Lo splendore della terra Boliviana
Il paesaggio mi appare subito un incanto con dei colori fantastici, la gip non è molto comoda ma neanche scomodissima, la compagnia è simpatica.
In Bolivia mi avevano detto che bisogna osservare due regole fondamentali: fare tutto molto lentamente e avere sempre con se foglie di coca, verissimo.
La coca è fondamentale per il mal di altura e per prendere energia per muoversi durante la giornata, ovviamente vi consiglio un uso saltuario altrimenti se vi abituate poi a quella altura non riuscirete più a muovervi per la fatica.
Dopo esserci lavati in una vasca di acqua sulfurea, via con il pranzo e subito in gip per raggiungere la casa che ci ospiterà questa notte.
La casa non era altro che una baracca di paglia e fango con dei letti scomodissimi ed un freddo allucinante.
La notte abbiamo tentato di dormire rinchiusi nei sacchi a pelo, ma a -12° è stato difficilissimo.
12.08.2006 Oggi è il mio compleanno (32) e dopo una rapida colazione nell’atrrio della baracca a non so quanti gradi sotto zero e dopo una rapida riflessione con i miei compagni sul fatto che aver superato quella notte era stata una impresa veramente difficile, via in gip alla volta del salar de Uyuni.
Il paesaggio è bellissimo si passa dalle lagune salate che hanno dei colori incredibili a paesaggi vulcanici altrettanto colorati.
I Flamenco (tipo cigni) rosa che caratterizzano tutto il paesaggio con il loro colore si muovono sulle lagune come se stessero danzando e si lasciano fotografare quasi mettendosi in posa.
Dopo una sosta in un paesino per comprare un po’ di alcol per festeggiare il mio compleanno, qui bisogna bere molto poco altrimenti a causa dell’altura ti senti subito male, via all’hotel di sale alle porte del salar de Uyuni.
L’hotel di sale è molto più confortevole della sistemazione di ieri ma non aspettatevi chissà cosa.
La luce viene erogata dalle 19.00 alle 21.00 idem per l’acqua calda, il riscaldamento non esiste ed il cibo non è proprio il massimo, in compenso i letti sono più comodi e le coperte molto calde difatti ho dormito senza sacco a pelo.
13.08.2006 A causa del freddo sono 3 giorni che non ci leviamo i vestiti di dosso sia di giorno che di notte e non vediamo l’ora di arrivare a Uyuni per farci finalmente una doccia. Il salar de Uyuni è bellissimo ed immenso; Il sole ed il sale permettono di fare delle foto incredibili; Mentre visitavamo luoghi incantati, mentre facevamo offerte alla pacha mama e mentre chiacchieravamo fra noi ci chiedevamo: ma se si rompeva la gip durante il tragitto come facevamo?? È bene non lo so, in quella zona non esistono telefoni, i cellulari non prendono e le distanze sono imponenti dunque l’unica spiegazione e che muovendosi tutti insieme queste carovane di gip, forse fra di loro si contano e se qualcuno manca all’appello poi lo vanno a cercare.
Uyuni sembra uscita da un bombardamento, è molto povera e anche qui le sistemazioni sono molto spartane ma dopo 3 giorni nel salar nulla vi sembrerà spartano. Dopo avere trovato un alberghetto, dopo esserci fatti una doccia più o meno calda e dopo aver cenato abbondantemente in un ristorante via a nanna domani ci tocca un tour in città e poi via a Potosì.
14.08.2006 Dopo aver fatto un city tour con i miei nuovi amici, abbiamo deciso di proseguire il viaggio insieme e dopo aver visto la piccola Uyuni via a prendere il bus per Potosì.
Una vera avventura e non solo per il bus ma anche per la strada: 200 km di sterrato a picco sul vuoto e con una carreggiata strettissima, abbiamo impiegato 6 ore ma una volta arrivati a Potosì eravamo sollevati dal fatto che anche quella sera eravamo vivi.
Potosì ha delle sistemazioni più confortevoli e dunque dopo aver preso possesso della nostra stanza d’hotel via a prenotare l’escursione alle miniere.
Potosì da una prima occhiata è molto carina ma soprattutto pienissima di giovani, quasi tutti gli abitanti lavorano per le compagnie dei minatori ho per l’indotto.
15.08.2006 Purtroppo oggi ho scoperto perché ci sono così tanti giovani e come mai non si vedono persone anziane ma questo lo capirete in seguito.
Sono le 08.00 del mattino ci troviamo davanti all’agenzia scelta per l’escursione e man mano che si forma il gruppo sale la tensione per questa esperienza che tutti dicono essere stupenda.
