Tre settimane in Cina
A Francoforte incontriamo il resto del gruppo: due ragazze arrivano da Venezia, in 10 da Milano e sembrano già affiatatissimi … aiuto, ed io come mi inserirò in questo gruppo di sconosciuti? Check in per il volo su Pechino. Sono sola nella fila dell’aereo ma, devo dormire, e forse è meglio così.
Sabato 5 agosto 2006 – Pechino All’arrivo ci vengono a prendere e ci portano al Rainbow Hotel, decisamente superiore alle mie aspettative. Si dividono le camere e mi viene assegnata come coinquilina Chantal.
Una doccia veloce e poi un taxi verso l’AVIATION BUILDING dove con Laura e Paolo acquisteremo i biglietti aerei per gli spostamenti interni. Iniziano le difficoltà del PIANETA CINA. Il taxista ci ferma in un posto diverso da quello richiesto e ci mettiamo un po’ a capire dove andare. Una volta dentro il palazzo ci “accolgono” tanti sportelli con scritte solo in ideogrammi cinesi e dobbiamo individuare le compagnie giuste per i nostri voli. Non solo, il desk gruppi dell’AIR CHINA si trova al piano superiore. Con santa pazienza riusciamo a definire il tutto.
Gli altri sono al TEMPIO DEL CIELO. Lo raggiungiamo anche noi e, finalmente, inizio a respirare un po’ di quella Cina che ho desiderato da tempo. Il tempio si trova all’interno di un bel parco e nonostante i visitatori siano centinaia, si riesce a visitarlo con relativa tranquillità. Qui si recava l’imperatore (figlio del cielo) per compiere sacrifici, pregare per la sua gente e per un buon raccolto. L’altare del cielo è formato da tre balaustre di pietra circolari (rappresentanti il cielo) poggianti su una base quadrata (rappresentante la terra). Con pilastri in un numero multiplo di nove, numero, secondo i cinesi, che presiede all’organizzazione del mondo. Il Ponte dei Passi Rossi (camminamento sopraelevato) lo unisce al palazzo della preghiera del buon raccolto (Qinian Dian) struttura lignea con un diametro di 30 metri per 38 di altezza, con 28 colonne decorate che la sostengono senza l’ausilio di chiodi. Sia all’interno che all’esterno è ornata da draghi e fenici dorate su sfondi colorati ma, il colore troppo fresco le ruba quel tocco di magia dato dal tempo vissuto.
Il ricongiungimento con il resto del gruppo avviene sulle panchine sotto gli alberi del parco … compagni di viaggio? Per adesso un gruppo di assonnati! Di nuovo in taxi verso Piazza Tien’an Men. Essendo in 16 ci dividiamo in quattro taxi e, memori dei racconti di viaggio di altri, ci diamo appuntamento sotto il monumento agli eroi del popolo. La piazza infatti è la più grande del mondo e se non si individua un posto preciso, diventa impresa ardua trovarsi, anche perché è costantemente PIENA PINZA di cinesi e turisti.
Appena scesi dal taxi veniamo avvicinati da un gruppo di studenti che sorridendo cercano di attaccare bottone per soddisfare le loro curiosità e parlare un po’ d’inglese. Ci avviciniamo all’entrata della Città Proibita. Sotto il ritratto di Mao Zedong si accalca una folla sorridente sventolante bandierine cinesi. Tutti aspettano l’ammaina bandiera che (insieme all’alza bandiera) giornalmente avviene a un’ora precisa. Noi siamo un po’ in anticipo e decidiamo di non aspettare. Percorriamo la piazza a piedi cercando un ristorante dove assaggiare la famosa “Kao ya”, anatra laccata o alla pechinese.
Il ristorante che cercavamo ha affisse delle tariffe impossibili per gli standard cinesi e, nonostante questo, ha decine di persone in attesa di mangiare. Noi veniamo adocchiati da una ragazza che ci propone un’alternativa. Ceniamo lì vicino con la famosa anatra ma il gusto non ci soddisfa e il conto nemmeno. Rientro in taxi in hotel e prima notte cinese.
Relativamente ai taxi c’è da dire che hanno delle tariffe molto convenienti: per tratte di qualche km spendiamo 10/12 yuan che corrispondono a 1.00-1.20 euro! Domenica 6 agosto 2006 Ieri sera ero distrutta ed ho sbagliato ad impostare la sveglia. Meno male che Patrizia e Elena capiscono cosa sta accadendo e ci chiamano dal corridoio …, colazione di corsa e via in minibus (tre ore) per raggiungere la Grande Muraglia in località Simatai. Primo tratto affrontato in teleferica a 2 posti, il secondo, maledettamente in salita e percorso a piedi, ci porta all’ottavo posto di guardia. Fa’ un caldo impossibile: il cielo, come a Pechino, è noiosamente grigio e la foschia non ci aiuta per le foto. Saliamo fino al 12° posto di guardia e ridiscendiamo fino al primo. Come al solito le “attrazioni famose” e perciò conosciute non mi provocano particolari emozioni. Per tornare al minibus optiamo per una scivolata appesi ad un cavo di acciaio sospeso sopra un laghetto e ad un trasferimento in barca. All’arrivo uno spuntino al SINA RESTAURANT (pollo & peperoni, maiale piccante e macedonia di frutta – con pomodori) ci costa ben 400 yuan in 16: 2.50 euro cadauno!!!! Altre 4 ore di minibus in una metropoli bloccata dal traffico e dai lavori (cantieri su cantieri in previsione di Pechino 2008), una doccia veloce e via in centro. Finalmente vedo il Beijing Hotel (stamani avevo visto il quartiere delle ambasciate) e per l’ennesima volta immagino quello che ha provato Terzani a trovarsi negli stessi posti dove sono io adesso. Riuniamo il gruppo e decidiamo di cenare alle bancarelle. L’impatto olfattivo è da volta stomaco, quello visivo incuriosisce con le innumerevoli razze di insetti, vermi, rettili disposti ordinatamente su vassoi in attesa di essere fritti. Onoro la promessa e con qualche titubanza addento uno spiedino di scorpioncini … Son proprio buoni! Riesco a convincere Laura ad assaggiarli e replichiamo il boccone. Eugenio, il docente, mi batte in curiosità ed assaggia un bacherozzo ma, considerata la reazione, soprassiedo, terminando la lauta cena con uno spiedino di frutta caramellata.
