Finalmente ho realizzato il mio sogno
18/12/2006 Partenza da Catania ore 6,30 volo Alitalia destinazione Roma nel bel mezzo di un gelido acquazzone di quelli che per motivi di visibilità inferiore a 800 metri, non si è autorizzati al decollo. Dopo circa 30 minuti sulla pista in attesa del giusto squarcio, finalmente si decolla. Altro intoppo a Fiumicino dove il volo, sempre Alitalia, per Caracas subisce oltre tre ore di ritardo a causa di un non meglio precisato sciopero del catering. Ma non importa, già assaporavo l’arrivo a destinazione e mi immaginavo l’emozione di rimettere piede in Venezuela. Dopo 10 ore e 50 minuti di volo, un misero pranzo probabilmente destinato ad un’altra compagnia (roba improponibile per i nostri palati) ed una cena composta da un set di merendine, finalmente atterriamo a Maiquetia all’imbrunire. Tutta la stanchezza accumulata (in Italia erano le ore 23,00) si è dissolta al contatto del clima torrido e umido dell’aeroporto. Caracas, situata in una vallata a circa mille metri di altitudine, dista una trentina di km. Da Maiquetia ed in linea di massima la distanza si potrebbe percorrere in un’oretta via autostrada. A causa, però di una frana avvenuta parecchi tempo fa ad un ponte proprio alle porte di Caracas, la città è rimasta dall’aeroporto e dal litorale tutto. Per questo sono in corso i lavori di ricostruzione del collegamento e nel frattempo si percorre l’ultimo tratto di autostrada su una singola carreggiata in ogni senso di marcia (la trocha). Per salire a Caracas, quindi o decidi di fare la vecchia strada (la carretera vieja) che attraversa nel bel mezzo la malfamatissima zona dei ranchos, o ti immetti nel serpentone di auto che a imbuto si passa dalla trocha e puoi anche raggiungere Caracas in 3 o 4 ore. Ovviamente deciderai per l’autostrada e quindi armati di pazienza. Giungendo di sera a Caracas non potrai fare a meno di ammirare le colline costellate da innumerevoli lucine. Sono appunto i ranchos, le casette tipo bidonville che incorniciano la città nella parte nord e ovest. I visitatori paragonano il paesaggio notturno ad un presepe. 19 e 20/12/2006. Caracas. Una serie infinita di emozioni, la visita alla scuola Agustin Codazzi da me frequentata per circa 12 anni (dalle elementari al liceo scientifico), al Centro Commerciale Sambill, al quartiere dove ho abitato per 17 anni, alle principali piazze già frequentate. Ho trovato la città pulita, attrezzata, accogliente, e soprattutto civile. Si, civile, avevo lasciato un paese sporco e disorganizzato. Consiglio la visita di “El Hatillo”. Si tratta di un paesino, sempre in Caracas, nella zona sud-est, specializzato in trattorie e articoli artigianali. Vale la pena di visitarlo, anche perché la vastità di articoli che lì si trovano (consiglio il negozio Hansii), non li troverete né nella quantità, né allo stesso prezzo, in nessuna altra parte della città. Lì non potrai rinunciare a mangiare il piatto tipico venezuelano, el pabellon, composto da riso, carne arrosto e insalata, ed al quesillo (dolce).
