Bangkok: Capitale del Sorriso 2
Se si riesce a tollerare il traffico, il frastuono, la canicola (nella stagione calda), le inondazioni (nella stagione delle pioggie) e l’inquinamento atmosferico di una città incredibilmente urbanizzata, si può scoprire che dietro ad un’apparenza veramente moderna offre un inconfondibile spirito thailandese.
Questo che pubblichiamo è una parte, quella relativa ai giorni trascorsi in questa affascinante città, del diario di un nostro viaggio nella fantastica Thailandia.
Consigliamo a tutti di leggere queste pagine per farsi un’idea su Bangkok, di come spostarsi, dei ritmi di vita e delle cose da vedere.
Noi abbiamo visitato l’immenso “Week-end Market”, vari Centri commerciali, il Palazzo reale, l’ambigua Patpong, il Wat Arun e diversi monasteri e altro ancora spostandoci in Tuk-tuk, autobus, taxi, con il moderno Skytrain e sui battelli che solcano il fiume Chao Praya. Ma le cose da vedere e fare sono tantissime, innumerevoli e dipendono soprattutto dal tempo che si vuole trascorre in questa città.
Questa nostra vacanza ha toccato anche le città di Ayuthaya e Sukhothai (con i loro incredibilmente splendidi parchi storici dove si possono visitare le meravigliose rovine delle antiche capitali), Chiang Mai (col suo mitico “Night Bazar” e dove abbiamo fatto l’imperdibile esperienza del trekking sulle colline ancora oggi abitate dalle antiche tribù del nord, viaggiando a dorso di elefanti e scendendo fiumi su zattere di bamboo) e la tranquilla isola di Samui (col vicino paradisiaco Parco Nazionale Marino di Ang Thong).
Se volete avere più notizie sull’intero nostro viaggio, vederne le foto, ricevere suggerimenti e consigli, scriveteci o meglio ancora visitate il sito www.Studiopasquali.It/thailandia/index.Htm realizzato proprio per raccontare le impressioni e l’entusiasmo che questo paese ci ha lasciato.
Dal nostro diario di bordo…
31 agosto 2002 sabato Koh Samui – Bangkok Sveglia alle 7:30 e dopo avere fatto colazione e raccolto tutto quello che abbiamo in camera, alle 8:30 prendiamo il taxi, in verità si tratta di un pick up, per l’aereoporto.
Il Samui International Airport sembra un mini villaggio turistico. E’ vicino al mare, piccolo ma tenuto benissimo, contornato di palme da cocco, con prati verdissimi e curatissimi pieni di aiuole con fiori deliziosi e dai colori intensissimi. Le poche costruzioni adibite a uffici e check-in sono fatte col legno e le foglie delle palme, praticamente mancano solo … Le piscine! Paghiamo la tassa di 400 bath a testa e ci sediamo ad attendere il nostro aereo su una panchina di legno, sotto una palma in mezzo al cinguettio degli uccelli.
Il tempo è bello, brilla un sole caldo che colora e rende ogni cosa ancora più magica.
Ora che ci siamo adeguati ai ritmi, alle piccole imperfezioni, che abbiamo capito come va presa quest’isola e la sua gente, ci dispiace veramente partire. Però la vita (e anche la vacanza, per fortuna) continua, e noi in perfetto orario partiamo.
Arriviamo a Bangkok senza problemi e non facciamo in tempo ad uscire dall’aereoporto che veniamo praticamente assaliti da numerosi procacciatori che ci offrono hotel a prezzi ribassati.
Dopo varie contrattazioni, scegliamo l’Hotel First al prezzo di 1.100 bath a notte con colazione compresa. Paghiamo quindi, per le due notti restanti, 2.200 bath direttamente al procacciatore che ci rilascia un coupon/ricevuta.
