Viaggio di nozze West USA e Polinesia Francese

Premessa Questo è un viaggio di nozze. Solitamente noi siamo avvezzi a viaggi rigorosamente “fai da te”, ma, per l’occasione, facciamo un’eccezione e prenotiamo un pacchetto di viaggio completo con l’agenzia di viaggi Kia Ora di Spinea, specializzata in Polinesia Francese, con cui ci siamo trovati benissimo. Insieme abbiamo costruito...
Scritto da: mari77
viaggio di nozze west usa e polinesia francese
Partenza il: 23/07/2007
Ritorno il: 06/08/2007
Viaggiatori: in coppia
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Premessa Questo è un viaggio di nozze. Solitamente noi siamo avvezzi a viaggi rigorosamente “fai da te”, ma, per l’occasione, facciamo un’eccezione e prenotiamo un pacchetto di viaggio completo con l’agenzia di viaggi Kia Ora di Spinea, specializzata in Polinesia Francese, con cui ci siamo trovati benissimo. Insieme abbiamo costruito un viaggio che prevede 15 giorni in giro per gli USA occidentali (California e parchi nazionali) e 15 giorni in Polinesia Francese, pernottando in piccole pensioni locali. Il pacchetto comprende i voli intercontinentali, il noleggio dell’auto negli USA, i pernottamenti in USA, la mezza pensione in Polinesia Francese e i voli interni tra le isole.

Cambio:…1€ =1,37 $ Itinerario USA San Francisco: 3 notti Yosemite: 2 notti Death Valley: 1 notte Las Vegas: 1 notte Bryce Canyon: 1 notte Monument Valley: 1 notte Grand Canyon: 1 notte Phoenix: 1 notte San Diego: 1 notte Los Angeles: 2 notti Spesa complessiva USA e Polinesia (voli, pernottamenti, vitto, tutti gli extra tranne i souvenir): 6500 € a testa

23 luglio 2007 – 1° giorno – Roma-San Francisco L’aereo parte da Roma Fiumicino alle 7. Sveglia tremendamente all’alba, 2-3 giri dell’aeroporto per capire dove riconsegnare la macchina precedentemente noleggiata e via. Voliamo con Air France, dunque scalo tecnico a Parigi, un’ora di cammino per cambiare terminal al Charles De Gaulle, e finalmente il nostro aereo per San Francisco! Si è rotta una porta quindi 2 ore di ritardo per ripararla. In più, abbiamo un posto vuoto vicino a noi, ma ci rifilano un signore con bambino di due anni al seguito. Iniziamo bene! Comunque il viaggio va abbastanza bene, atterriamo a SF alle 14 ora locale, mentre in Italia sarebbe già mezzanotte. Fila per uscire dall’aeroporto, schedati e fotografati, fila per ritirare la nostra Chevrolet Cobalt alla Alamo e andiamo…Destinazione: Hotel Powell in pieno centro di San Francisco, nella zona di Union Square. E qui le cose iniziano a non andare proprio benissimo… La strada è semplice e non ci perdiamo, ma proprio a un isolato dal nostro albergo, in una zona piena di negozi di lusso, la polizia ha appena sparato a un ragazzo di colore (che presumibilmente stava rubando una macchina) che giace a terra, morto. Intorno è pieno di gente che scatta fotografie. Scena veramente raccapricciante mai vista prima. Italia-USA: 1-0.

Ci riprendiamo un attimo e arriviamo in albergo. Chiediamo dove possiamo parcheggiare la macchina, ci dicono che non ci sono problemi, hanno il parcheggio interno a 40 $ al giorno. 40 $ al giorno? E alternative sembra non ce ne siano, in tutta la zona ci sono i parchimetri comunque costosi. Però è assurdo che un albergo abbia un parcheggio a pagamento e poi a quei prezzi! Italia-USA: 2-0.

Facciamo il check in e non trovano la prenotazione. Chiamiamo il numero di cellulare italiano che ci ha lasciato l’agenzia per le emergenze e mi dicono di lasciare la carta di credito che il giorno seguente avrebbero provveduto. Poi è andato tutto a posto… Siamo a pezzi ma sono solo le 18 per cui usciamo a fare un giro. La zona è bella ed elegante ma stra-piena di senzatetto. Le contraddizioni americane sono davvero evidenti fin dall’inizio. A proposito, Italia-USA: 3-0.

