glifi e decori sopravvissuti a secoli di incuria… Soli, nel verde assoluto, una guida locale ci mostra quello che un tempo era un lussuoso e raffinato complesso architettonico, dove vivevano centinaia di persone.
Ma è tempo di pranzo. Ci spostiamo a COPÀN RUINAS, la cittadina vera e propria, a un paio di km dal sito. Pranziamo nel luminoso ristorante “Llama del Bos”, dove proviamo un incredibile piatto tipico, detto “anafre”, una sorta di mega fonduta servita con carne e tortilla fritta, servita in una caratteristica pentola di argilla (circa 9 euro con carta di credito).
Poi, già che ci siamo, visitiamo il piccolo MUSEO DE ARQUELOGIA MAYA, sulla piazza centrale (3 dollari usa), che raccoglie una bella collezione di incensieri. Bellissimo l’albero di cacao nel giardino interno! Prima di ripartire ci concediamo una fetta di torta e un frappè vicino e bel “Caffè Velchez”, tutto in legno. Arriviamo nel villaggio di RIO HONDO che è quasi sera, una zona che definire squallida è ancora poco.
Gli hotel più importanti di questo villaggio si concentrano lungo una trafficatissima statale, lungo la quale i tir sfrecciano velocissimi.
Noi ci eravamo illusi leggendo la Lonely Planet che recita: “Tenete presenti che i motel di Rio Hondo sono considerati dalla gente del posto e dagli abitanti di Città del Guatemala come luoghi dove trascorrere il fine settimana”. Mah…Noi non ne abbiamo capito il motivo, dato lo squallore generale…Forse perché gli hotel più lussuosi hanno giardini e scivoli d’acqua?! Fatto sta che noi dormiamo in un motel piuttosto tristino, anche se pulito.
Usciamo per cenare e l’unico posto attraente che troviamo è un bell’hotel, il “Pasabien”. Mangiamo qualcosa (circa 11 euro, sì carta di credito) e poi ce ne andiamo nanna.
8° giorno (giov. 26 Luglio) Sito archeologico di Quiriguà e Rio Dulce.
L’unico lato positivo dal pernottare a Rio Hondo è la vicinanza con Quiriguà.
Dopo colazione, al solito hotel Pasabien (circa 6 euro), partiamo e in un’ora siamo a destinazione.
Per arrivare al sito attraversiamo la più estesa ed importante piantagione di banane di tutto il Centro America. Poi entriamo (25QZ) nell’area archeologica. Il caldo, ma soprattutto l’afa atroce e le zanzare ci fanno arrancare. Tuttavia il sito è interessantissimo! In una piana verdissima si ergono le capannine sotto le quali si trovano le celebri steli. Sono loro ad aver fatto meritare al piccolo centro cerimoniale il riconoscimento di Patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco (nel 1981).
Splendide davvero sono le sue monumentali stele in arenaria, veri “libri di pietra” di enorme valore artistico, storico e letterario. Quiriguà raggiunse il suo splendore in concomitanza a Copan. Fu il suo re Cielo Cauac (725-784 d.C.) ad entrare in guerra con Coniglio 18 e ad ucciderlo. Poi, dopo la vittoria su Copan, chiamò alla sua corte gli intagliatori di pietre del rivale e li fece lavorare per decenni alla celebrazione del suo valore. Risultato: oggi si conservano dodici splendide stele scolpite e quattro grandi sculture zoomorfe (figure M, N, P, O) Le steli di Quiriguà sono davvero uniche per grandezza e dettagli. Qui fu scoperta la più grande pietra scolpita dai Maya: la stele E, scolpita nel 771 d.C., è lunga 10,70 metri, larga 1,55 e pesa ben 65 tonnellate! Visto il sito, ripartiamo alla volta del Rio Dulce, il villaggio che sorge sulle rive dell’omonimo fiume che unisce il grande lago di Izabal, a Livingston, sul Mar dei Carabi, passando anche attraverso il piccolo lago di El Golfete.
Il paesaggio è verdissimo, ricco di piantagioni di ananas, papaia, cocco, banane.
