delhi toccata e fuga

06-10 aprile 2007 Il sapore dell’India era sempre rimasto in me, da quando in quel lontano 2003 vi ero stata per 17 giorni. Pur di rivedere questa terra meravigliosa mi sono accontentata di 4 miseri giorni. E cosi’ mi sono recata a Delhi. Sono partita il 06 aprile con un volo eurofly da Roma, atterrato di notte. L’aria calda della...
Scritto da: ALESSIA F.
delhi toccata e fuga
Partenza il: 06/04/2007
Ritorno il: 10/04/2007
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
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06-10 aprile 2007 Il sapore dell’India era sempre rimasto in me, da quando in quel lontano 2003 vi ero stata per 17 giorni.

Pur di rivedere questa terra meravigliosa mi sono accontentata di 4 miseri giorni.

E cosi’ mi sono recata a Delhi.

Sono partita il 06 aprile con un volo eurofly da Roma, atterrato di notte. L’aria calda della citta’ era piacevole e accompagnata da una leggera brezza.

Il mio amico indiano Antony, era gia’ ad accogliere me ed i miei amici al terminal arrivi, con un mezzo per portarci in hotel.

Siamo stati inghirlandati da grosse collane di fiori colorati e profumati infilzati uno ad uno, e mezzi imbambolati per la sorpresa e un po’ in imbarazzo per lo spettacolo che stavamo dando sia in aeroporto che fuori, siamo partiti alla volta del nostro hotel. Il tragitto dall’aeroporto alla citta’ (che dura circa 45 minuti), mi ha colta di sorpresa perche’ mi aspettavo il caos notturno di qualche anno prima, invece era tutto molto calmo e tranquillo, a parte le colonie di scimmie che scorrazzavano tra le aiuole dei marciapiedi.

Abbiamo chiesto ai nostri autisti di accostare per guardarle da vicino e loro se ne stavano li’ un po’ ammutolite e sul chivala’ a ricambiare gli sguardi, che simpatiche! Eppure dicono che a Delhi stanno diventando un vero problema, aumentano a vista d’occhio e sono anche un po’ cattivelle!!!! Il nostro hotel si chiama Hans ed e’ in posizione centrale, vicino a Connaught Place. E’ un edificio a diversi piani ( dalla base non ne vedi quasi la fine! ), in stile molto semplice, ma con un bel bar ristorante all’interno.

La camera e’ carina e con un’enorme vetrata, dal 18° piano in cui ci troviamo si gode di una bellissima vista sulla città con tutte le luci della notte.

07 aprile La mattina seguente svegli di buon’ora per una veloce colazione e per iniziare la perlustrazione della città, meta i classici monumenti di Delhi. Nella piazzetta di fronte l’hotel diversi taxi sono parcheggiati al cospetto dei loro autisti dalle facce strane e particolari.

Vecchie auto o bellissime ambassador in attesa di clienti.

Ogni auto ha un portafortuna attaccato vicino alla targa anteriore che di solito si traduce in peperoncini infilzati con lime e foglie o altro.

Alcuni autisti mi guardano come se fossi pazza mentre sto accucciata intenta a fotografare questi strani amuleti.

Sui marciapiedi di fronte all’ Hans, alcuni banchettini ambulanti propongono strane mercanzie, al 99% si tratta di colorate strisce di alluminio divisibili in bustine monodose da staccare una dall’altra per la vendita. Dentro sembra che ci sia una specie di noce che gli indiani masticano continuamente e che ha effetti un po’ eccitanti. Si chiama paan, nella varieta’ masala se speziato e meeta paan se dolce! Attendiamo il pulmino che ci portera’ in giro, mentre alcune signore sono sedute sulla strada coi loro bambini in condizioni precarie, sporchi, coi vestiti laceri e gli occhi tristi, che pero’ ti contraccambiano subito se gli sorridi.

Abbiamo regalato loro alcune cose, da non tralasciare che la nostra ciurma e’ partita dall’Italia carica di cose da regalare a piu’ persone possibili. Prima meta il forte rosso, che si snoda lungo la città quasi come un serpente. E’ sabato e diverse persone vi si recano per visitarlo, ma prima di tutto lo spettacolo sono questi 4 occidentali accompagnati da un indiano occidentalizzato (!!!!), e diverse donne anziane avvolte nei loro saree colorati sorridono e fanno volentieri foto con noi. Alcune hanno dei visi dolci e rugosi, la pelle scura e gli occhi truccati, i simboli di colore rosso impressi in mezzo alla fronte (bindi) e nella riga dei capelli (sindoor- per testimoniare che sono sposate) e le enormi cavigliere color argento che risaltano sui piedi scalzi.