Prendiamo l’Airport Bus n. 2 che va in centro (100 bath cad.) e che ferma a circa 400 metri dal nostro albergo. Da qui a piedi, seppure con due pesanti valigie al traino, in 15 minuti arriviamo (sono le 13:15).
L’Hotel First è un pò malandato, ma sicuramente ben al di sopra la soglia della decenza. Il suo pregio principale è che si trova vicino alle zone commerciali della città e a 10 minuti dalla stazione dello Skytrain, mezzo che contiamo di usare in prevalenza per i nostri spostamenti in città.
La capitale della Thailandia è infatti una città moderna e molto trafficata. Proverbiali sono i suoi ingorghi stradali e la spericolatezza, al limite della follia, della maggior parte dei conducenti di qualsiasi mezzo a motore.
Disfiamo i bagagli e rapidamente prendiamo (costo 25 bath cad.)lo Skytrain, una specie di metropolitana sospesa, nuova e pulitisima, per andare a visitare uno dei mercati più famosi della Tailandia: il Week End Market.
Si tratta di un mercato in cui si vende di tutto (dalle spezie ai serpenti velenosi vivi), di dimensioni immense (abbiamo girato tutto il pomeriggio, visitandone forse la metà), frequentatissimo dai locali e dai turisti (solo Skytrain scarica diverse carrozze di gente ogni 10 minuti), che si tiene solo nei fine settimana in una zona periferica a nord della città.
Lo spettacolo della gente, degli odori, dei sapori, la varietà delle mercanzie, la convenienza dei prezzi ne fanno una tappa da non perdere nella visita della città.
Noi acquistiamo, rispolverando la nostra esperienza di contrattatori acquisita al Night Bazar di Chiang Mai, un pestello in legno (60 b.), un pareo-batik (80 b.), un servizio da 6 tazzine con piattini da caffè (260 b.), una bella maglia ricamata a mano (340 b.), due scatoline in foglie di bambù (40 b.).
Pranziamo con riso al pollo (50 bath in due) buonissimo e girovaghiamo in ogni dove. Ci compriamo uno strano ghiacciolo fatto in maniera artigianale da un ambulante (3 b.) ma è schifoso.
Ovunque c’è un caos e una calca di gente, che scopriremo essere tipici di Bangkok.
Continuiamo a passeggiare tra le migliaia di persone che affollano il mercato, a scoprire merci e cibi che non conosciamo neppure, a contrattare, fotografare. Intanto ha cominciato a piovere e rivoli d’acqua scendono dalle fessure e dalle pieghe dei teloni che coprono le bancarelle.
Ci fermiamo a cenare (o fare merenda? che ore sono? qui si perde il senso del tempo) e scegliamo ancora un risotto fritto alla thai, questo con pollo rosted (60 bath in due) e a riposare le gambe.
Ripartiamo e incontriamo un venditore, letteralmente attorniato da thai che attendono di essere serviti. Ben allineati nel suo espositore, sembra che venda caramelle o dolcetti. Vengono serviti dentro piccoli coni di carta, come da noi si vendevano un tempo le sementine di zucca, e la gente se li mangia camminando, mettendoseli in bocca ad uno ad uno. Ci avviciniamo per vedere meglio e quando arriviamo ad un metro dal banco capiamo cosa siano quelle piccole delizie. Sono perfettamente intatte, lucenti e coperte da una glassa trasparene e croccante molto invitante, ma non fanno per noi. Si tratta infatti di piccoli insetti (vermetti, scaraffaggini, similgrilli ecc.) uccisi e cotti chissacome affinchè restino così plasticamente intatti e invitanti. Chiaramente non ci facciamo tentare da tanta bontà e proseguiamo sotto la pioggerella per la nostra strada che ci deve condurre alla stazione dove risaliremo sullo Skytrain per tornare al nostro Hotel.
Usciamo dalla stazione e, percorrendo le poche decine di metri che ci separano dall’Hotel First, ci becchiamo uno scroscione d’acqua violentissimo percui arriviamo in camera completamente zuppi.
