Praga tra capodanno e la Befana
Quindi, ho dato fondo alle mie energie e mi sono letta i Racconti di Kafka (gli altri romanzi li avevo già letti) e di A.M. Ripellino “Praga magica” libro bellissimo, ma pesante da morire a metà strada tra una laude d’amore e un saggio iper universitario sulla “città vlatavina” come lui la chiama.
Le guide, poi, hanno fatto da supporto prima, durante e continuano a farlo anche dopo il nostro rientro. Mi sono infine dotata di una piantina di Praga dove ho segnato le zone che avremmo battuto giorno per giorno con evidenziate le cose da vedere: noi ci muoviamo essenzialmente a piedi e dobbiamo pianificare le mosse con il minor dispendio di tempo ed energia. Infine ho comprato la Moleskine di Praga, di recentissima pubblicazione, libello diviso in piantina della città, pagine bianche per appunti generici, pagine tipo rubrica divise in varie sezioni (ristoranti, bar, hotel, attrazioni, persone ecc. Sempre bianche da riempire con gli indirizzi), fogliettini staccabili tipo mini bigliettini da visita e post-it trasparenti per tracciare sulla cartina gli itinerari senza scriverci sopra direttamente. Infine la mitica taschina porta-tutto. Così bardati, partiamo in aereo da Roma pagando in due 335 A/R. 03/01/07 Dopo un volo bellissimo, con un tempo splendido che ci ha consentito di vedere tutta l’Italia dall’alto, atterriamo all’aeroporto di Praga e prendiamo il 119 fino alla fermata della metro Dejvickà. L’appartamento è in un sottotetto dal quale si vede la città e la Moldava, in un bellissimo palazzetto rosa con le cornici delle finestre gialle in via Uvoz.
Il luogo è silenziosissimo se non fosse per una campana che alle 7 di mattina inizia a rintoccare a martello, a velocità impressionante, per circa 5 minuti. Sembra di averla direttamente dentro il cervello…Ma non sono atei i Cechi? Preso possesso dell’appartamento, ci fiondiamo in centro che ormai sono le 18: fa un freddo tremendo, ma sopportabile e comunque siamo ben vestiti. Facciamo le prime foto alla luce della luna al Ponte Carlo.
La cucina ceca è buonissima anche se molto abbondante e calorica: io provo i formaggi, Andrea prende un cosciotto di maiale che portano accompagnato dai gnocconi di pane tipo canederli (knedlíky) e verdura. Tutto veramente ottimo. Lui beve birra…Io vino! La birra non mi piace e, infatti, seminerò sfiducia e ostilità nei miei confronti in tutte le birrerie che frequenteremo. Alle 22 siamo in prima fila per goderci la sfilata dei Santi dell’Orologio. Trallallero trallallà, i Santi sfilano sotto gli occhi della piccola folla a naso all’aria: la Morte suona la campanella, il vanitoso si specchia; è la vita e i suoi vizi che scorre in metafora.
04/01/07 Per oggi abbiamo prenotato una guida per mezza giornata perché vogliamo fare una visita dettagliata dei palazzi stile liberty della città ed in effetti, Magda, preparatissima e molto disponibile, ci fa girare mezza Praga facendoci vedere gli edifici più belli e dandoci notizie molto dettagliate.
Magda ci porta anche a vedere la Novomestsky Pivovar (Vodièkova, 20) una sterminata birreria-ristorante e ci consiglia di mangiare lì e di prendere il gulash alla birra.
Sono le 10.30 di mattina e molti già mangiano e bevono; scopriamo poi che, fino alle 11, il pranzo completo costa una miseria! Ma noi non abbiamo fame e decidiamo di tornarci più tardi.
Nei pressi della birreria c’è una delle numerosissime e famosissime gallerie di Praga, ossia quei passaggi coperti che contengono numerosi negozi. Quella che visitiamo noi è la Lucerna, che ospita uno dei primi cinema di Praga ed è stata costruita, agli inizi del ‘900, dal nonno del ex presidente della Repubblica Vaclav Havel.
