Si deve andare a Sana’a
Siamo arrivati di notte (volo Turkish A. Www.thy.com). Al funduk ci aspettavano. Bellissimo albergo che consiglio assolutamente (specialmente la stanza 404) . Gamal, il direttore, è una persona squisita. Saliamo alti gradini e arriviamo alla nostra camera, in cima, con il fiatone. Apro le tende e old Sana è lì, bellissima! Emozionati e...
Siamo arrivati di notte (volo Turkish A. Www.Thy.Com). Al funduk ci aspettavano. Bellissimo albergo che consiglio assolutamente (specialmente la stanza 404) . Gamal, il direttore, è una persona squisita. Saliamo alti gradini e arriviamo alla nostra camera, in cima, con il fiatone. Apro le tende e old Sana è lì, bellissima! Emozionati e curiosissimi la mattina dopo iniziamo ad esplorarla. Quante sorprese ci riserverà questo paese. Parto dalle persone. Le donne sono completamente coperte. Il nero è il loro colore (escluso per le donne di origine africana). Sembrano tutte uguali ma il portamento fa ben la differenza. Trucco agli occhi, alle mani, ai piedi, scarpe con tacchi, ricambiano i miei saluti, incerti, in arabo, e sorridono sotto il velo. Lo si vede dagli occhi. Niente carrelli –borsa con ruote per le spese. Sospeso, e in bilico, portano sopra la testa di tutto: ho visto anche una vecchia singer. Quelle mani tatuate di hennè alla sera avranno cucito vesti colorate e femminili da mettere sotto il paltò nero?. Durante il viaggio le ho viste lavorare nei campi, portare grossi pesi, arare campi, far pascolare caprette, lavare i panni in un fiume, comprarsi gioielli sgargianti e biancheria intima di pizzo in città. Il tutto dall’alba al tramonto. Poi il territorio è appannaggio dei soli uomini. Ovunque. Gli uomini (mi è parso meno indaffarati delle prime) indossano solitamente delle tuniche bianche, o un pareo, turbanti, e la jambiya infilata ad una cintura. Esibiscono orgogliosamente questo pugnale e assistere ad una spontanea danza della jambiya in un quartiere non trafficato da turisti è stato rivelatore per capire l’importanza di questo “ornamento” che rappresenta lo status sociale di colui che lo indossa. Non si può parlare di yemeniti se non si parla del qat. La ricerca delle foglie fresche, e a un buon prezzo, occupa la mattina, in attesa della beata masticazione delle stesse al pomeriggio. L’effetto oscilla dal rilassamento durante e l’ eccitamento dopo. Gli yemeniti sono cordialissimi. Curiosi dei turisti, se conoscono qualche parola di inglese vi daranno il benvenuto e cercheranno di instaurare un qualche discorso. Senza secondi fini vi possono invitare a bere un tè con loro. Accettate . I bambini sono tanti, vi chiedono foto, caramelle, spiccioli (fuori Sana’a). Lasciate che vi mostrino il loro villaggio e mangiate e bevete assieme a loro ciò che comprate per voi. Non sono d’accordo con elemosine gratuite, piuttosto pagate il servizio di “guida turistica”. A Sana’a vecchia si passeggia con il naso all’insù per ammirare le case a torre. Un’architettura unica con costruzioni in pietra. Decoratissime, hanno finestre di alabastro, decori in gesso, porte intarsiate e bellissime finestre con vetrate colorate (qamiriya). Il suo peso mi ha scoraggiato nell’acquistarla da un artigiano in un villaggio al nord. Peccato. D’obbligo a Old Sana’a un shai (tè) nelle terrazze in cima ai funduq nelle ore serali. La città dall’alto è veramente bella e la luce del sole che tramonta rende i palazzi ancora più affascinanti. Un’ atmosfera da fiaba. E poi quanti minareti! Concretizzi con l’occhio ciò che le tue orecchie già hanno sentito, grazie alle preghiere diurne e notturne dei muezzin. Il Suq.Al milh, entrando dalla porta Bab al Yaman, è ricco di spezie, tessuti, jambiya, argenteria e casalinghi vari. Qua ho comprato quantità industriali di mirra, alla ricerca di quella più profumata. Salite sopra la porta (all’entrata della porta a sx, c’è anche una galleria di dipinti) Dall’alto si può ammirare il via vai continuo. Passavamo delle ore intere, seduti un po’ qua un po’ là, nel suq, nelle vie contigue, ad osservare discretamente la vita quotidiana.