Ci laviamo e riposiamo un’oretta e proviamo a fare la nostra prima uscita serale a Bangkok. Sta ancora piovendo. Volevamo fare un salto nei grandi centri commerciali vicini all’Hotel ma sono già tutti chiusi (chiudono alle 9/10 di sera).
Facciamo una breve passeggiata cercando di mangiare qualcosa da qualche ambulante. Proviamo ad ordinare un piatto ad una bancarella di un cinese ma non ci capiamo e ci rifila (per 20 bath) una non so quale schifezza (tipo un brodo bollente con dentro un tronco di carne scura) che rimane tutta nel piatto. Continua a piovere e siamo veramente stanchi. Prendiamo un pò di frutta, che mangeremo in camera, e due gelati (74 bath). Questi sono buoni.
01 settembre 2002 domenica Bangkok.
Ci alziamo e subito controlliamo che tempo fa. In un cielo velato da nubi ogni tanto spunta fuori un timido sole, c’è molta umidità, ma sembra che non debba piovere.
Dopo un’abbondante colazione, ci prepariamo per i giri della giornata che saranno incentrati sulla visita delle aree storico-culturali della città.
Essendo domenica, forse l’unico giorno della settimana in cui il traffico è abbastanza tranquillo, decidiamo di raggiungere la nostra prima meta, la zona del Palazzo Reale, utilizzando un bus pubblico di linea.
La fermata è vicina al nostro hotel. Prendiamo due biglietti (al costo irrisorio di 7 bath!) e ci accomodiamo seduti su un autobus vecchiotto e poco affollato. Durante il breve tragitto, che si svolge senza problemi di traffico, possiamo osservare parte della città con le sue alterne costruzioni. Grattacieli ultramoderni si alternano a templi e a edifici storici. Le larghe vie del centro, le rotonde grandissime e le numerose strade sopraelevate danno un assaggio della moderna metropoli che è diventata Bangkok.
Scendiamo a 300 metri dal Grand Palace, ci incamminiamo e dopo pochi passi un tipo ci aggancia spiegandoci che il Palazzo Reale la mattina è chiuso ai turisti e ci offre, per ingannare l’attesa, di fare un mini-tour in tuk-tuk per visitare alcuni monumenti sparsi per la città e dei centri commerciali al prezzo stracciato di 30 bath. Noi, poveri fessi, abbocchiamo subito. E pensare che avevamo anche letto qualcosa al riguardo sulla L.P.! Il tour consiste, unitamente alla visita della Montagna Dorata (un tempio su una piccola collinetta in pieno centro con vista panoramica su parte della città) e di una famosa statua di un Buddha di cui non mi ricordo neppure il nome, in ripetuti e neppure tanto convinti tentativi da parte del conducente di farci entrare in più negozi possibile. Questo nella vaga speranza che noi compriamo qualcosa, il che significherebbe, per il conducente, il riconoscimento di una piccola provviggione sul venduto dal negoziante.
I posti dove ci porta, anzichè centri commerciali, sono tristi negozi di aspetto tutt’altro che attraente. La merce venduta, oro, bigiotteria, abbigliamento, suppellettili, ha un che di vecchio, dozzinale e poco appetibile. Seppure un pò rammaricati per i mancati guadagni del nostro pilota-accompagnatore, che in verità è un ragazzo gentile e simpatico, dopo un pò gli spieghiamo che non siamo interessati e lui ci riporta dove ci ha raccolto senza fare nessuna obbiezione.
Peccato che fra una cosa e l’altra abbiamo perso un paio d’ore buone.
Torniamo al complesso del Palazzo Reale, dove i cartelli degli orari indicano che è aperto tutto il giorno, facciamo una piccola fila e dopo avere pagato il biglietto (200 bath cad.) finalmente entriamo.