Magda ci vuol far vedere una creatura dello spirito ironico del popolo ceco: una statua equestre uguale a quella famosissima di S. Venceslao, nella piazza omonima, ma qui il cavallo è appeso al soffitto per le zampe e il santo gli siede sulla pancia…È buffa, ma noi non capiamo! Allora lei ci spiega che, secondo la leggenda, il santo dovrebbe aiutare il suo popolo, ma non l’ha mai fatto e quindi, evidentemente, non sa andare a cavallo! Con lei accediamo a luoghi generalmente chiusi al pubblico.
Comunque, per tutti, è consigliabile una visita al Obrecni Dum, la Casa dei Cittadini, per vedere gli interni liberty. È possibile fare una visita guidata, ma solo in inglese.
Da soli si può vedere comunque molto. Vi consiglio di scendere anche al piano sotto al livello stradale e visitare la birreria e il Club Americano, degli anni 20, che in realtà era un luogo dove le donne di Praga imparavano a cucire su macchine americane…Poi l’hanno riadattato a bar e sembra di essere nella Chicago di Al Capone.
Noi non siamo turisti normali, siamo nati per scocciare il prossimo ed infatti abbiamo già messo sull’avviso Magda che ci porti in un negozio di giocattoli perché siamo collezionisti di giocattoli di latta e nella Repubblica Ceca rimane l’unica fabbrica di questo tipo in Europa, la Kovap.
Detto e fatto, nei pressi della Porta, troviamo un minuscolo negozio specializzato in questo tipo di mercanzia e facciamo acquisti. Verso le 13 salutiamo Magda ed andiamo a mangiare il famoso gulash…Cioè, Andrea lo mangia, mentre io prendo un piatto di insalata e vino (cosa avranno pensato di me?) Nel pomeriggio facciamo un giro esplorativo per le zone che vedremo domani. È ormai buio ed è bellissimo girare per queste strade animate ed illuminate. Durante la mattina, siamo passati davanti al Grand Café Orient dietro la Torre delle Polveri. Adesso decidiamo di tornarci. È al secondo piano della casa Alla Madonna Nera-Dům U Černé Matky Boží. Piccola nota folcloristica: davanti alla Madonna c’è una lampada votiva, spenta. Si dice che sia stata spenta per volontà dei padroni di casa visto che si spengeva sempre quando passava lì davanti una persona che sarebbe morta entro l’anno, quindi, per risparmiare grossi dispiaceri ai propri concittadini, l’hanno abbuiata una volta per tutte.
Questo è l’unico bar cubista del pianeta, o almeno così lo descrivono. A Praga è conservato un altro “reperto” cubista unico nel suo genere: un lampione che si trova proprio vicino a P.Zza Vencesclao, in P.Zza Snezne vicinissimo alla chiesina.
Per prendere una fetta di dolce c’è solo l’imbarazzo della scelta ed è ancora una volta Andrea che sperimenta: tenta il dolce della casa ossia un semifreddo di cioccolato con crema alla menta decorato con cioccolato alla menta. È bellissimo…Merita una foto! È anche buonissimo! La prossima volta lo prenderò io!!!!!! Torniamo lentamente all’appartamento passando in rivista i negozi di marionette; alcune sono bellissime, altre veramente brutte, ma economiche, giusto per chi vuole un ricordino.
Sul Ponte Carlo, il naso di Andrea capta un odorino stuzzicante di vin brulè. A quest’ora e con questa temperatura, ci starebbe proprio bene, ma….Dove lo vendono? Decidiamo di scendere dal ponte all’isoletta di Kampa e di annusare un po’. Toh ecco il bar! È proprio nei pressi della volta del ponte. Prendiamo la bevanda e ce la beviamo lì seduti, poi attraversiamo sotto il ponte e andiamo dall’altra parte. Di là troviamo un laboratorio di marionette che produce dei veri capolavori e i prezzi, ahi noi, sono all’altezza di ciò che fanno: siamo sull’ordine delle migliaia di euro…Un po’ troppo.
