Andalusia: 8 amici e un vito da siviglia a madrid
Dall’Italia abbiamo prenotato tramite internet: ∙i voli Bergamo-Siviglia con Ryanair e Madrid-Malpensa con EasyJet, in tutto 123,00 € compresa l’assicurazione di annullamento viaggio ∙l’ostello di Siviglia (48,00 € x 2 nn) e quello di Madrid (92,00 € x 3 nn), entrambi in quadruple con bagno ∙il Mercedes Vito da 9 posti x 10 gg, 120,00 € comprensivi di assicurazione Supercdw e il pieno di benzina iniziale ∙visita dell’Alhambra (11,00 €) Ci siamo fatti spedire dall’Azienda di soggiorno una serie di opuscoletti, utilissimi per la scelta dei campeggi. Inoltre avevamo 5 guide diverse per cui era facile reperire informazioni e verificarle. I prezzi che indico sono a persona se non specifico diversamente.
27.07 Ritrovo alla stazione P.N. Ore 19.30 per prendere il treno regionale che ci porta a Milano Centrale (8,20 €) dove alle 22,30 prendiamo il bus per l’aeroporto di Orio al Serio (6,00 €).
Alle 23,10 siamo in aeroporto, che è deserto e non c’è niente di aperto. Bivacchiamo per terra in attesa che alle 4 apra il check in. La macchina lavapavimenti quasi ci investe! 28.07 La Ryanair si dimostra efficiente. Partenza e arrivo in orario, zaini arrivati. Grazie alla signorina del check in abbiamo scampato il supplemento bagaglio, che è dai 15 kg in poi e con tende e sacchi a pelo è facile sforare. Alle 9 stiamo già prendendo il bus per Siviglia centro (2,00 €).
Lì abbiamo un attimo di smarrimento, non riusciamo a capire come arrivare all’ostello. Questo perché la viabilità si sta modificando per la costruzione della metro leggera e quindi anche chi ci abita ci dà indicazioni contrastanti. Con fatica, capiamo che prendendo gli autobus C4 e C5 si arriva a destinazione (1,00 € ogni corsa).
L’ostello è il Lis II di calle Olavide, comodo come ubicazione, un po’ meno come sistemazione. Le camere sono piccole, ci zippano in 4 in una tripla e i bagni fanno leggermente pena. Ma noi sdrammatizziamo, abbiamo visto di peggio… Dopo un attimo di relax partiamo alla scoperta di Siviglia.
Siamo in piena zona shopping. Camminando arriviamo a Plaza de Toros, il sole è a picco ma non rinunciamo a visitarla comunque (5,00 €). Vedere un’arena dal di dentro è una sensazione nuova, il toro forse si entusiasma un po’ meno… comunque vale la pena, anche se la guida spiega solo in spagnolo in e inglese e io al museo mi stavo quasi addormentando. Prima esperienza di cucina Andalusa: una specie di trattoria, dove prendiamo un po’ di dimestichezza coi tapas (8,60 €), giusto per coglionare lo stomaco e affrontare il pomeriggio. Visitiamo le bellissime Cattedrale e Torre della Giralda (7,50 €). Soddisfatti, giriamo un po’ per Siviglia, è una città piacevole, le sue strade ben curate incantano, specie con la luce del tramonto; in alto ci sono i teloni che ombreggiano le vie e attenuano i 45°. Sosta e poi cena. Il vento è così caldo che sembra un phon anche alle 22. Entriamo alla Taberna Belmonte, bella, qui tutto è in tema con la corrida, pilucchiamo tortillas e jamón con cerveza per 5,80 €.
Girovaghiamo per il Barrio di Santa Cruz e arriviamo fino a Plaza de España. Fantastica di sera! Immensa. Sarà che è sabato, ma dovunque ci sono sposi che fanno le foto. Passiamo per viuzze e parchi e passeggiando lungo il Guadalquivir arriviamo alla Torre del Oro (ormai oro non ne ha più) e poi andiamo a dormire.
