Cuba in liberta’ 4

Dopo aver attinto tante volte dai consigli degli altri Turisti per Caso ho deciso di lasciare anche io il mio contributo, raccontando un viaggio che ho sognato per tanti anni e pianificato in una sola settimana. Il mio compagno di avventura è come sempre Enzo, mio marito, ma a differenza del viaggio di nozze in Messico di qualche mese prima,...
Scritto da: larossy
cuba in liberta' 4
Partenza il: 27/01/2007
Ritorno il: 10/02/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Dopo aver attinto tante volte dai consigli degli altri Turisti per Caso ho deciso di lasciare anche io il mio contributo, raccontando un viaggio che ho sognato per tanti anni e pianificato in una sola settimana.

Il mio compagno di avventura è come sempre Enzo, mio marito, ma a differenza del viaggio di nozze in Messico di qualche mese prima, questa volta abbiamo deciso di prenotare dall’Italia solo il volo – un charter Blue Panorama (730€ a testa) con direzione l’Havana, e visto che era previsto uno stalo a Camaguey per il ritorno abbiamo optato per ripartire da lì – e le prime 3 notti a l’Havana in casa particular. Abbiamo optato per la casa Colonial Ricci (calle Cristo entre Muralla y Brazil) nell’Habana Vieja perchè è una zona molto comoda per visitare a piedi sia L’Habana Vieja che il Centro Habana.

27 – 29 gennaio : Habana Arriviamo a l’Havana nel pomeriggio, un taxi ci porta alla casa particurar e il primo impatto con l’Habana Vieja è molto forte: vie strette, case fatiscenti, auto anni ’50, bambini che giocano per strada e un odore che non ci ha abbandonato per tutto il soggiorno, solo dopo la visita al museo del Ron abbiamo capito che è l’odore della melassa ottenuta dalla lavorazione della canna da zucchero.

La casa è veramente bella, ristrutturata da poco e con tutte le caratteristiche tipiche della casa cubana: piccolo patio aperto fuori dalle 2 stanze, con il tavolino in cui viene servita la colazione, immancabile sedia a dondolo e bagno in camera di tutto rispetto.

Abbiamo dedicato 3 giorni alla visita della capitale, rispettando le principali mete e gli itinerari della Looney Planet che ci accompagna sempre nei viaggi importanti.

L’unico rammarico è quello di non essere riusciti a fare l’escursione a Viñales che avevamo prenotato, su suggerimento della nostra padrona di casa, presso l’hotel Parque Cental… Il giorno programmato per l’escursione il pullman aveva avuto dei problemi e quindi è saltata… E questa è stata solo la prima delle escursioni che non siamo riusciti a fare! Col senno di poi posso suggerire di dedicare almeno un paio di giorni all’area verde di Viñales e dintorni. Noi avevamo optato per l’escursione in giornata per evitare, spostandoci poi verso sud, un tragitto troppo lungo in pullman con tappa forzata a l’Habana. Poi abbiamo scoperto è possibile effettuare lo spostamento da Viñales a Trinidad, o viceversa, anche in taxi (dividendo la spesa con altri turisti in modo da riempire l’auto la spesa non è eccessiva).

Non voglio dilungarmi oltre in informazione che troverete su qualunque guida, mi soffermo solo su qualche consiglio: DA FARE: mangiarsi una pizzetta camminando per Calle Obispo, ammirare il panorama a 360° dalla Càmara Oscura in Plaza Vieja, una passeggiata al tramonto sul Malecon e un po’ di shopping nei negozioetti nei pressi di Plaza de la Catedral (i prezzi migliori trovati in tutto il viaggio!), un giro in calesse per le vie de l’Habana (costa 10 CUC a testa, un po’ caro, ma per noi ne è valsa la pena).