Ci congediamo dall’autista che ci ha accompagnato in questi due giorni e prendiamo una camera all’ hotel “Bruno’s” (http://www.Mayaparadise.Com/brunoe.Htm), un hotel un po’ trascurato, ma comodo. Mangiamo qualcosa nel suo ristorantino, molto frequentato da skipper e proprietari di barche, ammirando le tante imbarcazioni a vela che solcano le acque del fiume. Poi gironzoliamo sulla via principale, chiedendo in due piccoli uffici informazioni circa le escursioni in zona. A sorpresa ci sconsigliano la gita su fiume sino a Livingston, a meno che non intendiamo soggiornarci. Ma a noi la cittadina non interessa e non abbiamo nemmeno intenzione di fermarci troppo qui, ragion per cui scegliamo di fare qualche escursione vicina.
Incuriositi dalla bellezza del fiume, ci facciamo prenotare una lancia a motore per una breve escursione in mezzo alla natura. Questa zona è, infatti, un parco naturale protetto, popolato da migliaia di uccelli, con una vegetazione fitta e spettacolare. La lancia “Amorosa” ci scorazza per oltre un’ora (25 US$ ) alla scoperta delle mangrovie, del Castello de San Felipe, fino al piccolo lago di El Golfete. La zona è in pieno boom turistico. Qui già i ricchi Americani si costruiscono lussuose ville di legno con tetto in paglia e mastodontico motoscafo extralusso a fianco! Il villaggio ha invece ancora un caotico aspetto disordinato, con bottegucce senza interesse e ancora pochi ristoranti di livello. L’impressione generale è quella di un luogo un po’ sciatto, ma comunque piacevole. Peccato solo per la folle umidità! Tempo di cena, nella caldissima e umida notte sul fiume.
Scoviamo un simpatico ristorante, “Rio Bravo”, dove si mangia bene il pesce e anche la pasta (168QZ, circa 17 euro). Bene, bisseremo! Per info sul Rio Dulce: http://www.Mayaparadise.Com/ 9° giorno (ven. 27 Luglio) Rio Dulce: El Castello de San Felipe e Finca El Paraiso Frutta fresca e altre bontà nella buona colazione (35QZ, circa 3 euro e ½) del Ristorante Rio Bravo.
Poi prendiamo un pulmino collettivo (vanno bene quelli che vanno al villaggio di El Estor) e andiamo a vedere il castello che il giorno prima ci aveva incuriosito dalla barca. EL CASTELLO DE SAN FELIPE DE LARA (20QZ) è un bellissimo bastione sul mare costruito nel 1652 a difesa delle incursioni dei pirati. Si trova in un bel parco, sulla sponda del lago, a pochi km del Rio Dulce; narra una leggenda che proprio sul cumulo di bottiglie di rum abbandonate da questi pirati, si sia costruito il villaggio di Livingston.
L’antica fortezza venne conquistata dai bucanieri nel 1686 e bruciata. Ricostruita, fu per anni un carcere e poi abbandonata. Negli anni ’50 è stata ristrutturata e oggi rappresenta una piacevole escursione, anche per i residenti che qui vengono a nuotare e fare i pic nic. La visita è molto piacevole e regala splendidi panorami sul lago.
Torniamo in autostop, giusto in tempo per prendere, letteralmente al volo, un pulmino collettivo per la FINCA EL PARAISO.
Attraversiamo per un’ora immense piantagioni di frutta e soprattutto enormi terreni adibiti all’allevamento di mucche. Poi l’autista ci fa scendere lungo una strada. In mezzo al verde c’è una capanna-ristorante dove un omino ci fa il biglietto (20QZ). Poi una breve passeggiata ci conduce in mezzo alla foresta. Seguiamo il sentiero che costeggia il fiume e finalmente si apre davanti ai nostri occhi uno spettacolo splendido.
Tra il verde fittissimo, una cascata di acqua bollente si tuffa in una conca di acqua limpidissima, creando un laghetto dalle insolite acque calde-fredde.
Ci svestiamo velocemente e ci tuffiamo! Siamo pochi turisti e l’atmosfera è rilassata. Ci godiamo questo incredibile bagno nella natura, alternando tuffi a pigre pause sulle rocce tiepide.
Trascorriamo così un paio d’ore, finché la fame chiama. Torniamo all’ingresso, dove mangiamo qualche sandwich in attesa del pulmino del ritorno.
Il resto del pomeriggio lo trascorriamo a bordo della piccola piscina del nostro hotel, pigramente assorti nella lettura dei rispettivi libri, freschi “liquado” alla mano.