29.07 Colazione in una caffetteria spagnola un po’ cara (3,60 €) e poi direzione El Real Alcázar (7,00 €), con sosta per il famoso churritos: almeno uno bisogna assaggiarlo, lo mangiano tutti gli spagnoli. L’Alcázar ci incanta, con le sue sale, le fontane e i giardini, finalmente capisco appieno cos’è lo stile mudéjar. Ci sono dei pesci enormi nella fontana che mangiano addirittura il chorizo e con che voracità! C’è una guardia che ci tiene d’occhio e ci segue per tutto il tempo facendo finta di niente: ma sembriamo così vandali?! Mangiamo qualcosa da Starbucks. Pomeriggio al quartiere gitano di Triana. Forse perchè è domenica, ma le strade sono deserte e non ne rimaniamo molto entusiasti, magari di sera è più vivo, noi ce ne torniamo verso il centro passando dal famoso Puente da Isabel II. Disidratati, compriamo l’acqua e torniamo a riposarci. Il tema della serata è: vamos a tapear! Andiamo da Doña Lina Tapas, l’oste sa il fatto suo e ci ispira fiducia, prendiamo 2 tapas a testa + cerveza (7,40 €); poi come consiglia la guida, andiamo alla Cerveceria Giralda. Il locale era un bagno arabo per cui è particolare; il cameriere fa il simpaticone. Con 10,00 € mangiamo un paio di tapas a testa + cerveza e manzanilla. Dopo una discussione pseudo etico-filosofica, andiamo a dormire.
30.07 Ricomponiamo i bagagli, saldiamo l’ostello, colazione da Starbucks e in 4 prendiamo il taxi (10,85 € tot.) fino alla Stazione di Santa Justa dove ritiriamo il mitico Vito alla Europcar. Nessun problema, tranne un po’ di traffico, e recuperiamo i 4 amici rimasti da Starbucks per lasciare tutti insieme Siviglia. Direzione: Jerez de la Frontera. Ancora non abbiamo dimestichezza con le strade e il tom tom ci mette un po’ a capire come arrivare, anche perché le autopiste hanno una denominazione nuova e le mappe caricate risalgono al Franchismo… Una cosa che non ci è chiara dell’Andalusia è la distinzione tra strade veloci a pagamento o gratis, nel senso che noi non le abbiamo mai pagate ma ci è sembrata tutta autostrada! A Jerez facciamo un po’ di spesuccia per il pranzo (inizia così l’epoca dei pranzi light a base di pesche, semi salati e cioppini) lasciamo il Vito in un parcheggio coperto (tot. 3,40 €) e giriamo un paio d’ore per il paese, non c’è anima viva. La fabbrica del Tio Pepe è grandissima, questa è la città dello sherry e si vede. Poi ci dirigiamo a Cádiz (parcheggio tot. 1,30 €) e la visitiamo. C’è più movimento, è una cittadina di mare, la gente va in spiaggia, ci godiamo una birra fresca con le patatine seduti sui gradini della Cattedrale. A posteriori direi che Jerez e Cádiz meritavano qualche ora in più, ma saremmo stati in ritardo sulla tabella di marcia.
Alle 19 siamo a Los Caños de Meca, nel campeggio omonimo, piccolino ma ben curato e funzionale. Iniziano così i 2 giorni di mare che i maschietti avevano solennemente promesso a noi femminucce. Per cena andiamo nel “paesello”, che consiste in 2 case e qualche ristorante sul lungomare, più qualche bancarella hippy. Mangiamo il pesce al ristorante El Caña, semplice ma buona la cucina, polipo stupendo (18,80 €).
31.07 La colazione al self-service è male organizzata: devi fare tutta la coda anche se non vuoi il cappuccino e i prezzi ci sembrano alti. Vendono delle scodelle di burro extralarge, che si rischia di scambiare per crema catalana.
Oggi spiagge: prima Zahara de los Atunes che è enorme, bagnetto e relax. Alle 13 ci mettiamo un po’ all’ombra a mangiucchiare qualcosa e poi ripartiamo per Playa de Bolonia – Baelo Claudia. A me piace di più, la sabbia è più fine, ma stranamente non c’è neanche un po’ di brezza e si schiatta dal caldo. Da notare la duna altissima in fondo alla spiaggia: è sabbia del deserto. Sosta gelato al bar e alle 19,30 partiamo per Tarifa, dove trascorreremo la serata. Da andarci se si ha la passione per il surf e l’abbigliamento da surfisti, per lo shopping oppure per gli hippy in generale. Ce n’è uno sotto la Puerta de Jerez che per dispetto si fa immortalare nelle foto mentre alza il dito medio. Davvero un simpaticone! Posti per mangiare ce ne sono molti, noi scegliamo il Surf Kebab sulla via centrale, kebab davvero ottimo e abbondante, somiglia ad un gyros pita greco (5,00 €).
Riprendiamo la macchina dal parcheggio (tot. 1,60 €) e in 1 ora siamo in campeggio.
