I colori del Messico
Siamo partiti domenica 11/03/2007 dall’aeroporto di Bologna, dove siamo tornati esattamente domenica 25/03/2007. Eravamo in cinque, due coppie e la sorella di una delle due ragazze.
Da diversi mesi volevamo pianificare il viaggio, lo abbiamo prenotato un mese prima, su expedia.It, con la formula volo+hotel+auto. Costo a testa euro 1.300, esclusi i pasti.
Volo con Iberia, all’andata via Barcellona/Madrid fino a Cancun. Al ritorno solo Madrid, per fortuna… Costo del volo euro 900 a testa, prenotando prima si poteva fare un po’ meglio, forse euro 200 in meno… Sigh… Ma non sapevamo esattamente quanti avrebbero preso parte al viaggio…
Hotel a Cancun, Terracaribe, non nella zona hotelera, bensì nella ciudad, stanzone unico per tutti! Infine auto Hyundai Atos per due settimane, con Europcar. E qui voglio segnalare la disavventura… Già segnalata da altri. Parto dal consiglio: portatevi la ruota di scorta in camera! Sembro matto, ma proprio prima di partire dal parcheggio dell’hotel, sorvegliato, mi è venuto in mente cosa dicevano altri turisti per caso ed ho dato un’occhiata nel retro e… Voilà, la ruota di scorta era sparita (al check in dal noleggiatore avevamo verificato tutto e la ruota c’era). Riportiamo l’auto all’Europcar vicino all’aeroporto e… Voilà, la prima cosa che controllano è la ruota di scorta. Quando abbiamo noleggiato l’auto mi hanno costretto a lasciare un deposito cauzionale di 8.000 pesos, circa 800 dollari… Mi hanno in pratica costretto ad accettare il costo di una ruota di scorta pari a pesos 2.300 circa (!) prima di restituirmi la caparra, per la serie prendiamo il cliente per le palle…
Inutile ricordare che l’assicurazione non copre, inutile far notare che nel baule ci sono sempre stati i ns. Zaini ma siamo stati derubati solo della ruota, insomma tanti tasselli che mi portano ad una conclusione. Ho inviato una mail ad Europcar, che non mi ha ancora risposto. E’ chiaro che non ho prove di quanto penso, lascio a voi il giudizio.
Il resto è vita. Vita divina messicana. Abbiamo sempre dormito a Cancun (tranne una notte), ogni giorno con l’auto andavamo in qualche luogo di nostro interesse. Il Messico è una meta consigliabile a tutti, si adatta a qualsiasi tipo di vacanza, infatti troviamo: gli americani (gringos, i dollari che camminano) a Cancun, costruita appositamente per loro con incredibili edifici, ma anche colori del mare davvero clamorosi; poi abbiamo Playa del Carmen, valida per gli europei all inclusive, gli euro che camminano, meno roboante, meno costosa, più vivibile; poi i siti maya, le altre spiagge, le rute (gli itinerari, le strade), i villaggi, per messicani o per coloro che, americani o più facilmente europei, amano essere più spartani (i centesimi di euro e di dollaro nonché i pesos che camminano).
Noi abbiamo tentato di assaporare di tutto un po’, pur nel nostro piccolo, cercando di non giudicare, ma solo di osservare e vivere, scordandoci soprattutto del nostro quotidiano.
Per il cambio del dinero consigliamo l’aeroporto, altrimenti ci si dovrà accontentare di cambi un po’ più sfavorevoli, in base a dove ci si trova. I bancomat funzionano. In banca serve il passaporto, non negli altri uffici di cambio turistico. Meglio pagare tutto in pesos. Ma nei posti più frequentati le altre due valute forti del pianeta riscuotono un notevole interesse. Se si usa la carta di credito inseguite chi vi prende la carta per portarla dove vien tenuto il pos, per evitare clonazioni. 15 pesos per un euro, 11 pesos per un dollaro.
Per il cibo, tanto mais (tacos, nachos, tortillas, quesadillas, burritos), tanta carne, tanta birra (cerveza Corona e tante altre), tanta tequila, tanto mescal, tanto piccanto, tanto buon pesce, tanta cortesia, tanta mancia (propina, 10%, da pagare, pena il venir meno ad una consuetudine radicata; nel pos quando paghi con carta di credito il display visualizza i vari gradi di propina, ovvero 10, 15, 20 o 25%).