Passiamo per Union Square e il quartiere cinese; molto interessante il contrasto tra un quartiere così popolare e i grattacieli del Financial District che si stagliano proprio alle sue spalle. Facciamo una pausa in un pub per mangiare e bere qualcosa. Per noi non sarebbe certo ora di cena ma cerchiamo di sintonizzarci subito sull’ora locale. Ordiniamo due bistecche e due birre. Ci chiedono il passaporto, che abbiamo lasciato in albergo. Però abbiamo la C.I. Italiana e la patente di guida valida anche lì. Niente da fare, senza un passaporto o una patente con formato carta di credito non possono servire alcolici. Dunque la patente è valida per guidare ma non per una birretta. Che mondo! Decisamente Italia-USA: 4-0. Anzi, a questo punto ci metto pure i 15 ventosissimi gradi di temperatura per il cappotto definitivo: 5-0.

Finalmente a dormire (alle 21).

24 luglio 2007 – 2° giorno –San Francisco Sveglia alle 8,30 dopo un sonno di sasso. Per ora non sentiamo nessun disturbo da jet lag. Ci prepariamo un beverone caffeinico col bollitore in dotazione nella stanza d’albergo e saltiamo sul cable car, una specie di funicolare, turistica ma molto suggestiva. Il “trenino” si inerpica sulle colline di SF, arrancando in salita e trasformandosi in un vero giro di giostra in discesa. Scendiamo nella zona di Russian Hill vicino al porto. Fa un freddo cane, Marco compra una giacca, facciamo colazione con bagels e cappuccino e andiamo a vedere i leoni marini al Pier 39. Qui è sicuramente tutto turistico ma piacevole (a parte il vento!). Gironzoliamo per il molo e scattiamo qualche foto di rito ad Alcatraz immersa nella nebbia nell’isoletta di fronte. Decidiamo di tornare a piedi in albergo attraversando il quartiere italiano a North Beach. Un tizio ci convince a entrare nel suo ristorante per “un vero caffè italiano non la solita schifezza americana”, e incredibilmente ha ragione…Di fronte c’è la libreria di Lawrence Ferlinghetti, dove compriamo un paio di libri sulla Beat Generation. Nel pomeriggio prendiamo la macchina, così visto che ce l’abbiamo la usiamo un po’, e ci dirigiamo al “Presidio”, un grande parco che poi proprio parco non è, visto che ci si entra con le auto ed è pieno di case. Prima facciamo un giro a piedi fino alla spiaggia di Crissy Field, ventosissima e molto frequentata dai surfisti; poi riprendiamo la macchina e gironzoliamo tra le stradine del parco fino a Baker Beach, una spiaggia bellissima che si affaccia proprio sul Pacifico e non più sulla baia. A destra si vede il Golden Gate e a sinistra la scogliera. Ci fosse un clima un po’ più mite sarebbe bello fermarsi un po’ qui, magari in costume…Alla fine arriviamo ad un punto panoramico all’inizio del Golden Gate, immerso nella nebbia come nelle migliori fotografie d’autore. Al ritorno non vogliamo perderci il tratto tortuosissimo della Lombard Street, la strada più fotografata del mondo! Al ritorno parcheggiamo per strada, visto che dopo le 18 e fino alle 7 non si paga (così pare). Per cena decidiamo di tornare al Pier 39 a Fisherman’s Wharf. Fa più freddo che mai, arrivata al molo compro una giacca anch’io. Ceniamo al Bubba Gump, il locale ispirato a Forrest Gump, specializzato in gamberetti in tutte le salse. E’ un locale piuttosto buffo, con i camerieri che cercano di divertirti in tutti i modi. Ad ogni modo, la vista in notturna sulla baia è magnifica, e non ci hanno nemmeno chiesto i documenti per le birre! (Mah, non capisco…). La stanchezza ci impedisce di portare a compimento i propositi bellicosi di party notturno per la città…Magari domani! 25 luglio 2007 – 3° giorno –San Francisco-Carmel-Santa Cruz-San Franscisco Stamattina la deprimente nebbia della città ci spinge a migrare verso sud in cerca di un clima migliore. Lasciamo SF percorrendo la panoramica strada costiera Highway 1. Costiera lo è senz’altro, e forse con un po’ di nebbia in meno sarebbe anche panoramica…Proseguiamo e la nostra tenacia viene premiata, il cielo inizia ad aprirsi e si intravedono le prime spiagge strette tra le scogliere a picco sul Pacifico. A Davenport ci fermiamo perché il paesaggio è incantevole, come testimoniano i numerosi pittori intenti a dipingere il mare dalle scogliere. Entriamo in un tipico diner’s americano a fare colazione con pancakes e caffè. Ripartiamo e imbocchiamo la famosa 17 miles drive tra Monterey e Carmel. Il pedaggio è di 9 $, la strada è carina: prima si sale tra i boschi e poi si riscende lungo tratti di costa molto frastagliati e curatissimi campi di golf. I punti di maggiore interesse sono segnalati, come il “lonely pine” e il punto dove le foche si riposano al sole. Uscendo dalla strada arriviamo direttamente a Carmel, una cittadina che fu regno degli hippy ma che ora è piuttosto residenziale. Lungo la via principale, la Ocean St., si affacciano negozi, bar e ristoranti, e in fondo alla via si apre una fantastica spiaggia di sabbia bianca. Ci sediamo un po’ sulla sabbia, il clima è un po’ più clemente ma sempre freddino. Sulla via del ritorno decidiamo di fermarci per una veloce visita a Santa Cruz e qui inspiegabilmente e incredibilmente torna l’estate…Un sole fortissimo e molto caldo, pian piano iniziamo a togliere strati di vestiti…La spiaggia è affollata, sul litorale c’è un parco dei divertimenti, sembra un po’ di essere nel paese dei balocchi. Facciamo un giro su una specie di seggiovia, tanto per guardare la cittadina dall’alto. Comunque incredibile, dalla mattina ci sarà stato uno sbalzo termico di 20 gradi. La spiaggia è invitante ma non siamo molto attrezzati per cui preferiamo tornare con calma verso SF.

