La thailandia all’avventura

Ed eccomi di nuovo qui, catapultato nella mia quotidiana realtà con un sogno vissuto in più da raccontare. Il viaggio che avevo preventivato di fare era diverso, la thailandia l'avevo già vista, certo, non tutta, ma bangkok è un ottimo punto di partenza per visitare il sudest asiatico. E ad aprile ho prenotato un volo con la China airline,...
Scritto da: Bakodelmillenni
la thailandia all'avventura
Partenza il: 17/08/2006
Ritorno il: 03/09/2006
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
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Ed eccomi di nuovo qui, catapultato nella mia quotidiana realtà con un sogno vissuto in più da raccontare.

Il viaggio che avevo preventivato di fare era diverso, la thailandia l’avevo già vista, certo, non tutta, ma bangkok è un ottimo punto di partenza per visitare il sudest asiatico. E ad aprile ho prenotato un volo con la China airline, Fco-Bkk diretto, senza scalo, al prezzo di 740€ comprese tasse, meno di quanto l’ho pagato 2 anni fa, con la airfrance e con uno scalo a Paris Cdg. Dovevo partire da solo,per la cambodia, il vietnam, il laos, la birmania… Poi uno, poi un altro poi un altro ancora, insomma, mi sono ritrovato capo spedizione con tre persone al seguito, di un viaggio alla scoperta dei paradisi archeologici e delle spiagge che solo nei documentari si vedono.

