Dodici giorni di safari in Tanzania, diario
8 agosto 2006 Partiamo per l’interno. Ovunque incontriamo Masai, i custodi di tutto il bestiame del mondo, guerrieri designati da Dio.La gente è bella, fiera, elegante nelle masai covers, le “shuka”, per i maschi colorate dal rosso al viola, a quadri, a righe…E’ gente cazzuta, sa il fatto suo. Ce la faranno, sempre. Il paesaggio cambia repentinamente, diventa maestoso ed immenso. Arriviamo al Twiga Bungalows di Mto Wa Mbu, un posto carino e ben tenuto. Intorno a noi colori, fiori, persone, bambini, Masai, scolari in divisa, tutto esprime gioia. Il pomeriggio entriamo nel Lake Manyara National Park, col nostro fuoristrada dal tetto apribile. Vediamo scimmie blu, cercopitechi, babbuini, impala, dik-dik, uccelli di tutti i tipi, miriadi di elefanti, 12 giraffe, vari bufalo cafro, gnu, facoceri, ippopotami in un lago e all’asciutto, e baobab, piante, campanule blu, terra rossa, montagne verdi, savana gialla, fenicotteri rosa, trampolieri azzurri e acque argentate, e luce, sole, imbrunire…La sera giochiamo a carte, al lume di candela (in genere tolgono la corrente dalle 12 alle 5 del mattino), tutto è respiro e riposo.
9 agosto 2006 Secondo game drive nel Manyara N.P., dove entriamo alle 8 delo mattino, mentre i bimbi vanno a scuola in fila e i Masai con i loro bastoni vanno in bici diretti alle loro occupazioni. E’ il risveglio, il dopo-caccia, gli elefanti si stanno nutrendo, come tutti, i babbuini vivono la loro vita sociale, le mandrie di bufalo cafro trottano incazzose nella pianura di Hot Springs, vicino a una sorgente di acqua bollente, appunto. Si fa toelettatura di gruppo, si fa sesso, si litiga, si mangia, si sta all’ombra, gran vita gli animali qui! E noi andiamo, andiamo…Io filmo qualcosa, ma mi piace guardare, stare in piedi e sporgermi fuori, e scrutare le tracce, annusare i profumi e gli odori della foresta, tornare alla vita essenziale. Cibo semplice e in quantità sobria, dormire presto, svegliarsi presto, qualche alcolico “sciacquabudella” e ascoltare gli uccelli e la musica africana in sottofondo. Nel pomeriggio ci trasferiamo a Karatu, un villaggio di terra rossa molto affascinante, belli i giovani, un po’ persi gli anziani. Si trova molta roba usata lasciata dai turisti. Mathy, un giovane di 21 anni, ci fa da guida nel villaggio, ci porta al mercato e in vari posti e ci presenta i suoi amici, insegnandoci qualche altra formula swahili. Al Crater Rim View Inn, dove alloggiamo, la sera c’è uno spettacolo di giovani danzatori nel giardino. Brindiamo con il Konyagi, una specie di gin locale, molto buono. 10 agosto 2006 Alle 6.45 partiamo per il cratere di Ngoro-Ngoro.Piove. Mentre saliamo c’è un nebbione che mi mette di pessimo umore(ancora non so che è dovuto all’umido della jungla e che si dissolverà presto). Infatti Paul dice che nel fondo del cratere avremo il sole, e così è. Ai bordi vediamo tanti Masai con le loro mandrie sterminate. Nel cratere c’è di tutto: la grande migrazione degli gnu, migliaia di zebre, struzzi, un leopardo, aquile, gazzelle di Thompson, di Grant, elefanti, uccelli e fenicotteri rosa…Mi commuovo alle lacrime quando vedo i nostri primi leoni, due giovani esemplari, che vengono ad accoccolarsi sotto la nostra jeep; e, dulcis in fundo, solo, potente e scontroso, un rinoceronte nero in mezzo alla savana gialla. La sera arriviamo allo Ngoro-Ngoro Sopa Lodge, che è un vero spettacolo. Dà sul cratere, c’è il tramonto, è davvero emozionante. Lo stile è anni 60 elegante, la sala lounge è indimenticabile, insomma è tutto un gran divertimento.
