Malta mon amour
Eppure ultimamente il destino mi portava sulle vie di Malta, facendomi incontrare in aereo il Primo Ministro Maltese che tra l’altro è molto simpatico e alla mano e facendomi scoprire un’appassionato di “Maltesers”, dei cioccolatini inglesi che con Malta dividono solo il nome. Mmmm… Qualcosa mi diceva che prima o poi ci sarei andato… Ed infatti, arriva puntuale come ogni anno, l’inverno.
I giorni di vacanza sono pochi, i soldi pure, l’umore pessimo, fuori fa freddo e così mi dico “devo partire”.
Il mio corpo bramava calore ( e non solo climatico…) Ora, siccome non volevo fare ore ed ore d’aereo, mezzo Mondo viene tagliato fuori. L’altra metà invece viene tagliata fuori visto che fa freddo, così in lista rimangono pochi e sporadici Paesi: Iran, Iraq, Arabia Saudita, Libia o Malta.
Diciamo che Malta mi dava un po’ più di sicurezza…
Quando atterro all’aereoporto di Luqa mi viene un dubbio atroce però e nella mia mente s’insinuano le idee peggiori “avrò fatto bene?” “Siamo davvero a Malta?” “Ce l’ho il montone con me?”.
Infatti nuvoloni grossi e neri mi danno il benvenuto appena sceso dalla scaletta e sicuramente faceva più caldo a Londra che non li. Non era un buon inizio.
L’aeroporto di Malta è grosso più o meno come casa mia. Metro più metro meno.
Meglio, così le formalità doganali vengono sbrigate velocemente e così mi posso subito dirigere a La Valletta, la capitale.
La mia guida dice di prendere il bus numero 8 appena fuori gli arrivi, e così faccio.
Mentre attendo pazientemente l’autobus vengo avvicinato da un tassista dal forte accento Russo che, con un sorriso hollywoodiano, mi dice che ha deciso che deve portarmi dove voglio.
Lui ha deciso. Peccato che invece che io abbia altri progetti, che francamente non devono molto interessare il tassista in questione.
Così declino gentilmente l’offerta. Ma il mio tassista non molla la presa, insiste per offrirmi un ottimo prezzo, un servizio porta-porta, mi chiama pure “my brother!”.
Quasi quasi stava facendo una breccia nel mio cuore, non so voi ma io sono sensibile all’affetto disinteressato, ma per l’ennesima volta declino l’offerta.
E al mio rifiuto mi lascia con un “then wait for your bloody bus!” dicendomi poi anche delle cose in Russo che non avevano un suono amichevole e se ne va via offeso.
Pensare che mia aveva pure chiamato “my brother!”. Non posso credere che ho buttato via così una nascente amicizia, ma non ho nemmeno il tempo di sentirmi colpevole visto che arriva il bus, che quasi, se non mi sposto rapidamente, mi centra in pieno.
Pian piano il paesaggio Maltese scorre via velocemente davanti ai miei occhi ed è strano essere qui. E’ un melting pot di suoni, colori, atmosfere. Si vedono cabine telefoniche tipicamente inglesi ergersi davanti a palazzi di stile moresco, gente mangiare arancini per strada, ragazzi parlare una lingua che suona come un misto tra il dialetto siciliano e l’arabo, ed il bello di Malta è proprio questo: è un crocevia di mondi diversi, anglosassone,mediterraneo, arabo.Fusi insieme in un’unico stile.
Non so perchè, però Malta ha anche quel qualcosa di anni 80, e questo pensiero mi ritornerà in mente più volte durante il mio viaggio. Arrivato alla stazione degli autobus mi spingo a cercare il B&B “Asti” , che mi ospiterà per un paio di notti, e strano ma vero, non mi perdo nemmeno durante la ricerca e lo trovo al primo colpo.
Una cosa inusuale per il sottoscritto.
Il B&B è molto ben locato, si trova praticamente vicino a tutto quello che c’è da vedere, ma mi renderò conto solo dopo, che viste le dimensioni di La Valletta, tutto è vicino a quello che c’è da vedere.
