African wonder

20/5/2007 Domenica Finalmente si parte ! La manovra di avvicinamento prevede un percorso a zig-zag lungo il nostro meridiano terrestre. Roma-Francoforte-Johannesburg- Windhoek. Tre voli e quasi 24 ore di viaggio… forse anche da questo si vede la perdita di peso internazionale dell’Italia. A Francoforte incontriamo gli altri compagni di...
Scritto da: Fabio&Luciana
african wonder
Partenza il: 20/05/2007
Ritorno il: 01/06/2007
Viaggiatori: in gruppo
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20/5/2007 Domenica Finalmente si parte ! La manovra di avvicinamento prevede un percorso a zig-zag lungo il nostro meridiano terrestre. Roma-Francoforte-Johannesburg- Windhoek. Tre voli e quasi 24 ore di viaggio… Forse anche da questo si vede la perdita di peso internazionale dell’Italia. A Francoforte incontriamo gli altri compagni di viaggio; sappiamo solo che vengono da Verona, speriamo che non siano leghisti ! Dopo un primo contatto in cui ognuno sta un po’ sulle sue, il clima si scioglie e capiamo che siamo accomunati da cio’ che accomuna più o meno la metà degli italiani: l’avversione verso il berlusconismo. Meno male, c’era di che rovinarsi il viaggio visto che alla fine siamo solo in sette a partecipare a questa avventura. Sembra che anche loro si sentano un po’ sollevati. Alla faccia del nome dell’agenzia di viaggio (Viaggi giovani) siamo tutti over 50 ! Sono le 20 e si parte per Johannesburg.

21/5/2007 Lunedi’ La notte passa in aereo tra film, giochini e musica offerti sul display davanti a noi dalla SAA e intervallata da qualche ora di sonno (se così si può definire). La mattina dopo siamo tutti distrutti.

La Namibia ci accoglie con 16 °C all’una di pomeriggio… E per fortuna che in Africa fa caldo ! Ma la luce e il paesaggio fanno subito capire che siamo in un altro mondo. Ci viene a prendere la nostra guida Joel con il fuori strada Toyota e il carrello bagagli al seguito, che ci scorazzeranno per i successivi 8 giorni fino a Livingstone. Arriviamo all’albergo (che e’ un po’ in stile lodge) e facciamo subito un giro per la città. Sembra di stare in nord Europa …Perfino i nomi delle strade sono in inglese e tedesco.

Andiamo a mangiare in un locale caratteristico con cena a base di carne di orice, kudu, coccodrillo e zebra, tutto sommato buona e molto economica (solo 10 Euro !). Ma il problema vero e’ che fuori fa un freddo cane… Come faremo domani sera in tenda ? 22/5/2007 Martedi’ Nel briefing mattutino Joel e Erastus (l’altra guida che da noi viene subito ribattezzata Erasmus) ci illustrano il percorso che faremo e ci comunicano che la temperatura si andra’ abbassando nei prossimi giorni. Non e’ una bella notizia ma per fortuna ci spinge a prendere una scorta supplementare di coperte. Saliamo in macchina e partiamo alla volta della riserva dell’Africat Foundation sostando però prima in un mercato di artigianato locale dove ovviamente veniamo assaliti dai soliti venditori. E’ la tassa obbligata da pagare quando si va in questi posti. All’Africat Foundation ci portano in una jeep a vedere ghepardi e leopardi liberi ma in cattivita’ e ormai non più in grado di cacciare e sopravvivere senza il cibo portato dalle guardie del parco. Vedere da vicino simili animali liberi fa comunque sempre un po’ impressione. Dopo il giro nel parco arriviamo al posto deputato per piantare le tende. Sono tende ad igloo e le nostre guide ci fanno vedere come si montano e si smontano. Per fortuna sembra tutto molto facile e veloce. I bagni e le docce sono “open air” con vista panoramica sulla pianura ! Cena davanti al fuoco preparata dalle guide e freddo in aumento. Alle 21 andiamo a dormire in tenda vestiti così come siamo. Si gela.

