California, West Coast e parchi on the road
Per tutto l’inverno io mi vedevo già proiettato tre ottime settimane su un’isoletta greca tra taverne, spiagge, ozio, ouzo, birrette e mare.
Fede invece già tramava occultamente nell’ombra per organizzare questo viaggio on the road in California.
Naturalmente alla fine ha vinto lei. E la cosa che mi pesa ammettere è che aveva ragione: ne valeva la pena.
Insomma è un viaggio stupendo che consiglio a chiunque cerchi senso di spaesamento, gusto dell’infinito, strade a perdita d’occhio, natura allo stato brado, paesi fuori dal mondo, città fantastiche, scenari spettacolari, notti di motel, cene arrangiate, serate di lusso, tempo per buone letture, spiagge che ti fan segno di andare e mare da stare lì ad ammirare.
Avvertenza: Il resoconto del viaggio è diviso in due parti.
La prima è un racconto delle sensazioni essenziali del viaggio.
La seconda una scheda dettagliata dell’itinerario, delle cose da non perdere e di quelle da evitare e, soprattutto, di quei consigli utili che almeno io cerco sempre prima di partire e nessuno ti da mai, tranne voi altri viaggiatori di questo sito.
Insomma, la prima parte la potete tranquillamente saltare ed andare direttamente al dunque.
Dio esiste e respira forte.
Una settimana o giù di lì, tanto è il tempo che siamo in giro per la California.
Solo ora, però, inizio ad avvertire finalmente quello che cerco sempre in un viaggio: lo spaesamento.
Ora che Fede è di là a fare una foto, ed io sono qui, fermo, immobile, sul ciglio di una scogliera del Big Sur a contemplare il Pacifico.
Spalle al mondo.
Spalle al mio passato.
Spalle al mio presente.
Davanti solo mare, mare e poi ancora mare. E vento, che ovviamente sa di mare.
Ma non un mare così, normale. Ma un mare solenne, enorme, violento, prepotente, gelato. Un mare che non si va a navigare. Un mare che il bagno non si può fare. Un mare che stai lì, tu solo, da lontano, a guardare. Un mare che solo il vento, questo vento pieno di silenzio, ci può giocare. Un mare che non avevo mai visto: l’Oceano. L’Oceano Pacifico.
E mi piace. E penso.
E penso che alla fine ogni posto, ogni paese, ogni viaggio, è tutto in un piccolo, preciso, irrilevante particolare.
In una semplice sensazione.
In un attimo da nulla.
Puoi aver girato un anno, un mese, un giorno. Puoi aver visto e fatto di tutto. Ma se poi quando sei a casa, di nuovo sprofondato nella tua normale normalità, ti ritrovi a pensare a quel posto, a quel paese, a quel viaggio, ti assicuro pensi sempre e solo a quel particolare. Il resto è contorno.
Perché un viaggio non è tutto quello che vedi, tutto quello che fai, tutto quello che la Lonely l’aveva detto. Né è tutto quello che ti eri immaginato o tutto quello che avevi programmato prima di partire.
Il viaggio è tre o quattro immagini, non di più, che ti restano appiccicate agli occhi, ai tuoi occhi e basta. Quello che tu, solo tu, senza una ragione selezioni nella tua memoria. Quello che ti ha lasciato secco. Se c’è stato qualcosa che ti ha lasciato secco.
È sempre così. Prima di partire un viaggio è un insieme di migliaia di aspettative nascoste, di attese latenti, di speranze ottimistiche, di illusioni dolci, di sogni ad occhi aperti, di desideri di cose che saranno.
Sì, prima di partire si aspetta un grande tramonto, due occhi belli da tuffarsi dentro, un buon libro da leggere in un fiato, il silenzio del deserto, un bicchiere di troppo, un bel mare, una superba mangiata, il silenzio fondo di una montagna, il sorriso di quella ragazza che non vedrai mai più, una birra gelata su un terrazzo dopo una bella doccia, un cornetto all’alba tra strade vuote, una passeggiata notturna sotto un milione di stelle, un’estate che non deve finire mai. Insomma, si aspetta la felicità così come ognuno se l’immagina.