DA NON FARE: oltre a non mangiare un Cordon Bleu in nessun ristorante (si tratta di una polpetta di prosciutto ripiena di formaggio, impanata e fritta, delle dimensioni di una palla da tennis… Un vero mattone!), suggerisco vivamente di non farsi intenerire da mamme che vi chiedono di comprare il latte in polvere per i loro figli… Noi ci siamo cascati e abbiamo speso 12 CUC per poi scoprire che è una tecnica molto diffusa, la persona in questione riporta poi il latte al negoziante e si riprende i soldi!!! 30 gennaio : Santa Clara Partenza di buon mattino con pullman Viazul, a Santa Clara avevamo prenotato una notte presso l’Hostal Florida direttamente dalla casa de l’Habana, ma arrivati li la signora ci dice di non aver posto e ci dirotta a casa di una sua amica: Laura (calle Maestra Nicolasa entre Colon y Maceo). Qui inizia la vera Cuba con le sue mille contraddizioni.

Dopo aver visitato il monumento al Che e il Museo del Tren Blindado (Santa Clara ha veramente solo questo e in un paio d’ore si vedono entrambi), ci soffermiamo in piazza su una panchina a chiacchierare con un signore del posto, medico, che guadagna l’equivalente di 17 CUC al mese (la nostra camera ne è costata 25 a notte!!!). Siamo in un periodo particolare, in cui non ci sono molte notizie sulle condizioni di salute di Fidel (che questo signore chiama in codice “Manolo”… Dice che non è bene fare il suo nome in pubblico”), il nostro amico è fiducioso in una apertura da parte di Raoul, e auspica un nuovo tipo di comunismo, più simile al modello cinese.

Di diverso parere ci sembrano Laura e la sua famiglia, preoccupatissimi delle condizioni del leader maximo e attaccati davanti alla TV quando la rete nazionale (unico canale cubano) ha trasmesso un incontro tra Fidel, che dunque stava meglio, e Chavez.

Il resto della serata lo abbiamo passato appunto con Laura e la sua famiglia: il marito, anche lui medico, e la mamma ultraottantenne che ci ha dilettato con qualche racconto.

31 gennaio – 1 febbraio : Cienfuegos Da casa di Laura abbiamo prenotato il soggiorno di 2 notti a Casa Bertha (Calle 43 entre Av 34 y Av 36) e Alberto, il marito di Bertha che parla benissimo l’italiano, ci viene a prendere alla stazione dei pullman. Cienguegos non ci ha entusiasmati, è una cittadina coloniale, con una lunga lingua di terra bagnata dal mare sui 2 lati (Punta Gorda) la zona però non è balneabile, abbiamo visto qualche coraggioso sguazzare, ma l’acqua è dello stesso colore di quella dell’Idroscalo di Milano e noi abbiamo lasciato perdere.

La casa particurar è a metà tra il centro del paese e Punta Gorda, da li si raggiungono entrambi con qualche minuto di cammino (circa un quarto d’ora), è pulita ed è in assoluto il posto in cui abbiamo mangiato meglio di tutta la vacanza.

Anche questi 2 giorni ci hanno aperto gli occhi su uno degli altri aspetti che caratterizzano la Isla Grande.

L’altra stanza era occupata da un sessantenne italiano che si trovava a Cuba in occasione della nascita di sua figlia, avuta da una relazione con una ventiduenne locale (stanno insieme da 5 anni e lui fa sempre 3 mesi in Italia e un mese a Cuba). Ci ha spiegato che le leggi cubane gli impediscono di soggiornare a casa di lei, e non può neanche acquistare un appartamento perchè rischierebbe l’esproprio. Questo tipo di turismo è molto diffuso in tutta l’isola, le cubane sono certamente interessate ai regali e alla “bella vita” che viene loro offerta, ma sono comunque realmente affascinate dalla cortesia e dai modi gentili degli europei. Ne vedrete molte di queste coppie, lascio a voi i commenti.