Lunedì 7 agosto Stamani sveglia, colazione e trasferimento alla Città Proibita. Sotto il ritratto di Mao mi accorgo di aver lasciato la batteria della macchina fotografica in camera … ho il cervello in ferie! Rimedio acquistando una macchinetta usa&getta. Entriamo e presto mi ritrovo da sola. Purtroppo buona parte degli edifici è in ristrutturazione e c’è davvero un mare di gente. Mi aggiro tra i padiglioni cercando di aprire il cuore oltre che gli occhi e di “sentire” tutto il vissuto di quelle mura. Qui per circa 500 anni hanno vissuto 24 imperatori e le rispettive corti. Immagino storie di imperatori soli, di concubine gelose, di ipocrisie e intrallazzi di corte … eppure son fatti avvenuti anche se adesso appaiono lontani anni luce! Usciamo e tentiamo la visita al Mausoleo di Mao ma purtroppo è chiuso. Il gruppo si divide. Alcuni optano per visite culturali, io, Marco, Paolo, Barbara ed Eugenio optiamo per la Dazhalan Jie, vecchia stradina piena di negozietti. 1° acquisto un paio di Nike. Barbara ed Eugenio rimangono fuori, io & the boys rientriamo in albergo perché abbiamo in programma una serata alle ACROBA ZIE. Sul taxi che ci riporta gli racconto del bidone a un vip e questa storia diventerà il tormentone di buona parte della vacanza! Al Rainbow ci raggiunge Giovanna, la nostra guida cinese, che ha acquistato, sbagliando i biglietti per l’Opera di Pechino. Riusciamo ad effettuare il cambio e godiamo di un ora di vero spettacolo con contorsioniste, giocolieri, fanciulle che saltellano sul filo e via dicendo. Veramente bravi! Rientro in hotel e cena in un locale dall’altra parte della strada con spaghetti e frutta fresca. Con gli huaizi abbiamo qualche problemino che tentiamo di arginare con del nastro adesivo …
Sosta notturna davanti all’hotel, seduti sul bordo di una fontana, con una bottiglia di cognac cinese (ridefinita “salamoia svanita di ciliegie sotto spirito”) e un mare di risate! Martedì 8 agosto Anche stamani sveglia all’alba! Trasferimento in taxi al palazzo d’estate e 4 ore circa a zonzo per questo luogo che ha accolto la dinastia Qing nelle noiose e calde estati pechinesi. Il palazzo viene più spesso associato comunque all’imperatrice Cixi che lo fece ricostruire due volte ed alla quale dobbiamo la costruzione della barca di marmo che fu pagata con i fondi destinati alla modernizzazione della flotta imperiale. Altra curiosità del luogo è il lungo corridoio nel cui tragitto (728 metri) si dice che due giovani entrati amici ebbero il tempo di innamorarsi. Lo vorrei percorrere ma, anche questo, è in ristrutturazione. Riesco comunque a guadagnarne un pezzettino residuo … vedremo! Le opere di ristrutturazione sono indiscutibilmente discutibili. La struttura del corridoio è realizzata in legno. Questo viene letteralmente piallato e ridipinto nuovamente con gli stessi disegni ma con vernici fresche … ci vorrebbero le nostre Belle Arti!!! Rientriamo in città e con Paolo, Barbara, Eugenio, Laura e Alessandro visitiamo il tempio dei Lama, costruito nel XVII secolo e convertito in monastero tibetano nel 1744. Mi avvicino per la prima volta alle ruote delle preghiere, e queste con gli incensi e gli inchini dei devoti emanano finalmente un misticismo non scontato nella metropoli cinese.
Attrazione principale di questo tempio è la statua di un Maitreya (Buddha futuro) alta 17 metri, scolpita in un singolo blocco di legno di sandalo.