18 agosto. Bangkok Arriviamo a Bangkok, in due, in anticipo rispetto agli altri 2 amici che arriveranno con un volo della turkish 7 ore più tardi. Quando usciamo dall’aeroporto sono le 6 del mattino e dopo aver lasciato gli zainoni al deposito bagagli, ci dirigiamo subito verso il centro per la visita dei primi templi. Partiamo dal Wat Saket, conosciuto anche come Golden Mountain. I tassisti sembrano degli strozzini in cerca di preda da spolpare, sparano alto e non vogliono accendere il taxi meter, ma ti fanno tariffe che partono dai 600 bath…Un furto. Fortunatamente troviamo un onesto taxi driver che ci concede l’accensione del tassametro e la corsa fino in centro ci costa 250 bath compreso il pedagio per la highway. Arrivati al Wat Saket, aspettiamo un po’, è l’alba e il tempio apre alle 8:30. Entriamo, saliamo l’infinita scalinata che corre tutta intorno alla montagna fino ad arrivare al tempio vero e proprio, dove l’entrata ci costa 20bath. Da lì su ci si rende conto di quanto sconfinata sia bangkok, con la cappa di smog che la stringe in una morsa di calore e umidità. Il chedi dorato non è dei più belli, ma il panorama lascia senza fiato(anche il caldo). Scendiamo e con un tuk tuk ci dirigiamo verso il Wat Tramitr dove c’è il Golden Buddha. Il tempio in se per se fa pietà, e anche il buddha non è dei più belli anche se è fatto di oro massiccio e pesa 5,5 tonnellate. Per di più ci sono orde di turisti assetati di foto e venditori di stampe che ti fermano ad ogni istante. Però c’è uno slargo dove si fermano i bambini della vicina scuola, dove ci sono dei chioschetti per mangiare qualcosa. E sono le 10 di mattina, mangiamo pollo e riso (pad thai gai), il più buono che ho mangiato in tutto il viaggio. E poi mi sono messo a giocare con quella palla strana di plastica, che usano loro per palleggiare. Da lì, a piedi fino a chinatown. Per fortuna lì i turisti non ci vengono, o almeno ce ne sono ben pochi. I mercatini mattutini ti tengono sveglio con gli odori, con i colori sfavillanti della frutta, dei pesci sanguinolenti, dei polli secchi che sembrano essere caduti nel coppale per il legno. E’ autentico, non è una burattinata per turisti, consiglio a tutti di andarci per respirare l’odore della thailandia. Prendiamo un altro tuk tuk, fino al parco Dusit. Lì c’è un tempio fatto di marmo bianco di Carrara, ed è un esempio perfetto della moderna architettura thai. Il wat Benchamabophit è immerso in un parco verde, tagliato da canali e ponticelli, ed è un ottimo posto per sfuggire al caos della metropoli. Da lì, niente, andiamo di nuovo all’aeroporto a prendere i nostri 2 amici e gli zaini. Alle 2:30 siamo di nuovo sulla Highway in direzione Khao San Road, nella speranza di trovare una guesthouse economica e pulita dove passare le prossime 3 notti. La nostra prima scelta e stata New World Guest House, ma avevano le stanze solo per una notte. Stanchi e assonnati la prendiamo e ci sistemiamo(1000 bath la doppia). Una doccia e via in strada per la cena, direzione Siam Square, nel cuore della bagnkok più consumistica. Entriamo nel MBK dove è pieno di posti per rifocillarsi. Dopo aver cenato, cerchiamo di tornare in hotel, ma l’impresa non è stata facile e siamo rimasti in balia delle indicazioni in inglese misto a thai di passanti che non sembravano essere molto pratici della città. Poco male, facciamo un bel giro a piedi nei dintorni di Khao San e troviamo una pensioncina in Soi Rambutri, chiamata O’ Bangkok, che con 600 bath ci da una doppia con aria condizionata e bagno privato. 19 agosto. Bangkok Ricomponiamo gli zaini e andiamo alla guesthouse di cui sopra, lasciamo i bagagli e via verso il wat phra kaew. Lì per questioni religiose non si può entrare con i pantaloni corti e con le spalle scoperte, e quindi ci copriamo, con un caldo bestia! Purtroppo il ko rattanakosin è perennemente invaso dai turisti, ma se si va la mattina presto o all’ora di pranzo (caldo permettendo) si può riuscire a fare qualche foto decente. Il complesso è veramente meraviglioso, il colore dominante è l’oro, riflesso dai mosaici a specchio che ricoprono tutto. Il tempio del buddha di smeraldo è sicuramente il più visitato, e sfortunatamente non si possono fare foto all’interno, ma è comunque uno spettacolo. Dopo il Gran Palace (ex residenza reale) ci dirigiamo a piedi verso il wat pho, famoso per il buddha reclinato più grande della thailandia. Sulla strada per raggiungerlo, c’è una specie di mercatino sul marciapiede, dove vendono ogni sorta di amuleto sacro, ma anche souvenir e vestiti di terza mano. E’ stupendo, sia il buddha che l’intero complesso, che non ricordavo fosse così grande, e poi c’è una maxi collezione di buddha provenienti da tutta la thailandia (alcuni sono delle copie…). Comunque, il buddha reclinato è una vera meraviglia, con la piccola pecca che il tempio che lo contiene è un po’ troppo piccolo, ed è quasi impossibile fotografarlo tutto intero, io ci sono riuscito con un 18mm. Da lì, sempre a piedi, verso il Chao Praya, allo socopo di prendere un battello che ci faccia attraversare il fiume per arrivare al wat Arun. Costa solo 3 bath. Il wat invece è praticamente un enorme stupa, tutta ricoperta di mosaici di maiolica, e garuda, e demoni che sorreggono il tutto. Mi è piaciuto, e l’altra volta che ero stato in thai non l’avevo visto. Per mangiare siamo stati in uno dei tanti ristobar vicini al wat pho, e tutto sommato abbiamo mangiato bene.