Il pane , appena sfornato dai forni che trovavamo nel nostro peregrinare, era buonissimo. Avvolto in un foglio di giornale, era gustoso e caldo. Non esagero se dico che sia stato il migliore pane che io abbia mai mangiato. Se, come noi, avete prenotato solo l’albergo a Sana’a, se arrivate di giovedì (giorno assieme al venerdì festivo), se avete non molti giorni a disposizione e siete a zonzo per la città vecchia, troverete senz’altro un’agenzia che fa al caso vostro. Sarà chiusa, ma gli yemeniti sono speciali…Nel giro di una mezz’oretta sarete a pianificare il vostro tour davanti ad un buon tè con il titolare dell’agenzia in un giardino di un albergo (Radfan Tours Agency, Mr Kais – mail: rta@y.Net.Ye). Se volete organizzarvi prima della partenza e, soprattutto, avete intenzione di usare voli interni per gli spostamenti, potete cercare l’agenzia al www.Yementourism.Com. Potrete affittare dei driver solo anche per alcune tratte.
Pure ai posti di blocco (numerosi) alcuni incontri ben curiosi. Ragazzini in tenuta militare con il fido Kalashnikov a tracolla, guancia gonfia di foglie, occhi spiritati, parlantina veloce e tono greve davanti a noi . Ci hanno chiesto una penna , e con la bic in regalo si sono segnati sul palmo della mano la targa del nostro driver e ci hanno salutato tutti sorridenti (con i denti verdi a furia di qat). Vedi le apparenze? Una parcella di un distinto notaio italiano deve farti ben più impressione! Gli odori delle macellerie a cielo aperto al friday Market a Shibam .
Il maestro elementare di kawkaban che mi racconta, in un dopocena, dell’educazione scolastica e sentimental-sessuale della popolazione yemenita diversificata tra classi/territorio.
I bambini poliglotti della bella Thilla.
Oltre la cisterna di Hababah accompagnando madre e figlia e i loro secchi d’acqua sulla testa fino a casa.
Coltivazioni e bei paesaggi dei monti Haraz. L’incredibile Al Hajjarah. Medievale, arroccata, e la barbie di plastica con burqa.
Il caldo della Tihama: l’africa yemenita. E la scorta di miele qua a casa ancora da filtrare.
La caldissima e bianca Zabid. Una serie di foto sovraesposte e una considerazione: Pasolini è arrivato qua 30 anni fa…Molto prima dell’Unesco.
La passeggiata nella città vecchia di Ibb tra le sue bellissime case.
La moschea della regina di Arwa a Jibla. 10 secoli fa comandava una donna. E, dicono, si stava proprio bene.
Una cena a Taizz con Alì in un locale frequentato solo da yemeniti.
Il primo succo di mango bevuto il giorno dell’arrivo vicino alla porta di Bab al Yaman. I violenti e brevi temporali pomeridiani a Sana’a, e che bello il cielo dopo, con il ritorno del sole Il guardiano del Wadi Dhahr, che mi lascia le (giganti) chiavi per aprire il palazzo (erano le 8.00 ed eravamo arrivati prima di lui)…
Insomma tutti incontri, posti, sensazioni ke mi rimarranno impressi. Manca ancora molto da vedere… Sarà dunque un’occasione per ritornare..Inshallah.
Imparate qualche parola di arabo, vi servirà e sarà molto apprezzato. Un viaggio (nel tempo) che consigliamo di fare. Senza pregiudizi e con tutti i sensi. Un viaggio bellissimo. Sara&Pier ps: grazie a Angie e a tutti quelli che hanno postato i loro racconti…