Usciamo e, proprio accanto, vediamo un altro laboratorio che crea delle marionette veramente belle (e costose), ma ha anche delle cose carine a buon prezzo. Ce n’è una che è la fine del mondo: una vecchia corpulenta e sdentata che ha in mano una mannaia insanguinata ed un gatto con gli occhi rossi sulla schiena. Si muove tutta, addirittura la coda e la testa del gatto. Costa però ancora troppo, mi pare sui 2000 euro.
Cavolo…A casa senza pupazzo non ci torno! Ci sono draghi, sirene, cavalieri, streghe, fate, unni, pirati orbi; è un mondo incantato dove la ragazza del negozio fa vedere i movimenti dei vari pezzi. Io mi guardo in torno e vedo appesi sopra il bancone vari personaggi tra cui un vecchio rabbino con la kippa e il bastone da passeggio. Il prezzo è abbordabile. Lo voglio! Andrea mi costringe, però, ad aspettare il giorno dopo per vedere se in centro troviamo qualche altro negozio simile per confrontare i prezzi.
Sì figurati…So già come andrà a finire.
Dopo una rapida rinfrescata, decidiamo di cenare nei pressi dell’appartamento, alla birreria Al Gatto (U Kokura- Nerudova 2). Prendiamo delle pallottole di pane ripiene di carne di pollo e crauti (ma non mi ricordo assolutamente il nome) e altre cibarie varie: io opto nuovamente per i formaggi, Andrea per affettati misti. Lui birra, io vino…Per finire io mi prendo un vin brulè “special” con tanta uva passa e canditi. Ne prenderei altri venti, dal momento che è buonissimo, ma decido di fermarmi a questo. Temo di fare veramente la figura dell’alcoolista visto che il vino è più alcoolico delle loro birre.
05/01/07 Oggi abbiamo in programma la visita del Ghetto, ma prima, visto che per noi è in strada, ci fermiamo alla chiesa barocca di San Nicola.
È un vero capolavoro e in particolare rimaniamo colpiti dal pulpito in marmo rosa e dalle enormi statue di 4 padri della chiesa che attorniano l’altare maggiore.
Poi guardiamo la volta affrescata con storie della vita del Santo e cerchiamo di vedere un particolare curioso: un gesuita che si affaccia da dietro una colonna. Una leggenda legata a ciò, narra che il pittore chiamato ad affrescare la volta, avesse vietato a chiunque di vedere la sua opera finché non fosse finita, ma un giorno, un frate curioso, si nascose dietro ad una colonna per guardarlo lavorare. Il pittore, dal ponteggio, lo vide e lo avvertì che lo avrebbe fatto pentire della sua curiosità, ma poi non successe niente…Almeno all’apparenza! Infatti, il giorno dell’inaugurazione dell’affresco, tutti coloro che erano accorsi a vederlo, notarono il particolare del frate spione rappresentato proprio con le sembianze di quello vero. In questo modo tutti capirono e risero di lui che fu così punito.
Cercatelo…Io, di certo, non vi voglio togliere il gusto della scoperta dicendovi dov’è! Altra cosa curiosa: nella piazza antistante, sul marciapiede di fronte, ci sono dei pioli che delimitano lo spazio e sono fatti come omini stilizzati e sono quasi tutti differenti, anzi vi potete divertire a vedere quali e quanti sono gemelli.
