I colori della Provenza
Ora capisco perchè questa terra è riuscita a rapire per lungo tempo pittori come Matisse, Cezanne, Monet, Renoir, Van Gogh, Chagall, Mirò, Modigliani. Prima di visitarla l’avevo rappresentata nella mente per mezzo delle loro tele ed è esattamente così che l’ho scoperta: affascinante, colorata e profumata. Sì, è proprio il luogo ideale...
Ascolta i podcast
Ora capisco perchè questa terra è riuscita a rapire per lungo tempo pittori come Matisse, Cezanne, Monet, Renoir, Van Gogh, Chagall, Mirò, Modigliani. Prima di visitarla l’avevo rappresentata nella mente per mezzo delle loro tele ed è esattamente così che l’ho scoperta: affascinante, colorata e profumata. Sì, è proprio il luogo ideale per appagare i cinque sensi: l’infinità di fiori colorati accarezzano la vista; i vini profumati e i piatti aromatici gratificano lo spirito; il vento tiepido ti fa toccare il mare anche dove non c’è e ti fa ascoltare un concerto smisurato di rane che accompagnano la notte. In mezzo a quella gente gioviale, tra quelle case con i tetti che ridono, con quella virgola luminosa nel cielo, ho ritrovato un mondo antico, quasi scomparso, caratterizzato da piacevoli visioni: i davanzali mostrano con orgoglio le vivaci fioriture, mentre le persiane sorreggono mazzi di lavanda, rosmarino o aglio; le numerose gallerie d’arte richiamano curiosi e appassionati con quadri dai colori tipicamente provenzali: viola, giallo, verde; i variopinti banchetti dei fruttivendoli riportano ancora i prezzi scritti con il gesso sulla lavagna e le “creperie” diffondono nell’aria golosi profumi di zucchero. È lì che i colori si mescolano e ricordano ovunque la tavolozza degli artisti, lì, tra infinite sculture disseminate ad ogni angolo, lì, avvolto nell’onnipresente profumo di Gelsomino, puoi bere un “aperitif” al tavolino di un bar a St. Paul de Vence e ritrovarti dentro ad un quadro di Cezanne: un vaso blu traboccante di fiori appoggiato su un tavolino rosso, una cappelliera in ferro con appesa una paglietta giallognola o una tazzina da caffè, bianca e solitaria, alla luce di una finestra aperta sull’orologio azzurro della torre campanaria; invece in un “restaurant” di Eze è facile ritrovare momenti rubati al pennello di Matisse: rossi dominanti, fiori in tinta con la tappezzeria, abiti folli e coloratissimi, rasi cangianti tra un trionfo di stoffe provenzali, dai muri alle tende; mentre muoversi tra le vie strette e lastricate di Grasse, intrise dai mille profumi di Fragonard “le grand parfumeur”, mi ha fatto rivivere con spontaneità la storia narrata nel romanzo di Patrick Süskind “Il Profumo”, in quel luogo tutto richiama la vita di Jean Baptiste Grenouille e alle sue vicende più o meno gradevoli connesse al mondo dei profumi. La Provenza, dunque, mi ha fatto guardare un pezzo di Paradiso, guadagnato anche senza tanta fatica.