Sapendo che il posto è considerato sacro dai thailandesi e che quindi l’ingresso è vincolato a criteri di rispetto e decenza anche nel vestire, noi ci siamo presentati in abiti abbastanza castigati (bermuda e t-shirt ben chiusa), ma non è bastato. Nonostante il gran caldo, ci prestano da indossare un paio di pantaloni lunghi (per me) e un sarong da allacciare in vita (per la Cry, che è anche invitata a mettersi una felpina a maniche lunghe che si era portata dietro immaginandone la necessità).
Visitiamo Il Wat Phra Kaew o Tempio del Buddha di Smeraldo con le sue strutture variopinte, i tetti arancione e verde, le imponenti pitture murali e le decine di chedi decorati scintillanti al sole.
Fa un gran caldo e siamo già stanchi per il camminare. Per spostarci al vicino Wat Po, pur di non farlo a piedi, decidiamo di prendere il Chao Phraya River Express, che sarebbe il servizio pubblico di trasporti fluviali della città.
Ci dirigiamo verso il vicino punto di imbarco e, mentre attendiamo il nostro battello, notiamo come il molo sia attrezzato per ogni esigenza di turisti e thailandesi. Ci sono bar, ristoranti, bancarelle che vendono cibo cotto, frutta, abbigliamento e souvenirs. Noi acquistiamo delle cartoline e poi saliamo, saltando dal pontile, sulla nostra Boat che discende il fiume e in pochi minuti ci porta (per 6 bath a testa) alla fermata Tha Tien, molto vicina al tempio.
Il Wat Po (ingresso 20 bath a testa) è il più antico tempio di Bangkok e al suo interno si trova l’imponente, la più grande della Thailandia, statua del Buddha disteso che è alta 15 e lunga ben 46 metri.
Dopo avere girato in lungo e in largo il monastero e un pò di riposo all’ombra, traghettiamo (2 bath cad.) sull’altra sponda del fiume e scendiamo a Thonburi per andare a visitare il Wat Arun (ingresso 20 bath a persona) un tempio a piramide bello e famoso, stampigliato su tutti i depliants pubblicitari di Bangkok. Saliamo le ripide scale e raggiungiamo un punto panoramico da cui si gode un bello scorcio sul fiume e la città.
Ritraghettiamo (ancora 2 bath a testa) e attendiamo l’Express Boat col quale discendiamo il fiume (8 bath cad.) fino al molo Tha Sathon, vicino allo Shangri-La un famoso, ultralussuoso hotel che si affaccia sul fiume.
Non si può fare a meno di sottolineare che il fiume di Bangkok, il Chao Phraya, è di colore marrone da fare schifo, sembra un’immensa pozzanghera, e che i piloti delle numerosissime barche che lo solcano sono dei veri pazzoidi con licenza (forse) di guida. La cosa più incredibile è che ci sono ovunque decine e decine di bambini che approfittano delle sue acque per divertirsi facendoci tuffi e nuotate.
Dal molo, con pochi passi, arriviamo alla stazione dello Skytrain che usiamo (25 bath ognuno) per andare a Siam Square, la fermata in mezzo ai grandi centri commerciali. Facciamo una visita al MBK un grandissimo, immenso e affollatissimo, centro commerciale. Camminiamo per chilometri di negozi, mangiamo, ci riposiamo. Sarà per la confusione o per la stanchezza ma, a parte una cover per cellulare (150 btah), non riusciamo a comprare nulla.
Questi grandiosi centri commerciali sono strutture ultra moderne in vetro e acciaio, piene di ascensori, scale mobili e altre futuristiche tecnologie: siamo lontani anni luce dalla Thailandia rurale tranquilla e paciosa visitata finora. Eppure continuiamo a stupirci della devozione e osservanza religiosa del popolo thailandese. Ogni tanto rimaniamo a bocca aperta vedendo, pure all’interno di questi monumenti al progresso, cellette con altari e offerte a piccole statue di Buddha di fronte alle quali c’è sempre qualcuno (impiegati, commessi, passanti …) intento a pregare, ad accendere candele o lasciare fiori di loto.