Arriviamo poi al Ghetto e vediamo subito la Sinagoga Vecchio-Nuova e poi facciamo il biglietto cumulativo che comprende la visita delle Sinagoghe (la Sinagoga Spagnola (Španĕlská), la Sinagoga Pinkasova, adiacente al Vecchio Cimitero Ebraico, che è oggi divenuta monumento agli ebrei moravi e boemi vittime dell’olocausto, la Sinagoga Maiselova, dove al primo piano sono esposti alcuni degli oltre 4mila disegni dei bambini prigionieri del campo di concentramento di Theresienstadte, e la Sinagoga Klausová (dal tedesco “klaus”, piccolo), adibita un tempo a funzioni funebri che ospita una mostra sulla congregazione per l’assistenza ai moribondi e sui funerali) e del Cimitero.
Facciamo il giro del Josefov e poi torniamo in centro percorrendo la Parizska trida, ossia la via che doveva rivaleggiare in splendore e lusso con i viali di Parigi.
La sistemazione urbanistica di questa zona toccò in particolare il Ghetto che, nel 1839, fu raso al suolo per essere “risanato” poiché le leggi razziali avevano impedito che il ghetto si spandesse per largo e così le case si erano alzate per far posto alle nuove famiglie o avevano occupato ogni spazio libero, cortili e strade, causando un sovraffollamento e una promiscuità disumani che portavano a continui focolai di epidemie. Molti intellettuali dell’epoca protestarono per questa distruzione sistematica che avrebbe risparmiato solo le sinagoghe e il cimitero, ma la loro voce rimase inascoltata.
Sul luogo dell’antico Ghetto, sono sorti così degli splendidi palazzi ed arterie larghe e luminose che dovevano proiettare la città nell’empireo di quelle più splendide dell’Europa di quegli anni.
Arrivati nella Piazza dell’Orologio, dopo un doveroso omaggio alla targa che ricorda l’abitazione dove nacque Kafka, individuiamo il punto dove passa il meridiano quo olim tempus pragense dirigebatur e ci mettiamo uno ad est ed uno ad ovest della linea…Che bel divertimento…Pensare che ci facciamo pure una foto…Poi vediamo la casa dov’ha soggiornato Einstein e altre cose curiose ed interessanti come la casa Al Minuto decorata da graffiti bianchi su fondo nero (XVI sec.) o la preziosa inferriata del pozzo di Mala Namesti.
Tornando verso casa, decidiamo di passare per l’isola di Kampa e da lì verso Malà Strana. Siamo praticamente gli unici turisti per queste strade; ci fermiamo nella piazza ed entriamo nella chiesa di Santa Maria sotto la catena, ma stanno celebrando la Messa e non possiamo andare oltre l’ingresso.
Il prete e i chierici hanno i paramenti con la croce di Malta e la Messa viene celebrata sull’altare posto sul fondo della chiesa ed il prete rivolge la schiena ai presenti.
Ancora è presto per cui decidiamo di vedere la zona che domani visiteremo in dettaglio, ossia Loreta, il monastero di Strahov e il Castello. Fortuna vuole che almeno nella bella chiesa di Strahov sia finita la Messa e quindi possiamo entrare e notiamo che i fedeli stanno prendendo qualcosa vicino all’altare dove ci sono tre contenitori con sale, chicchi di incenso e gessetti ed una bacinella colma di acqua santa.
Tutti prendono un po’ di queste cose e io faccio come loro, senza prendere l’acqua santa perché non so dove metterla. Domani sarà l’Epifania e mi immagino che nelle case praghesi questi elementi saranno parte di un qualche rito. Il gesso servirà, stanotte, per segnare sulle porte M+B+K 2007 ossia le iniziali dei Re Magi e l’anno, come benedizione. Ma le altre cose? E il sale in particolare? Mah…
Continuiamo verso il castello e, arrivati davanti, vediamo che i cancelli sono aperti nonostante siano le 19 passate…Che fai, non entri? Insomma ci siamo ritrovati, praticamente soli, a visitare l’esterno del castello e della Cattedrale di S. Vito, a passeggiare nei cortili silenziosi e nella Zlatà ulicka, la celeberrima strada d’oro. Sembra una fiaba… Tornando indietro, ci fermiamo a guardare il panorama che si gode dalla piazza davanti alla Porta Mattia.