Infine cena nell’ormai classico Ristorante Rio Bravo, che continua a non deluderci (piatti di pesce e pollo a 227QZ, 22 euro) 10° giorno (sab. 28 Luglio) Flores Il giorno prima non si può prenotare, ma alla stazione degli autobus ci dicono di non preoccuparci e di presentarci un’oretta prima. Così facciamo. Compriamo due biglietti per Flores, inganniamo l’attesa sbocconcellando ciambella e brioche salate comprate alla panetteria attaccata alla stazione. Poi il pullman arriva. Sì, pieno.
Ci fanno salire tutti e ci fanno viaggiare così, in piedi. Ora sappiamo cosa significa viaggiare in seconda classe: viaggiare tutti schiacciati e in piedi. Le prime due ore sono infinite, perché per due volte ci fanno scendere e ci sottopongono a controlli dei documenti e del bagaglio, per vedere se viaggiamo con frutta e verdura (cosa vietata, per non allargare l’epidemia di non so che tipo di mosca).
Poi, finalmente, qualche divinità Maya si impietosisce e a metà viaggio riusciamo a sederci. Impieghiamo 5 ore per percorrere i 21o km del viaggio! Per di più la Linea Dorada ci scarica a Santa Elena, la cittadina collegata a Flores da un pontone lungo ½ km.
Dato il caldo e i bagagli, ci concediamo un taxi. La cittadina sembra al completo e impieghiamo un po’ prima di trovare una stanza.
Finalmente l’Hotel Mirador del Lago ci trova una doppia con bagno (120QZ con vista lago). La piccola cittadina di Flores (2.000 ab.) è il capoluogo del dipartimento di El Peten, la zona nord-orientale del Guatemala.
Sorge su un’isola, in una zona verdissima di fitte foreste, in mezzo al pittoresco Lago de Petén Itzá.
Flores ospita localini e ristorantini, ma non ha particolari attrattive turistiche. E’ solo un eccellente punto di partenza per il sito archeologico di Tikal, e per altri siti meno turistici, ma non meno affascinanti. All’epoca della conquista spagnola, la città, fondata dagli Itzá, era forse l’ultimo centro rituale del paese ancora utilizzato dalle popolazioni maya. Le piramidi, i templi e gli idoli furono sepolti sotto le costruzioni edificate dagli spagnoli, gli abitanti maya sopravvissuti si dispersero nella giungla. Pranziamo al ristorante “La Lunada”, un delizioso localino su palafitta. Il pomeriggio è dedicato al relax in camera, con lettura sul balcone, al giro delle agenzie viaggi, per decidere i successivi trasferimenti, alla visita di negozietti tipici. Merita una visita il Cincap, il mercato al chiuso che raccoglie tanti negozietti di artigianato. Si trova sul Parque Central ed è aperto sino alle 21 di sera. Ci concediamo anche un piccolo concerto di marimba sulla piazza centrale! Flores non è propriamente bella, ma la sua atmosfera tranquilla e rilassata ci conquista. La sera cena ottima e d’atmosfera al Ristorante “La Luna”: pasta squisita per 220QZ, circa 22 euro.
11° giorno (dom. 29 Luglio) Sito archeologico di Ceibal L’idea di vedere un sito perso nella giungla e decisamente poco turistico ci incuriosiva e così abbiamo scelto Ceibal (40US$ a testa).
Il nostro hotel si occupa di effettuare le prenotazioni con l’agenzia viaggi San Juan Travel. Alle 9 un pulmino tutto per noi passa a prenderci dall’hotel. Il sito archeologico si trova a 2 ore da Flores. Lo si raggiunge dopo un lungo tragitto su strada asfaltata, fino alla località di Sayaxchè, sul Rió La Pasión. Da qui si naviga per più di un’ora, in un paesaggio verdissimo. Ceibal prende il nome dall’omonima pianta, simbolo del Guatemala. E’ un sito vasto e perduto nel verde, quasi tutto da portare alla luce, ma regala emozioni intense, specialmente perché non capita spesso di aggirarsi da soli in mezzo alla giungla! L’omino della barca ci abbandona al nostro destino (vi consigliamo invece di farvi accompagnare) e noi rischiamo letteralmente di perderci.
Per arrivare al sito occorre camminare dal fiume in salita sulla collina per circa 30 minuti, tra piante maestose e zanzare fameliche. Scorgiamo anche i famosi “mata palo”, i cosiddetti “alberi dell’amore”, ai quali un parassita si avvinghia, succhiandone la linfa fino a farli morire! Camminiamo nel caldo atroce, divorati dalle zanzare, alla ricerca dei resti Maya. Scopriamo un malridotto campo da gioco della pelota, poi qualche stele semi distrutta. Ma nient’altro.