21 e 22/12/2006. Il Paradiso. Partenza ore 7,30 direzione Chichiriviche che dista circa 300 Km. Da Caracas. Arrivo dopo 4,30 di viaggio alla Posada Riviera. Magnifica accoglienza, bellissima posada, arredata in maniera essenziale ma originale (sembrava di stare nel villaggio dei Flintstone), pulita ed efficiente. La direzione, come da copione, procede alla prenotazione di una lancia per uno dei Cayos. Non avevo ben capito come dovesse avvenire il trasferimento, e soprattutto perché dovevo andare ad un cayo (isoletta) essendo la posada sul mare ed in mezzo alla palme, ma sinceramente poco mi importava. Dopo una mezz’oretta durante la quale ci siamo goduti la collezione di conchiglie della posada, è arrivato un ragazzo che ci ha condotto alla lancia. Sembrava di interpretare “l’isola dei famosi”. Ci siamo accomodati sulla lancetta e siamo partiti alla volta del cayo più vicino Cayo Sal. Mi è sembrato di sbarcare in paradiso. La spiaggia bianchissima, le palme ondeggianti al vento deciso ma piacevole, il sole caldissimo e l’acqua fresca quanto basta. Bastava affondare le mani sotto la sabbia quasi impalpabile per tirare su conchiglie alcune vuote altre piene, coralli, ma anche tappi di bottiglie (perlopiù di birra) bevanda molto gettonata sulla spiaggia assieme al rum, al wisky e a qualunque cosa fredda ed alcolica che avrai prima messo dentro il frigo portabile ben pieno di cubetti di ghiaccio preparato con cura dalla direzione della posada. Non ci sono parole per descrivere il panorama e la serenità che tutto il contesto ti genera. All’arrivo decidi quando pranzare e quando ritornare. Tutto il meccanismo è perfettamente organizzato e regolato e non ti resta che attendere che le cose vadano per come te le hanno organizzato. Ti serviranno il pesce ed il contorno proprio davanti al tuo ombrellone con puntualità svizzera. Unico neo in questo angolo del paradiso è rappresentato dalle zanzare. Atroci e insistenti anche all’insetticida. I miei collaboratori in Italia, quella sera, mi hanno riferito dell’ondata di freddo intenso che stavano subendo. Noi, invece, eravamo intorno ai 30°. Il giorno seguente abbiamo scelto di visitare Cayo Muerto, e lo abbiamo trovato più bello di quello di ieri, ma questa volta, essendo più lontano, abbiamo visitato altri cayos. Dopo aver pranzato e rientrato a Chichiriviche, ci siamo rincamminato verso Caracas.
23 – 25/12/2006 Anaco. Partenza ore 11,00 per Anaco (400 Km. Circa ) dove siamo arrivati verso le ore 18,00. Il viaggio è stato piuttosto lungo e affaticante in quanto, nonostante la distanza non fosse proprio tantissima, la strada però non è molto confortevole. Anzi l’autostrada, pur con regolare pedaggio, è piuttosto fatiscente e talvolta ti imbatti con buche megagalattiche per nulla segnalate. Il paesino è famoso in quanto sede dell’estrazione e distribuzione del gas in tutto il Venezuela. Siamo accolti con grande affetto dai nostri parenti con i quali festeggiamo il Natale. Anzi ci hanno anche organizzato il compleanno di mia figlia che il 24 compiva 17 anni. La cena della vigilia è stata preceduta da un digiuno (si fa per dire), in quanto fino alla mezzanotte scorreva solo la birra ed il rum. Devo però ammettere che nessuno dei nostri commensali, per quanto avesse bevuto, si è ubriacato o ha detto segno di esserlo. Mi hanno spiegato che loro imparano a bere da piccoli, anzi lo insegnano ai loro figli, in modo di imparare a capire quando è il punto di smettere. Dopo la mezzanotte finalmente si è passati alla cena in perfetta tradizione venezuelana, e cioè a base di hallacas, insalata di gallina, ed altre specialità locali. Il giorno dopo, il 25 il pranzo è stato più italiano, a base di lasagne al forno e involtini.