Mrs. Galea, la proprietaria, assomiglia vagamente alla mia maestra delle elementari per via di quei capelli cotonati e gonfi tipo Nicoletta Orsomando e di quegli occhi piccoli e curiosi, e quindi m’ispira subito simpatia. La casa, anzi il palazzo dove mi trovo ha 350 anni di storia sulle spalle ed è un labirinto costruito in verticale. Per arrivare alla mia stanza devo fare ben 8 rampe di scale! Non facevo una fatica così da quando ero andato sulla Muraglia Cinese.
La stanza è molto minimalista: 1 letto sfondato, 1 armadio, 1 lavandino e 1 sedia ma almeno è pulita. E poi ho un qualcosa per i posti dilapidati: hanno quel non so chè di melanconico e costano poco.
Una cosa di cui non mi ero reso conto è che la stanza confina con il bagno e, ahimè, la porta non è delle più spesse, così riesco a sentire tutti i vari rumori emessi dagli altri ospiti. In effetti, calcolando che non ho la televisione in stanza, almeno ho qualcosa da fare.
E con questo pensiero sono andato a letto.
GIORNO 2 Appena sveglio scendo dal letto tutto eccitato come un bambino il giorno di Natale, vado ad aprire la finestra e… L’emozione dura solo un secondo: il cielo è ancora scuro e minaccioso.
A saperlo uno andava in Irlanda…
Scendo a fare colazione e sorprendo Mrs. Galea che sta cucinando: zucchine ripiene.
Oddio, come colazione mi sembra un po’ pesantina, speriamo non le serva ora! Ma se questa è la colazione cosa mangiano in questa casa per pranzo?? Mentre mi racconta del suo colesterolo vengo rapito dal suo modo di cucinare, molto sbrigativo, efficace.
Con quelle mani sventra le zucchine, le riempie di carne ed aromi e le getta in un pentolone di acqua bollente. Ad essere sincero a vedere quel ben di Dio, potrei fare uno sgarro ai miei soliti cereali Kellog’s e farmi due zucchine per colazione. Ma mentre sogno ad occhi aperti quelle prelibatezze vengo distratto da una cosa che mi sta dicendo ” cucino ora perchè domenica è Ramadan”. Ramadan??!! Ma è mica musulmana? Strano, visto che qui nell’isola sono tutti dei ferventi cattolici. E poi Ramadan è a novembre e non dura un giorno… Mmm…Devo indagare. Calcolando poi che sta guardando una specie di messa in televisione qualcosa non quadra. Scoprirò solo l’ultimo giorno che non intendeva Ramadan ma un qualcosa che suona simile e sarebbe la prima domenica delle Palme (o qualcosa del genere…Catechismo non era il mio forte) e quindi vuole osservare la santità della domenica.
Comunque, ahimè le zucchine non erano ne per me e ne per colazione, così mi siedo in una bellissima sala adornata da un grandissimo candelabro che scende dal soffitto e faccio colazione con un the bollente e dei biscotti che hanno un gusto indefinito: o sono all’anice o sono al finocchio. Non riesco a distinguere il gusto…E c’è differenza eh.
Menomale che non sono l’unico a fare colazione. M’intristice mangiare da solo e sviluppo una crisi bulimica compulsiva. A farmi compagnia ci sono due Canadesi con lo sguardo da yoghurt magro, con cui comunque scambio un paio di parole.
Prima di uscire e scoprire Malta, Mrs. Galea mi ricorda che non ha stanze libere per il sabato, il mio ultimo giorno e che quindi dovrò trovare un’altro posto.
Ma per ora non mi preoccupo, Rabat e Mdina mi attendono! Arrivato a Rabat, la seconda città di Malta, m’incammino nei colorati vicoletti, che come un labirinto mi riportano sempre al punto di partenza. Ma poco m’importa, il bello è proprio quello, camminare senza una meta fissa e scoprire ogni angolo, ogni dettaglio. E nel farlo m’invento un gioco: seguo la prima persona che ho davanti. Così mi ritrovo a seguire una coppia Inglese in età avanzata che viene subito abbandonata visto la tempistica dei loro passi e poi una massaia Maltese che piena di paura s’infila nel primo portone aperto. Fine del gioco.
E uno di questi vicoli mi porta a Mdina, che è praticamente attaccata a Rabat.