1.08 ‘Stamattina il self-service non ci frega: la colazione la compriamo al supermarket del campeggio. Usciamo a piedi e in circa 20 minuti raggiungiamo la spiaggia di Zohora. C’è la bassa marea e una nebbia fitta e umida. Dall’acqua affiorano piccole rocce e il mare lo percepisci in lontananza ma non lo vedi. Uno scenario suggestivo. Piano piano la nebbia si dirada, esce un bel sole caldo, l’acqua comincia a risalire. Ti rendi conto della forza delle maree e di quanto possano essere pericolose in altre circostanze. Ci sono parecchi chioschetti carini. A metà giornata ci dividiamo perché Antonio, Andrea e Gaetano non sopportano più il sole a picco; mangiamo un gelato al bar e io, Stefano, Marina, Ale e Paola andiamo a piedi sulla battigia fino al Faro de Trafalgar (quello della battaglia!). Ci sono i cavalloni e qui la spiaggia è più profonda; la marea sale ancora e i teli mare finiscono ben presto bagnati. Siamo un po’ scoordinati nel riunire il gruppo per cui ci ritroviamo in campeggio, doccia e via con il Vito fino al Faro a vedere il tramonto; arriviamo troppo presto e così dobbiamo attendere un bel po’ e c’è un vento gelido che mi fa rimpiangere di non avere il golfino. Il paesaggio è bellissimo e compensa la foschia che ci impedisce di fare delle foto decenti. Ovviamente esce il solito discorso esistenziale: ma ci piacerebbe davvero vivere come il guardiano del faro? La guida consiglia di mangiare al Venta Curro, dietro il camping. Prendiamo 2 fritti misti, 2 insalate, un secondo di pesce a testa, caffè e amari. Le porzioni sono enormi, il cibo molto saporito, il servizio buono. Usciamo soddisfatti (24,40 €) e tra una cavolata e l’altra andiamo a dormire.
2.08 Il cielo è grigio. Lasciamo il campeggio (29,50 € x 3nn) e partiamo per Gibilterra. Parcheggiamo a La Línea (9,80 € tot.) e ci avviamo a piedi per passare la dogana. Nel frattempo il sole si fa sentire. Stoicamente ci arrampichiamo su per il paese e poi per il percorso che conduce alla Rocca. Il panorama lo pensavo più bello: fabbriche, navi mercantili, il Marocco si vede appena perché c’è foschia, la natura circostante è banale. La strada è chiaramente tutta in salita (e che pendenze!) e solo il nostro orgoglio ci fa prendere in giro gli altri turisti, sfaticati ma mica stupidi, che arrivano in pullman e taxi. In più la strada è stretta e ci dobbiamo scansare ogni volta che arriva un mezzo. Una cosa positiva c’è però: risate a parte che non mancano mai, abbiamo speso solo 1 € a testa per l’ingresso! In 2 ore siamo su e ovviamente non saltiamo l’incontro con le famose bertucce, si scatenano foto a non finire e c’è un po’ di timore sia quando una sale sulle spalle di Alessandro sia per il tentato furto della guida di Stefano da parte di una di loro. In carenza di liquidi e sali minerali ci compriamo delle bibite al bar della Rocca: si fanno il cambio che vogliono, così una lattina di Sprite ci costa 2 €. Torniamo giù a piedi, giretto per il paese. Le aspettative sono alte e forse per questo siamo rimasti un po’ delusi. Nel senso che la tappa non si poteva saltare, ma alla fine ci ha lasciato solo una senso di finzione venuta male. A me non sembra di essere in un angolo dell’Inghilterra anni ‘60 come dice la guida! Alle 16,30 riprendiamo il Vito e partiamo per Ronda. Arriviamo al Camping El Sur dopo 2 ore di macchina e dopo aver visto un brutto incidente stradale. Il camping è carino, unica particolarità: prima di accettarci si sono taaaanto raccomandati di non fare casino perchè è un posto per famiglie, non per gruppi rumorosi, e gli ospiti vogliono tranquillità e pace. Ma davvero facciamo questa impressione?! Con le nostre faccine per bene? Comunque sono magnanimi e ci accettano. Mi faccio pure un tuffetto in piscina. Ci scoliamo litri d’acqua fresca; Gaetano si spalma la crema sulle caviglie ustionate dal sole di questi giorni e con Andrea si incerottano i piedi provati dalle infradito (sconsigliatissimo salire e scendere dalla Rocca con le infradito di plastica!) Usciamo per cena. Ronda è davvero particolare, è una città costruita su due blocchi di roccia collegati da ponti con in mezzo una stretta e profonda gola, che termina con uno strapiombo sulla vallata. Molto bella. Noi siamo piuttosto esausti, la visiteremo domani. Per ora ci facciamo accalappiare da uno di quei posti per turisti con le foto dei menù, Puerta Grande in calle Nueva 10. In definitiva pensavamo peggio, pieni siamo pieni, mangiamo tapas e tortillas con 14,00 €.