A proposito di consuetudine, ai semafori è cortesia usare il clacson una frazione di secondo prima del verde; sempre per strada, i dossi limitatori di velocità sono la norma nei centri abitati, pochi non sono segnalati (!), ma ce ne sono talmente tanti che è inevitabile la topesfobia… E guarda a caso proprio in prossimità delle topes a volte troviamo venditori di ogni tipo; nelle poche strade a doppia corsia per lo stesso senso di marcia si supera tranquillamente a destra… Pochi i vigili in giro.
Alcune strade minori sono ricoperte di voragini incredibili, per cui è davvero difficile riportare la macchina (el coche) sano e salvo, considerando pure i cani (perros) in giro, incredibilmente mansueti.
I messicani sono spassosi e cortesi; è logico che lo siano soprattutto se ti stanno fornendo un servizio che paghi, ma sappiamo bene quante commesse Mastrolindo sempre piene di rabbia ci siano in giro dalle nostre parti. E’ molto bello entrare in sintonia con loro tentando di parlare con i pochi vocaboli base di spagnolo che si possono imparare, ancora meglio scoprire che sono bravissimi a capirti mentre parli italiano in salsa spagnola. Se ci si perde, nessun problema, si troverà sempre qualcuno a spiegarti la strada giusta! Infine i colori. Il mare, gli abiti delle donne, i sombreros, le spiagge, le albe ed i tramonti, le maschere, l’abbondante vegetazione, le piscine sotterranee (cenotes), i muri delle case, le amache, le piogge torrenziali, le iguane, le farfalle, i nostri occhi spalancati.
Oltre alle spiagge di Cancun, abbiamo visitato, nell’ordine: Playa del Carmen, Isla Mujeres, Cobà, Tulum, Akumal, Isla Cozumel, Chichén Itzà, Cenote X-kekén, Valladolid, Xcaret, Isla Holbox, Puerto Morelos Playa del Carmen presenta belle spiagge, un buon clima, una avenida principale (la quinta) molto carina per lo shopping a qualsiasi ora, soprattutto la sera, con ristorantini niente male. Una ragazza del gruppo si è fatta le treccine (mi raccomando, contrattate più che potete, come per ogni acquisto che dovrete fare, non lasciandovi convincere dalla classica frase che il prezzo per noi è migliore di quello fatto agli americani). Isla Mujeres si raggiunge dal Gran Puerto di Cancun con traghetti che partono ogni ora (70 pesos).
Una volta sull’isola, spostarsi con l’autobus (4 pesos), il taxi o meglio la golf car. Abbiamo visitato il tartarugario, il parco Garrafon, Playa Norte e la cittadina, dove abbiamo passeggiato e cenato. Le spiagge a sud sono famose per la barriera corallina; proprio a sud si trova il Garrafon, dove si mangia bene, ci si rilassa e si fa snorkelling, tutto all inclusive, ma per una somma stratosferica di usd 50, per cui mi permetto di consigliare far snorkelling nelle spiagge attigue a usd zero…
Cobà è un sito maya dell’entroterra, non distante da Tulum. L’entrata costa 45 pesos. E’ uno dei siti più antichi e non restaurati. Si sviluppa su un’area di 8 kmq, entusiasmante la salita della piramide di Nonoch Mul, con i suoi 42 metri è la più alta dello Yucatan. Occhio a non girarla nelle ore più calde. Non poteva mancare il campo da gioco della Pelota. Cobà è immersa nella foresta tropicale.
Attenzione al cibo piccante nei ristoranti dei suoi dintorni, per noi è stato quasi letale.
Tulum ha il pregio di avere il sito maya sulla costa, con scenari da capogiro. La foto dal sito archeologico del santuario con vista mare è la cartolina del nostro viaggio. La spiaggia all’interno del sito è da film. L’entrata costa sempre 45 pesos. Tulum è arcinota anche per le Cabanas, le capanne in spiaggia dove è possibile alloggiare. Due consigli: occorre prenotare la mattina per la sera, occorre portare con sé il minimo essenziale, poiché si tratta di una capanna, non sicura come una stanza d’albergo. Prezzi medi elevati. Abbiamo alloggiato una sola notte presso la Cabana Luna Maya, 270 pesos a testa con colazione. Il posto è divino. Tulum fa sognare. I figli dei fiori ci avevano visto bene.
Akumal è una località marina non eccezionale, con una bella spiaggia di sabbia farinosa con aria condizionata essendo sempre fresca, qualche divieto, del buon pesce da mangiare, palme con ombre che agevolano la siesta.