26 – 28/12/2006 Isola di Margarita. Bellissima perla in mezzo alle perle, l’isola di Margarita oltre che ad essere la solita isola tropicale tutta spiaggia e palme, è una zona libera da imposte, quindi paradiso commerciale. Devo ammettere che non avevo ancora fatto il confronto con i nostri prezzi, ma dopo il rientro a Caracas mi sono reso conto della convenienza per i venezuelani ad acquistare a Margarita. Non tentare di acquistare prodotti tecnologici, in quanto, anche a Margarita, dalle macchine fotografiche ai giochi, costano molto di più che in Italia. Siamo arrivati da Anaco via Puerto La Cruz, (100 km) dove alle ore 6,00 abbiamo preso la prima corsa del catamarano Conferry e siamo arivati a Punta de Piedras alle ore 8,30. Da lì breve trasferimento a Porlamar dove siamo abbiamo alloggiato. La città non è bella, anzi proprio caotica e bruttina, ma è il paradiso commerciale. Abbiamo quindi subito approfittato per fare acquisti, e ci hanno consigliato il Sambill. Ottima scelta, anche perché nei centri commerciali ci fai di tutto ed il Sambill davvero offre qualunque cosa cerchi. Approfitta ad acquistare perle nei negozi specializzati. Sono sicuramente originali, garantite ed abbordabili per tutte le tasche. Ho acquistato perle in altri paese, specie Spagna, ma belle come quelle di Margarita è difficile trovarle a quei prezzi. La vera giornata di relax è stata quella del 27. Di buon mattino ci siamo recati alla fermata del taxi destinazione La Restinga. Durante il trasferimento abbiamo concordato il resto dell’itinerario con il taxista, ed è stata un’ottima scelta. Infatti ci ha condotto in lungo ed in largo per l’isola, ci ha atteso alle nostre soste, ci ha intrattenuto con i suoi racconti, il tutto con un costo (meno di 100.000 bolivares) inferiore all’affitto di una vettura (150.000). La Restinga è una laguna di acqua salata nella quale sorgono boscaglie di mangrovie. Tra le radici di queste piante si insediano le ostriche perlifere, le stelle di mare, ed una marea di generi di granchi e animali vari. Dopo una ventina di minuti di passeggiata in mezzo ai canali naturali, si arriva alla spiaggia vera e propria dove verrai accompagnato ad un ombrellone e dove prenoterai il solito pranzo. Se c’è una cosa che i venezuelani hanno imparato è quella di sapere trattare i turisti come loro intendono essere trattati. Qui, sinceramente, il pranzo è stato deludente, il pesce era certamente surgelato, cosa gravissima per un posto di mare di fronte all’oceano. Dopo il pranzo siamo ritornati alla lancia che ci ha riportati al terminal dove ci attendeva il nostro amico tassista. Siamo quindi partiti per la spiaggia di “El Yaque”. Si trova a ridosso dell’aeroporto ed è il paradiso del windsurf grazie al vento sempre sostenuto. Abbiamo concordato con il tassista che era il caso di pranzare qui e non a La Restinga. Il giorno seguente, dopo una breve ma dovuta toccatine all’ultimo centro commerciale, siamo partiti alla volta di Punta de Piedras per prendere il catamarano alle ore 15,00. Peccato che, a causa della solita “temporada” come si chiama lì il periodo di massimo afflusso di turisti, il traghetto è arrivato alle ore 18,00 e ad Anaco siamo arrivati in piena notte.
29 – 30/12/2006 Abbiamo approfittato per riposarci e per meglio approfondire le abitudini culinarie e paesaggistiche del posto. Purtroppo, essendo il paese lontano dal mare, il pesce arriva una volta la settimana.
31/12/2006 San Silvestro. Da Anaco ci siamo recati a Lecherias (120 km) per festeggiare l’ultimo dell’anno da parenti dei nostri ospiti. Avevamo pensato che forse ci avrebbero fatto attendere la mezzanotte per cenare, ma questa volta abbiamo sbagliato. E’ vero che la cena viene preceduta da fiumi di birra e altre sostanze alcoliche, ma almeno la cena deve essere consumata entro la mezzanotte. Poi tutti a ballare e a divertirsi fino al mattino seguente.