3.08 Lasciamo il camping (8,90 €), colazione e ritorniamo a Ronda. Giriamo un po’ per vie, piazze e ponti, ammiriamo il panorama mozzafiato dal Ponte Nuevo. Visitiamo il Palacio de Mondragón (2,00 €) (ottimo come tappa per il bagno, come quasi tutti i musei di questa vacanza) e i Baños Árabes (2,00 €). Ci aspettavamo di più dai secondi. Per me il problema della Lonely Planet è che tutto “è carino e/o pittoresco e/o tipico e merita almeno un’occhiata”. Per il resto è una guida fantastica. Paghiamo tot. 1,30 € di parcheggio e partiamo per Málaga. La strada è tutta curve in mezzo ai monti e arriviamo in 2 ore. Qui il parcheggio è il più caro di tutta la vacanza: 5,00 € per 2 h. Ma con il Vito stracarico ci sembra comunque la soluzione migliore.
Non abbiamo molte aspettative da questa città, abbiamo letto e sentito pareri discordi; giriamo un po’, vediamo qualche negozio, compriamo la frutta al mercato per il nostro pranzo, visitiamo con piacere la Cattedrale (3,50 €) e l’Alcazaba (1,95 €). Qui ci dimostriamo abbastanza furbi da salire con l’ascensore e il signore alla biglietteria è davvero una sagoma. Málaga non ci sembra così male in fondo, una città medio/grande con il mare, tanta movida e un caldo umido pazzesco.
Ripartiamo alla volta di Almería, ma lungo il tragitto siamo costretti a cambiare programma perché il traffico è congestionato e arriveremmo troppo tardi. Tanto Almería era solo una tappa per la sera…Decidiamo di sostare a Castell de Ferro, che direi essere tutto tranne una ridente cittadina: spiaggia grigia e ghiaiosa, pochi negozi e ristoranti, un po’ desolata, facce meste in giro. Nonostante questo, riusciamo a sistemarci in una campeggio più che decoroso, Huerta Romero, con la gabbia delle galline in bella vista. Cerchiamo un posto per mangiare e scegliamo il ristorante L’Andalúz che non appare proprio invitante ma la vista dei piatti ci convince. Infatti mangiamo bene e abbondantemente il pesce, la cameriera è carina, simpatica e si sforza di parlare italiano, ci offrono anche i chupitos (amari) e paghiamo 15,40 €.
4.08 Cerchiamo un supermercato per fare colazione; il camping ci è costato solo 6,25 € e un signore che ci lavora ci ha spiegato molto gentilmente come raggiungere Las Alpujarras, che giro fare e come andare a Granada. Infatti la tappa di oggi è la Sierra Nevada con i suoi Pueblos Blancos. Siamo tutti molto rilassati, abbiamo cambiato l’autista che sembra divertirsi a guidare per i tornanti. Facciamo pure le foto sceme lungo la strada. Passando da Órgiva arriviamo a Pampaneira. Secondo me è il paese più carino e autentico, i negozi e le vie sono i più pittoreschi, con i tappeti colorati ovunque; compriamo souvenir e ci fanno assaggiare il queso, il sanguinaccio e il loro vino liquoroso (2 litri ci accompagneranno fino alla fine della vacanza). Poi passiamo da Capileira, Bubión, e infine a Trevélez. A dir la verità siamo qui quasi unicamente per il famoso jamón serrano; appena scesi dal Vito siamo sopraffatti dall’odore del prosciutto che stagiona. E’ una cosa incredibile! Ovunque prosciutti appesi ai soffitti con la loro coppettina raccogli-grasso. Vogliamo comprare lo jamón affettato e il pane, ma la panetteria è chiusa, il tizio dello jamón ci voleva fregare ma non c’è riuscito! Allora scegliamo di sederci al Joaquin e prendiamo dei bocadillos giganti meravigliosi fatti con pane di montagna, jamón, queso, pomodoro e olio più acqua e caffè spendendo 4,25 €.
Ripartiamo con un nuovo elemento a bordo: il cd Papito di Miguel Bosè; qualcuno lo vorrebbe lanciare dal finestrino dopo la 2^ canzone… invece sopravviverà indenne. Penso di poter considerare “La vida es bella” come la colonna sonora di questo viaggio.