Non vorremmo mai andarcene.
Ma lo stomaco chiama e torniamo a mangiare poco più sotto, al Gatto.
Questa birreria, piccola ed insignificante, ha dalla sua il fatto di presentare piatti molto buoni e un conto piuttosto basso e, nota non da poco per me, gattofila incallita, il gatto è rappresentato da tutte le parti e sospetto che il padrone ne possegga uno bello peloso, rosso, che campeggia in alcune foto vicino alla cassa.
Se non si bada al comportamento rude dei camerieri, veramente maleducati, penso che rimarrete soddisfatti di questa birreria.
Ps. Prima di mangiare si ordina da bere! Tenetelo ben presente se non volete farvi trattare a pesci in faccia dai camerieri! Questi ci hanno fatto una lavata di testa in ceco perché volevamo il menu mentre loro pretendevano di portarci subito da bere senza neppure darci la possibilità di scegliere! (Capirai poi la scelta: birra o birra o al massimo birra, scemi noi che non ci avevamo pensato!).
06/01/07 Oggi è la Befana! So che in Italia, al nostro ritorno, troveremo due belle calze colme di cioccolatini ed altre leccornie…Ma adesso ci dobbiamo mettere in marcia, ai dolci ci penseremo al momento opportuno.
Qui in città, invece, numerosi giovani di associazioni religiose, vanno in giro vestiti da Re Magi chiedendo spiccioli da devolvere poi in beneficenza. Visitiamo le magnifiche sale del monastero di Strahov, quella filosofica e quella, più raccolta, teosofica e la bellissima raccolta museale d’impianto ottocentesco che è esposta nelle teche del corridoio. Il pezzo forte è un prezioso evangeliario del XI sec. Proveniente, pare dalla Francia. Rimaniamo un po’ in contemplazione poi ci avviamo verso Loreta.
Coda pazzesca…Maronna…Però scorre bene e possiamo entrare velocemente. La casa della Madonna è la copia di quella di Loreto e non è un gran che, se non si è credenti.
L’esterno, invece, è tutto decorato con scene della vita di Maria e di Gesù. Noi ci soffermiamo sulla scena della visita dei Re Magi visto che oggi è, appunto, l’Epifania.
Ma il pezzo forte del monastero è il tesoro e in particolare l’ostensorio chiamato Sole di Praga perché brilla come un sole per merito dei 6200 diamanti che ne decorano i numerosi raggi.
Lo avevo già visto negli scorsi viaggi, ma l’impressione che mi trasmette è sempre la stessa: inimmaginabile capolavoro. Oggetti così magnifici, li ho visti solo nel tesoro di Aquisgrana (Aachen), in Germania.