Ale e Laura rientrano in hotel, io e gli altri decidiamo di visitare il Mercato delle Perle. Per raggiungerlo percorriamo un tratto a piedi. La prima parte degna di una metropoli occidentale (piena di centri commerciali e di vetrine gigantesche). La seconda tristemente simile ad ogni periferia degradata ci offre uno spettacolo di povertà e sporcizia. Il mercato è un edificio a più piani, ognuno contenente un genere diverso di bancarelle. Al piano seminterrato si vendono pesci. Siamo costretti a tirarsi su i pantaloni per non sporcargli su un pavimento bagnato e viscido. Dalle casse di polistirolo ci “salutano” pesci vivi, boccheggianti per la mancanza di ossigeno, vari tipi di gamberi, serpentelli vari , rospi e affini. Spettacolo forte ma sicuramente affascinante. Al primo piano si vende elettronica. Al secondo abbigliamento e qui Barbara fa acquisti tranquilli mentre Paolo si esibisce in una delle migliori performance abbatti prezzi di tutta la vacanza, rotolandosi a terra e facendo impazzire dalle risate le commesse che altro non possono fare che accontentare le sue richieste dandogli però del “malato” … All’ultimo piano, finalmente le perle. Diamo libero sfogo alla voglia di acquisti e cerchiamo di non pensare all’autenticità di quello che stiamo acquistando. Orecchini, collanine e sul finire uno zainetto verde.
Rientriamo in hotel. Laura è particolarmente giù di corda: nella Dazhalan Jie, all’interno di un negozio, le hanno tagliato la cordicella della macchina fotografica, rubandogliela letteralmente sotto gli occhi. Dopo il mancato arrivo del bagaglio di Alessandro, ecco un altro disagio da affrontare.
Ceniamo di fronte all’hotel, io con un buonissimo piatto di gamberi, mentre su Pechino si sta abbattendo un bel temporale. Prendiamo di corsa un taxi che ci porterà alla West Station dalla quale prenderemo un treno notturno, destinazione Datong. Mi viene assegnata la cuccetta in alto. E’ sicuramente la più tranquilla ma l’aria condizionata diretta non è un gran vantaggio. Inoltre Marco, mio dirimpettaio notturno, ha seri problemi di spazio.
Mercoledì 9 agosto Arrivo a Datong alle 06.30 circa. Sporca e assonnata riesco comunque con il mio scarso cinese ad affittare per il gruppo un minibus che ci accompagnerà per l’intera giornata. Prima tappa le grotte di Yungang. Durante il tragitto si scatena un bel temporale. Ci fermiamo per una colazione (uova al pomodoro … mangiate con le bacchette!!) e io non capisco che siamo arrivati. L’autista propone due ore di sosta, io replico con un quarto d’ora! All’uscita del locale ci accorgiamo che le Grotte sono davanti a noi ma è sparito il minibus. Percorro impaurita la strada, visito il parcheggio … niente! Vuoi vedere che questo ci ha mollato qui, andandosene con tutti i bagagli. Non mi resta che visitare le grotte ma lo stato d’animo non è dei migliori! Scavate nella roccia di arenaria, le grotte di Yungang sono uno degli esempi più raffinati di arte buddhista in Cina. La collezione comprende più di 51.000 statue di varie grandezze e con varie influenze. Nonostante in varie sale siano vietate le foto, quasi tutti armeggiano con digitali e telecamere.
Continuo ad avere una fifa blu per il tipo del minibus e mi raccomando a tutti i Buddha del luogo che ce lo facciano ricomparire. In effetti ci aspetta all’uscita … Seconda tappa giornaliera al tempio sospeso (Xuangkong Si), costruito su una delle cinque montagne sacre del taoismo, l’Heng Shan, è sostenuto da slanciate colonne di legno e sembra arroccato in modo precario sulle pareti della gola. Le circa 40 sale sono sbozzate da caverne naturali nella roccia e chiuse da facciate in legno. Sono collegate da passaggi e ponti e contengono statue di divinità confuciane, buddhiste e taoiste. In una sala in particolare (Sanjiao Dian = la sala delle 3 religioni) siedono vicini Confucio, Buddha e Laozi.
Ci spostiamo alla pagoda di legno di Mù ta. E’ uno degli edifici in legno più antichi al mondo, e si dice che per la sua costruzione (è alta 97 metri) non sia stato utilizzato un solo chiodo. Nel viale di accesso alla pagoda gruppi di cinesi giocano a dama e diventano ignari protagonisti delle nostre foto. All’entrata veniamo “organizzati” per una foto di gruppo da un curioso fotografo cinese e, dentro le mura della pagoda, finiamo i rotolini in una scuola di calligrafia che occupa qualche decina di bimbi e un vecchio maestro sorridente.
Ultima tappa, interminabile, in minibus per raggiungere Ping’Yao. L’autista si ferma in un parcheggio perché le strade dentro le mura sono troppo strette e con piccoli risciò elettrici ci portano in hotel. Il Tian Yuan Kui Kezhan è magico. Sembra l’edificio dove è stato girato il film “Lanterne Rosse”. Avvisati del ritardo ci hanno preparato la cena. Mangiamo e improvvisamente viene tolta la luce. Le candele accese sui tavoli rendono l’atmosfera ancora più incredibile. Ci spostiamo fuori dall’hotel, seduti sui gradini, sotto una luna piena da favola. Ci avvertono che a mezzanotte chiudono le porte, così ci salutiamo con un brindisi con grappa cinese e raggiungiamo le camere. La mia ha un letto in muratura e cuscini di riso … peccato rimanere qui una sola notte! Giovedì 10 agosto Sveglia, colazione e alla scoperta di Ping’Yao. La cittadina è un po’ troppo turistica ma decisamente carina. Ci spostiamo per vicoletti visitando templi e palazzi. Una ragazzina cinese mi chiede di posare con lei per una foto. Sulle mura Alessandro mi scatta forse la foto più bella di tutto il viaggio in compagnia di un vecchio cinese agghindato per turisti ma con una faccia indimenticabile. Paolo si cimenta nel far “suonare” un recipiente in metallo pieno d’acqua.
