Polaroid Mongolia
Ulaan Bator è una città viva e in movimento. Per le strade si incontrano monaci buddisti ,con vesti color zafferano, armati di cellulare e sacchetti della spesa, splendide ragazze dai lunghi capelli corvino, indaffarati uomini d’affari e numerosi ubriachi stesi a terra, come stracci usati, dimenticati da tutti. La crisi economica dopo il crollo del regime, ha costretto molte famiglie ad abbandonare i propri figli, così che oggi si contano più di cinquemila piccole anime che vivono negli angoli più bui e nascosti delle fogne per ripararsi dal micidiale freddo invernale. Il libero mercato che ora impera nel paese ha peggiorato ulteriormente la situazione.
Fuori dalla capitale invece il paese è eccezionale, la vastità del territorio, il vuoto, il silenzio, il deserto, i laghi e i fiumi, le notti cariche di stelle da far mancare il fiato, cavalli allo stato brado, quantità infinite di capre, montoni e Yak al pascolo, Gruppi di cammelli intorno a provvidenziali pozzi d’acqua nel deserto. Per non parlare del mistero e fascino che avvolge la religione Buddista e dei suo templi. Ma quello che porteremo con noi, come un prezioso regalo di questa terra, sarà il ricordo della sua gente, dei bambini, della cultura nomade.
Una cultura che noi popoli stanziali non riusciremo mai a comprendere.
I nomadi ci hanno sempre accolto sorridenti nelle loro case, le Ger, formidabili soluzioni abitative rimaste inalterate per secoli. Come la struttura circolare racchiusa da uno strato di feltro, sorretta da legni pieghevoli e pali colorati di arancione vivo.
Immancabile il piatto per gli ospiti, fatto di formaggi secchi da sgranocchiare e dal buonissimo burro di Yak da spalmare sui “yeven”, gustosi biscottini .
A volte ,però, nelle Ger si possono trovare oggetti moderni, come scassate televisioni in bianco e nero, enormi paraboliche puntate al cielo e piccoli generatori elettrici per la luce. I mongoli sono persone semplici e cordiali, vivono dei prodotti della natura ma raramente di verdura.
Una mentalità nomade non coltiva la terra.
Capitava spesso di bere l’Airag, latte fermentato di cavalla. Non ne andavamo ghiotti tant’ è che a volte fingevamo di berla per non offendere nessuno.
Non dimenticherò mai l’anziana signora, dal largo sorriso a tre denti, ed i suoi dieci figli. Ella avrebbe dormito per terra pur di lasciarci il proprio letto dalla rete sfondata ed arrugginita.
I figli incuriositi dai nostri sacchi a pelo e dai cuscini gonfiabili, ci osservavano come bambini mentre ci preparavamo per passare la notte nella loro dimora.
Ogni volta che facevamo una sosta, dalle tende circostanti, sbucavano numerosi bambini, dalle facce abbrustolite e screpolate dal sole estivo, sorridenti e con tanta voglia di giocare.
Una mattina, dopo aver dormito nella nostra tenda da campeggio, poco lontana da un gruppo di ger, un paio di ragazzini ci portò del latte e formaggini secchi, in regalo per colazione.
L’ospitalità era una regola.
E pensare che questa terra un tempo percorsa da potenti eserciti che si spinsero dall’Asia fino alle porte d’Europa, ora è abitata da un popolo mite e pacifico, tenacemente legato alle proprie tradizioni, in sintonia con la natura circostante.
Un ringraziamento di cuore vorrei farlo al nostro, indispensabile, compagno di viaggio Bayar, alla gentilissima Bilget che ci ha ospitato nella propria casa in UB e suo marito Mejet, nella speranza di rivederli presto.
Non ci dimenticheremo mai dei bimbi dell’ orfanotrofio, il Lotus Child e di tutti quelli incontrati per le strade di Ulaan Batar.
° Questo viaggio è stato uno spunto per realizzare, un racconto per ragazzi, ambientato in Mongolia, (Salik il piccolo vento della steppa) scritto da Federico Pistone (Corriere della Sera) ed illustrato da Cristiano Lissoni.
° GUIDA LOCALE (ottima!) BAYAR questo è il suo sito site: http://bayar.Lissoni.It mail: bayaraa777@yahoo.Com Cristiano Lissoni www.Lissoni.It