Alle mie incitazioni di fare altri scatti dicendo loro che sono ‘’beautiful beautiful’’ ridono di continuo. Che meraviglia, alcuni dei loro mariti se ne stanno divertiti a osservare la scena da sotto i loro lunghi baffi arricciolati e coi turbanti di colori diversi, tutti vestiti di bianco.

Il nostro abbigliamento all’occidentale crea veramente curiosita’ tra gli indiani di tutte le eta’ che ci osservano, chi serio, chi sorridente, chi anche in modo minaccioso!!! Il forte rosso e’ bellissimo e ben conservato, in alcuni punti su delle colonne sono ancora visibili i colori originali, tra cui l’oro, che con gli anni e’ stato trafugato del tutto.

I giardini del forte sono ben tenuti e l’erba che e’ stata tagliata da poco espande un gradevole aroma, diversi scoiattolini attraversano i vialetti e si arrampicano sugli alberi mentre grossi corvi banchettano con un malcapitato piccione.

Il qutab minhar e’ il mio monumento preferito, un minareto arabo tutto lavorato, rosso e bianco, contornato da decine e decine di colonne, ruderi di basi e archi ormai mezzi crollati tra i quali svolazzano piccoli pappagalli verdi. Un sito archeologico in piena citta’, per fortuna ben preservato dal governo indiano e visitato ogni giorno da centinaia di persone.

Visita poi al lotus temple, un tempio moderno che ricorda la forma del fior di loto, tutto di colore bianco con una specie di piscina davanti nel quale si rispecchia. E’ il tempio della religione universale, qui ogni genere di culto si fonde in pace e serenita’, un mare di gente arriva e va di continuo.

L’interno e’ spartano e c’e’ un grande altare, tutto intorno vi sono panche di legno dove i fedeli si fermano a pregare..

Obbligatorio entrare senza scarpe ed osservare il silenzio per tutto il tempo della visita ( rispettato da tutti ).

Il tepore del tempio sotto il sole, il cinguettio di diversi uccellini che dimorano nelle travi di legno del soffitto, fanno quasi cadere in uno stato di trance, al punto che alla fine veniamo richiamati dal nostro amico per proseguire i nostri giri. Ripreso il nostro mezzo ci fermiamo a dare una veloce occhiata al Jain Temple, che all’interno non ha niente di tipico, ma fuori e’ carino e particolare anche se mezzo coperto da impalcature per restauri.

Superata da tempo l’ora del pranzo, ci rechiamo al mc donald’s per consumare veloci un hamburger di pollo! E certo siamo in India, la mucca e’ sacra e non si mangia nemmeno nei mc donalds! Ma il medaglione di pollo e’ cosi’ buono e croccante che ce lo gustiamo soddisfatti.

Per terminare bene la giornata, abbiamo iniziato con lo shopping nel mercato di Karol Bagh… Strade e stradine zeppe di ogni tipo di negozio, nelle quali il tempo passa senza accorgersene! Quando siamo arrivati il sole stava diventando color oro e la citta’ si animava ancor di piu’ di persone in cerca di acquisti.

La vera India si vede da qui, dai mercati e dagli scorci lungo le strade… purtroppo non si possono evitare brutte scene, gente storpia e deforme che chiede l’elemosina e per attirare l’attenzione batte sull’asfalto qualcosa di rumoroso, gente che vive sui marciapiedi 365 giorni all’anno… Ci sono le vie dell’oro (Ghaffar Market), quelle delle scarpe e dell’abbigliamento, quella dei centri commerciali a piu’ piani.

Questo mercato pero’ come ci spiega il nostro amico, non e’ fra i piu’ tipici, ma piu’ turistico e quindi ci riproponiamo di comprare la maggior parte dei souvenirs l’ultimo giorno.

Rientriamo in hotel molto tardi e dopo aver camminato tutto il giorno siamo veramente stanchi, giusto una breve chiacchierata sulle nostre impressioni del giorno e poi a letto.