Il secondo giorno lo abbiamo passato in spiaggia a Playa Rancho Luna, carina ma troppo ventosa per quel giorno, anche se anche qui abbiamo fatto un incontro interessante con una coppia locale, lui è un atleta a livello agonistico e ci ha raccontato di non aver potuto partecipare ad un torneo in Messico perchè il governo temeva potesse fuggire negli Stati Uniti… Questa assenza totale di libertà è davvero difficile da immaginare per noi che siamo abituati a fare e andare dove vogliamo.

2 – 8 febbraio : Trinidad Per il giorno successivo avevamo prenotato un’escursione in giornata con Cubatour alle cascate del parco El Nicho, ma l’escursione parte solo se ci sono almeno 7 partecipanti e sembra che uno dei 7 quel mattino fosse stato colpito da un mal di pancia fulminante! In agenzia viaggi abbiamo conosciuto una ragazza svizzera, viaggiatrice solitaria, con lei ci siamo recati alla stazione dei bus per cercare una soluzione comoda per spostarci a Trididad e siamo riusciti a concordare ad un ottimo prezzo il trasferimento con un’auto privata (o taxi abusivo, chiamatelo come preferite).

E così eccoci arrivati a Trinidad, abbiamo deciso di lasciare la catena di prenotazioni a distanza delle case particurar per cercare di risparmiare un pochino (quelle del sito ci sono costate tutte tra i 30 e i 25 CUC a camera con i pasti tra i 7 e gli 8 CUC) e con l’intento di non allontanarci troppo dalla stazione dei bus, in modo da poterci andare a piedi risparmiando il costo di un taxi… Non so se è stata una buona scelta, in una settimana abbiamo cambiato 3 case perchè le prime 2 erano in condizioni igieniche davvero scarse. L’ultima era in Gustavo Izquierdo, e non era male.

Trinidad è una splendida cittadina coloniale, ma troppo piena di procacciatori (non fidatevi di chi vi propone il pasto in una Paladar, noi non ci siamo trovati molto bene e abbiamo speso meno e mangiato meglio in una taverna che si trova all’angolo tra Josè Martì e Camillo Cienfuegos che oltretutto è molto carina, con gli arredi tutti in legno, se si mangia il pollo la spesa è inferiore ai 5 CUC a persona) e troppo abituata ai turisti per riuscire ad instaurare un rapporto vero con i padroni di casa o per fare amicizie disinteressate.

Oltre alla visita della cittadina e una divertente escursione a cavallo alle cascate El Cubano organizzata con l’agenzia Cubatur (con noi c’erano anche due svedesi che avevano prenotato tramite la loro padrona di casa, ma alla fine hanno speso più di noi perchè hanno dovuto pagare a parte il trasporto) abbiamo dedicato la settimana alla vita da spiaggia a Playa Ancòn, la spiaggia più bella della costa sud dell’isola. Non ha niente a che fare con i cayos della costa nord, ma spostarsi in un hotel a 4 stelle avrebbe completamente cambiato il senso della vacanza.Da Trinidad è comodissima, si può raggiungere in pochi minuti in bus, taxi (se lo si prende in 4 la spesa è la stessa del bus), e almeno una volta direi di fare il viaggio in Coco-taxi godendovi il paesaggio! 9 – 10 febbraio : Camaguey Con un giorno di anticipo rispetto al nostro volo ci siamo spostati a Camaguey , cittadina poco turistica in cui siamo riusciti ad addentrarci ancora un pochino nella vera Cuba.

Anche in quest’occasione ci siamo affidati un po’ al caso per l’alloggio, ma ci è andata bene. Fuori dalla stazione dei bus c’erano infatti diversi padroni di casa e procacciatori che proponevano la loro casa particular, quella proposta da un autista di rishò non era male (Colonial House – San Josè n. 578 entre S. Ramon y Industria – tel. 291821)… Da dimenticare il viaggio dalla stazione a casa in rishò con la valigia legata dietro, ma Osvaldo, il padrone di casa, è stato senza dubbio uno degli incontri più piacevoli della vacanza.

