Goa da non dimenticare
Amici carissimi sono ritornata da poco dall’ennesimo viaggio, e mi sono presa qualche giorno di decompressione prima di scrivervi riguardo alla mia ultima esperienza, perché a volte, come in questo caso, ci vuole del tempo per assimilare, capire e godere appieno delle esperienze appena vissute. La mancanza, in questo caso, è la misura dell’amore verso le cose che non possediamo più ma che vorremmo riabbracciare, che bisognano della lontananza per essere messe a fuoco, comprese ed ancora amate.
Sono stata a Goa ( e dopo, ancora una volta in Kerala, il primo amore) e come al solito sono partita senza un piano prestabilito e senza alcuna prenotazione, al mio solito per l’appunto.
Ma questa volta la prima sensazione provata arrivando carica d’attesa a destinazione è stata quella di essere andata ad una festa senza essere stata invitata, per un attimo ho avvertito il senso d’imbarazzo che si prova quando non si conosce nessuno e non si sa dove stare e cosa fare, ed infatti a ben pensare, una volta arrivata non mi sono sentita la benvenuta. All’aeroporto avevano perso il mio bagaglio ed il mondo per un attimo mi è crollato addosso. Non che dentro ci fosse chissà cosa, ma la mancanza di quanto sino ad un attimo prima avevo dato per scontato mi ha messo di fronte al sentimento della perdita e mi ha fatto riflettere riguardo al valore che attribuiamo alle cose materiali di cui crediamo non poter fare a meno.
L’incidente, oltre a lasciarmi unicamente con quello che avevo addosso, mi ha solo marginalmente distratto dal programma di viaggio, e dopo aver contrattato un taxi per 400 INR (prenderlo sempre dalle Partenze per ottenere ulteriore sconto!) sono arrivata a Panjim che si trova a 30 Km di distanza a nord dall’aeroporto di Dabolim.
Ma più mi avvicinavo al centro abitato più mi rendevo conto che qualcosa non quadrava, qualcosa sembrava non tornare con quanto mi ero prefissata di trovare a Goa. E sempre così, ci facciamo un’idea di qualcosa, e nella nostra mente tutto sembra combaciare alla perfezione, poi appena le cose non vanno come avevamo previsto ecco far breccia il sapore metallico della disillusione… brutta bestia da gestire. Dopo un po’, tuttavia, mi accorgo di una cosa lampante… Che non vedevo e non riuscivo a capire da quanto era chiara e distinta. Non mi trovavo in India! Piuttosto ero in Spagna, meglio ancora in Portogallo, ma non in India. Camminando per le vie di Panjim mi tornava alla memoria quanto visto riguardo alle vie dell’Havana a Cuba, dove gli edifici decadenti rimandavano ad un passato mitico, una sorta di età dell’oro perduta ma non ancora dimenticata. Mi chiedevo dove fosse l’India, non sapendo ancora che anche questo lo era, anche se in maniera diversa.
Goa E’ lo stato più piccolo del paese eppure lascia incantati… perché se pure è vero che sono in India e che le donne vestono il sari, tuttavia qui si respira un’aria diversa, c’è una sorta di malinconia che pervade ogni cosa.
La si percepisce guardando i resti lasciati dai portoghesi, percorrendo le strette e tortuose vie dei quartieri di Panaji, o visitando le candide chiese barocche. Qui la vita è differente dal resto del paese, il cattolicesimo è la religione predominante e se non fosse per qualche sperduta mucca sul ciglio della strada si potrebbe pensare d’essere finiti a Cuba.
Lo stato di Goa dal 1500 sino al 1961 ha rappresentato la capitale dell’impero marittimo portoghese e testimonianza ne sono le numerose chiese barocche e il senso di malinconia e quasi di decadenza che si respira passeggiando lungo le strade dei quartieri antichi di Fonthainhas, Sao Tomè e Altino. Una sorta di saudade che traspare dai volti della gente, quasi a rimpiangere i tempi in cui i portoghesi la facevano da padroni.