Non troviamo parcheggio, giriamo per più di un’ora, litighiamo perché M. Per la disperazione vuole parcheggiare nel quartiere malfamato Tenderloin, infine troviamo un posto ma dobbiamo lasciarlo alle 2 per lavaggio strade. Breve sosta in hotel, risaliamo in auto per andare a cena nel quartiere residenziale Haight. Buona cena tailandese al Thep Phanom, ma siamo stanchi e rinunciamo al dopo cena da Toronado, locale frequentatissimo noto per servire più di 500 birre. Tornando indietro passiamo per il quartiere omosessuale di Castro: a noi sembra più trendy che trasgressivo e comunque così di passaggio credo sia difficile coglierne lo spirito.

26 luglio 2007 – 4° giorno –San Francisco-Yosemite Stamattina partiamo alle 8 per lo Yosemite National Park. Sulla strada vediamo la temperatura indicata dall’auto salire costantemente: nel raggio di 300 km scarsi la temperatura passa da circa 15°C a 40°C…Da non credere! Non sappiamo esattamente se essere felici o meno di questo cambiamento. Arriviamo a El Portal, a 4 km dall’ingresso del parco, circa alle 15; il nostro albergo è lo Yosemite View Lodge. La stanza è davvero carina, spaziosa e con una piccola cucina perfettamente accessoriata. Il lodge ha anche 4 piscine con tanto di vasche idromassaggio con vista sul torrente. Ci concediamo un’oretta di relax, sperando che intanto la temperatura scenda un po’.

Risaliamo in macchina e raggiungiamo l’ingresso del parco, ma solo per comprare il pass d’ingresso valido una settimana a 20$ e prendere la mappa utile per decidere l’escursione di domani. Riscendendo ci fermiamo a fare la spesa a un market poco distante dall’hotel. Per cena ci prepariamo la carbonara e facciamo un giretto nei dintorni del residence, visto che ora la temperatura è diventata gradevole.