All’uscita sentiamo il carillon che suona e io sfodero un’altra leggenda: una povera vedova, abitante nel quartiere di Novy Svet, proprio qui sotto (il nome significa Nuovo Mondo perché fu interamente ricostruito dopo un incendio che lo aveva devastato) aveva molti figlioletti che iniziarono a morire di febbre (o peste…Non ricordo). La madre, ad ogni morte, dava un soldo al monastero perché il carillon suonasse accompagnando il funerale del bambino. Così finì i pochissimi soldi e rimase sola e, a sua volta, malata ed in punto di morte. Pianse allora pensando che nessuno dei suoi figli le era sopravvissuto e che nessuno avrebbe pensato a lei moribonda. In quel momento il carillon del monastero iniziò a suonare e lei morì felice… Poi, come ci aveva suggerito Magda, la guida, ci dirigiamo al Castello prendendo la Cerninska, strada che costeggia una chiesina francescana in cui sono entrata perché vedevo un viavai di gente ed ho così scoperto che andavano a vedere un presepio a grandezza naturale, non bello, ma simpatico, con due pecorine che belavano se si metteva una moneta in un porta elemosine. Erano buffissime…C’era una nonna con un nipotino di circa tre anni che ci avrà messo 20 monete). La stradina prende il nome dallo splendido palazzo Cerninsky, difronte a Loreta (velocissima leggenda: la contessa che vi abitava, donna estremamente vanesia ed arrogante, non sapendo più come stupire e farsi invidiare dalle amiche ai balli, decise di farsi fare un paio di scarpette di pane. Il calzolaio e il panettiere, che furono chiamati per fabbricarle, rimasero stupiti da tanta arroganza e disprezzo degli affamati e tenatarono di dissuaderla. Ma lei, prepotente, non li ascoltò e loro si videro costretti ad esaudire cotanto desiderio. La sera del ballo, un misterioso cavaliere venne a prenderla dicendo di essere stato mandato dal marito della dama, ma ben presto svelò la sua solforosa identità: altri non era che il Diavolo venuto a punirla per la sua altezzosità. Dalle scarpette si levarono delle fiammelle azzurre che iniziarono a tormentarla e lo fanno tutt’ora visto che il suo fantasma fiammeggiante disturba il lavoro degli impiegati del Ministero del Lavoro che adesso ha sede nello splendido palazzo).
La strada è veramente bella e suggestiva e ve la consiglio vivamente (poi mi devo ricordare di sconsigliarvene un’altra sopravvalutata dalle guide…Anzi lo dico subito: non vale la pena di percorrere la Via degli Italiani (Vlasska) dove abitavano i nostri connazionali che lavoravano al Castello; le guide la presentano come uno scorcio d’Italia invece è ‘na ciofeca. Io vi ho avvertiti, poi fate voi. ) Non voglio parlare del Castello, ma solo di due particolari che si possono ammirare nel complesso: la cancellata che protegge la Porta d’Oro della Cattedrale, di epoca recente e decorata con altorilievi rappresentanti i segni zodiacali e le attività mensili e la chiesa di San Giorgio, uno dei pochissimi esempi di romanico del territorio. Anche riguardo al Castello conosco numerose leggende, ma non mi voglio dilungare (dai solo una…Vabbé vi racconto quella di dalibor, anzi no, quella dello scalpellino italiano: c’era una volta un giovane scalpellino italiano che lavorava al castello. Si era fidanzato con una ragazza del luogo e si erano promessi amore eterno. Un bel giorno lui deve tornare in Italia, ma le giura che presto sarà di ritorno e che la sposerà. Passano mesi ed anni, ma lui non torna e la ragazza, anche un po’ scocciata, si fidanza con un altro -come biasimarla-. Invece, neanche a farlo apposta, rieccotelo e pure arrabbiato! Ma non le mostra rancore e le chiede un ultimo incontro prima che lei si sposi. La ragazza accetta…E lui la uccide.
Sbattuto in prigione e in attesa di essere giustiziato, esprime come ultimo desiderio, di poter scolpire una statua che adesso è nella cripta della chiesa di S. Giorgio, sulla destra. A dire il vero, la statua, è veramente brutta soprattutto perché rappresenta la gelosia che ti rode il fegato ed infatti è una donna che ha lo stomaco aperto con dei serpenti che ne fuoriescono. Evocativa, ma bruuuuuuta.) Dopo il Castello, andiamo a vedere la Narodni Galerie fondata dal conte Sternberg nel 1796 dopo che gli Svedesi avevano depredato le ricche collezioni reali. È esposta a palazzo Sternberg, proprio accanto al Castello, e raccoglie veri capolavori come il ritratto di Eleonora da Toledo, del Bronzino, o il Cristo di El Greco.
