VENEZUELA E ‘LO ROQUE’:le isole regine dei caraibi
Quest’anno la meta del nostro viaggio/vacanza è stata quasi scelta appena tornati da quello dell’estate precedente, ma l’indecisione dovuta a perplessità “logoranti” quali la pericolosità del paese e quindi lo stress di dovere stare attenti ogni secondo del viaggio a noi stessi e alle nostre cose, e ai soldi, ci ha bloccato per un po’ di tempo. Ho cercato di carpire più informazioni possibili su internet e sui vari forum e alla fine ha trionfato un bel “CHI SE NE FREGA” ed è quindi partita la caccia al biglietto aereo più economico, la ricerca è stata estenuante (come sempre) ma l’abbiamo spuntata con 648,00 euro al ***, volo Tap Airportugal da Roma con scalo a Lisbona, abbiamo comprato i biglietti 1 mese e mezzo prima della partenza, periodo nel quale ho contattato diverse persone che avevano e stavano per compiere il nostro stesso itinerario. Un saluto e ringraziamento particolare a Linda di Trento e al suo ragazzo Simone di Roma!! L’itinerario è stato il seguente: 28/6 :Roma – Caracas – Ciudad Bolivar 29/6: Ciudad Bolivar – Canaima 30/6: Canaima – Salto Angel 1/7 : Salto Angel – Canaima 2/7: Canaima – Ciudad Bolivar – Puerto Ordaz – Caracas 3/7: Caracas – Los Roques fino all’11/7 Dopo innumerevoli e-mail scambiate con Beatriz moglie e titolare insieme a Cosimo della ***NO PUBBLICITà*** abbiamo stabilito escursioni e prezzi in merito a Canaima e Salto Angel, e devo dire che siamo rimasti soddisfatti dell’organizzazione e affidabilità di quest’agenzia. Abbiamo poi contattato Andrea della *** e prenotato i nostri 9 giorni in paradiso! A questo punto era tutto pronto, anzi quasi, abbiamo fatto mille prove per la preparazione bagagli, visto che per i voli interni soprattutto quello di Los Roques tutti ci hanno detto di portare massimo 10 kg e così abbiamo fatto.
Ti ti ti ti tiiiiiiiiii, svegliaaaa!! Ore 4.30 del mattino, volo alle 6.50, sveglia per modo dire visto che non ho chiuso occhio al contrario del mio ragazzo che ronfava…
Siamo partiti in orario e arrivati in orario a Caracas, abbiamo conosciuto una famigliola in aereo che tornava per un mese in Venezuela a trovare i parenti, abbiamo chiacchierato un pochino con la mamma venezuelana che ci confermava la pericolosità di Caracas invitandoci a toglierci qualsiasi cosa potesse attirare l’attenzione come anelli, bracciali, orologi ecc. Ma noi da bravi ragazzi avevamo già provveduto vestendoci anche il più sobri possibili e senza “decorazioni” addosso.
Arrivati in aeroporto abbiamo fatto una coda medio lunga all’immigrazione dove abbiamo consegnato il foglio compilato con i nostri dati che viene distribuito in aereo, e abbiamo risposto alle domande del tipo “dove andrete? Quanto tempo vi trattenete? Qual è il motivo del viaggio?” ; superata l’immigrazione abbiamo recuperato i nostri bagagli (che felicità averli ricevuti!!)per capire da dove uscivano abbiamo visto dove erano concentrate le persone che erano in aereo con noi perché non c’era nessuna indicazione che segnalasse il nastro di consegna. Superata anche la dogana siamo finalmente usciti e oltre ad esserci i tanti taxisti in cerca di turisti polli c’era anche il simpatico Felix della Energy che a piedi ci ha accompagnato al terminal dei voli nazionali che si trova a 300 metri, ancora non hanno costruito un passaggio interno per passare da un Terminal all’altro ma ci hanno detto che lo faranno… Felix ci ha aiutato a fare il check in, abbiamo pagato le tasse interne del volo (si fa prima il check in e poi si va in cassa a pagare) e cambiato in nero 300 euro a 2600 bolivar, ma in seguito abbiamo capito che a loro conviene l’euro e che noi avremmo potuto benissimo cambiare solo dollari allo stesso cambio grrrrr! Il volo per Ciudad Bolivar era previsto per le 19.30 p.M. Ma c’è stato un ritardo di ben due ore e mezza e vi assicuro che con il fuso orario sulle spalle è stato difficilissimo tenere gli occhi aperti fino a quell’ora, in più alle 19.00 era già tramontato il sole ed era buio pesto fuori!! Dopo anche uno scalo non previsto a Puerto Ordaz, siamo arrivati a C.B. Alle 23.00. C’era Cosimo ad aspettarci, ci ha accompagnato all’*** che è praticamente di fronte all’aeroporto. Questo è uno degli alberghi migliori in zona (dicono un 4 stelle, ahahaha) va benissimo per una notte, soprattutto diventa una regia quando non sia hanno più le forze neanche per togliersi le scarpe! 2° giorno Della notte non ricordo nulla, solo che siamo letteralmente svenuti quindi immagino riposati abbastanza per… Ti ti ti ti tiiiiiiiiii, svegliaaaa!! Ore 6.50, alle 7.30 a.M. Appuntamento in reception con Cosimo che ci riaccompagna nel lungo tragitto (100 metri) in aeroporto, mentre aspettiamo l’aere..Ops, volevo dire il modellino di un aereo, così piccolo e leggero che sarebbe stato quasi meglio come soprammobile a casa nostra… Facciamo colazione al bar seduti al tavolo, un vecchiettino ci porta latte e caffè da girare con una mezza cannuccia dopo di che saldiamo a Cosimo il residuo del costo dell’escursione e ci imbarchiamo su quel “simpatico” trabiccolo.