08 aprile La nostra meta di oggi e’ Agra, nello stato dell’ Uttar Pradesh, un tragitto di circa 4 ore in autobus, piccolo pulmino a nostra disposizione gentilmente trovato dal nostro amico tramite un’agenzia turistica locale. Portiamo con noi tutti i regali e l’abbigliamento da regalare, che vogliamo smaltire durante questo lungo percorso.

L’autista si ferma per fare benzina in una piccola area di sosta con alcune aiuole intorno.

Dal finestrino osserviamo una scena che ci tocca il cuore, da dietro alcuni cespugli un bimbo e’ occupatissimo a piegare alcuni pezzi di cartone sporco e malandato, talmente preso che ignora completamente tutti i nostri occhi puntati su di lui. Il nostro amico ci dice che vendera’ il cartone al mercato.

Dobbiamo chiamarlo per farci degnare della sua attenzione e con molta timidezza si avvicina all’autobus. Gli regaliamo una maglietta, camicia e pantaloncini che prende subito senza staccarci gli occhi di dosso, ci segue con lo sguardo e un sorriso appena accennato dalla sua aiuola, fino a che, ripartiti, non lo vediamo piu’. Proseguendo e lasciata la citta’ il paesaggio e’ rurale, con campi coltivati a grano e riso.

Per un breve tratto attraversiamo uno stato diverso e per entrare c’e’ da pagare un dazio, quindi l’autista scende alla dogana lasciandoci sul pulman mentre flotte di venditori si avvicinano fiutando la presenza dei turisti.

In pochi minuti siamo circondati da diverse persone curiose e particolari e io mi diletto nello scattare piu’ foto possibili. Alcuni uomini sfoggiano delle scimmie arrampicate su dei bastoni e ce le danno in braccio per farci fare le foto. Un vecchio dalla faccia piena di rughe profonde come solchi e con un turbante enorme si protende all’interno dell’autobus con un serpente in mano chiedendo qualche dollaro. Per non parlare dei venditori di artigianato, che per avere la priorita’ sulle vendite litigano addirittura tra di loro.

Ma come si fa a non comprare? In India c’e’ un artigianato bellissimo e vario, e in pochi minuti di sosta con pochi euro ci portiamo via diversi oggetti, in particolar modo monili e collane.

L’arrivo a Agra ti catapulta in un luogo senza tempo. Non so descrivere a parole quello che ho visto, addirittura in alcuni momenti ero talmente incantata da non riuscire nemmeno a scattare una foto! Le stradine polverose e fatiscenti che non riescono a contenere il traffico di persone, animali e mezzi, i colori, la tipicita’ di questi angoli.

Per arrivare al Taj Mahal abbiamo fatto a piedi un vialetto alberato, un vero caos!!!! … presi d’assalto da decine di venditori che poi si moltiplicavano a vista d’occhio, ‘’cocchieri’’ che volevano darci un passaggio, scimmie che spuntavano da tutte le parti e scoiattoli in corsa da un albero all’altro, cani sonnacchiosi ( vivi o morti?) e flotte di bambini in cerca di venderci anche le matite.

Come al solito all’entrata del Taj c’e’ una gran fila, quella per gli indiani, che pagano una sciocchezza, e per gli stranieri, un ladrocinio vero e proprio, con tanto di bottiglietta d’acqua regalata per alleggerire la rabbia del conto salato!! Pazienza, il simbolo dell’India e’ qualcosa di meraviglioso, con il suo candido splendore e i giardini curati tutto intorno.

Un gioiello di marmo bianco sulle rive del fiume Jamuna. Gia’ anni fa quando avevo visitato il Taj Mahal, ricordavo l’usanza di molti indiani di collezionare foto ricordo con turisti occidentali, e anche questa volta ci sono un sacco di persone che ci chiamano un po’ timidamente per fare una foto insieme, poi, di fronte alla nostra socievolezza si sciolgono in risate continue! Abbiamo visto il forte rosso e altri monumenti, poi camminato un po’ per le strade polverose di Agra sotto un sole cocente. Abbiamo comprato delle bibite nelle minuscole botteghe sulla strada e scattato decine di foto.

Lungo la strada del rientro, ci fermiamo veloci a mangiare un panino ma quello che piu’ ci interessa e‘ distribuire i sacchi di merce che abbiamo con noi.