23/5/2007 Mercoledi’ Sveglia alle 6, ma il sonno e’ stato scarso e gelato nonostante vestiti, sacco a pelo e coperte. Si parte dopo la colazione (abbondante) preparata sul fuoco acceso da Joel per andare nella riserva dei Boscimani dove arriviamo nel primo pomeriggio. Finalmente fa caldo ! Nel villaggio di capanne ci accoglie un boscimano vestito da boscimano (cioe’ solo con il perizoma) e ci porta in giro nella boscaglia per farci vedere le piante da cui ricavano cibo e medicine. La lingua che parla e’ incredibile, fatta tutta di schiocchi strani. Un altro ragazzino boscimano traduce in inglese e il nostro accompagnatore traduce in italiano. Alla fine del giro il boscimano si riveste (si fa per dire) e noi andiamo a vedere le collanine e le chincaglierie fabbricate da loro per venderle ai turisti. Devo dire che fanno un po’ pena, sembrano degli sfigati schizzati da tutti che tentano di sopravvivere ad un’estinzione inesorabile. La sera ci vengono a trovare nel nostro accampamento un po’ di donne e uomini per farci vedere e sentire le loro musiche e danze tribali davanti al fuoco. Il tutto mi sembra un po’ meno “turistico” del solito. Dalla partecipazione che ci mettono si vede che sono danze che fanno ancora per loro stessi prima che per i turisti. Insomma stasera sembra proprio di essere in Africa ! Andiamo a dormire (?) alle 9 praticamente già congelati, domattina la sveglia e’ prevista alle 5,30 ! 24/5/2007 Giovedi’ Notte peggiore della precedente. Avventure notturne alla ricerca del bagno (sempre open air) e temperatura che secondo me nella tenda e’ decisamente scesa sotto lo zero. Si parte alle 7 alla volta del Botswana con successiva “sosta fisiologica” addirittura in un ufficio di polizia. Una casupola improbabile dove tra l’altro distribuiscono profilattici gratis. Sembra di essere in un film esotico degli anni ‘50. Arriviamo al posto di confine che e’ praticamente una baracca dove le guardie sembrano felicissime della nostra presenza, così almeno hanno qualche cosa da fare. Espletate le formalita’, imbocchiamo una pista sulla quale sussultiamo e balliamo per circa 100 Km arrivando infine all’inizio del tratto lagunare che dobbiamo attraversare per raggiungere il nostro campeggio al Guma Lagoon. Joel e Erastus scendono per sgonfiare un po’ le gomme e iniziamo così un tratto di acqua e sabbia fino all’inevitabile insabbiamento. Scendiamo e spingiamo. Altro piccolo tratto e nuovo insabbiamento. Stavolta dobbiamo staccare il trailer, mettere dei rami sotto le ruote, spingere di nuovo e riattaccare il trailer con una fune per portarlo fuori dalla sabbia. Da buoni turisti facciamo foto, riprese e chiacchiere varie mentre le guide spalano sabbia e armeggiano vicino alla macchina. Mi sento tanto padrone bianco sfruttatore dei neri. Ma poi per lavarci la coscienza siamo prodighi di consigli (inutili) e anche di spinte (decisive). Finalmente arriviamo a destinazione. Un posto paradisiaco affacciato direttamente su una laguna formata dal fiume Okawango. Riusciamo perfino a farci una doccia (la prima da quando siamo in viaggio) perché e’ ancora presto e non fa freddo. Mi siedo ad ammirare estasiato il tramonto sulla laguna e mi sembra di essere in un romanzo di Hemingway. Ceniamo finalmente seduti a un tavolo con un piatto di pasta ottimamente condita e preparata da Joel. Siamo soli in tutto il campeggio e sembra che faccia persino caldo ! Rispetto alle sere precedenti pare di essere finiti in una specie di Eden. 25/5/2007 Venerdi’ Fosse per me non mi muoverei più da qui ma il programma prevede il trasbordo in barca su un’isola del delta dell’Okawango con successiva notte di campeggio libero. Mi sveglio con canti di uccelli per me assolutamente inusuali ed esotici che mi danno la sensazione di essere davvero in Africa. Partiamo in barca a motore e poi in “mokoro”, una canoa spinta da un bastone che si pianta nell’acqua bassa della laguna. Ci portiamo dietro zaini, tende, vettovaglie, ecc stivati in altri mokoro condotti da altre guide. Quello che spinge la nostra canoa si chiama Bi e sembra essere il capo; e infatti passa subito in testa alla carovana di mokoro. Sembra una spedizione d’altri tempi e mi sento tanto Livingstone ! Il tragitto in mokoro e’ stupendo. Si passa in mezzo a canneti ed alberi, sopra distese di erba acquatica in un silenzio primordiale rotto solo dai versi esotici degli uccelli abitatori della palude.

