Il mondo visto dall’altro Capo
Consigli pratici: abbigliamento Giugno: vestiti a cipolla. Si entra in inverno (si fa per dire), Cape town, Johannesburg, Parco Kruger in pieno giorno: 27 gradi. Kruger all’alba: 2 gradi. Utili: cappello lana, cappello cotone, 1 maglione lana, scarpe comode, abbigliamento chiaro e maniche lunghe per zone savana.
Telefono Abbiamo utilizzato il Vodafone Passport attraverso la compagnia corrispondente Vodacom (ricerca automatica o manuale sul cellulare, appena sbarcati). In caso di telefonate frequenti, tuttavia, risultava molto conveniente l’uso delle carte Wordcom o simili, in tagli da 10 20 o 50 rand. Durano moltissimo, rispetto ai nostri parametri. Cambio Per le spese correnti avevamo fatto il cambio in dollari, poi ricambiati in Rand: superflui. Agli uffici di cambio l’euro è accettato direttamente ( 1 euro = 8,45 rand in giugno 06) e gli sportelli bancomat per il prelievo sono diffusi.
Lingua Inglese necessario e sufficiente. Salvo che siate perennemente “guidati”.
Viaggio Ottimo il servizio della SAA (SouthAfrican Airways): tre voli confortevoli (andata e ritorno con appoggio Lufthansa su Francoforte da Roma), ritardi irrisori, personale accogliente, pasti buoni, buona scelta di film & entertainment a bordo. Spostamenti A giugno 06, un litro di benzina verde costava 6 rand, circa 70 centesimi d’euro.
Cibo Nel nostro itinerario i pasti liberi erano limitati: varia ed apprezzabile la cucina a buffet dei Protea Hotel, in particolare di quello sito nel parco Kruger dove abbiamo assaggiato impala, kudu alla griglia, facocero e coccodrillo. Negli altri abbondanza di riso, zucca dolce, pollo, spinaci (moroccos), mais; tanta e coloratissima frutta. Rinomato (sin troppo) il Magdeleine di Pretoria; tribalissimo e suggestivo il Lekotla di Joburg, in Mandela square. Vino: Jordan Blanc fumé Stellenbosch 2004. Il migliore tra quelli assaggiati.
Precauzioni Malaria: in giugno, spostandoci a nord fino alla parte meridionale del Kruger, abbiamo deciso di allinearci al 90 % del ns. Gruppo: non fare la profilassi. Avevamo portato con noi il malarone, ma vista la stagione secca ed il basso livello delle acque, ci siamo convinti a non utilizzarlo. Unico accorgimento lo spray omeopatico dissuasivo per gli insetti, preparato da una rinomata erboristeria della ns.Città; e il solito autan.
Sicurezza nel nostro caso nessuna noia, ma eravamo molto spesso guidati. Liberi e tranquilli a Cape town (Waterfront e lungomare, pomeriggio fino al tramonto; waterfront dopocena; Long street, pomeriggio) Dullstrom, mattina, Graskop, pomeriggio; Johannesburg tardo pomeriggio.
Meritano di esser viste… Cape town: il lungomare (tra Bantry Bay e Waterfront) nel pomeriggio, la table mountain di mattina (se fa bel tempo), la zona centrale (Long street) nelle ore diurne, il quartiere arabo/malese, Water front verso sera, magari per cena o dopocena.
La baia del Capo: il Capo di buona speranza, per capacitarsi che siamo all’incrocio tra due oceani, e che laggiù all’orizzonte c’è la fine del mondo… occhio semmai ai babbuini Chacma (non fategli percepire odore di cibo); la colonia di pinguini a Simon’s town.. .Sembrano domestici; l’isola delle foche, non troppo presto la mattina (utile che sia soleggiata); il giardino botanico di Kirstenbosch, molto ricco di specie vegetali delle più varie e spettacolari. La savana: Kruger park è vastissimo, in una giornata già resti stupefatto, se ne hai di più a disposizione probabilmente la storia prosegue. Suggestivo cenare e pernottare in un lodge all’interno o al limite del parco.
Il Mpumalanga, sconfinato, vasto e armonioso: dallo scenario rurale similbritannico (pranzo alla Farm Corn&cob, non lontano da Nellspruit) alle località montane, sperdute e placide come Dullstrom, fino al Shangana villane di Hazyview, riproduzione artefatta ma non superflua della vita tribale. Soprattutto, il Drakensberg: sorprendente per vastità di dimensioni e d’orizzonte, specie lungo il Blyde river canyon. Inatteso.
Dullstrom: qui il caffè più buono (l’unico?) di tutto il Sudafrica (è in montagna, 2100 metri…) Pilgrim’s rest: l’esperienza di una notte in una delle località più grigie e finte di tutta l’Africa (edifici tutti in latta stile ottocento, come all’epoca della locale febbre dell’oro): eppure permane un forte senso di quello che fu un periodo breve ma intenso per questo paese Pretoria: vista solo dal finestrino. Sorprende la presenza pressoché esclusiva di gente di colore, nel centro della capitale.
Johannesburg. Ecco uno dei percorsi tra i forti contrasti del Sudafrica: ascesa in collina (Newtown), ridiscesa fino alle vie centrali (noi eravamo guidati, oppure in cab taxi), passeggiata nel mall di Sandton che circondano Mandela Square. Robben Island, casa di Mandela, Chiesa e Petersen memorial a Soweto: tappe obbligate, se volete andare indietro nella storia recente. Le township (nel nostro caso Soweto a Joburg, e Khayelitsha a Cape town, guidati e.. Scortati fino all’interno di due Primary school): se volete andare a fondo della storia… In corso.
Lo sport: il rugby giocato al sabato mattina in ogni scuola, il calcio in ogni angolo in attesa del 2010, il cricket dagli anziani in tenuta bianca nel weekend… Per farsi un’idea prima (o durante) Guide: il numero monografico sul Sudafrica della rivista Traveller (febbraio 2006) è stato un ottimo complemento alle informazioni di Edo e Elena, le due guide italosudafricane che si sono alternate con il ns. Gruppo.
Film: “Un mondo a parte”; “Cape of good heart”; soprattutto Tsotsi, Oscar 2006; Giornali: Cape argus, Sunday Star ma anche Sawubona (hose organ della SAF). E tutto quel che trovate e riuscite a leggere..
In due parole…
Ci riproveremo in futuro: per chi vuol farlo subito, consigliamo vivamente di prendere contatto con il tour operator namibiano Latitude 24 (latitude24@libero.It), ed in particolare con Sabrina, la cui preparazione e disponibilità è risultata pari al grande fascino delle proposte di itinerario che ci ha sottoposto.
Pur avendo una certa reticenza per i viaggi organizzati non siamo rimasti per niente delusi. Si è trattato infatti di un viaggio che unisce il piacere della scoperta dei luoghi a quello dei rapporti con la popolazione locale. Ho ancora nel cuore il calore dei bambini delle scuole che abbiamo visitato, il sorriso di quei bambini a cui la vita non sempre sorride e che con un piccolo contributo abbiamo potuto aiutare.
I dettagli, comunque, ve li racconteremo un altro giorno. Senza fretta. Oppure se volete saperne di più, o se vi è piaciuto, ci scrivete.