Dopo aver messo qualcosa sotto i denti abbiamo cercato invano un taxi o un tuk tuk che ci portasse a China Town a una cifra ragionevole, ma tutti sparavano alto, altissimo. Quindi decidiamo di andare a piedi…Grosso sbaglio, sulla cartina sembra tutto vicino, poi a piedi…Uff è stato un viaggio. Però abbiamo visto tante cose sicuramente non turistiche. Man mano che ci si avvicina a chinatown, ogni quartiere vende una tipologia di merce. Dall’elettronica, alla frutta, ai vestiti, etc. E ci siamo anche imbattuti in un mercato coperto di verdura, dove tutti ci guardavano un po’ strano…Sicuramente non era un posto turistico. Purtroppo quando siamo arrivati a Yaowarat (ricordatevi questo nome, perchè chianatown è conosciuta con questo nome) i mercati e i negozi stavano chiudendo (18:30) e abbiamo avuto giusto il tempo di comprare un po’ di frutta e poi via verso l’hotel per una doccia e un po’ di meritato riposo! Per cena siamo stati in uno dei tanti ristoranti si Soi Rambutri e abbiamo mangiato pesce alla griglia ottimo e l’immancabile fried rice with chiken (pad thai gai) e per bere naturalmente una big Singha (molto più buona della chang che tra l’altro non mi ricordo dove, ma ho letto che contribuisce a far venire la dissenteria!). Dopo sulla strada del ritorno in hotel ci siamo fermati in un banchetto che vendeva insetti fritti: cavallette, scorpioni, blatte, piccole rane, larve. C’è una cosa, io non ho mai visto un thailandese mangiare quella roba, però almeno una cavalletta la dovevo provare e così è stato. Niente di che, non sapeva di niente! 20 agosto. Samphran, Damnoen Saduak, Nakhon Pathom.

Il tour è di circa 250 km e sfortunatamente le tre località non sono ben collegate tra loro, per questo motivo abbiamo optato per l’affitto di un taxi per tutta la giornata per il prezzo non proprio economico di 1200 bath.

La prima tappa è stata allo Zoo di Samprhan, sulla strada verso il floating market. Ci sono tanti elefanti, qualche tigre, qualche scimmia, e una miriade di coccodrilli. Sembra che sia l’allevamento più grande del mondo e che ce ne siano addirittura circa 30.000. Le piscine per contenerli sono divise per fasce di età e ci sono di tutte le taglie, fino al coccodrillo asiatico più grande di cui si abbia notizia, circa 7 metri, ma naturalmente non s’è fatto vedere…Bah! Comunque ci si diverte, ci sono anche gli spettacoli per i turisti, tipo esibizione con coccodrilli, partite a calcio con elefanti, foto con tigri, un po’ una burinata, però comunque un’esperienza da fare.

Dopo lo zoo ci siamo spostati verso il mercato galleggiante che per fortuna abbiamo raggiunto per l’ora di pranzo. C’era poca gente, perchè tutte le gite organizzate da bangkok per quell’ora si spostano verso i ristoranti per spennare i turisti, e quindi ci godiamo il mercato in tutta tranquillità. In realtà a parte frutta e cibo, c’è ben poco da comprare, è tutto artificiale, sicuramente made in china, per i turisti occidentali convinti di acquistare qualcosa di veramente tipico e particolare.

Mangiamo in barca, riso e pollo naturalmente, qualche foto alla frutta, ai varani che prendevano il sole sulle sponde dei khlong e via verso nakhon pathom, dove c’è il l’edificio buddhista più alto del mondo, il prha pathom chedi. Di turisti neanche l’ombra, non so se perchè risulta un po’ fuori mano o perchè siamo stati semplicemente fortunati, comunque con un’oretta ce la siamo cavata. Il tempio è molto solenne e ci sono tanti fedeli che pregano e monaci che scorrazzano per i giardini. QUalche foto, un gelato, un giro attorno al chedi e via, ritorno a Bangkok. Cena a Khao san road e nanna, la giornata è stata particolarmente stancante.

21 agosto Ayutthaya, Lop Buri.