E’ proprio uno posto strano…Goa. Poco più lungo della Via Emilia che da Bologna porta al mare (134 Km), molto più piccolo della Pianura Padana (3.702Kmq), eppure così ricco di attrattive da richiamare migliaia di turisti che ogni anno si avvicendano lungo i 106 Km di spiagge della costa.
Lo stato è diviso in tre distretti, Goa settentrionale, meridionale e centrale.
A settentrione si trovano Panaji ed Old Goa, l’antica capitale portoghese. Questa zona è molto frequentata, specialmente da turisti indiani e da occidentali che non vogliono rinunciare alle feste in spiaggia fino a tarda notte.
A meridione il clima è molto più rilassato ed è possibile trovare spiagge dove fuggire dal clamore della folla come Colva e Benaulim. Ciononostante a sud ci sono località molto famose quali Varca e l’incantevole Palolem, che ha saputo mantenere una costa incontaminata e lontana dai fragori del nord. Per chi ha tempo, inoltre, si può uscire dallo Stato di Goa per qualche chilometro sino a raggiungere la bellissima Gokarna, ormai già nello stato del Karnataka, città sacra e antica meta di pellegrinaggio con i bellissimi templi di Sri Mahabaleshwar e Sri Mahaganpati. Basti pensare che i pellegrini si rasano il capo e fanno un bagno rituale in mare prima di visitare i due templi.
Il Goa centrale, infine, comprende tutta la parte interna dello stato, dalla città di Ponda sino alle cascate di Dudhasagar passando dalle risaie per arrivare alle piantagioni di spezie e di the. Panjim La strada che dall’aeroporto giunge a Panjim, la capitale di Goa, è molto suggestiva ed attraversa un tratto di costa lussureggiante che costeggia la foce del fiume Mandovi sul quale la cittadina si affaccia. Il quartiere latino è facilmente riconoscibile dalla candida chiesa dell’Immacolata Concezione che troneggia dall’alto della scalinata a voler distinguere i quartieri portoghesi dalla città nuova, caotica e per niente attraente. Al mio arrivo a Panjim ero ancora irritata dalla perdita del bagaglio (e chi mi conosce sa dare la giusta misura all’aggettivo) e mai mi sarei aspettata di trovare niente meno che il ‘Sabato Gordo’ il Carnevale cittadino che richiama spettatori da tutta la regione con sfilate di carri ed un gran baccano per le vie cittadine!! Carri allegorici trainati da mucche colorate e da trattori si alternavano a parodie di draghi e ballerine stile Rio… Donne in sari arancione passeggiavano insieme a distinte signore in tailler e capello. Il tutto poco celatamente sorvegliato da polizziotti in tenuta color cachi attenti al buon esito della manifestazione.
Sicuramente tutto era molto diverso dall’India tradizionale che mi aspettavo di trovare, solo caos ed ancora caos… E così ho preferito riparare nel vicino mercato del pesce per riprendere contatto con la realtà e sfuggire al fragore della parata carnevalesca.
Qui la prima cosa che mi ha colpito è stato l’odore forte e penetrante appena entrata, lo stesso che sentivo in città ma che qui risultava essere molto più forte. A momenti mentre passeggiavo costeggiando la foce del fiume e mentre i carri festosi del carnevale mi scorrevano affianco avvertivo l’odore fresco del mare che giungeva dai pescatori di vongole radunati alla foce del Mondavi River. E’ bastato poco, però, per cambiare odore e sensazioni. Il mercato adesso ha un odore completamente diverso ed i colori si mischiano ad odori forti e penetranti che respingono chi non è abituato ma che attraggono per la vita che anima le bancarelle. Le donne, poi, vestono i colori del mare e del corallo ed hanno una fierezza innata che trascende dall’umile mestiere che fanno… ed il tutto è un trionfo di colori e di suoni che è un privilegio poter raccontare. Oltre alla bella passeggiata, attraverso il quartiere antico di Panjim, ricordo con piacere un ristorante fantastico che vale assolutamente la pena di segnalare, Viva Panjim, in St. January Road, Te. 0091 0832 2422405. Si tratta di un posto delizioso a gestione familiare e le portate oltre che abbondanti sono squisite. Ho cenato a base di pesce con 170 INR (il granchio, per chi ha pazienza, è impedibile. Ed ancora, ricordo la sensazione di calore e serenità che trasmetteva la proprietaria, che a ben guardare sapeva più della cubana che dell’indiana. Inoltre, se si riesce a trovare posto, consiglio di prenotare presso la pensione Panjim Inn, 0091 0832 2226523, con tariffe da 400 a 2.000 INR, sicuramente uno dei posti più caratteristici ed accoglienti, o presso la Alfonso Guest House, anche questo un posto molto carino e più economico rispetto al precedente (tariffe da 240 a 340 INR) Tel. 0091 0832 5642250.