27 luglio 2007 – 5° giorno –Yosemite Oggi si va a fare hiking allo Yosemite. Saliamo in auto e in circa mezz’ora raggiungiamo il punto per l’escursione prestabilita. Il tempo è splendido e il parco favoloso, con le sequoie altissime e le montagne di granito imponenti e maestose. Noi abbiamo scelto di raggiungere la parte alta delle Yosemite Falls. Partiamo alle 10 e c’è pochissima gente sul sentiero, ottimamente segnalato e molto panoramico. Dopo circa 2 ore di cammino scorgiamo la cascata, ovvero quella che dovrebbe essere una cascata…In questo periodo è completamente secca! Degli escursionisti che scendono ci dicono che per arrivare in cima ci vuole un’altra ora e mezza, e che se vogliamo vedere una cascata dovremmo andare alle Vernal e Nevada Falls. Decidiamo di scendere e avventurarci per l’escursione alle altre cascate. Riprendiamo l’auto per un tratto e poi la navetta che ci porta al punto di partenza del sentiero. Qui la situazione è molto diversa dalla precedente: è pieno di gente e il sentiero è molto semplice, quasi uno sterrato, anche se verso la fine diventa ripido e quindi comunque faticoso. In circa un’ora arriviamo nella parte bassa delle Vernal Falls. Qui c’è ancora molta acqua, la cascata è davvero maestosa! Saliamo fino in cima, e prima della cascata si sono formate delle grandi pozze d’acqua dove la gente fa il bagno. Le pozze sono alimentate da un torrente molto basso che scorre su rocce liscissime. Le persone l’hanno trasformato in un acquascivolo naturale, anche se in teoria sarebbe vietato perché è successo che delle rocce affioranti abbiamo causato incidenti. Noi cerchiamo, a piedi scalzi, di attraversare il torrente ma non ce la facciamo, la corrente è troppo forte. Ci balena l’idea di proseguire per le Nevada Falls. Arriviamo a vedere la cascata dal basso, ma non ce la sentiamo più di proseguire e riscendiamo. Dritti in albergo, giro in piscina e idromassaggio, birretta con pringles, cena e nanna, che domani si riparte! 28 luglio 2007 – 6° giorno –Yosemite-Death Valley Dopo un’abbondante colazione “home-made” con bacon and eggs, latte e cereali, partiamo alla volta della Death Valley. Riattraversiamo tutto lo Yosemite lungo la Hwy 120 fino al Tioga Pass, il punto più alto del parco, solitamente chiuso fino a primavera per la neve. Usciti dal parco percorriamo un tratto di autostrada per un paio d’ore, fino alla deviazione per la Death Valley. La strada è quasi completamente in discesa, infatti la “valle della morte” è sotto il livello del mare. E’ famosa anche per essere uno dei punti più caldi della terra (se la gioca solo con il Sahara). Man mano che scendiamo la temperatura inizia a salire vertiginosamente, fino a 48$…Un toccasana per chi, come me, soffre di pressione bassa! Il paesaggio è fantastico, desertico e quasi lunare. Arriviamo verso le 16 allo Stovepipe Wells Village dov’è il nostro lodge. E’ un motel in stile western, con ristorante, negozio di generi alimentari e saloon. La stanza è carina e iper-condizionata…La tentazione di rimanere dentro fino a sera è tanta ma decidiamo di andare a fare almeno un tuffo in piscina. Ci accorgiamo che uscendo dalla piscina per circa un paio di minuti fa quasi freddo…Forse perché comunque c’è vento, anche se un vento caldissimo. Scoperto il giochetto entriamo e usciamo dalla piscina un paio di volte.