Ma il vero viaggio, si sa, non è quello che cerchi prima, ma è quello che trovi dopo, nel preciso momento in cui ti rendi conto che è tutto finito e si deve tornare. Nel momento in cui sull’aereo, nave, treno, macchina, bici, moto, che ti porta a casa chiudi gli occhi e ti vedi davanti quel piccolo, preciso particolare.
È come per le donne. Anche una donna per quanto bella, intelligente che sia, è sempre tutta in un particolare. Il resto è contorno. La mia Fede ad esempio, è tutta nella sua bocca. Guardi quella ed hai visto tutta lei. Tutti i suoi stati d’animo. Tutta la sua bellezza. Tutta la sua sofferenza. Tutta la sua dolcezza.
Ecco, allora, se devo dire cos’è la California, è tutta in questo posto. In questo sperduto posto in riva al mondo. Dove sotto un cielo troppo azzurro e davanti ad un mare così grande, ti scroscia addosso un vento forte, poderoso, sano, freddo, che sa di lontano. Che ti porta lontano.
Sì, la California è tutta lì, in quel vento che spazza le nuvole, sconquassa il mare e pulisce i pensieri. È in quel vento che ti fa sentire leggero. Che ti fa sentire tremendamente vivo.
La California è madrenatura. È terracielomare. È il brodo primordiale.
La California è quel posto dove tutto pulsa così vigorosamente che hai il coraggio di pensare “allora dio esiste e respira forte”.
La California, questa California, è la ‘frontiera’, è il ‘pascolo del cielo’. È il mito americano. È la fine ideale del viaggio ‘on the road’. È il paese delle possibilità per tutti. È il paese delle illusioni per tutti. È il paese delle delusioni per tutti. È il posto dove non vieni per esperienze forti con l’altro. Dove non vieni per aiutare o per conoscere realtà sociali degradate o primitive. Dove non viaggi per conoscere culture diverse. È il posto dove vieni solo per cercare te stesso. Te stesso ed i tuoi limiti. Per sognare i tuoi sogni. Per ritornare a sentirti, di nascosto, come quand’eri bambino, libero come un cane.
Silenziosa Fede mi chiama. È tempo di andare, ne abbiamo di strada da fare, non sappiamo per dove. Ma sappiamo che è venuto il momento e che si deve partire.
Ed eccoci qui ancora un’altra volta alla guida della nostra macchina dannatamente americana, pronti a rimetterci in viaggio lungo una strada anche questa dannatamente americana, attraverso un paese ed una terra così immensi, così sterminati, così smisurati che nessun altro popolo al mondo avrebbe potuto domare se non gli americani, questi uominibambini dalla risata eccessiva, assolutamente anelastici, tremendamente ostinati, irriducibilmente razionali, che ti domandano garbatamente come stai ma non vogliono sapere la risposta, che ignorano il concetto di curva, che costruiscono solo strade perpendicolari e le denominano con i numeri o con le lettere dell’alfabeto.
La radio intanto trasmette una canzone dei Pearl Jam, la strada inizia a scivolare sotto di noi, il vento, questo bel vento di California, passa per l’ultima volta da un vetro che si sta chiudendo, la velocità aumenta, il mare scompare sotto la scogliera cullando un surfista che galleggia aspettando un’onda.
Fuori, dall’altro lato del finestrino, riprende a scorrere l’America con i suoi spazi, i suoi sogni, le sue regole e le sue contraddizioni.
Dentro io sorrido leggermente, mentre Fede consulta una cartina troppo piccola.
Davanti a noi orizzonte. Orizzonte e niente.