Il ruggito delle scimmie urlatrici e l’assenza di esseri umani comincia ad avvilirci.
Mancano i cartelli e le segnalazioni…Aiuto! Poi, completamente a caso, seguiamo il sentiero che passa accanto al campo da gioco della pelota e arriviamo in un insediamento umano! Qui troviamo un plastico dell’antico centro cerimoniale, alcune capanne e un omino intento a strappare erbacce. E’ lui che ci indica la strada per andare a vedere ciò che resta dell’antico insediamento del periodo Classico tardo. Ceibal vide il suo massimo splendore proprio mentre iniziavano a disgregarsi le più grandi città stato della regione, e venne inspiegabilmente abbandonata intorno al 900 d.C.
Il tempio centrale è davvero affascinante. Qui si trovano alcune stele cesellate, celebranti i governanti dell’antica città. Una curiosità: alcune raffigurano bizzarri personaggi dai lineamenti del tutto diversi da quelli dei Maya… Ma più che i resti, ciò che rende affascinante (e faticosa) Ceibal è la natura rigogliosa che la avvolge e la possibilità di camminare, soli, nella giungla più vera.
Anche la navigazione sulla barchina, sulle acque marroncine del fiume è affascinante: un’ora di natura, allevamenti di vacche e poche abitazioni. Al ritorno, per la stanchezza saltiamo il pranzo, limitandoci a bere succhi e acqua per reidratarci.
Riusciamo verso sera, per goderci il tramonto con aperitivo e tuffo nel lago: su Calle Union ci sono diversi localini su palafitta, dove sorseggiare un drink in relax. A cena ci spostiamo da “Capitan Tortuga”, un simpatico ristorantino su veranda con vista lago, per godere la brezza della sera.
12° giorno (lun. 30 Luglio) Sito archeologico di Tikal In Guatemala albeggia presto e gli hotel hanno tende che fanno passare anche i più timidi raggi. Ammiro una rosata alba dalla mia veranda, in attesa del pulmino della San Juan Travel (100QZ A/R con ritorno aperto). Alle 8 si parte! Ci muoviamo verso la Riserva De Biosfera Maya, uno spazio di 21.000 kmq nato per la protezione della foresta tropicale del Peten.
Qui, a 60 km a nord-ovest di Flores, sorge uno dei siti archeologici più importanti del mondo: Tikal! Ci muoviamo coi bagagli, perché abbiamo deciso di dormire vicino al sito, così da provare l’emozione di dormire nella giungla, ma soprattutto per vedere anche un secondo sito, all’indomani.
Impieghiamo un’ora e ½ per arrivare. Poi lasciamo i bagagli al “Tikal Inn” (http://tikalinn.Com/), un grazioso hotel con piscina che abbiamo prenotato giorni fa (75US$ con cena e colazione inclusi).
Facciamo una discreta colazione e poi partiamo in esplorazione. Oggi Patrimonio mondiale dell’umanità, Tikal si estende su di un‘area di 576 kmq., in buona parte ancora ricoperti dalla fitta vegetazione, tra il verde abbagliante della foresta, popolata da scimmie urlatrici e uccelli.
Il costo dell’ingresso è di 50QZ. Il sito, enorme, svela parte di quella che fu una importantissima città commerciale, fondata nel 600 a.C. E abitata per un millennio, finché, intorno al 1500, venne abbandonata (non si sa tuttora per quali cause), cadde nell’oblio e fu sepolta dalla Grande Foresta del Nord Peten. Dalla biglietteria, dopo una camminata di oltre 1 km si arriva alla Piazza Maggiore. Qui si trovano l’Acropoli Nord i templi I e II.
L’Acropoli Nord è un immenso complesso (circa 1 ettaro!) di scalinate, piramidi ed edifici sovrapposti di epoche diverse. Alla base vi sono alcune stele scolpite, protette da tettoie in paglia. Il Tempio I (chiamata anche Piramide del Grande Giaguaro) è la piramide più celebre del sito. Ripidissima, maestosa ed elegante, si innalza sino a 45 metri. Risale al 700 d.C. Non è scalabile, da quando anni fa due turisti morirono cadendo dai ripidi scalini. Il Tempio II o delle Maschere è ben conservato. Anch’esso risale al 700 d.C. Ed è alto 38 mt. La sua cima, con la bella cresta decorata da una ormai consunta maschera in stucco, è raggiungibile salendo una ripida scala in legno posta su un lato. In basso ci sono alcune bancarelle dove acquistare bibite fresche.