Verso le 18,30 partiamo per la nostra prima piccola escursione. Dato che gran parte delle “attrazioni” del parco sono vicino a Fornace Creek, il centro principale della valle, pensiamo di visitare nella giornata di oggi i due unici punti panoramici della zona di Stovepipe: il Mosaic Canyon e le dune di sabbia. Al primo si arriva da uno sterrato di un paio di miglia e poi si può percorrere a piedi il Canyon per 4 miglia…Il percorso è fantastico e , per giunta, siamo soli, ma fa caldo e il sole inizia a calare e quindi dopo un breve tratto torniamo indietro. Sempre attrezzati di acqua con ghiaccio e gatorade per rinfrescarci e per bere, arriviamo in auto vicino alle dune di sabbia e ne percorriamo un tratto di circa ¼ d’ora a piedi. Le dune non sono molto estese, ma allontanandosi un po’ dalla strada sembra di essere davvero nel deserto sabbioso! Ormai il sole è quasi completamente tramontato e alle nostre spalle c’è già la luna. Dei colori riflessi sulla sabbia magnifici! Per cena non andiamo al ristorante ma compriamo prosciutto, formaggio, pane e due birre all’emporio. Dopo cena giusto il tempo per un tuffo in piscina in notturna. La temperatura è ancora quella del giorno! 29 luglio 2007 – 7° giorno –Death Valley-Las Vegas Dopo un’abbondante colazione americana iniziamo l’esplorazione della Death Valley. Alle 7 ci sono “solo” una quarantina di gradi, quasi piacevoli dopo il gelo notturno del condizionatore che, pur se al minimo, pompava di brutto. Ma nel corso della mattina la temperatura aumenta di nuovo. Iniziamo con Badwater, il punto più basso del Nord America (circa -80 m) e la sua distesa di sale, un tempo un lago. Passiamo per Natural Bridge, una formazione rocciosa a forma di ponte. Per arrivarci basta camminare 5 minuti, ma con questo caldo è già un’impresa. Siamo abbastanza a pezzi da saltare il Devil’s Golf Corse e percorriamo in auto la Artist’s Route, una strada panoramica scavata nel canyon dove le rocce assumono svariati colori, dal rosa al verde. Al Golden Canyon ci facciamo coraggio e scendiamo, ma il percorso non sembra entusiasmante, ci sono addirittura dei tratti asfaltati, probabilmente un tentativo fallito di costruirci una strada. Sosta a Furnace Creek per dissetarci con qualche beverone dei loro, un salto allo Zabriskie Point, un punto molto panoramico sulla valle, e via per la città della perdizione…Las Vegas! Lungo la strada nel deserto troviamo un grande centro commerciale con un Wal Mart e ci fermiamo a curiosare tra i lunghissimi banchi. I supermercati americani sono enormi e con innumerevoli marche per lo stesso prodotto, e molte varianti anche all’interno dello stessa marca (il ketchup Heinz ha 6 qualità diverse: piccante, aromatizzato ecc.). Compriamo 2 CD di cui uno degli Smashing Pumpkins appena uscito a 15$, così ci possono accompagnare nel viaggio visto che dall’Italia non abbiamo portato musica. Ripartiamo e all’improvviso nel deserto si scorge la città, in particolare l’alta torre dello Stratosphere! All’arrivo allunghiamo un po’ il percorso per percorrere in auto tutto lo Strip (la strada su cui si affacciano i principali hotel casinò). E qui Las Vegas appare in tutta la sua assurdità…Alberghi mega kitch che riprendono la Tour Eiffel, il Ponte dei Sospiri e il campanile di San Marco, il Colosseo ecc. Un paradiso per bambini cresciuti, insomma. Il nostro albergo è l’Excalibur, il castello di Mago Merlino. All’arrivo facciamo un po’ di coda per il “Valet Parking”, ossia scarichi la macchina al volo e un addetto te la fa sparire in pochi secondi dandoti in cambio un bigliettino. Stracarichi di valigie, pacchi e pacchetti, visto che nella frettolosa discesa dall’auto non siamo riusciti a razionalizzare bene i bagagli, entriamo nell’enorme hall dove centinaia di persone giocano alle innumerevoli (e tutte diverse!) slot machines e bevono drinks. Per il check-in c’è coda nonostante i 6-7 receptionist: la nostra prenotazione non risulta e l’albergo è pieno. Bene. Gentilmente fanno un paio di telefonate ad altri alberghi ma sono quasi tutti pieni e dopo un po’ ci trovano una stanza in un albergo vicino ma dobbiamo fare in fretta perché i posti sono pochi. Pure! Ma noi abbiamo un voucher prepagato! Io do quasi di testa, in Italia è l’1 di notte quindi l’agenzia è ovviamente chiusa. M. Minaccia di adire le vie legali (non so su quali basi, visto che probabilmente hanno ragione loro) e anche in questo caso come per magia esce fuori una stanza libera. Per farci passare il nervosismo andiamo un po’ in piscina. Tornati in camera siamo stanchi dall’alzata alle 6,30 e dal viaggio e dormiamo un po’. Per fortuna abbiamo messo la sveglia alle 20,30 altrimenti credo ci saremmo svegliati l’indomani mattina! Ora siamo pronti per affrontare la città! Las Vegas di notte ha il suo fascino, piena di luci, suoni, colori, gente di ogni tipo. Ci lasciamo trascinare un po’ da quest’atmosfera e vaghiamo per lo Strip, ogni tanto entrando in qualche hotel-casinò per sopportare il caldo. Al Bellagio guardiamo lo spettacolo delle fontane, veramente carino. Scattiamo qualche foto tra la Statua della Libertà e il Canal Grande e ci fermiamo a cena al Victorian Room, ottima Steak House dentro un casinò. All’uscita pensiamo di investire 1$ in una slot ma una guardia ci chiede i documenti che anche oggi abbiamo dimenticato in albergo (oh, però quando li abbiamo non ce li chiedono mai!) e ci accompagnano gentilmente all’uscita. A questo punto torniamo in stanza, è l’1 e mezza quindi in Italia è mattina, chiamiamo l’agenzia e ci dicono che risolveranno il problema con l’albergo. 30 luglio 2007 – 8° giorno –Las Vegas-Zion-Bryce Canyon Fortunatamente al check-out non abbiamo problemi, la nostra agenzia è intervenuta come promesso. Prossima meta: Bryce Canyon, passando per lo Zion National Park. Oggi non ci siamo svegliati presto, per cui non sappiamo cosa riusciremo a fare in giornata. La strada diventa sempre più scenografica man mano che ci avviciniamo allo Zion: ora siamo ufficialmente nello Utah. Le montagne diventano completamente rosse, tipo montagne rocciose del Colorado. Passiamo il Pass d’ingresso (25$) e chiediamo cosa possiamo fare in un’oretta, visto che siamo solo di passaggio. Ci consigliano di non prendere la navetta che percorre la strada panoramica ma di prendere la strada che poi ci porterà al Bryce e di fermarci a fare una camminata di un’ora. Siamo d’accordo, anche perché ci va di camminare un po’ piuttosto che di salire su un altro veicolo. Superiamo un tunnel basso e nero, parcheggiamo e percorriamo il Canyon Outlook Trial. E’ più breve del previsto ma scenografico e divertente.