Sveglia presto, il primo treno per ayutthaya parte alle 8:30 dalla stazione di Hualampong. Colazione di corsa e tuk tuk verso la stazione. Riusciamo a prendere il treno al volo, biglietto di terza classe, niente aria condizionata, solo dei ventilatori sul tetto alquanto pericolosi. Ma è economico e con un’ora e un quarto ci fa scendere a destinazione. Veniamo subito assaliti da autisti di tuk tuk per la visita del parco storico, ma preferisco fermarne uno per strada, e così faccio, risparmiando 200 bath sul prezzo che ci aveva proposto un gentile signore alla stazione. Ayutthaya è veramente piena di antichi templi e di chedi e di siti archeologici minori, e fortunatamente grazie alle sue dimensioni, è difficile incappare in mega comitive di turisti (che tra l’altro preferiscono andarsene a zonzo con l’elefante piuttosto che fare una bella camminata lontani dal caos e dallo smog di bangkok). Con 4 ore di visita siamo riusciti a vedere i più importanti templi e anche il wat mahathat con la celeberrima testa di buddha intrappolata nelle radici di un ficus strangolatore. Tante foto, bel sole, caldo, ma non umidissimo come a Bangkok. Vicino alla stazione del treno ci sono una miriade di posti dove mangiare, sia ristoranti che chioschetti, dove con pochi bath si può mangiare fino a scoppiare. Finito il pranzo prendiamo la azzeccatissima decisione di proseguire verso Lop Buri piuttosto che tornare indietro verso Bang Pa-in. Altri 100 km di treno, 1 ora e mezza, tant’è che arriviamo alla città delle scimmie nel tardo pomeriggio. Arrivati alla stazione ci siamo diretti verso i primi templi, proprio lì di fronte, ma se volete vedere subito lo spettacolo delle scimmie cittadine, usciti dalla stazione, andate subito a destra e proseguite per 700 mt fino al passaggio a livello. Da lì date un’occhiata ai palazzi e vi accorgerete che brulicano di scimmie dispettose! State attenti, sono sempre animali selvatici che si sono abituati alla presenza dell’uomo, ma graffiano e mordono se si sentono in pericolo. Se volete dargli da mangiare prendete una banana o qualsiasi altra cosa voi abbiate, ma solo una alla volta e senza farvi vedere, perchè le scimmie sono tante e scorrazzare con un bel casco di banane in mano potrebbe innescare un bel caos! Comunque fondamentalmente sono inoffensive e carine. Il viaggio di ritorno in treno non è stato troppo stancante anche se ci abbiamo impiegato 2 ore e mezza, tra l’altro ho anche sonnecchiato un po’. Siamo arrivati a Bangkok verso le otto e mezza, rapida doccia e cena veloce.

22 agosto Bkk-Siem Reap Sveglia all’alba, siamo andati subito in aeroporto per il volo verso la Cambodia dove passeremo 5 giorni alla visita di Angkor.

Rimando alla sezione dedicata alla Cambogia per la descrizione della visita dell’antica capitale khmer.

26 agosto Siem Reap-Phuket-Ko Phi Phi Arrivati all’aeroporto di Phuket subito prendiamo un taxi per il porto. Arrivati lì, nessuna biglietteria, ma solo procacciatori che ci offrono tutti la stessa tariffa per l’isola, e sinceramente mi ha puzzato di sola, perchè abbiamo dovuto pagare la bellezza di 600 bath per il biglietto verso l’isola. Comunque l’ultimo ferry boat per Phi Phi partiva alle 14:30 e lo prendiamo. Un ora e mezza, ammassati sul ponte con una lieve pioggerellina e un vento freddo non proprio estivo. Comunque arriviamo a AO TON SAI , scendiamo e veniamo subito assaliti da procacciatori che cercano di condurti nel loro resort. E’ bassa stagione, e tutti cercano di accaparrarsi il maggior numero di clienti, noi lasciamo stare le TAT e proseguiamo a piedi verso il centro dell’isola per vedere se troviamo una sistemazione economica. Ci si appiccica un tizio, mezzo matto, che continua a dire “number one”, beh, ci porta alla Lux Guesthouse, una palafitta in legno a 200 metri da AO LO DALAM, in una posizione anti tzunami, al lato della scalinata che porta al view point. Il tizio che ci affitta le camere sembrava un bravuomo e riusciamo a spuntarla a 400 bath a notte per la camera doppia, per le prossime 3 notti. Certo, la sistemazione era abbastanza spartana, niente aria condizionata, niente acqua calda, ma c’erano i letti e il bagno in camera e questo ci bastava. Lasciamo gli zaini e subito andiamo in spiaggia. La bassa marea a Ao Lo Dalam non ti permette di fare un bagno decente, ma la spiaggia è bella e i resort distrutti dallo tzunami ancora non sono stati ricostruiti su quel lato dell’isola. Rimaniamo in spiaggia fino a che il sole non è sceso e poi via alla ricerca di un posto per mangiare. Troviamo un posto dove per 199 bath hai a disposizione un buffet con sushi , pesce fresco da grigliare sul momento e pollo e verdure. Il Sushi era veramente buono, infatti ne faccio una bella scorpacciata il tutto accompagnato dalla immancabile Singha da 500 ml. Dopo cena andiamo a farci un giro verso il lungo mare di Ao Ton Sai, e la cosa bella è che sull’isola non ci sono macchine e pochissimi motorini, quindi si può godere dell’aria di mare senza il rumore assordante di tuk tuk smarmittati e via dicendo. Ci fermiamo all’Apache bar, un bel posticino fronte mare dove servono Cocktails e birra. Nulla di esagerato, niente musica da disco per fortuna. Nulla, dopo un’altra singha andiamo a dormire.