Dopo esserci vestiti da minatori compreso il casco e la lampada, ho il sospetto che il tutto si trasformerà in qualcosa di turistico nel senso più dispregiativo del termine; mi sbagliavo. Dopo aver comprato dei doni per i minatori, dopo aver provato l’alcol puro che i minatori bevono prima di entrare in miniera e dopo aver fatto doni alla pacha mama, andiamo a visitare la zona in cui l’argento viene separato dalla pietra. Siamo in una struttura bassa quasi a celo aperto e con delle vasche contenenti un acido che serve per sciogliere la roccia e tirare fuori l’argento. Mi spiegava un operaio che l’acido viene immesso a gocce perché ha un costo molto alto e quindi va dosato con attenzione visto che le grosse multinazionali non sono disposte a pagarlo.
L’immagine dei primi minatori mi turba subito: ci sono degli uomini che sembrano anziani, ma in realtà sono molto giovani ed hanno una parte della guancia completamente gonfia e appesa, la guida mi spiegherà più tardi che questo è dovuto alla coca che masticano in continuazione.
Gli effetti della coca sono devastanti su questi ragazzi ma vi assicuro che senza sarebbe impossibile lavorare.
Entro nel primo tunnel con la mia guida e andiamo subito a visitare il museo dei minatori, il gruppo si divide in due, il nostro è formato da 8 persone e prende la sua direzione. Mi rendo conto subito che l’escursione si fa avventurosa e difficile, difatti bisogna arrampicarsi in tunnel grandi poco più del proprio corpo pieni di polvere e senza nessun sistema di protezione e sicurezza.
L’escursione è faticosissima e le foglie di coca ci danno quella energia necessaria per camminare a carponi con pochissimo ossigeno ed un caldo infernale.
Vediamo le varie fasi di lavorazione dentro la miniera fino ad arrivare alla parte più profonda dove si vedono le vene di argento che vengono fatte esplodere grazie alla dinamite che viene posizionata a fatica dai minatori.
L’esperienza è terribile ci sono dei ragazzini giovanissimi che lavorano per mesi chiusi in quell’inferno per pochi dollari e che già sanno che quando usciranno li attende una lenta agonia dovuta da una malattia polmonare che si prende in miniera e che li fa morire giovanissimi.
Dopo aver salutato questi ragazzi e dopo aver offerto loro coca cola e foglie di coca risaliamo per uscire dalla miniera.
L’escursione è difficile ed anche pericolosa, sulle guide (LP) questo non è scritto, chi soffre di asma, claustrofobia o allergie alla polvere non può assolutamente entrare nella miniera, la polvere penetra ovunque e nonostante le mascherine e i vestiti esci di un altro colore.
Non so come sia possibile vivere in un mondo che accetta la situazione di questi uomini, condannati dalle multinazionali che li sfruttano, ad una morte lenta, dolorosa e certa.
Difficilmente un minatore supera i 36 anni, tutto questo per permettere a noi benestanti di comprarci oggetti per cui potremmo farne a meno.
Ricordatevelo ogni qual volta mettete una collanina d’oro o d’argento che dietro quel monile c’è la morte di tanti ragazzi.
Un applauso in fine a quella ONG italiana di cui non ricordo il nome e me ne scuso che sul posto si batte per tirare fuori i ragazzi dalla miniera, bravi, la vostra opera serve a dare a noi la speranza che prima o poi qualcosa potrà cambiare.
16.08.2006 Oggi smaltita la faticosa escursione di ieri, city tour per Potosì, città molto carina con tante cose da vedere e da comprare se siete amanti dei mercati.
Alle 17.30 via in auto per Sucre. La strada era ottima e se non fosse stato per la guida folle del nostro tassista, saremmo riusciti a vedere anche un panorama molto bello fatto di fattorie e di vegetazione che in quel tratto inizia ad essere rigogliosa visto che da Potosì a Sucre si scende di quasi 1000 metri.
17.08.2006 Sucre è La capitale politica della Bolivia ed è forse anche la cittadina più bellina ma non aspettatevi nulla di che perché c’è poco da vedere. Ci sono molti musei ma tutti francamente creati per i turisti e con poche cose da ammirare.
18.08.2006 Oggi è stata una giornata riposante e dedicata allo shopping e alla visita dei monumenti che ieri non sono riuscito a vedere. L’impressione che ho avuto di Sucre non cambia dunque decido di partire per stare un giorno in più alla città di La Paz capitale economica della Bolivia.
19.08.2006 Sono le 06.00 del mattino e sono appena arrivato a La Paz, il viaggio in bus è stato tranquillo e comodo, la strada era buona ed in fondo il bus non era male.
Decido i rimanere fino alle 07.00 in stazione in modo da far fare giorno per diminuire il rischio di eventuali situazioni di pericolo. Mi cerco subito un hotel con la mia LP e lo trovo proprio al centro sulla via dello shopping.
Dopo essermi riposato un po’, via in strada per visitare la città; la prima impressione è la solita quando visito una città del sud America, tanto caos e soprattutto tanto smog, la gente e socievole e pericoli evidenti per il momento non ne ho visti.