Risaliti in auto ci aspettano un altro paio d’ore per il Bryce. Arriviamo al Best Western Ruby’s Inn a quelle che pensavamo essere le 18…Ma qui c’è il cambio di fuso orario, sono già le 19 e dobbiamo fare tutto un po’ di fretta. La struttura alberghiera e la stanza sono simili a tutte le altre in cui siamo stati nei parchi nazionali: tanti blocchi di casette, ristoranti, negozietti, piscine. Facciamo la spesa per domani e andiamo al ristorante dell’albergo dove mangiamo molto bene (soprattutto perché con le patatine mi hanno portato una maionese vera e non la solita schifezza gialla che spacciano per maionese!).

31 luglio 2007 – 9° giorno –Bryce Canyon-Monument Valley Partiamo per le 9 alla scoperta del Bryce Canyon. Qui fa freschino, forse perché ieri è piovuto…Sembra che negli USA in estate non si riescano a trovare temperature tra i 20° e i 40° C! In poche miglia arriviamo con l’auto all’ingresso del parco, paghiamo il solito pedaggio (25$) e parcheggiamo al Bryce Point, uno dei punti panoramici del parco. Da qui la vista è bellissima, ci sono centinaia di pinnacoli di roccia rossa che hanno resistito al tempo e alle intemperie. Scendiamo nel canyon per una passeggiata di circa 7,5 km tra le guglie di roccia, che percorriamo in circa 3 ore. Piuttosto stanchini risaliamo in auto per fermarci poco dopo ad ammirare il canyon da un altro punto panoramico: l’Inspiration Point, a dire il vero non molto diverso dal precedente.

A questo punto lasciamo il Bryce dato che sono già le 14 e ci aspetta un lungo viaggio fino alla Monument Valley. Ripercorriamo un tratto di strada di ieri in senso inverso, per poi lasciarla verso sud fino al lago artificiale Powell. Da qui si entra nel west più selvaggio, per circa 60 miglia non incontriamo più nulla di nulla, né motel, né pompe di benzina, né case, né fattorie…Infine arriviamo a Kayenta al nostro Holiday Inn. Di fronte c’è un grande centro commerciale, dove c’è addirittura un cinema che trasmette il nuovissimo film dei Simpson alle 19,45…Ma sono già le 19,20, non ce la possiamo proprio fare a scaricare i bagagli, riprenderci un attimo, docciarci ecc. Peccato però! A proposito di orario, qui in Arizona si dovrebbe essere un’ora indietro rispetto allo Utah perché non hanno adottato l’ora legale; l’unica eccezione è la Navajo Reservation, dove siamo noi, appunto.

Prendiamo possesso della stanza, molto carina, nello stesso stile delle precedenti, tanto per cambiare. Per cena non troviamo niente di meglio di un Burger King…E allora via di Western Whopper! Un appunto: alcolici banditi da tutta la riserva…Ahhh! 1 agosto 2007 – 10° giorno –Monument Valley-Grand Canyon Ieri sera abbiamo beccato un bel film in Tv, Almost famous, finito all’1. Oggi dormiamo un po’ di più (anche perché abbiamo fatto casino con la sveglia e il fuso), fino alle 9,30. Scendiamo a comprare il latte per fare colazione in stanza.