Una passeggiata ci porta al Tempio III o del Grande Sacerdote, ancora in gran parte sepolto, e di qui al Palacio de Las Ventanas.
Poco dopo si apre il “Mundo Perdido”, una zona così chiamata perché comprende le due più antiche e diverse piramidi del sito: 1) il Tempio del Mundo Perdido o della Grande Piramide, è una bella piramide alta 30 mt, a base quadrata, risalente al 600 d.C. 2) il Tempio Talud è una piramide poco verticale, dalla larga base che le regala un aspetto imponente e massiccio. Accanto al complesso del “Mundo Perdido” si trova la Plaza de los 7 templos, una zona in restauro comprendente i resti di sette piccoli templi. Qui si trova anche il triplo campo da gioco della pelota, davvero unico! Sulla strada che porta al Tempio IV si incontra l’Altare 5, una splendida pietra rotonda di 1,65 mt raffigurante i signori di Tikal riccamente vestiti.
Il Tempio IV o del Serpente Bicefalo regala forse la più bella vista sulla giungla e le piramidi della Piazza Centrale. E’ infatti la piramide più alta del sito, ben 64 mt, e risale al 740 d.C.
La cima è raggiungibile salendo una ripida scala in legno posta su un fianco. In basso c’è una bancarella dove acquistare bibite fresche.
Enorme e suggestivo, il Tempio V è l’ultima piramide che ammiriamo. Fu costruito tra 550 e 650 d.C. Ed è alto 51 mt. Pr salire, c’è la solita scaletta in legno che si arrampica su un lato. Tralasciamo di proposito la visita al distante Tempio VI o delle Iscrizioni (si sono verificate aggressioni ad alcuni turisti), ai lontani resti della Zona Norte a diversi resti (complessi D, N, O, P, Q, R gruppi F, G) per esaurite energie vitali… Pranziamo all’elegante Hotel Jungle Lodge (pranzo a buffet a circa 20 euro, con carta di credito). Ciò che rimane del pomeriggio la trascorriamo in piscina, tra letture e bagni.
Un ultimo bagno ce lo concediamo a tarda sera. Alle 22, spariscono le luci e l’hotel piomba al buio. La giungla fa sentire il suo rumore, specialmente il canto di animali sconosciuti. Bagnarsi soli soletti, sotto una pazzesca luna tonda, è uno spettacolo che non dimenticheremo mai… 13° giorno (mart. 31 Luglio) Tikal: visita al sito archeologico di Uaxactùn e ritorno a Flores. Uaxactùn si trova a 23 km a nord di Tikal. La strada non è asfaltata e attraversa la giungla. La visita viene organizzata dall’Hotel Jungle Lodge e costa 465QZ (44US$, carta di credito accettata).
Uaxactùn, “Otto pietre”, fu una città Maya importantissima e rimase indipendente da Tikal fino al IV° secolo. Il sito è molto interessante, dato che fu un importantissimo centro astronomico. Si trova immerso nel verde, nei pressi di un piccolo villaggio. Qui la foresta ospita fiori, mogani, cedri, sapotiglie (nespolo d’America), indio denudo (la palma utilizzata dai Maya per la fabbricazione del sapone), alberi della gomma. La visita è molto suggestiva e si snoda i resti di un bel palazzo scalabile, il tempio astronomico e i resti della zona residenziale. La natura regna sovrana. Qui può capitare, come è successo a noi, di incontrare i maiali selvatici. n.B. Chi fosse interessato all’archeologia dei siti Maya più remoti del Guatemala (El Zotz, a 25km da Tikal; El Perùa 62km da Flores; El Mirador, il più recentemente scoperto e irraggiungibile) può rivolgersi alle agenzie di viaggi specializzate, ad es: – http://www.Condorjourneys-adventures.Com/guatemala_mirador.Asp Una volta tornati a Tikal pranziamo al ristorantino di fronte all’ingresso del sito, poi visitiamo il piccolo MUSEO ARCHEOLOGICO. Non ci sono grandi pezzi, ma una cosa stupenda la trovo: un’antica tazza maya per la cioccolata! Rientriamo quindi a Flores, al solito Hotel Mirador del Lago.
Ci congediamo da Flores, ma è solo un arrivederci, con una gradevole cena al ristorante “Las Puertas” (riso al pesce, crepes e bibite per 184QZ, circa 18 euro).