27 agosto Phi Phi Don Decidiamo di dedicare l’intera giornata alla vita da spiaggia e all’esplorazione dell’isola, giusto il tempo di un thai pineapple pancake ad un chioschetto e giù verso Ao ton sai. Il tempo non è stato dei migliori, ma non ha piovuto per fortuna, e per essere la stagione delle piogge ci va bene così. Arriviamo a piedi fino a Hat Hin Khom e sul tragitto tutti ci chiedevano se volevamo prendere un long tail boat per andare a long beach, ma noi vogliamo solo stare un po’ in spiaggia e basta. Per il pranzo ci fermiamo in un chioschetto e ci prendiamo una sorta di hamburger secco…Giusto per non stare a digiuno. Il resto della giornata lo passiamo alla poco frequentata Ao Lo Dalam, dove per 800 bath si possono fare dei giri in paracadute trainati dal motoscafo. La sera decidiamo di tornare al Go sushi dopodichè tornando verso il resort ci fermiamo per una Singha in un locale con un ring al centro e dove chi vuole può andare e sfidare qualcuno del pubblico per un premio di un baket di cocktail.

28 agosto Bamboo Island, Monkey Beach, Phi Phi Leh, Pilah lagoon, Ao Maya Dopo il solito thai pancake con l’ananas ci dirigiamo verso il porto di Ao Ton Sai, per affittarci un longtail boat per l’intera giornata al prezzo di 400 bath a testa comprese: maschera boccaglio e pinne. Subito ci dirigiamo verso Bamboo Island e a 500 metri alla riva ci ancoriamo a una boa per fare un po’ di snorkeling. Di pesci ce ne sono una miriade e se provi a gettare un po’ di pane in acqua, ti assalgono. Già avevo fatto snorkeling in thai a koh thao, ma anche qui a Bamboo le formazioni coralline sono spettacolari nonostante lo tsunami, e di pesci ce ne sono a centinaia. Da lì siamo andati verso la spiaggia per mangiare e sorpresa…È parco naturale e bisogna pagare una sorta di biglietto di 100 bath a testa…Non ne vale la pena anche se la spiaggia è molto bella, tutte le gite organizzate si fermano lì e infatti c’era molta gente. Dopo circa un’oretta andiamo verso monkey beach. Le scimmie ci sono, ma se si arriva nel pomeriggio le scimmie sono sazie e di banane non ne possono più, oltretutto anche quella è tappa fissa dei tour organizzati, e personalmente a parte le impronte di scimmie ne ho intraviste appena 2. Dopo ciò siamo partiti alla volta di The Beach a phi phi leh. Siamo passati difronte a Viking Cave, ma la grotta e momentaneamente chiusa, comunque poco distante c’è una laguna meravigliosa da visitare. Si chiama Pilah Lagoon. Provate a immaginarla: mare cristallino, l’inaccessibile scogliera calcarea ricca di vegetazione a picco che circonda il tutto, e i colori dell’acqua, vanno dal celeste al verde chiaro al blu-smeraldo delle profondità. Un paradiso. Il tempo di fare un bel bagno e via verso maya bay. Anchessa è parco naturale e per accerdervi direttamente si paga una tassa, che però si può sviare passando da dietro. Così abbiamo fatto, il longtail ci ha lasciato dietro la scogliera e a nuoto siamo arrivati fino a un tunnel sulla roccia che ti porta su un percorso verdissimo, che con appena 5 minuti a piedi arriva a The Beach. Il consiglio spassionato che vi do è di tenere le ciabatte, perchè il passaggio è roccioso e scivoloso, e poi per quei 10 metri fino al tunnel si deve nuotare, quindi comprate una di quelle sacche impermeabili che a phi phi don vendono, per metterci almeno la macchina fotografica e la telecamera. Dicevo, passato il sentiero verdissimo si arriva alla spiaggia e se siete fortunati come noi e non vi imbattete nelle carovane di turisti alla ricerca del paradiso terrestre, vi potrete godere quello scenario fantastico in solitudine, che fa tutto un altro effetto. Credetemi è il paradiso. Tornati alla barca abbiamo posato la macchina fotografica, abbiamo preso maschera e boccaglio e proprio lì abbiamo fatto una mezzora di snorkeling. Essendo l’insenatura protetta da un isolotto, lo tsunami non ha sfiorato neanche un po’ i fantastici coralli che ricoprono i fondali. Pesci palla, pesci pappagallo, ricci, stupendo, molto meglio di bamboo island… Dopo lo snorkeling visto che il sole cominciava a scendere siamo tornati a Ao Ton Sai, poi a casa. Il tramonto colora tutto di rosso e ho fatto appena in tempo, correndo, ad arrivare in cima al view-point. Tanti, tanti gradini, ma la vista da li sopra ti mozza il fiato, tanto di sera quanto di mattina presto. Ultima cena a phi phi e ci concediamo il lusso di una cena da re in uno di quei ristoranti che danno sul mare a Ao Ton Sai. Aragosta, King Tiger Prawn, Calamari, Granchi…Insomma ci siamo sbizzarriti e tutto era buonissimo cotto alla griglia! Il prezzo un po’ salato per essere in thailandia, comunque sempre più economico di una