A questo punto dobbiamo fare una cosa fondamentale: comprare la marionetta!!! Chiaramente, come già sapevo, compriamo quella del Rabbino vista giorni fa vicino al Ponte Carlo, accanto al famosissimo ristorante Ai tre struzzi (U tri pstrosu). La ragazza ci fa un pacco bellissimo dal quale, però, fuoriesce un minaccioso gancio di bronzo: ce la faranno mettere in cabina, in aeroporto? Sembra un’arma bianca… Se la mettessimo nella stiva, si danneggerebbe sicuramente…Con quest’angoscia starò male fino al check-in, comunque ce l’hanno fatta mettere in cabina! Poi andiamo a vedere la chiesa del Gesù Bambino, famosa solo perché custodisce questa statua di cera a cui vengono cambiati i vestitini. Ci sono esposte varie vesti donate al Gesù da privati o da stati. Qualcuna è veramente splendida. Ps. In questa chiesa celebrano la Messa in italiano…Se vi venisse una botta di nostalgia dei preti di casa nostra…
Sempre a proposito di chiese, decidiamo anche di vedere l’interno di quella di Tyn. Ma non troviamo il portone! Giriamo un paio di volte attorno alla chiesa, poi capiamo che, per accedervi, bisogna entrare sotto un portico nella piazza dell’Orologio.
Il giretto, comunque, ha sortito due effetti: abbaimo trovato una graziosissima piazzetta che rimane dietro all’abside (mi pare in Stupartska) e un negozino di articoli solo a soggetto “gatto” (Kocici Galerie, Tynska 9) Quando si dice la serendipità! Stasera ultima cena praghese ed Andrea insiste per andare alla Tigre d’Oro (U Zlateho Tigra, Husova 17) che avevamo sempre trovato strapiena.
Siamo fortunati e troviamo un posto accanto ad alcuni praghesi. Qui ci sono due camerieri: uno per le bevande ed uno per il cibo e sono cavoli se sbagli persona: o non bevi, o non mangi! Come Dio vuole, ordiniamo liquidi e solidi (pochi solidi, visto che qui piucchealtro si viene per il liquido) i nostri compagni di bisboccia sono in due e, a fine serata, si saranno scolati ben 16 mezzi litri di birra. Alla salute! Andrea arriva a tre boccali, principiante. Mi fa vergognare quest’uomo! Al nostro tavolo, poi, si siedono anche 5 marcantoni di enormità sconcertante; io rammento di aver letto che questa è la birreria preferita dal team di hockey e questi potrebbero ben essere dei giocatori! Lo dico ad andrea e lui si mette subito ad ascoltare la loro conversazione…Chiaramente loro parlano ceco e lui NON parla ceco. Comunque, secondo lui, il più anziano è l’allenatore e sta parlando di tattiche e schemi agli altri…Vabbé, se lo dici tu… Poi accade un fatto ganzissimo: arriva un avventore con un cane che si mette a scorrazzare sotto i tavoli mangiando tutto ciò che trova o che gli danno. Poi lecca la birra caduta a terra dai boccali, infine, incitato dal padrone della birreria, si mette ritto al cannello della birra alla spina come se bevesse. Non vi dico noi turisti…Impazziti.
Altro che “Io non posso entrare”! A malincuore usciamo dalla birreria e facciamo l’ultimo giro nella notte di Praga.
Per domani abbiamo da fare gli ultimi giri per poi partire alla volta della madre patria quindi…A nanna! 07/01/07 La padrona di casa ci ha gentilmente concesso di usare l’appartamento fino alla nostra partenza per cui, senza l’aggravio di bagagli vari che lasciamo lì, possiamo terminare la visita della città comodamente.
Stamani vogliamo tornare in centro per vedere il museo di Mucha, uno dei maggiori esponenti dello stile liberty a livello mondiale. A Praga è visibile anche la sua casa nella piazza antistante al Castello.