N.B. Per uscire dal Guatemala via terra, occorrono 10QZ a testa.
*********************************** IL VIAGGIO PROSEGUE IN BELIZE.
Vedi diario “TOUR DEL BELIZE: TRA NATURA E ARCHEOLOGIA” *********************************** 25° giorno (dom. 12 Agosto) Trasferimento da Belize City a Flores E’ davvero una gioia tornare a Flores! Finalmente pappa buona, gioiamo già in pulmino! In 4 ore e ½ percorriamo i 220 km che da Belize City ci riportano in Guatemala.
Al confine, oltre alla tassa di uscita di 50 dollari bz. (18,50US$) paghiamo 10QZ a testa di ingresso in Guatemala. Piove, piove. Arriviamo a Flores verso le 19. L’Hotel Mirador del Lago è al completo, ma ci procurano una doppia con bagno (80QZ) alla vicina “Alicia Guest House”, di certi loro parenti. Appoggiamo i bagagli e scappiamo a cena. Siamo veramente affamati! Abbiamo pure saltato il pranzo! La cena al Ristorante Picasso non delude: la pasta è eccellente e veramente italiana e ci ripaga delle sofferenze beliziane (circa 10 euro, con carta di credito).
26° giorno (lun. 13 Agosto) Trasferimento da Flores a Guatemala City (500 km) Ci alziamo presto per concederci un’ultima visita ai negozietti di Flores. Ebbene sì, prima di partire per il Belize avevamo notato certe statuette di argilla così carine che ora finalmente compreremo! Facciamo i nostri acquisti al negozio tipico “El Tucan”, in Calle Centro America. Bellissime le statuette e le maschere in “madera fine” e i mini negozietti di frutta e verdura! Pagare con la carta di credito comporta una maggiorazione del 7%, ma lo sconto che poi applicano rende l’acquisto di pari prezzo.
Il tempo di fare una buona colazione al ristorante “El Rey” e siamo pronti per partire.
Memori della seconda classe, questa volta viaggeremo con un bus di prima classe (24 US$) Un tuk tuk ci porta a Santa Elena, dove partono i bus della Linea Dorada. Alle 10 spaccate si parte. Impieghiamo comunque 8 ore e mezza, compresa la pausa pranzo di 30 min. In un ristorantino per arrivare nella capitale. Ripassiamo da Rio Dulce e da Quiriguà, un giro assurdo… Arriviamo che piove e siamo nella funesta zona 1! Guatemala City è una città grande (2 milioni di ab.), capitale del paese dal 1773, quando un terremoto distrusse la precedente capitale, Antigua. E’ una città piena di contrasti, dove tante sono le zone degradate, ad alto tasso di delinquenza, e non mancano zone moderne ed esclusive. La sua pianta è a scacchiera, con 21 zone, ognuna delle quali con la tipica disposizione a griglia: le avenidas corrono da nord a sud e le calles vanno da est a ovest. Le zone più moderne e relativamente tranquille sono la zona 9 e 10. In entrambe, ma specialmente nella 10, si trovano negozi, boutique esclusive, caffè, ristoranti, centri commerciali e locali notturni. Tra freddo, pioggia, i pochi taxi e un certo timore, non contattiamo neppure il prezzo del taxi (10US$) e ci facciamo portare all’hotel che abbiamo prenotato dall’Italia, l’ “Aaeroporto guest house” (www.Hotelaeropuerto.Centroamerica.Com), per 30US$ a notte, colazione inclusa (carta di credito accettata).
La zona dove siamo (13) è sprovvista di ristoranti e non ci va assolutamente di andarcene in giro col tempaccio, la stanchezza e la pericolosità della città. Per fortuna il personale dell’hotel ci prepara una buona pizza! 27° giorno (mart. 14 Agosto) Guatemala City: “Museo Nacional de Arqueología y Etnología” Oggi ce la prendiamo comoda.
Dopo la colazione andiamo in aeroporto per confermare i voli di ritorno.
Non è cosa così semplice! A quanto pare becchiamo il giorno in cui gli uffici dell’Iberia sono chiusi al mattino. Così supponiamo, dato che sulla porta non troviamo orari e nessuno in aeroporto sa niente… Idea: spostiamoci agli arrivi, così almeno preleviamo con la carta di credito.