La strada è tutta curve e tornanti, il guido fa lo sportivo, ma il bocadillo gigante mi si trattiene nello stomaco con l’aiuto di un provvidenziale Travelgum! Alle 18 i cartelli chiamano già Granada. Il camping Sierra Nevada ha piazzole poco ombreggiate, ma i bagni sono molto belli (devo dire che il livello dei bagni non ha mai avuto tracolli). Tuffetto in piscina e alle 21,00 prendiamo il bus n. 3 che porta in centro (1,00 € a corsa). Granada è spettacolare, di sera come di giorno. Vie bellissime, fontane illuminate, tante piazze, tanta movida. Ti entra nel cuore. Facciamo una delle esperienze culinarie più indimenticabili della vacanza: mangiamo alla Bodegas Castañeda, vicino Plaza Nueva, ogni cerveza ti danno un tapas gratis, mangi al bancone, dietro cui lavora della gente davvero in gamba, ordini a raffica, ti portano i tapas sui taglieri e sono favolosi. Sempre che uno dei compagni di viaggio non faccia muro coi gomiti e ti lasci puciare la forchetta…Usciamo entusiasti e spendiamo 7,40 €. Giriamo un po’ per l’Albayzín e per il centro. Il bus in teoria dalle 23,30 in poi non c’è: dobbiamo tornare a piedi o in taxi? Invece poi capiamo che il 111 Nocturno ti porta un po’ ovunque, specialmente al nostro camping che è gettonatissimo; ci ritiriamo nelle nostre tenducce.
5.08 “Dagli un’elemosina, donna, che non esiste al mondo cosa peggiore della sofferenza d’essere cieco a Granada – Francisco A. De Icaza – Torre della Polvorosa – Alhambra”.
Oggi è il gran giorno. Con il bus n. 3 andiamo in centro e cerchiamo un posto per la colazione. Non so se è un caso, ma quasi dovunque trovare delle brioche decenti nei bar è come l’idea di bere l’acqua gasata: pura utopia! Alla Caffetteria Lisboa dove spendiamo un patrimonio, addirittura mangiamo delle schifezze con sopra una cosa simile ai ciccioli. Probabilmente siamo noi che non le sappiamo scegliere.
Ci incamminiamo su per l’Albayzín e il Sacromonte, guardiamo il panorama e facciamo foto dai molti mirador. Camminando, troviamo 50,00 € per terra che finiscono nella cassa comune e compensano il gusto di ciccioli che ancora abbiamo in bocca! Torniamo giù, compriamo acqua e frutta per il pranzo e prendiamo la strada peatonal che porta su all’Alhambra, circa 20 minuti di cammino poco impegnativi. Ci dirigiamo verso le macchinette automatiche e ritiriamo i biglietti che avevamo prenotato dall’Italia. Che meraviglia! Centinaia di persone in coda senza neanche la certezza di entrare e noi in 2 minuti siamo a posto. Assolutamente consigliato. Finalmente cominciamo la lunga visita dal Palacio de Carlos V, poi Alcazaba e Generalife. I giardini sono meravigliosi. Facciamo una sosta all’ombra in attesa di entrare al Palacio Nazaríes e una guardia ci cazzia perché io Marina e Paola ci siamo appisolate comodamente sulle panchine. Nessuna pietà per le nostre stanche membra. Alle 18,00 entriamo, la visita dura un’ora ed è impagabile. Vedere dal vivo queste sale, questi soffitti, le colonne e gli stucchi mudéjar (o “ricamini” come dice Gaetano) lascia un ricordo indelebile, difficile da raccontare. Alle 21 siamo di nuovo in Plaza Nueva. Mangiamo tapas alla Antigua Castañeda, qui ci si siede e spendiamo 12,20 €. Usciti andiamo a bere la sangria a 1,90 € (la migliore della vancaza) al Bar dos Caños lì dietro. Anche qui ti danno un tapas ogni bevanda. Torniamo al campeggio con il bus n. 33 e dopo un po’ di cagnara andiamo a nanna.
6.08 Paghiamo il camping (18,30 x € 2 nn), colazione e poi andiamo al supermercato Alcampo (Auchan) a comprare jamón, queso, baguettes e pesche per il pranzo. Lasciamo il Vito a pagamento (4,00 € tot.) e andiamo a visitare un paio di chiese di Granada, la Capilla Real (3,50 €), per me bellissima, la Cattedrale (3,50 €), Plaza Bib-Rambla e il quartiere de l’Alcaicería pieno di negozietti.
Alle 13 partiamo per Córdoba. Lungo la strada facciamo tappa a Jaén: camminata fino alla Cattedrale, in giro c’è il deserto, la città è anonima; sostiamo al Parque de la Victoria dove con soddisfazione ci prepariamo dei panini super imbottiti.
Alle 18 siamo a Córdoba e andiamo al camping El Brillante. La piazzola è imboscata in fondo, ma non si sta male. Usciamo alle 21, mettiamo il Vito a pagamento (8,15 € tot) proprio in centro e giriamo. Già di sera la Mezquita è affascinante. Nei cortili delle case ci sono dei bellissimi patii, alcuni sono dei bar/ristoranti; non sappiamo dove cenare e finiamo alla Taberna los Palcos, mangiamo un po’ di tutto (11,90 €); dopo di che vogliamo fumare il narghilé bevendo il tè alla menta e intorno alla Mezquita ci sono molti locali che si prestano allo scopo. Scegliamo la teteria Al Khayma, (4,20 €), bel locale arabo, personale gentilissimo. E’ tardi ma siamo ancora pimpanti.