Passiamo ancora i paesaggi agricoli dell’andata, molte persone sfilano con fasci di fieno e stecchi sulla testa.

Tentiamo di avvicinare una bambina ai lati della strada per regalarle alcune cose, ma impaurita accelera il passo e allora non insistiamo un po’ rattristati.

Un’altra piccolina invece ci da fiducia e quasi incredula prende il sacchettino con vari regalini togliendosi il fascio di stecchi che ha sulla testa… Poi aiutata dal nostro autista a riprendere il suo carico, riparte con gli occhini neri e lucidi.

Ma l’occhio felino del nostro amico indiano Antony ha individuato un villaggio in una strada secondaria ed e’ li’ che il nostro piccolo autobus si dirige.

Siamo nello stato dell’ Haryana.

In una strada solo di terra, parcheggiamo mentre spuntano i primi visi cauti e ci osservano. Nessuno si avvicina e l’autista chiama un ragazzino, dicendogli di chiamare a raccolta tutti perché oggi e’ un giorno fortunato! E cosi’, in pochi secondi, iniziano a spuntare persone da tutte le parti, specialmente bambini, mentre alcuni anziani signori osservano seri la scena. Distribuiamo centinaia di cose, tra vestiti e regali di ogni genere, mentre le mani che si protendono aumentano e le madri dei piccoli sfoderano dei gran bei sorrisi.

Un piccolo villaggio in Haryana, di cui non sospettavamo l’esistenza, ci ha dato una gioia enorme.

Il proseguimento del nostro viaggio di rientro e’ caratterizzato da forti temporali accompagnati da enormi lampi. Quando arriviamo in hotel e’ tardi e buio, ma la gioia di questa giornata non ci fa sentire la minima stanchezza. 09 aprile L’ultimo giorno indiano! Che fare? Shopping sfrenato ovviamente! Iniziamo da Janpath market, giusto dietro Connaught place, una via zeppa di negozietti, mi viene ancora da ridere quando penso che non ne abbiamo saltato uno! Quante cose da comprare, invece di diminuire vedevamo sempre qualcosa in piu’ da aggiungere al conto! E poi la via delle stoffe, dove le donne sedute per strada mostravano dei foulard bellissimi di ogni genere e colore..Attenti ai buchi eh!!!! Che ridere, uno dei miei amici aveva adocchiato un bellissimo tappeto, e quindi subito le signore cercavano di proporglielo… ma quando lui ha visto che c’era uno strappo e ce lo ha detto, nel giro di 2 minuti, lo avevano ricucito! A parte la perspicacia, l’organizzazione e’ notevole!! E l’affare e’ stato fatto! E’ bello contrattare per accaparrarti le cose che piu’ ti piacciono! La giornata vola tra questi mercati , tra cui quello underground di Pallika bazar dove acquistiamo delle bellissime camicette stile etnico.

Poi per ultimo, il piu’ tipico e meno frequentato dai turisti ( dove si dice che ogni tanto ne sparisca qualcuno…) …Chandni Chowk … Infatti gli unici siamo noi.

Per arrivarci prendiamo un ambassador guidata da un sikh con un bel turbante arancione. Mi immagino la lunga treccia di capelli che ha annodata tutto intorno alla testa! E’ un breve tratto di strada che pero’ ti permette di vedere una marea di cose nel vivo della realta’ cittadina.

Io in particolare vorrei avere 1000 occhi e guardare in tutti gli angoli! Dalla macchina scatto decine di foto, e vedo altrettante scene che non faccio in tempo ad immortalare. Barbieri che tagliano capelli e barba nella strada, banchetti ambulanti colmi di frutta colorata, santoni che camminano, venditori di soffici pappadam ( che bonta’ , inizi e non vorresti piu’ smettere!!!) …Fumi che si esalano da fornellini che cuociono non si sa cosa, gruppi di donne in saree colorati, guglie di minareti che spuntano da dietro i tetti, mucche oziose che agitano le code, grovigli di fili elettrici che penzolano da tutte le parti e migliaia di piccole botteghe, scantinati, rimesse dove si trova di tutto di piu’, anche cose indecifrabili. Poi, per non farci mancare niente, prendiamo due rikshaw ( 2 pax per ognuno) guidati da due simpatici indiani che pedalano d’abitudine..Inizialmente ci lamentiamo perche’ vorremmo evitare di far faticare quei due poveretti, pero’ il nostro amico indiano ci fa notare che vivono di questo, e un po’ di fatica fara’ loro guadagnare da vivere in questo giorno.