In un’ora arriviamo a Canaima, il paesaggio che è scivolato sotto i nostri occhi durante il volo era magnifico e verdissimo, riconosciamo subito la laguna e le cascate e ci rendiamo conto che stiamo veramente in Venezuela! Una volta atterrati e scesi dal modellino vediamo ma non sentiamo, almeno io sono momentaneamente sorda, il rumore del motore mi ha rimbambita, ma subito vediamo venirci incontro un tipo che chiama il nome della posada Wey Tepuy (in lontananza ma ho sentito) , siii la nostra posada, siamo noi siamo noi!!! Ed ecco a soccorrerci dalla sordità che probabilmente ci ha fatto fare dei gesti e delle smorfie indicibili: ERNESTO, il nostro angelo – guida che per prima cosa ci ha fatto vedere come si riacquista l’udito e poi ci ha spiegato un po’ cosa faremo per due giorni.
C’è subito un cambio di programma, si parte subito per il Salto Angel, le previsioni del tempo sono buone, quindi abbiamo mezz’ora di tempo per : preparare uno zainetto con l’occorrente per la notte in amaca, vestirci leggeri per la traversata nel “bote” ovvero la barca, e consegnare i nostri bagagli all’ufficio della posada. Detto fatto! Insieme ad altre 3 ragazze e una coppia di norvegesi ci avviamo tra i viottoli di terra del villaggio, in giro si vedono poche persone, il silenzio regna sovrano in questo angolo sperduto del paese, l’unico modo per raggiungere Canaima è via aire, tutt’intorno natura, solo natura, è fantastico.
La risalita sul fiume Carrao e poi Churun è veramente suggestiva, il paesaggio degli innumerevoli tepuis ci fa pensare ad una natura primordiale, il colore dell’acqua è bordeaux, limpida in alcuni punti vicino agli argini dove la sabbia è rosa, immortaliamo questo trionfo naturale prima nelle nostre anime e poi nella telecamera. Abbiamo perso la cognizione del tempo, senza orologio non ci raccapezziamo più, neanche i naturali ritmi biologici danno cenno di funzionamento, va benissimo così, e quando ci ricapita una sensazione del genere?!…
La navigazione è stata di circa 3 ore, arrivati al campamento abbiamo qualche minuto per prepararci e ripartire a piedi per raggiungere “el mirador Salto Angel”.
Ci siamo beccati un bel po’ di pioggia, la “scalata” per me che non ero allenata è stata faticosa, soprattutto l’ultimo tratto dove praticamente ci si arrampicava, ma probabilmente io sono la solita imbranata perché il gruppetto che era con noi camminava come le capre indossando le ciabatte-scarpa…Io avevo gli scarponcini da trekking pensate un po’…
Comunque, una volta arrivati lassù da Gesù Cristo, la cascata si presente in tutta la sua imponenza soprattutto quando le nuvole si spostano dalla cima, il panorama è straordinario e le zanzare approfittano della nostra distrazione per farci numerosi prelievi di sangue, maledette! Sono vaccinate contro l’autan blu, niente le ferma!! Una volta tornati giù, e non vi nascondo che facendo il percorso al contrario(da soli) abbiamo avuto paura di avere sbagliato strada, i punti di riferimento che avevo preso all’andata, al ritorno non arrivavano maiiiiii e intanto il sole non c’era più, ci sono stati attimi di panico non manifestato fra di noi ma alla fine il fiuto e il senso di orientamento del mio ragazzo ci hanno portato a destinazione. Dicevo, una volta tornati giù abbiamo fatto una pseudo doccia, l’acqua non usciva, e abbiamo poi mangiato a lume di candela visto che al campamento non c’è elettricità, è stato molto rilassante anche scambiare due chiacchiere con gli altri con sottofondo il rumore della pioggia scrosciante. La notte in amaca è passata tranquilla, necessari sono i calzini, un paio di pantaloni lunghi e una felpa e se riuscite a portarvi via le copertine che vi danno in aereo meglio ancora, a noi sono state molto utili.