Old Goa …Ed un piccolo miracolo L’antica Goa, a 9 Km da Panjim, non è come erroneamente credevo la parte più antica della vecchia capitale dello stato, ma una sorta di museo a cielo aperto dove sono rimasti i fantasmi degli antichi fasti dell’ex capitale portoghese, la Goa Durada, la città cosmopolita che era l’orgoglio dei portoghesi e che nel momento del massimo splendore vantava chiese, conventi e palazzi da far invidia alla stessa Lisbona. Sono arrivata presto una domenica mattina e le chiese e le cattedrali erano stracolme di gente come a Natale in Italia, la sola differenza è che qui tutti erano impazienti di entrare e di partecipare alla funzione religiosa diversamente da quanto accade da noi in Europa.
E qui mi è capitata una cosa strana che mi ha riapacificato per un po’ con Dio e mi ha fatto sentire amata e protetta.
Come ho detto prima, in aeroporto avevano perso la mia valigia e durante la visita ad Old Goa aspettavo che i negozi di Panjim aprissero (mai prima delle 10h30) per andare a comprare qualcosa.
Pertanto, prima di riscendere in paese mi sono dedicata alla visita dei resti della chiesa di Sant Agostino, di cui rimangono parte della facciata e l’enorme torre di 46 metri e alla visita della Basilica di San Francesco Saverio… dove però si celebrava la messa e non sono potuta entrare.
Prima di andare via mi sono fermata incuriosita in una piccola chiesa intitolata a Santa Caterina, arroccata su un promontorio e da cui si gode uno spettacolo mozzafiato di fronte al mare.
E li ho fatto una cosa antica, legata al passato in Sardegna e che erano anni che non facevo più. Ho recitato una ‘orazione’ – in limba – come avevo imparato da mia nonna tantissimi anni prima, per invocarmi ad una Santa, nume tutelare delle cose perse.
E così ho fatto, da dentro la chiesa, di fronte al mare ho recitato la preghiera, e ci ho creduto veramente, ed ho chiesto che la mia valigia venisse ritrovata, per poter stare in pace e poter riprendere il mio viaggio serenamente.
Una volta uscita dalla chiesa e salita in macchina mi hanno chiamato dall’aeroporto, dicendomi che la valigia era stata trovata a Bangalore, imbarcata per nessun posto senza etichetta e bording pass… Cose che possono capitare solo in india.
E voglio credere, perché lo so, che la mia nonnina da una stella mi abbia voluto aiutare, come era solita fare lei, per le cose all’apparenza più futili ma che lei sapeva che per me erano importanti. Spiagge Pensando alle spiagge di Goa il primo ricordo che mi torna alla mente sono le passeggiate dopo cena sul bagnasciuga di Palolem, quando dolcemente l’alta marea riprende possesso del litorale, sino a poco prima lasciato libero dall’acqua; oppure le colazioni di fronte al mare al mattino presto, in uno dei tanti caffé sulla spiaggia, con le mucche ancora assopite che scuotono di dosso la sabbia ed i pescatori che tirano le reti con la sapienza dei gesti antichi di chi li ripete da sempre.
Ma Goa è come un amante che sa adattarsi a tutte le stagioni e sa offrire molto altro ancora. Si può andare in spiaggia per rilassarsi o per divertirsi e tutto è possibile perché qui l’unica regola è quella di non avere regole.