cena del genere in italia. Praticamente abbiamo speso 2000 bath a testa che poi sarebbero 40 euro, però ne è valsa la pena. La serata poi è andata salendo…Siamo tornati al locale della sera precedente, quello dove c’era il ring e Fede e Fede i miei due compagni di viaggio si sono sfidati…Sì, abbiamo preso i 2 bakel di cocktail, però colti da un’insana voglia di vincere, ne sono usciti con un occhio nero e una costola forse incrinata…Niente male! 29 agosto Phi Phi Don-Railey La sveglia tranquilla, poi corsa al view-point per le ultime foto dall’altd e poi il solito pancake all’ananas nel chioschetto più vicino. Il ferry boat per Railey parte alle 15:30 con l’alta marea, quindi dedichiamo la mattinata alla spiaggia. Marta rimane incastrata mentalmente nell’intento di aprire una noce di cocco e quando dopo 3 quarti d’ora ci riesce scopre che era marcia…Per risollevarsi da quella delusione decide di farsi trascinare anche lei con il paracadute intorno alla baia, dal motoscafo. Noi altri rimaniamo in spiaggia. L’ombra delle palme, la sabbia bianca come farina e la marea che si trascina via l’acqua trasparente. A pranzo il solito fried rice with chiken, without onion…(pad thai gai) e una singha gelata. Dopo il traghetto. Saliti sul ferry boat ci siamo messi con le gambe a penzoloni dalla barca, e c’era un bel sole caldo. Lì sotto al porto di Ao Ton Sai era pieno di pesci, alcuni zebrati, altri lunghi e affusolati. Il trasferimento è durato un ora e mezza e siamo arrivati al molo (se così si può chiamare) di Hat Rai Leh Est. In realtà il ferry boat con la bassa marea non può attraccare, quindi si ferma un po’ distante dalla costa e i longtail boat ti portano dal traghetto a quella specie di molo. Pericoloso…Pericolosissimo, vieni lasciato a 100 metri dalla riva e tu credi di camminare sul fondo roccioso del mare con l’acqua fino a sopra il ginocchio, ma in realtà stai camminando su un molo stretto appena un metro e se ti allontani da questo, ti ritrovi in acqua con tutti i bagagli per giunta! Una ragazza ignara è caduta, con tutto lo zaino e anche la macchina fotografica…Povera! Comunque, Railey è diversissima da phi phi, molto più tranquilla e lì abbiamo deciso di prendere una sistemazione un po’ meglio delle precedenti. Abbiamo optato per il Diamond Cave Resort, che si trova su Hat Rai Leh Est, tutto verso destra. Abbiamo preso un deluxe bungalow con 4 posti letto, televisore, frigo, aria condizionata, acqua calda per la doccia e addirittura una piscinetta sovrastata dagli imponenti costoni calcarei . Bella location a prezzi bassissimi, l’unica pecca è il fatto che Hat Rai Leh Est non è una spiaggia ma una distesa fangosa, quindi per andare a farsi un bagno bisogna fare 500 metri fino ad Hat Rai Leh West, dove invece la spiaggia e bellissima e il mare anche. Dopo un bel bagno in piscina e una doccia calda, decidiamo di mangiare al ristorante del nostro resort. Calamari alla griglia e riso, buoni come al solito. Per la serata ci facciamo 4 passi sulla spiaggia est dove ci sono tutti localini dove bere qualcosa, l’atmosfera è molto più rilassata rispetto a phi phi e ci sono tutti lunge bar dove sorseggiare ogni tipo di cocktails. 30 agosto Railey Ci svegliamo di buon ora e dopo colazione andiamo alla spiaggia ovest, purtoppo il tempo non è stato dei migliori, ma la spiaggia era ugualmente stupenda e non c’era nessuno, solo un paio di venditori ambulanti. Passiamo tutta la mattinata lì e verso l’ora di pranzo ha cominciato a fare 2 gocce. No problem andiamo a mangiare. Dopo pranzo mentre ci stavamo rilassando in stanza, dalla finestra vediamo un ombra furtiva che frugava tra le cose che avevamo lasciato in veranda…Era un macaco e ci aveva preso un pacchetto di pringles che avevamo lasciato lì fuori. Beh deve aver chiamato rinforzi, perchè dopo 5 minuti eravamo invasi dalle scimmie, ed era bellissimo vederle scendere dalla montagna rocciosa dietro il nostro resort. Belle le scimmie…Dopo questa breve distrazione decidiamo di andare a vedere Diamond Cave, in linea d’aria sta a 50 mt dal nostro bungalows, ma per arrivarci dobbiamo fare tutto il giro a causa del muro di cinta che circoscrive il resort. L’entrata alla grotta è di 20 bath, è piccolina, ci sono solo tre sale, ma ci sono delle formazioni calcaree stupende, e anche dei bei pipistrelloni attaccati al soffitto. La sera dopo cena siamo andati a “the last bar” che è l’ultimo locale della spiaggia est, ci sono 3 tavoli da biliardo e dei televisori che trasmettono film a raffica. Certo, Railey non è il massimo in quanto a vita notturna, ma credo che sia solo per il fatto che è bassa stagione, comunque è un bel posticino dove rilassarsi.