Osvaldo è un ingegnere ma, da quanto ci ha spiegato, ha deciso di non esercitare più la professione e dedicarsi all’affitto di una stanza in casa: adesso, riprendendo le sue parole, può permettersi di bere una birra quando ne ha voglia. Come dargli torto visto che come ingegnere guadagnava circa 12 CUC al mese?!? Non c’è da stupirsi che chi ha una casa di proprietà (quindi che la possiede da prima della Rivoluzione) decide di dedicarsi a questa attività. A Cuba i salari sono livellati, ma la presenza del turismo e la doppia economia che esso ha generato hanno comunque portato un grosso divario nelle condizioni della popolazione. E’ vero che, grazie al regime, non esiste la povertà estrema che ho visto in altri paesi: a Cuba mangiano tutti e non esistono malattie endemiche. Ma chi ha la possibilità di lavorare col turista vive in condizioni decisamente migliori di chi deve accontentarsi del proprio salario e di ciò che gli viene erogato da parte del governo. Non stupisce che chi non ha una casa propria, un’auto o un cavallo per scarrozzare i turisti provi ad arrangiarsi in altri modi per arrotondare un po’ e permettersi qualcosa in più rispetto a quello che viene passato col libretto statale (ecco che si spiegano i tanti procacciatori e tutte quelle persone che ti chiedono vestiti, sapone o matite per strada). Non voglio dilungarmi troppo sull’argomento perchè ognuno avrà modo di fare le proprie riflessioni, ma vorrei concludere con un episodio che è avvenuto proprio a Camaguey. Siamo entrati in un bar per comprare due pizzette per fare merenda e ci siamo messi in coda come fanno i locali (quando si arriva bisogna chiedere chi è l’ultimo e chi è il penultimo per sapere quando tocca a te). Noi eravamo piuttosto indietro nella fila, ogni sfornata era di una decina di pizze quindi avremmo dovuto aspettare almeno un paio di giri, ma visto intorno a noi c’erano solo persone del luogo, principalmente mamme con i figli appena usciti da scuola e ragazzini, per non perdere tempo inutilmente ho chiesto ad Enzo di avvicinarsi al banco per chiedere alla cameriera se aveva il resto di 20 CUC (le pizze costavano 1 CUC)… Beh, dopo aver risposto in modo affermativo, nel giro di 5 minuti è uscita con un vassoio con le nostre 2 pizzete e ce le ha servite al tavolo facendoci saltare tutta la coda… Abbiamo rischiato il linciaggio…Non so se il gesto della cameriera è stato dettato da eccessivo servilismo o semplicemente ha voluto evitarci di sventolare 2 mesi di stipendio sotto il naso di tutta quella gente, ma dopo aver mangiato in tempo record senza neanche prendere da bere siamo fuggiti… Ci siamo sentiti piccoli piccoli.

A parte questo episodio c’è da dire che Camaguey è una con angoli davvero carini da visitare: un posto che mi è piaciuto davvero tanto è Plaza del Carmen con le sue statue e un signore che ci ha detto di aver fatto da modello per una di quelle statue (e in effetti era proprio lui, vestito anche allo stesso modo con cappellino in testa e giornale in mano) che si è messo in posa per una foto… Tutto questo solo per la gloria, non ha chiesto una lira di mancia! Abbiamo trascorso la serata con Osvaldo e Malù, il pappagallino che è sempre sulla sua spalla (se non dentro la sua maglietta) giocando a domino, chiacchierando e sorseggiando birra! Il giorno successivo abbiamo passato la mattinata in casa con Osvaldo, e nel pomeriggio un taxi ci ha portato in aeroporto.

Mentre il nostro aereo atterrava da l’Havana, abbiamo salutato questa splendida isola con le sue mille contraddizioni guardando il tramonto dalla terrazza dell’aeroporto… Ma non era un addio, solo un arrivederci.



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