Nell’impeto fotografico non mi accorgo di fotografare anche un funerale … lo capisco tardi e mi scuso. Nel pomeriggio, provati dal caldo e dalla stanchezza, ci concediamo un massaggio ai piedi, un pochino doloroso ma decisamente tonificante. Alessandro, unico maschietto del gruppo, ascolta commenti da spogliatoio femminile sui gambaletti color carne che indossa la maggior parte della popolazione cinese, maschietti compresi! Ceniamo, salutiamo lo splendido hotel e partiamo con un altro treno notturno, destinazione Luoyang.
Venerdì 11 agosto Il risveglio, verso le 07.00, è traumatico. Durante la notte hanno rubato i marsupi a Chantal e Susanna. Arrivati in stazione “geliamo” in un ufficetto della polizia ferroviaria. Come da altre parti, le temperature interne sono polari!!! Un poliziotto ci segue in hotel (Mingyuan Binguan .. Uno dei più brutti di tutto il viaggio) e trattiene per 13 ore le derubate per fare una denuncia … sembra siano loro le colpevoli! Il resto del gruppo passa la giornata visitando il Tempio di Shaolin. Secondo la leggenda questo fu fondato nel V secolo da un monaco indiano. Diversi decenni più tardi (527 d.C.) ci arrivò un altro monaco (Bodhidharma ) che fondò il buddhismo zen (chan in cinese). Sembra che per riposarsi fra un lungo periodo di meditazione ed un altro si imitassero i movimenti degli animali, trasformando poi tali esercizi in una forma di lotta fisica e spirituale. Assistiamo ad uno spettacolo ma la palese commercializzazione del luogo lo elegge a “prima sola” di tutto il viaggio! Rientriamo in albergo e Chantal e Susanna sono ancora in una camera cercando di farsi dare, inutilmente, una copia della denuncia. Gli prendiamo per sfinimento e alla fine riusciamo ad avere dei fogli che le aiuteranno a giustificare la mancanza dei documenti. Ceniamo in un ristorante di fianco l’hotel, con le ginocchia sotto caldissime tovaglie di velluto rosso coperte (come in altri luoghi) da sporchi teli di nylon trasparente). Oggi va tutto storto …
Sabato 12 agosto Tentativo fallito di riemissione della biglietteria al booking aereo …Qui nessuno parla inglese. Successiva visita al Cts (sembra una prigione .. Non posso fare a meno di fotografarlo … e poi per entrare si passa attraverso la cucina di una famiglia perché il portone principale è chiuso!!!!), per la traduzione della denuncia. Finalmente lasciamo Luoyang. Trasferimento giornaliero in treno per Xian, allucinante! All’interno della stazione una ragazzina attacca bottone in inglese. Mi chiede come mi chiamo, io faccio altrettanto. Che nome voglio sapere, quello cinese o quello inglese? In inglese si chiama Linda, in cinese non la capisco. Le dico che io ho un solo nome italiano e le chiedo di darmene uno cinese. Metto in subbuglio tutta la famiglia. Chiede alla mamma, al fratello, ai nonni, poi finalmente arriva il mio “battesimo cinese” Sarò Xià Yang, sole d’estate, non male no?!! Il sole d’estate viene messo a dura prova nel tragitto Luoyang-Xian. Dovevo aver pescato il posto migliore ma alla fine i sedili della seconda classe sono decisamente migliori della mia cuccetta di mezzo. Almeno quelli hanno l’aria condizionata. Io arrivo dopo 7 ore a 50 gradi, modello zombie, sporca, accaldata e … alla frutta! Raggiungiamo l’hotel di Xian, Xi Nan Fang Hotel (al secondo piano – in Cina il pian terreno è il primo piano – sopra un fast food cinese). L’aria all’ingresso è irrespirabile. Saliamo, una doccia e tentiamo una cena in un locale indicato da un gruppo precedente …Non ci piace gran che. A nanna, distrutti! Domenica 13 agosto Sveglia alle 6, colazione in camera e trasferimento all’Esercito di terracotta. Come tutte le “attrazioni annunciate” l’emozione non mi strozza la gola. Inoltre 38 gradi ed un tasso d’umidità altissimo smorzerebbero qualsiasi entusiasmo! Visitiamo i 3 padiglioni ma tutto è come me lo aspettavo. Rientriamo a Xian.