Passiamo dalla strada che costeggia tutto l’intricatissimo mercato e notiamo come nella corsia opposta il traffico sia completamente congestionato.

Carretti, rikshaw, biciclette. A centinaia stanno stipati l’uno all’altro cercando di guadagnare anche un solo centimetro di strada, però e’ tutto bloccato.

Anche i nostri guidatori cercano di fare il possibile, certo che devono mettere a dura prova la loro pazienza a fare questo lavoro ogni giorno! Dal nostro mezzo vediamo parte del vecchio mercato, preso d’assalto da centinaia di persone, sopra le nostre teste ciondolano intrichi di fili elettrici e stanno in piedi a malapena case fatiscenti, dai pali della luce diverse scimmie si esibiscono in salti di gruppo quasi burlandosi di cosa si sta scatenando sotto! Le enormi scritte indu che pubblicizzano negozi di medicina omeopatica, bazar di saree e gioiellerie, rendono affascinante questo degrado e caos, misto ad inquinamento.

Dopo aver fatto alcune centinaia di metri a passo d’uomo, seguiti a piedi da Antony , decidiamo di pagare lautamente i nostri pedalatori e lasciarli un po’ a riposo, per infilarci nel vivo del mercato.

La prima sosta la faccio io ad un negozio di spezie, che espone ceste ricolme di qualsiasi strana mercanzia, e anche se non usero’ niente, decido di comprare alcuni strani tuberi e noci di cocco essiccate, solo perche’ veramente belle a vedersi! Poi compriamo del sapone indiano e ci rechiamo in una piccolissima bottega a comprare i saree, tanto per portarsi via quanto di piu’ tipico l’India ha nel campo dell’abbigliamento.

Saliamo una strettissima scala e ci troviamo in una specie di show room di pochissimi metri dove gia’ due coppie sono intente a contrattare l’acquisto di alcuni saree bellissimi e super lavorati, sicuramente molto costosi.

Probabilmente i venditori sanno che dovranno fare un buon affare con gli indiani, e ci degnano a malapena della loro attenzione, offrendoci su nostra richiesta i saree piu’ economici, 500-600 rupie circa.

Per noi va piu’ che bene e io e la mia amica in meno di 5 minuti decidiamo e via! Li lasciamo a continuare la contrattazione con mogli e mariti! Tornati fuori, nel vivo del mercato,la gente ci guarda un po’ stranita, visto che osservandomi intorno siamo gli unici 4 turisti.

Abbiamo diversi occhi puntati su di noi e le sensazioni sono particolari.

Alla fine della giornata non soddisfatti degli acquisti ( perche’ pochi) ce ne torniamo in jeep per poche rupie a Janpath market, ancora intenzionati a spendere.

Ci mangiamo alcuni pappadam che un signore vende per strada, soffici, croccanti e leggerissime schiacciatine. La giornata finisce velocissimamente e purtroppo il giorno della partenza arriva.

Si e’ trattato davvero di pochi giorni, volati! All’arrivo all’aeroporto la notizia della cancellazione del nostro volo ci ha colpito come una doccia fredda e si e’ scatenata una vera e propria odissea… Alla ricerca di un volo da acquistare, ovviamente introvabile in aeroporto, abbiamo dovuto prendere un taxi e tornare a Delhi citta’, in un’agenzia di viaggio a comprare un biglietto.

Ore interminabili per farselo stampare , ad aspettare davanti alla stradina polverosa dell’agenzia, col tassista incavolato per il lavoro perso, che reclamava una maggior tariffa rispetto a quella pattuita… ecc ecc.

Tornati in Italia, la domanda che mi sono posta anni fa e che ancora oggi mi pongo e’ la stessa: ma ci sono stata davvero oppure no? Mi sento una persona privilegiata ad aver messo i miei piedi in India gia’ due volte! Un ringraziamento particolare va al nostro amico Antony, che si e’ fatto in 4 per rendere il nostro soggiorno nel suo paese perfetto e aiutarci a trovare un volo di rientro!!!! E poi grazie anche alla mia amata India, per essere quello che e’.

Alla prossima.



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