Gli indiani sono più tolleranti che nel resto del paese, si trovano facilmente alcolici che altrimenti non potrebbero essere venduti ed ogni spiaggia è una promessa mantenuta. I consigli che posso dare sono pochi ma semplici, il nudismo non è tollerato, le droghe sono proibite, anche se nell’aria c’è sempre un forte profumo di hashish, e bisogna fare attenzione alla risacca del mare specialmente in prossimità di fiumi…
Poi dipende da quello che si cerca, ma ad oggi la regola generale è che a nord ci si sballa ed a sud ci si rilassa.
Io personalmente ho preferito scendere quasi subito a sud ma a nord ho avuto modo di conoscere alcune persone che giuravano di non voler più andare via da quanto stavano bene e si divertivano.
A Goa come nel resto del paese è facile trovare taxi ed autorisciò ma la contrattazione può essere più lunga del previsto a causa del sempre crescente numero di turisti che invadono la regione. I tuc tuc, intanto, sono leggermente diversi e a differenza del Karnataka e del Kerala qui hanno la variante degli sportelli (con le tendine) nella parte posteriore. Il risultato è che lo spazio è limitato ed il caldo è ancora più insopportabile.
Ma sicuramente a Goa il metodo più agevole, economico e pratico per spostarsi è quello di noleggiare una moto (da 350 a 500 INR al giorno) per andare alla scoperta delle numerosissime spiagge che si alternano lungo il litorale .
Per strada si vede di tutto, ragazze svedesi sugli di scooter, vestite solo di pareo e costume (impensabile fuori dallo stato!), teutonici customisti in sella a scoppiettanti Royal Henfield o coppie di over 70 in sella a Vespe Piaggio 150 con i capelli bianchi al vento e la pelle bruciata dal sole. Diversamente nel tardo pomeriggio, le strade sono battute da altri motociclisti, questa volta indiani, che trasportano in equilibrio precario chitarre e strumenti a percussione, da suonare in una delle numerosissime feste del Goa, retaggio culturale della antica presenza cristiana e che all’imbrunire fanno risuonare di musica le piantagioni di cocco. E così tra un bar ed una spiaggia, il panorama alterna chiese barocche a villaggi in festa, ed ogni tanto ci si scopre a ricordare di essere in india…O forse no. Dipende da quello che si è fumato.
Calangute – Candolim – Sinquerim- Baga – Anjuna Ogni spiaggia prende il nome dal villaggio di pescatori che vi sorge vicino ed ogni spiaggia è diversa dall’altra, con un carattere particolare ed un proprio segno distintivo che la contraddistingue.
Le spiagge di Sinquerim, Candolim e Calangute hanno in comune lo stesso lungo arenile che per una decina di chilometri costeggia il litorale sino a lambire le scogliere di Baga ed Anjuna. La vita qui è frenetica e si passa da un party in spiaggia ad un rave party per finire in un locale notturno dove fare l’alba. Lungo la spiaggia si alternano bar, lettini ed ombrelloni, a venditori ambulanti, e le comitive di turisti sono sempre più numerose. Le moto d’acqua sfrecciano alla pari dei tuc tuc in città, ed i commercianti sono particolarmente insistenti. Baga, situata vicino alla foce del Baga River, è frequentata da chi come me viaggia in economia ed è un ottimo punto per fermarsi e raggiungere in breve tempo Anjuna e Vagator. Il litorale è una linea ininterrotta di negozi, ristoranti ed hotels ma nonostante questo la spiaggia riesce a mantenere ancora un suo fascino. E’ la sosta ideale per chi vuole fare vita notturna.. Specialmente il luogo adatto per raggiungere il famoso locale Tito’s (Tel 0832 2275028 – www.Titosgoa.Com) dove è possibile vedere la ‘meglio gioventù’ indiana e fare l’alba oppure per andare al famoso Cafè Mambo. Da non perdere, poi, il famoso ristorante Fiesta, proprio di fronte alla discoteca Tito’s (0832 2279894), con una magnifica vista sulla spiaggia e del cibo ottimo per caricarsi prima di andare a fare baldoria. Ancora, il ristorante Saint Anthony’s Shack (0832 2276121) serve del favoloso cibo regionale.