Arriviamo sul posto prescelto, piantiamo le tende e ci dicono subito di non allontanarci da li’ senza almeno uno di loro perché c’e’ il pericolo di incontrare elefanti, bufali o ippopotami. Le signore si spaventano subito ma a me sembra una cosa detta apposta per creare un po’ di atmosfera thrilling. Si parte finalmente in mokoro alla ricerca degli elefanti. Bi indossa un cappotto nero che, vista la gradevole temperatura, mi sembra assolutamente fuori luogo ma di cui capirò presto l’utilità’. Giriamo per un po’ e alla fine avvistiamo un gruppo di 5-6 elefanti con relativi elefantini. Arriviamo sottovento al gruppo di elefanti che non sembrano accorgersi della nostra presenza. Tutti meno uno, che invece mostra un qualche interesse nei nostri riguardi. Prima ci guarda, ci studia e poi comincia ad incamminarsi verso di noi. Arretriamo un poco ma alle spalle abbiamo un terrapieno e quindi più di tanto non possiamo indietreggiare. L’elefante punta adesso sempre più spedito verso di noi e qualcuno/a comincia a sudare freddo. A questo punto mi diventa improvvisamente chiaro il motivo per cui Bi indossa il cappotto nero. Lo apre e comincia ad agitarlo come se fossero due grandi orecchie. L’elefante lo vede e immediatamente gira su se stesso e si allontana. Io, non so se per sangue freddo, incoscienza o caso, riesco a fissare quel momento in una foto che diverrà poi l’oggetto del desiderio degli altri compagni di viaggio. Ma non finisce qui. Il suddetto elefante sembra ripensarci e dopo un po’ di nuovo comincia a trottare spedito verso di noi. Bi tenta di nuovo il trucco del cappotto ma si vede che l’elefante e’ un animale intelligente perché deve aver valutato che quello e’ solamente un cappotto e quindi stavolta invece di spaventarsi continua imperterrito la sua marcia verso di noi. Ma Bi e’ un uomo dalle mille risorse e senza colpo ferire richiude il cappotto e comincia a battere forte le mani. Per fortuna l’elefante non e’ proprio così intelligente come sembra, si spaventa e di nuovo fa marcia indietro. A questo punto decidiamo che e’ meglio non sfidare ulteriormente la sorte e ce ne torniamo ai mokoro e quindi al nostro campeggio. All’arrivo alla base siamo ancora tutti emozionati. In fondo valeva la pena farsi una notte di campeggio libero per provare una simile esperienza ! 26/5/2007 Sabato Si smonta il campeggio e si parte in mokoro alla ricerca degli ippopotami. Andiamo nei posti noti alle guide ma sembra che oggi proprio non ci siano; in compenso vediamo un paio di scimmie saltare sui rami degli alberi. Alla fine, all’ultimo tentativo riusciamo a trovare una famiglia di ippopotami. Ci fermiamo e cominciamo a scattare foto mentre i bestioni si limitano a tirare di tanto in tanto la testa fuori dall’acqua e a soffiare. E’ stato piu’ emozionante ieri con gli elefanti. Torniamo al nostro campeggio al Guma Lagoon che e’ ancora pomeriggio e finalmente ci godiamo mezza giornata di relax in un posto paradisiaco. Accidenti, sembra quasi di essere in vacanza !