11 agosto 2006 Partiamo per la Malanja Depression, dove è in programma la visita ad un villaggio Masai. D’accordo, niente commenti, saranno anche stati un pochino pronti per accogliere dei turisti, ma che male c’è? Sono così belli, fieri, con la loro struttura sociale così interessante e la loro storia così sofferta, che non c’è niente da dire, solo imparare, fare amicizia, parlare con loro (con alcuni di essi sono in costante contatto via mail) . Ci si lascia incantare da questi guerrieri saltanti, da queste donne cantanti, dai bambini che ti abbracciano…Nel Boma abbiamo visto le case, le danze, la scuola, il figlio del capo, i Maranji (giovani adolescenti guerrieri). Non dirò i nomi di coloro con i quali sono in contatto, posso solo dire che mi sento onorata ed è una grande soddisfazione. Proseguiamo nell’Africa delle ombrellifere, fino al confine tra Ngoro-Ngoro e Serengeti. Vediamo tra l’erba un leopardo.Entriamo ufficialmente nel Serengeti. Il pomeriggio è di leoni, elefanti bellissimi, la sera i dik-dik ci vengono a mangiare davanti al meraviglioso Serengeti Serena Lodge, che dà sul Siringet (in masai=piana senza fine”), sotto un tramonto di fuoco.
12/8/2006 Alle 8 del mattino durante il game drive vediamo, uno dopo l’altro, due grossi leopardi di infinita bellezza. Alle 11 è il momento del ghepardo. Vedere un ghepardo correre “live” a pochi metri da voi è la cosa più bella che vi possa capitare di vedere in un safari. Questo dà la stura alla fortuna. Eccone un altro. E’ PIENO DI GHEPARDI!!! Il pomeriggio andiamo verso il Nord del Serengeti, intricato e selvaggissimo, tutto di corse e nuovi animali. Dormiamo allo Mbalageti Serengeti, lodge assai affascinante, che dota tutti gli ospiti di un bastone con l’anima di lama. Sarà colore, ma lo portiamo con noi per raggiungere il luogo dove servono i pasti. Siamo in mezzo al nulla, ed è quello che volevamo.
13 agosto 2006 Ci trasferiamo nella Lobo area, e per la prima volta il mio compagno di viaggio ed io “bigiamo” un game drive al pomeriggio, un po’ per riposarci, un po’ perché vale la pena: c’è una piscina scavata in un Kopje, pietra naturale locale, che si affaccia sulla vallata, e stando fermi lassù possiamo vedere un folto gruppo di elefanti, molte zebre, gnu, gazzelle di Thompson e di Grant e…Al tramonto 3 bufali che fanno il bagno in una pozza d’acqua. Dopo cena altre danze, eseguite da un gruppo di ballerini veramente belli e bravi. 14 agosto 2006 Sveglia alle 5,30 per un game drive all’alba che dà i suoi frutti:a parte la bellezza del colore così delicato e poi sempre più deciso, dopo poco, nel folto, un grosso leopardo in caccia. Emerge dalla savana e attraversa la pista proprio davanti a noi. 30 secondi prima o dopo e l’avremmo perduto. Riesco a seguirlo bene con la videocamera, è un vero colpaccio e sono fiera. Al ritorno passiamo lungo il fiume Seronera, tornando verso sud, siamo nel cuore pulsante del Serengeti, a 60 km c’è Mugumu,il villaggio di Paul, la nostra guida. Vediamo il maestoso accoppiamento di un paio di leoni sotto un fig-tree, l’albero sacro ai masai; dulcis in fundo, lasciando il Serengeti, un gruppo di 5 leoni, 2 maschi, una femmina e 2 cuccioli deliziosi. Lei trasporta i piccoli con la bocca nel folto, e finché non è arrivata i maschi camminano LENTISSIMAMENTE davanti alla jeep, come per obbligare ad andar piano. E’ un miracolo stupendo. La sera alloggiamo al Bouganville safari Lodge, un posto veramente ottimo.