Ora, un po’ di storia. Mdina è la prima città che è stata fondata a Malta e praticamente tutti gli eventi storici più importanti, tutti i personaggi storici più famosi che sono passati di qui hanno sostato, volenti o nolenti, a Mdina. Anche qui un dedalo di vicoletti e stradine di una bellezza incredibile mi guidano alla scoperta della loro città e, davvero, non vorrei andarmene. Vorrei godermi ogni pietra, ogni scorcio ed immaginarmi tutta la storia che è sfilata di qui. Ma ahimè devo fare come un giapponese oggi, sono talmente tante le cose che voglio vedere e così poco il tempo che non posso soffermarmi troppo in un posto.
Così lascio Mdina e salgo su di un dilapidato bus che mi porta a Dingli, un posto famoso per le sue scogliere. Sinceramente, una volta li, rimpiango di esserci venuto, anche perchè queste famose scogliere non sono niente di speciale o niente che non ho già visto da un’altra parte.
Fatta la fotografia di rito rimonto su di un’altro bus e, via Valletta, vado a Marsaxlokk dall’altra parte dell’isola, e che fin’ora è il posto più bello che abbia visto qui a Malta.
Marsaxlokk, malgrado il nome che sembra una medicina, è uno dei più antichi villaggi di pescatori di tutta l’Isola, domina una baia meravigliosa e le sue acque cristalline guardano dritte verso l’Africa.
E quelle acque sono solcate da centinaia di piccole imbarcazioni colorate, i “luzzu”, la tipica imbarcazione Maltese.
Sono di qualsiasi forma e dimensione e sono colorate da tante tonalità di rosso, bianco,giallo, azzurro e ognuna ai lati ha 1 piccolo occhio, l’occhio di Osiride che serve a proteggerle.
Potrei stare qui per sempre, in silenzio a guardare questa distesa cromatica che galleggia su un mare azzurro come il cielo, con i suoi pescatori che cuciono le reti al riparo dal vento e che intonano canzoni tristi e melanconiche.
C’è una pace meravigliosa ed unica, tanto da farmi desiderare di essere una piccola goccia di questo immenso mare.
A malincuore lascio Marsaxlokk e ritorno a Valletta, dove il buio della notte è pronto ad accogliermi tra le sue braccia, e so che una volta che chiuderò gli occhi stasera, sognerò di un piccolo porticciolo e delle sue mille barche multicolore.
GIORNO 3 Stamattina dovrò lasciare questo ridente B&B e cercare un’altro posto dove dormire. L’unica opzione che mi viene in mente è l’hotel “Castille” situato qui vicino. Costa di più e non avrò il piacere di sentire rumori da bagno molesti, ma ad una certa età uno ha bisogno dei suoi confort: un bagno in stanza e una TV.
Chiamatemi borghese…
Certo, una volta vista la stanza ho un nodo alla gola, visto che vengo assalito da una moquette verde pisello che si scontra con le tende gialle e marroni e il mobilio stile “finto Luigi XIV” e già rimpiango la il mio B&B e Mrs. Galea.
In programma oggi c’è la scoperta dell’isola di Gozo, l’altra isola di Malta. ( si c’è anche Comino, ma è praticamente uno scoglio allungato e quindi non conta, non per me!).
Il bello di questo paese è che talmente piccolo (solo 36 km da punta a punta) e quindi si può girare in lungo e in largo.
L’autobus 45 mi porta velocemente a Cirkewwa e, visto l’affollamento, mi rendo conto che non sono l’unico ad avere la brillante idea di andare a Gozo.
La traversata dura 25 minuti e costeggiamo Comino prima di attraccare nella baia di Mgarr.
Mgarr si presenta con la sua piccola ma bellissima baia ma Victoria, la capitale di Gozo, mi aspetta.
Dopo 15 minuti di bus arriviamo su quella che sulla carta dev’essere una bellissima città.
Solo sulla carta però, perchè sinceramente non mi dice niente di speciale. Una volta visitata la cittadella, da cui si gode una vista a 360° su tutto Gozo non rimane che perdersi senza meta per gli interminabili vicoli della capitale.
La cosa mi riesce talmente bene che alla fine sclero e opto per salire sul primo bus disponibile basta che mi porti da un’altra parte. E la mia destinazione è Calypso bay, dove si trova la grotta di Calypso.
Indubbiamente è una delle attrazioni più famose di Gozo, la famosa grotta dove finì Ulisse dopo il naufragio e dove rimase 7 lunghi anni come schiavo d’amore di Calypso.