3° giorno Sono le 7.00, siamo svegli pronti per la colazione a base i arepitas (frittelle di mais fritte) da farcire a piacere con marmellata o con un preparato con uovo, cipolla forse tonno? mah…
Viaggio di ritorno in bote, bello, bellissimo, i puri puri erano con noi in barca senza invito, ci hanno fatto le gambe a pois, il prurito ci ha fatto impazzire, ma è possibile che ancora non hanno inventato un prodotto chimico per ammazzarli sti maledetti insetti?!! Questa giornata è stata dedicata alle cascate della Laguna di canaima, siamo rimasti noi due con Ernesto, gli altri sono partiti, alla posada e sembrerebbe a Canaima non ci sono stranieri oltre a noi, questa cosa ci entusiasma.
Le cascate sono meravigliose, camminare dietro alla cortina d’acqua che scende con una forza incredibile è emozionante, qui arrivano i turisti per un’escursione in giornata dall’isla maragarita, prevalentemente tedeschi, quindi per scattare una foto c’è da fare la fila… La giornata di giri in barca e camminate si è conclusa verso le 17.30, abbiamo approfittato per andare in una botteguccia di souvenir nel villaggio dove si possono comprare vari oggetti fatti il legno di balsa,dove il signore che lavora questi oggetti ci ha gentilmente invitato a prendere posto davanti alla televisione per seguire il mondiale insieme! 4° giorno La mattina prima di partire abbiamo fatto un ultima passeggiata fra le strade di terra di Canaima e alle 10.00 eravamo sull’aeroplanino della “Trasmandu” direzione Ciudad Bolivar.
Lasciamo Canaima con il cuore riempito di emozioni, sarebbe stato bello rimanere ancora… A Ciudad B. Ci è venuto a prendere una persona della ***che ci ha accompagnato all’aeroporto di Puerto Ordaz dove abbiamo passato circa 2 ore in attesa della partenza del nostro aereo per Caracas, L’attesa si è rivelata divertente e per niente pesante, abbiamo fatto amicizia con i ragazzi della unica caffetteria in sala di attesa del piccolo aeroporto, in più c’era la partita Portogallo – Inghilterra, passeggeri e personale di bordo in un unico coro tifavano Portogallo, ci siamo buttati anche noi in mezzo, solo che poi la partita è finita e sono scomparsi tutti!! Ma non i nostri amici : Jefferson e Marielvis. Abbiamo parlato molto, della loro e della nostra realtà, del loro e del nostro paese, è stato un interessante scambio di pensieri che per l’ennesima volta ci ha confermato quanto viaggiare sia necessario per rendere la mente elastica ed aperta a cose nuove.
Chiedo a tutti coloro che passeranno per questo aeroporto di sforzarsi un minimo per comunicare con questi due ragazzi che hanno davvero una gran voglia di conoscere ciò che è diverso dal loro modo di vivere anche solo attraverso le parole.
Arrivati a Caracas siamo felici di rivedere Felix! La meta per passare la notte è Macuto, un ex centro balneare del “litoral Central” a qualche km da Caracas. Orribile il tratto di strada che va verso Macuto, questa parte è stata distrutta dall’alluvione del 1999 e tutto è rimasto come allora, ai lati della strada ci sono tante baracche ovvero i ranchitos e un pululare di gente che…Non so cosa faccia, forse solo camminare o aspettare uno degli autobus stracolmi che collegano i vari centri del litorale. I veicoli in circolazione sono mezzi scassati e vecchi anzi antichi e la maggior parte hanno la targa sul tettuccio con scritto “taxi” ma che taxi ,mi dico, non possono essere taxi!; Rimango frastornata da ciò che vedo, non so se dovrei esserlo, cosa immaginavo di trovare? Ho avuto una visione di povertà tangibile, razionalmente sai cos’è ma emotivamente è devastatane. Gli edifici fatiscenti si susseguono, molti erano alberghi dove i caraqueños una volta passavano le loro vacanze. Questo è ciò che si vede scorrere dai finestrini della macchina, non possiamo veramente immaginare il degrado in cui vive questa gente.