15 agosto 2006 Andiamo in esplorazione, a caccia coi boscimani. Questo gruppo etnico, unico nel suo stile, vive nella foresta ed è assolutamente privo di fronzoli; ha solo il necessario, che si riassume in arco, frecce, pochi utensili, pelli di kudu, niente tetto. Tiriamo con l’arco con loro, e quando tocca a noi donne gli uomini della tribù ridono a crepapelle. Nota: vedo nel sito un racconto tutto sui bushmen, perciò non mi dilungo, se non per dire che regaliamo ai loro bimbi il frutto del baobab, raccolto imitando i loro padri sedicenni, ed è come se fosse tutta una pasticceria…Poi raggiungiamo un’altra tribù, i Dathoga, sempre con il nostro interprete che è veramente in gamba, e fraternizziamo molto con queste persone che sono veramente gentili e pazienti nello spiegare e nell’ospitare questi visitatori…Quale ferragosto migliore? La sera al Bouganville safari lodge giochiamo a carte con tutto lo staff, dal barman, Francis, alla ragazza dello “store”, Dina. Giochiamo a “dernière”, se non lo conoscono lo imparano in pochi minuti, è una seratona dove tutti ridono, si prendono in giro e si danno pacche sulle spalle.
16 agosto 2006 Arriviamo al Tarangire National Park, il parco dei baobab e dei cuccioli, e degli elefanti più grandi. I babbuini assalgono la gente per rubare i cestini dei pranzi. Uno spasso. Vediamo tanti elefanti in grossi branchi, molti nuovi nati, uccelli stupendi, il kudu, le antilopi d’acqua coi piccoli…Il game drive dura tutto il giorno, è molto bello e abbiamo un’infinità di foto e riprese ottime, ma la sera siamo davvero stanchi. Nel Lodge del Tarangire dopo cena guardiamo le stelle, tutte nuove, la Croce del Sud, una stella cadente… 17 agosto 2006 2° game drive nel Tarangire. Vediamo un gruppo di 4 leoni, un’aquila pescatrice, manguste, pellicani, voli di ibis, tanti elefanti…Nota sui nostri cestini (mangiamo sempre al sacco, e resta sempre molto): Paul sa sempre a chi darli, a chi destinare il pollo, i dolci, il cioccolato…Ragazzi e bambini dei villaggi, lavamacchine, guardiani. Nessuno si sente offeso, e non è disdicevole regalare perfino una mela (qui è un frutto importato dal Sudafrica, e non tutti possono permetterselo). Anche quando torniamo ad Arusha regaleremo tante cose ai bambini del sobborgo: le nostre nike, sciarpe di seta, asciugamani colorati… durante questo viaggio ti rendi conto del superfluo che spesso hai, al di là del materiale tecnico che ti serve. La sera ceniamo tutti insieme in stile locale, come il primo giorno, con le mani, carne, ugali(una polenta bianca molto soda) , verdure e konyagi (ricordate? Il gin locale). Domani è l’ultimo giorno.
18 agosto 2006 Oggi facciamo un safari a piedi nel parco nazionale di Arusha, che è bellissimo e molto verde, alle falde del Kilimangiaro. Appena entrati ci capita di soccorrere una jeep rovesciatasi per la rottura di un semiasse, piena provviste, di uomini, di donne, giovani, anziani, un bambino, tutti lavoranti del parco. Mentre i maschi rimettono dritta la jeep io corro a prendere garze e tintura di iodio per medicare le ferite e le abrasioni delle donne e del piccolo, che avrà un anno: lui ha un orecchio sbucciato e un taglio in testa, superficiale. Picchietto e soffio, lo iodio brucia, lo so, ma il piccolo invece di strillare piega solo un pochino la testa. Mi odio per non avere altre bende, l’anziana ha un piede gonfio e me lo indica, ma non posso far niente per questo…Ho solo garze, cerotti e iodio, lascio tutto a loro. Sta arrivando una jeep di appoggio. Ci salutiamo. Il ranger armato che ci accompagna si chiama Mishi, ha un bel viso e dà sicurezza, anche se io, comunque, non ho avuto paura, mai. Vediamo facoceri, giraffe appena nate, bufali da abbastanza vicino, e arriviamo alle cascate Tululusia, dove Mishi ci offre sigarette al mentolo. Ripreso il game drive in jeep ecco il Kilimangiaro con le sue nevi. Facevamo bene a non preoccuparci…Vediamo 2 laghi zeppi di fenicotteri rosa che continuano ad arrivare in volo; ippopotami; scimmie guereza (bianche e nere, pelo lungo e coda vaporosa); è ora di andare all’aeroporto. Il Kilimangiaro, che temevamo nuvoloso, invece si apre limpido con le sue nevi, come in un abbraccio di saluto, commovente, e si lascia guardare, bellissimo.
Monica Zullo