Fatto il check-out percorriamo le poche miglia che ancora ci separano dalla Monument Valley. Il paesaggio diventa sempre più il classico scenario da western americano. Paghiamo 10$ per entrare nel Navajo Tribal Park e percorriamo in auto la strada sterrata, fermandoci nei principali punti panoramici segnalati per ammirare il paesaggio e scattare foto. Il percorso dura circa 1-2 ore. Usciti, allunghiamo inutilmente la strada perché per non tornare indietro continuiamo lungo la Hwy 103 fino allo svincolo di Bluff, una cittadina indicata dalla guida come tipica, ma…Un vero bluff, per l’appunto! Dopo un paio d’ore di viaggio ci avviciniamo al Grand Canyon e iniziamo, prima dell’ingresso del parco, a vedere bellissimi scorci. In un punto panoramico compro una collanina Navajo in una bancarella. Paghiamo anche qui l’ingresso al parco (25$) e passiamo per il Grand Canyon Village, senza fermarci perché sono le 19,30 e preferiamo arrivare al nostro albergo a Tusayan, 7 miglia più a sud. L’albergo è il Best Western Squire Inn, Tusayan è un piccolo centro con parecchi negozi e locali. Per cena scegliamo lo Yipee-ei-o!!, che si rivela un’ottima scelta, forse il miglior posto dove abbiam mangiato finora. Alle 23 facciamo la prima telefonata a casa della vacanza con una scheda telefonica prepagata. Bello sentire casa! 2 agosto 2007 – 11° giorno –Grand Canyon-Phoenix Colazione a sorpresa gentilmente offerta dall’albergo e via sul Grand Canyon. Parcheggiamo l’auto vicino al Bright Angel Lodge, da cui parte un’escursione nel canyon che, volendo, ti porta fino al Colorado River, ma è impossibile arrivarci in giornata. Il percorso prevede però varie tappe intermedie: l’idea originaria era di arrivare alla prima rest house a 1,5 miglia, secondo la guida percorribile in 2-4 ore discesa e salita. In realtà ci spingiamo fino alla seconda rest house a 3 miglia e risaliamo in un totale di 4 ore. Ma è comunque piuttosto faticoso! Riprendiamo possesso dell’auto (ma solo dopo un caffè!) e ci fermiamo in qualche punto panoramico prima di salutare il Grand Canyon e dirigerci a Phoenix. A Flagstaff percorriamo un piccolo tratto della leggendaria Route 66. Il piccolo centro di Flagstaff è carinissimo, piccoli negozietti tipici e pub che si affacciano su una strada pedonale lastricata. C’è anche una Brewing Company, un pub con birre artigianali. Sono già le 20, non resistiamo e ci fermiamo per due birre e un hamburger. Un posto davvero simpatico, con cameriere di lontane origini italiane che ha sfoggiato il suo italiano old style degno de “Il Padrino”.

Phoenix è lontana: abbiamo un po’ sottostimato le distanze. Arriviamo alle 22,30 al Pointe Hilton Squaw Peaks, un resort di livello superiore rispetto agli altri dove siamo stati, con stanze “all suites” grandi e confortevoli. Il resort è un labirinto e impieghiamo una buona mezz’ora a trovare la stanza! 3 agosto 2007 – 12° giorno –Phoenix-San Diego Ci svegliamo piuttosto inc…Contrariati per i lavori in corso proprio sotto la nostra finestra con una macchina infernale che emette un beep beep fortissimo più o meno costante. Ci lamentiamo un po’ con la reception tanto per, tanto la stanza l’abbiamo già pagata. Tante scuse e basta. Ci riposiamo un po’ in piscina, fa un caldo pazzesco.

Partiamo per San Diego alle 12, anche qui sottostimiamo le distanze, sono circa 550 km! A metà strada rischiamo di rimanere senza benzina, prendiamo la prima uscita dov’è indicato un distributore. Ci sono dei palmeti intorno e un ristorante dove prendiamo un dateshake (milkshake al dattero) favoloso (e anche un hotdog e una torta al dattero)! La strada attraversa un vero deserto sabbioso, con temperature stellari che poi riscendono ad un livello perfetto a San Diego.

Arriviamo alle 20 circa, il Best Western Bayside Inn è in pieno centro, tra Gaslamp Quarter, Little Italy e la baia. La città appare subito affascinante, ma per cena vogliamo andare in Messico, a Tijuana, a 20 minuti da San Diego. Lasciamo l’auto ad un parcheggio al confine (7$) e attraversiamo la frontiera a piedi. Per entrare in Messico nessuno ci chiede i documenti. Il centro di Tijuana è a 15 minuti di cammino dal confine, ma quasi tutti i turisti prendono il taxi, quindi attraversiamo il ponte in compagnia di numerosi messicani che tornano a casa dopo una settimana di lavoro negli USA. Avenida de la Revolution è un delirio: procacciatori di clienti davanti a tutti i locali, musica a palla ovunque, shot di tequila a 1$…Lasciamo stare i locali rumorosi e seguiamo i consigli della Lonely: ceniamo benissimo al Cafè La Especial, dove fanno una squisita carne asada e ottimi tacos e enchilladas. Anche l’ambientazione è particolare, quasi tutto è dipinto a mano, dalle sedie alle pareti ai contenitori di tovaglioli. Belli satolli torniamo indietro; all’ingresso degli USA ci controllano i documenti. Ora la città è lì fuori, silenziosa, guardo le sue luci riflesse nella baia dalla nostra stanza al 10° piano. Domani arriviamo! 4 agosto 2007 – 13° giorno –San Diego-Los Angeles Stamattina ci viene lo schizzo di andare a fare una corsa al parco prima di colazione. Il Balboa Park è abbastanza vicino ma, senza mappa, ci incasiniamo un po’ con le strade e non riusciamo a visitarne la parte centrale con i principali musei, ma solo una più periferica. La colazione è in hotel anche stavolta a sorpresa inclusa nel prezzo della stanza.