Anjuna è un centro di ritrovo per i nuovi hippy con bar deliziosi e feste in riva al mare.
Forse per le ridotte dimensioni della spiaggia, non c’è la calca delle spiagge precedenti. Ad Anjuna una ragazza mi sorride da un bar e decido di fermarmi con lei a bere una birra, viene dal Colorado e fa la fotografa, mi dice che rimarrà in India 6 mesi. E ‘bella, solare e scopro che ha solo 20 anni! Ed allora mi chiedo dov’ero io a 20 anni?? La risposta è presto detta! In qualche vecchia università italiana a fare da galoppina al solito barone di turno…Ma passiamo oltre. La lascio con un senso di ammirazione mista a rimpianto per i miei anni passati. Anjuna’s Wednesday Flea Market and Saturday Arpora’s Market (da Novembre a tutto Marzo) Assolutamente da non perdere poi è il mercatino del mercoledì ad Anjuna e quello del sabato sera ad Arpora, dove a venditori tibetani e kasmiri si alternano bancarelle di legno intagliato e le solite bancarelle di artigianato, bigiotteria ed abbigliamento. La contrattazione è d’obbligo, e se pur con gentilezza bisogna rimanere fermi nel proposito di riuscire a dimezzare il prezzo di partenza. Il mercato serale di Arpora è, come per Anjuna, un mix di venditori stranieri e locali e anche qui si spazia dal cibo alla bigiotteria per passare dai tatuaggi sino alle ceramiche.
A Goa, come nella vita, dipende tutto da quello che uno cerca… ci sono momenti in cui si ha bisogno di perdersi… ed altri ancora in cui si fa di tutto per ritrovarsi… Io non so ancora cosa sto cercando e cosa sino ad oggi ho trovato, ma è sicuramente un cercare, di kunderiana memoria, che è già di per se un trovare.
Ad ogni modo capisco che la vita del nord decisamente non fa per me… non adesso per lo meno, ed allora decido di dirigermi verso sud. Ho ancora chiaro nella mente il ricordo dello sguardo dell’autista quando gli ho comunicato la mia intenzione di andare all’estremo sud del paese, a Palolem… Lui credeva di fare giornata lasciandomi ad abbrustolire in una spiaggia…Ma i nostri accordi economici non parlavano di kilometri ma bensì di ore… Dalle otto del mattino sino alle dieci di sera, ed il prezzo pattuito al mattino era di 1200 INR, non una rupia di più ne una di meno. Ma l’autista è stremato, di certo non si aspettava che gli facessi girare tutto lo Stato in una sola giornata!!! Palolem Sicuramente, tra le spiagge più belle di Goa è quella che si trova più a sud.
Arrivo a Palolem di notte, dopo tre ore di macchina e dopo una lotta estenuante con l’autista che, all’arrivo chiedeva più di quanto pattuito. Alla fine cedo, più per stanchezza che per altro, e gli do 300 rupie in più, ma come sempre in questi casi, quando non si rimane fermi ei propri propositi se ne approfittano sempre. Ed alla fine va via lanciandomi una maledizione, che da li ai prossimi giorni mi peserà come un macigno. Ricordati, mi dice. Hai già perso la valigia… Che tu possa perdere qualcos’altro durante il tuo viaggio in india! Rimango sconvolta e vado via… Non sono abituata a questo genere di trattamento, in India perlomeno! Nonostante tutto sono fortunata e trovo subito una Guest House in prossimità della spiaggia, il Seagull, che al costo di 350 INR al giorno mi offre una camera con bagno e ogni tanto la luce…Ma poco importa, di certo non pensavo di rimanere in camera a lungo.
Vado subito a fare una passeggiata sul mare ma alla luce dei ristoranti non mi rendo conto di quello che al mattino mi si è rivelato in tutta la sua bellezza.
All’alba il colore del mare si distingueva a fatica dal blu turchino del cielo… E la spiaggia era talmente bella da togliere il fiato.