Visitiamo un mercatino. Ci sorprende un acquazzone equatoriale. Ne approfitto per far amicizia con una bimbetta che si diverte con la scimmia del mio zainetto. La immortalo in una decina di foto che lei apprezza particolarmente. Non c’è dialogo, ovviamente, ma alle parole suppliscono i sorrisi e le canzoncine che mi canta! Rientro in hotel e tentativo di cena al fast food del primo piano. I vassoi sono di un unto impossibile, sono stanca e poco elastica. Ripiego su PIZZA HUT … poca fantasia ma almeno si mangia! Lunedì 14 agosto Alessandro va in aeroporto a ritirare la valigia. Finalmente è arrivata. Laura Chantal Susanna e Paolo vanno in agenzia ad aggiustare la biglietteria aerea. Con Marco, Barbara, Eugenio e Barbara visitiamo la Pagoda dell’Oca Selvaggia. Non c’è molto entusiasmo e rifiutiamo di salire (oltretutto ci sarebbe da pagare un biglietto supplementare). Ci trasferiamo al Quartiere Musulmano e nelle strette stradine per arrivare alla Moschea si fa un po’ di shopping. La Moschea si rivela un oasi di pace. Stanno chiamando alla preghiera e la misticità che si avverte è reale. Inoltre sono vietate ai turisti le sale della preghiera; finalmente la commercializzazione non intacca la fede! Le facce dei musulmani che incrociamo hanno lineamenti diversi dal resto dei cinesi che ci circondano. Anche il colore della pelle non è lo stesso. Il bigliettaio tenta con me qualche parola di italiano e mi saluta dicendomi “torna presto”! Sosta in hotel con doccia, tentativo fallito di cena nel quartiere musulmano (troviamo un ristorante che vuole riscuotere prima di servirci la cena!) e cena riparatrice da McDonald’s … poco cinese ma, anche qui, si mangia! Martedì 15 agosto Sveglia alle 04.50, colazione in camera e ritrovo nella hall per il trasferimento in aeroporto … destinazione Guilin. I controlli non sono approfonditi e Chantal e Susanna riescono a passare inosservate … per adesso sono con noi. Arrivo e trasferimento in minibus a Yangshuo. L’hotel Explorer è decisamente carino. Spuntino nel localino sottostante (si servono cocktail dai nomi improbabili .. E soprattutto non si serve Patrizia, che salterà la colazione …) e partenza per una “crociera” sul fiume Li. SPLENDIDA! Come al solito l’acqua riesce ad infondermi emozioni profonde. Siedo sul bordo barca e immergo i piedi nell’acqua verde e calda del Li. Intorno verdi colline, bufali che si rinfrescano sulle rive, zattere di bambù che scivolano silenziose sul fiume. Vorrei non finisse più. Rientriamo invece in paese, sosta veloce in hotel e di nuovo fuori per assistere, ancora una volta da una barca, alla pesca con i cormorani. Questi, addomesticati, nuotano appena sotto il pelo dell’acqua e “pescano” pesci che non possono inghiottire, a causa di un collare che stringe loro la gola. Quando catturano un pesce il pescatore recupera gli uccelli dall’acqua e toglie loro il pesce di bocca. Sarà, ma la pesca risulta scarsa e la tecnica poco carina … Degno finale di Ferragosto una cena in una saletta appartata di un ristorante con tanto di musica dal vivo …Menù gamberi con foglie di thè e riso servito dentro un ananas … a nanna contenta! Mercoledì 16 agosto E’ il giorno del giro in bicicletta. Julie viene a prenderci in hotel e ci accompagna al noleggio. Ne scelgo una da donna con il cestino sul retro. Altri optano per delle mountain bike. Si pedala! Lasciamo il paese e percorriamo stradine sterrate in mezzo a risaie e corsi d’acqua. Improvvisamente, dopo un ponticello, appare … un cammello … certo son strani sti’cinesi!! Ci rinfreschiamo nel cortile di una scuola (vuota …Saranno in vacanza?) e raggiungiamo la base della Moon Hill, collina della luna, caratterizzata da un’arco naturale che raggiungiamo dopo un’altra proverbiale arrampicata su gradini di pietra. Nell’ascesa veniamo “accompagnati” da gentili signore cinesi che confortano la nostra salita con l’ombra di ombrellini e ci propongono costantemente da bere … Julie ci racconterà più tardi di aver imparato l’inglese accompagnando i turisti proprio come queste signore.
Lei ci ha organizzato tutto il programma di questi giorni e questo prevede, dopo la discesa, un pranzo a casa sua. Durante la mattina il marito si è preoccupato di sminuzzare tutti gli ingredienti del pasto e quando arriva lei, provvede alla cottura. Sarà la fame stimolata dalla pedalata ma il pranzo ci sembra ottimo! Si discute del programma del pomeriggio. Sarei tentata da un massaggio completo in uno dei locali che abbiamo visto in paese ma l’idea di farmi un bagno nelle grotte del Buddha Nero la vince e così mi unisco ai Paoli nell’escursione speleologa … All’ingresso ci vengono fornite un paio di ciabatte di plastica ed un elmetto da cantiere che ostacola la vista ma salva la testa! Il tour nelle grotte non si rivela agevole, stretti passaggi, ardite discese, bui cuniculi … mi chiedo chi me l’abbia fatto fare. Vediamo una fessura dalla quale dicono passi un uomo … pazzo, immagino, non sapendo che da lì a pochi minuti anche la sottoscritta striscerà per terra tentando di uscire da quel tunnel impossibile! Siamo comunque ripagati da un bagno in una “piscina” di fango caldo … me la godo come una bimba che si inzacchera felice … da tempo non provavo sensazioni così leggere. Tentiamo di toglierci di dosso il fango, inutilmente, in una pozza d’acqua (sporca) di fianco alla “piscina”. Insistiamo con una doccia fredda all’uscita delle grotte (un toccasana per la mia tosse!) e comunque sporchi e bagnati rientriamo in paese con una pedalata spensierata incuranti del look! Cena in paese, bevuta pre notturna e a nanna. Domattina la sveglia suonerà alle 05.30.