Dopo avere prenotato l’ escursione di domani inizio il mio giro turistico e mi accorgo subito che la povertà che ho visto da quando sono in Bolivia qui è più marcata. Non esistono segnali stradali e le strade sono più tosto pericolose per i pedoni. I colori, così come in tutta la Bolivia, sono fortissimi e l’aria rarefatta dal freddo e dall’altura fa di questa città un piccolo presepe.
20.08.2006 La prima escursione nelle vicinanze di La Paz che ho prenotato è a le rovine di Tiwanaku che francamente mi sono piaciute ma niente a che vedere con i ritrovamenti inca Peruviani.
Il sito e molto turistico e dunque decido che queste saranno le uniche rovine che visiterò in zona e a sentire alcuni turisti conosciuti sul posto, ho fatto bene.
Nel pomeriggio sono rientrato a La Paz per fare shopping, passando per El Alto che è il quartiere povero che si trova sulle pendici di La Paz a circa 4000 m slm in condizioni terribili; come vi ho già detto qui la povertà è fortissima.
Altra particolarità di questa città sono i lustrascarpe, ragazzi molto giovani con i passamontagna sulla faccia, che per pochi bolivianos ti puliscono le scarpe.
In serata ho prenotato l’escursione in bicicletta sulla strada più pericolosa del mondo, lo so che è un po’ una follia ma quella che per noi è una attrazione turistica per i boliviani è la strada che fanno tutti i giorni per raggiungere La Paz dalla provincia e dunque voglio fare anche io questa esperienza.
21.08.2006 Incomincia la mia escursione sulla dead street avvolti da una nebbia intensa e sotto una fitta pioggerellina, oggi è brutto tempo, partiamo da 4750 m slm da Los Condres per arrivare a 1200 m slm a Coroico.
Scendendo noto subito che la strada è strettissima e che due auto non passerebbero, quando tutto ad un tratto sento l’eco di un clacson che proviene da lontano e vedo un autoarticolato che ci viene in contro.
Se due auto non passavano figuratevi due camion, scendendo ancora mi rendo conto che ci sono delle piccole piazzole che servono per far incrociare i camion, le quali sono a strapiombo su un vuoto di più di 3000 m ma funzionano, difatti, davanti a me si incrociano miracolosamente un tir che trasporta legno e un autobus con 50 persone a bordo.
Proseguendo la nostra escursione notiamo centinaia di croci al bordo della strada a testimonianza dei tanti morti che questa via ha fatto e a testimonianza che questa è la strada più pericolosa del mondo.
La guida ci porta ad una croce dove sono commemorate 27 persone, sono gli ultimi morti di questo mese quando, un bus, durante un giorno di pioggia è finito giù. Arrivati in fondo pensavamo che il peggio era passato ma nessuno di noi si era chiesto come rientravamo a La Paz e bene la risposta è: per la stessa strada stavolta in salita a bordo di un pulmino; vi assicuro che ho fatto tante cose pericolose in vita mia ma mentre salivo ho avuto paura, era terribile passare lungo quei tornanti senza parapetto e vedere il vuoto che aumentava di curva in curva e le croci che erano lì in un paesaggio surreale, quasi amazzonico, a ricordarmi che la nostra vita è spesso appesa ad un filo e non sempre c’è ne accorgiamo.
22.08.2006 Dopo la faticosissima ed emozionante escursione di ieri oggi è stato un giorno dedicato al riposo, alla visita di La Paz e allo shopping.
Riposante è un eufemismo difatti provate a passeggiare tutto il giorno ad oltre 3000m, è massacrante, ma per fortuna ormai non ho più alcun fastidio per l’altitudine visto che ormai mi sono abituato.
23.08.2006 E’ finita la mia vacanza in Bolivia, torno in Chile con un Bus che da La Paz alle 6 del mattino mi porterà ad Arica.
La strada è bella e arrivati alla frontiera perdiamo le solite due ore per varcare il confine ma ne vale la pena visto che il paesaggio ad oltre 4000 m è bellissimo così come la riserva del parco Lauca che racchiude questa splendida natura.
Di questo splendido viaggio mi resterà nel cuore per tutto il resto della mia vita, gli occhi dei ragazzini che lavorano in miniera, la povertà dei boliviani e il loro regalarti un sorriso per una semplice monetina. La speranza di questa gente si chiama Evo Morales (presidente boliviano) che però purtroppo sentendo queste persone, una volta al potere, si è dimenticato di essere un indios.
E allora la speranza di questa gente è data dai tanti volontari, italiani inclusi, che tentano di dare una speranza ad una vita che nel 2006 dura troppo poco e che tutti noi dovremmo cercare nel nostro piccolo di migliorare.
Ho incontrato dei turisti italiani vergognosi per il loro poco rispetto di questa gente e del loro dramma di una vita in queste condizioni, ecco, mi auguro che turisti così in Bolivia non vadano più.
Se decidete di fare questo viaggio siate rispettosi delle loro tradizioni e soprattutto della loro povertà e ricordatevi che questo è un viaggio difficile non adatto a chi cerca il lusso e le comodità.
Cesare74@hotmail.It