31 agosto Railey Purtroppo il monsone è arrivato e non ha smesso di piovere neanche un istante…Fede e Marta sono rimasti in camera tutto il giorno, invece l’altro Fede ed io decidiamo di uscire lo stesso, con il poncho anti pioggia, le ciabatte e il costume. Tutto era allagato, e la strada che passa immezzo alla vegetazione era impraticabile, ma non per noi. Ci siamo fatti forza e abbiamo guadato fiumi di pioggia, fino ad arrivare a Rai Leh West. La spiaggia era deserta, e avevamo l’impressione di essere di essere su un’isola disabitata. C’era solamente un longtail con tre poveretti che scaricavano blocchetti di cemento e li appoggiavano sulla spiaggia. Presi da una folle botta di generosità ci siamo messi ad aiutarli, e dopo 180 blocchetti che trasportavamo dal mare fino alla spiaggia, soddisfatti del fatto che anche noi abbiamo dato il nostro contributo alla ricostruzione post tsunami, ci siamo fatti un tuffo in mare, anche se era inquietante, perchè sembrava di essere sulla tipica scena di un attacco di squalo. Non c’era possibilità di asciugarci, figuriamoci, e così ci siamo messi a giocare al lancio del peso, con i muscoli gonfi del lavoro appena svolto…Non so quanto siamo stati lì a lanciare massi sulla spiaggia…Si fa di tutto per ammazzare il tempo. Poi nulla, tornati al resort, bagno in piscina e cena da un tizio che aveva un carretto di polpettine da bollire e grigliare. Solito riso bianco al posto del pane e tante squisite polpettine di pesce e carne.