27/5/2007 Domenica Solito smontaggio delle tende e colazione stavolta seduti ad un tavolo. Si parte per Mahango, il primo vero parco naturale che visitiamo in questo viaggio. Il parco e’ piccolo e quindi e’ possibile girarlo tutto in auto. Apriamo il tetto del nostro fuori strada e via con le foto ! Facoceri, impala, antilopi, gnu’, elefanti, bufali, ippopotami, avvoltoi e uccelli di vario genere, insomma tutto quello che ci si aspetta di trovare in un posto simile, a parte i felini. Alla fine ne abbiamo la fotocamera piena. Usciamo soddisfatti dal parco e puntiamo verso il campeggio Ngepi dove pernotteremo. E qui una fantastica sorpresa. Si sono liberati dei bungalow e quindi per stanotte potremo fare a meno di montare e smontare le tende e potremo dormire in un vero letto dotato di piumone e coperta… Si vede che oggi e’ proprio domenica ! In realtà i bungalow sono una specie di palafitte costruite in mezzo agli alberi affacciate sulla riva del fiume Kawango e dotate di doccia e bagno (sempre open air). Una cosa da sogno, oggi facciamo proprio i signori ! Siamo immersi nella natura con il solo rumore del verso degli ippopotami e del canto degli uccelli. Il campeggio e’ in stile ecologico-alternativo-fighetto con il bar che sembra un pub di una nostra citta’ e un cartello che invita i sostenitori di Bush a non presentarsi. Mi sa che deve essere stato messo in piedi da qualche hippy transfuga degli anni ‘70. La porta della palafitta e’ costituita da una stuoia attraverso la quale si puo’ vedere l’alba dal letto. Ci aspetta un’altra notte di freddo ma almeno stavolta siamo attrezzati. Solita buona cena davanti al fuoco preparata da Joel e Erastus, puntatina al bar e poi tutti a nanna. 28/5/2007 Lunedi’ I versi degli ippopotami ci hanno fatto compagnia tutta la notte. Facciamo colazione e partiamo sperando tutti di poter tornare di nuovo in un posto cosi’ meraviglioso. Il prossimo campeggio si trova nel Caprivi, in un posto molto selvaggio e isolato. E infatti per arrivarci incontriamo lungo la strada un branco di elefanti che dimostrano di non gradire la nostra presenza barrendoci contro e agitandosi in modo minaccioso. Arriviamo alla fine al campeggio che in effetti e’ molto isolato ma a sorpresa ha dei bagni decenti (al chiuso !) e perfino l’acqua calda generata da pannelli fotovoltaici. Il posto e’ comunque molto bello sulla riva di un piccolo fiume. Joel fa il solito terrorismo parlandoci di iene e ippopotami che si aggirano famelici nella notte e le signore come al solito si spaventano. Si cena a base di spaghetti e si costruiscono vasi da notte tagliando le bottiglie di plastica in modo da evitare di uscire dalla tenda durante la notte. Come sospettavo nella notte non si sente nemmeno il rumore di un topo… Altro che iene ! Quelle si trovano in Italia… E sono pure tante ! 29/5/2007 Martedi’ Sveglia prima dell’alba. Ormai siamo esperti nel montare e smontare tende per cui riusciamo a partire in meno di un’ora. Si va verso il confine con lo Zambia dove, contrariamente a quanto previsto, le formalita’ doganali sono abbastanza veloci. Mentre Joel e Erastus si occupano dei visti, della macchina, della dogana, ecc noi attraversiamo a piedi un moderno ponte sullo Zambesi che segna il confine tra Botswana e Zambia. E che ci da’ la possibilita’ di vedere questo grande fiume dall’alto. Uno spettacolo molto imponente e affascinante. Sulla riva ci sono donne che lavano panni e stoviglie e mi ricordano un po’ quelle che avevo visto sul Nilo quando sono andato in Egitto. Le nostre guide ci passano a riprendere in macchina e proseguiamo senza intoppi fino a Livingstone dove finalmente ci aspettano due notti in una vera stanza d’albergo. L’albergo in realta’ e’ una guest house ma e’ molto carino e frequentato esclusivamente da giovani …Tranne noi che lo siamo solo in spirito. Arriviamo alla reception e sebbene siamo solo in sette, da buoni italiani facciamo un tale casino da sembrare in settanta. Poiche’ non possiamo farci mancare niente stabiliamo un fitto programma di gite che prevede subito una crociera sullo Zambesi per vedere il tramonto, oltre che i soliti ippopotami e coccodrilli. Per l’indomani gita al parco Chobe che e’ rinomato per essere uno dei piu’ belli dell’Africa e il giorno della partenza visita alle cascate Vittoria, che e’ il motivo principale per cui siamo venuti fin qui. I ritmi sono calcolati al minuto per sfruttare al massimo il tempo disponibile: e certo ! mica siamo in vacanza ! Il giro in battello sullo Zambesi offre uno tramonto-spettacolo unico e quasi commovente. Riusciamo anche a vedere diversi coccodrilli e ippopotami. Peccato che sul battello c’e’ un gruppo di inglesi che fa casino approfittando del fatto che le bevande, anche alcoliche, sono comprese nel prezzo e sono illimitate. Secondo me questo e’ l’unico motivo per cui loro sono li’. Oltre che da bere ci danno anche da mangiare per cui per stasera abbiamo risolto il problema della cena. Domani mattina sveglia alle 6 per andare al Chobe e quindi tutti a letto verso le 21. In fondo ormai ci siamo abituati a questi orari.