La signora che ci ha accompagnato all’hotel ci ha detto che la zona è tranquilla anche se a noi non ci fa una bella impressione. Finalmente in camera! Fa un caldo terribile, dopo la doccia ce ne siamo andati a cena, scegliendo di mangiare nel ristorante di fronte all’hotel osservando un po’ anche la fauna locale che dentro le loro macchine antiche e decorate con mille lucette passavano sulla strada con la musica a tutto volume.
La mattina ci vediamo con Felix che ci porta di nuovo a Maiquetia, quindi : check in con la compagnia che Andrea della Lagunita ci aveva prenotato e di nuovo seduti in attesa di partire per LOS ROQUES!! Ci infiliamo nel secondo trabiccolo della vacanza, dietro di noi c’è una famiglia italiana, papà mamma e figlia, sentendoli parlare sembrerebbe sia la seconda volta che tornano a Los Roques, ma sinceramente non abbiamo interesse a socializzare, almeno fino a questo momento.
Partenza finalmente! Riusciamo anche a sonnecchiare nonostante il rumore dei motori e il finestrino aperto dove il co-pilota ogni tanto appoggia una mano.
Sono passati quasi 40 minuti, arriva una notizia, sento il pilota parlare con il collega (noi eravamo seduti subito dopo di loro) spero di non aver capito…E invece, uno di loro si gira e in inglese ci dice che un aeroplano è caduto sulla pista di Los Roques per cui l’aeroporto è momentaneamente chiuso- porca miseria, ho capito bene?! Chiedo conferma ai nostri connazionali seduti dietro, si, abbiamo capito bene, si gira e si torna in dietro. Mille pensieri: ma che aeroplano è quello caduto? Ci sono feriti? E noi che fine facciamo? E noi ..Che aspettavamo di aprire gli occhi e trovare il mare limpido dei caraibi…Hic hic! Bene, bene, altro atterraggio, direi ottimo, eh eh sembra proprio un bello scherzo! Veniamo accompagnati con l’assistenza della signorina Jamaica che ci ha fatto il check in, in un’altra aerea dell’aeroporto di Maiquetia in attesa di notizie (devo dire che “l’attesa” è stata proprio una costante in questa vacanza) e che si fa per ammazzare il tempo? Ci facciamo preparare un arepita buonissima che però dobbiamo quasi ingurgitare in quanto siamo di nuovo chiamati per la partenza, corriamo…E..Altro scherzo, si sono dimenticati di fare il pieno all’aereo, che barzelletta ragazzi… E che si fa? Si ATTENDE chiaramente.
Va bè, ve la faccio breve, siamo arrivati a Los Roques alle 11.30 più o meno. Abbiamo visto l’aeroplano caduto, un bisposto ad eliche di un imbecille che partito da Caracas ha deciso di provare ad atterrare a Gran Roque ma gli ha detto male, fortunatamente nessuno si è ferito.
“LO ROQUE” (come dicono loro) 9 GIORNI.
Cosa vi racconto? i diari che ho letto sui vari siti di viaggio sono molto descrittivi e ben fatti su questa meta, quindi un po’ sarò ripetitiva ma è inevitabile, Los Roques è così meravigliosamente ripetitiva! La sistemazione alla Posada Lagunita è stata ottima, bravo Andrea e tutti i suoi collaboratori (bravo CICCIO!!) . Eravamo i nuovi arrivati insieme alla famigliola compagna di avventure, guarda la coincidenza, bè abbiamo socializzato per 9 giorni intensi e non solo con loro! FRANCISQUI’ è stata la prima spiaggia toccata da nostri piedini…
Le più belle isole secondo noi tra quelle viste: CARENERO CAYO DE AGUA CRASQUI’ NORONQUI’ I 10 GIORNI DI MARE PIU’ BELLI e DIVERTENTI CHE ABBIAMO MAI PASSATO, tra posti meravigliosi e amici trovati.