Macché: non si riesce a prelevare, la macchinetta è rotta. Troviamo però aperto l’ufficio del Turismo! Chiediamo a una ragazza molto gentile se ha notizie degli orari dell’Iberia e lei, carinissima, telefona e conferma per noi i tre voli del ritorno! Tranquillizzati, prendiamo un taxi e ci diamo a un’ultima parentesi archeologica.
Nella Zona 13 (6° Calle 7° avenida, Salon n.5) sorge il “Museo Nacional de Arqueología y Etnología”, che ospita una pregevole collezione di stele e vasellame maya. Splendido il trono proveniente da Tikal! Il museo è aperto da lun a ven dalle 9 alle 16 e sab. E dom. Dalle 9 alle 12 e dalle 13.30 alle 16. Il prezzo è di 30QZ. All’uscita, di fronte all’ingresso dello Zoo, si trova un “Pollo Campero” (http://www.Pollocampero.Com/index_flash.Php), un fast food locale dove protagonista di insalate e panini è il pollo (75QZ per un 2 menù completi). Dopodiché intraprendiamo una breve passeggiata alla ricerca di una banca, ma il filo spinato sulle case, le guardie armate davanti ai negozi e la visione di due tipi in moto, con il passeggero dietro armato di fucile (!), ci convincono a rientrare in hotel.
Nota a margine: filo spinato doppio e catenacci al portone di ingresso non mancano neppure al nostro hotel.
Tv, relax, lettura, navigazione internet e pizze a domicilio concludono il nostro penultimo giorno in Guatemala. Fuori piove, piove… 28° giorno (merc. 15 Agosto) Guatemala City: escursione ad Antigua La nostalgia ci riporta ad Antigua.
Prenotiamo nel nostro hotel uno shuttle a domicilio (20US$ A/R) e torniamo nella città più bella del Guatemala.
L’ultima giornata di viaggio ci regala un Ferragosto mite e di splendido sole.
Preleviamo gli ultimi soldini e ci concediamo una buona colazione. Il “Caffè Condesa” è un celebre locale di Antigua. Si trova sulla parte ponente della Plaza Mayor, di fronte alla Cattedrale, all’interno de “La casa del Conde”, un tempo casa coloniale, oggi suggestivo negozio di libri e souvenir. Accanto si trova il “Caffè Condesa express”, una versione “basic” ideale per una consumazione veloce o un take away. La caffetteria offre meravigliose fette di torte e buon caffè. Scegliamo l’ottima pay de manzana (crostata di mele con cannella, accompagnata da panna) e la pastel frio de mora (eccellente torta di more, cioccolato bianco e panna) più un buon espresso (38QZ).
Poi visitiamo i suggestivi resti della CHIESA E IL CONVENTO DE LA RECOLECCION (30QZ).
La chiesa fu costruita tra 1701 e 1708 e fu distrutta dal terremoto del 1773. Oggi la si vede esattamente come allora ed è una visione molto suggestiva. Nei dintorni si trova il MERCATO DE ARTESANIAS Y COMPANIA DE JESUS, in 4 Calle Ponente Final. Qui si trovano oltre 400 negozietti di artigianato, aperti dalle 8 alle 19. In uno di questi, “El nazareno”, trovo dei magnifici bicchieri di vetro fatti a mano, dalle forme insolite, schiacciate o piegate. Mi faccio coraggio, nonostante la non allettante prospettiva di portare a mano i bicchieri, su e giù per 3 aeroporti. Ma tant’è, li compro! Me ne faccio confezionare sedici che, fortuna, arriveranno tutti interi! Torniamo a fare uno spuntino a “La Fonda de la Calle Real”. Ci facciamo preparare anche un cestino di frutta e leccornie da asporto, per la cena.
Abbiamo ancora qualche ora da dedicare ad Antigua. Visitiamo così due piccoli musei che si trovano all’interno del Palacio del Ayuntamiento: il “MUSEO DE ARMAS DE SANTIAGO” (10QZ) contiene alcune interessanti armi spagnole e indigene dell’epoca della conquista spagnola; il “MUSEO DEL LIBRO ANTICO” (10QZ) contiene alcuni testi spagnoli del Cinque e Seicento.
Restiamo così, a rilassarci seduti sotto il porticato e poi sulle panche della piazza centrale. E’ un giorno di festa e la piazza e le vie del centro traboccano di gente, bancarelle, cibo! Il pulmino è comunque puntualissimo e ci raccoglie esattamente dove ci aveva lasciato qualche ora prima. Rientriamo nella capitale, rilassandoci in camera e sistemando le valige per l’indomani.