30/5/2007 Mercoledi’ Il parco Chobe si trova in Botswana e quindi dobbiamo di nuovo attraversare la frontiera tramite una chiatta sullo Zambesi che oltre noi, trasporta camion e persone, entrambi allegramente variopinti. Che differenza con una frontiera tipo quelle di Chiasso o del Brennero ! Molto piu’ bella questa naturalmente… Arrivati al parco ci accoglie una colazione (inclusa nel prezzo) e un trentenne turista di Mosca che fara’ il giro insieme a noi. Deve essere il figlio della nuova generazione di ricchi russi, visto che sta girando in Africa da solo da un paio di settimane. Una cosa inimmaginabile fino a pochi anni fa. Partiamo su una jeep scoperta… E comincia il trionfo di animali ! antilopi, gazzelle, elefanti, facoceri, babbuini, ippopotami, coccodrilli, impala, bufali e persino leonesse con i loro piccoli… Insomma di tutto, di piu’. Gli scorci del paesaggio sono meravigliosi e devo dire che la fama del parco e’ davvero meritata. A pranzo saliamo su un battello che ci portera’ lungo il fiume Chobe per vedere altri animali. La tavola e’ imbandita solo per noi (il russo ha fatto solo la gita mattutina) e mangiare li’ da soli mentre navighiamo nel fiume in mezzo a paesaggi da sogno ci da’ delle sensazioni irripetibili. Non facciamo in tempo a finire il pranzo che cominciano gli avvistamenti di ippopotami, coccodrilli, elefanti che fanno il bagno e uccelli coloratissimi di vario tipo. Ci avviciniamo col battello a pochissimi metri e si potrebbe quasi toccarli . La caratteristica di questo parco consiste nel fatto che gli animali sono ormai abituati alla presenza dei turisti e si fanno avvicinare senza scappare. Torniamo a terra soddisfatti e di nuovo attraversiamo il confine per tornare al nostro albergo. Appuntamento per la mattina seguente alle 7 in modo da vedere le cascate, tornare in albergo a cambiarci e prendere il taxi per l’aeroporto alle 11,30. Ceniamo in albergo ma un po’ perche’ il cibo non e’ proprio dei migliori, un po’ perche’ siamo alla fine del viaggio, si sente nell’aria un po’ di tensione mista a malinconia. 31/5/2007 Giovedi’ Ci svegliamo e per la prima volta da quando siamo in Africa il cielo e’ nuvoloso. Peccato, poteva reggere almeno un altro paio di ore ! Prendiamo il taxi per andare alle cascate e per strada si vede in lontananza una specie di fumo: e’ l’acqua della cascata che si vaporizza verso l’alto e forma quasi una nuvola che esce dalla terra. Arrivati alle cascate ci bardiamo con una mantella impermeabile presa in affitto per cercare di non bagnarci. Lo spettacolo e’ superbo e il sole che ogni tanto sbuca tra le nuvole forma fantastici arcobaleni che sono subito preda delle nostre macchine fotografiche. Nonostante la bardatura ci bagniamo lo stesso quando attraversiamo un ponticello che passa proprio di fronte alle cascate. Il fronte immenso d’acqua viene giu’ davanti a noi e rimbalzando sulle rocce in basso ci ricade addosso come fosse pioggia. Purtroppo dopo un paio di ore dobbiamo andare via per tornare in albergo in tempo utile per partire, ma in fondo due ore sono sufficienti per ammirare la potenza della natura. Per andare dall’albergo all’aeroporto prendiamo un camioncino e, sistemati sul pianale posteriore in mezzo alle valigie, ci sentiamo davvero africani. La marcia a tappe per il rientro fila via liscia secondo i piani, compresa l’orgia consumistica nell’aeroporto di Johannesburg dove sostiamo per 4 ore e a cui nessuno si sottrae. La mattina dopo ci salutiamo nell’aeroporto di Francoforte per riprendere ognuno l’aereo che lo riportera’ a casa. I volti sono un po’ distrutti per la nottata passata quasi in bianco ma soprattutto un po’ tristi per la fine di questo viaggio definito a ragione dall’agenzia una “avventura organizzata” nelle meraviglie dell’Africa.



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