La nostra giornata tipo a Los Roques: colazione tutti insieme più o meno alla stessa ora con definizione della meta giornaliera che puntualmente era diversa da quella decisa la sera precedente, spesso ci sparavano un po’ di cavolate riguardo al vento, il mare mosso ecc. Ma sinceramente per me un’isola valeva l’altra! Alle 9.30 tutti pronti per andare al molo, la maggior parte dei giorni abbiamo effettuato i trasferimenti con la barca “il furioso”Bravo sia il capitano che il marinero “el Chino”. Dalle 10.30/11(in base alla lontananza da Gran Roque) in poi riposavamo le nostre stanche membra sull’isola fino alle 16.30/17 ora in cui ci venivano a riprendere. Naturalmente ci abbandonavano con tutte le provviste: pasta o riso, frutta ed i mitici “mordisquitos” ovvero wafer al cioccolato o alla vaniglia e con acqua, coca cola e birra.
Dopo una giornata “stancante” sotto al sole tornavamo in posada dove una bella tiellata de pizza calda non aspettava altro di essere mangiata da noi poveri naufraghi affamati! Quindi, doccia e ritrovo verso le 19.30 sulla terrazza infestata dalle zanzare per consumare un aperitivo a base di “ron” e non solo, alle 20.00 aveva luogo la cena dopo cena di nuovo su in terrazza per il caffè e poi via alle chiacchiere con possibilità di uscita serale accompagnati da super ciccio per bere qualcosa (ancora!) sulla spiaggia.
Ed ogni giorno per 9 giorni è stato così. Le isole sono bellissime e deserte (a parte quando c’eravamo noi). Dicevo prima, Carenero è quella che abbiamo apprezzato di più ma c’è un perchè oltre alla bellezza del posto.. : IL PRANZO preparato dai pescatori locali, pesce appena pescato e servito per il piacere dei nostri palati. Qui abbiamo passato più tempo a chiacchierare e sorseggiare del ron che a stare spaparazzati sulla sabbia. Le persone che ci vivono sono state inizialmente diffidenti e poi con un po’ di confidenza estremamente generose tanto da mostrare ai sposini toscani la loro casa magari ripensassero di tornare a Los Roques una camera per loro è disponibile! Parliamo di Crasqui’? Altra isola altro pranzo. Eh si, mi piace il connubio natura e cibo, il massimo di una vacanza godereccia! “Da Juanita” abbiamo pranzato il giorno in cui si è disputato il match tanto atteso Italia – Francia, (ci hanno messo la tv davanti al tavolo!) si sono uniti al nostro gruppo il capitano e marinero della nuova barca (quella dell posada), Andrea della Lagunita e naturalmente non poteva mancare ciccio che tifava Francia, ahimè.
Qui abbiamo raggiunto l’apoteosi: PESCE (ottimo) – pennica in amaca (e non solo io!) – L’ITALIA HA VINTO e abbiamo festeggiato in questo meraviglioso paradiso di mare e sabbia!! Continuerei a riempire pagine e pagine descrivendo posti e persone che ci sono rimasti veramente nel cuore. Bambini, case colorate e musica, tranquillità e atmosfera semplice e informale, Los Roques è così, ANCHE ADESSO.
Pensiamo che l’armonia creatasi con le altre persone che erano con noi alla posada ha contribuito a rendere la vacanza oltre che rilassante anche MOOLTO DIVERTENTE.
Solo una nota per chi pensa di partire a scatola chiusa e poi si ritrova a lamentarsi perché trova schifoso camminare sui loro viottoli di sabbia in ciabatte, perché dalla doccia non esce acqua calda, e quella che esce è poca, perché la laguna non emana un buon profumo, perché la sporcizia c’è e si vede, perché non c’è un cavolo da fare se non andare al mare il giorno e sedersi su un puff sulla spiaggia la sera…Insomma, non è un posto che tutti possono apprezzare.
Ci sarebbero mille cose di cui ha bisogno Gran Roque, lo sappiamo tutti ma per il momento la realtà è questa e va amata così e non denigrata per quello che manca.
Gran Roque è una riproduzione in piccolo della realtà venezuelana ma senza l’ombra di criminalità, a parte il tragico e singolo episodio accaduto purtroppo a settembre , che però rimane lontano dal concetto di delinquenza. Noi come anche i nostri amici conosciuti lì, proprio alla Lagunita siamo stati sconvolti dalla notizia, sicuramente profondamente dispiaciuti per la coppia protagonista di quella tragedia e dispiaciuti per Andrea e conseguentemente per la gestione della posada. Vorremmo incoraggiare chiunque prenda in considerazione Los Roques per le proprie vacanze a non considerarlo un posto pericoloso, tutti i racconti qui pubblicati parlano della bella atmosfera che vi si respira quindi lasciatevi condizionare solo da questo e da nient’altro.
…E come sempre: BUON VIAGGIO a chi sta per partire e a chi con la testa non si ferma mai di viaggiare!