Giovedì 17 agosto Dopo la bici oggi è giornata di trekking. Un bus ci accompagna alla periferia di Guilin, esattamente a Longsheng. Sosta in un parcheggio per cambio di mezzo (troppo grande il bus per salire alla partenza del percorso) e “attacco” da parte di curiose signore con i lobi delle orecchie deformati dal peso di cerchi metallici. Appartengono a quelle minoranze etniche (dong, zhuang, yao e miao) che tanto mi avevano incuriosito. Nella salita incrociamo deliziose ragazze in abiti tradizionali … che però vogliono essere pagate per farsi fotografare. Così come le signore dalla strana acconciatura che per pochi yuan si offrono di sciogliere i capelli lunghissimi raccolti in voluminose cofane … che delusione, quando ci accorgiamo che parte di essi sono posticci!!! Camminiamo sotto il sole in mezzo alle risaie, raggiungiamo di nuovo il paese e ci fermiamo per uno spuntino. Paolino di Magenta, vegetariano del gruppo, ruba il panino tibetano ad Antonello, dando inizio a singolar tenzone.
Il bus ci riaccompagna a Guilin. Salutiamo, sotto una pioggia battente, Chantal e Susanna che raggiungeranno Guangzhou con un pulmann notturno e ci ritiriamo nelle camere del Guilin Huali Hotel in attesa della fine del temporale. Avendo perso la coinquilina mi spetta una camera singola … non mi piace esser sola anche se per questa sera non mi mancherà lo spazio! Usciamo per cena e, come altre volte, ci viene assegnate una saletta privata dietro la sala principale di un ristorante. Un discreto polpo sazia il corpo e lo spirito. Prima della nanna un giretto nei dintorni fino al lungofiume.
Venerdì 18 agosto Da Guilin si vola a Shenzhen. Questa volta i controlli sono accuratissimi … meno male che Chantal e Susanna non gli debbono superare. Volo, bus per la stazione ferroviaria e approccio alla dogana per Hong Kong. Laura fa vedere il visto collettivo che prevede 16 persone, spiegando che siamo in 14 perché le due girls stanno “aggiustando” i documenti al consolato di Canton … errore! … non si passa. Un’impiegata ci spiega che dobbiamo recarci in un ufficio della Psb (Public Security Bureau) per far apporre un timbro sul visto inesatto. Io Laura e Paolo saltiamo su un taxi preoccupandoci dell’orario … sono oltre le sedici, alle 18 l’ufficio chiude e riaprirà solo lunedì … Per fortuna arriviamo in tempo, individuiamo l’ufficio, prendiamo correttamente il numerino e quando tocca a noi … nisba, niente timbro. La faccenda viene seguita a Canton ed è lì che ci dobbiamo recare per regolarizzare tutti i documenti. Ci assale la disperazione, telefoniamo alle girls proponendo di fare qualcosa da là ma niente. La burocrazia cinese ancora colpisce. Nessuno muove un foglio se non di sua competenze … e le competenze difficilmente sono delle persone alle quali ci rivolgiamo. Con la coda tra le gambe torniamo alla dogana dove da ore bivaccano i nostri compagni. La signora che ci aveva mandato alla Psb ci chiede il responso e davanti alla nostra delusione, mossa a compassione, ci ritira il visto e vede quello che può fare … un’ora più tardi varchiamo il confine Cina-Hong Kong! E anche questa è andata …
L’accumulo di tensione e di stanchezza mi farebbe piangere. Resisto e con uno zaino che sembra pesare quintali raggiungo il Dadol Hotel a Kowloon, le cui camere, minuscole e senza finestre ci accoglieranno per i prossimi giorni. Stanchi, sporchi ma felici ci concediamo una pizza da Pizza Hut … il mio incosciente tentativo con la Tokio Temptation non risulta azzeccato … per concludere la serata in bellezza, nonostante i dubbi di alcuni, ci rechiamo sul molo per vedere lo skyline di Hong Kong (all’Hong Kong Cultural Centre c’è una mostra sugli Etruschi .. In poche parole sulla CULLA!!!). Durante il tragitto lampeggia ma saranno laser o qualcosa di simile … errore! …Una volta arrivati al molo dei ferry boat si scatena un temporale estivo da mille e una notte. L’effetto della pioggia sul canale è magico ma … come facciamo a tornare in albergo? Tentiamo una corsa che ci rende fradici come pulcini (mi fa pure freddo) poi un bus preso al volo ci risparmia un bagno completo. Buonanotte! Sabato 19 agosto Colazione da 7eleven e ferry boat … oggi visitiamo Macao. Un’ora di traversata ci proietta in uno strano mix oriente/occidente. L’abbinamento Cina/Portogallo di Macao è a dir poco azzardato. I cartelli stradali sono in portoghese, le facce con gli occhi a mandorla, le chiese dipinte in colori pastello, i terrazzi delle case costretti da inferiate degne di carceri di massima sicurezza. La facciata di S.Paolo (solo quella è rimasta) domina una scalinata. Da lì partiamo per raggiungere dei giardini dove atletici (?) cinesi fanno attività fisica, chi corre, chi gioca a pallone, chi colpisce un volano … In Largo do Senado ci regaliamo un gelato e in Rua da Felicidade un ottimo piatto di gamberoni mi restituisce il sorriso. All’uscita Paolo acquista una bottiglia di porto (inutile cercare la ginja … non si trova!) che secchiamo a sorsi collettivi. Prima del ferry per Kowloon tentiamo l’ingresso al Casinò Lisboa (ancora Terzani nei pensieri). L’abbigliamento decente richiesto non è così rigido e ci fanno entrare. L’atmosfera non è particolarmente “fumosa” e usciamo velocemente senza troppo entusiasmo. Ciaociao Macao! Domenica 20 agosto Stamani il ferry ci porta a Hong Kong Central, un bus, successivamente ad Aberdeen. Inizia a piovere e per ripararsi saliamo dal molo su una barchetta (coperta) che ci accompagna al Jumbo, il più grande di due ristoranti galleggianti. L’ambiente è decisamente kitsch, due passi per vedere di cosa si tratta ed il rientro al molo senza consumazione … c’è una fila assurda. Risaliamo sul bus che ci porta allo Stanley Market. Meno male che, come molti mercatini, è una galleria al coperto perché di nuovo si scatena un bell’acquazzone. Rinunciamo a proseguire e rientriamo in hotel per una doccia. Per stasera è prevista una cena in Temple Street. Il look dei ristorantini lungo la strada non è ineccepibile ma la cucina ottima e l’atmosfera giusta … Facciamo un giro delle bancarelle senza acquisti particolari, brindiamo con una centrifuga di fragole fresche (ottima) e con le Barbare ed Eugenio (mentre gli altri rincasano) decidiamo di dare un ultimo sguardo allo skyline di Hong Kong dal 18 piano del Peninsula Hotel, esattamente da Felix. L’ascesa in ascensore è piena di aspettative ma ci vietano l’ingresso perché, questa volta, l’abbigliamento serio è richiesto … ci concediamo però un’uscita trionfale dalla hall principale con tanto di valletto apriporta … Raggiungiamo il molo passando di fronte all’uscita di un teatro. Stanno uscendo dei vip (chi saranno?) e frotte di ragazzine si accalcano per aggiudicarsi un autografo … mah?!! Lunedì 21 agosto Stanotte abbiamo impostato l’aria condizionata e stamani ci svegliamo con i pinguini in camera … 40 gradi di giorno e piumino di notte … bene o male tutti ci siamo conquistati un bel raffreddore! Si traghetta di nuovo ad Hong Kong: oggi ci aspetta il Victoria Peak. Si sale con la funicolare, si scende lungo la Old Peak Road, dopo aver fotografato la baia dall’alto. Cerchiamo curiosi l’Escalator, il più lungo sistema di scale mobili del mondo …792 metri. Ed anche questa si rivelerà una piccola delusione. Innanzitutto sono “tratti” di scale mobili e poi viaggiano solo in salita! La voglia di altezza viene soddisfatta con l’ascensore che (dopo una rigida registrazione) ci porta al 55° piano del International Finance Centre. Non è un impressione … le vibrazioni fanno tremare i piedi. Vista mozzafiato dall’alto di questo edificio, il terzo più alto del mondo.
Rientriamo a Kowloon, ritiriamo i visti per il rientro in Cina (410 Hong Kong dollars) ed esaurisco la cassa dollari con l’acquisto di una canotta di Esprit … si torna in Zhong Guo! Alla stazione di Shenzhen ci aspettano Chantal e Susanna .. E un gruppo di cinesini che apostrofandomi “miss” mi parlano del calcio italiano, dei campioni del mondo e di Luca Toni!!! Trasferimento al Sun Way Hotel, vicino all’aeroporto, decisamente il più bello di tutta la vacanza. Cena al ristorante cinese e mega doccia prima di una bella dormita … si fa per dire, sveglia puntata alle 05.30! Martedì 22 agosto … non abbiamo sentito la sveglia … comunque il servizio dell’hotel ci telefona e facciamo in tempo a godere di un’ottima colazione occidentale. Si vola! Problemi tecnici dell’aereo ritardano la partenza ma poi tutto si risolve e raggiungiamo Shanghai.
La scorsa settimana Lorenzino ci aveva prenotato 8 doppie al Yinbo Hotel, non male ma niente a che vedere con le camere di ieri sera …Posiamo i bagagli e ci trasferiamo ai Giardini YuYuan … belli, caratteristici ma troppo affollati! Raggiungiamo a piedi il Bund e attraversiamo il Huang Pu attraverso il tunnel turistico, un’esperienza psichedelica abbagliante! Sotto la torre della televisione, detta la Perla Orientale, cerchiamo un ristorante coreano … vana ricerca, ce ne sono di cinesi, giapponesi, francesi ma coreani niente! Chiedo in cinese (?) ad un tizio che ci dice di salire al 5° piano di un centro commerciale. In effetti è il piano dei ristoranti. Il gruppo si divide. Buona parte da Pizza Hut, gli intrepidi davanti ad una pentola mongola … e anche questa è fatta! Al piano terra un caffè Segafredo ci fa pensare a casa … Mercoledì 23 agosto Colazione cinese al Yinbo … mi salvo con dei biscottini gialli con semini neri e qualche fetta di anguria. Stamani si raggiunge il tempio del Buddha di giada, bello e finalmente mistico, specialmente nella sala principale. Qui si prega davvero, si bruciano incensi e si intonano canti. Dopo una mattina di raccoglimento un pomeriggio di shopping selvaggio! Lungo la strada veniamo adottati da Mr. Lee che con piglio deciso e poche parole ci guida negli anfratti del commercio dei tarocchi di Shanghai. I prezzi mi permettono di dar sfogo alla mia voglia di lusso e nell’ordine mi concedo tre borse, un paio di occhiali da sole, due portafogli, otto portachiavi …Se vi par poco?!!! Stamani appena uscita dal Yinbo avevo inaugurato la giornata con l’acquisto di un “Lolex” … sicuramente era un segno! Alle 18 si parte per una “crociera” lungo il Huang Pu … si può tranquillamente evitare. Non si vede niente di diverso da quello che si può ammirare dal Bund, cioè un avvenieristico quartiere fatto di grattacieli, insegne e palle giranti (quelle dell’Oriental Pearl!).