Sono felice, e non lo sapevo
II PARTE ITINERARIO E CONSIGLI
TIPO DI VIAGGIO: Fly and drive con itinerario libero, salvo le prime tre notti a San Francisco.
LUNGHEZZA DEL TRAGITTO IN AUTO: 6.500 km.
DURATA: tre settimane.
PERIODO: agosto.
ITINERARIO: San Francisco (per molti ‘Frisco’), Wine Country, Carmel, Gold Country, Yosemite, Sequoia, Death Valley, Las Vegas, Zyon Canyon, Red Canyon, Bryce Canion, Lake Powell, Monument Valley, Grand Canyon, Yuma, San Diego, Beverly Hills, Santa Monica, Malibu.
DOCUMENTI NECESSARI: a) Passaporto a lettura ottica (per ulteriori ed aggiornate informazioni conviene consultare sempre prima di partire il sito internet della polizia di stato); b) patente e preferibilmente 25 anni, alcuni Car rental non vi noleggiano altrimenti la macchina.
DA NON PERDERE • San Francisco e il suo Golden Gate, da percorrere preferibilmente in bici per andare a Sausalito e da ammirare dal mare da uno dei barconi che vi riportano indietro con tutta la bici.
• Fendere il tratto della Highway 1 che attraversa il Big Sur a tutta velocità (nei limiti ovviamente!), finestrini aperti e con Given to fly dei Pearl Jam in sottofondo.
• Carmel e la sua spiaggia sdraiata sul pacifico.
• Il campo da golf di Pebble Beach, anche se, come il sottoscritto, non giocate a golf.
• I leoni marini e le foche che oziano, mimetizzati alla vista, ma non all’olfatto, sugli scogli di Point Lobos.
• Il Sequoia Park ed il sontuoso Generale Shermann.
• La Death Valley entrando dal lato opposto di Las Vegas: non incontrerete anima viva per ore ed ore… Dopo averla attraversata mi sono informato di quale fosse il numero di emergenza da chiamare: è il 911.
• Ammirare al tramonto i colori ed i comignoli naturali del Bryce Canyon.
• Grand Canyon, e vabbè, questo è ovvio.
• Monument Valley ed anche questo è abbastanza ovvio.
• Una salutare corsa sul lungomare di Pacific Beach a San Diego.
• Per chi si trova ad attraversare la Gold Country e vuole vedere un pezzo di vecchia america è piacevole soggiornare a Sutter Creek, al Sutter Creek hotel. Un paese di cercatori d’oro grande quanto una strada.
FOLLIE • Cena o aperitivo a San Francisco sulla terrazza dell’Hyatt all’imbarcadero o di quello ad Union Square, o al Sir Francis Drake Hotel: il panorama è mozzafiato.
• Cena o pernottamento a El Tovar nel Grand Canyon. Anche Yavapai è molto carino (ma solo per dormire) e decisamente più economico, soprattutto se scegliete le stanze lontane dal corpo centrale. Anzi la soluzione migliore è dormire qui e cenare assolutamente a El Tovar.
• Cenetta da Spago a Beverly Hills.
• Discesa nel Grand Canyon in elicottero o, per i più arditi, a dorso di mulo (dura due giorni, non bisogna soffrire di vertigini ed avere un sedere di pietra).
DELUSIONI • Las Vegas ed il suo mito. Per una coppia come noi, con scarsa propensione al gioco d’azzardo e tendenza al viaggio intimista è davvero tremenda! Regnano lo squallore ed il turismo di basso livello. Un rapido passaggio di notte è più che sufficiente, giusto per apprezzare la follia delle luci di una città-giocattolo costruita nel nulla desolato di un deserto. Ovviamente cambia tutto se si è un gruppaccio di amici che vogliono farsi un paio di giorni zama per puro divertimento.
• Los Angeles, Hollywood (eccetto Sunset Boulevard) e Santa Monica: non sono quello che ci si aspetta, tutt’altro. Si tratta di un’unica città a scorrimento veloce: gruppi di case basse attraversati da stradoni percorsi da migliaia di macchine.