7.08 Stamattina siamo un po’ meno di fretta. Parcheggiamo il Vito lungo il Guadalquivir prima del Ponte Romano. Facciamo colazione di fronte alla Mezquita (ma perché ci ricaschiamo ogni volta?!) Poi entriamo dentro (8,00 €). Ecco, ancora oggi non ho capito se mi è piaciuta di più l’Alhambra o la Mezquita, sono entrambe meravigliose; però la seconda mi ha trasmesso una sensazione più profonda, quasi di misticismo, forse per le luci o per i colori, è assolutamente da vedere, non vorresti mai uscirne. Quando i tuttologi del gruppo finiscono di redigere un compendio sugli archi e il peso scaricato sulle colonne, usciamo e ci addentriamo nel quartiere della Judería dove visitiamo la sinagoga in stile mudéjar e i negozietti di souvenir.
Entriamo all’Alcázar, 4,00 € che forse si potevano risparmiare, non ha niente di speciale, dopo quello di Siviglia e l’Alhambra forse non vale la pena vederne altri. Scopriamo un’istituzione di Córdoba: il mitico bar Correo. Aperto nel 1931, fornisce quasi unicamente caña di cerveza, costo 1,00 € a bicchiere, impossibile non notare la folla che si raduna lì davanti per scambiare due chiacchiere. Compriamo qualcosa al Dia% e torniamo in campeggio e mangiare schifezze e fare una siesta, tanto è tutto chiuso in giro. Siamo talmente saturi che decidiamo di non cenare; andiamo alla Bodega Mezquita e beviamo la sangria al bancone ma ce l’aspettavamo più buona vista la fama del locale (2,20 €). Poi torniamo al bar Correo per la cerveza fresca, che goduria! Un po’ meno quando la diuresi comincia a fare effetto e i bagni scarseggiano! Torniamo in campeggio e ci fanno entrare con il Vito anche se sono passate le 24, ma prima calpestiamo i nostri sani principi e purtroppo facciamo una sosta al Mc Donald lì vicino perché la fame si fa sentire.
8.08 Colazione con brioche scadute del supermercato, paghiamo il camping (16,50 € 2 nn) e partiamo per Toledo prendendo la strada che porta ai mulini a vento de La Mancha. Alle 13 siamo a Consuegra. Sono 11 in tutto, più un castello, ed è bellissimo vederli da lontano, tutti in fila, come se si fossero messi in bella mostra per noi. Il panorama suggerisce qualcosa di epico, inoltre sono ben conservati. Anche la strada prima e dopo i mulini è notevole, un alternarsi di ulivi a perdita d’occhio, poi pini, poi viti e poi di nuovo ulivi. Mangiamo le solite schifezze salate all’area picnic e poi facciamo un milione di foto ai mulini a vento. Ripartiamo per Toledo, mancano solo 70 km e infatti alle 15 stiamo già cercando il camping El Greco. Davvero bello e nuovo, la piscina è un sogno. E’ l’ultimo campeggio della vacanza e credo che tirando le somme abbiamo avuto molta fortuna, sia come qualità sia nel trovare le piazzole: è successo un paio di volte che abbiano appeso il cartello “completo” quando noi eravamo già dentro.
Lasciamo la macchina fuori le mura della città. Toledo incanta appena ci si arriva, è completamente medievale, sembra la scenografia di un film. In realtà secondo me promette più di quel che ha da offrire. Le stradine strette con le cacche di piccione e le puzze imbarazzanti rovinano l’atmosfera, ma palazzi e monumenti hanno comunque fascino. Assaggiamo una torta tipica con il marzapane, pensavo meglio. Visitiamo la Cattedrale (6,00 €), talmente zeppa di fregi, di ori, un susseguirsi di stili così diversi che si rischia di uscire da lì con la testa che scoppia cercando di riordinare le idee. Vale la pena però, credo che sia davvero unica nel suo genere, forse un po’ esagerata… Per mangiare andiamo a El Trébol dove il tizio simpaticissimo ci prepara le “bombe” (patate ripiene): fantastiche. Poi a La Boveda, in teoria il bar migliore per la sangria, in pratica un postaccio al tetano con degli ottimi panini e una pessima sangria. Ci separiamo e i ragazzi tornano al posto delle bombe mentre noi ragazze troviamo il Bar el Corralito in un cortile interno illuminato con le lucine, molto suggestivo e romantico, ci beviamo una buonissima sangria al bancone. Chiacchierata con molta enfasi in Plaza de Zocodover e si torna a dormire.