29° giorno (giov. 16 Agosto) Guatemala – Italia Per uscire dal Guatemala in aereo si paga una tassa di 20QZ a persona. Fino a poco tempo fa c’era una tassa di uscita di 30 USD, ma ora è solitamente inclusa nel costo del biglietto aereo. Per sicurezza, comunque, verificate. In aeroporto, dopo il check in si accede ad un corridoio dove si trova un banco al quale pagare i 20QZ. Qui è inoltre possibile convertire i QZ rimasti in dollari. Attenzione! In aeroporto, nella zona partenze non vi è possibilità di prelevare denaro con la carta di credito.: meglio presentarsi in aeroporto con denaro contante… Ma è tempo di tornare a casa! Carichi di souvenir e ricordi bellissimi, diamo l’addio a questo paese affascinante.
n.B. Al momento del nostro viaggio (luglio e agosto 2007) il cambio era il seguente: 1 € = 10 quetzal). Si consiglia di partire con dollari americani e carte di credito. Gli euro sono ancora poco conosciuti e non accettati. GUIDE, DIARI DI VIAGGIO E LIBRI DA NOI UTILIZZATI: – La guida di viaggio “Guatemala e Belize”a cura di Gorry e Vidgen, Guide EDT/Lonely Planet – Il sito nazionale del turismo guatemalteco: www.Visitguatemala.Com – I diari di viaggio on line, come: http://www.Edt.It/viaggi/comunita/lettere/lettere.Php http://www.Imondonauti.It/ – I libri: “Il mondo dei Maya” di Von Haghen, grandi tascabili Newton ed.; “I Maya. Antiche città” di Marino Cattelan, Eurografica ed.; “Maya. Una magnifica civiltà”, fascicoli I e II della raccolta “Antiche civiltà”, Hobby & Work ed.; IN VALIGIA: – felpa, scarpe chiuse e calzettoni (per la zona degli altopiani e i pullman di prima classe con aria condizionata) – scarponi se si intende scalare i vulcani – K-Way – adattatore multipresa: qui servono le lamelle piatte! – Autan o similare per zanzare e insetti – medicinali, specialmente stick post-puntura di insetti, antidiarroici, fermenti lattici, Tachipirina… – crema solare ad alto fattore di protezione APPUNTI DI CUCINA GUATEMALTECA La cucina guatemalteca comprende piatti messicani, spagnoli, europei.
Non è insolito trovare ottimi piatti di pasta, pizza, torte salate, crepes e torte all’europea. La frutta è eccellente e comprende ananas, melone, cocomero, papaia, banane, fragole, mango.
Il cocco è solitamente usato per cucinare e essere bevuto, non come frutto fresco. Ottima anche la frutta secca: noci, anacardi, arachidi, semi di zucca. Diffusissime le sopas, cioè le zuppe di verdura.
Tantissime le insalate di verdura cruda, in particolare pomodori, cetrioli e cipolla. Il pane è molto diffuso, spesso servito accompagnato da burro. Diffuse anche le tortillas, più come companatico che come piatto.
Il piatto più diffuso è il pollo, cucinato in tantissimi modi diversi, tutti gustosi, e servito con riso con fagioli. Comune anche la carne di manzo, meno quella di maiale. Molto usato l’aglio, presente in eccellenti salse per accompagnare le carni alla griglia! Le patas, patatine fritte, accompagnano praticamente tutti i piatti; talvolta si trovano in versione pureé o al forno. Come in Messico, spesso i piatti sono serviti con salse piccatine, guacamole, li fejoles refritos, salsa di fagioli fritti, e platano (banana) fritto.
Il territorio offre anche ottimi frutti di mare, pesce di lago e di fiume, spesso cotto alla griglia, “alla plancia”, e meno piccante che in Messico. Molto tipico è il “ceviche”, pesce crudo marinato con succo di limone.
Il flan, una sorta di creme caramel, è uno dei dessert più diffusi. Per la prima colazione è molto diffuso il pane alla banana, ottimo solo o con la marmellata di fragole.
Da bere: liquados de agua, succhi di vera frutta diluiti con acqua e liquados de leche, fantastici frappè al gusto di frutta a volte con l’aggiunta di uova.
Buonissimi anche i cocktail, tra tutti la Pina Colada, solo leggermente alcolici. Anche la birra è molto buona: Gallo, Draft e Moza le marche più diffuse, tutte poco alcoliche. Da citare il caffè, veramente eccellente!