Risaliamo sullo Skytrain questa volta per scendere a Patpong (20 bath a testa) zona turistica molto nota sia per l’alto numero di locali di spogliarelli (e altro) che per il famoso mercato dove si può trovare qualsiasi cosa taroccata (nel senso di non-originale) che uno cerchi. Stranamente la Cristina non mi lascia entrare in nessun locale, dai quali invece escono, cercando di convincerti con depliants e chiacchiere, decine e decine di butta-dentro.
In compenso riprendiamo a fare shopping al mercato del fasullo. Compriamo un sarong (140 b.), una felpina a maniche lunghe (240 b.), una camicia (180 b.) e due polo (entrambe per 240 b.).
Ormai è notte, passiamo a mangiare qualcosa al vicino Mc Donald’s e poi mi compro anche un finto portafoglio Nike (100 b.) prima di tornarcene con lo Skytrain (20 bath a testa) in albergo.
02 settembre 2002 lunedì Bangkok.
Stamattina appena svegli, mentre attendiamo di fare colazione nella grande sala da pranzo dell’hotel, leggo su un quotidiano inglese che Ronaldo è passato dall’Inter al Real Madrid. Il fatto fa notizia anche qui in Thailandia (dove il calcio è lo sport nazionale e sono seguitissimi i campionati europei e sud americani) e ci riporta bruscamente, dopo tre settimane di assoluto disinteresse per il resto del mondo, con la mente a casa, ricordandoci, semmai ce ne fosse bisogno, che oggi è il nostro ultimo giorno di vacanza in Thailandia.
Chiudiamo le valigie, le lasciamo alla reception ed usciamo per le ultime ore di shopping. Cambiamo 100 dollari (ci danno 4.189 bath), poi con lo Sky Train andiamo nella zona dei centri commerciali prima e poi al mercato di Patpong.
Acquistiamo gli ultimi souvenirs e regali girando nel World Trade Center, nel MBK, per le bancarelle sparse e di Patpong e dintorni. Nel vortice delle contrattazioni, ogni volta si rinnova il grido-lamento di battaglia dei venditori “giv mi moor” dietro le grandi calcolatrici portatili che usano per indicare il prezzo della merce.
Compriamo un pò di tutto, ricordandoci di fratelli, genitori, nipoti e affini. Una macchinina giocattolo (125 b.), 4 paia di calze tubolari in cotone (100 b.), un borsa contenitore per macchina fotografica (200 b.), due polo (250 b.), un paio di occhiali (240 b.), 4 t-shirt finto-Diesel (130 b. Ognuna), una bottiglietta di Mekong Whiskye (82 b.).
Per strada ci facciamo modificare le luci interne dei nostri cellulari da un tipo attrezzatissimo che ci installa, saldandoli sul marciapiede, dei led azzurri (580 b.) poi torniamo a prendere le nostre valigie, le rimpinziamo ulteriormente con gli ultimi acquisti e ci diamo una rinfrescata utilizzando i bagni della hall.
Con un taxi (60 b.) raggiungiamo la fermata del bus che prendiamo poco dopo e col quale andiamo (100 bath cad.) fino all’aereoporto. Arriviamo in perfetto orario e dopo avere pagato la tassa di uscita (500 bath a persona), lasciate le valigie (che pesano parecchio più che alla partenza) al check-in, riconvertiti i bath residui in euro e spesi gli ultimi spiccioli, finalmente ci rilassiamo sulle poco comode poltroncine della sala partenze in attesa del nostro volo che ci porterà a casa.
Se volete leggere tutto il resto del diario, vedere foto, avere altre informazioni, consigli e notizie sulla Thailandia, visitate il nostro sito www.Studiopasquali.It/thailandia/index.Htm … E buona vacanza nel Paese del Sorriso.
Ciao a tutti Gigi e Cristina.