9.08 Smontiamo le tende per l’ultima volta, un po’ mi dispiace… Paghiamo (9,25 €) e in un’ora siamo a Madrid. L’idea è di scaricare i bagagli e parte del gruppo all’ostello e andare alla Europcar di Atocha a posare il Vito, ma il centro è talmente incasinato che andiamo direttamente alla Europcar, dove avviene la dolorosa separazione dal 9° componente della vacanza. Non so come mai, forse per l’orario, ma ci restituiscono dei soldi, praticamente ci scalano un giorno di noleggio. Meglio non porsi troppe domande, devo ancora elaborare il lutto! Da Atocha prendiamo la metro fino a Callao (un biglietto costa 1,00 € mentre il multiplo da 10 costa 6,40 €: ovviamente facciamo il secondo).
Mentre aspettiamo che le camere siano pronte andiamo da Pan’s a mangiare qualcosa. Poi arriva la sorpresa: ma veramente è il nostro ostello? Si chiama High Tech Gran Avenida, calle de los Mesoneros Romanos, in verità è un albergo a 3 stelle, con la doccia idromassaggio in camera, tutto wengè e acciaio. Lasciano perplessi lo specchio inclinato sopra il letto con delle impronte di mani stampate sopra e la vetrata semitrasparente che separa il bagno dalla camera da letto. Siamo sicuri che qui si venga per dormire?! Di certo non ci formalizziamo, anzi, motivo in più per farsi 4 risate. Cominciamo il giro per Madrid: Calle e Plaza Mayor, Palacio Real e Cattedrale, Plaza de España, Plaza de la Villa, Plaza de Canalejas, Plaza de Neptuno, il Paseo del Prado, Calle de Alcalà, Plaza de las Cibeles, Puerta del Sol, ovunque palazzi monumentali, bisogna camminare con gli occhi al cielo. Il centro città appare pulito e ben sorvegliato, con enormi viali alberati e fontane. Sosta di un’oretta al Parque del Buen Retiro e poi per cena cerchiamo il posto che ci è stato consigliato dalla collega di Antonio: il Ristorante Marina Ventura. Mentre aspettiamo che apra, inganniamo l’attesa con una birra nel pub affianco; MAI bere la birra nei pub, costa il doppio che nei bar! Il ristorante non sembra rientri nel nostro budget, speriamo bene. Prendiamo la paella mixta (direi buona e molto abbondante) e antipasti e verdure grigliate ottimi, una sangria che sa di succo di fragola, acqua, caffè e finalmente il Tio Pepe, che noi pensavamo essere tipo il Porto, in realtà è un vino bianco aromatizzato; facciamo una figura così ridicola che ce lo offrono! Alla fine con meno di 25,00 € mangiamo tanto e bene, con un buon servizio e facendo sganasciare i camerieri dal ridere per quanto siamo “made in italy”.
Compriamo l’acqua al chioschetto (2,00 € a bottiglia sembrano tanti, ma alla fine è il meno caro) e torniamo in ostello.
10.08 Colazione nel bar/ristorante sulla Granvia vicino all’ostello. Hanno dei menù fissi con varianti: brioche + da bere tipo cappuccino 1,70 €. Un euro in più per la spremuta. Andiamo verso la Cattedrale, è gratis, dopo essere entrata capisco perché, nel senso che è stata finita nel 1993, quindi ha una struttura neogotica ma ornamenti moderni che io definisco “cubisti”. Non che per forza ci voglia il barocco o il neoclassico in una chiesa, ma diciamo che la Cattedrale di una capitale come Madrid me l’aspettavo diversa, soprattutto dopo aver visto le altre nei giorni scorsi.
Discutendo del più e del meno (il Cynar è un aperitivo o un amaro?), ci mettiamo pazientemente in coda per entrare al Palacio Real: costa 8,00 € ma li vale tutti. Ha delle sale meravigliose, soprattutto il Salón del Trono e il Salón de Gasparini e una bellissima collezione di armature. Mangiamo da Pan’s sulla Granvia e prendiamo la Metro fino a Plaza de Toros. E’ recente ma da fuori è molto bella; peccato non si possa entrare, così ci limitiamo a fare le foto sceme appesi alle corna dei tori sul muro. Torniamo a piedi verso il centro, è quasi tutto chiuso per ferie perché non è zona turistica. Compriamo un dolcino in una pasticceria ben fornita e poi entriamo al Museo dello Jamón per una caña di birra. Di nuovo siesta al Buen Retiro e doccia in ostello.