Isla Cozumel si raggiunge dal porto di Playa del Carmen, più a sud della cittadina; il biglietto del traghetto costa 220 pesos (!). E’ famosa poiché Cousteau ne fece scoprire il magnifico Reef (Arrecife). Abbiamo noleggiato un’altra Atos… Abbiamo raggiunto Dzul-Ha, una delle zone più belle per lo snorkelling non a pagamento, vicino a Palancar, dove un altro parco a pagamento in teoria ci aspettava. Grazie alla macchina, abbiamo fatto il giro dell’isola con vedute davvero meritevoli, esattamente come ci era stato consigliato. Incredibile il fatto di trovare, all’improvviso, la strada sbarrata da alcuni massi, posti solo per segnalare lavori in corso avanti circa 500 metri… Da delinquenti…
Chichén Itzà (95 pesos) è probabilmente il sito maya più famoso al mondo; era quasi l’equinozio di primavera, speravamo di vedere l’ombra del famoso serpente sul Castillo, la piramide al momento non agibile causa morte di turisti… (!). Non sapevamo dove guardare… Lo abbiamo scoperto in seguito, su una cartolina… Comprate qui la maschera maya, ce ne sono tantissime.
Tornando verso Cancun, il cenote di X-kekén vicino a Dzitnup è una tappa carina, non per claustrofobici come uno di noi che comunque se l’è cavata egregiamente. Entrata 25 pesos. E’ una piccola grotta con bellissime stalattiti e specchio d’acqua dolce dove molti fanno il bagno. Noi ci siamo astenuti, correva voce della di vermi che si depositano sottocute e che poi producono larve…Brrrrr. Non mancava la stalattite di forma fallica.
Valladolid è una cittadina un po’ anonima con un parco comunque ristoratore e negozietti dove acquistare magari un po’ di tequila, da portare a casa esclusivamente in valigia (come sapete niente liquidi nel bagaglio a mano, l’ignoranza non è ammessa dagli zelanti addetti alla sicurezza aeroportuale di Madrid…).
Xcaret è un parco eco-archeologico, o meglio una bella gettata di cemento nella foresta tropicale, vicino al mare. In pratica, per la modica cifra di pesos 649, pasti esclusi, si possono visitare tantissimi animali tipici del Messico: puma, tapiri, giaguari, scimmie ragno, farfalle, delfini, flamingos (fenicotteri rosa), pappagalli, dugonghi, squali, tartarughe, pellicani, avvoltoi, tucani, pipistrelli, pesci tropicali, pecari, cervi, tassi, americani che si lamentano del personale, non in grado di parlare bene la loro lingua. C’è pure il fiume sotterraneo ghiacciato navigabile. Infine non poteva mancare uno strano cimitero messicano (!). Il tutto è molto gradevole, peccato per l’eccesso di cemento, davvero inutile, e la continua offerta commerciale in ogni punto del parco.
Holbox è l’isola dove abbiamo lasciato il nostro cuore. Per raggiungerla abbiamo superato un centinaio di topes (!), strade piene di voragini, fino al porto di Chiquilà, cittadina dimenticata da Dio. La colazione è stata quantomeno inaspettata: fragranti sofficini impanati di RAZZA.
Traghetti ogni ora, costo 60 pesos. In loco si noleggia solo la golf car (80 pesos a testa per 6 ore). E’ l’isola selvaggia che abbiamo tutti sognato almeno una volta nella vita. Minima la presenza dell’uomo, colore smeraldo del mare, biancore accecante della sabbia, fenicotteri rosa, carcasse di esseri ancestrali (limuli), coccodrilli, dugonghi. E’ il paradiso. Chi colleziona conchiglie sarà preso dalla frenesia di raccoglierne il più possibile (noi). Credo che i colori di questa isola siano davvero oltre ogni immaginazione. Sono la cosa che mi ha colpito di più. Alcune spiagge sono molto suggestive con le mangrovie.
Puerto Morelos è un piccolo paese di pescatori, con una immensa spiaggia deserta ed un reef raggiungibile in barca, di cui si vantano molto (il reef di questa costa è il secondo più lungo al mondo dopo quello australiano). Buffa la torre cadente in stile “pisano”.
Avete prenotato? Non ancora? Correte. Potrete vivere il Messico e i suoi colori come meglio credete.