Ora, uno si chiederà “ma perchè poi è ritornato da Penelope? Cavolo, era uno schiavo d’AMORE!” Calypso poi era pure una abbastanza disponibile, quindi perchè diavolo ha deciso di mollarla e poi tornare da Argo e Penelope? Comunque, prima di andare a vedere questa famosa grotta mi fermo a vedere i templi di Ggantija, dei templi preistorici incredibili! Sono enormi, da qui il nome Ggantija (giganti) e hanno un fascino davvero misterioso.
Da Ggantija m’incammino verso la grotta di Calypso, una passeggiata di una ventina di minuti tra la tranquilla campagna Maltese.
E finalmente, dopo tanto peregrinare (proprio come Ulisse per rimanere in tema…) arrivo alla grotta e… Che delusione! Ci credo che sto marone ha deciso di andarsene! Mi stupisco solo che abbia aspettato 7 anni per farlo! La grotta è piccola, minuscola, scomoda e pure claustrofobica. Almeno però ha una bella vista, questo si.
Guarda sulla baia di Ramla e sulla sua famosa spiaggia di sabbia arancione, bellissima! La spiaggia mi attira veramente tanto e quindi decido di scendere a dare un’occhiata da vicino, e con un po’ di difficoltà trovo il cammino.
E’ tutto in discesa in mezzo a campi di qualcosa e da ogni angolo proviene il belare nervoso di pecore o capre. Ma ne valeva la pena, davvero, la baia è di una bellezza unica e la sabbia è davvero arancione.
D’estate dev’essere un’impresa trovare un centimetro libero di questo posto, ma ora ci sono solo io e dei ragazzi maltesi che stanno cercando di lapidare una loro coetanea. Che siano Afghani? Comunque, dovendo scegliere se guardare la lapidazione o la bellezza della natura opto per la seconda opzione. E non me ne pento, perchè porterò quel paesaggio dentro di me per tanto tempo.
Ma il tempo stringe e non voglio perdere il traghetto per Malta, così m’incammino nuovamente tra i campi di qualcosa e il belare nervoso delle pecore o capre che siano e ritorno a Ggantija, dove attendo l’autobus per Victoria.
Il viaggio di ritorno scorre veloce veloce lasciandomi alle spalle uno dei tramonti più belli che abbia mai visto: il cielo è completamente rosso e rosa e questa sarà l’ultima immagine che ho di Gozo.
Arrivato in hotel abbastanza tardi opto per gustarmi un bel film in TV, d’altronde ho un televisore apposta e posso farlo. Peccato che scopra che la TV in questione ha solo 4 canali: 2 tedeschi, Euronews in francese o 1 canale arabo. Mi sono sorbito di fila due film in Tedesco (di cui non ho capito niente visto che non parlo tedesco) e poi ho chiuso gli occhi per la disperazione.
GIORNO 4 Oggi è l’ultimo giorno in questo meraviglioso Paese e decido di trascorrerlo a Valletta godendomi ogni angolo di questa bellissima città.
Ogni vicolo è pieno di vita, di atmosfera e davvero rimango senza parole quando vedo la cattedrale di St. John. Mi è piaciuta talmente tanto che mi sono seduto in ammirazione e mi sono pure sorbito un pezzo di messa in Maltese.
Ma La Valletta non è una metropoli e così in un paio di ore la vedo praticamente tutta.
Così opto per prendere l’ennesimo bus (costano davvero poco e sono super frequenti) e vado a Vittoriosa, dall’altra parte della baia.
Anche qui, per non rompere una tradizione oramai consolidata, mi perdo in un labirinto di vicoletti colorati.
E le ore rimaste scorrono veloci, ammirando un palazzo in stile normanno e divorando un’ ennesimo “pastizzi” (una pastasfoglia ripiena di ricotta) e in meno che non si dica mi ritrovo all’aeroporto di Luqa in attesa di salire sul volo per Milano, per casa.
Sono contento di essere venuto qui a Malta, è stato davvero una sorpresa gradita assaporare la bellezza della sua natura, dei suoi paesaggi, dei suoi colori.
E già non vedo l’ora di ritornarci… SAHHA MALTA (ciao Malta!)