1 settembre Railey-Krabi-Phuket Dopo colazione e ultimo bagno in piscina, visto che il traghetto per phuket in bassa stagione non effettua servizio, abbiamo preso un longtail per krabi, dove siamo rimasti un paio di ore giusto per pranzare e per organizzare il transfer in minibus per phuket. Ci si impiegano 2 ore per arrivare e abbiamo deciso che per l’ultima notte volevamo dormire nella thailandia più turistica, quella dei go go bar con le donzelle che ti invitano a bere e anche a fare qualcos’altro. Infatti ci facciamo portare a Patong, principale località per il turismo sessuale. La stanza dell’hotel sembra uscita da un film di cammionisti e puttane, ma paghiamo poco e la usiamo solo per dormire. Doccia velocissima e via verso il mercato notturno dove vendevano ogni sorta di souvenir e di merce falsa a poco prezzo. Qualche acquisto, qualche occhiata ai prezzi e via a cena. Ci fermiamo in strada in uno dei tanti ristoranti che più che ristoranti sono chioschetti con i tavoli. Lì ci prendiamo calamari, king tiger prawns e riso, tutto alla griglia…Ottimo. Sulla strada del ritorno in hotel ci fermiamo in un centro massaggi, dove abbiamo aspettato Federico che ha voluto farsi fare un thai massage (1 ora 200 Bath). Siamo rimasti in compagnia delle signorine che invitano i turisti ad entrare, per un massaggio e a richiesta per qualcosa di più. Poi nulla, a dormire.

2 settembre Phuket-Bangkok Colazione e transfer per l’aeroporto, via verso bangkok, arrivati abbiamo subito lasciato i bagagli al deposito e siamo andati a chatuchak al mercato del fine settimana per gli ultimi acquisti. Lì veramente c’è l’imbarazzo della scelta, vendono di tutto e a prezzi trattabilissimi. Ogni settore è didicato alla vendita di qualche merce in particolare, animali, vestiti, cuscini, piante, mobili, argento etc. Siamo arrivati lì in 4 ma tempo 5 minuti e ci siamo persi, per fortuna che io sono un grande organizzatore e ho dato appuntamento a tutti alle 17 all’obelisco, infatti così è stato. Dopo il caotico e asfissiante mercato, siamo tornati con lo skytrain verso il centro, verso Siam Square, dove Federico e Marta hanno prenotato un hotel per le prossime 3 notti. Abbiamo cenato al Mc Donald…Che tristezza, però non è che potevo sempre decidere io! Dopo aver mangiato c’è preso l’ultimo schiribizzo di voler andare al mercato notturno di patpong, vicino silom road. Dapprima ci siamo incamminati a piedi, ma dopo, vista l’immensa distanza e la stanchezza abbiamo fermato un tuk tuk che ci ha lasciato su Thanon Silom. Al mercato c’è ogni sorta di imitazione possibile e immaginabile, perfino i gioielli della tiffany. Ho comprato un po’ di pantaloni per la Thai Boxe e un gatto portafortuna che tutti i negozianti hanno. Poi nulla, un occhiata al volo a tutto il resto e via verso l’aeroporto, abbiamo salutato Marta e Federico che ci raggiungeranno a Roma il 6 settembre…Per loro altri 3 giorni di shopping selvaggio…

3 settembre Bangkok-Roma Il volo partiva alle 2 di notte, quindi abbiamo avuto circa 3 ore per girare nei duty free dell’aeroporto che è immenso…Poi…Niente…A casa…Sob!



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