01/01/2007 Dove vai il primo dell’anno in un paese tropicale se non dormi dopo i bagordi della notte? Ma certamente al mare. E allora via a visitare il Paseo Colon a Puerto La Cruz, i vari lidi ed altre attrazioni prima del rientro ad Anaco in serata.
02/01/2007 Giornata di riposo e comiatto. Stiamo per lasciare i nostri parenti con cui abbiamo condiviso le emozioni delle sante feste per rientrare a Caracas.
03/01/2007 Per evitare di farci il viaggio di ritorno in macchina o peggio, in autobus che, anche se molto confortevole, sinceramente doveva pur sempre viaggiare su quelle strade e a velocità folle, abbiamo ben pensato di rientrare a Caracas in aereo. Quindi siamo partiti da Anaco alla volta di Barcelona (100 km.) da dove in neanche 40 minuti di volo eravamo già a Maiquetia. Certo, dovevamo passare dalla solita trocha, e dovevo ancora una volta convincere il tassista che non era mia intenzione prendere la carretera vieja, ma tutto sommato siamo giunti a Caracas ben riposati.
04 – 05/01/2007 Riposo totale. La stanchezza di un viaggio piuttosto lungo e molto lontano da casa incomincia a farsi avanti insistentemente specialmente tra i miei figli a cui mancavano il loro pc, la loro ps ed i loro amori. Ma ormai manca poco per rientrare.
06/01/2007 El Avila. Non potevamo lasciare il Venezuela senza visitare El Avila. Si tratta di un serro, come viene lì definito, alto 2000 metri e si raggiunge attraverso una teleferica con un viaggio di circa una ventina di minuti. Solita lunga fila, anzi non avevo ancora detto che se c’è un popolo che rispetta le file è proprio il venezuelano. Non sarai mai sorpassato in una fila, anzi, se lo fai tu, verrai subito ripreso a gran voce. Dicevo, la solita fila anche di un’ora e più, per fare il biglietto, piuttosto caro, per salire in gruppi di otto in ogni cabina. Il tragitto è decisamente bello ed emozionante, i panorama mozzafiato, il passaggio tra un traliccio e l’altro sensazionale. Emozioni da provare e se per caso, come spesso avviene, si alza una leggera brezza, ed oltre che a salire o scendere inizi a dondolare a quell’altezza, allora il divertimento è più che garantito. Al Avila puoi pranzare o spiluccare il tradizionale pernil (la porchetta), le fragole con la panna, ed i churros . Sei a 2.000 metri e quindi anche se ai tropici, la temperatura è decisamente fresca. La visita non può prescindere dal palazzetto della pista sul ghiaccio. 07 – 08/01/2007 Ormai il viaggio volge decisamente alla fine. Dedichiamo le giornate agli ultimi acquisti ed apprezzi sempre di più i Centri Commerciali. Lì paghi la bolletta dell’acqua, ci sono le banche, le assicurazioni, i bar, i ristoranti, ma soprattutto i parcheggi. Sono dei veri e propri quartieri e soprattutto sicuri. Quasi tutti gli esercizi hanno infatti la loro vigilanza privata, ed il Centro Commerciale è vigilato agli ingressi, ai piani, ed in ogni dove da apposito servizio. 09/01/2007 Partenza prestissimo anche se il volo è previsto per le ore 15,00. La solita trocha preoccupa più del solito. Alle ore 12,00 arriviamo all’aeroporto e solo lì ci comunicano dall’Italia che l’Alitalia ha accumulato ritardi di molte ore. Dopo molto attendere finalmente ci ufficializzano il ritardo. Solo 8 ore. Anche quelle estenuanti ore sono passate e sono state dimenticate, ma quello che penso difficilmente potrò dimenticare , oltre a tutto il viaggio, è il decollo da Caracas. Avevo anch’io ormai tanta voglia di ritornare a casa, ma in quel preciso istante il mio cuore soffriva al vedere lasciare il suolo venezuelano, e non ho potuto trattenere le lacrime.