CONSIGLI UTILI • Prenotare la macchina in anticipo tramite internet, si risparmi abbastanza.
• Iniziare il tour da San Francisco senza noleggiare la macchina. In città è inutile ed i parcheggi sono troppo cari –tra i 20 e i 30 dollari al giorno-. Con gli stessi soldi vi potete noleggiare un giorno la bici per andare a Sausalito o prenotare la visita per Alcatraz.
• Non fatevi prendere dalla fretta: ce la si fa tranquillamente in tre settimane a vedere tutto. • Portate più di un pullover a differenza del sottoscritto. Soprattutto le ragazze. Le serate in California, anche ad agosto, non sono affatto calde.
• Acquistate la carta annuale per l’ingresso a tutti i parchi nazionali: costa 50 $, praticamente l’equivalente dell’accesso a soli due parchi.
• Se decidete di visitare la Napa e la Sonoma Valley, stile Sideways, tenete conto che le degustazioni e le visite alle aziende vinicole si svolgono mediamente dalle 9.00 alle 16.00. Conviene, quindi, arrivare direttamente la sera e fare il tour la mattina.
• Per potersi godere appieno i parchi con le luci migliori e senza troppa folla è fondamentale arrivare al tramonto, pernottare nel parco (preferibilmente in un hotel già prenotato) e visitarlo la mattina presto. La notte nel parco è stupenda… Rangers a parte… • Evitate di pernottare il fine-settimana a Las Vegas, soprattutto il sabato. I prezzi delle camere possono anche triplicare rispetto ai giorni feriali! • Negli hotel trattate sempre sul prezzo della stanza, chiedendo se ne hanno qualcuna più economica: quasi sempre riuscirete ad averla. Loro ad una coppia offrono una stanza double-bed, ma è sufficiente anche quella con un solo letto: equivale ad uno nostro matrimoniale.
• A San Diego dormite assolutamente nella zona di Pacific Beach o a Mission Beach. Al Gaslamp e a Down town semmai ci potete andare un pomeriggio o una sera a cenare, o in giro per baretti. L’ideale sarebbe l’hotel sul molo di Pacific Beach, ma bisogna prenotare con largo anticipo.
• A Carmel sono niente male, sempre per il rapporto qualità prezzo, sia il Normandy Inn che il Dolphin Inn.
• A Beverly Hills un ottimo indirizzo per dormire è il Beverly Hills Terrace.
• Rispettate i limiti di velocità, soprattutto nei parchi, e non scendete mai, ma proprio mai, dalla macchina quando vi fermano quegli invasati dei Rangers, come invece ha fatto il sottoscritto: nonostante la mia apparenza decisamente poco belligerante (sorrisone da italiano in gita, infradito, bermudozzo ed aria da gnorri che “I don’t understand. I’m tourist”) sono stato trattato come un criminale di guerra… Ma la multa alla fine non me l’hanno mai fatta…
LETTURE • J. STEINBECK, Furore, fotografia virata seppia della California degli anni venti: allettante miniera d’oro che celava la dura vita dello sfruttamento contadino, o il più breve Uomini e topi, storia amara di una amicizia pura ed un american dream finito male.
• C. MALAPARTE, La pelle, per una bella descrizione degli americani fatta da un italiano.
MUSICHE • SPRINGSTEEN, Born in the USA; PEARL JAM, Yeld; DE GREGORI, Buffalo Bill; GIANNA NANNINI, Siamo noi la California; CLAUDIO BAGLIONI (sic!), Strada facendo; e RINO GAETANO, Mio fratello è figlio unico, che non c’entra niente, ma proprio niente con il viaggio e proprio per questo ci sta a pennello.
Al folle che ha avuto la pazienza di leggere tutto, non mi resta che auguragli buon viaggio!