Andando verso il centro, non ci dimentichiamo di toccare gli alluci alle due gigantesche statue di mori che sorreggono la balconata dell’Ambasciata di Romania, quasi difronte a quella italiana (Nerudova). Questo gesto scaramantico e portafortuna non lo conosce nessuno e quindi tutti vanno a cincischiare il povero S. Giovanni Nepomuceno su Ponte Carlo facendo addirittura la fila. Solo i praghesi solleticano i due mori ed infatti a noi l’ha detto la nostra preziosa Magda. Di passaggio sul ponte, comunque, una toccatina al Santo l’abbiamo data pure noi…Poi dobbiamo compare l’assenzio: non sia mai che torniamo senza la droga liquida! Abbiamo individuato un piccolo supermarket proprio dietro alla Torre Giuditta (ponte Carlo) che lo vende quindi optiamo per prenderne una bottiglietta di quello al peperoncino (sempre più difficile Siori e Siore!) perché quello verde lo abbaimo già comprato. La donnona degli alcoolici è di una maleducazione esemplare, non dico che tira le bottiglie, ma quasi…Parla solo ceco e in quello ci chiede la dimensione delle bottiglie aiutandosi con la mano, e meno male che sennò col cavolo che si capiva! Poi le indico quello rosso e lei ci tratta malissimo dicendo (credo) che non è il vero assenzio, che questo è al peperoncino e tira fuori una pubblicità scritta in tedesco, nnamo bbene, che specifica questo ingrediente nella bottiglietta rossa.
Noi insistiamo e, come Dio vuole, recalcitrante, ci dà la bottiglia piccola, rossa. Sarà poi mia cura fare della boccetta una piccola mummia, avvolta in prezioso papiro di quotidiano, perché la dovrò imbarcare nella stiva dell’aereo e non vorrei che si spaccasse tra gli abiti.
Visitato il museo, piccolo e carino, torniamo a concederci una breve pausa al Grand café Orient e questa volta il dessert della casa lo prendo io. Comunque sia, i dolci qui e nel resto delle caffetterie, sono tutti buonissimi e c’è solo l’imbarazzo della scelta (per esempio io qui ho preso anche lo strudel con crema calda e gelato alla vaniglia…Da sballo).
Facciamo le ultime foto ed ammiriamo da fuori il bellissimo teatro degli Stati Generali, verdolino con gli stucchi dorati e le terrazze di ghisa. È incastrato in un luogo strettissimo proprio accanto all’unico resto del Carolinum, l’antica università voluta da Carlo IV nel 1348: un bovindo gotico.
Facciamo anche le ultime compere tra cui delle decorazioni natalizie fatte di legno intagliato probabilmente a laser e una bella t-shirt per Andrea che colleziona magliette dei luoghi che visitiamo. Io invece compro dei sacchettini di perline che costano pochissimo e, a questo proposito, devo suggerire un indirizzo “ghiotto” per signore e signorine: si tratta di un negozio di bigiotteria che vende pure tutto l’occorrente per fabbricarla con una scelta di perline impressionante. È in p.Zza Venceslao nella parte bassa, a sinistra guardando il Museo; si chiama Miss bijou e, quando Andrea ha visto l’entusiasmo con il quale mi sono lasciata fagocitare dal negozio (ben due piani di scintillio), si sarebbe messo a piangere e invece non ho comprato niente! Ero talmente frastornata che non ho saputo scegliere…Se ci ripenso adesso! Comunque, nonostante la nostra buona volontà, sono rimasti fuori dalla visita alcuni luoghi ed in particolare le caffetterie Slavia, Louvre e quella dell’hotel Europa, famosa per i palacinky (siamo golosi, embè?) altre gallerie (quella del palazzo Adria, che dicono essere la più bella e quella Fortuna-Novak), il “palazzo che balla”, il murales di J. Lennon, la casa di Mucha e il museo nazionale, la birreria del buon soldato Svejk, il labirinto di specchi e tutto il parco Petrin. Dite che siano sufficienti buone ragioni per fare un altro viaggio a Praga? Noi crediamo di sì… Laura e Andrea (Arezzo) Lauraar71@yahoo.It