A cena decidiamo di andare al Museo dello Jamón; è difficile da spiegare, è come una macelleria con il bancone per mangiare, dove un panino col crudo costa 1,30 €, una caña 1,10 € e i camerieri urlano le ordinazioni ai cuochi: “lomo plancha”, “bocadillo mixto”, “croissant mixto” echeggiano da una parte all’altra, tutto è frenetico e divertente, con un po’ di pazienza si mangia bene, in piedi e spendendo poco (noi 51,00 € in 8 con panini e birre a volontà).
Siamo pieni e ci accomodiamo su una panchina parlando di quanto siano diversi (=peggio) gli adolescenti di oggi da come eravamo noi (ma porca miseria, c’abbiamo 30 anni, mica 90! Lo sapevo che 3 panini di jamón avrebbero creato dei problemi neurologici…) Ci facciamo di nuovo rapinare comprando l’acqua e andiamo a dormire.
11.08 Colazione al posto di ieri. Dopo di che andiamo in Plaza de Colón. Si, c’è una statua di Colombo praticamente identica a quella di Barcellona, niente di più. Andiamo all’Hard Rock Caffè per alcuni acquisti. Poi visitiamo la chiesa di San Jerónimo. Meglio della Cattedrale. Domanda esistenziale: che differenza c’è tra il gotico e il gotico-isabellino? Alcuni di noi entrano al Prado per una visita che dura circa 3 ore; usciamo stanchi ma soddisfatti, certi di aver accresciuto la nostra cultura e coccolato la nostra anima, una full immersion dal medioevo spagnolo a fine ‘700 che stanca le membra e ritempra lo spirito. In particolare ci colpiscono il Cristo Crucificado del Goya e del Velasquez messi a confronto, il quadro “surrealista” di Bosch, le famose Maya Vestida e Desnuda e il Saturno del Goya. Sicuramente il Prado è imperdibile ed emozionante.
Mangiamo qualcosa da Starbucks e andiamo al Centro de Arte Reina Sofía, che il sabato dopo le 14,30 è gratuito. Iniziamo la visita al contrario, ovvero partiamo dal 4° piano dove ci sono gli anni ’80 e finiamo al 3° dove c’è il famoso e toccante Guernica di Picasso e, tra gli altri, vari Mirò e Dalì. Interessante il lavoro fotografico sull’evoluzione artistica del Guernica. Alcuni di noi visitano anche le temporanee, altri solo la permanente, che già di suo è bella corposa. Ovviamente, scatta un’animata discussione su cosa sia arte contemporanea e cosa no, su come si faccia a diventare artisti affermati tagliando una tela piuttosto che scarabocchiando un muro o pennellando a casaccio. I tuttologi si sprecano nel nostro gruppo! Quasi 6 ore di musei ci hanno sfinito. Ci trasciniamo fino in ostello per riprenderci. Per cena scegliamo un posto sulla guida (santa Lonely Planet!): Cuevas el Secreto. Una taverna economica specializzata in grigliate, spettacolare! Le cameriere indossano una t-shirt che dice “non serviamo coca cola”, il menù è scritto su taglieri di legno, la carne è ottima, varia e abbondante, non male i taglieri queso e jamón e buone le patate asade. Non è chiaro il perché, sicuramente c’è stato un errore, fatto sta che non hanno segnato i caffè e 11 birre, per cui paghiamo solo 13,00 € e invece di 17,00 €. Davvero conveniente! Camminiamo fino a Plaza Mayor, si vede che è sabato, c’è tanta gente in giro ma per noi è l’ultima serata madrilena nonché della vacanza.
Torniamo in ostello e mestamente prepariamo gli zaini per la partenza.
12.08 Sveglia presto, saldiamo l’ostello con una certa tristezza. Prendiamo la metro che con 2 cambi ci porta fino all’aeroporto, dove scopriamo che per uscire dobbiamo pagare il supplemento di 1,00 € a testa. Poco male. Check in. Aereo puntuale. Riesco a fotografare casa mia dall’alto! A Malpensa abbiamo qualche problemino logistico con il pullman per Torino che arriva già strapieno, ma mandano i rinforzi e tutto si risolve. Nel frattempo abbiamo perso un elemento del gruppo che invece di tornare a casa se ne va in direzione mare! Già sentiamo aria di nostalgia… Alle 18,30 siamo a casa e ancora non me ne rendo conto. Vacanza indimenticabile da ogni punto di vista. L’Andalusia e Madrid, con la loro cultura e la loro arte, l’oceano, il cielo blu, il sole caldo, la buona cucina, gli amici, il Vito: mai ci fu connubio più riuscito.
E’ dura tornare alla solita vita. Prossimo viaggio?!?