La metropolitana ci riporta sotto l’Antenna e questa volta il ristorante coreano non ci scappa. In 8 ci accomodiamo in una saletta, scalzi … un piatto di riso ben condito con pollo e verdurine varie appaga l’appetito. Giovedì 24 agosto Sveglia, colazione e trasferimento ferroviario a Suzhou. In Piazza Stazione prendo accordi con un tipo che con due minibus ci accompagnerà in un tour organizzato della città. 1°tappa la pagoda Beisi Ta. Entriamo e, questa volta coraggiosi, saliamo fino all’ultimo piano. Il panorama non è male ma … inizia a piovere! Con i minibus ci spostiamo allora in una fabbrica di seta. La visita è interessante. Un impiegato in inglese ci spiega tutto il processo di produzione, dal baco al tessuto … splendidi i piumini da letto ma … non ho più spazio in valigia! Si riparte, destinazione “torre di Pisa”, cioè la pagoda Yunyan Ta sulla Collina della Tigre. Sembra che non si possa salire e che si possa tranquillamente fotografare anche da fuori, senza pagare il biglietto d’ingresso e così facciamo.
L’autista ha tanto insistito per farci fare il giro in barca lungo i canali, mostrandoci foto carine. Decidiamo di fidarsi e la mezz’ora successiva non è male ma niente di particolarissimo. Prosegue il tour e ci troviamo a dover visitare la Porta di Pan; noi però vorremmo saltare questo sito e andare direttamente a vedere i due giardini. L’autista sbuffa, non è d’accordo, ci dice che questo posto è molto bello e un giardino è più che sufficiente, si innervosisce e alla fine, con un pagamento parziale, ci molla lì mettendo fine al tour. In solitaria allora ci spostiamo al Giardino del Maestro delle Reti e poco dopo allo splendido Giardino dell’Amministratore Umile, decisamente il più bello di quelli visti finora. Non ci sono molte persone, il giardino è grande e all’ombra di uno dei suoi padiglioni finalmente si gode un po’ di tranquillità.
Un treno ci riporta a Shanghai. Questa è l’ultima sera che trascorreremo in Cina e, nonostante parte del gruppo opti per Pizza Hut, io, Laura, Barbara, Barbara e Eugenio ci regaliamo una magnifica cena vip nella concessione francese. Il ristorante dall’esterno sembra importante, il cibo è buono, il conto assurdo: 50 yuan a persona, pari a 5 euro! Venerdì 25 agosto Ultimo giorno cinese. Stamani percorriamo a piedi il Bund e ci fermiamo ad ammirare l’edificio della Dogana e quello, più bello della Banca di Hong Kong e Shanghai … peccato che all’interno non si possano scattare foto. Davanti a questo “fanno la guardia” due leoni bronzei. Dicono porti fortuna accarezzarli e non ci lasciamo perdere l’occasione. Si prosegue alla ricerca di un bazaar che non troveremo, per cui dopo un caffè Lavazza niente male, optiamo per un taxi che ci porta nella zona degli acquisti dove, poco dopo, rincrociamo Mr. Lee. I ragazzi si perdono in un “grande magazzino” di elettronica, noi accompagniamo le girls nell’acquisto di un po’ di borse e poi torniamo in albergo per una doccia nell’unica camera che ci hanno lasciato … sembra un accampamento di zingari. Alle 17.30 due minibus ci accompagnano all’aeroporto di Pudong. Check in alla Lufthansa e ultima sorpresa di questo viaggio. Susanna e Chantal non hanno il visto e quindi non possono partire con noi. Tentiamo telefonate all’ambasciata (ma a quest’ora non c’è nessuno) al numero delle emergenze di Pechino ma il sig. XXX può fare ben poco. Non ci resta che “abbandonarle” in terra straniera con mille raccomandazioni e richieste di mettersi in contatto con noi appena ci siano informazioni più precise. 12 ore e mezzo di volo di portano a Monaco, dove arriviamo alle 06.30 circa di Sabato 26 agosto Giusto il tempo di salutare il gruppo che volerà su Milano. Le mie sono lacrime vere. Barbara, da sola, volerà poco dopo su Venezia, gli ultimi quattro, io, Alessandro, Antonello e Laura alle 09.40 decolliamo per Roma. A Fiumicino saluto anche loro e carica di 15 kg di zaino sulle spalle e altri 6/7 di bagaglio a mana (più un cappello cinese) raggiungo casa in treno. Sono fisicamente a casa ma una parte di me deve ancora arrivare …