Una mezzaluna perfetta di sabbia bianca e soffice, ombreggiata dalle fronde delle palme, e delimitata da due promontori rocciosi e da un isolotto chiamato Green Island, completamente ricoperto di palme, che con la bassa marea si può raggiungere a piedi dalla spiaggia principale. Passeggiare lungo la riva del mare è un’emozione che non dimenticherò facilmente… specialmente al tramonto quando la bassa marea lascia il bagnasciuga argenteo e le orme rimangono a lungo sulla sabbia.
Sono rimasta a Palolem tre notti, cullata da una sorta di indolenza, tra tramonti, delfini, cordialità della gente e cene a base di pesce… un piccolo paradiso insomma. Palolem è una delle spiagge più sicure per nuotare, fatta eccezione per la zona a ridosso dell’isolotto su cui sfocia un piccolo fiume. La maggior parte dei locali sulla spiaggia, poi, mette a disposizione dei clienti lettini ed ombrellone a patto che si consumi qualcosa al bar. Consiglio di non rinunciare al lettino a causa dei tanti cani randagi infestati di pulci che popolano la spiaggia e specialmente se non si vuole finire nella traiettoria di pascolo di qualche mucca! Come ristoranti, inoltre, non c’è che l’imbarazzo della scelta e lo stesso dicasi per le guest house e gli Hotels. L’unico suggerimento è quello di cercare da dormire passeggiando per la spiaggia così da prendere una palafitta proprio di fronte al mare, piuttosto che nella parte più interna del villaggio. E così si possono trovare sistemazioni per tutti i gusti, dalle case più centrali, da cui è facile raggiungere ristoranti e mercato, sino alle palafitte alle due estremità della spiaggia, dove pace e tranquillità sono assicurate. Oltre che godere del magnifico spettacolo del tramonto a Palolem si possono fare delle belle escursioni in barca per andare a vedere i delfini (500 INR 1ora e mezza), o si può passeggiare da una estremità all’altra della spiaggia fino a raggiungere i due promontori.
Altrimenti si può noleggiare uno scooter per andare alla scoperta delle insenature vicine, ma di sicuro non si corre il rischio di annoiarsi. Alla fine dopo tre giorni di vita beata in panciolle decido di andare via, ma il cruccio della maledizione dell’autista mi lascia un senso di insoluto che non riesco a dimenticare.
Non che a Palolem mi sia capitato niente di grave, a parte forse l’aver pestato una cacca di mucca in spiaggia… ma una maledizione pendente sulla testa non era certo il miglior viatico per il mio viaggio.
E così decido di porvi rimedio nella maniera più sbrigativa che conosco… chiamo l’autista, mi scuso, e fisso con lui un appuntamento in aeroporto il giorno della mia partenza per dargli ulteriori 400 INR… a patto, però, che mi tolga la maledizione.
Il mattino dopo riparto, pattuendo chiaramente con un altro autista il costo del viaggio, e facendo bene attenzione a non dimenticare niente… … non si può mai sapere! Agonda, Cola, Cabo da Rama, Benaulim, Colva Al ritorno verso l’aeroporto di Dambolim faccio delle brevi soste per ammirare le magnifiche spiagge di Agonda, ideale per chi vuole evitare la calca dei turisti, e la spiaggia di Cola, sino a raggiungere il forte di Cabo da Rama da cui si gode una magnifica vista dalle rovine delle sue mura. Proseguendo verso nord mi fermo nelle spiagge di Varca, Benaulim e Colva e l’ambiente è un misto di turisti dei viaggi organizzati, indiani in vacanza e viaggiatori con lo zaino in spalla. Ma almeno non ci sono rave party! Lascio Goa abbronzata ed un po’ stanca, ma non prima di aver fatto ritrattare la maledizione all’autista infedele! La lascio per ritornare in Kerala, per poter ritrovare un po’ d’India e di sorrisi spontanei. E sono felice della mia decisione. Ma questa, come sapete, è un’altra storia…
Per chi volesse vedere le fotografie o venire a trovarmi per visitare il Kerala ad Aprile, vi rimando al mio blog: http://www.Freeblogging.It/indianmonsoon/