San Diego è una grande e ridente città di mare, si potrebbe pensare di essere in Costa Azzurra se non fosse per i grattacieli del centro. La nostra prima tappa è l’Horton Plaza, centro commerciale vivace e dall’architettura curata, dove cambiamo alcuni euro in dollari al TravelEx. Procediamo per il Seaport Village, piccolo e grazioso villaggio costruito sulla baia con bar e negozietti. Attraccata al porto c’è la US Midway, una portaerei ora trasformata in museo con ristorante e locali annessi, ma noi la guardiamo solo dal basso. La Lonely dice che il Museo di Arte Contemporanea, con opere d’arte pop e minimalista, è gratuito; in realtà costa 10$ (ne paghiamo 5 dicendo che siamo studenti) ma è piccolo e ci sono pochissime opere esposte, e nemmeno troppo interessanti.

Riprendiamo l’auto al parcheggio e prima di tirare dritto fino a Los Angeles ci fermiamo a La Jolla, rinomata località balneare appena fuori San Diego. Vicino al centro la scogliera è a ridosso dell’acqua, quindi la spiaggia è piccolina. In una piccola baia le foche e i cormorani fanno il bagno insieme ai bagnanti. Sopra la scogliera c’è un prato con persone che prendono il sole, bimbi urlanti, barbecue improvvisati e…Matrimoni! Nel nostro breve giro incontriamo quattro coppie di sposi, e un banchetto con una ventina di sedie e un gruppetto di invitati che aspetta l’arrivo degli sposi.

Riprendiamo la strada per LA, corta ma molto trafficata. Siamo al nostro Best Western a Hollywood per le 19,30. La Lonely parla di questo albergo come grazioso ma con camere molto spartane…In realtà non è così, è molto carino e ha bagni nuovissimi con una doccia enorme. La Walk of Fame è a due isolati, ci hanno detto che oramai è piuttosto decadente, ma siamo a due passi, non possiamo non andare! Dopodichè possiamo confermare le impressioni comuni…Con tutto che è sabato è c’è parecchia gente in giro, il posto a mio avviso non ha proprio senso…A parte le stellette per terra, è decisamente brutto e l’atmosfera molto kitch. Per cena ci fidiamo ancora della Lonely, che ci propina il Mel’s Drive Inn, vecchio locale in stile anni ’50. Il mio avocado burger è ottimo, ma a M. Non piace molto il suo mezzo pollo.

5 agosto 2007 – 14° giorno –Los Angeles-Disneyland-Los Angeles Oggi sveglia alle 6,30 e dico 6,30 AM, veramente pazzesco, ma per Disneyland si fa uno sforzo! Arriviamo ad Anheim per le 8, orario di apertura del parco, facciamo le prime 3-4 giostre praticamente senza fila. Siamo increduli, oggi è una domenica di agosto! Dopo un po’ il parco si riempie un po’, ma le file sono sempre accettabili, e quelle più lunghe si possono aggirare con il nuovo sistema Fast-Pass (presentandosi alla giostra ad un’ora prestabilita si salta la fila). Unica eccezione, la nuovissima giostra sottomarina di Nemo, che lasciamo per ultima ma comunque dobbiamo sorbirci un’ora e mezza di fila. Altre giostre molto belle: in primis le Space Mountains, montagne russe al buio, i tronchi galleggianti tipo Gardaland, da cui usciamo completamente fradici (e per fortuna sono le 15 e c’è il sole), una discesa dal Cervino in una specie di bob… Torniamo in albergo alle 22 distrutti, non abbiamo nemmeno la forza di scendere al ristorante, ci cuciniamo una cena al microonde… Domani ci aspetta un altro mondo! 6 agosto 2007 – 15° giorno -Los Angeles-Papeete Nemmeno oggi ci possiamo riposare un po’…M. Va alla ricerca di un barbiere per tagliarsi i capelli, pronto per la Polinesia…Io mi occupo della lavanderia a gettoni qui al piano di sotto, almeno partiamo con qualche vestito pulito in più! Alle 12 siamo pronti per il check-out e partiamo per l’aeroporto. Io sono presa dai rimorsi per non avere visto quasi nulla di LA, e mi ostino ad allungare un po’ il percorso per renderlo più “panoramico”. Nel nostro tratto cittadino la città si rivela bruttina, a parte ovviamente la chic Rodeo Drive e la parte alta di Beverly Hills con le sue ville pazzesche. Ci sarebbe piaciuto vedere Venice Beach, ma inizia ad essere tardi per cui ci passiamo davanti senza fermarci. Riconsegniamo l’auto al parcheggio della Alamo e una navetta ci accompagna al terminal della Air Tahiti Nui. Polinesia arriviamo!



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